La Grande Sintesi della Tradizione Esoterica

a cura di Guido Da Todi

Dedicato al Sacro Leone dell'India: Sri Sri Yukteswarj

- Introduzione -

L'autore considera questo testo solo un comodo strumento per ogni studioso, o appassionato di Scienze Esoteriche. In esso è stato sintetizzato e commentato l'intero panorama tradizionale delle Verità Soggiacenti alla creazione. Teosofia, Massoneria, Rosacroce, A.A. Bailey, Blavatksy, Yoga, ed altro; tutto ciò viene schematizzato e coordinato in un unico libro, sotto forma di lezioni, piane e chiare.

Il volume può risultare utile, quindi, a tre tipi di lettori:

a)   a chi sia già competente in materia. Egli possiederà una guida pratica di consultazione e la comodità di avere sotto mano una massiccia quantità di dati utili, in forma pianificata ed analitica;

b)   a chi, invece, sia a metà strada nelle conoscenze in questione. Costui potrà, allora, giungere con rapidità al termine delle sue ricerche; ferma restando la necessità, per lui, di approfondire altrove, fuori della sintesi qui rintracciata, i propri orizzonti culturali;

c)   a chi sia completamente a digiuno della materia, ma attratto da essa. In tal caso, il testo gli risparmierà la lettura di decine e decine di libri (molti dei quali, spesso, fuorvianti), delineando un orizzonte di partenza definito ed un obiettivo compiuto ai suoi interessi esoterici tradizionali.

L'autore, inoltre, si scusa se al termine del trattato non esiste una nota bibliografica; egli assicura che sarebbe risultata estesissima e, di sicuro, incompleta, considerata la quantità di informazioni che troverete nelle lezioni.

Infine, egli ritiene necessario rammentare l'esortazione di Gotamo Buddha agli spiritualisti di ogni epoca:

"..Non credere a quanto ti viene annunciato come verità dottrinale solo per la forza carismatica di chi lo fa; nè devi credere per un fatto di religione, di cultura, di casta, o di razza; nè per un'imposizione qualunque, sia pure manifestata in buona fede. Credi solo se quanto ti viene indicato trova corrispondenza nella tua anima e nel sano giudizio che alberga in te. Solo così sarai un uomo libero e capace di promulgare, a tua volta, la Verità agli altri.."

Guido Da Todi                       http://www.esonet.org/articoli/sintesi/introd.htm

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Indice

La Grande Sintesi della Tradizione Esoterica 1

- LEZIONE PRIMA - 6

v     - Introduzione alla Dottrina Segreta - 6

- LEZIONE SECONDA - 9

v     - La Cosmogenesi della Dottrina Segreta - 9

- LEZIONE TERZA - 13

v     - Antropogenesi della Dottrina Segreta - 13

- LEZIONE QUARTA - 16

v     Il nostro sistema solare e la sua età occulta 16

v     I piani sottili dell'esistenza 16

v     Le ronde e le catene 16

v     I regni della natura e la loro evoluzione 16

v     Calendario esoterico dei cicli solari 16

INTEGRAZIONE ALLA LEZIONE QUARTA 19

NOTA AGGIUNTA 23

- LEZIONE QUINTA - 24

v     Le vere, antiche origini dell'uomo 24

v     Shamballa 24

v     La Lemuria e l'Atlantide: i due continenti scomparsi 24

v     La razza attuale 24

v     Il maya eterico, l'annebbiamento astrale, l'illusione mentale 24

v     Il Sentiero dell'umanità 24

- Nota aggiunta - 27

- LEZIONE SESTA - 28

v     I Sette Raggi (parte prima) - 28

- LEZIONE SETTIMA - 30

v     I Sette Raggi (parte seconda) 30

v     I regni dopo la morte 30

v     Il corpo eterico ed i chakras 30

- LEZIONE OTTAVA - 33

v     I Sette Raggi (parte terza) 33

v     Spiegazione della Parola Sacra "AUM" 33

v     Come vennero creati i piani di esistenza solari 33

v     Come furono creati i regni minerale, vegetale, animale, umano 33

v     Dio è uno e trino, hanno, sempre, detto le Sacre Scritture. L'esoterismo aggiunge: e si àncora alla manifestazione concreta ed oggettiva in sette atti definiti, maschere ultime e supreme della sua potenza interiore. 33

- LEZIONE NONA - 36

v     I sette Raggi (parte quarta) 36

- LEZIONE DECIMA - 39

v     I Sette Raggi (parte ultima) 39

v     Il corpo eterico planetario ed umano: leggi fondamentali 39

v     Il prana, o essenza universale universa 39

v     I chakras, o centri energetici umani 39

NOTA AGGIUNTA 43

- LEZIONE UNDICESIMA - 44

v     La Gerarchia Bianca planetaria 44

v     I Raggi di Aspetto, e di Attributo 44

- LEZIONE DODICESIMA - 47

v     La Gerarchia Bianca (parte seconda) 47

- I SETTE SENTIERI - 48

- LEZIONE TREDICESIMA - 50

v     - La Loggia dei Maestri - 50

- LEZIONE QUATTORDICESIMA - 55

v     L'epoca dell'Aquario 55

- I GRANDI MESI DEL GRANDE ANNO - 56

- LEZIONE QUINDICESIMA ( parte prima) - 58

v     LE LEGGI DELLA TELEPATIA 58

- LEZIONE QUINDICESIMA - (parte seconda) 62

v     Il Maya eterico, l'annebbiamento astrale, l'llusione mentale, il Guardiano della Soglia 62

- LEZIONE QUINDICESIMA - (parte terza) 66

v     - Gli strumenti occulti occulti dell'uomo: i chakras - 66

- LEZIONE SEDICESIMA - 70

v     - I Metodi della Gerarchia Bianca - 70

- LEZIONE DICIASSETTESIMA - (parte prima) 73

v     I Chakras eterici, in funzione della telepatia 73

LEZIONE DICIASSETTESIMA - (parte seconda) - 75

LEZIONE DICIASSETTESIMA - (parte terza) 78

- LEZIONE DICIOTTESIMA - 80

v     Studio del sesso, dal punto di vista esoterico - 80

- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte prima) - 85

v     La morte ed il suo meccanismo 85

- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte seconda) 87

v     La reincarnazione: che cosa è? 87

v     Le anime "sorelle", o binomi d'anima 87

v     Il processo della morte e della vita in tutto l'universo. 87

v     Gli iniziati, o yoghi, che non conoscono morte. 87

v     Morire e rinascere a volontà. 87

v     Le ragioni della reincarnazione 87

- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte terza) - 90

v     I tre tipi di morte naturale, in riferimento alle tre diverse forme di personalità umana: la lemuriana, l'atlantidea, l'ariana. 90

v     Cosa succede sul letto di morte 90

v     Cos'è la continuità di coscienza 90

v     Il coma di morte, visto nei suoi lati occulti 90

v     Il "filo argenteo" che lega il corpo eterico a quello denso 90

- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte quarta) - 93

v     La vita dopo la morte. 93

v     L'anima nel suo corpo eterico, nel suo corpo astrale, nel suo corpo mentale. 93

v     Purgatorio e paradiso secondo l'esatto significato esoterico. 93

v     Descrizione dello stato di grazia post-mortem, chiamato Devachan (Paradiso) in letteratura indiana. 93

- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte quinta) 97

v     Seguito e fine della descrizione del Devachan. 97

v     La reincarnazione, dopo il periodo del Devachan. 97

v     Come, dove e perché si reincarna l'anima, dopo aver trascorso l'intervallo tra due vite 97

- LEZIONE VENTESIMA - 100

v     Legge del karma, ossia di causa e di effetto: descrizione dettagliata dei suoi processi. 100

v     L'eterno presente. 100

v     Il karma ed il destino costruito dai nostri pensieri e dalle nostre azioni. 100

v     Il karma del regno animale, del mondo vegetale, del mondo minerale; degli angeli, delle razze umane, delle nazioni, dell'uomo singolo; dei pianeti, dei sistemi solari, delle galassie, dell'universo. 100

- LEZIONE VENTUNESIMA - 104

v     Tradizione e significato dei mantrams: magico potere della voce umana, veicolo di forza cosmica. 104

v     L'antica scienza della parola occulta che porta risultati nel mondo terreno quotidiano. 104

v     Il potere del pensiero 104

- LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte prima) - 107

v     Il rapporto tra il piano visibile e quello invisibile dell'esistenza. Qual'è il ponte che unisce i due? 107

LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte seconda) 110

v     Cos'è e come nasce la coscienza? 110

v     Il segreto dei lunghissimi cicli di manifestazione e di morte di questo pianeta, di questo sistema solare, di questo sistema cosmico. 110

v     Cos'è, e come si manifesta il potere di u mantram e del pensiero proiettati magicamente? 110

v     Gli errori e gli orrori della magia nera. 110

LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte terza) 113

v     "..."Voi tutti siete dei.." - (Cristo). 113

v     Ogni cosa vibra. 113

v     Ciò che attornia il nostro universo 113

- LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte quarta) - 115

v     I sei schemi solari esoterici allineati al nostro sistema solare. 115

v     Ancora sul segreto della stella Sirio, delle Pleiadi, delle 14 costellazioni zodiacali, dell'Orsa Maggiore e di altre Vite Cosmiche. 115

v     La musica delle sfere. 115

v     L'uomo ed il suono. 115

v     Differenza tra suono e verbo. 115

v     Il misterioso e magico rapporto tra il colore ed il suono. 115

v     I mandala: scienza occulta e potere antico dei colori e dei disegni archetipici. 115

v     Ancora sul mondo devico (o angelico). 115

v     I deva in evoluzione di immersione nella materia e quelli in evoluzione di ascesi nello spirito. 115

v     La gerarchia angelica nel regno vegetale, nel minerale, nell'animale, nell'umano. 115

v     Le fate, gli elfi, le ondine e gli spiriti di natura. 115

v     La magia nera in Atlantide 115

- LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte quinta) 120

v     Caratteristiche delle parole e dei suoni di potere. 120

v     Ancora sul segreto del termine sacro AUM. 120

v     I 35 mantrams che fanno evolvere la terra. 120

v     Il mantram di ogni razza; i mantrams della Gerarchia; i mantrams e la meditazione individuale; quelli per accelerare il processo meditativo 120

- LEZIONE VENTITREESIMA - 123

- LEZIONE VENTIQUATTRESIMA - 128

- LEZIONE VENTICINQUESIMA - 136

- LEZIONE VENTISEIESIMA - 139

v     Cosa è il Guru, o il Maestro? 139

v     I sette stadi di contatto, o di intimità spirituale, tra il discepolo ed il suo Guru - 139

- LEZIONE VENTISETTESIMA - 142

v     Il potere magico del plenilunio. 142

v     I raggi "bianchi" e quelli "neri" della luna. 142

v     Spiegazione, dal punto di vista esoterico, del plenilunio. 142

v     Cos'è, e cos'è stata la luna? 142

v     Ogni plenilunio, quale messaggero di una forza zodiacale distinta. 142

v     Istruzioni per trarre i massimi benefici occulti dai pleniluni 142

- LEZIONE VENTOTTESIMA - 145

v     Astrologia 14. 145

v     "..Attenzione! il vostro segno zodiacale non corrisponde più, quasi certamente, a quello che credevate fosse!..."  Leggetene in questa lezione le ragioni. 145

v     La precessione equinoziale. 145

v     L'esistenza di 14 segni zodiacali, invece di 12. 145

v     Perché l'astrologia indiana segue da sempre, nella stesura dell'oroscopo, la precessione degli equinozi? 145

v     Spiegazione documentata dell'errore in cui cadono oggi gli astrologi occidentali. 145

v     Le date esatte per rintracciare il vostro segno zodiacale giusto. 145

v     Pralaya e manvantara (le grandi fasi del respiro cosmico). 145

v     Cos'è il plenilunio? 145

v     I movimenti e le fasi lunari 145

- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte prima) 150

v     Caratteristiche dei 14 pleniluni annuali e caratteristiche dei 14 segni zodiacali. 150

v     Plenilunio dell'Ariete. 150

v     Plenilunio della Balena (Cetus). 150

v     Plenilunio del Toro (Wesak: appendice al plenilunio del Toro). 150

v     Il voto del Buddha: quello di essere presente, ogni anno, in quest'ultimo plenilunio, nella vallata dell'Himalaya, ove la festa del Wesak ha luogo 150

- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte seconda) 154

v     Plenilunio dei Gemelli (Asala; appendice al plenilunio dei Gemelli). 154

v     Il voto di Cristo, simile a quello del Buddha. 154

v     Plenilunio del Cancro. 154

v     Plenilunio del Leone. 154

v     Plenilunio della della Vergine 154

- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte terza) - 158

v     Plenilunio della Bilancia. 158

v     Plenilunio dello Scorpione 158

- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte quarta) - 161

v     Plenilunio del Serpentario. 161

v     Plenilunio del Sagittario. 161

v     Plenilunio del Capricorno 161

- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte quinta) 165

v     Plenilunio dell'Aquario. 165

v     Caratteristiche che saranno proprie all'Epoca dell'Aquario  (o Mese Cosmico in cui siamo appena entrati). 165

v     Plenilunio dei Pesci 165

NECESSARIE PRECISAZIONI 169

v     Helena Petrowna Blavatsky, e la sua opera – 169

v     I suoi poteri di alta lettura delle <tavolette astrali> – 169

v     Annie Besant e C.W. Leadbeater – 169

v     Analisi critica e storicamente documentata della veggenza mal riposta dei due autori - 169

v     Rettifica autorevole della Blavatsky e di un Adepto di Saggezza 169

v     riguardo agli errori dei due leader - 169

v     Descrizione degli sbagli della Besant e di Leadbeater - 169

v     Alice A.Bailey, ed il suo incontro con l’Adepto Tibetano - 169

v     Sua breve biografia - 169

v     Krishnamurti, e la sua opera - 169

v     La Besant allontana A.A.Bailey dalla Società Teosofica - 169

v     Logica dimostrazione di questa sua mancanza di valutazione - 169

LEZIONE TRENTUNESIMA 177

v     - Le due cause occulte del vegetarianismo - 177

v     - L’inizio – in Atlantide – del vegetarianismo - 177

v     - Perché il vegetariano si sintonizza con l’Akasha, o <tavolette astrali> - 177

v     - La coscienza e la sensibilità del regno vegetale, 177

v     dimostrate scientificamente - 177

 


- LEZIONE PRIMA -

v - Introduzione alla Dottrina Segreta -

 

Iniziamo, in questa prima lezione, ad esaminare, delucidare e sintetizzare la "Dottrina Segreta", di Helena Petrowna Blavatsky, su cui molto si parlò, nel secolo scorso, quando fu pubblicata, in sei volumi, e su cui è fondata, sino ad ora, l’attività delle poche Organizzazioni Spirituali, note nel mondo, veramente degne di questo nome.

Sei ceppi secolari di pensiero esoterico esistono, in oriente, e sono fondamentali, e facilmente raggiungibili e riconoscibili dall’esperta indagine del ricercatore, attraverso i documenti storici che ci rimangono nelle lamaserie tibetane, nei templi indù, nelle antiche costruzioni persiane, nel Giappone, nella Cina. E la verità occulta sulla costituzione del nostro sistema solare, sulle catene dei mondi che precedettero quella di cui fa parte la nostra terra, sulle razze passate, su Atlantide, sulla Lemuria, sui poteri naturali che sostengono la manifestazione delle cose esistenti, tutto ciò viene smembrato in sei filoni, nessuno dei quali contiene tale verità completamente, ed ognuno dei quali la vela in simbolismi così fitti ed intricati, che sono accessibili soltanto ai pochi iniziati locali, che la posseggono per trasmetterla, oralmente, ai discepoli. Attraverso questi, la conoscenza dei misteri passò e passa al popolo, che la tramuta in leggende, radicate nelle abitudini e nelle feste paesane dell’oriente, e noi vediamo aquiloni dipinti stranamente, draghi di cartone, e noi vediamo usanze d’ogni genere, dall’apparenza puerile, che paiono gattini di pezza con cui gioca il popolo bambino; esse vengono ripetute - le medesime - ad ogni occasione, e vediiamo, ancora, la stessa anima delle genti antiche fondersi, nel gioco simbolico e nella particolare usanza.

Cosa è la verità ? Dove è la verità ? È, la verità, potere, per chi la possiede? Perché coloro che sanno tacciono? Perché permettono che la medesima venga crudelmente straziata da misticismi dottrinari, che possono, anche, invadere e formare lunghissimi periodi storici, dei quali, uno, è il nostro? Perché essi non intervengono a dare all’uomo ciò che, infine, lo liberi dal doloroso dualismo che lo distacca dall’oggetto definitivo della sua ricerca?

Sei ceppi secolari di pensiero, dicemmo, facilmente individuabili dallo studioso orientalista. Ma, un filone sostanziale permeava e permea, tuttora, le maggiori fonti del reale sapere universale, il medesimo a cui ogni maggiore pensatore, da Platone a Pitagora, da Buddha a Cristo attinsero, nella loro missione terrena. Tale filone è costituito dalla Settima Scuola, sintesi e compimento delle sei precedenti, e che è chiamata della Dottrina Segreta; scuola che è ben differente dalle altre tutte, poiché, come vedremo, oltre che una forma, presenta anche una vita caratteristica, o una vibrazione che, in base al valore dell’allievo, pone quest’ultimo a contatto con una Realtà completa, non accessibile altrimenti.

È chiaro che Helena Petrowna Blavatsky, nello scrivere i sei volumi della Dottrina Segreta, verso la fine del secolo scorso, sintetizzò un triplice aspetto di vita, in un’opera che non ha età : religione, filosofia, scienza; ma, o volutamente, o forzatamente - come Ella ben dice a più riprese -, non ha rivelato tutto il rivelabile sui poteri che costituiscono la natura al mondo.

Questi poteri occulti esistono; è tradizione, come vedremo, che la magia ha formato il sistema solare, per quanto possa sembrare paradossale tale asserzione. Difatti, per magia, si è sempre inteso: "La possibilità di essere svincolati dalle energie, che vengono precipitate, in consolidamento successivo, dal macrocosmo al microcosmo". Tali poteri sono ben noti agli occultisti che abbiano approfondito il lato nascosto delle cose. È evidente, quindi, che una pubblicazione che desse il segreto, ci sia concesso chiamarlo così, del Mago Merlino, ad una società paragonabile al medio evo di quest’ultimo, rischierebbe, in primo luogo, di veder bruciato al rogo dell’ignorante ridicolo e della bolla sociale colui che l’avesse scritta e, in secondo luogo, determinerebbe dei rischi letali e catastrofici alla salute della stessa società, una volta che la medesima si fosse avvicinata alla comprensione del segreto svelato.

La dottrina segreta ha un volto metafisico ben caratteristico a colui che abbia familiarità con essa, o con gli argomenti che la distinguono. Sette sono i veli che circondano ogni versetto occulto che viene commentato dall’Autrice; sette, le chiavi che bisogna girare per avere finalmente luce completa sul solvente alchemico delle cose. Il fatto ricorda, da vicino, il romanzo occulto di Bulwer Lytton: "Zanoni". Il protagonista, un ardente giovane artista, alla ricerca del sapere e dei poteri esoterici, diviene allievo di un mago solitario, Mejnour; ne segue gli insegnamenti, ma, per lungo tempo, gli sfugge via, da sotto le mani, la soluzione ultima dei procedimenti alchemici che il maestro gli permetteva di comporre. Ciò, fino a quando, per prove estreme di forza, purezza e coraggio non se ne fosse dimostrato degno. Ecco la legge dell’occultismo. Chi ha la scarpa infangata non può mettere piede nel tempio, che è sacrario di amore, di potere e di sapere universale. E, benché il romanzo abbia le sue falle immaginifiche, pur sempre indica con certezza dei punti-base sul discepolato.

Ora, la Compagine Esoterica dei Grandi Iniziati di ogni epoca, chiamata dai tempi dei tempi: "Fratellanza Bianca", anche se sepolta dietro lo strato polveroso dei secoli, dall’incredulità, anche se muta e sorridente come la Sfinge, continua a irradiare la sua attiva presenza, all’esterno, verso l’umanità, porgendole, allo scader di ogni secolo (se vogliamo essere più precisi, all’ultimo quarto di ogni secolo), un avvenimento storico di importanza nettamente spirituale, o una personalità dai meriti eccezionali ed altruistici (ad esempio, Helena Petrowna Blavatsky, animatrice della Società Teosofica); la Fratellanza Bianca è il cuore depositario del potere, del sapere e dell’amore, in terra, del Logos Solare. Questo, è un dogma dell’alta magia, e da tutti i veri seguaci dell’esoterismo è tacitamente accettato. Anzi, meta di ogni esoterico è l’entrare a far parte, superando le necessarie prove, di tale Fratellanza. Essa collega i piani superiori della vita a quelli inferiori; ed è, in realtà, una necessaria forza fondamentale del sistema motorio della natura, proprio come la trasformazione biologica dei tessuti umani fa parte del piano evolutivo delle cose. Ogni occultista bianco - o dedito alla estrinsecazione di poteri altruistici - è telepaticamente unito, in modo costante, alla Loggia Suprema che menzioniamo, con cui fa corpo unico, in ogni azione o atto che vive nella vita esterna di tutti i giorni.

Il fatto non può essere provato all’opinione pubblica dei lettori, ma, nel nostro caso, ci appelliamo all’intuito dei più sensibili studiosi, o alla coscienza di chi sa, per il riconoscimento di tale indubbia verità . A cosa serve, allora, lo studio di quel blocco di libri, unici, come vedemmo, nel loro genere, chiamati della Dottrina Segreta? Semplicemente ad avere tra le mani la sola base che contenga, razionalmente ed umanamente parlando, ciò che della verità occulta sulla vita fu concesso dare, senza veli, all’uomo. Colui che, per lunghi anni, ha vagato da una fonte all’altra, da una scuola di pensiero all’altra, si renderà conto, alla fine, che ogni religione, ogni filosofia, ogni scienza dipendono e sono collegate al medesimo filone originario; filone contenuto, in maniera completa, soltanto nella Dottrina Segreta, o nelle opere che ad essa si allineano, pur se si discostano dalla personalità dell'Autrice che la compose.

Chi ci legge viene consigliato di prendere tra le mani e studiare tale opera; se egli vuole raggiungere qualcosa di definitivamente concluso, nel naturale intreccio degli argomenti esoterici - il più delle volte presi per veri -, soltanto in tale maniera potrà farlo, a meno che non sia discepolo di qualche autorità, che, però, a sua volta, dovrà essere permeata e sostanziata dallo spirito suddetto.

Helena Petrowna Blavatsky, dopo una vita spesa allo studio di ogni singola religione, dopo studi locali e faticosi delle più note e ignote forme rituali, in ogni parte del mondo, si recò, per delle ragioni, comunque, che incidevano sul suo destino, già prima della sua nascita, in Oriente, nelle lontane terre Himalayane, dove, a detta delle popolazioni tibetane: " ..esiste un gruppo di uomini sapienti (i Maestri dell’occulto), immortali, nelle candide vesti della loro perfezione universa, il quale solo possiede l’unica verità sull’origine delle cose e il metodo di ritornare a manifestare la natura divina, in modo più sano e diretto..".

Helena Petrowna Blavatsky riuscì a mettersi in contatto con loro, e, dopo sette anni di discepolato diretto, dopo aver superato delle iniziazioni che le implicavano il voto del segreto su alcuni di quei meravigliosi, anche se tremendi, poteri conosciuti, andò in America. Fu qui che fondò la Società Teosofica, e fu qui che, in maniera che sta in bilico tra il reale e l’irreale, o meglio, tra metafisico e normalità, scrisse i sei volumi della Dottrina Segreta. Rammentiamoci bene che, sia la Società Teosofica, come la Massoneria, come l’ordine dei Rosacroce, ecc., hanno per scopo, non tanto di porgere delle nozioni vellicanti d’occultismo, quanto di costituire le maglie di una novella Società, unita da una fratellanza sana, forte, saggia e completa; rammentiamoci che colui il quale entra a far parte di uno di tali organismi spirituali cade immediatamente, e forzatamente, sotto lo sguardo penetrante, perché oltre tempi e spazi, degli stessi Maestri Occulti che furono istruttori della Blavatsky; ricordiamo, inoltre, che l’unica strada per raggiungere la meta delle mete è la Gerarchia Bianca, o corollario di esistenze che formano l’intelaiatura magnetica e cosciente, su cui scorre la manifestazione formale delle cose, dallo sviluppo del regno minerale a quello delle coscienze umane. Anche se ad alcuni può sembrare strana, o troppo concisa, l’informazione, vedremo come la Scienza Antica (e ciò sarà delineato nei prossimi capitoli) fa snodare il moto germinale precosmico del nostro sistema solare, da una semenza primordiale, il Logos Solare, che articola, in successivi riverberi, Sè medesimo, sino a figgere l’orma della Sua Ideazione Cosmica nel regno umano, meta del sistema. Vedremo come esista un piano infallibile nel nostro sistema solare, e come ogni atto sia estratto da un’unica granulazione cosmica, e quanto il minimo sia ombra del massimo, in una identità mirabile di rapporti. Ciò non si adatta al concetto di Dio, come è inteso normalmente; Parabrahaman, l’Assoluto, l’Illimitato non ha incidenza con il finito e si estingue in se stesso; del Tutto non si può dire altro al di fuori ch’esso è. Ma del Logos Solare, o l’Uno, la prima ondulazione nel mare infinito della totalità, si può parlare, anche se relativamente.

Ecco, il ponte stupendo che esiste tra l’invisibile ed il visibile, nella manifestazione della vita! Prima di essere tale, la monade si "immetallizza", come dice uno dei Maestri; poi, alimenta il mondo vegetale, infine l’animale, e, attraverso successive ronde planetarie, diviene uomo; e, poi, sarà spirito, e, poi, finalmente, un dio. E, giacché l’insieme degli dei è dio, ecco la ragione per cui il ciclo discepolo-maestro è un fatto costitutivo della natura ed improrogabile nei termini di questo sistema solare. "...Quando il discepolo è pronto, il Maestro appare..". Ecco la ragione per cui il Maestro costituisce una parte sì fondamentale nella vita interiore di ogni discepolo, il quale sa che non v’è bisogno di andare oltre, nel tempo e nello spazio, per immergersi nella sostanza dorata del suo Maestro - lo scalino successivo al regno umano -, ma che la sua azione quotidiana è un ponte sufficiente per raggiungere tale Ideale Umano. Ed il Maestro, pur circondato, per la massima parte, da un fanatismo che lo rende simulacro, composto dai difetti di chi lo esalta, a torto, come qualcosa di parossisticamente eccezionale, pur se fatto oggetto di continue ondate-pensiero d’ogni ordine di sentimenti, dalla curiosità, alla morbosa affettività psicopatica, prima o poi, entra in rapporto con chi lo ha raggiunto, superando le prove dure del Sentiero; ed allora, il discepolo comprende che il suo Maestro ed il Reale sono un’unica cosa con se` stesso. Il triangolo meraviglioso che si sintetizza nella parola TUTTO è completo e, dalla insondabile radice delle cose - Parabrahaman - un nuovo iniziato fa parte di quella coorolla eterna, che è l’aspetto interiore di un sistema solare: la Fratellanza Bianca.

È nella speranza che anche pochi studenti vengano portati direttamente sulla linea luminosa della più nobile ricerca; è nella speranza che almeno qualcuno di essi, tramite lo studio che assieme si farà sulla Dottrina Segreta, possa entrare in rapporto spirituale con il proprio Maestro di Raggio, che noi iniziamo il presente Corso di lezioni, certi che la necessaria limitatezza di esso, dovuta allo sforzo di sintetizzare una sintesi, a sua volta gigantesca, verrà accettata con spirito fraterno di simpatia.

 


- LEZIONE SECONDA -

v - La Cosmogenesi della Dottrina Segreta -

 

Uno dei postulati fondamentali della Verità Esoterica è stato, da sempre, l’identificazione assoluta del microcosmo col macrocosmo. Tale fusione, naturalmente, ha cancellato ogni minuto frammento antropomorfico e formale dallo specchio della vita, facendo sfumare i contorni dei ragionamenti e delle cose in un lago di pura essenza energetica, da cui proviene l’ondata della molteplicità universa. La cristallizzazione non ha luogo ad esistere nel palpito eterno della vita, ma è, invece, l’aspetto finito delle cose. Se noi vogliamo considerare dal giusto punto di vista la creazione dobbiamo, con uno scarto mentale innato, come fanno i cavalli selvatici nella brughiera, per togliere via dal collo qualunque briglia imposta, spazzare dallo specchio dei cieli la semenza d’oro degli universi, e realizzare, invece, lo spazio, su cui e con cui essi sono stati disegnati, quale unica cosa eterna. Lo spazio soltanto, a detta di tutti coloro che hanno toccato il fondo del problema universale, esiste, ed è la PRIMORDIALE SOSTANZA ENERGETICA, ETERNO, IN ETERNO MOVIMENTO; il vero dio degli occultisti, con le sue tre manifestazioni o persone. La vera tetrakis magica di Pitagora, la vera ed unica realtà .

