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Le origini della Kamchatka si perdono nel tempo. Si narra che il primo essere vivente abbia abitato alle pendici di un vulcano kamchatkese1, felice di pascolare per le verdi vallate vulcaniche assieme all'orso bruno, animale ultratipico dell'habitat kamchatkiano1.  Lo spirito combattivo e vitale degli odierni abitanti del luogo deriva senz'altro da quel lontano antenato monocellulare, l' hominidis insapiens, dal quale discende per via diretta la stirpe degli Eltsin, nella quale si è distinto Boris, arcinoto ai gestori di pub e di bordelli moscoviti.

Il Kamchatka1, per inciso, è una regione della ex Unione Sovietica, che la storia ricorda per il suo fondamentale contributo alle giornate rosse della rivoluzione d'ottobre (1917).

Il medioevo kamchatkese1 non è a nostro giudizio degno di nota, essendosi il primo essere monocellulare evoluto improvvisamente, da un giorno all'altro, fino ad assumere le sembianze attuali di Boris Eltsin, pertanto passiamo all'illuminismo kamchatkese, fondamentale per il progresso umano.

Nel 1740 il mitico esploratore Vitus Bering raggiunse la baia di Avacha e, dopo aver affondato i suoi due vascelli,  fondò il porto di Petropavlovsk, così chiamato in onore delle due bagnarole giustamente scomparse, la S. Pietro e la S. Paolo.

Nell' estate del 1741 le navi di Vitus Bering presero il largo. La loro meta era la costa americana. Il viaggio portò alla scoperta delle isole Aleutine  e delle  Commander, dove Vitus Bering morì di scorbuto nel dicembre 1741. Da quel momento la più grande delle isole Commander prese il suo nome.

La città di Petropavlovsk-Kamchatsky è il principale centro della Kamchatka, il cuore pulsante della vita economica, culturale e scientifica della regione e forse dell'intera Russia. La città e il suo immenso porto sono a prova di ogni uragano, di ogni tempesta,  e perfino dei promotori finanziari di mediobanca, degli avvocati e dei commercialisti.

L'enorme tsunami, la grande mareggiata del 1952, distrusse la città di Severo-Kurilsk sull' isola di Paramushir. Sebbene la città fosse solo a 160 kilometri dal Kamchatka, quando la tsunami raggiunse Avacha Bay si ridusse a un'onda di soli pochi metri di altezza. Nonostante tutto nessuno protestò, nessuno abbandonò le gloriose terre kamchatkesi1 grazie alla proverbiale fibra (o tempra) di quei baldi, fieri, possenti, valenti uomini e sopratutto donne, le splendide fanciulle che tanti poeti e stornellatori hanno ispirato (quel fascista di D'Annunzio fra gli altri) .

Oggi (1999) il Kamchatka1 è una ridente penisola, con una florida economia basata sulla pesca, in particolare del salmone, sul legno, sull'industria cartaria (a Fabriansskyanz), sul turismo,  e soprattutto sulla fiorente produzione in grande scala di ghirlande di iris e dei carrarmatini rossi del Risiko.

 

1 E' attualmente in corso un'aspra e ruggente diatriba, nella comunità scientifica e accademica, sul genere, maschile o femminile, del(la) Kamchatka, così come sulla definizione "kamchatkese" o "kamchatkiano" di tutto ciò che appartiene alla gloriosa penisola.

Per chi volesse approfondire questo interessantissimo e sensuale dibattito, consigliamo alcuni testi fondamentali: R. Ciulla et al., I figli del papa, Firenze, Furetto edizioni, 1999; K. Popper, Perchè il mutamento sociale mi garba tanto, Londra, MacMillan, 1979; K. Polany, La grande trasformazione, Torino, Einaudi Paperbacks, 1993; M. Bakunin, Stato e anarchia, Milano, Feltrinelli, 1998; Autori ignoti, Kamasutra illustrato, Firenze, La Nuova Italia, 1969.    .

 

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