Un dio ebreo, antropomorfico, che avesse creato ciò in cui egli stesso sarebbe stato contenuto, non è contemplato dalla Dottrina Segreta. Tale dio, come ogni cosa definita in qualità e in quantità, verrebbe, prima o poi, sradicato, nelle sue più intime radici, da quella legge di movimento assoluto, o il Soffio Perenne degli orientali, che agita brezze ondulanti sull’energia primordiale, estraendone gli archetipi eterni in essa contenuti. È una legge, codesta, del movimento innato di tutte le cose; movimento dinamico e scaturente da sè medesimo, qualità dell’essere, e che nessuno ha fatto nascere, costituente un postulato fisso per ogni filosofo degno di tal nome. Come, infatti, Helena Petrowna Blavatsky dice, si potrebbe, per delle ore discutere con chi non è pronto, ma solo la sua maturità gli farebbe accettare le verità occulte; e noi aggiungiamo che è scriteriato voler parlare sulla primogeneità dell’uovo, o della gallina, tenuto conto che tali due elementi sono le faccette di una stessa sostanza-base, fons et origo di ogni cosa.

Quindi, un principio universale di vita che, nel suo aspetto astratto, rimane, rimarrà, per tutti e per sempre, eternamente inconoscibile, sui cui limiti non verranno mai conficcati i paletti del confino, sia pur di definizione; un principio che assume forma di sostanza primordiale onnipervadente e con cui ogni cosa viene plasmata, quando tale principio, mosso dall’unica qualità che possiede, il movimento cosmico, il Verbo (che, come sappiamo, è sinonimo di suono - fattore magico, sia in alto che in basso -), scende dallo scalino dell’eternità immacolata, e diviene universo, palese e tangibile. Parabrahaman è il principio astratto; Mulaprakriti, la corrispondente concretezza energetica, che ne costituisce il rovescio. Due aspetti di un’unica realtà, non scissa da sèmedesima, ma fluente in un triangolo sostanziale, che non vuole fessure in esso, o spaccature, quali sono i dualismi tra soggetto ed oggetto, creato e creatore, ecc..

Ci si perdoni un paragone che può sembrare celia, ma immaginiamo che lo Spazio-Padre sia un velo gigantesco, i cui confini si sperdano nell’immensità del per sempre ignoto; le vibrazioni, che scaturiscono, ovunque, creano delle pieghe, dei corruscamenti sul tessuto, dei vortici, delle linee. Ecco fatto! Così è, anche, per il nostro caso. I vortici, le linee, le forme, con le debite proporzioni, sono gli unici, palesi aspetti di vita, dal microbo, ai gas superiori. Chi ha dato, allora, l’impulso a tutto ciò ? Nel suo primordiale volto, nessuno. Il movimento innato è coevo con lo spazio, come dicemmo, e cicli, e cicli di quella energia che a noi appare come tempo occorsero a trasformare i gas scaturiti dalla proto-materia metafisica, in globi e materia infrastellare. Nè, d’altronde, l’armonia delle cose presuppone un "ens" che le abbia disposte così, poiché, come dice uno dei Maestri della Fratellanza Bianca, ogni essere disarmonico ed ogni ebete presupporrebbero un dio ebete e disarmonico che li avesse creati. E, ancora, non esiste - come si può intuire - un’armonia, archetipo di per sèstessa, ma un fluire universo, che ha per base solo volontà prorompente di vita.

La natura del ragionamento limitato è corrosione; ciò è chiaro. L’uomo non sa ancora che la vita proviene dalla morte (e viceversa) e, come dice il Buddha, non appena un fiore nasce, già comincia a morire. Questo, il valore metafisico del termine Rosacroce. L’uomo non immagina che determinare i confini di una cosa significa averla già distrutta, per poter passare all’emanazione nata da tale sacrificio.

Qui, il valore della parabola della Baghavad Gita (il Vangelo indù ): " Offri sacrifici agli dei; soltanto attraverso la morte del precedente, ma assoluta, si passa al susseguente!...". Definire una cosa significa essere già passati alla seconda. Non si può intingere due volte il dito nella stessa onda. Assioma antico, ma pur sempre nuovo agli occhi dell’arcana scuola esoterica. Definire, quindi, le radici dell’universo ( visto e considerato che non esiste il nulla, ma la stessa definizione è un tipo di energia impressa nelle fotografie astrali - il segreto occulto dell’eternità -), siignificherebbe strappare lo stesso universo dal solco cosmico. Definire il TUTTO, significherebbe distruggere il TUTTO, che, di per se stesso, è l’unica cosa che esiste. E preghiamo il lettore di non considerare tale ragionamento come il profumo di una dissertazione sofistica, ma come la reale forza che dàl’immortalità cosciente a tutti coloro che ne hanno scoperto il senso celato.

Se qualcheduno, mentre voi leggete questa lezione, arrivasse a scoprire, per ipotesi assurda, l’origine del TUTTO, quale noi abbiamo considerato or ora, vi sarebbe immediatamente un’esplosione a catena di sistemi solari, che schioderebbe i Valori Universali dalla ruota eterna su cui poggiano. Nessuno lo ha fatto; neanche i più grandi Dei del nostro sistema solare, come, spesso, èripetuto nella Dottrina Segreta, ne sanno, a proposito, più di un bimbo che gioca a palline, all’angolo del cortile. Lo stesso Logos Solare, mentre forma un sistema, vede Parabrahaman, o il Principio Universale, sotto forma di Mulaprakriti, o sostanza energetica primordiale. La vera nobiltà dell’uomo sta nel rendersi conto che, mai, si potrà arrivare in fondo alla creazione; ecco, la garanzia dell’eternità del TUTTO, e della vera libertà e sapienza e potenza metafisica! Ecco, ciò che vien detto, tra le righe, e fuori delle righe, dai Saggi dell’Umanità, e dalla Fratellanza Bianca.

Lo spazio primordiale, o il Padre-Etere degli antichi, è una arpa armonica - prosegue nell’affermare la Dottrina Segreta - e, esattamente come, nelle sue più basse forme, esso serve da alveo alle sottili forze, all’elettricità, al suono, nelle più alte, esso contiene tutto ciò che esiste in archetipico aspetto. Sette, sono le orme di questo Proteo; sette, le corde di questa arpa; sette, le graduazioni di questo gas primordiale. Ed è, qui, nelle profonde e buie cavità del ventre cosmico, che il numero sette, magico elemento metafisico, fa la sua prima apparizione. La prima forma di etere, l’alfa della natura, già noi avemmo occasione di mostrarla; essa è la onnipervadente ed ineffabile sostanza prima, la pietra filosofale degli alchimisti, il vero, unico potere dei Maestri ed Iniziati della Fratellanza Bianca. Di esso, uno degli Adepti dice: "Tale forza esiste, e potrebbe distruggere, sino alle sue più profonde latebre, l’universo... ("I Primi Insegnamenti dei Maestri", pubblicati da Jinarajadasa, Parigi, edizione Adyar - 1924)." È l’unico potere della natura. La mente, lo spirito, l’invisibile; è il polo negativo dell’elettricità dei mondi stellari. L’ultima forma dell’etere; è l’aspetto positivo, o l’omega cosmico. Tra i due poli passano le cinque rimanenti graduazioni, o ondulazioni, sul "lenzuolo universale".

A tal punto, l’innesto tra il macrocosmo e il microcosmo, in maniera tenace, si avvince a se stesso, ed inizia a baluginare alla coscienza umana il ponte che unisce le cose metafisiche alle manifeste. Il tempo e lo spazio sono apparsi; l’energia autogenerata si è trasformata, sotto il ringhio del caos primigenio, in gas. È già apparsa l’occulta forza tremenda che l’orientale chiama Fohat: cioè, l’effetto, in alto, della spinta dell’assoluto sul relativo (o la volontà cosmica, che accende le scintille di vita, nelle lande celesti); in basso, la semplice volontà dell’uomo, riflesso dall’innato principio di vita, latente in ogni cosa, ed essente ogni cosa.

Se la dottrina segreta rinuncia a priori all’idea di un dio personalizzato, caricatura prepotente degli istinti dominatori dell’uomo, pur sempre essa non è atea, nel senso che si intende dare a questa parola. Essa afferma che la divinità è, per così dire, diluita nello spazio, e che non esiste angolo dell’universo che non possegga, radialmente e potenzialmente, il suo dio eterno. La Dottrina Segreta, nella dolce e riposante frescura della vera verità, toglie un dio-feticcio all’uomo, ma gliene rende infiniti, facendoglieli riconoscere al loro posto; potenzialmente perfetti, presi singoli; perfetti, nella loro totalità . Difatti, pur se il TUTTO, Parabrahaman, non può venire analizzato da mente umana, Esso si manifesta soltanto attraverso gli infiniti aspetti di se medesimo, ognuno eterno, (le divinità planetarie: le uniche a cui credono i Maestri di Saggezza, e, con Loro, i seguaci del verbo della Fratellanza Bianca). Il TUTTO è inconoscibile, ma in Esso esistono infiniti punti neutri, coscienti, perfetti quando si identificano con l’anima universale, con cui sono un tutt’uno (gli jiva, o termini fissi di eterno consiglio); ognuno dei quali è avvolto da uno strato di cristalli, in immortalizzazione, a loro volta (o prakriti, materiale in eterno cangiamento).

Guardiamo il cielo, durante una notte calma e placida. Quante stelle fisse! Quante galassie! Quanti pianeti! Ebbene, ogni stella, ogni pianeta, ogni corpuscolo di polvere interstellare è uno jiva eterno, circondato, appunto, da quel peso singolo di materia, che egli dovrà trascendere (lo spirito, che supera la materia; o, Purusha, che sale in groppa a Prakriti, secondo l’assioma esoterico orientale), per acquistare coscienza della sua potenzialità d’infinito. Iddio è l’insieme degli dei!

Ma, torniamo a noi. Lo spazio, o energia primordiale, è divenuto idrogeno, il quale si complica in ossigeno e nasce, così, anche l’ozono. Il fuoco-padre, l’aria-madre, ed il gas veicolo di altri. Ecco, ancora, la tetrakis, il numero quattro, che, dagli antichi, era considerato la magia, per eccellenza; il numero simbolico, che conteneva in sé tutto il divino, ove divino significa il potere umano di creare. La radice inconoscibile si è tradotta in realtà visibile, nascendo da sé stessa, sotto forma di quei gas che sono la triade necessaria a tutte le forme di vita stellare.

Nessuno di questi gas può venire eliminato dalle provette di un chimico, se egli desidera formarne degli altri. Dicemmo che Pitagora considerava il numero quattro, il numero divino, per eccellenza. Esso, infatti, contiene il numero dieci, che è la sintesi di tutti i numeri: (1 + 2 + 3 + 4 = 10); ma, il numero quattro rappresenta anche la graduale formazione dei mondi visibili, poiché, in esso, sono contenute anche le quattro figure geometriche formanti la base delle cose tutte. Dice, a proposito, un altro assioma esoterico, che dio geometrizza. Nel nostro caso, il Movimento Dinamico della Vita Assoluta, nel passare dallo stato immanifesto a quello manifesto, imprime un moto circolare, sempre più veloce, agli atomi primi dell’universo, fino a quando l’attrito di tale velocità diverrà così infuocato - beninteso durante e dopo ere lunghissime - da distruggere le forme di ciò che aveva estratto dalla potenzialità archetipica. Ed ecco il punto, o la prima sosta di vita analizzabile, formare circolo; il piano del circolo girare e divenire solido. Il pianeta è nato.

Gas, polvere cosmica, cometa, nebulosa, universo visibile: la strada che il Proteo Universale, mordendosi continuamente la coda, compie. A tratti, lo spazio congelerà parti di se stesso, e sistemi solari si spegneranno, entrando in un periodo di oscuramento chiamato in lingua orientale: Pralaya. A tratti, ancora, lo spazio si infuocherà di vita, e sgorgherà quella forza cosmica chiamata fohat, o elettricità universale, a chiamare in manifestazione (non in vita) sistemi stellari spenti. È, appunto, dal risveglio di uno di questi, il nostro, che prende inizio l’argomentazione della Dottrina Segreta. Non già dal risveglio della Vita Una, che è la non nata, e l’immortale; che è il nostro vero io, il TUTTO. Due poli sovrani - giorno e notte, nero e bianco, vita e morte - che, con la loro danza, incipriano le guance di questo Pierrot divino, chiamato Maya, o illusione del relativo, attorno, sopra e sotto di noi.

La coscienza non nasce, ma è parte intrinseca ed immortale di ogni corpuscolo cosmico, dal più insignificante, al più gigantesco. Essa si sviluppa e si svilupperà sempre più, assumendo forme magnifiche ed apoteotiche, ma, nel suo nocciolo, rimanendo il Grande Maestro Insondabile, per sempre. A cominciare dal piccolo palpito di un cervellino di rondinella, per finire al Misterioso Sole Centrale, verso cui gravita la catena di sette sistemi solari, di cui fa parte, occultamente, il nostro Sole; Coscienza sì grande, che a malapena, ora, Esseri sublimi iniziano a percepirne le vibrazioni, come ci viene tramandato dai testi occulti.

Ogni stella vivente è, a detta della Dottrina Segreta, l’abito fisico e mortale di un dio immortale che lo indossa; ma, pure, ogni sole è la direttiva magnetica, il nord spirituale di un gruppo di pianeti (nel nostro caso, sette) che traggono, nell’unione con lui, armonia vitale. Ed ecco, ancora, il riflesso del grande, nel piccolo; l’identità del microcosmo, con il macrocosmo. Uno è l’etere, e sette sono i suoi gradi di intensità . Uno è il Logos Solare, e sette le Sue maschere, o Logoi Planetari. Uno è l’uomo, e sette le sue principali manifestazioni di forza occulta, nel corpo eterico, o chakras (che lo allineano ai sette Logoi Planetari).

E guardiamo, adesso, il nostro Sole; guardiamo questa gigantesca forma di vita, di cui un Maestro dell’occulto, un Adepto (vedi citazioni precedenti) dice: "..Il sole non è un globo solido, liquido, e neanche gassoso, ma una gigantesca sfera di energie elettromagnetiche, riserva della vita e del movimento universale, le cui pulsazioni radiano in ogni senso, nutrendo dello stesso alimento l’atomo più piccolo e il genio più grande, sino alla fine del Mahayuga.." Quando i nostri antichi (forse noi stessi, in incarnazioni passate, che ci interessiamo, ora, di conoscenze esoteriche), si inchinavano a tanta accecante maestà, essi sapevano che, dietro al disco d’oro, esisteva la Presenza Innominabile di una Realtà Suprema, o il dio personale del nostro sistema. E, come Parabrahaman svanisce, nei limiti della Sua infinitezza, così tale Presenza, nel Suo aspetto di "Primo Logos", si mantiene celato alla creazione, precedendo il Logos Manifesto, o la dualità di purusha e prakriti (se vogliamo, lo Spirito dell’Universo: il "Secondo Logos"). Infine, il "Terzo Logos" è l’insieme dei sette Logoi Planetari, la base delle operazioni intelligenti della Natura e nella Natura, chiamate anche: Maha-Buddhi. Dai sette Logoi Planetari, gli Artefici Magici di tutto quanto esiste in manifestazione visibile, i Sette Arcangeli di fronte al trono di Dio, procede la vita e viene manipolata, in verità ; dal seno di questi Logoi scaturiscono anche le monadi umane, come vedremo nei prossimi capitoli, sulla "Antropogenesi". Ad essi si riferiscono gli Adepti, quando parlano della propria Anima-Padre; e, cioè, della Potenza che è a capo del Raggio da cui essi sorgono, e di fronte alla quale, durante le ultime iniziazioni, vengono posti (Il Padre nei cieli...).

La parabola è conclusa. Parabrahaman, di riflesso, come un fiore che, con il proprio profumo, tocca l’odorato di un uomo, indirettamente, emana le cose che contiene da sempre, in sé; ogni universo si cristallizza in quelle determinate forme, sempre seguendo le leggi di un dinamismo immanente in ogni cosa, o della divinità latente in ogni atomo e vita; garanzia della libertà d’ogni essere e della potenziale perfezione intrinseca al creato stesso, che è UNO. Il TUTTO.

 


- LEZIONE TERZA -

v - Antropogenesi della Dottrina Segreta -

 

Il nostro sistema solare è il corpo vibrante di una Vita che trascende la comprensione umana: il Logos Solare. Ogni foglia, ogni pulsazione delle nostre vene, ogni bacio di neve montana, ogni barlume di intelligenze animali, ogni volo lirico di genio umano è un nuovo fiore che si sgrana sull’albero divino, che è la Vita Individuale del nostro sistema solare. Possiamo dire che l’assoluto, il quale, nel suo sostanziale aspetto, non può venir contenuto in immaginazione relativa, o brucerebbe ogni cervello, fisico e spirituale, che volesse provarvici, dopo un infinito procedere a tentoni, attraverso il buio cosmico di gas, cicli di evoluzione di un materiale brado, attraverso galassie, già formate, sotto la spinta del movimento dinamico, s’è coagulato attorno a quei principi astratti fondamentali, che abbiamo tratteggiato nella seconda lezione sulla cosmogenesi, in forma concreta e manifesta; principi che, fattisi, ora, carne, da verbo che erano, costituiscono la Gerarchia Occulta (Fratellanza Bianca), che guida le cose tutte nel nostro sistema, verso un piano che, lentamente, sta prendendo corpo, razza dopo razza, pianeta dopo pianeta, incarnazione umana dopo incarnazione umana, regno di natura dopo regno di natura. Possiamo, anche, dire che il remotissimo passato che precede il nostro presente stato di cose sconfina nel medesimo mistero eterno in cui si tuffa il futuro mirabile a cui tende il piano ben noto agli esoterici: Parabrahaman - o ciò che è al di là di se stesso - .

Il ciclo, o periodo di tempo, determinato, secondo regole fisse, da una volontà, più o meno nota, diviene, quindi, la linea necessaria per la manifestazione del lago privo di fondo che è la vita cosmica. Ecco perché, ad orecchio di occultista, le parole "infinito", "assoluto", "eternità ", non hanno valore, se non per un senso comunemente accettato di: "cosa massima, bene supremo, attimo di felicità integrale"; ed ecco, anche, la ragione per cui risalta chiara la finalità della Gerarchia Bianca, postulato di ogni ordine solare, la quale, sia tramite diretta azione sul passato storico e sul futuro dell’eterno presente (nel suo aspetto di natura che stempera la propria spinta vitale in regni invisibili; ma, anche, minerali, vegetali, animali), sia tramite sforzi particolari a cui sottopone il germe immortale, una volta che esso ha assunto forma umana, man mano che procede nel suo sviluppo evolutivo, crea, appunto, i cicli occulti, sui quali può, l’infinito senso impalpabile della vita, acquistare un volto netto e preciso ed un aspetto di chiara predestinazione. È, appunto, il ciclo, una manifestazione necessaria, per ogni tuffo, nel tempo e nello spazio, dell’infinito. Possiamo, quindi, dire che il sistema solare è semplicemente un ciclo dell’ignoto TUTTO, da cui debba spiccare il volo l’aquila del pensiero umano, per analizzare l’universo in cui essa si trovi, col presupposto che tale universo inizia (ma, anche, termina) nella sua anima. È un ciclo necessario, con delle leggi intrinseche, il quale non può venir superato, innanzi tempo. L’Adepto - o l’uomo dio delle tradizioni magico-solari - il Mago Bianco, il Fratello Iniziato haanno tutti chinato la fronte, prima o poi, all’evidenza dell’assoluto nel relativo, ed hanno accettato, per definitivo, il fatto che il nostro sistema solare è cellula di altri tessuti, e questi tessuti sono aspetti di Vite sempre più vaste. Sicché noi ci troviamo ad essere circoscritti in una barriera determinata, il nostro sistema solare, che non possiamo attraversare, senza aver conosciuto completamente; allungare una mano e voler pescare, nelle limpide, ma oscure, acque dello spazio che si estende oltre i confini di una notte stellata, una causa ad esso remota significa semplicemente ingenua fantasia di uomo-bambino. Ne deriva, allora, per noi che, a nostra volta, ci troviamo, rispetto alla Vita che anima il nostro sistema, nel medesimo rapporto in cui Essa si trova con le Vite sempre più vaste che si accendono alla sua scoperta graduale (perché, anche il Logos Solare avanza in evoluzione), simili a cerchi concentrici, ma incastrati l’uno nell’altro, la necessità di imparare a conoscere il midollo occulto della nostra anima e realizzare che in quel punto si apre il fiore di loto dell’innesto tra macrocosmo e microcosmo, visibile ed invisibile, possibile ed impossibile, uomo e dio. Ne nascerà un impulso che costituirà il vero filo di Arianna, nel labirinto della vita occulta; il quale, attraverso lo studio accurato sulla costituzione celata delle cose naturali, attraverso il timido sguardo che, all’inizio, potremo lanciare lungo le auree gomene che avvincono il vascello divino del nostro Logos Solare ad altri più Potenti Porti, ci porterà alla soglia dell’Iniziazione. Cioè, alla prima di una serie di mutamenti misteriosofici del nostro tessuto egoico, che danno il potere di svelare, man mano, i successivi aspetti del vero Se’ delle cose; il quale, pur restando immutato nella sua virginale e sostanziale natura, traluce raggi vivissimi di sempre nuove realtà all’occhio analizzante dei suoi stessi aspetti nell’ombra.

Nella passata lezione affermammo che l’unico concepibile strato eterno delle cose è, a detta di ogni Iniziato e Maestro nelle cose occulte, lo Spazio, il quale, uno ed eterno in natura, presenta tre aspetti e sette qualità tonali fondamentali. È energia dalle infinite forme, tanto che lo spazio (come è umanamente inteso, poiché, nel nostro caso, noi parliamo dell’Akasha, o aspetto archetipico del secondo) ed il tempo sono sue creature spontanee; tanto che la materia, nel proprio ritmo crepuscolare ed infinito, ne è un’ondulazione, e tanto che il Peso, la Misura e il Numero costituiscono delle increspature, a mano a mano diverse (vedi la Teoria della Relatività, di Einstein), a seconda del ciclo di tale coefficente astratto che devono incarnare. Questa ultima asserzione, ad acuto orecchio di intenditore spirituale, potrebbe svelare il significato profondamente occulto della regola del mito di Lucifero (nel suo aspetto cosmico, e non dato dai monaci medioevali), che afferma quanto: " ..il Peso, la Misura ed il Numero sono in mano sua...(I segreti dell’alchimia occulta della creazione)."

 

Continuammo ad indicare, nella lezione precedente, che il movimento e l’eternità sono il binomio da aggiungersi all’energia, sìda costituire la trinità (che, poi, si ritrova in ogni religione mondiale) del Nucleo di Vita Primordiale; dicemmo, anche, come lo Spazio precipitasse a ventaglio, nella sua istintiva fame di esistere, in sette linee o direzioni (e, qui, assistiamo alla famosa "precipitazione angelica", che altro non significa se non la necessaria forza cieca in atto, del principio inintelligente, detto Parabrahaman, che rappresenta la Vita, nel suo aspetto assoluto). Proseguiamo, ora, la terza lezione affermando che tale "precipitazione" non può essere fissata al suo esatto punto di inizio, perché è costante, universale ed attuale, e non riguarda solo il nostro sistema solare, od i primordi di esso. Parlare di un inizio, quindi, della materia costituente la vita organizzata del nostro sistema solare sarebbe ancora una volta inutile. Afferma, a questo proposito, uno dei nostri Istruttori Occulti e Adepti che ogni sforzo, in tal senso, serve solo ad irrobustire, allenandola, la nostra mente, ed a nulla altro. Potremo aggiungere che la vita del nostro sistema solare non è mai iniziata, né finirà ; ma, ciò, non risolverebbe la situazione. Accontentiamoci di rivelare che, dopo un periodo che farebbe vacillare il pensiero ai più validi pensatori umani, il nucleo di materia vergine, tratto dall’insondabile radice delle cose, si ritrovò ad essere la concretizzazione di un sistema solare, il presente, organizzata con metodo ordinato.

Il sole è l’organismo fisico, dunque, di un Abitatore Divino che, in mancanza di miglior termine, chiamiamo Logos, o coscienza enucleata ed assoluta, e rappresenta, nella sua sovranità del relativo, lo Spazio-Uno; ma, lo Spazio cosciente, ove il primo Akasha-Parabrahaman era lo Spazio Inintelligente e privo di qualità, il Principio (che lo si voglia scrivere in maiuscolo o minuscolo - non sente! - ) che figlia, spontaneamente, cose, uomini, vita e morte, ragione ed irrazionalità, caos e ordine.

Comunque, prima di proseguire, occorre determinare il fatto che noi, qui, non stiamo trattando di processi vitali che interessino luoghi elevati o privilegiati di una nostra ipotetica vita spirituale o d’ordine, e che non occorre alzare il capo, sia fisico che mentale, per cercare, fuori di noi, e sopra di noi il Logos Solare; Esso si trova a pulsare, ora, nelle nostre arterie, è il respiro stesso dei nostri polmoni, la radice prima del nostro pensiero personale; noi siamo saturi di Lui, perché siamo uno con Lui.

Il Logos è la Vita Individuale e trascendente, di cui l’intero sistema solare, in globale assieme ed in capillare attività, è, non già manifestazione, ma co-essenza.

Noi sappiamo che ogni nostro atto inguaina quest’ultimo in una triplice natura, che ne è lo scheletro sottostante; una forma, una sostanza vitale ed il rapporto vivente tra le due. Ecco perché - come in basso, così in alto - il Logos Solare si baricentra nell’esatto punto che divide il Suo nulla primigenio, dal successivo tutto, in tre aspetti: Volontà Creatrice, Amore Conservatore, Intelligenza Attiva (Padre-Figlio-Spirito Santo; Yang-Yin-Tao; ecc.). Egli, così, pur restando rarefatto, nella sua prima immanifestazione, si rende tangibile alla natura, e non all’uomo soltanto. Da qui, la necessità dei simboli, la spiegazione storiologica e intimistica dei quali prende addirittura uno dei sei volumi della Dottrina Segreta. L’occultista, dopo aver scisso la sua coscienza da ogni polvere e miopia personalistica, dei tre punti-base ad ogni vivere cosmico e materiale ne fa una necessità assoluta ed eterna. Comprendiamo che sia difficile unificare la coscienza alla necessarietà, il dio con l’uomo, parlando di tre attimi vivi che sono la forma, la sostanza e il rapporto tra le due; il sè, il non sé ed il loro rapporto coevo: triangolo magico di tutte le coscienze arcane, il quale, mentre, in un primo tempo, illimpidisce la mente dell’allievo-occultista, facendogliela fondere alle proprie eterne risorse, in un secondo tempo gli svela i segreti magici della creazione e della libertà assoluta. Comprendiamo, anche, come possa sembrare difficile staccare Iddio dal suo cielo e sminuzzarlo, identificandovelo, in ogni frammento di positivo e di negativo nell’essere e far comprendere che la Sublime Vita che esiste ovunque, nel nostro sistema solare, e di cui ogni forma è la propria forma, abbia bisogno di scindersi in tre aspetti, nel grande e nel piccolo, senza perdere la sua unità fondamentale, per afferrarsi alla propria natura. Ma non sta a noi, per il momento, individuare le ragioni che determinano tale sottilissima simbiosi arcana, quanto porgere i postulati fondamentali di una dottrina occulta, lasciando allo studente la cura di intraprenderne lo studio personale. È interessante, comunque, notare, innanzitutto, che la vera magia ed il potere divino - la manifestazione piena dei quali, nell’uomo, ne fa la sintesi di ogni evoluzione artistica, virile, morale di tutte le sue precedenti reincarnazioni - si basano sull’aver ricalcato, il mago, la propria anima, in tali orme cosmiche e in tali principi assoluti ed autogenerati. Come il Logos crea il suo sistema solare - a prescindere da altre esistenti ragioni cosmiche - solidificandosi sull’uno ed i tre dello Spazio parabrahamanico, e seguendo le sette pulsazioni akashiche, le quali frenano il ruggito primordiale del Sacro Leone, vincolandolo in sette punti materiali e fissi di eterno consiglio (i Sette Logoi Sacri, individualizzati nei Pianeti Vivi del nostro sistema), così l’uomo, in seguito, entrando in rapporto con il proprio Angelo Solare, o Sé Superiore, tramite il dominio dei suoi Angeli Lunari, o i tre corpi di manifestazione nella forma spaziale e temporale (corpo eterico-denso, corpo emotivo e corpo mentale), accende i sette fuochi, o sette chakras (pronuncia: ciacras) eterici del corpo magnetico, da ognuno di noi posseduto, e dà inizio alla vita attiva del discepolo.

La Dottrina Segreta accenna al fatto (considerevolmente sviluppato, altrove, da altri ceppi di insegnamento esoterico, che lo studente non mancherà di trovare, se desideroso sufficientemente di farlo) che il nostro sistema solare inizia la sua germinazione vitale, dopo un periodo di vita intermedia che lo riallacciava ad una sua precedente manifestazione consimile. Ogni creatura vivente in seno alla natura intrinseca ed estrinseca di questa nostra Stella Madre è stata da Essa portata, qui, come frutto dello sforzo che fece in una precedente Incarnazione Cosmica; precedente e prima assoluta. La stessa materia brada, supporto di ogni forma, che evolve continuamente, è tinta di una sua intelligente vibrazione, scaturita dal doloroso parto del passato sistema solare. Ed il Logos Planetario, scindendosi dalla Vita Centrale che anima i Sette, di cui Egli è Uno, iniziò, due miliardi di anni fa, circa, la Sua fatica di Divino Attore, la quale terminerà entro il periodo globale di 331.040.000.000.000 di anni - secondo una statistica fondamentale, nei trattati esoterici della Gerarchia Bianca (e che noi riporteremo nel corso della nostra trattazione, in ogni sottoparticolare di cicli a noi conosciuti; cicli concernenti gli sviluppi di vita dei Sette Pianeti, che gli erano noti, e sottocicli di ogni razza madre, d’ogni mondo di natura, d’ogni incarnazione umana). Il Logos Solare, mettendo in opera il suo triplice potere, i tre Logoi di necessità, vincolò i nodi delle sue Sette Braccia all’attuazione di Sette Piani Cosmici; Egli si crocifisse alla materia, perché la stessa materia, la stessa Sua croce, grazie al proprio sacrificio, inteso come atto sacro, atto di pura gioia e amore intelligente, prendesse vita e ragione di esistenza. Venne alla luce il sistema e, in uno scalare di poteri - o, se vogliamo, in un attenuarsi del primordiale - iniziò la Divina Avventura, che stiamo vivendo, come cellule di tanto corpo, radioso d’una Sua vita propria: il sistema solare

 


- LEZIONE QUARTA -

v Il nostro sistema solare e la sua età occulta

v I piani sottili dell'esistenza

v Le ronde e le catene

v I regni della natura e la loro evoluzione

v Calendario esoterico dei cicli solari

 

La serie precedente di lezioni ha delineato - secondo i dettami delle antiche leggi esoteriche - i rapporti esistenti tra il Parabrahaman vedantino, o l'assoluto Spazio in cui si autogenera il nostro sistema solare, e quest'ultimo; e, di fase in fase, è giunta al rapporto esistente tra il sistema solare ed il pianeta terra, ove si svolge l'evoluzione attuale. Ed è a questo punto che cogliamo l'occasione di accentuare la sfumatura esistente nell'argomento occulto, affermando che gli Istruttori di scienze arcane, da sempre, hanno proprio voluto, ogni volta, portare il discepolo a fissare lo sguardo sulle leggi che ci riguardano, strettamente, dal punto di vista planetario, ed ivi restare. Salvo la subconscia certezza che ogni cosa è unita al TUTTO, quanto il rimanente, per grande o piccola alla mente umana essa possa sembrare, salvo la certezza che il nostro Logos Planetario - o la Vita che informa ogni aspetto della terra - è la continuazione diretta di una Vita ancor più ampia, o il Logos Solare, in cui è circoscritto e da cui è alimentato, il discepolo, per varie ragioni, alcune delle quali sono ammantate dal segreto iniziatico, resta collegato in cultura, ragione ed azione all'ampio Sè di cui fa più gelosamente parte: l'Anima del nostro Pianeta. E, ciò, abbiamo voluto sottolineare, anche per delle ragioni che risulteranno più evidenti in seguito.

Il nostro sistema solare fa parte di un ciclo evolutivo di sette sistemi solari, allineati ad una Stella Centrale, di sì grande e sublime natura, da essere cautamente menzionata, nei Trattati Occulti, ai profani, proprio come la nostra terra, allineata ad Helios, fa parte del ciclo dei suoi sette pianeti. Quindi, il nostro sistema solare è, al tempo medesimo, pianeta e sole, essere e non essere. In esso, una delle più importanti leggi è quella della coesistenza, in un medesimo piano panoramico metafisico, di vari regni di vita; anche qui, il magico numero sette è il protagonista. Sette, sono i piani di coscienza del nostro Logos Planetario, e, da sette direzioni, giungono i rivoli di forza ad incapsulare, nella forma attuale, il nostro eterno presente.

Se noi, in un medesimo locale, abbiamo sette bombole di gas, ognuno di essi a densità differente, tanto che l'uno - in ordine - venga ad essere più leggero del susseguente e più pesante del precedente, e se apriamo le sette bombole contemporaneamente, dopo un primo istante di apparente confusione, si sarà delineata la seguente situazione: il gas più leggero di tutti avrà riempito l'intera camera e conterrà in sé i rimanenti sei, senza esserne contenuto; il suo contenuto tenderà ad aprire più le ali, mentre, man mano, gli altri sei si enucleeranno al centro; quello che è penultimo, in grado di densità, sarà interpenetrato dall'ultimo, ma, conterrà gli altri cinque, senza essere contenuto da essi. E così via. Tanto che, nello stesso spazio, ad occhio non consapevole, apparirà una medesima massa gassosa, indistinta. Ma, in verità, ve ne saranno sette, le quali, pur occupando sette sfere distinte di estensione, sfrutteranno, contemporaneamente, ogni briciola di volume della camera. Il paragone, pur se non coincide con diverse angolature della realtà che stiamo analizzando, dà, comunque, una soddisfacente chiarita sulla natura degli organismi occulti del nostro globo. Difatti, ognuno dei pianeti fisici, facenti parte del nostro sistema solare, ha sei compagni invisibili - si intende all'uomo di medio sviluppo - che incorpora e da cui è incorporato. Ogni globo condiziona l'altro, proprio come ogni corpo interno dell'uomo condiziona i rimanenti; ma, uno solo di essi è, alla volta, attivo in manifestazione, mentre gli altri ne costituiscono una pulsazione minore, simili al fuoco sotto la cenere. Ed è nel suddetto schema-base che si svolge l'evoluzione vitale, lungo il suo complesso ed intricato arco; arco, comunque, che può venir visto in controluce, in una visione di semplice raduno di leggi-principi eterni. Per un riallaccio ed un prosieguo dal precedente ciclo d'altro sistema solare, l'evoluzione prende a nascere sul nostro pianeta, preceduto da alcuni pianeti e seguito da altri, con uno scarto relativamente minimo e forzatamente tale; esso nasce, Venere dal mare, sorgendo dal Grande Metafisico Radicale, e si inquadra nel tempo e nello spazio, in forma che, man mano, diviene concreta e tangibile, nel regno del visibile: rarefazione progressiva, lungo le età .

Immaginiamoci, quindi, la prima apparizione, nel seno del sistema, del nostro pianeta; gli altri, lasciamoli, un pò, far da sfondo. In archetipico aspetto, i sette globi stanno lì, ma invisibili; anche quello che un domani, molto lontano, sarà il fisico. Ci troviamo nel medesimo istante in cui, qualcuno, nella camera, ha appena aperto i bocchettoni delle bombole a gas; i gas, pur tendenzialmente allineati alla loro imprescindibile natura, o idea archetipica ed eterna, da sempre e per sempre perfetta, ora stanno cercandola, per adattarvici. Così, i globi, e la vita in essi, stanno giocando la parte della manifestazione manvantarica, chiamata del caos primigenio, in cui i mondi vengono partoriti, spontaneamente, dal mentale cosmico. Giove partorisce Minerva dal cervello. Un primo abbozzo esiste, di ordine; difatti, pur in quelle lontane regioni temporali, l'infante-Terra non occuperà mai la regione ideale di Nettuno, o di Marte. Ma, il sistema solare, nel suo complesso, è poco più che una sfera di fuoco metafisico, e, nel contempo, mentre l'ossatura, sia pur tanto lieve, di pensiero più che di sostanza, viene fatta al campo di vita del nostro pianeta, sette regni di natura, consecutivi l'uno all'altro, e contemporanei nella sfere metafisiche, entrano in "colata" proprio allora, e riempiono l'intero ciclo evolutivo, sino alla fine, dello stesso pianeta. Essi sono i tre famosi "regni elementali", tanto familiari agli alchimisti del passato ed agli occultisti di oggi. Così vasti e vitalmente interessati all'intreccio di ogni nostra più organica ed animica funzione, che non basterebbe un volume a descriverli. Basti dire che in essi è contenuto l'Arcangelo, o Deva maestoso, ma non individualizzato, e lo gnomo delle leggende scozzesi; il mondo di presenze misteriose, che riempie la notte di sussurrii di un particolar tipo, e la spiccata - ci sia lecito il bisticcio - biologia dell'anima, che non possiamo descrivere in tanto poco spazio a disposizione. Gli altri quattro regni, la scienza moderna li conosce. Mentre i primi tre sono invisibili, e manifestano solo gli effetti nel mondo fisico, questi volgono le energie dal solido al magnetico; essi sono: il regno minerale, il vegetale, l'animale e l'umano. Dei regni superumani, ci si occupa dall'iniziazione in poi. Schiavi dell'evoluzione, ricalcano, i primi sette, dei binari di leggi cicliche, chiamate, dalla Dottrina Segreta, delle RONDE e delle CATENE. Per cui, a tappe ordinate, essi occupano globo dopo globo di un unico pianeta, facendo sìche, dei sette, uno solo sia attivo, e gli altri sei in silente attesa produttiva, durante ogni ciclo. La settuplice ondata dei regni vitali va ad abitare il globo A, se chiamiamo i rimanenti sei: B, C, D (il globo fisico), E, F, G; vi resta per un periodo, detto periodo di globo, il tempo necessario per lo svolgimento di un determinato piano, sempre il medesimo a ripetersi, in cui, per quel che riguarda l'umanità, nascono sette razze distinte, una figlia della precedente e madre della susseguente. Poi, passa al globo B, vi resta per un altro lunghissimo periodo; poi, al globo C, al globo D, al globo E, al globo F, ed infine, al globo G, l'ultimo, ove ha termine la ronda, o sette periodi di globo. Vi è, da qui, una lunga attesa, o riposo, che separa una ronda dall'altra. Ed il giro ricomincia.

 

Ribadiamo il concetto: esistono sette Pianeti Sacri. Ognuno di Essi è il globo visibile e materiale di altri sei globi invisibili e immateriali, che coesistono con lui; noi, ora, delineando la struttura evolutiva delle Ronde e Catene, ci occupiamo di un singolo pianeta, con la singola catena dei suoi altri sei globi invisibili, che chiamiamo B, C, D (il fisico), E, F, G.

 

Si intende che, all'inizio, le onde di vita non sono affatto delineate così vividamente, come le conosciamo ora e ci appaiono, attorno, nella cruda realtà della nostra esistenza sul globo D, il solido fra tutti i sette che compongono l'organismo del nostro Dio Planetario, l'Anima della terra. Esse sono poco più che delle linee magnetiche, e Volontà ancora Superiori, dei regni iniziati alla creazione divina, tengono saldati, internamente, e separati tra loro, i sette regni menzionati, mentre questi abitano le sfere superiori di vita, dette del globo A, B, C, sino a quando la seconda ronda è finita.

Un nuovo lungo periodo di intervallo, ed inizia la terza ronda.

Sette ronde formano una catena, paragonabile a una incarnazione completa del nostro Logos Planetario. E, mentre il materiale che gli era servito durante ogni ronda era conservato per la successiva, ora v'è un periodo di disgregazione completa degli elementi, salvo i più duri e massicci e, dopo un ancor più lungo periodo di pralaya (o, sonno cosmico), una nuova catena, con le sue sette ronde, i suoi 49 periodi di globo, le sue 343 razze madri. Cosa ha guadagnato da tutto ciò il Logos Planetario? Tra l'altro che, ad ogni novella catena, ogni regno ha conquistato la posizione del regno successivo e quello umano, invece, una iniziazione che lo immette, più profondamente, nel divino. Per cui, il primo regno elementale sarà divenuto il secondo; il regno minerale, vegetale; il terzo regno elementale, minerale, e quello animale, umano. La Luna è, ad esempio, il corpo fisico (inerte e privo di vita) che il nostro Logos Planetario, il Dio della nostra terra, o la somma di tutte le coscienze, riunite in un'unica sfera d'azione individuale, aveva durante la catena, o incarnazione precedente. Essa graviterà ancora, attorno alla terra, per molto, come la terra è destinata ad essere la luna del prossimo corpo che indosserà il nostro Logos, quando ci avrà portati con Sè, nella futura catena.

Qualche dato che può interessare lo studente, è il seguente: ci troviamo alla quarta catena, o incarnazione planetaria, quarta ronda, quinta razza madre (dopo due razze intangibili; una, la Lemuriana, semisolida all'inizio, fisica alla fine; ed un'altra del tutto solida, l'Atlantidea), quinta sottorazza, quarto periodo di globo.

Lo specchio su informazioni dettagliate riguardanti l'età occulta del nostro globo, lo studente potrà esaminarlo più avanti, nel corso delle lezioni. Si intende che certe informazioni della Dottrina Segreta sono corroborate da decine e decine di pagine, che allineano argomenti e prove deduttive, agli argomenti e ai dati incompleti della scienza moderna. Quest'ultima, salvo dei metodi per analizzare l'antichità del "tessuto" stratificato della terra (il risultato dei quali l'occultismo, per delle ragioni particolari, riesce ad ampliare); salvo il letto (poco comodo e pieno di sassi e di ignoranza) in cui adagia l'attuale umanità storica, facendone poggiare i piedi nel periodo glaciale, che è seguito da un periodo preistorico, neolitico e paleolitico, ed iniziare la testa-capezzale in un altro periodo egizio, cominciato 6.500 anni fa circa, si sperde in oscillazioni di ere, che fa andare da 10.000 anni, a 100.000, a qualche milione, a tre miliardi e mezzo.

Come vedremo, tra la razza Atlantidea e l'attuale razza Ariana è passato un milione di anni circa.

 


INTEGRAZIONE ALLA LEZIONE QUARTA

 

Inseriamo, a questo punto, un saggio, solo abbozzato, manoscritto personale di Helena Petrowna Blavatsky, che esiste negli archivi di Adyar (Sede mondiale della Società Teosofica). Qualcuna delle pagine è mancante, e qualcuna delle massime è incompleta. Non vi è traccia precisa che potrebbe aiutare a determinare la data in cui fu scritto, ad eccezione del fatto d'una nota, più avanti, che ricorda la sesta e la settima edizione dell'Iside Svelata. Questo manoscritto contiene relazioni e dati non menzionati da H. P. B. in nessun altro dei suoi scritti. Contiene delle chiavi importanti, che qualche studioso potrebbe applicare a vari problemi cosmologici, che sorgono nello studio individuale. Il punto degno di nota, in rapporto a questo manoscritto, è che esso è scritto in due diversi caratteri, un dei quali è più largo e arrotondato di quello solito di H. P. B..

(Volutamente, Il Centro Studi Kriya lascia immutata la traduzione letterale, e, forse, poco forbita, per rispettarne la vetusta età)

 

Giacché il periodo totale dell'esistenza della nostra Catena Planetaria (con le sette Ronde) è 4.320.000.000 - e noi siamo ora nella quarta Ronda; e giacché abbiamo fino al presente periodo Terrestre 1.955.884.685 (tenendo conto che siamo verso la fine del secolo XIX in cui scriveva H. P. B.[nota dell'autore]) anni dall'inizio dell'Evoluzione Cosmica del pianeta A; pertanto in linea di tempo raggiungeremo il punto di mezzo, o giusto tre ronde e mezzo, fra 204.115.315 anni, per quanto in linea di spazio lo abbiamo virtualmente raggiunto, essendo sul pianeta D e nella nostra quinta razza.

Giacché si dice che un Giorno di Brahma (rappresentante o coprente la totalità delle Sette Ronde) - corrisponde a 14 Manvantara e un Satya Yuga; o 4.320.000.000: ma siccome il Kali Yuga copre soltanto quattro Yuga, mentre ve ne sono sette - e pertanto la somma giusta .......(il manoscritto, qui, s'interrompe).

 

Le opere astrologiche stabiliscono che: "Il numero di anni trascorsi dall'inizio di Manvantara Vaivasvata è di 18.618.725 anni".

La Dottrina Segreta ci dice che: il numero di anni trascorsi da quando il Dhyan Chohan, conosciuto in India come Vaivasvata Manu, inaugurò il Manvantara Umano nel nostro pianeta D, nella Ronda presente - è uguale a 18.618.725 anni.

A scopo comparativo, e per rendere, nello stesso tempo, qualcuna delle espressioni Sanscrite più chiare, citeremo ora dall'Iside Svelata ciò che vi è detto dei Kalpa Indù .

"I Vrihaspatis, o i periodi chiamati Yuga, e Kalpa, sono problemi vitali da risolvere. Il Satya Yuga ed i cicli Buddhi di cronologia renderebbe esterefatto un matematico di fronte alla serie di cifre. Il Maha-Kalpa abbraccia un numero indicibile di periodi, oltre .......(è evidente che a questo punto manca una pagina o più . La sentenza dell'Iside Svelata, vol. I, pag. 31, 32 termina con le parole: ....." all'indietro nelle ore antidiluviane..." È interessante notare che H. P. B. alterò "Buddistico in Buddhi").

 

Le opere exoteriche Brahminiche danno 4.320.000.000, come durata di una Grande Kalpa, o giorno di Brahma. Questo comprende tutte le sette Ronde della nostra Catena Planetaria, vale a dire il periodo dell'esistenza umana, sui diversi pianeti nelle diverse Ronde, assieme con ciò che vien chiamato "Oscurazione", o il periodo di riposo per l'umanità fra due pianeti, nel suo passaggio dall'uno all'altro, dopo che le sue sette Razze hanno evoluto su quel pianeta. Comprende anche il periodo di Sandhi (crepuscolo), che è uguale ad un Satya Yuga. Se prendiamo una cifra suddetta, come base, secondo una certa serie matematica, spiegata più tardi, otteniamo i risultati seguenti:

 

Prima Ronda

154.285.714

anni

Seconda Ronda

308.571.428

"

Terza Ronda

462.857.142

"

Quarta Ronda

617.142.856

"

Quinta Ronda

771.428.570

"

Sesta Ronda

925.714.284

"

Settima Ronda

1.079.999.998

"

 

4.319.999.992

anni

 

(è ovvio che, allo scopo di ottenere cifre tonde, abbiamo omesso le frazioni nel nostro conteggio. Così, sull'intero "Giorno di Brahma", abbiamo tralasciato un periodo di otto anni. Dovrebbe anche notarsi che ciascun periodo di "Ronde" nella tavola precedente significa, tanto il periodo di Attività Planetaria, quanto ed insieme il periodo di Riposo interplanetario).

 

Abbiamo così 617.142.856 anni, come periodo della nostra Quarta Ronda. E, siccome la "Notte di Brahma" o periodo di Riposo, è sempre uguale al "Giorno di Brahma" o periodo di attività su ciascun pianeta, - il periodo di attività di questa Quarta Ronda è di 308.571.428 anni. Esso eccede così il periodo di durata, dato per il nostro Manvantara (308.448.000 anni) nei calcoli Brahminici, soltanto di 123.428 anni; e questo scomparirebbe se, facendo il calcolo, avessimo dedotto da esso l'eccedenza del periodo del Kalpa, che è equivalente ad un Satya Yuga e che i Brahmini, per ragione di segreto esoterico, hanno aggiunto al "Giorno di Brahma"..... La stessa progressione aritmetica, come sopra, è spiegata più in la. La seguente è la durata dell'umanità su ciascun pianeta nella nostra Quarta Ronda, durante il periodo della sua attività .


 

Pianeta A

11.020.408

anni

Pianeta B

22.040.816

"

Pianeta C

33.061.224

"

Pianeta D

44.081.632

"

Pianeta E

55.102.040

"

Pianeta F

66.122.448

"

Pianeta G

77.142.856

"

 

308.571.414

anni

 

(per avere cifre tonde, anche qui abbiamo tralasciato delle frazioni e c'è una piccola differenza. Questa cifra raddoppiata darà 28 anni in meno del periodo della Quarta Ronda più sopra citata. Qui, nel periodo di attività, abbiamo una differenza di soli 14 anni).

Ora, si vede che 44.081.632 anni sono il Periodo dell'Attività Umana del nostro Pianeta, in questa Ronda. Applicando, a questo periodo, la stessa proporzione sopra indicata, spiegata più in là, otteniamo i seguenti risultati: durata di ciascuna Razza nella nostra Ronda sul nostro pianeta:

 

Prima Razza

1.574.344

anni

Seconda Razza

3.148.688

"

Terza Razza

4.723.032

"

Quarta Razza

6.297.376

"

Quinta Razza

7.871.720

"

Sesta Razza

9.446.064

"

Settima Razza

11.020.408

"

 

44.081.632

anni

 

Lo studente osserverà che, nel calcolo sopra riportato, abbiamo data la chiave alla comprensione di questi diversi periodi. Finora, le opere exoteriche danno soltanto il periodo del Giorno di Brahma, senza dare, negli altri periodi che potrebbero aiutare a scoprire il segreto, o dando quella chiave stessa che potrebbe dare i risultati mostrati più sopra. Ma se abbiamo il periodo del Giorno di Brahma, e se sappiamo che vi sono sette Ronde, che ciascuna Ronda copre sette pianeti, che su ciascun pianeta vi sono sette razze, e che il periodo di riposo di un pianeta in ogni ronda è uguale a quello della sua attività, e se a tutta questa conoscenza applichiamo la chiave della progressione aritmetica settenaria, otteniamo allora i numeri dati più sopra. Vi è aumento graduale da uno a sette.

La durata dell'esistenza dell'umanità, durante le sette Ronde, è 1: 2: 3: 4: 5: 6: 7.
In ciascuna Ronda, la durata dell'esistenza dell'umanità, sui sette pianeti della nostra Catena, è 1: 2: 3: 4: 5: 6: 7.

Il periodo dell'esistenza umana nelle sette Razze, su di un pianeta, è ancora 1: 2: 3: 4: 5: 6: 7.

Ora, siccome il pianeta evolve Razze in successione, prima che l'unità possa passare avanti al prossimo pianeta, l'intervallo fra la sparizione dell'umanità da un pianeta e la sua apparizione sul prossimo, è uguale alla sua esistenza sul pianeta che ha appena lasciato.

Prendete quindi, 4.320 000 come Giorno di Brahma, e fate il calcolo secondo la spiegazione su citata e giungerete ai risultati sopra riportati. È degno di nota che nelle opere exoteriche Indù il periodo del Manvantara (una Ronda) è dato come 308 milioni, per parlare in cifre tonde. Ora, due ragioni possono essere addotte per l'adozione di questa regola. In primo luogo, la durata della Quarta Ronda, secondo il calcolo suddetto, è di nuovo di 617 milioni, in cifra tonda. Ora, abbiamo già indicato che il periodo di attività della catena planetaria in una Ronda è uguale al suo periodo di riposo durante la stessa Ronda, mentre l'umanità riposa nel suo passaggio da un pianeta all'altro. Dividiamo così il periodo della Quarta Ronda in due parti uguali ed avremo 308 milioni e resto come periodo Manvantarico della nostra Ronda. Così, il periodo della nostra Ronda può essere stato preso, a tutta prima, come il periodo Manvantarico. La seconda ragione può essere questa: essendo il nostro Pianeta esattamente al periodo medio ed essendo noi nel mezzo delle sette Ronde, il periodo della nostra Ronda può essere stato preso a denotare il periodo Manvantarico medio, dando così nello stesso tempo una chiave in forma velata al mistero della progressione geometrica.

Abbiamo già dichiarato che le cifre su indicate sono esatte, se i calcoli dei Brahmini circa il Giorno di Brahma sono corretti. Ma dobbiamo dichiarare, ancora, che questa cifra non è data correttamente in numeri exoterici. Possiamo pertanto aggiungere che le spiegazioni da noi date, circa la progressione, ecc., sono fatti, e possono essere fedelmente utilizzate quando ciascuna delle cifre sopra descritte saranno correttamente conosciute - calcolando tutto il resto delle cifre.

Ed abbiamo spiegato tutti questi processi perché sappiamo che nessuno dei numeri esatti sarà mai comunicato, siccome essi appartengono ai Misteri delle Iniziazioni ed ai Segreti dell'influenza occulta dei Numeri.

H. P. Blavatsky

(Secondo la "Dottrina Segreta")


NOTA AGGIUNTA

 

Un Giorno di Brahma = 4.320.000.000 di anni

Una Notte di Brahma = 4.320.000.000 di anni

Una Notte e un Giorno di Brahma = 8.640.000.000 di anni

Un anno di Brahma = 3.110.400.000.000 (tre bilioni centodieci miliardi e quattrocento milioni) di anni.

Cioè un Giorno e una Notte di Brahma, moltiplicati per 360.

100 Anni di Brahma = 311.040.000.000.000 (trecentoundici bilioni e quaranta miliardi) di anni.

Cioè, un Anno di Brahma moltiplicato per cento. Questa, è la cifra più alta che il Calendario Tamil dà sulle età occulte sul nostro Logos Planetario.

___________________________________________________________________________

Nel "Trattato del Fuoco Cosmico", di A. A. Bailey, dettatole dal Maestro Tibetano, questi sono, invece, i dati:

a)  100 Anni di Brahma = Un secolo occulto. Il periodo di un sistema solare;

b)  1 Anno di Brahma = Il periodo di sette catene, riguardante i sette schemi planetari;

c)  1 Settimana di Brahma = Il periodo di sette Ronde in uno schema (una catena);

d)  1 Giorno di Brahma = Il periodo occulto di una Ronda;

e)  1 Ora di Brahma = Riguarda transazioni di catene;

f)   1 Minuto di Brahma = Riguarda i centri planetari, quindi, gruppi egoici;

g)  1 Secondo di Brahma = Riguarda un gruppo egoico e le sue relazioni con l'assieme.

Ben possiamo supporre che lo studente medio abbia saltato, dopo aver letto, qui e là, forse annoiato, gran parte di quanto appena scritto. Tuttavia, tenga egli ben preziosi questi dati. Più avanti gli potrebbero essere molto più che utili...

 


- LEZIONE QUINTA -

v Le vere, antiche origini dell'uomo

v Shamballa

v La Lemuria e l'Atlantide: i due continenti scomparsi

v La razza attuale

v Il maya eterico, l'annebbiamento astrale, l'illusione mentale

v Il Sentiero dell'umanità

 

La presente lezione tocca l'argomento, forse, più misterioso ed affascinante dell'intera letteratura esoterica. L'avvento dell'uomo sulla terra. Un argomento che ha dato, non per colpa sua, ghiotto cibo a menti piene di amore per la superstizione, il mito oscuro e contorto, l'annebbiamento spirituale. Chi ha seguito con attenzione la natura dei concetti fin qui spiegati, avrà notato che l'origine di ogni cosa, secondo le conoscenze esoteriche, non è da attribuirsi ad un dio isolato e cristallizzato in un simbolo di evoluzione fissa ed eterna, nèad una caotica serie di sobbalzi cosmici istintivi. La "Nobile via di mezzo", di Gotamo Buddha, anche nel nostro caso, è la chiave necessaria per svelare il mistero.

Sette sono i Pianeti che bilanciano il proprio flusso benefico, in senso solare, incrociando le loro Vite, innanzi alla candida Coscienza del rogo di amore sublime che è il nostro Logos. E gli spazi che tanta danza divina intreccerà, ad un certo punto dell'Evoluzione, formano, nel tempo, sulla nostra terra, l'insieme delle coscienze umane. Il nostro pianeta, come abbiamo accennato nella precedente lezione, in seguito ad una rarefazione progressiva lungo le epoche, acquistò, durante un lunghissimo periodo, una certa consistenza plastica, dall'inizio del suo apparire fluidico in seno al sistema.

Dice l'esoterismo che, da quel momento, vi fu un susseguirsi, sulla terra, di tentativi messi in opera, da parte delle gerarchie inferiori creatrici, per popolare di vita cosciente la terra. Si volle, addirittura, pervenire, da parte di tali "costruttori", che l'esoterismo chiama "impreparati spiritualmente", alla "creazione degli uomini". Molti ricordi che la mitologia umana possiede sui mostri dell'epoca antica, sulle chimere, sugli uomini metà animale, si riferiscono agli aborti continui che gemettero in quel periodo, nei luoghi, ora, da noi abitati. Molti milioni di anni trascorsero ed i tentativi della razza di dei infantili esortarono il Gruppo Planetario del nostro sistema solare a incidere le lettere infuocate del Loro Diretto Intervento sul gemebondo pianeta, che stava per offrirsi a patria dell'uomo. Il quinto Raggio (spiegheremo, più avanti, di che si tratta) creò la condizioni adatte alla manifestazione dell'umanità . La Gerarchia Planetaria prese posto sulla terra e, in un processo vastissimo e molto intricato a seguirsi (anche nel piano dell'orizzonte mentale) da chi non è iniziato, i primi esseri divini, frutto della catena precedente la nostra, presero possesso del globo, sotto la dolce guida dei Signori di Venere, insediatisi, da allora, nel luogo sacro verso cui è, ora, polarizzato magneticamente ogni granello di coscienza del globo stesso: SHAMBALLA, nei sottopiani eterici (spiegheremo, pure, questo termine, più avanti) del deserto di Gobi. La prima razza umana apparve, semplicemente astrale, estroversa dal corpo fluidico dei Pitri, o Signori Lunari, divisa in sette grandi branchie, su di ognuna delle sette distinte lingue di terra lussureggiante, che si aprivano, a fiore, dal Luogo Benedetto, che abbiamo appena menzionato: Shamballa. La proliferazione avvenne per semplice scissione dell'entità diafana che, più tardi, molto più tardi, sarebbe stata l'uomo. La seconda razza fu eterica; la terza razza apparsa nei nostri territori fu la Lemuriana. Ed i meravigliosi giganti, dalle splendide forme statuarie, gli angeli che, in musica e dolci accenti di saggezza, colloquiavano con gli uomini, le radiazioni iniziatiche pure, che si perpetuavano, da re a re, di quella meravigliosa razza, creano una eco di nostalgia in ogni poeta che si volga verso le lontane regioni del nostro passato dimenticato. L'animale-uomo viveva in mezzo agli Dei e non ne comprendeva la natura, come un artigiano, dalla mano rozza e pesante, il quale fosse costretto a vivere in un castello pieno di finissimi broccati, di sete trasparenti, di quadri, statue, opere d'arte.

Il Lemuriano dovette pensare, 21 milioni di anni fa, a sviluppare la coscienza del corpo fisico. Ad esempio, come, adesso, lo studente esoterico si sforza di mettere in cosciente attività i muscoli del suo strumento superiore, la mente, allora, il Lemuriano doveva mantenere il movimento ritmico degli organi del corpo (ora, mossi dal sistema neuro-vegetativo), o ne sarebbe sopravvenuta, non la morte, ma la mancanza di controllo esistenziale di quell'organismo plastico, che è strutturato, sì meravigliosamente, nei testi di anatomia. Passarono le età ed il corpo si rassodò, la padronanza del fisico fu pienamente raggiunta, ma l'abuso deturpò la plastica linea evolutiva che le Guide dell'umanità volevano imprimere al germe umano in evoluzione; la malattia venerea conosciuta, oggi, sotto il nome di sifilide ebbe origine dagli eccessi licenziosi di quel tempo; anche se privi di una vera e propria colpa, perché compiuti senza intelligenza. La razza delle scimmie risale all'atto che la Dottrina Segreta chiama "il peccato dei senza mentale", dell'uomo animale, il quale, scavalcando la linea sottilissima che lo separava dal regno animale di allora, si unì, fisicamente, ad essi. Il fuoco, elemento purificatore, unico simbolo fisico della divinità, straripando dai vulcani e dalle zone sotto la crosta terrestre, lavò via tale umanità, in successivi e necessari interventi. E, lentamente, apparve la rezza Atlantidea. L'uomo doveva sviluppare il corpo emotivo, il secondo dei suoi corpi di manifestazione. La ricchezza materiale a cui pervenne quella umanità è talmente possente, che solo piccoli sprazzi se ne possono rintracciare, nei rivoli o residui di razza, che noi studiamo come le tribù del Perù, il ceppo etnico dei Maya, il popolo degli Egizi. Quell'arte, nobile soltanto quando è servita con un sovrumano sacrificio di sè stessi e della propria anima, a favore dell'Essere Universale, cioè la Magia, fu adoperata in una maniera del tutto pratica e potente ed a fini egoistici. Ci riporta la tradizione esoterica che la razza Atlantidea, il cui unico desiderio di ogni singolo ad essa facente parte era di depredare e possedere i beni altrui, giunse a tale padronanza delle forze magiche inferiori che, con la stessa scioltezza con la quale l'uomo del tempo presente mette la chiave nel quadro di accensione della propria "Alfa 164", così, allora, si recitavano versetti magici, o si faceva uso di mezzi occulti, per scopi egoistici. Gli eccessi di vibrazioni dei corpi sottili ed anche l'estrema tenacia a mantenere sotto controllo i medesimi, fino a giungere alla sterilità, per timore di avventurarsi nel puro altruismo, sono, tra l'altro, le cause del male che noi conosciamo come cancro e che ha le sue radici in una cattiva funzione dei chakras astrali, o elementi vitali del secondo nostro corpo invisibile di manifestazione, a partire dal basso. L'acqua, l'elemento in sintonia cosmica con il corpo astrale, fu adoperata per distruggere quella razza debole e cieca. Il fenomeno che, in termini occulti, è chiamato "annebbiamento astrale" o "glamour" (parleremo, anche, di ciò, più avanti) nacque nell'alveo delle coscienze di quel tempo.

La razza Ariana, la quinta razza, l'attuale, è in fase di fissazione definitiva. In essa, l'uomo sta sviluppando il corpo mentale, con tutte le qualità meravigliose che originano dal medesimo. E, ancora, la luce che scaturirà dall'uomo, luce di completo genio e di sublimale e celeste bontà, deve apparire, nel suo pieno fulgore. L'"illusione mentale" ha le radici in tale razza, come il Maya eterico - il male attinente alle energie dense biologiche - le ha nella Lemuriana.

È d'uopo, giunti sin qui, avvisare lo studente, ancora una volta, che non è possibile rispettare una stretta organicità, in un Corso di Lezioni come il presente, e, nel medesimo tempo, mantener fede alla sintesi che vogliamo seguire. Tutta l'evoluzione che precede il nostro tempo non è stata un gioco; l'incrocio degli interventi divini ed il sapiente intercalare delle Forze Planetarie (altrove, autorevolmente, chiamato dei Sette Raggi) non ha cessato un attimo di seguire, passo a passo, l'intricato arazzo di tutte e sette le evoluzioni, di cui una è l'umana. Soltanto studiando un'opera importante come il "Trattato dei Sette Raggi", di Alice Bailey, il cultore potrà capire qualcosa di quello che è l'astrologia esoterica, in connessione all'evoluzione umana ed al Piano che essa sta gradatamente servendo, ma in maniera sempre più efficace. Altre due razze dovranno nascere, e noi ne vediamo già l'inizio in molti tratti decisivi che appaiono attorno a noi, specialmente in alcune zone dell'America. Il seme della Sesta Razza, che svilupperà l'intuizione amorevole, o il quarto dei corpi umani, il buddico, sta sbocciando, quale vigile frutto dei continui sforzi dei nostri Fratelli Divini. Questo, sia detto per inciso, è uno degli scopi per cui, ora, le presenti cognizioni vengono date al pubblico; al di là del velo si invita, chi sia, per Karma, destinato a tale compito, a tendere tutte le proprie forze in simile direzione. La Settima Razza sarà la Razza della volontà, la Razza di Atma, il quinto dei corpi umani; ma, è prematuro parlare di essa.

Gradualmente, all'esoterico, il Proposito del Logos inizia ad apparire: l'uomo non si trova più, solo ed inerme, davanti ad una natura ostile, che non capisce; egli suddivide in tre parti quella che lo concerne, nel suo aspetto di uomo; quella che concerne il ciclo storico che vive, incassato come un pinolo nella pigna, in tanti altri cicli precedenti e susseguenti; e vede un più vasto ciclo cosmico, da cui ogni cosa deriva. Egli possiede tre corpi di manifestazione, con tre specifiche funzionalità, dei quali, uno soltanto, al momento dell'attuale evoluzione, è normalmente visibile.


Essi sono, a partire dall'alto:

1.  il corpo causale-mentale (dove prendono nascita le astrazioni pure del pensiero, e l'inquadramento intellettuale delle stesse),

2.  il corpo astrale (o delle emozioni, in senso generale),

3.  il corpo eterico-denso (o delle funzioni fisiche e biologiche, propriamente dette).

 

Dietro ad essi vi è il piano buddico, da cui ogni cosa è sorretta, come manifestazione del Secondo Raggio, e dove appare la Gerarchia Planetaria. L'uomo fa parte di una Razza che, come unica Entità, si incarna successivamente, sorretta, per le ali celate, dalle sublimi Guide Divine, per acquistare, nel complesso, degli attributi sublimali che saranno, poi, la risorsa di ogni sua singola cellula. Razza che gli esoterici sono abituati a considerare un solo Essere e che chiamano il Quinto Raggio, il discepolo mondiale, il vero Salvatore del mondo, di cui il Cristo non è che simbolo. Infine, in un meraviglioso sgranarsi di leggi macrocosmiche, chiamate delle Catene e delle Ronde, l'uomo realizza di far parte di un piano ancor più vasto, che concerne i rapporti che il nostro Sole ha verso Vite Possenti, che lo guidano e tutelano d'appresso. Meta dell'uomo è di pervenire a quella che, solitamente, è chiamata iniziazione; processo che si svolge nei piani mentali e buddici ed ha per scopo di rendere capace la struttura fisico-eterica a reggere, continuamente e coscientemente, il flusso della Potenza e della Luce dei piani superiori. Ma, quello delle iniziazioni, è un'altro degli affascinanti e vitali argomenti che preghiamo lo studente di coltivare con il proprio studio e con la propria pratica. A tal proposito pensiamo di dargli un efficace consiglio, indirizzandolo verso il libro di testo: "Iniziazione umana e solare", di Alice Bailey.

Una via, la via del Sentiero senza fine, ma che ha una sintesi, ferma e definitiva, nel concetto cardinale, che è la stessa essenza vitale e lo stesso tessuto egoico di ogni illuminato: IL MOVIMENTO, ENERGIA ETERNA, È L'UNICA VITA.


- Nota aggiunta -

Preghiamo, a questo punto, lo studente di soffermarsi sulle conclusioni della presente nota aggiunta, che ne completerà l'illuminazione razionale sull'origine e sulla ragion d'essere degli stessi Sette Raggi.

Qualcuno si potrebbe domandare: "Perché il numero sette, ai fini di una stretta logica, è considerato magico? E, dai tempi dei tempi? Perché il sole ha sette pianeti, e perché la costellazioni sono proprio dodici? Perché il sole, a sua volta, è uno dei sette pianeti di una Vita Extracosmica, la Quale segue la medesima legge nei riguardi di successive fonti inimmaginabili, parti di una spirale infinita, in cui il numero sette è il ritmo fondamentale?"

Non ci dilungheremo sulle leggi delle progressioni algebriche, geometriche, chimiche. È fatto notorio a fisici, matematici, chimici che certe energie, certi numeri, certi elementi si raggruppano in linee d'ordine, nelle quali viene notato un ripetersi all'infinito di determinate costanti e caratteristiche, sempre le medesime. Daremo al lettore, invece, tramite un esempio, o, se vogliamo, una prova, la dimostrazione della legge del "SETTE", come aspetto dell'eterno ritmo universale.

Comunque, prima di ciò, vogliamo sottolineargli una necessaria delucidazione, a che egli comprenda meglio tale esempio: cioè, l'identificazione che il molteplice ha nell'uno e che l'uno ha nel molteplice.

Non potrà mai apparire nel mondo un filosofo il quale sappia tracciare la linea netta e marcata tra i due poli dell'universale; ogni nucleo singolo, ad un ulteriore studio ed esame approfondito, si mostrerà essere composto dall'insieme di diverse unità, le quali, riunendosi, daranno, per frutto del loro coesistere, quella esteriore singolarità .

Prendiamo un anello, che abbia come circonferenza, ad esempio, 20 cm. (potrebbero, anche, essere trenta, quaranta; o dieci chilometri). Poniamolo su di un piano e muniamoci di altri anelli della medesima circonferenza di 20 cm.. Occupiamoci di uno di essi e collochiamo, anch'esso, sul piano, di modo tale che una sua parte tanga il primo anello; poi, sarà la volta di un altro anello, il quale tanga, in basso, l'originale e, di fianco, il secondo; e di un altro ancora e di una altro. In breve, avremo composto una figura che avrà al centro un anello e sarà circondata da altri sei anelli, che lo tangeranno e si tangeranno. Sei. Non uno di più, non uno di meno.

Se consideriamo la prima delle circonferenze, come un nucleo di vita qualsiasi, che venga ad apparire in seno alla manifestazione universale (l'Uno, che emerge, sempre spontaneamente, e con ritmo eterno, da Parabrahaman), vedremo che altre sei forme di vita, inflessibilmente, si aggiungeranno ad essa. Ma non basta. Prendiamo ancora dei nuovi anelli e, considerando, ormai, la prima serie dei sette la base centrale (il molteplice che è diventato gruppo singolo), torniamo a fare la medesima operazione che eseguimmo con i sei anelli.

Collochiamo una seconda serie di circoli, sempre tutti aventi la stessa dimensione, precedentemente menzionata, attorno alla prima, di modo che ognuno di essi tanga il sottostante e quelli a fianco. Avremo, al termine della nostra fatica, un nuovo circolo, composto da dodici elementi; cioè, sei in più del primo. I quali sei, con la corolla del nucleo dei sette, oggettivati in un unico elemento-radice, torneranno a formare il sette, che si ripete. Ma, proseguiamo ancora: formiamo un terzo anello. Questo, sarà composto da diciotto elementi: cioè, sei in più del secondo. E potremo coprire, come dice uno dei Maestri della Confraternita Bianca, l'intero deserto di Gobi, ed ogni circolo nuovo avrà, sempre, soltanto sei elementi in più del precedente; i quali, unificati al blocco di elementi centrali, divenuti una entità singola, ripeteranno il ritmo imposto dalle sette note magiche, nella musica geometrica delle sfere. Le progressioni saranno le seguenti: sei, dodici, diciotto, ventiquattro, trenta, ecc..

Applicando il ritmo alla costruzione occulta di un sistema solare, vediamo che le dodici costellazioni sono inserite nel numero della seconda progressione: dodici.

Aggiungiamo, inoltre, che, studiando bene il famoso simbolo della stella a sei punte, o Stella di Salomone (emblema dell'Assoluto), che rappresenta l'intreccio di due triangoli equilateri - uno, la materia; l'altro, lo spirito -, uniti, eternamente, nella eterna manifestazione dell'Essere, noteremo che, invisibili, esistono, anche qui, i sette circoli. Il primo ha come centro il centro della stella, ed il compasso lo inserirà esattamente dentro di essa; gli altri sei la circoscriveranno, aventi, ciascheduno, come centro, il vertice rispettivo di una delle sue sei punte.

 


- LEZIONE SESTA -

v I Sette Raggi (parte prima) -

 

Guardando, in trasparenza, alla luce della penetrazione esoterica, una qualsiasi forma che ritmi la sua natura nello scenario della nostra terra, a partire dal piccolo fiore alpestre, e da un sasso levigato e profumato di mare, sino al plastico movimento di un corridore, negli stadi potenti, e, più su, a continuare negli strati sociali delle città, divisi in chiaroscuri ambientali, strettamente uniti l'uno all'altro da karma di nascita, e nelle nazioni, viste come entità, o cellule, di un unico vasto campo di esperienze comuni a tutti gli uomini, e proseguendo nei regni che ci attorniano, ai quali siamo legati, comunque, da vitali funzioni unitarie, cioè il minerale, il vegetale, l'animale, e, in alto, sulla scala evolutiva, davanti a noi, quello delle anime, quello planetario e quello solare, tutto è retto e armoniosamente diretto verso un medesimo sintetico scopo finale, ma che verrà raggiunto, solo, attraverso dei definiti, e dagli esoterici conosciuti, metodi di evoluzione; i metodi dei Sette Raggi.

Per poter comprendere il vasto piano manifestato, gradatamente, attraverso dei cicli lunghissimi, da quella che viene chiamata la Fratellanza Bianca, bisogna considerare il nostro sistema solare come una sola Vita, formata, appunto, dall'intreccio di un armonioso numero di altre sue intime evoluzioni. Nello stesso tempo, però, dobbiamo considerare, come abbiamo fatto nelle precedenti lezioni, che la stessa Coscienza Unitaria, di cui ogni altra è un fremito d'amore celeste, è legata, dai "nodi di liberazione", ad altri punti cosmici, da cui la Medesima dipende.

L'evoluzione sul nostro sistema solare si svolge in due determinati rapporti creatori: rapporti che il simbolo della croce sintetizza, molto chiaramente. Il verticale e l'orizzontale. Ciò significa che esiste una lunghezza d'onda nell'Essere, che batte con delle frequenze non percepibili alla mente umana, pulsanti negli eteri cerebrali del suo corpo denso. Questa direzione, la verticale, è la linea che, d'abitudine, seguono le Guide dell'umanità, quale filo di Arianna, per raggiungere i Punti-Luce, che, dall'esterno del nostro sistema solare, imprimono, sul medesimo, le direzioni necessarie, ed il nord occulto verso cui tutte le evoluzioni di regni menzionati, attualmente, tendono. Non ci riferiamo, qui, a delle masse galattiche, o, comunque, a dei corpi celesti pesanti, anche se luminosi, che possono inebriare la visione del poeta, durante una notte stellare. Ci riferiamo a ben determinati Punti-Luce, sintesi di evoluzioni troppo ampie perché l'uomo comune possa comprenderne la natura e che, in ogni caso, hanno talmente sopravanzato in sapere, amore e potere la Vita Solare che ci ospita, da tenerla come discepola, nell'ambito dei valori cosmici. In seguito, vedremo come, in una sintonica fusione di gruppo, la Gerarchia Planetaria si ponga, aprendosi come un fiore, nelle sue componenti singole, in contatto telepatico con i Porti Esterni al nostro sistema, e determini ciò che noi possiamo chiamare l'allineamento recettivo alla biologia planetaria, nelle sue funzioni di membro della Comunità Spaziale.

La seconda direzione che noi dobbiamo analizzare, è la direzione, purtroppo, in cui la massima parte dell'umanità è polarizzata mentalmente: l'orizzontale; il mondo della manifestazione, quale essa si presenta ad un sommario esame esteriore.

Cicli successivi si adeguano uno all'altro, con natura storica, natura peculiare all'uomo (reincarnativa), ecc.; ma, noi dobbiamo considerare che i medesimi si rifanno a degli impulsi extracosmici, i quali penetrano nella struttura spirituale del nostro Pianeta, dopo aver attraversato delle zone spaziali di decrescente intensità vibratoria.

In primo luogo, considereremo che la forza nucleare (da non confondersi con quella dell'atomo), che esiste come cuore dell'intera composizione della vita sulla terra, è composta dalla miscela di sette sintetiche energie, le quali le provengono, in toni e sottotoni, e con una dolcezza che denota chiaramente la musica delle sfere che ne nasce, dai Sette Pianeti Sacri del nostro sistema solare: ognuno dei quali è padrone di caratteristiche peculiari, e originatore del potentissimo influsso che noi chiamiamo: dei Raggi. I Pianeti sono, in ordine di Raggio:

Vulcano (primo Raggio), Giove (secondo Raggio), Saturno (terzo Raggio), Mercurio (quarto Raggio), Venere (quinto Raggio), Nettuno (sesto Raggio), Urano (settimo Raggio).

A loro volta, tali influenze di Raggio, che si occupano attivamente, lo ripetiamo, delle caratteristiche, singole ed universali, di tutte le evoluzioni esistenti sul nostro Pianeta, sono convogliatrici di altre sublimi energie che, in ordine, possiamo enumerare, seguendo una precisa linea di analisi. Ognuno dei Pianeti, secondo un determinato adattamento a delle leggi superiori, è sintonizzato col nostro sistema solare e con gli altri sei sistemi solari, i quali formano i Sette Pianeti di una Vita ancora più profondamente celata dentro il cuore dell'Iside cosmica, che noi stiamo, con amore, osservando. Questa Realtà Unificatrice Extra-cosmica (chiamata, negli antichissimi testi occulti della Gerarchia: Colui che non si deve nominare) è stata percepita, sino ad ora, con un pieno connubio cosciente del proprio io, solo da un piccolo numero di Iniziati di alto rango.

Ogni Pianeta, quindi, porta alla Terra una sintesi di forze che è il sangue vivo di:

a)  il nostro Sole;

b)  altri sei Sistemi Solari;

c)  l'impulso dominante di una eccelsa Vita dietro ai medesimi.

E, ancora, ogni Pianeta, in sintonia al ritmico avvicendarsi degli aspetti astrologici dello Zodiaco, insinua, nella stratificazione verticale ed orizzontale dei suoi impulsi, in seno al Sistema Solare, anche le qualità vive che emanano dalle Costellazioni, appunto, dello Zodiaco. Tre sono, infine, gli ultimi porti da cui il nostro Sistema trae la sua ispirata potenza di Dio celeste. La stella Sirio, di cui la nostra Gerarchia è la continuazione diretta, che invia a noi la totalità delle energie mentali; la costellazione delle Pleiadi, il cui influsso ha uno specifico rapporto con tutte le anime, o corpi causali, indistintamente, degli uomini; ed una delle Stelle dell'Orsa Maggiore, che ha grande sintonia con ciò, invece, che chiamiamo lo Spirito dell'uomo. Detto per inciso, queste tre direzioni sono alcune delle mete che attendono l'Uomo.

Studieremo, a parte, i cerimoniali (che mai hanno subito cambiamenti, nel tempo) che la Confraternita invisibile adotta per serrare i legami divini che ci accostano a simili Potenze Superiori.

Ci basti, per ora, sapere che le energie più immediate, nel loro ultimo sprazzo d'onda, giungono sulla terra, in uno sciabordio continuo, come la risacca del mare sulla spiaggia, dai Sette Pianeti, che tutte le altre sintetizzano. E, non solo, ma una legge ineluttabile guida e sceglie, volta per volta, il Pianeta che debba emergere sugli altri, dando la nota caratteristica a tutta l'evoluzione nel determinato ciclo. Giunge, ora, abbastanza chiaro - se da parte del lettore esiste una tendenza favorevole a voler accogliere, come ipotesi attendibile, tale presentazione sulle origini della vita - la necessità di studiare, in equilibrato insieme di accordi, la scienza dell'astrologia, in unione a quella dei Raggi, ed in unione indissolubile a tutte le altre scienze, vigenti ed attuali nel periodo storico che stiamo vivendo, per poter avere una visione completa ed unitaria, non solo della vita, ma delle funzione che ogni individuo ha, mentre inserisce in essa il proprio minuscolo incastro colorato, come in un grande mosaico.

Desideriamo, inoltre, che allo studente appaia chiaro anche quanto le presenti lezioni siano puramente indicative, nei riguardi di una scienza che, in ogni caso, deve essere approfondita, nei chiaroscuri, in maniera completa ed in piena dedizione d'anima.

Ogni Pianeta si occupa dell'evoluzione, in generale, oltre che del suo specifico settore. Lo studio dei Raggi, in corrispondenza al rapporto che i medesimi hanno col corpo eterico del nostro Pianeta e, quindi, del nostro strumento fisico di manifestazione, conduce l'essere umano a poter padroneggiare, sempre più compiutamente, queste medesime forze universali, imparando a suonare sulla tastiera vivente, incisa lungo la sua colonna vertebrale, e che è l'insieme dei suoi sette chakras, o punti occulti, ognuno dei quali sintonizzato con uno dei Pianeti. Il lavoro dei Sette Logoi Planetari, secondo le linee dei loro colori occulti, e delle loro note musicali singole, compone, così, una sinfonia magica che ha, per frutto, l'intera evoluzione del nostro Pianeta, il quale, insieme ad altri quattro Pianeti, facenti parte del Sistema Solare e chiamati, con Esso non sacri (qui, scienza ed esoterismo non vanno d'accordo), termina il flusso delle forze solari e chiude i confini del circuito, che ha come padre lo Spazio; quello stesso Spazio che il diletto Fratello Gotamo Buddha disse essere origine e fine di ogni cosa: il Nulla. Un Nulla che gli esoteristi sanno essere una immensa Vita individuale; Vita, comunque, con dei suoi limiti definiti. Nessuno, invece, è riuscito a penetrare oltre di essi e dobbiamo, forzatamente, concludere che esistano successivi spazi, ed altri, ed altri. Questo "Spazio" è la radice vera del corpo eterico in cui circola il sangue vivo di vie lattee, galassie, sistemi solari e stellari, di cui il nostro non è che una relativa parte. Ed è la scientifica ragione del fenomeno della telepatia. Cercheremo di delineare, davanti alla mente dello studente, le leggi che strutturano quella scala, immersa e fusa, in alto, nella luce stessa del nostro Re del Mondo, ma di cui l'ultimo piolo è l'uomo medesimo. Questa scala è la scala dell'iniziazione; iniziazione che si svolge dai piani mentali in su, e che la Gerarchia offre come premio a tutti coloro che rispondano al suo richiamo, con la partecipazione diretta allo sforzo angelico della costruzione di tanta opera magnifica.

E per chi abbia orecchie per sentire, queste lezioni sono uno di tali richiami.

- LEZIONE SETTIMA -

v I Sette Raggi (parte seconda)

v I regni dopo la morte

v Il corpo eterico ed i chakras

 

La costruzione di un sistema solare, facendo seguito alle nostre precedenti lezioni, pur basandosi sull'ardente incandescenza di una radice squisitamente assoluta, ricalca, nelle sue successive fasi, delle forme del tutto "tecniche" e conseguenziali. Mano a mano che lo studente di esoterismo, in costante rapporto metafisico con il proprio Maestro di Raggio, si addentra nell'investigazione dei misteri della natura, scopre, appunto, quanto meticolosa sia la mano della Gerarchia nell'applicare queste stesse formule costruttrici, che si legano, poi, alla crescita, pur sempre spontanea, della materia. È la semplice enunciazione del campo d'azione del principio Creativo Originario, dal punto di vista del Sistema Solare e non da quello del Mago Bianco, che noi delineeremo, da ora in poi. E seguiremo il metodo, spiccatamente esoterico, di partire dall'universale, scendere nel particolare, e dare modo all'ultimo di ritornare all'universale.

Ci sono, dunque, sette piani di esistenza, dove la coscienza umana è inserita, mentre segue il naturale suo ritmo quotidiano reincarnativo. Sette piani, che rappresentano il campo d'azione diretta dei Sette Raggi, emananti dai Sette Pianeti Sacri del nostro Sistema Solare, sicché, però, ognuno si occupa del suo settore specifico e, nello stesso tempo, collega le sue attività vitali anche agli altri sei; è da tali piani che la Monade agisce, padroneggiando l'Anima e la personalità . Più avanti, studieremo l'importante funzione vitale dei medesimi e penetreremo, alquanto, nello strato segreto e nei significati più riposti e intimi delle Sublimi e Onnipotenti Coscienze che in Essi risiedono, e, da lì, irrorano, in un silenzio fremente d'amore saggio e di potere creatore, le radici della manifestazione tangibile ed oggettiva. Che rapporti hanno tali piani con la coscienza ordinaria dell'uomo comune? Praticamente, alcuna. Egli è semplicemente oggetto dei formidabili influssi energetici che da loro provengono e ne è schiavo, sino a quando le iniziazioni non lo immetteranno, sempre più profondamente, "faccia a faccia con i successivi aspetti del suo Sè celato"; il quale, in definitiva, è appunto l'agglomerato iridescente e infinito di queste vite, collegate in un susseguentesi allacciarsi di distanze. Possiamo, in primo luogo, dividere questi, che sono degli stati di coscienza superiori, in due meravigliose zone esistenziali: la materiale e l'immateriale. Teniamo, però, sempre, presente il fatto che i diagrammi verbali da noi enunciati riguardano soltanto il punto di vista umano e non, per esempio, gli altri regni della natura (coorti angeliche, ecc.); inoltre, teniamo sempre presente che i sette nuclei di vita sono strettamente collegati, dal punto di vista del nostro Logos Planetario, ai Pianeti Sacri, i quali si uniscono alla Sua Coscienza e, di lì, pervengono alla coscienza dell'uomo, ma solo quando egli sintonizza i punti vitali e nevralgici del suo corpo eterico, con il suo organismo fisico. Nell'esoterismo periferico si è portati a credere che i piani di cui parliamo siano la struttura definitiva e completa del nostro Sistema; noi cogliamo l'occasione per chiarire che i medesimi sono, invece, i sottopiani dell'Ultimo Piano Cosmico, il Fisico Cosmico.

L'uomo non è in sintonia cosciente con gli altri sei globi invisibili che coesistono con la Terra, unico aspetto tangibile e sostanziale di essi. Solo in un caso egli è giunto a vederne, privo dei necessari poteri che gli conferisce l'iniziazione datagli dalla Gerarchia Bianca, un frammento: durante il periodo che intercorre tra le sue incarnazioni. Allora, in un delicatissimo processo, paragonabile all'aprirsi dei petali di una profumata rosa d'anima, egli tocca il vertice dei tre mondi in cui è maggiormente polarizzata la sua coscienza; e, cioè, trascende il mondo fisico e penetra in quello illusorio (creato sin dal tempo di Atlantide e destinato a scomparire nella Settima Razza Madre), chiamato astrale, ma che i Maestri sono soliti nominare "dell'annebbiamento emozionale". Mondo pieno di incanti, di forme, a volte luminosissime, ma, per lo più, gravitanti verso l'ignaro, con allettanti sinuosità, inesplicabili in termini scritti. Ci si può ispirare, per averne l'intuitiva comprensione (non dimenticandoci che, in esso, siamo immersi costantemente, come in una nebbia oppressiva e soffocante, ma visibile) nello studiare le descrizioni che ne avemmo ai banchi di scuola, sullo Stige, sull'Acheronte, sul mondo dell'Ade. I Maestri sono molto parchi nell'inviare i propri nuovi discepoli, privi di una guida, in questo regno, che ha una realtà, anche se transitoria, molto potente. Vogliamo accennare, soltanto, che esistono, al giorno d'oggi, gruppi, sempre in maggior numero, di discepoli, in tutto il mondo, i quali hanno il compito, adoperando speciali formule di potere, e allineati alla luce della loro anima, di dissolvere, occultamente, sotto il controllo della Gerarchia dei Maestri, simile morbosa creazione di sentimenti umani; ma, comunque, di una spiccata realtà, pressoché tangibile.

Superando tale ostacolo, l'uomo ha conosciuto il secondo dei piani superiori, durante il processo della morte: il Piano Mentale. Il quale, a sua volta, costituisce un altro ostacolo, pieno com'è, del corollario orticante delle così chiamate forme-pensiero, per lo più - nel nostro caso e nella fase evolutiva in cui si trova immersa l'umanità - frammentarie e distorte; il mondo invisibile, col quale si sintonizzano, spesso e volentieri, le menti non illuminate dalla luce interiore della gran parte dei pensatori odierni. Lì, essi vengono a contatto con una speciale sostanza-pensiero elettromagnetica, manipolata e rimanipolata dai secoli delle generazioni passate; ed entrandovi in rapporto si rinchiudono in una barriera potente di vecchi pregiudizi, dogmi superati, strettoie mentali, da cui è difficile uscire, senza il comando inflessibile della propria volontà spirituale risvegliata. Giunge il momento in cui, però, il disincorporato, dopo aver attuato il processo che, da millenni, nei testi della Gerarchia Bianca, è chiamato "d'eliminazione", perviene allo svincolo di ogni forma transitoria che lo ratteneva aggregato alla stratificazione immediata delle sensazioni; sia emotive, che mentali inferiori. Egli si trova libero e radioso, vincolato soltanto al globo di luce, strumento, a sua volta, dello spirito che risiede in esso, e chiamato anima. I teosofi lo indicano come, corpo causale, poiché vi sono racchiusi i semi delle cause di vite precedenti, che manifesteranno i loro effetti nella presente incarnazione, e lo stesso diverrà serbatoio di futuri semi, da cui sbocceranno altri effetti; sino a quando, però, tale meraviglioso cesello, frutto di un laborioso faticare sottile dello spirito che lo abitò durante tutto il tempo in cui si manifestò nei tre mondi, come uomo, a sua volta, non verrà distrutto, tramite la quarta iniziazione, chiamata della crocifissione. Allora, il liberato andrà a stabilirsi, ricco di poteri soprannaturali e con pieno diritto, a far parte della Confraternita Creatrice, nei quattro Eteri Cosmici, preludio ad altre forme di beatitudine incomprensibili.

Ma a noi non interessa, ancora, l'argomento. Abbiamo voluto solo accennare che, entrato in contatto con l'anima, dopo il processo naturale della propria morte, meraviglioso unguento che gli esoteristi considerano il profumo stesso della Vita Una, l'uomo raggiunge, coscientemente, il pinnacolo del tempio dei tre mondi: il piano causale. Egli, quindi, conosce solo tre piani, di questi sette che noi abbiamo menzionato, ed è un appuntamento a cui nessuno ha mai mancato; migliaia di volte siamo morti e migliaia di volte ci siamo reincarnati. Pochi spiritualisti che ci leggono non proveranno un richiamo nostalgico che emana dalla descrizione della costante penetrazione che il loro io ha avuto, durante gli intervalli che separano il suo tuffo nella materia, tra incarnazione ed incarnazione. Fa argomento a sè l'enumerare ogni meravigliosa Potenza Angelica, che risiede abitualmente nei tre piani. Vogliamo, comunque, sottolineare due aspetti della questione. Il primo è che, anche se può sembrare, forse, che ci si stia allontanando dal trattare i Sette Raggi in dettaglio, è necessario, comunque, ambientare il campo di azione in cui i medesimi si trovano a far parte di Messaggeri del Divino; il secondo, è che noi ci troviamo ad esprimere, lo ripetiamo, soltanto la struttura del Piano Fisico Cosmico, o l'ultimo dei Sette Piani Cosmici.

Ora, analizzando il corpo fisico umano, frammento che rispecchia in sé le leggi di un più ampio TUTTO, gli occultisti sanno che il medesimo ha sette sfumature graduali di decrescente materialità : è formato da uno strato solido, da uno liquido ed uno gassoso e, finalmente, da quattro gradi di materia invisibile, i quali costituiscono il corpo eterico, che è parte fondamentale in ogni processo di magia naturale. È sul corpo eterico che sono focalizzati quei vortici di forza, deflettori sapienti, quando sono adoperati dal discepolo, dell'energia dei Sette Raggi. È la magistrale padronanza di questi "chakras" che fa di un Adepto della Loggia Bianca la maestosa arca di potere che egli è . È il corpo eterico che collega l'isolata e confinata entità umana, nel palpitante e sconfinato mare del corpo eterico del Pianeta e del corpo eterico del Sole, che sono una semplice Entità .

Nel fare i debiti rapporti, riveliamo che i tre mondi in cui l'uomo è immerso, prima che ne venga liberato dalla quarta Iniziazione, sono il Piano Solido dal punto di vista del Logos Solare, proprio come i tre stati della materia densa lo sono per l'uomo. Ed i rimanenti quattro Piani Cosmici, che interpenetrano e determinano ogni manifestazione emergente nei suddetti tre regni sono, rispetto sempre al Logos Solare, quello che è per l'uomo il corpo eterico. Scopo del Maestro è di dare un metodo occulto al proprio discepolo (comunque, sempre il medesimo da che la Gerarchia tiene le redini dello sviluppo evolutivo del nostro Pianeta), il quale tramuti il piombo del discepolo, cioè i quattro eteri del suo corpo fisico denso, nell'oro purissimo dei quattro eteri cosmici. Ciò comporta, nella manifestazione dei tre mondi, la crescita di un vero Mago Bianco, il quale, senza fronzoli e senza lungaggini di falso misticismo, faccia scorrere, attraverso i trasumanati vortici del suo corpo eterico, ed in modo diretto ed immediato, le forze dei Sette Raggi, che zampillano, fresche e vergini, solo dal Corpo Eterico Cosmico. Processo che, ben presto, lo renderà, a sua volta, Maestro di Saggezza e di Potere.

 


- LEZIONE OTTAVA -

v I Sette Raggi (parte terza)

v Spiegazione della Parola Sacra "AUM"

v Come vennero creati i piani di esistenza solari

v Come furono creati i regni minerale, vegetale, animale, umano

v Dio è uno e trino, hanno, sempre, detto le Sacre Scritture. L'esoterismo aggiunge: e si àncora alla manifestazione concreta ed oggettiva in sette atti definiti, maschere ultime e supreme della sua potenza interiore.

 

Questo mistero è accuratamente proposto, sotto forma di simboli, da parte di tutte le religioni, sia orientali che occidentali, al credente ed allo studioso, fino ai giorni nostri, e, per comprenderne l'enigma, affermiamo, in modo franco ed immediato, che occorre, ancora una volta, chiedere aiuto alla conoscenza che gli Adepti e la Fratellanza Bianca posseggono sull'origine magica della creazione dei mondi e sul rapporto vivo ed immanente che intercorre tra il macrocosmo ed il microcosmo, e che dei due fa uno.

Ma, teniamo a ricordare che ogni lezione del trattato che leggete è legata alla precedente ed alla successiva, in maniera molto stretta; lo studente consideri, quindi, che essendo, ora, noi entrati nella spiegazione del tutto "tecnica" e precisa sulla magistica primordiale creativa, non possiamo tornare a ripetere i significati profondi, e puramente astratti, dell'infinita natura dell'Uno, in tre persone ed in sette derivati magici. Ciò fa parte della precedente dissertazione. Ad essa rimandiamo lo studente, prima che egli possa comprendere tutta la stretta logicità dall'attuale esposizione e soddisfare il suo animo che brama dall'attingere a dati metafisici.

Ogni Pianeta è simbolo di una qualità assoluta, latente nell'universo. Qualità che sono, di norma, chiamate idee archetipe. Schiave dell'immanifesto, rendono schiavi i mondo conosciuti, sino a quando gli ultimi non liberano ciò che esse rappresentano, e loro medesimi, con l'atto preciso d'emergere nella materia. Helena Petrowna Blavatsky afferma, nel sesto ed ultimo volume della sua Dottrina Segreta, che il nostro Logos Planetario, immerso in meditazione profonda e divina per l'intero ciclo dei Suoi cento anni (trecentoundici bilioni e quaranta miliardi di anni umani) contempla qualsiasi fatto, dai più grandi ai più piccini, che si oggettiverà in quel periodo, e gliene permette, di conseguenza, la suddetta manifestazione. Egli è il Dio del nostro Pianeta, e, come ogni altro Dio Planetario, vigila e possiede lo scrigno dei disegni intimi del Logos Solare, per quanto concerne il Suo ciclo individuale. A noi non interessa parlare della Terra, con gli altri quattro Pianeti, cosi detti non sacri, del Sistema Solare (Marte: VI Raggio; Plutone: I Raggio; Terra: III Raggio; Sole e Luna, che velano due pianeti occulti). Analizziamo, invece, la natura dei Sette Pianeti Sacri e consideriamo che essa è talmente alta ed inconcepibile alla mediocre mente umana, che il più comune degli sbagli compiuti dagli studiosi in esoterismo diviene il camuffarli grottescamente in giganteschi uomini, una specie di Molock dei cieli. Essi sono una vibrazione, essi sono una impressione sempre più sottile, essi sono rappresentanti di quel nulla che indicò Gotamo Buddha, in antitesi al tutto materialistico che circonda, ancora, l'uomo. Solo facendosi divini in ogni atomo della nostra stessa carne potremo percepire l'inebriante profumo che, pur se della più sottile specie, ha la capacità di sorreggere, ora, in piena manifestazione, tangibile e completa, il foglio del trattato su cui leggete quanto scriviamo.

Non appartengono, quali semplici principi di vita eterna, solo al Sistema Solare, ma ci portano l'eco di campi sempre più lontani, in cui sfumano i contorni individuali del nostro Logos.

- Vulcano (Primo Raggio o della Volontà ): messaggero della volontà amorevole. L'originario. L'uomo di Primo Raggio, pervaso solo da Forza Pura, tende ad acquistare possesso della sua sacra eredità, in modo indiscutibile, con solo coraggio, attingendo alle stesse radici della vita. Ogni grande conquista della storia appartiene ad individualità di questo genere.

- Giove (Secondo Raggio o dell'Amore-Saggezza): amore magnetico, desiderio, attrazione inspiegabile verso ciò che è dolce, spontaneo. Saggezza, in contrapposizione alla frattura immediata d'un atto violento.

- Saturno (Terzo Raggio o dell'Intelligenza Attiva): equilibrio, adattamento tra i poli degli opposti, ragion pura; adattabilità a qualsiasi dissonanza ambientale. Lo si comprende appieno contemplando il fiore chiamato stella alpina, che si apre, con le radici, la strada, tra le rocce, sormontando ogni difficoltà. Gli individui, sotto l'influsso del Terzo Raggio, superano ogni difficoltà, proprio come le radici di questo fiore, alla ricerca di linfa vitale, si attorcono nella dura pietra.

- Mercurio (Quarto Raggio o dell'Armonia e della Bellezza): l'artista; se, per artista, consideriamo colui che possiede la formula matematica e geometrica per racchiudere, in circolo chiuso, la bellezza, prerogativa di ogni cosa in natura. Solo questo raggio dona compiutamente tale capacità .

- Venere (Quinto Raggio o della Scienza): l'uomo di scienza. La ricerca del dettaglio. L'andare verso l'incastro del mosaico. L'accuratezza. Il minimum.

- Nettuno (Sesto Raggio o della Devozione): la devozione inflessibile verso gli eterni ideali. La capacità di identificare l'Assoluto, nello stretto relativo, sia, esso, una forma umana, un amore; sia, esso, il medesimo panteismo.


 

- Urano (Settimo Raggio o della Magia): l'atto finale della creazione. L'ultimo guizzo che rende l'onda completa. Il mago; la capacità di rendere definitiva e materiale, l'omogenea e spirituale struttura delle forme.

Ecco, in breve, dallo stretto punto di vista umano, l'analisi dei Sette Raggi. Essi presentano una loro inerente dualità . Colui che, come i Maestri di Saggezza, è riuscito ad identificarsi con la linfa squisita che, fiori divini nel campo del Signore, s'innerva nei loro steli, ne manifesta le qualità, or ora, menzionate. Chi sta inerpicandosi verso di loro, ne deformerà l'immacolato candore, mostrando i così detti "difetti di Raggio", e cioè :

 

Primo Raggio:

imposizione dell'autorità, messianesimo politico, violenza, cristallizzazione mentale

Secondo Raggio:

emotività instabile, patologia affettiva, eccesso nel dare, soffocamento sentimentale nei riguardi di coloro cui si è legati intimamente

Terzo Raggio:

diplomazia ipocrita, untuosità, solitudine accentuata, onanismo;

Quarto Raggio:

amore della polemica, complesso dell'artista incompreso, devitalizzazione, nella ricerca disordinata della fondamentale armonia delle cose;

Quinto Raggio:

egoismo, derivato dal distacco illusorio dal tutto,per isolarsi, volontariamente, nel proprio ego; eccesso di dettagli, criticismo innaturale;

Sesto Raggio:

fanatismo politico, religioso, intellettuale. Gli inquisitori medioevali; i discepoli, ai primi passi sul sentiero;

Settimo Raggio:

magia nera, amore per ciò che di torbido esiste nella letteratura misteriosofica, pratiche di cosiddetta magia sessuale. Complesso dei "corridoi sotterranei".

 

Tutti gli uomini sono legati, per sempre, a una di queste linee, e si dividono in sette gruppi. Comunque, prima di arrivare alla definitiva scoperta del proprio Raggio Monadico, essi debbono, gradualmente, con l'aiuto del proprio Maestro di Raggio, stabilire e, quindi, non esserne più dominati, gli altri cinque "Raggi sottostanti"; cioè, a quale appartenga il proprio corpo fisico, quello del corpo astrale, quello del mentale concreto, quella della personalità, e quello dell'Anima o del corpo causale. Le prime tre Iniziazioni gli fanno conoscere i primi quattro Raggi; la quarta gli fa conoscere il Raggio dell'Anima ed intuire quello monadico, eterno. Ogni uomo cambia, ad ogni vita, Raggio dei tre corpi; con una certa continuità, tra le vite, quello della personalità ; conserva - ma con le dovute eccezioni - per tutto il ciclo reincarnativo, come Anima, il Raggio del corpo causale. E, per sempre, ripetiamo, il monadico.

Torniamo a suggerire lo studio del "Trattato dei Sette Raggi", di Alice Bailey, per gli incalcolabili benefici che ne deriverebbero allo studente, e non soltanto di carattere puramente intellettuale. Lo studio dei Sette Raggi Fondamentali, oltre che sconfinare nella investigazione dei cicli storici passati e futuri, sotto la Signoria dei Medesimi, dà la possibilità di conoscere, razionalmente e sanamente, quella via chiamata del "fuoco interno", o di kundalini, che riguarda il metodo di risvegliare i poteri occulti del discepolo, e farne un Adepto. Lo studio dei Raggi permette al discepolo di elevare le energie, da sotto il diaframma, sino al punto centrale sulla testa, chiamato chakra eterico brahmarandra, in connessione con la glandola pineale. Ciò, lo libera dalla carreggiata comune degli influssi astrologici (che guidano i destini di coloro, i quali sono polarizzati, nelle proprie essenze vitali, in quelle forze occulte, vibranti, appunto, sotto il diaframma) e lo pone sotto la limpida "impressione" dei Sette Pianeti Sacri. Fino a quando il discepolo, divenuto iniziato, in una progressione sempre più ampia, collaborerà nel lavoro di mago bianco, in modo cosciente e diretto, con gli Dei del nostro Sistema Solare.

 


- LEZIONE NONA -

v I sette Raggi (parte quarta)

 

La sacra parola AUM, vocabolo concesso dalla Gerarchia Bianca all'attuale quinta razza madre, come alla quarta venne permesso l'uso della dimenticata parola TAU, contiene il segreto della trinità divina. Tale vocabolo è adoperato, da millenni, in oriente e, da circa un secolo, nei circoli esoterici occidentali.

AUM (OM) è, secondo la tradizione esoterica, la parola di potere che la Vita Eccelsa, da cui dipende, gerarchicamente, il nostro Logos Solare, dette al Medesimo, in eredità divina, prima che Egli iniziasse la costruzione del presente sistema. E, qui, non possiamo fare a meno di sottolineare la vitale importanza, nelle scienze occulte, del simbolo; il quale, volta per volta, è rappresentanza pura d'una realtà infinita, ed è, anche, questa stessa realtà . Negli archivi della Fratellanza Bianca esistono fogli con pochi segni specifici (da alcuni dei quali fu tratta buona parte della Dottrina Segreta); gli Iniziati, già chiaroveggenti e con lo sviluppo dell'intuizione spirituale, sfiorandone con le dita d'animo la superficie, producono lo "scoccare della scintilla", che rivela l'immenso bagaglio di nozioni contenute in quei pochi segni geroglifici.

Anche nel nostro caso si tratta della medesima questione. AUM è simbolo; ma, anche, realtà indiscutibile. E non ci peritiamo di affermare che, per poterne comprendere, a fondo, la natura ed avere possesso delle forze inesplicabili a labbra umane che da esso derivano, dovremo - cosa impossibile - parlare del valore magico, sia della parola, sia del colore, sia del suono.

- "... in principio era il Verbo". E, aggiungiamo noi, continua, tuttora, a vibrare; poiché, se Dio cessasse dal sostenere la creazione, per un solo attimo, essa tornerebbe nel buio dell'increazione assoluta. AUM è questo Verbo, ed ogni cultore d'esoterismo farebbe bene a considerare che egli, mentre pronuncia la Sacra Parola, ripete, nel minimum, l'Atto Creativo Originario; sta a lui studiare - e v'è modo di farlo - la coerente e completa struttura di tale potere.

AUM è composto di tre lettere:

"A": - Primo Raggio, fuoco, aspetto distruttore del divino; polo mascolino, padre, spirito, volontà ; colore occulto: rosso

"U": - Secondo Raggio, Cristo, Figlio, anima, amore vitale e rigeneratore, coscienza, aspetto costruttore, polo femminino; colore occulto: bleu;

"M": - Terzo Raggio, rapporto tra i due precedenti aspetti, Spirito Santo, intelligenza attiva cosmica, postulatore delle basi materiali dell'universo, polo androgino;colore occulto: verde.

Più semplicemente: i tre Logoi, i tre aspetti dell'assoluto; Padre, Figliolo, Spirito Santo. Se, quindi, teniamo presente che la creazione del sistema solare non si risolvette in un Principio Creatore, ma si estende, ancora, sia nelle particole del medesimo, che nella generalità, comprenderemo quale importanza abbia questa Sacra Parola (leggila alla francese: AUM = OM), per chi la pronunci, con piena comprensione del problema.

Rifacciamoci alla lezione settima e consideriamo quanto i sette piani di esistenza, solitamente conosciuti e investigati dagli studiosi, siano i sette sottopiani del Piano Fisico Cosmico.Il Terzo Raggio, o Terzo Logos, con il vibrare della lettera magica "M", geometrizzò sull'etere fondamentale che costituiva e costituisce la sottostante linea magnetica in cui poggiano le esistenze di questo settimo regno, e, in una lunghissima progressione, inquadrò, nell'attuale tempo e spazio, in manifestazione oggettiva, le medesime. Conferì gli specifici poteri ai Sette Arcangeli davanti alla Soglia, i Sette Logoi Planetari, ognuno dei quali si occupò e si occupa della reggenza di uno dei Piani. Suddivise questi, singolarmente, in sette parti, determinando così i 49 sottopiani del Piano Fisico Cosmico. Appare il sistema solare, con le sue leggi in atto, con il Proposito appena baluginato, tangibile, visibile. Mancava, però, la vita; quella spirituale, quella interiore.

Fu il Secondo Raggio a provvedere alla bisogna. Progressivamente, dalle sfere superiori, con il suono "U", la linfa dell'Immensa Quercia raggiunse le radici della manifestazione; i tre regni, cosiddetti elementali, vennero a vivificare il piano causale, ove risiedono, ora, gli ego; il piano mentale, ove gli ego danno forma intellegibile alle loro astrazioni pure; il piano astrale (nel suo aspetto divino), ove l'uomo, come entità ricca di sentimento e di emozione, si manifesta. La Seconda Emanazione, in graduale crescendo, arricchì di coscienza e fece, quindi, pienamente manifestare il mondo minerale, quello vegetale, quello animale. Ad Essa appartengono, anche, il regno umano ed il regno spirituale. Sino all'epoca lemurica, dai 21 milioni ai 15 milioni e mezzo di anni fa, l'uomo, pur se ricco del corredo di un corpo fisico, di un corpo delle emozioni, di un corpo mentale concreto sviluppato, mancava di una vera e propria anima, che gli sarebbe stata data, tramite il sacrificio dei Signori di Venere (il nucleo della Gerarchia Planetaria), e l'intervento diretto del Primo Logos. L'essenza vitale, come dice uno dei Maestri, si "immetallizzò " nel mondo minerale, determinando la nascita e l'ordinamento delle anime-gruppo minerali e polarizzandone l'attenzione evolutiva, sin da allora, sul piano eterico, sì che, alla fine di lunghi cicli, tramite l'attrito continuo sugli atomi ultimi, costituenti la base organica del primo e più alto strato eterico fisico-denso, se ne estrassero dei campioni-sintesi, da far defluire nella successiva incarnazione alla minerale: la vegetale. Qui, l'attenzione dell'essenza vitale, fu rivolta, come tuttora, alla vibrazione astrale, alla sensazione. Gli atomi ultimi eterici, provenienti dal regno inferiore, si unirono ai campioni degli atomi ultimi astrali, che avevano resistito alla pressione iniziatoria nel regno vegetale. Anche in questo regno esistono le cosiddette anime-gruppo: le quali sono, alla fin fine, per non dilungarci in spiegazioni esoteriche, le famiglie, le specie desumibili dai trattati botanici. Tali due atomi ultimi, condotti dall'essenza vitale, o monadica, che aleggiava su di loro, nello sfondo della Prima Emanazione, si innestarono nel regno animale, che, come gli occultisti sanno, non possiede una individualità singola autoconsapevole del futuro, nei singoli elementi che lo compongono. Gli animali posseggono corpo, desiderio ed un barlume di intelligenza concreta. Essi si dividono in "zone separative", che racchiudono, ognuna, svariatissimi elementi. E vediamo le razze, i tipi, i sottotipi. Fino ad arrivare agli animali domestici, che sono l'anello di congiunzione diretto tra l'uomo, loro futuro regno, e gli animali feroci. In tale campo, la Prima Emanazione attese che gli atomi ultimi, o i più rarefatti elementi del corpo mentale concreto, meta di sviluppo degli animali, subissero la massima evoluzione. Un'enorme spinta a tale processo fu data, lo ripetiamo, durante l'epoca lemurica, dall'influsso magnetico proveniente dalle Potenti Individualità Venusiane, inseritesi nell'aura della nostra terra. In un ritmo continuativo, le anime-gruppo animali furono suddivise, singolarizzate, fino a quando si pervenne ad una soddisfacente moltitudine di esseri, i quali possedevano quei tre atomi ultimi (uno eterico, uno astrale, uno mentale concreto), sincronizzati in modo definito tra di loro, tanto da offrire agli Angeli Solari in attesa un soddisfacente piedistallo alla volontà del loro spirito di incarnarsi. Entrò in manifestazione il Primo Raggio; la lettera magica "A" venne fatta vibrare, e l'uomo-animale, invece di tornare a diluirsi, alla sua morte, nell'"anima gruppo" rispettiva, arricchendo la comune esperienza degli elementi singoli che la componevano, con la sua, rimase in attesa dell'individualizzazione.

La trattazione esoterica riporta che esistono sessanta miliardi di Monadi; Esse risiedono, per la stragrande maggioranza, nel secondo, a cominciare dall'alto, dei sette mondi conosciuti. Tre miliardi e mezzo circa, ora, si trovano in attività reincarnativa sulla terra. Per giungere in sintonia cosciente con il piano della subiettività, o dei tre mondi della manifestazione (l'eterico-denso, l'astrale, il mentale concreto), le Monadi, con l'aiuto diretto delle coorti angeliche, ripeterono, nel minimum, la Grande Opera Magica del loro Genitore Divino. Una in essenza, la Monade, o Spirito, manifesta il Suo Raggio di Volontà pura e si impadronisce di un atomo ultimo del piano a sè sottostante: il terzo - a cominciare dall'alto; manifesta l'aspetto amore, o desiderio, e si impadronisce dell'atomo ultimo del secondo piano a sè sottostante; manifesta l'aspetto di intelligenza attiva e si fissa alla parte superiore del piano mentale, il quinto dall'alto, cioè il piano causale, impadronendosi di uno di quegli atomi ultimi e, così, creando, a sua volta, una triade di atomi ultimi, proprio come fece l'uomo animale, giù, durante tutta l'epoca del suo laborioso faticare. Questi due aspetti del Divino, si intende, sono guidati, per l'intera loro attività, dal corollario delle Potenze Angeliche. Ecco quindi, riunite e frementi, in attesa di congiungersi, la Triade Superiore e la Triade Inferiore.

La Monade ha scelto, quindi, il suo veicolo; ha seguito questi atomi specifici, e solo questi, sino a quando, riuniti in un ambulacro vivente di animale intelligente, non attendono altro che l'innesto della vita superiore. E l'individualizzazione avviene, sul piano mentale. Ecco la ragione per la quale i Signori di Venere, i Capi della Gerarchia, a cui gli stessi Maestri obbediscono, sono chiamati, anche, nella vasta letteratura persiana, indiana e di tutte le religioni storiche: "i Signori del Mentale". Rifacendoci ad un esempio molto famigliare agli esperti in elettricità, quando due fili scoperti si uniscono provocano una zona di confluenza di due energie: un corto circuito. La Monade (seguendo lo stesso processo che si ripeterà quando la porta della individualizzazione del regno animale sarà riaperta) "aleggiando" sull'uomo animale prescelto, unì l'atomo ultimo del suo terzo aspetto (piano causale: il più basso, dal suo punto di vista) con l'atomo ultimo del suo primo aspetto di quello (piano mentale concreto: il più alto, dal secondo punto di vista) e il contatto provocò il corto circuito. E tale zona magnetica creata è chiamata l'anima, il corpo causale.

Le tre emanazioni proseguono, tuttora, il loro Lavoro Superiore; ma, con la creazione dell'uomo, all'epoca lemurica, fu raggiunta la massima sublimazione della qualità divina del nostro Logos. Sta all'uomo, adesso, con il processo dell'iniziazione, riunirsi al Padre, le cui vibrazioni eterne, come le onde di un laghetto increspato da brezza sottile, sono le Monadi, indistruttibili; forma stessa di quella Divinità Planetaria da cui derivano. Tale porta iniziatoria fu aperta, dal Re del Mondo, alla metà dell'epoca atlantidea e verrà richiusa alla prossima ronda planetaria. Venne, in quell'esatto istante, serrata, per lungo tempo ancora e salvo poche eccezioni, la porta di individualizzazione degli animali.

 


- LEZIONE DECIMA -

v I Sette Raggi (parte ultima)

v Il corpo eterico planetario ed umano: leggi fondamentali

v Il prana, o essenza universale universa

v I chakras, o centri energetici umani

 

Tralasciamo volutamente, nella presente lezione, di estendere lo studio del vasto campo d'azione che i Sette Raggi hanno, riguardo al nostro pianeta. Tratteremo soltanto del loro rapporto con il corpo eterico umano. In proposito, riteniamo opportuno riportare la frase che un Adepto scrive, in uno dei suoi scritti: "I Maestri si stupiscono del fatto che i discepoli e gli aspiranti ed anche gli iniziati di un grado inferiore prestino la loro attenzione, lungamente, accentuata, ed i loro studi, sul corpo astrale, e, financo, sul corpo causale, nei loro rispettivi piani. Ma dimentichino di studiare il corpo eterico".

E noi chiariamo il perché : in primo luogo, e lo abbiamo già visto precedentemente, essi sono, con il regno della vita oggettiva, i cosiddetti tre mondi ove si svolge l'esperienza ancora infantile della reincarnazione; e, a tutti gli effetti, sia tecnico-esoterici, che moralistici, il regno della vera Materia. Mentre, invece, il corpo eterico dell'uomo, frammento del corpo eterico planetario e solare, lo collega, direttamente, superando i tre inferiori, ai quattro campi superiori Eterico-Cosmici, dei sette, sino ad ora, da noi analizzati. Questi quattro piani collegano l'uomo, a loro volta, ai primi quattro Divini Piani Cosmici. Si tratta, alla fin fine, di saltare la pozzanghera, senza inzaccherarsi i calzoni. La letteratura esoterica passata ha non soltanto trascurato il corpo eterico, riempiendo volumi sulle esperienze nei tre mondi (cosa importante, ma non essenziale), ma ha investigato la natura dei colori occulti e dei punti nevralgici del corpo eterico, con puro spirito contemplativo, senza penetrarne la praticissima utilità, ai fini del raggiungere la meta per cui esso fu veramente creato.

I tre stati della materia che la scienza conosce (solido, liquido, gassoso), e che compongono l'aggregato di tutte le basi sperimentali nei laboratori di chimica, di fisica, di medicina, preludono a qualche cosa di energetico, che sottostà ad essi. La medesima struttura atomica, al giorno d'oggi, non è provata praticamente, e ciò perché l'apparecchiatura strumentologica non è capace di fissare, alla luce del tempo e dello spazio soliti, l'immensamente piccolo atomo, con i suoi protoni, neutroni ed elettroni. Sono la deduzione teorica e le tracce atomiche che permettono allo scienziato di pervenire ai nuclei più rarefatti che compongono la materia. Comunque, già, agli occhi di qualche studioso intuitivo sta affiorando la realtà di un campo invisibile, ma coordinato in regole e in leggi anch'esso, il quale non già derivi, come nebbia dalla palude, dall'attività spontanea dei tre stati della materia, ma li condizioni e li generi, in modo ineluttabile. È profezia dei Maestri che, sin dalla fine del secolo presente, si comincerà a conoscere il piano eterico, riguardo al quale non sono stati coniati neppure nuovi vocaboli d'identificazione. Quindi, preghiamo lo studente di accettare ciò che diremo come ipotesi attendibile, fino a quando egli medesimo non perverrà a scoprirlo di persona.

 

- CORPO ETERICO -

- Leggi fondamentali -

Ogni particella dell'aspetto solido, liquido, gassoso, visti come tutt'uno, è galvanizzata, condotta, sorretta da una corrispondente massa invisibile di energia sottostante, più elastica e, perciò, più adatta a costituirne il sottostrato vitale; l'insieme di queste masse è il corpo eterico planetario. Esso si divide in quattro gradi di rarefazione progressiva, tanto che, sia il fiore, che la montagna, che ogni altro postulato tangibile del Pianeta, possiede il suo corpo eterico, il quale è unico ed indissolubile, per tutte le componenti del creato.

Iniziamo a studiare, dal punto di vista umano, tale organismo sottilissimo e vitale.

Ad occhio del chiaroveggente, l'uomo appare "inguantato" da una luce fosforescente, che si staglia a circa cinque centimetri dalla sua pelle; ma, in ogni caso, lo interpreta, integralmente, sino alle più intime sfumature dell'apparato visibile (luce da non confondersi con l'"aura" luminosa degli altri organismi invisibili). In ordine ritmico, sul corpo eterico sono posti settantasette punti nevralgici di energia fremente, esattamente là, ove l'energia del più vasto blocco planetario vi si unisce, per determinare le funzioni vitali alla biologia organica. La più o meno avanzata evoluzione dell'uomo fa sì che i suddetti vortici (o chakras, in linguaggio indiano), siano sopiti, appena risvegliati o, addirittura splendenti; quindi, portatori dei relativi poteri occulti innati, che da essi derivano. Vi sono 49 chakras inferiori, 21 minori e 7 maggiori. Di questi ultimi, noi ci occuperemo, poiché gli altri riguardano unicamente chi si voglia specializzare nel ramo. Sono, difatti, il retaggio evolutivo che noi conserviamo, frutto dell'esperienza del sistema solare passato. Cinque di essi sono visibili, a due pollici di distanza, lungo la spina dorsale di ognuno di noi; tre, si trovano nella testa.

Come il cervello è diviso in diverse zone di comando, le quali si occupano di una determinata e differente funzione essenziale, nei riguardi dell'intero apparato nervoso dell'individuo, tanto che abbiamo la zona dell'appetito, l'erotogena, l'intellettuale, e così via, e tanto che, se ne lediamo una, cesserà la fame, la sete, si perverrà all'idiozia, così i sette punti occulti, alla media umanità, sono legati ad altrettante funzioni ghiandolari dell'individuo.

Il corpo eterico si divide in tre parti: l'involucro propriamente detto, la sua composizione di milioni e milioni di segmenti energetici (chiamati "nadis", o condotti vitali, dall'antichissima letteratura indiana) e l'essenza vitale che scorre attraverso di esso, aroma sostanziale dell'ampio TUTTO. I cultori riconosceranno in questa essenza vitale il "prana", che tanta importanza ha nella scienza della respirazione indiana. Dal punto di vita biologico, il corpo eterico, propriamente detto, ha la sua materializzazione nell'organicità inerte dell'uomo; i nadis, si oggettivano nella meravigliosa complessità del sistema nervoso; il prana ha la sua corrispondenza materiale nella corrente sanguigna.

Leggendo la descrizione di tali apparati, maggiormente per quanto si riferisce ai chakras, molta luce verrà fatta nella mente dello studente che si interessi dei vari metodi di guarigione esoterica, quali, ad esempio, l'agopuntura cinese.

Chi abbia una certa esperienza in medicina sa quanto il sistema glandolare sia importante allo sviluppo dell'individuo, in seno alla società . Non solo la salute fisica dipende da un armonioso sistema endocrino, ma, anche, la psichica e la morale.

Ora, ognuno dei sette maggiori punti nevralgici occulti si manifesta e si esprime, materialmente, attraverso una delle ghiandole più importanti. E, dalla ghiandola, estende la sua nota dominante a tutto l'insieme degli organi che quella comanda. Il rapporto tra il chakra e i tre corpi sottili dell'uomo, in più o meno sintonica fusione con l'anima, influenza i liquidi ormonici (secrezione glandolare), i quali, attraverso il sangue, raggiungono il sistema nervoso e l'organico, permettendo all'uomo di manifestarsi nel mondo, sia come genio, sia come idiota. Elena Petrowna Blavatsky dice, a proposito, che la differenza tra un uomo dell'età della pietra e tra un Maestro di Saggezza - se consideriamo, anche, le causali di profondo ordine metafisico - stanno, tutte, nel loro diverso sistema endocrino.

Ma, non dimentichiamoci dei rapporti strettamente occulti che l'individuo può ottenere quando egli è padrone di tale magica conoscenza del campo; non solo frutti, quindi, di carattere puramente fisiologico. La piena coscienza dell'esistenza del proprio Maestro di Raggio la si ottiene, ad esempio, risvegliando i centri superiori al diaframma e "trattando" uno specifico di essi.

-    Il Primo Raggio, fluente da Vulcano, si ancora nel centro alla sommità del capo, materializzato, pochi centimetri in basso, nella glandola pineale. La Monade, attraverso il sutratma, o filo di vita, distribuisce le sue energie da questo punto; e tutto il sistema nervoso centrale dipende dallo stesso rapporto.

 

-    Giove, col suo influsso di Secondo Raggio, si àncora nell'atomo ultimo, racchiuso nel centro tra le scapole, o del cuore, il quale ha la sua corrispondenza fisica nella glandola timo. Tutta la zona toracica dipende da essa,, ma anche, e principalmente, l'intera circolazione sanguigna.

 

-    Saturno, il Terzo Raggio, domina l'uomo attraverso il centro posto dietro la gola, e penetra nella sua struttura biologica dalla ghiandola tiroidea, con riflesso sulla trachea e sui bronchi.

 

-    Questi sono i tre centri maggiori, tra tutti. E vengono risvegliati (prima il cuore, poi la gola, poi la testa) alle tre prime iniziazioni date dalla Gerarchia Bianca; ciò, conferisce all'iniziato un rapporto cosciente con la Gerarchia (centro del cuore del Logos Planetario); con l'Umanità, in senso lato e spirituale (centro della gola del Logos Planetario); e con le individualità Divine di Shamballa e Massime Autorità della stessa Gerarchia (centro della testa del Logos Planetario).

 

-    Mercurio, Quarto Raggio, il cui potere irrefrenabile perviene all'uomo direttamente al centro posto alla base della spina dorsale, lì, dove giace (sonnecchiante e avvolto nelle sue spire) il fuoco occulto chiamato "kundalini" e che, trasformato da serpente che striscia nella polvere, in serpente che erge il capo, verso la luce della conoscenza, fa, del semplice uomo, un Adepto Bianco, quando egli lo abbia, in progressione ritmica, fatto salire, simbolicamente, sul capo, e trasformata la sua natura inferiore in superiore. Questo chakra si materializza nelle sue glandole surrenali.

 

-    Venere, Quinto Raggio. Il chakra corrispondente è posto tra le due sopracciglia (ecco, svelato il perché gli indiani di classe aristocratica, in quell'esatto punto, tracciano un segno a matita). L'ipofisi è la glandola che ne fa fluire le energie sul piano fisico.

 

-    Nettuno, Sesto Raggio. Questo chakra, chiamato plesso solare, è posto lungo la spina dorsale, quasi a mezza strada di essa. È l'unico che separi le forze sotto il diaframma, da quelle superiori. E il corpo astrale trova sbocco diretto, nelle sue essenze vitali, da questo "foro d'uscita". La glandola corrispondente è il pancreas e gli organi ad essa legati sono lo stomaco, il fegato, l'apparato intestinale.

 

-    Urano, Settimo Raggio. Il chakra corrispondente è collocato sulla colonna vertebrale eterica, all'altezza dei lombi e si riflette nelle glandole genitali, occupandosi della natura sessuale dell'uomo.

 

 

V'è un ulteriore punto occulto, tra gli importanti, che, però, costituisce il ricettacolo dall'esterno e il diramatore agli altri di tutta l'energia che galvanizza il corpo eterico. Esso è posto all'altezza della milza, ed è chiamato centro splenico.

Per finire, indichiamo il chakra della medulla (quel tratto di midollo spinale che collega lo spazio tra la prima vertebra superiore ed il cervello), che viene chiamato la "Bocca dell'Energia" per il rapporto che ha con le Forze Universali. Si trova all'altezza della prima vertebra superiore, appena sotto il chakra della gola.

Annotiamo un particolare che, solitamente, viene trascurato dallo studioso. Sia nelle meditazioni che abbiano per oggetto la visualizzazione dei chakras, sia nell'adoperare la Sostanza Cosmica che riverbera in essi, è utile sapere che ogni sforzo, in tal senso, viene, inizialmente, fatto su di una parte del corpo eterico che non è il chakra specifico, ma il suo rivestimento e la sua protezione. Difatti, il corpo eterico separa l'uomo "denso" dai piani sottili che esistono, a partire da quello astrale. E si avvale, in ciò, di un particolare tipo di sostanza, costituita da un fitto agglomerato di atomi ultimi eterici, misto a gas sottili. Tale "rete" è chiamata: "atomico-eterica". Essa non si limita a proteggere l'organismo magnetico-denso dell'uomo, in senso generale, dai Piani Superiori (che, quando non sono percepiti e adoperati, in modo lineare, divengono pericolosi), ma, separa chakra da chakra, con linee costituite in maniera molto armoniosa, sì che, per impadronirsi compiutamente delle facoltà di un chakra, bisogna distruggere tale involucro. Spesso gli studiosi confondono la rete atomico-eterica, e le sensazioni peculiari che essa dà al contatto elettrico della propria volontà, con i chakras. Sottile è la distinzione tra il chakra ed il suo rivestimento protettivo-eterico, ed è necessario che le proprie facoltà risvegliate sappiano farla. A ciò, si perverrà con la pratica e con la prudenza.

La nostra, purtroppo, limitata descrizione non sarebbe completa se non aggiungessimo due particolari. Cioè, che allo studente non sfugga la possibilità di intuire quanto immenso sia tale campo di ricerca, il quale assomma in sè i presenti argomenti: iniziazione, guarigione esoterica, astrologia esoterica, telepatia, struttura della Gerarchia Occulta Solare, in rapporto al Pianeta ed all'innesto che la medesima Gerarchia può avere nell'organicità viva di ogni anima; rapporto metafisico con il proprio Maestro di Raggio; liberazione dal giogo reincarnativo. Possiamo paragonare l'uomo ad una piccola centrale telefonica, in cui sono allacciati degli spinotti di collegamento. Se egli fa ascendere le energie vitali, da sotto il suo diaframma, e le "aggancia" e quelle sopra il diaframma, in fase graduale, perverrà alle iniziazioni ed alla beatitudine inesprimibile che circonda i Maestri. Le essenze del chakra lombare (o sessuali) debbono essere fatte defluire nel chakra della gola. E il sesso, quale è comunemente conosciuto (problema, a volte, molto acuto per gli aspiranti discepoli) verrà trasformato in radianza artistica e fuoco estetico; quelle del plesso solare, che, quando sono le più vitali, rendono l'individuo polarizzato nella propria instabile emotività e nel proprio egoismo oscuro, dovranno venir fatte assurgere al centro del cuore, ed, ivi, stabilizzate. La coscienza singola si trasformerà, allora, in coscienza di gruppo. L'amore personale, in amore universale. E le energie alla base della spina dorsale, da quel centro, al centro della testa; e trasformeranno l'uomo, puramente materiale, in gigante spirituale; ove, per spirituale, intendiamo Adepto e Padrone delle forze nei tre mondi.

 


NOTA AGGIUNTA

 

Diamo l'elenco, per pura conoscenza dello studente, dei 21 centri minori. Con i 49 centri, ancora più piccoli, ed i 7 maggiori si raggiunge la cifra perfetta del numero 77.

Rammentiamo che ogni centro è in diretto rapporto con una Gerarchia Occulta dei Poteri. I centri inferiori si riassommano nei minori; questi, nei maggiori; ed i maggiori, nel chakra brahmaranda, alla sommità del capo. Poiché esistono poteri occulti dell'involuzione e dell'evoluzione, l'esoterismo avvisa lo studente di non adoperare, nei suoi esperimenti sui chakras, quelli collegati a sfere di vita che non appartengono alla solare e, tra i maggiori, lo educa a fargli acquistare la padronanza del centro alla sommità del capo.

 

ELENCO DEI 21 CENTRI ETERICI MINORI

 

1.  Due,davanti agli orecchi, vicino al punto dove si riuniscono le ossa mascellari.

2.  Due, subito al di sopra dei seni.

3.  Uno, nel punto in cui si uniscono le ossa del torace, presso la glandola tiroide. Questo centro e i due precedenti formano un triangolo di forza.

4.  Due, nelle mani; uno per ciascun palmo.

5.  Due, nei piedi; uno per ciascuna pianta.

6.  Due, immediatamente dietro gli occhi.

7.  Due, connessi con le gonadi.

8.  Uno, vicino al fegato.

9.  Uno, connesso con lo stomaco. Questo centro è in rapporto col plesso solare, pur non identificandosi con esso.

10.     Due, connessi con la milza. In realtà, essendo sovrapposti l'uno all'altro, essi formano un solo centro.

11.     Due, dietro i ginocchi.

12.     Un centro potente è strettamente connesso con il nervo vago. Tale è la sua forza, che esso viene considerato da alcune scuole di esoterismo, come uno dei centri maggiori. Esso non è situato lungo la spina dorsale, ma si trova vicino al timo.

13.     Uno è vicino al plesso solare e lo collega con il centro alla base della spina dorsale, formando così un triangolo, i cui vertici sono costituiti dal centro sacrale, dal plesso solare e dal centro alla base della colonna vertebrale. Questi due triangoli di forza cui si è accennato sono di grande importanza. Uno è al di sopra e l'altro al di sotto del diaframma.

 


- LEZIONE UNDICESIMA -

v La Gerarchia Bianca planetaria

v I Raggi di Aspetto, e di Attributo

 

Prima di delineare alla mente dello studioso la meravigliosa struttura divina di quella che è chiamata la Gerarchia delle Forze Planetarie, è d'uopo ricordare che quest'ultima è la prosecuzione diretta dei Dirigenti Poteri Solari, a loro volta canali delle forze provenienti dalla stella Sirio, località cosmica dalla quale derivano le leggi più immediate, a cui si adegua il ritmo dell'intero nostro Sistema Solare.

Grandi forze, codeste, che, dalla mente, portata ad un estremo grado di rarefazione spirituale, dei sommi Iniziati vengono ricevute come impressioni intraducibili in gergo materiale; ma che inquadrano e incasellano, in una inscindibile unità di mete, tutte le evoluzioni, in senso molteplice e singolo, oggettivate nella panoramica della Realtà circostante. È letteralmente vero che "non casca foglia che Dio non voglia". Se ci chiniamo a raccattare una pietruzza per la strada, con la percezione dell'instancabile lavorio occulto della Gerarchia Bianca, vedremo, in essa, vibrare le stesse leggi sature, non solo di un amore infinito, ma, anche, di una saggia e razionale applicazione, nel nostro caso, dei principi che tutelano, pure, il più vasto assieme che circonda la pietruzza, apparentemente parte insignificante di esso: lo sviluppo dell'autocoscienza e, quindi, a lungo andare, la capacità dell'autogoverno e della gioia pura dell'assoluta creazione. Ciò per dimostrare quanto vasto e completo sia il campo di lavoro della Gerarchia Bianca, rapporto tra Dio e uomo, ma all'occhio dell'Iniziato, rivelantesi, alla fine, come Dio stesso. Solo l'infuocata intuizione dei privilegiati studenti delle nostre Lezioni, che uniscano ad un puro e limpido misticismo, sorgente in modo diretto dal sorriso del loro Dio Interiore, un sano buon senso, potrà rivelare l'esistenza dello stretto sentiero che allaccia l'infinita natura dell'operato Gerarchico, alla finita natura delle forme in cui esso si svolge.

Come il sangue circola nel nostro apparato organico, portando vita e permettendo le funzioni di ogni suo membro, sino alle più piccole cellule, così l'Anima Centrale del nostro Pianeta tutela e vigila, con le debite proporzioni, il fascio delle linee evolutive che vi si svolgono. Si è abituati chiamarla: Logos Planetario, ma il nome che le si vuol dare non ha importanza. Che ci si riferisca ad Essa usando vocaboli del genere di: Allah, Dio, Assoluto, il concetto rimane sempre lo stesso. L'Entità Planetaria è Una, e, per quanto riguarda noi, circoscritti nella sua Aura, il massimo vertice di saggezza, potere, amore a cui uomo possa rivolgersi. Segue, anch'Essa, un Suo preordinato ciclo evolutivo, come, d'altronde, qualunque forma manifesta, o immanifesta. È, anch'Essa, sottoposta alla legge dell'eterno divenire, ai cicli di espressione visibile, e a quelli invisibili. Sta a noi, tramite i metodi della ricerca diretta e dell'esperienza indiscutibile, convalidata dalla certezza del nostro Sè Superiore, penetrare nell'essenza della sua più intima Natura e riportare alla superficie del ribollente mare delle forme le squisite perle di rivelazione che la ricerca esoterica ci ha permesso di afferrare. In ciò, la pura e semplice indicazione, e nulla di più, delle Anime-Guida di questa evoluzione, chiamate, abitualmente, Maestri, ci serve di incalcolabile ausilio. Ma, non perdiamo mai di vista l'omogeneità nel molteplice: l'Uno, che si manifesta attraverso i molti, senza cadere nella profanazione della separatività . Il nostro Logos Planetario è una Vita con tutte le vite che formano l'evoluzione sul nostro Pianeta. Assieme ad altri quattro Pianeti, già menzionati nelle lezioni precedenti, è destinato, in futuro, a formare, con i sette Pianeti Sacri del Sistema Solare, le dodici Costellazioni Zodiacali di un ritmo cosmico in espressione. Questa, la ragione per cui i dodici Pianeti collaborano, in maniera sì stretta e sovrumana, all'attuazione dei Disegni della loro Stella Centrale e Maestro: il Logos Solare. Questa, anche, la ragione per la quale, proprio da Venere, giunsero sulla Terra, circa venti milioni di anni fa, alcuni Poteri incarnati, in forma umana, che, sino ad ora e sino a quando durerà la Sua evoluzione, reggono le sorti della medesima. Nei trattati sulle religioni mondiali si fa sovente menzione di Loro; la Dottrina Segreta basa il fulcro delle sue vaste cognizioni culturali su tale primordiale Nocciolo Divino. E, anche qui, osserveremo il ripetersi della matematica e della geometria universale, o, se vogliamo, la risonanza della musica delle sfere.

In un luogo facilmente reperibile sugli atlanti geografici, e, cioè, nel deserto di Gobi, celata agli occhi del profano, perché manifesta solo sui corrispondenti eteri invisibili, risiede, dal primo momento del Suo avvento, la Gerarchia Centrale degli ordini tutelari divini. Sette indefinibili Fiamme Onnipossenti, chiamate i Sette Kumara (Vergini [al peccato]), tengono, tra le Loro Palme, simile a boccio profumato, il loto del nostro Pianeta. Uno di essi, il più grande, il Maestro degli altri sei, è il Re del Mondo, in senso occulto. Il rapporto che passa tra la Monade e l'Anima di ogni individuo è quello che passa tra il Re del Mondo ed il Logos Planetario. Determinate forze extra planetarie, dall'esterno, sono da lui accolte, inserite, quindi, diramate, attraverso gli altri sei Suoi Fratelli Divini, sulla e nella Terra. La Sua forma è, simbolicamente, ma, anche, figuratamente, parlando, di un giovinetto di 16 anni: "Il Giovinetto dalle Sedici Primavere", come è chiamato, dall'origine dei tempi. La Sua presenza universale fa sì che la gemma sbocci sull'albero e che il monte, grazie alla forza della gravità (aspetto tangibile della Sua volontà ) rimanga abbarbicato sul territorio che domina, invece di diluirsi e polverizzarsi nel cosmo. Suo voto è di rimanere con gli altri Sei Fratelli, in simile manifestazione, "sino a quando l'ultimo stanco pellegrino non sarà ritornato alla Casa del Padre". In ciò, riferendosi agli stessi atomi - gli stanchi pellegrini - che compongono la sinfonia della struttura basilare delle cose visibili e invisibili. Che dire ancora del Re del Mondo, se non che l'esiguità della presente lezione addolora la nostra mente, perché non Gli rende, nel voluto modo, omaggio? Speriamo che lo studente prosegua nella ricerca e arricchisca, nel raccolto intimismo di uno studio adatto, la conoscenza della divina realtà di cui parliamo. Il rapporto evolutivo che intercorre tra il diletto Giovane dalle Sedici Primavere ed un Maestro, è quello che passa tra l'ultimo ed un uomo animale.

I Sette Raggi emananti dai Pianeti Sacri trovano ponte unico ed immediato nella loro attività terrestre nei Sette Dei di cui facciamo cenno. Ognuno di essi è collegato ad un Raggio e ne esprime la indescrivibile potenza, all'interno dell'organismo del Logos Planetario. Da tal punto di vista, possiamo affermare che Essi, oramai lontani da ogni catena ad immagine antropomorfica che l'uomo possa, di propria iniziativa, farsene, sono i Sette Punti Occulti, o Chakras, del Dio del nostro Pianeta. L'aura viva delle Loro azioni è Shamballa, nome della località occulta nel deserto di Gobi; altrimenti detta la: "Camera del Concilio dell'Altissimo". Indiscutibilmente, ogni Maestro ha un rapporto quotidiano con Loro. A seconda degli aspetti Zodiacali, sarà attivo uno o l'altro dei Kumara; grazie a Loro, la sapienza e le iniziazioni degli stessi Maestri furono date. Helena Petrowna Blavatsky, nel parlare del Re del Mondo, afferma, facendosi tramite di una improrogabile verità dei fatti, che Egli è la radice dell'Albero della Sapienza che, attraverso i tempi, allungò rami e foglie in tutte le epoche storiche, rendendole, volta per volta, depositarie di un messaggio nuovo all'umanità .

Abbiamo parlato, nelle lezioni precedenti, del Trattato dei Sette Raggi, ma non sufficientemente di alcuni dettagli che riguardano questi ultimi. Ci troviamo costretti, adesso, ad aggiungere qualche nozione pertinente.

Pur essendo, tali linee evolutive, identiche, sotto il punto di vista dei valori delle Loro rispettive nature e qualità, ai fini dell'evoluzione del nostro particolare Sistema Solare, i Raggi si dividono in due settori:

 

v Quelli di Aspetto, o prettamente mascolini, e sono detti i maggiori. Il Primo, il Secondo ed il Terzo.

v Quelli di Attributo, o i femminini, che si diramano, in modo diretto, dal Terzo; e sono il Quarto, il Quinto, il Sesto ed il Settimo.

 

Anche, quindi, l'organico della nostra Gerarchia segue questa fase. Difatti, quando, dalla rarefatta atmosfera della ardente Camera del Concilio di Shamballa, noi discendiamo nell'altra, più pacata, ma, diciamo così, più tangibile, della Gerarchia vera e propria, notiamo, subito, l'adeguamento al ritmo più formale e più umano dei Raggi, come sono stati adesso qualificati. La volontà, l'amore e l'intelligenza attiva, e la loro concretizzazione immediata, che sono la materia, lo spirito ed il rapporto coerente tra i due, nel vasto campo dell'evoluzione, non soltanto umano, ma, anche, degli altri regni che si allineano a questi, vengono distribuiti dal Re del Mondo, sotto forma dei Tre Raggi principali, separatamente, e, pure, in un' unica fusione di accordi, a tre grandi Personalità, notoriamente conosciuti sotto il nome del Manù, del Cristo, del Maha Chohan.

Il Manù, incarnazione del Primo Raggio. Tale sostantivo, che risale, in origine, alla lingua sanscrita, è l'attributo che viene dato al potere individualizzato che, nell'ordinamento della Gerarchia, si occupa dell'evoluzione specifica di ogni Razza umana, dall'inizio alla fine. È, letteralmente, il progenitore spirituale della medesima; ne segue lo sviluppo, ne fissa i tipi, dal lato fisico e dal lato ambientale. Determina quei mutamenti della struttura geografica più adatti allo sviluppo esterno della Razza da Lui plasmata. Il Manù della quinta Razza, l'attuale, è conosciuto sotto il nome di Vaivasvata. La politica ed i governi sono sorretti dall'ispirazione costante di tale Grande Essere. Difatti, il Suo è, anche, chiamato il Dipartimento della politica.

Cristo, Incarnazione del Secondo Raggio, il Maestro della Gerarchia Bianca, Guida dello strato spirituale, che inizia dalle propaggini di Shamballa e prosegue, direttamente, fino a noi. Il Maestro degli Adepti. Durante ogni Razza Madre, e per la durata di una sola di esse, Egli, in stretta collaborazione con il Suo Fratello di Primo Raggio, segue ed alimenta, nell'anima umana, il lato spirituale; l'inebriante profumo del Suo alito divino risveglia, lentamente, in ogni coscienza la certezza di essere, a sua volta, nata da Dio. L'intelligenza, la cultura, la psiche dell'uomo della razza, grazie a Lui, istintivamente e senza un apparente contatto diretto, simile al girasole, volgono la corolla interna verso la luminosa stella del divino. È scritto che Cristo, la Guida della nostra attuale Razza, alla fine di questo secolo tornerà a manifestarsi visibilmente sulla terra, come fece duemila anni or sono. Il settore delle religioni, la nascita di esse e lo sviluppo delle medesime, tutto dipende dall'azione saggia del Cristo.

Il Maha Chohan, Incarnazione del Terzo Raggio (Maha = grande - Chohan = Spirito Guida), rappresenta, invece, dal punto di vista della coscienza umana, il rapporto vivo che intercorre tra l'Essere e il non Essere, la forma e la sostanza. Ecco perché viene chiamato il Signore della civiltà, la quale è, chiaramente, il frutto che nasce dall'incontro tra lo spirito di una razza e l'ambiente in cui la medesima si trova a vivere.

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Uno è Dio e tre le Sue manifestazioni. Uno, il Sanat Kumara e tre le Sue manifestazioni: il Manu Vaivasvata, Cristo, il Maha Chohan. Come avrete potuto intuire, sia lo stretto legame che intercorre tra queste tre somme Personalità, che il raggio d'azione delle medesime, è tanto serrato, da una parte, quanto vasto, dall'altra, da costringerli a percepirli solo sul piano, puramente, della magia universale. E dice un Maestro: ".... dubito che voi possiate rendere, nel lato verbale, la rappresentazione esatta delle sublimi realtà invisibili".

Uno è Dio, tre i Suoi aspetti, sette le Sue nature. Ed ecco, quindi, giunto il momento di parlare delle sette principali linee evolutive del nostro Pianeta, rappresentate dal campo d'azione e dall'aggregato collettivo di Anime, o discepoli, che dipendono dal coordinamento centrale di sette, dei settanta, circa, Adepti che, nel campo ancor più accosto all'umanità, ne dirigono l'evoluzione. Parlare della loro azione e volerne restringere l'ampiezza al solo nucleo umano e, in questo, alla linea puramente mistica, o, addirittura, far depositarie delle Loro rivelazioni solo alcune Scuole Esoteriche, significa essere molto lontani dalla verità . Abbiamo visto che la Gerarchia divide il Suo lavoro umano in tre linee centrali: la politica, la religiosa, la civile. Quest'ultima, per essere più precisi, è quella degli scambi tra popolo e popolo, dei rapporti commerciali interni ed esterni alle nazioni; in una parola, degli aspetti strettamente finanziari. Non ci pare sconveniente, a questo punto, sottolineare che, nel sano uso del governo dei popoli e nella saggia manifestazione delle finanze centrali, se eseguiti a scopo universale e realisticamente spirituale, vi è tanto Dio quanto ne contiene l'Ostia Immacolata che il prete alza sulla testa dei fedeli, mentre officia la sua funzione, nella rappresentanza del secondo Dipartimento: quello del Cristo. Ecco perché la Gerarchia dei Maestri rifiuta di venir monopolizzata, non solo da qualche gruppo sparuto di spiritualisti, ma desidera essere conosciuta, attraverso il Suo vero ed intero campo d'azione, che è l'Atto Planetario, nella presenza immanente dell'attualità di ogni ramo evolutivo. Essa agisce in modo occulto e, in un attenuarsi di poteri, guida le sorti della vita, sino a che la medesima non prenderà in mano il proprio destino, affrancata dal dominio della materia e collaborerà con Dio, per la saggia predisposizione del Piano, che si manifesta attraverso la Fratellanza dei Maestri; i quali hanno rivolto il richiamo all'umanità, in cerca di discepoli, già dall'inizio del secolo, e molte notizie vengono date, in proposito, nel volume di Alice Bailey: "Iniziazione umana e solare". Ad esso rimandiamo lo studente che voglia approfondirsi ulteriormente sull'argomento.

 


- LEZIONE DODICESIMA -

 

v La Gerarchia Bianca (parte seconda)

 

Parlare dei Maestri, già tante volte citati, lo diciamo subito, non è impresa facile; da una parte, perché il termine adoperato è troppo vago da permettere la comprensione di quanto esso significhi; dall'altra, perché l'argomento delle iniziazioni comporta in sè la necessità di una vasta conoscenza tecnica, retta ad un livello che stupirebbe anche i più precisi razionalisti della nostra epoca. Ogni iniziazione, a partire dalla prima, non solo riguarda dei mutamenti nella struttura fisico-eterica dell'individuo, ma, anche, nei suoi cosiddetti corpi sottili, e lo porta a cicliche espansioni di coscienza, tali da fargli raggiungere poteri e modi di pensare e di agire del tutto fuori il campo d'azione delle normali espressioni di vita. Inoltre, ogni iniziazione spalanca degli orizzonti nuovi all'atto del discepolo, ricchi di linfe spirituali, di natura troppo delicata perché se ne possa trattare pubblicamente, senza correre il rischio di lacerarne le armonie e determinare un danno ancora maggiore di quanto possa essere il saggio e relativo silenzio sull'argomento. Mano a mano che il discepolo avanza sulla strada delle acquisizioni interiori, lo stesso suo Maestro gli appare figura sempre più identificata alla realtà assoluta delle cose. Quindi, le lezioni che avete, sinora, seguito e, in particolar modo, la presente, non presumono di dare luce immediata e completa su ciò che sconfina dalla mente umana, nell'intuizione animica, ma, porgere, semplicemente, il capo di una corda allo studente, invitandolo, con il suo sforzo ulteriore e singolo, a dipanarla, sino alla cima.

Meta dell'evoluzione, per quanto riguarda l'attuale periodo di globo, o il presente, è che tutti gli uomini raggiungano la statura spirituale di un Adepto, o, in termini tecnici, pervengano alla conquista dell'iniziazione di quinto grado. Noi sappiamo che qualunque atto, giunto ad inquadrarsi nei valori di quello che chiamiamo il mondo tangibile ed oggettivo, ha cominciato il suo lontano cammino nei Piani Mentali Cosmici. Buddha, quando disse che vita è sinonimo di morte, e che un fiore, appena nasce, già comincia a morire, non volle parlare delle leggi stupende ed eterne che si svolgono nei Piani Cosmici; Egli si riferiva al fatto che solo nel Mondo della Forma il fenomeno è apparentemente così crudele come lo descrisse. Invitò, quindi, l'umanità a guardare in alto, verso il lato invisibile dell'universale e dette, da una parte, alle masse, una dottrina di regole exoteriche, dall'altra, ai nuovi discendenti della Gerarchia (con cui Egli, nei momenti dell'illuminazione finale, si pose in contatto), le regole esoteriche, o di un profondo contenuto occulto, che fanno argomento dei vari segreti dell'iniziazione. Fatto convalidato da una conferma di un Adepto della Gerarchia Bianca, in una delle Sue lettere note al pubblico.

Questo, per dimostrare che non occorre isolarsi in monasteri, nè, tanto meno, curvarsi, sotto un giogo, spesso subìto e non compreso, di un determinato tipo di rituali, in auge in molte scuole, cosiddette "interne", per raggiungere le definitive vittorie sulla materia, chiamate dell'iniziazione. La stesse spighe di grano, nel giallo e vasto loro campo, crescono e si sviluppano sotto l'agire, dietro il velo dell'invisibile, dei poteri che ne curano la precisa legge di sviluppo organico. Così, l'uomo, rivelato che può penetrare nel Sacro Tempio, tramite il frutto benefico della sua vita, in qualunque ambiente egli si trovi ad esprimerla, e che raggiunge lo sviluppo interiore, tramite l'applicazione del sigillo divino della Fratellanza Bianca, dai piani superiori, direttamente a partire dal suo corpo mentale, in sù, potrà mettere da parte tutte le strane congetture che si sono fatte sull'argomento, consapevole che nessuna forza al mondo, sia interna che esterna, gli impone la schiavitù di localizzazioni spaziali e temporali, al di fuori della gioia di un assoluto eterno presente.

Un Iniziato, spesso, può essere tale, senza che la sua "coscienza di veglia" raccolga il fatto; ma, la regola vuole che ciò avvenga solo per le due prime iniziazioni, quelle, cioè, in cui si acquista il dominio dei corpi eterico-denso ed astrale. Gran parte delle attività di tali individui si svolge durante il sonno, nei piani sottili e, istintivamente, con l'irradiazione della loro aura, nell'ambiente che li circonda, durante il vivere giornaliero. La terza iniziazione porta con sè un grande sviluppo dei poteri mentali, e la forza del pensiero, risvegliata in tal maniera, ed adoperata in modo occulto, centuplica la vastità del piano espressivo dell'iniziato; qui, i cosiddetti siddhi, o poteri occulti, iniziano a germogliare. La quarta iniziazione serve a distruggere, completamente, qualsiasi limitatezza interna al discepolo. Una vita di sofferenze acute, lo serra, da ogni parte, allora. La crocifissione avviene. Tutto il karma che trattiene, ancora, allacciato ai tre mondi, costui, si esaurisce in una volta sola. Calunnie, incomprensioni, dolori fisici e morali di ogni sorta si abbattono sull'anima dolorante, al termine del Sentiero. Sfogliamo qualsiasi autobiografia di qualche grande spirito, noto alle epoche storiche come benefattore dell'umanità, e vedremo l'esatto e chiaro quadro, incarnato in un esempio molto significativo. Helena Petrowna Blavatsky, spesso sorella del dolore, dimostra la fondatezza di quella che ad alcuni può sembrare una strana teoria.

Alla quinta iniziazione, le soglie della beatitudine, o degli eteri cosmici, sono spalancate. Il corpo causale, o anima, non solo in maniera simbolica, ma, anche, in termine strettamente tecnico, già distrutto alla quarta, ha portato via la radice metafisica di ogni illusione. Un Adepto è nato. Non più uomo; solo puro spirito, vibrante sull'ala dell'auto-governo e della stretta identificazione con ogni apparenza universale. Padrone, in senso assoluto, delle energie e della ritmica dei valori, visibili ed invisibili, nei tre mondi. Tra le altre, una realtà inizia a mostrarsi, già baluginante sin dalla quarta iniziazione, davanti agli occhi della conoscenza spirituale di simile Creatura: quella dell'uno tra i sette sentieri che si aprono dinanzi all'umanità giunta all'inizio del Movimento Cosmico, ed alla fine del relativo.

Li tratteremo brevemente, e brevemente ci soffermeremo su quello che riguarda l'argomento della nostra lezione.

 

- I SETTE SENTIERI -

1)   Il Sentiero del servizio sulla Terra. È il Sentiero propriamente detto dei Maestri. Con metodi che possono sembrar tratti dai volumi delle favole orientali, i nostri Fratelli Maggiori garantiscono all'umanità la nascita attuale e futura di altri iniziati di quinto grado; ad epoche storiche fisse, la conoscenza dei misteri viene, da Loro, fatta affiorare nell'umanità . E, con essa, la possibilità di creare nuovi Sacerdoti che, simili alle Vestali del tempio, tornino a custodire il Sacro Fuoco della Verità e del Potere Solare, in forma adatta.

2)   Il Sentiero del lavoro magnetico. Passano a questo sentiero coloro che, destinati a stabilirsi sul Piano Mentale Cosmico, vi ci si preparano, manipolando la raffinatissima energia planetaria chiamata Fohat. Quell'energia che, assieme alle altre due (Prana e Kundalini), costituisce la triade centrale da cui si diramano tutte le altre, conosciute e sconosciute. È l'energia di carattere puramente distruttore.

3)   Il Sentiero di preparazione per Logoi Planetari. Vi si inseriscono gli Adepti che vengono iniziati alla misteriosa attività chiamata del Logos Planetario. In futuro, preludio al meraviglioso destino di Logos Solare, che attende ogni creatura, Essi incarneranno il Potere che, celato in ogni foglia e manifesto nell'atto creatore totale, è chiamato il Dio di un Pianeta.

4)  Il Sentiero di Sirio. Buona parte dell'umanità è diretta a tale Punto Cosmico. Tra Sirio e il sistema stellare delle Pleiadi v'è uno stretto rapporto, e le sette stelle principali dell'ultimo sistema accoglieranno la maggior parte dei sette tipi di anime.

5)   Il Sentiero dei Raggi. Seguendo la linea del proprio Raggio Monadico, a sua volta Sottoraggio di un Raggio Cosmico, l'Anima liberata passa a Questo Ultimo. E continua la sua strada evolutiva, in direzione del Sistema Solare corrispondente, tra i Sette, di cui il nostro è uno, stabilendovisi.

6)   Il Sentiero del Logos Solare. Il nucleo di Sublimali Individualità, raccolte, dall'origine dei tempi, attorno al nostro Logos Solare, per promuovere lo sviluppo dei Piani, sin qui, da noi studiati, e, per buona parte, conosciuti, mano a mano che procede l'evoluzione raggiungono delle sfere di potere più lontane; i posti vacanti vengono occupati da coloro che provengono da tale Sentiero.

7)   Il Sentiero dell'Assoluta Filialità . È il rapporto più stretto che uno spirito liberato possa avere con lo Spirito del Logos Solare. Rapporto che prelude al contatto con una Stella ancora superiore, da cui dipende, con altri, il nostro Logos. È il Sentiero seguito dai Signori del karma.

 

Il primo dei Sette Sentieri è quello, comunque, che, ora, ci interessa.

Abbiamo parlato, nella lezione passata, della triplice divisione che segue l'ordinamento della Gerarchia, nell'occuparsi dello sviluppo evolutivo dell'umanità : la politica, con a capo il Manu Vaivasvata, rappresentante del Primo Raggio; la religiosa, spirituale, intellettuale, con a capo il Cristo, rappresentante puro del Secondo Raggio; quella della civiltà, dei rapporti commerciali e finanziari tra Paese e Paese, con a capo il Maha Chohan, rappresentante del Terzo Raggio. I Maestri si suddividono, a loro volta, in sette gruppi, ciascuno dei quali è pertinente al Raggio Monadico comune ad ogni gruppo. Gruppi che sono chiamati Ashram. E, in una sempre più successiva intimità spirituale, che, dalle propaggini, si approfondisce sino al Nucleo centrale, in un'assoluta identificazione - Nucleo rappresentato dal Maestro medesimo - i discepoli costituiscono le cellule dell'Ashram. Vale qui dire che tali zone magnetiche non sono riunite, nè in una singola località, nè in un medesimo istante di coscienza. I discepoli di un Maestro possono trovarsi, l'uno a New York, l'altro a Roma, l'altro in un paese sperduto dell'Austria, e così via. È la possente Anima dell'Adepto che tiene i Suoi divini figli riuniti nella meravigliosa comunione del presente eterno. Circa settanta sono gli Adepti, al giorno d'oggi, esistenti sulla Terra. Ed un messaggio è stato emanato dalla Gerarchia, affinchè le file dei discepoli vengano rinverdite; si invitano gli aspiranti, anche attraverso i fogli di queste lezioni, a rinnovare lo sforzo sul Sentiero, per raggiungere la Luce che brilla nel fondo della Caverna dell'esistenza materiale. Decine di migliaia di persone sono già entrate nel Tempio e costituiscono la Compagine di quelli che sono chiamati gli attuali Servitori dell'umanità : ove servitore ha lo stesso significato che si dà a chi serve l'arte, la bandiera, un alto ideale. Tale gruppo è il tramite diretto, attraverso cui si incarna il potere dei Maestri, per raggiungere l'umanità e sollevarla dal pesante fardello che sta portando. Si spera che le presenti lezioni abbiano servito al loro scopo e, tornando a ripetere l'augurio che almeno qualcuno tra gli studenti possa incontrare il suo Maestro di Raggio, attraverso l'esortazione che da noi è stata fatta, chiudiamo questa dissertazione sui Sette Raggi e sul Loro rapporto con la Gerarchia Planetaria.

 


- LEZIONE TREDICESIMA -

v - La Loggia dei Maestri -

 

(Per facilitare allo studente la comprensione della natura e delle attività dei Maestri, abbiamo tratto, e riportato, senza alcuna omissione, qui di seguito, il capitolo sesto dal libro "Iniziazione umana e solare" di Alice Bailey, intitolato: "La Loggia dei Maestri". [N.B. Le opere dell'Autrice, per sua stessa volontà, non sono coperte dal diritto d'Autore e possono venire liberamente diffuse, senza alterazioni])

 

SUE SUDDIVISIONI

Nella lezione precedente abbiamo accennato ai più elevati uffici dei Componenti della Gerarchia Spirituale del nostro pianeta. Ci occuperemo ora delle due suddivisioni, nelle quali si ripartiscono gli altri Membri. Essi formano, letteralmente, due Fratellanze entro l'ambito della Gerarchia stessa.

a)   La Fratellanza Bianca, alla quale appartengono iniziati che hanno oltrepassata la quinta iniziazione, ed un gruppo di deva o angeli;

b)   La Fratellanza Azzurra, che include tutti gli iniziati della terza, quarta e quinta iniziazione.

Al disotto di queste, vi è un folto gruppo di iniziati della prima e della seconda iniziazione e, poi, discepoli di ogni grado, che vengono considerati come affiliati alla Fratellanza, ma, non proprio quali suoi membri. Vi sono, infine, gli uomini che percorrono il Sentiero della prova, che, mediante i loro strenui sforzi, sperano di giungere a prendere posto tra gli affiliati.

Da un altro punto di vista, possiamo considerare i membri della Fratellanza esistenti in sette gruppi, ognuno dei quali rappresenta un tipo della settemplice energia planetaria, che emana dal Logos Planetario. Una triplice divisione è già stata fatta; come sempre, nell'evoluzione si ha, dapprima, il tre (che si manifesta attraverso i tre dipartimenti) e poi il sette che, di nuovo, si manifesta come una triplice differenziazione e come un settenario. Gli studenti ricordino che tutto quanto viene detto in questo libro si riferisce all'attività della Gerarchia, riguardo al quarto regno - l'Umano - ed in modo particolare a quei Maestri che lavorano in rapporto all'Umanità . Qualora si dovesse trattare dell'evoluzione dei deva (o, angelica), l'esposizione e la suddivisione sarebbero totalmente diverse.

Vi sono, inoltre, alcuni aspetti del lavoro della Gerarchia, che influenzano, ad esempio, il regno animale. Questo lavoro richiede l'attività di Esseri, di Lavoratori e di Aspetti del tutto distinti dai Servitori del quarto regno. Perciò, si ricordi attentamente, che tutti questi particolari sono relativi e che l'opera ed i membri della Gerarchia sono infinitamente più grandi e più importanti di quanto possano apparire da una lettura superficiale di queste pagine. Noi stiamo, certamente, trattando del principale lavoro della Gerarchia, poiché il servizio al regno umano è in rapporto con la manifestazione dei tre aspetti della divinità ; ma, le altre suddivisioni sono interdipendenti e il lavoro procede come un tutto sintetico.

I Servitori spirituali, o Adepti, che si occupano dell'evoluzione della famiglia umana sono sessantatrè, compresi i tre Grandi Signori; si ha quindi il "nove volte sette" necessario per il lavoro.

(Nota del compilatore delle lezioni: Il libro fu scritto oltre 40 anni fa; attualmente, per l'accentuarsi della forza dell'epoca dell'Aquario, ovviamente, la fioritura di nuovi Adepti è avvenuta. Quindi, il numero menzionato, di sessantatrè, è cresciuto.)

 

Di questi sessantatrè, quarantanove operano exotericamente - se così possiamo esprimerci - e quattordici esotericamente, poiché si occupano, in modo particolare, della manifestazione interna. Non molti dei Loro nomi ci sono noti, nè sarebbe bene, in molti casi, svelare la Loro identità, la Loro dimora e la Loro particolare sfera di attività . Una esigua minoranza di questi Grandi Esseri, uniformandosi al Karma di gruppo e con la volontà di sacrificarsi in tale modo, si è resa palese al mondo durante gli ultimi cento anni e, perciò, è possibile darne alcune informazioni. Indipendentemente da qualsiasi scuola di pensiero, un certo numero di uomini in tutto il mondo è,oggi, consapevole della Loro esistenza, ed il sapere che Coloro dei Quali sono coscienti operano in un grande ed unitario piano di lavoro, può incoraggiarli a testimoniare della propria conoscenza, dimostrando, indiscutibilmente, la realtà dell'Opera Loro. Alcune Scuole di Occultismo e di Teosofia hanno preteso di essere le sole depositarie del Loro insegnamento, le sole organizzazioni che Essi utilizzino per svolgere la Propria opera, limitando, con ciò, la Loro azione e formulando delle premesse che il tempo e gli eventi non potranno confermare. Indubbiamente, i Grandi Esseri lavorano attraverso quei gruppi di pensatori, trasfondendo molta della Loro energia nell'opera svolta da quelle organizzazioni, ma, tuttavia, Essi hanno i Loro discepoli ed i Loro seguaci ovunque ed operano attraverso molti Gruppi e numerosi modi di insegnamento. Discepoli di questi Maestri si sono attualmente incarnati in tutto il mondo, col solo intento di partecipare alle attività e alla diffusione della verità insegnate dalle varie chiese, scienze e filosofie, producendo, in tal modo, entro le organizzazioni stesse, una espansione, un'apertura e, se necessario, una disintegrazione, che altrimenti non potrebbero effettuarsi. Per tutti gli studiosi di occultismo può essere molto opportuno sapere tali fatti e coltivare la capacità di riconoscere la vibrazione della Gerarchia, quale si rende nota attraverso discepoli, che si trovano in gruppi e luoghi i più dissimili.

In riferimento all'opera dei Maestri è bene stabilire che tutte le scuole di pensiero, vivificate dall'energia della Fratellanza Bianca sono, in ogni caso, fondate da uno o più discepoli e che di questi e non del Maestro è la responsabilità dei risultati e del karma che ne consegue. Il metodo che viene usato è all'incirca il seguente: il Maestro rende noto al discepolo lo scopo da conseguire, nell'immediato breve ciclo, e gli suggerisce che un tale e tale sviluppo sarebbe desiderabile. Spetta al discepolo di trovare il metodo migliore per attuarlo e di formulare i piani atti ad assicurare una certa misura di successo. Fatto ciò, egli lancia il proprio progetto, fonda la società, o l'organizzazione, diffonde l'opportuno insegnamento. Egli è responsabile della scelta dei collaboratori, della distribuzione del lavoro, a seconda delle capacità, e della più opportuna presentazione dell'insegnamento. Il Maestro si limita a sorvegliare con interesse e simpatia i suoi sforzi, fino a quando egli si mantenga alla iniziale altezza del proprio ideale e proceda sulla Via, con puro altruismo. Nel caso in cui il discepolo dimostri scarso discernimento nella scelta dei collaboratori, o risulti un incapace rappresentante della verità, non deve esserne fatto carico al Maestro. Se il discepolo lavora bene e tutto procede come deve, Egli continuerà ad irradiare le Sue benedizioni su quel lavoro; se il discepolo fallisce e se i suoi successori, deviando dall'impulso originario, dissemineranno errori di qualche specie, pur sempre col Suo amore e con la Sua simpatia, il Maestro ritirerà quelle benedizioni, trattenendo la propria energia e cessando, in tal modo, di stimolare una forma che è meglio ormai si esaurisca. Le forme possono sorgere e scomparire e l'interessamento del Maestro e la Sua benedizione si riversano in questo o in quel canale; il lavoro può procedere con un mezzo o con un altro, mentre la Forza della Vita, sempre, permane, infrangendo la forma inadeguata, o utilizzandola, quando sia idonea per la immediata necessità .

 

ALCUNI MAESTRI E L'OPERA LORO

 

Del primo grande Gruppo, di cui è Capo il Manu, fanno parte due Maestri: il Maestro Jupiter e il Maestro Morya. Entrambi hanno oltrepassata la quinta iniziazione ed il Maestro Jupiter, il Quale è, anche, Reggente per l'India, è considerato l'anziano da tutti i Fratelli. Egli dimora nelle montagne Nilgherry, dell'India meridionale, e non è uno dei Maestri che, di solito, assumono allievi, poiché Egli conta, fra i Suoi discepoli, Iniziati di alto grado ed un certo numero di Maestri. Egli tiene le redini del governo dell'India, inclusa, anche, buona parte della frontiera settentrionale, ed a Lui è affidato l'arduo compito di indirizzare, gradatamente, l'India alla liberazione dalla sua caotica instabilità ed agitazione, e di collegarne i popoli in una culminante sintesi. Il Maestro Morya, il Quale è uno dei più noti fra gli Adepti orientali ed annovera fra i propri discepoli numerosi europei ed americani, è un Principe Rajput e, per molti decenni, ebbe un'alta posizione sociale in India.

 

Egli lavora in stretta cooperazione col Manu ed in avvenire sarà Egli stesso il Manu della sesta Razza-Madre. Assieme al Suo Fratello, il Maestro Koot Hoomi, dimora nell'Himalaya, ed è una figura ben nota agli abitanti di quel remoto villaggio. È un uomo di alta ed imponente statura, ha capelli, barba ed occhi neri e potrebbe apparire severo, se tale severità non venisse smentita dall'espressione dei Suoi occhi. Da molti secoli Egli ed il Suo Fratello, il Maestro K. H., lavorano quasi come un essere solo e, così, continueranno, perché il Maestro K. H. assumerà l'Ufficio di Istruttore del Mondo quando l'attuale lo lascerà vacante, per più elevati compiti ed avrà iniziato la sesta Razza-Madre. Le Loro dimore sono, pure, vicine ed Essi utilizzano molto del Loro tempo nella più stretta collaborazione. Poiché il Maestro Morya appartiene al primo Raggio, della Volontà o del Potere, l'opera Sua è, principalmente, diretta all'attuazione dei piani formulati dal presente Manu. Egli agisce, quale ispiratore degli uomini di Stato e, attraverso il Mahachohan, dirige quelle Forze che attueranno le condizioni desiderate per l'avanzamento dell'evoluzione umana. Quei grandi uomini di azione nel mondo fisico, che hanno ampia visione e ideali mondiali, vengono da Lui influenzati; con Lui cooperano alcuni Deva del piano mentale e tre gruppi di Angeli, pure nei livelli mentali, uniti a Deva minori, i quali vivificano le forme-pensiero, mantenendo, in tal modo, attive le forme-pensiero delle Guide dell'Umanità, per il bene degli uomini.

 

Il Maestro Morya ha molti discepoli ed opera in rapporto a numerose organizzazioni di tipo esoterico, come, pure, attraverso gli uomini di Stato ed i politici di tutto il mondo.

 

Il Maestro Koot Humi (K.H), il Quale è, pure, ben noto in Occidente ed ha numerosi discepoli, ovunque, è nel Kascemir, sebbene la sua famiglia provenisse, originariamente, dall'India. È, anch'Egli, un Iniziato di alto grado ed appartiene al secondo Raggio, dell'Amore-Saggezza. È un uomo di nobile presenza, di alta statura, sebbene alquanto esile, in confronto al Maestro Morya. Ha bella carnagione, capelli e barba di un bruno dorato ed occhi di un meraviglioso azzurro intenso, attraverso i quali sembra irradiare l'Amore-Saggezza dei secoli. Ha vasta cultura ed esperienza, poiché, in tempi lontani, frequentò una della Università britanniche, sì che parla inglese correttamente. Legge molto ed in molti campi, e, al Suo studio nell'Himalaya, affluiscono i libri che, via via, si pubblicano nelle diverse lingue. Egli si dedica, prevalentemente, a vivificare certe grandi filosofie, e si interessa di molte istituzioni filantropiche. A Lui è affidato, in gran parte, di stimolare la manifestazione dell'Amore latente nei cuori degli uomini e di ridestare nella coscienza dell'Umanità la percezione del fatto fondamentale della fraternità .

In questo particolare periodo il Maestro M., il Maestro K. H. ed il Maestro Gesù si interessano, in modo specifico, della unificazione (nella misura in cui sia possibile attuarla) del pensiero orientale col Pensiero occidentale, affinchè le grandi religioni orientali e la religione cristiana - in tutte le sue diverse ramificazioni - possano trarne reciproco beneficio. In tal modo si spera di giungere all'avvento di una grandiosa Chiesa universale.

 

Il Maestro Gesù, il Quale è il fulcro dell'energia che fluisce attraverso le diverse chiese cristiane, vive, attualmente, in un corpo siriaco e dimora in una certa località della Terra Santa. Egli viaggia molto e trascorre un tempo considerevole nelle varie parti dell'Europa. Lavora più con le masse che con gli individui, sebbene abbia, attorno a Sè, un forte numero di discepoli. Appartiene al sesto Raggio - della Devozione o dell'Idealismo astratto - ed i Suoi discepoli si distinguono, spesso, per quel fanatismo e quella devozione che si manifestarono fra i martiri, al tempo dei primi cristiani. Egli è una figura piuttosto marziale, di uomo di disciplina, dalle leggi e dalla volontà di ferro. È alto e magro; il Suo volto è affilato; ha la barba nera, la carnagione pallida, gli occhi azzurri, penetranti. Il suo lavoro è, attualmente, di estrema responsabilità, poiché a Lui è affidato il problema di dirigere il pensiero dell'Occidente, dall'attuale stato di agitazione, nelle pacifiche acque della certezza e della conoscenza, e di preparare la Via, in Europa e in America, per la futura venuta dell'Istruttore del Mondo. Nella Bibbia Lo troviamo, dapprima, quale Joshua, figlio di Nun; poi, ai tempi di Esdra, quale Jeahua; Egli prese la terza Iniziazione quale Joshua (vedi il libro di Zaccaria); infine, compì due grandi sacrifici: offrì il proprio corpo al Cristo, affinchè se ne servisse, e fece la grande rinuncia corrispondente alla quarta iniziazione (la crocifissione). Quale Apollonio di Tiana, Egli prese la quinta iniziazione e divenne un Maestro di Saggezza. Da allora è sempre rimasto ed ha sempre lavorato con la chiesa cristiana, alimentando il germe della vera vita spirituale esistente in alcuni dei Suoi membri di tutte le sette e suddivisioni, e neutralizzando, quanto più possibile, gli errori dei preti e dei teologi. Egli è, particolarmente, un grande Condottiero, un Generale ed un Saggio Esecutore e, per quanto concerne la Chiesa, Egli coopera, intimamente, col Cristo, dandogli molto aiuto ed agendo, quanto è possibile, quale Suo intermediario. Nessuno come Lui conosce, con altrettanta saggezza e profondità, i problemi dell'Occidente; nessuno come Lui è così intimamente in contatto con coloro i quali sostengono i migliori insegnamenti cristiani, e nessuno è, come Lui, consapevole delle necessità del momento attuale. Alcuni alti prelati della chiesa anglicana e di quella cattolica sono Suoi saggi agenti.

 

Il Maestro Djwal Khul, o il Maestro D. K., come viene frequentemente chiamato, è un'altro Adepto del Secondo Raggio, dell'Amore-Saggezza. Egli ha preso la quinta iniziazione nel 1875 ed è l'ultimo fra gli Adepti che abbia fatto tale passo; vive, ancora, nel medesimo corpo di allora, mentre quasi tutti gli altri Maestri sono passati per la quinta iniziazione in corpi precedenti agli attuali. Il Suo corpo non è, quindi, giovane, ed Egli è un Tibetano. È molto devoto al Maestro K. H. e dimora in una casetta poco distante da quella più grande del Maestro. Per la Sua volontà di servire e di compiere tutto ciò che deve essere compiuto è stato chiamato il "Messaggero dei Maestri". È profondamente colto e, per quanto si riferisce ai Raggi e alle Gerarchie Planetarie del sistema solare, è, fra i Maestri, il più profondo conoscitore. Egli lavora con coloro che si dedicano a risanare gli uomini, e, non veduto ed ignoto, coopera con tutti i ricercatori della verità nei grandi laboratori del mondo; con tutti quelli che, in modo determinato, mirano a risanare l'umanità e a darle sollievo, e con i grandi Movimenti filantropici, quale ad esempio la Croce Rossa. Si occupa di vari discepoli di differenti Maestri, che siano in grado di profittare delle Sue Istruzioni e, negli ultimi dieci anni, si è assunto buona parte dell'opera d'insegnamento del Maestro Morya e del Maestro K. H., prendendo sotto di sè, a periodi stabiliti, alcuni dei Loro discepoli. Inoltre, Egli lavora con certi gruppi di Deva Angeli) degli eteri, Deva sanatori, che collaborano con Lui nel curare alcune delle malattie fisiche dell'umanità . Da Lui fu in gran parte redatta la "Dottrina Segreta" e da Lui furono mostrati ad H. P. Blavatsky molti dei diagrammi e fornite molte delle cognizioni contenute in quell'opera.

 

Il Maestro che si occupa in modo particolare del futuro sviluppo delle vicende umane, in Europa, e dello sviluppo mentale, in America ed in Australia, è il Maestro Rakoczi. È un ungherese, dimora nei Carpazi e, in un certo periodo, fu una ben nota figura alla Corte ungherese; di Lui si possono trovare notizie in antichi libri di storia. Egli fu particolarmente in vista sotto le spoglie del Conte di S. Germain e, prima ancora, sotto quelle di Ruggero e poi di Francesco Bacone. È interessante notare che, dato che il Maestro R. si occupa - nei livelli interiori - delle vicende europee, il Suo nome, quale Francesco Bacone, venne chiamato all'attenzione pubblica con la controversia Bacone-Shakespeare. Il Maestro R. è piuttosto piccolo ed esile; porta una breve barba nera, ha capelli neri lisci e non assume tanti discepoli quanto altri Maestri. Attualmente, assieme al Maestro Hilarion, si occupa della maggior parte dei discepoli occidentali, appartenenti al terzo Raggio, dell'Intelligenza Attiva. Egli è del settimo Raggio, del Cerimoniale Magico e dell'Ordine, e lavora mediante il rituale e il cerimoniale esoterico, essendo vitalmente interessato agli effetti, fino ad ora non riconosciuti, del cerimoniale Massonico, delle varie Comunità e delle Chiese in genere. Nella Fratellanza, Egli è, di solito, chiamato il "Conte" e, tanto in America quanto in Europa, ha funzioni di Direttore generale, per l'attuazione dei Piani fissati dal Consiglio Esecutivo della Fratellanza. Alcuni fra i Maestri formano un gruppo interiore attorno ai tre grandi Signori e si riuniscono a concilio molto frequentemente.

 

Appartiene al quinto Raggio, della Conoscenza Concreta, o Scienza, il Maestro Hilarion, il quale fu Paolo di Tarso, in una precedente incarnazione. Ha un corpo cretese, ma, vive, per lo più, in Egitto. Da Lui il mondo ebbe il Trattato occulto "La Luce sul Sentiero". Nella attuale crisi, la Sua attività è particolarmente diretta al pubblico, in generale, poiché Egli lavora con coloro che stanno sviluppando l'intuizione e vigila e trasmuta i grandi Movimenti che tendono a squarciare il vero che separa dall'invisibile. Attraverso i Suoi discepoli, iniziò il Movimento Mondiale della Ricerca Psichica e, con la propria energia, egli stimola tutti i Gruppi che vi appartengono. Egli vigila su tutti gli psichici di ordine superiore, aiutandoli nello sviluppo dei loro poteri, per il bene generale, e, assieme ad alcuni Deva del piano astrale, Egli si adopera per rendere accessibile ai cercatori della Verità il mondo soggettivo, esistente al di là di quello di sostanza materiale densa.

Poco può essere detto riguardo ai due Maestri inglesi. Nessuno dei due assume discepoli, nello stesso senso in cui li assumono il Maestro K. H. e il Maestro M. Uno di Essi risiede nella Gran Bretagna; ha, in modo particolare, la direzione della razza Anglo-Sassone e lavora ai piani per il suo futuro sviluppo e la sua evoluzione. Egli assiste il Movimento del Lavoro in tutto il mondo, trasmutando e dirigendo, e l'attuale impulso propulsivo della Democrazia è, pure, sotto la Sua direzione. Dall'agitazione attuale e dal presente caotico tumulto, scaturirà il futuro assestamento del mondo, che avrà, per note fondamentali, la cooperazione e non la competizione, la distribuzione e non l'accentramento.

 

Ad un altro Maestro possiamo brevemente accennare: il Maestro Serapis, spesso detto l'Egiziano. Egli è del quarto Raggio, ed i grandi Movimenti artistici mondiali, l'evoluzione della musica, della pittura e della produzione drammatica ricevono da Lui impulso vitale. Presentemente, Egli dedica molto del Suo tempo e della Sua attenzione all'opera dei Deva, o all'evoluzione degli Angeli, affinchè Essi possano facilitare la prossima rivelazione della musica e della pittura nel mondo. Di più non può essere detto, riguardo a questo Maestro, nè è possibile accennare alla Sua dimora.

Il Maestro P. lavora alla dipendenza del Maestro H., nell'America del Nord. È molto occupato, esotericamente, con le varie scienze mentali, quali la Scienza Cristiana e il Nuovo Pensiero, poiché entrambi questi movimenti sono promossi dalla Fratellanza Bianca e costituiscono un tentativo di insegnare agli uomini la realtà dell'invisibile e il potere creativo della mente. Il Maestro P. ha un corpo irlandese ed è del quarto Raggio, dell'Armonia e della Bellezza. Non può essere detto ove dimora. Quando il Maestro Serapis rivolse la propria attenzione all'evoluzione dei Deva, il Maestro P. si assunse una gran parte del Suo lavoro.

 

IL LAVORO ATTUALE

A questo punto punto, può essere opportuno accennare ad alcuni fatti che riguardano i Maestri e l'opera Loro, nel presente e nel futuro. Primo, la preparazione dei Loro discepoli, che li metterà in grado di essere utilizzati nei due grandi eventi che si maturano: la venuta dell'Istruttore del Mondo, che avverrà tra la metà e la fine del secolo; l'instaurazione della sesta sotto-razza, e la ricostruzione che seguirà alle attuali condizioni mondiali. Poiché, la presente, è la quinta sottorazza della quinta Razza-Madre, la pressione del lavoro sui cinque Raggi della mente (il terzo ed i quattro seguenti), diretti dal Mahachohan, è molto forte. I Maestri stanno sostenendo un pesantissimo carico e, perciò, gran parte della loro opera d'insegnamento è stata delegata ad Iniziati e discepoli avanzati, ed alcuni Maestri del primo e secondo Raggio hanno, temporaneamente, assunto discepoli della sezione del Mahachohan.

Secondo, preparare gli uomini, su vasta scala, per la venuta dell'Istruttore del Mondo e compiere la necessaria preparazione, prima che i Maestri stessi vengano fra noi, poiché, sicuramente, molti di essi verranno, verso la fine di questo secolo. Uno speciale gruppo sta formandosi, fra quelli di loro che si preparano, in modo determinato, per tale lavoro e il Maestro Morya, il Maestro K. H. e il Maestro Gesù vi saranno particolarmente impegnati, verso l'ultimo quarto di questo secolo. Anche altri Maestri vi parteciperanno; ma, gli uomini dovrebbero, quanto più possibile, familiarizzarsi con i nomi e le attività dei tre sunnominati. Altri due Maestri, in particolare rapporto col settimo Raggio, lo specifico lavoro dei quali consiste nel sovraintendere allo sviluppo di certe attività, entro i prossimi quindici anni, operano col Maestro R.. Può essere data la precisa assicurazione che, prima della venuta del Cristo, verranno attuati riordinamenti tali che, a capo di ogni grande organizzazione, vi sarà un Maestro, o un Iniziato della terza Iniziazione. I Capi di alcuni fra i più importanti Gruppi Occulti, dei Massoni di tutto il mondo, e delle diverse branche della Chiesa, residenti in molte grandi nazioni, saranno Iniziati e Maestri. L'opera dei Maestri sta, ora, procedendo e tutti i loro sforzi sono diretti verso il buon esito finale. Ovunque, Essi stanno raccogliendo coloro, che, in qualche modo, mostrino una tendenza a rispondere alla vibrazione superiore, cercando di intensificare la Loro vibrazione e, così, metterli in grado di essere utilizzabili, all'epoca della venuta del Cristo. Grande è il giorno dell'opportunità, poiché, quando il tempo sarà giunto, mediante la eccezionale potenza della vibrazione, che sarà allora diretta sugli uomini, coloro che compiono, ora, la necessaria preparazione, potranno fare un grande passo innanzi e varcare la Porta della Iniziazione.

 


- LEZIONE QUATTORDICESIMA -

v L'epoca dell'Aquario

 

A questo punto, risulta chiara l'ampia veduta sulle origini cosmiche di un Piano che, attraverso catene planetarie, ronde planetarie, periodi di globo, razze madri, regni differenti tende ad enuclearsi in quel punto misterioso del nostro futuro, dietro il velo dei Sette Sentieri, a cui la nostra umanità è diretta, ed i particolari del quale sono custoditi dalla saggezza del Re del Mondo.

Abbiamo veduto che il sistema solare, a sua volta, non può essere considerato una sperduta isola luminosa, nel cosmo celeste. Esso è potenza di incalcolabile luce divina e, come raggiunge il suolo spirituale della nostra terra, attraverso la collaborazione attiva dei Tre Logoi sublimi, dei Sette Pianeti Sacri, dei cinque, detti non sacri, così, per quanto Lo riguarda, è Deflettore e Strumento di altre costellazioni, nei loro piani cosmici. Cioè: Sirio, le Pleiadi, una delle stelle dell'Orsa Maggiore e le dodici costellazioni dello Zodiaco. Il legame tra il nostro sistema solare e questi fulcri infiniti ad un futuro, che la normale mente umana non può immaginare ancora, è tanto stretto che, a partire dalle catene planetarie e dalle ronde (ognuna delle quali, a seconda del suo ordine numerico, è sotto la signoria totale del corrispondente Raggio di uno dei sette Pianeti Sacri), sino ad arrivare all'avvicendarsi delle ordinate frazioni che compongono, nell'assieme, la totalità delle epoche di ogni razza madre, tutto è incastonato al cosmico, attraverso il relativo, in una legge di rapporti imprescindibili.

Accennammo al fatto che i dodici Pianeti che compongono la struttura rotatoria celeste, attorno al Sole, andranno a formare, tra epoche incomprensibili, con un corollario di altre Entità sorelle, i dodici segni zodiacali di un periodo a venire; sarà, quello, il momento in cui, come è detto nel Libro di Giobbe: "Tutte le stelle mattutine canteranno in coro." Ecco la ragione che spiega quanto, tra ogni segno zodiacale ed uno dei Pianeti Sacri v'è, sempre, un rapporto molto unito; cosa risaputa da ogni studioso di astrologia. La nostra catena terrestre, ad esempio, ha iniziato la sua nascita evolutiva, entrando dalla porta del Cancro, e raggiungerà l'iniziazione, uscendo dalla porta del Capricorno; tutto ciò, sotto la cura sovrastante e generale del quarto Raggio, cioé, Mercurio, la corrispondenza planetaria esatta (Mercurio è il pianeta del quarto Raggio), risonante al numero della catena in questione (la quarta catena). Eppure, anche gli altri sei Raggi si occupano, contemporaneamente, di tale sviluppo. Per cui, essendo ogni catena divisa in sette ronde planetarie, ed ogni periodo di globo, per ciò che riguarda l'uomo, diviso in sette razze madri e, queste ultime, in sette sottorazze, ne deriverà che - e lo abbiamo, già, sopra, accennato - ad esempio, la prima ronda della nostra catena sarà sorvegliata, in particolar modo, dal primo raggio, Vulcano; e la terza razza del primo periodo di globo, dal terzo Raggio, Saturno e, sempre per riportare esempi generali, la quinta sottorazza della razza, ora menzionata, dal quinto Raggio: Venere.

È in tal modo che lo studente alimenta la propria intuizione e comprende l'intricato meccanismo evolutivo dell'intero sistema solare.

La terra, in tal modo, simile ad un fiore, riscaldato, da ogni parte, dai raggi solari, viene galvanizzata ed elettrizzata da diverse correnti universali, le quali - teniamo a sottolinearlo - seguono, nel loro occulto lavorìo, uno specifico e mai casuale dosaggio di interventi. Parte vitale a tale irrorazione continua e cosmica è costituita dai dodici sistemi stellari, usualmente chiamati: segni astrologici. Essi, raccolti dal palpito centrale e governante del nostro Sole, riescono a raggiungere, attraverso i pianeti Sacri e non Sacri, le più intime fibre del sistema; pervenendo, nella fattispecie, all'organismo umano ed ancorandosi ai punti occulti del suo corpo eterico, chiamati chakras. Condizionano ogni natura, dalla più piccola alla più vasta, ed impongono alla vita planetaria il ritmo delle catene e delle ronde, ed il ritmo ai sette regni conosciuti; estraggono, dal buio del caos originale, le epoche storiche e tutto indirizzano verso la méta di un eterno divenire.

Imparare, quindi, ciò che l'astrologia esoterica insegna, rifacendosi alle pure fonti della medesima e non alla troppo accentuata volgarizzazione che, purtroppo, infesta molti ambienti della nostra cultura specifica, significa avere un chiaro specchio del futuro e dell'avvenire, basato su leggi matematiche ed astronomiche e non sull'avventatezza di un qualunquismo mistico-emotivo. Non ci dilungheremo sulla spiegazione di cosa sia la fascia zodiacale che "circonda" l'equatorialità terrestre; daremo alcuni cenni sulle leggi particolari che interessano la nostra lezione; come al solito, tacitamente, invitando gli studenti a reperire sui trattati onesti le altre informazioni dettagliate, in proposito.

In un suo spontaneo movimento, attorno al sole, la Terra, durante l'anno, si pone, volta per volta, sotto l'influsso potente di tutte e dodici costellazioni. Non è un mistero, neppure per la scienza, la possente incidenza delle forze, che, in maniera quotidiana, si innestano, dal cosmo, sul nostro globo. Millikan, il famoso scienziato a cui dobbiamo la scoperta dei raggi che portano il suo nome, afferma che gli stessi ci inondano, senza posa, da ogni parte, e che occorre un muro di piombo, dallo spessore di mezzo metro, per poterne attutire gli effetti. Ma, noi parliamo di forze delle quali gli stessi scienziati non conoscono l'esatta origine. Per quanto riguarda i segni dello zodiaco, una profonda cultura, in oggetto, è stata fatta dall'uomo, sin dalle epoche più antiche, conosciute e sconosciute; si è imparato a saggiarne, statisticamente, la qualità dei fluidi, a ordinare l'umanità, in determinati settori, a seconda del mese, in cui ogni individuo è nato. Lo studio dei pianeti, della posizione dell'Ascendente, della Luna, del Medio Cielo, ecc., permette di catalogare la media umanità ed il suo destino, in una archiviazione unitaria, pressoché infallibile. È lo sviluppo dell'anima (o, corpo causale) che renderà, in seguito, barcollante ogni profezia sul suo futuro, essendo, essa, riuscita a prendere in mano le redini di sé medesima.

Quando, poi, ci si addentra nell'analisi dell'Oroscopo Mondiale, allora la faccenda diviene seria; poiché, è, quasi, impossibile erigerlo, senza la chiaroveggenza eterico-cosmica, senza studi profondi, sulla nostra Dottrina; quella pertinente ai Raggi, alle Catene, alle Ronde ed al sistema cosmo-biologico, quale la Gerarchia conosce e serve. In caso di tale studio positivo, comunque, la successione delle epoche diventa un fatto chiaro; e, allora, la profezia, pura e semplice, scade ed interviene il risultato della citata operazione d'alta geometria e pura matematica universale. La medesima matematica che Pitagora insegnava, in modo sì misterioso, ai suoi discepoli prediletti.

Non occorre, qui, sottolineare l'errore, quasi infantile, a proposito della precessione degli equinozi, in cui incorre la maggior parte degli astrologi occidentali attuali (diciamo occidentali, perché, sia quelli indiani, che orientali tengono, invece conto della medesima, da epoche storiche). Non occorre, qui, dire che, al giorno d'oggi, a causa di un movimento, strettamente, terrestre (appunto, la precessione degli equinozi), ogni segno zodiacale, corrispondente al mese di nascita di ognuno di noi, non è più quello che, di solito, viene studiato, ma, il precedente. E che esistono 14 segni, e non 12. Ma lo vedremo più avanti..

Vogliamo, solo, puntare l'attenzione sul fatto che, per un altro moto cosmico, ben definito, i segni dello zodiaco, oltre che intervallarsi, nel ritmo mensile, che tutti conoscono, si occupano, da lontano, anche dello sviluppo della storicità e, per il movimento precessionale, danno l'impronta specifica ai periodi umani, creandoli della durata di duemila anni. Cioè, le ere planetarie si avvicendano, di 2.000 in 2.000 anni, circa. Si tratta dei:

 

- I GRANDI MESI DEL GRANDE ANNO -

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Il Grande Anno è il periodo di 25.868 anni, impiegato dalla terra, per passare attraverso l'influenza dei dodici segni dello zodiaco ed è suddiviso in Grandi Mesi, dalla durata di circa 2.000 anni. Ipparco di Nicea (190-120 a.C.), astronomo greco, fu il primo a scoprire il principio promotore di questa teoria: quello della precessione degli equinozi. A causa di una leggera oscillazione della terra, la costellazione che si trova dietro il sole nell'equinozio di primavera (Ariete) cambia, gradualmente, nel corso dei secoli, ed impartisce ai Mesi una caratteristica individuale.

 

L'antico Testamento ci riporta dei simboli molto significativi sul fatto. Il culto di Mitra, o del Toro, è il ricordo del lungo periodo, in cui l'umanità venne plasmata, con le caratteristiche del corrispondente segno zodiacale; invece di arrivare, terminato lo stesso, ai Gemelli, perveniamo al ricordo di un altro periodo. Non quello dei Gemelli, che segue il Toro, ma, il precedente: l'Ariete, da cui deriva tutta una didattica sul "capro espiatorio". E, più recente, da cui siamo appena usciti, il periodo dei Pesci (il segno precedente l'Ariete, nell'ordine dello zodiaco), tanto bene simbolizzato nella religione cristiana e nel segnale che i primi appartenenti ad essa adoperarono (ad esempio, nelle catacombe, inciso sui muri), al suo nascere.

E, qui, accentueremo il rapporto che intercorse tra il sesto Raggio, il Raggio della devozione - quale viene, usualmente, chiamato - e l'epoca dei Pesci. Non dimentichiamoci, però, che, ad ogni inizio di tali epoche (un Grande Mese del Grande Anno), uno tra i Figli degli Uomini, che, più degli altri, incarnava il massimo apice d'evoluzione raggiunto, sino a quel momento, e, per forza di cose, riassumeva in sé un futuro evolutivo di gran lunga più avanzato, venne a spalancare alle masse la porta d'oro della rivelazione specifica. Nel caso dell'epoca dei Pesci, appena trascorsa, allacciata all'influsso del sesto Raggio (del Pianeta Nettuno), Gesù Cristo venne a dare l'impulso determinante a tutto il solco, che è stato tracciato dal Divino, sino ad ora. Basta aprire un qualunque trattato di astrologia e studiare le caratteristiche del segno dei Pesci, assieme alle caratteristiche del pianeta Nettuno e, inoltre, rifarsi ai duemila e più anni passati, per mettere in rilievo le qualità psicologiche degli stessi. I martiri cristiani, inondati di luce, ma, bruciati, anche, da un certo tipo di fanatismo; l'implacabile tortura e lo spietato morso di un sesto Raggio devozionale, verso se stesso e verso gli altri, senza alcun amore per la forma, che ospitava il Divino, delle massime figure, inebriate dallo stesso; la meravigliosa mistica dei Paesi orientali, che, anche se risalente ad età più antiche, trovò un suo inquadramento di massa nella zona temporale, che trattiamo; il Medio Evo, ancorato all'idea del bello, del grande e del nuovo, eppure, mancante della strumentazione adatta a manifestarlo, a prescindere da tutte le opere d'arte da cui fu costellato. Devozione, in definitiva, all'oggetto portatore dell'Aureo Messaggio, e non al Principio che esso incarnava. Un chiaro esempio dell'eccessivo fanatismo, primo difetto del Raggio considerato, furono i delitti dell'Inquisizione.

Ma, ecco la Nuova Era, già, apparire all'orizzonte: l'Era dell'Aquario, con il suo pianeta Urano. La caratteristica di questo binomio può riassumersi in un concetto: universalizzazione intuitiva ed amorevole del pensiero e dell'atto, attraverso il gruppo. Non più singoli individui, vibranti di ardente devozione, ma, fanatica, attorno ad un principio, sia religioso che politico, che intellettuale, incarnato da un altro Individuo; ma, il limpido affermarsi della luce, affiorante attraverso la totalità di omogenei gruppi, animati dall'unità divina delle loro anime. L'epoca dell'Aquario, all'unisono con il settimo Raggio - Urano, o del Cerimoniale - svelerà pienamente ciò che venne fatto nascere, nel silenzio dei duemila anni passati, a cominciare dalla nascosta culla, in una stalla, del nostro Redentore, sino alle catacombe dei primi cristiani, ed ai celati ordini iniziatici, dai nomi che tutti conosciamo. Iddio, che, in definitiva, non può e non deve essere nascosto in qualcosa di statico e di relativo, verrà mostrato a tutti, nella piena semplicità e schietta bellezza della futura epoca dell'Aquario; brucierà, conosciuto ed amato, nei fuochi atomici delle fabbriche moderne; insegnerà, onnisciente e categorico, attraverso la religione universale, che, di ogni fedele, farà un sacerdote. Non più parlare di un Lui, come rappresentante dei più alti segreti di potere, tra i banchi di scuola di qualche ordine esoterico, celato ai più. L'epoca dell'Aquario, già cominciata, raduna gli uomini volenterosi, in una universale partecipazione ai Sacri Misteri. Ciò che il sesto Raggio, della Devozione, ha preparato e, per lungo tempo, sotto l'epoca dei Pesci, fatto maturare, il settimo Raggio, della definitiva manifestazione ordinata e rivelata, distribuirà ai cittadini della nuova era, senza parsimonia. Cristo è il portatore del Nuovo Messaggio. E, come si manifestò, pubblicamente, attraverso un singolo Individuo, all'inizio dell'Epoca dei Pesci, per seguire la natura di quel segno, ora è, già, incarnato, nel gruppo vastissimo dei Nuovi Servitori Mondiali, per seguire la natura della Nuova Era. Questo, il ritorno del Cristo.

 


- LEZIONE QUINDICESIMA ( parte prima) -

v LE LEGGI DELLA TELEPATIA

 

Occorre che l'uomo ridimensioni la normale veduta sulla panoramica mentale che egli possiede, nei riflessi della vita circostante, prima di potere, con successo, penetrare l'essenza dell'argomento, che trattiamo: la telepatia ed i suoi rapporti. Ma, occorre, ancora, che egli entri, munito, nello studio che abbiamo intrapreso, di un preciso e quadrato senso della teorica, che sostanzia la scienza dell'epoca contemporanea. Difatti, le leggi della telepatia sono le leggi medesime del mondo fisico, nelle sue strutture sottili e fondamentali, adeguatamente inserite e funzionanti, a più alto livello, nel sistema biologico dell'uomo. Si tratta non già di sminuire i valori spirituali ed animici di quella meravigliosa creatura che è l'uomo, rivedendone le funzioni, nel nostro caso specifico, e rapportandone le possibilità ad un suo divenire una semplice macchina ricevente ed emittente; non si tratta di appesantirne lo slancio spirituale, nel dire che, come un apparecchio radio, con circuiti e transistors, egli può inserirsi in una precisa disposizione sovrannaturale, che lo renda assorbitore e fruitore di vasti campi magnetici, fuori della portata comune di un medesimo strumento scientifico, ed, anche, creatore di altrettanti campi magnetici. Significa, solo, sottolineare e mettere a fuoco una nuova ed infinita qualità che la famiglia umana possedette e possiede, senza rendersene conto.

Né intendiamo introdurci nella scienza della telepatia, con argomenti che ne provino la fondatezza; oramai, il fenomeno è stato localizzato, individuato e, in genere, accettato. Anzi, uno specifico settore di cultura metafisica ne ha, con l'investigazione diretta e studi appropriati, sviscerata la quasi totalità delle leggi. La presente lezione non si rivolge, quindi, al vasto gruppo di studiosi che conoscono e praticano la telepatia; ma, semplicemente, al profano, o a coloro che, pur pratici del fenomeno, ne restano ai margini. Intendiamo, semplicemente, mettere un pò d'ordine nella fragile incompletezza della conoscenza pubblica sul fenomeno. E teniamo a sottolineare, con vivezza, anzi, che, quanto scriviamo ora deve collegarsi, e non può rimanerne amputato, a quanto detto, sin qui; sarebbe, per noi, impossibile ripetere, se non in alcuni tratti essenziali, le leggi fondamentali del ciclo in divenire della natura, già esposte. Chi prendesse in mano la presente lezione, quindi, e la studiasse, senza tale debita preparazione, non ne trarrebbe che una incompleta conoscenza.

 

COS'È LA TELEPATIA?

 

Omogeneità. Unità di energia, nelle manifestazioni di tutto ciò che è descritto dalla forma e contenuto in essa.

Un principio fondamentale sorge dalla sintesi della scienza moderna. L'universo è fluido. Ciò che è coerente e fisso, in una sua immobilità statica, a partire dalla montagna, sino a giungere all'orologio, che tenete al polso, oltre che rivelarsi, all'occhio scrutatore dello strumento scientifico, un'assieme di particelle in attuale e continuo movimento tra di esse, e scambio con altre particelle dell'ambiente esterno, è destinato ad una più o meno lontana fusione con il mare, in eterno movimento, di quella onnipervadente energia che, in precedenza, postulò il suo guizzo vibrante, in una apparente staticità. Tutto è energia, ripetiamo. E noi teniamo a che lo studente non si discosti, per un attimo, dall'accurato esame razionale di quanto gli stiamo dicendo.

Se consideriamo vita ciò che risulta evidente allo sguardo penetrante dell'uomo, o della macchina elettronica, e se consideriamo morte quanto, in un processo di costante illanguidimento, ritrae il suo volto espressivo dallo scenario dell'essere, l'accavallarsi di questi due princìpi ci farà pervenire, per giocoforza, alla realtà di una terza costante: l'esistenza dell'energia, in eterno movimento. Andare ad occuparci di ciò che esiste dietro la morte e prima della vita ci porterebbe in un altro ampio discorso che, comunque, abbiamo, nelle sue generali linee, trattato, descrivendo la Cosmogenesi e l'Antropogenesi (della morte e del suo processo occulto, in ogni caso, parleremo più avanti). Quello, invece, che a noi interessa, ai fini della presente lezione quindicesima, è l'aggancio, immediato ed immanente, che ogni individuo ha - ne sia, o meno, cosciente - con l'infinito abbraccio, impalpabile ai sensi comuni, che è la plasticità delle cose tutte.

Non vogliamo spingere ad un grado di estrema e, per i più, dolorosa rarefazione, la mente degli studenti, facendo loro fissare, direttamente, nello spasmodico nucleo sostanziale, questa energia onnipervadente; né vogliamo, però, portarlo verso gli aromi pesanti, che provengono dallo strofinìo vivo che le parti materiali del suo ambiente vitale creano, di continuo. Si è fatto un troppo parlare, sull'argomento. Ma, sia da una parte, che dall'altra, si è ecceduto.

In oriente, per chi sia studioso di filoni di antica cultura esoterica, la medesima ha bruciato le anime di un vasto gruppo di individui, creando un caleidoscopio di successi e di insuccessi, nel campo. La telepatia, semplice e fondamentale legge naturale e che, da alcuni, è stata, felicemente, denominata la Legge del Rapporto Integrale, tra cose e cose, nelle loro spontanee irradiazioni, e tra uomini, nell'unione tra le loro rispettive nature elettromagnetiche, è stata, in oriente, piuttosto pesantemente ed emotivamente mescolata a sproporzionate attività mentali e spirituali. Ciò, nella maggior parte dei casi. E, nella maggior parte dei casi, incompresa, per quanto riguarda la sua origine prima ed i modi di manifestarsi. Come un tenero germoglio, che venga bruciato, nelle sconfinate lande di un pensiero filosofico, troppo vasto per poterlo umilmente far crescere e scaldare. Ogni filosofia indù, a partire dalla pura e semplice teoria, sino alla pratica yoga, porta, a fondamentale méta della sua ragion d'essere, da una parte, la mentale e soggettiva unificazione con l'Assoluto; dall'altra, il coordinamento oggettivo di un rituale fisico, che realizzi, nel corpo di chi ha raggiunto la Suprema Concezione, quella fenomenologia, che si estende, anche, alla natura esterna che circonda lo yoghi, e derivante da tanta conquista spirituale; e che, in semplici parole, è la miracolistica eccezionale, di cui determinati individui, in tali Paesi, sono padroni. Ora, se noi consideriamo quanto, in effetti, la telepatia non sia, semplicemente, una capacità intellettuale, estremamente sottile, che faccia scivolare, tra cerebro e cerebro, il profumo naturale di pensieri, senza tenere conto di distanze, ma, ci rifacciamo al concetto, esposto in precedenza, della eterna plasticità della vita e di come ogni movimento della medesima venga postulato e sostanziato da un indiscutibile tratto radicale di energia pura, constateremo che, in tal senso, la telepatia è qualcosa di più di un semplice rapporto mentale. E perverremo alla spiegazione che la telepatia, in effetti, è una scienza che, prima o poi, deve e dovrà sconfinare - e noi parliamo di un ideale ben lontano, si intende - nella crezione della tanto ben conosciuta magistica orientale.

In occidente, l'individuo è molto più preciso, più accurato; il fenomeno non può, secondo noi, esistere, in qualcosa al di là della constatazione obiettiva di una statistica fenomenologica e ben vincolata, come tanti anelli, alle dita dello scienziato, che ne segue l'espressione. Ciò, da una parte è giusto; dall'altra, poco coraggioso. Due campioni, si trovano di fronte; il sottile, rarefatto uomo dei miracoli: l'indiano. Egli parla al suo dio, non vuole intermediari e trasforma la materia, con la propria volontà. Nello spiccare il volo, nove, su dieci di essi, cadono; appunto, perché carenti di quell'ossatura razionale che, per lo più, appesantisce l'occidente; ma, quell'unico fa restare interdetti scienziati e uomini di senno europei, per l'indiscutibile evidenza, praticità, immediatezza dei suoi "miracoli". Oggetti fisici, materiali, tangibili vengono creati dal nulla e posti davanti allo sguardo attonito dell'uomo. Oggetti fisici, materiali, tangibili vengono, dal tutto circostante, fatti sparire, in un baleno, in un nulla definitivo. E, questo, non è creare? E, questo, non è essere simili a Dio? E, questa, stringi stringi, non è la méta a cui tende, anche, lo scienziato occidentale, carico ed appesantito di materiali industriali; insonne, per le nottate passate davanti agli apparecchi disgregatori degli atomi e formicolante nei laboratori chimici, attorno a fiale, nelle quali trasforma gas in altri?

Telepatia. Analizziamo bene il significato di questo termine. Esso, strettamente parlando, significa collegamento. Collegamento di atomi tra di loro; ben tenendo presente che l'atomo è energia, e che l'energia è, sempre, il prima, il durante ed il dopo di ogni nocciolo vitale, manifesto nell'universo: dal protone, alla macchina, agli organi del corpo umano, alla stessa atmosfera, più o meno viva, che circonda la terra, le stelle, i campi magnetici, tra galassie e galassie. Telepatia è sinonimo di energia; energia è sinonimo di blocco unico. E, se voi, con l'immaginazione, cercate di abbracciare l'ampio tutto che circonda il nostro globo, sino ai vertici più tenacemente distanti degli universi-anni luce, lì, dove la vostra immaginazione si aggancia al sublime punto in cui essere e non essere sono una medesima cosa, il cerchio contenitore in cui, per un attimo, il vostro spirito avrà libato quella che credevate la completezza, compierà un sussulto; e s'unirà ad altri novelli orizzonti che esistono nei risvolti luminosi, dietro la curva. Telepatia. Un nuovo rapporto telepatico si sarà inserito tra quell'universo che le vostre anime avranno toccato, ed un altro infinito, eterno "nulla", verso cui prosegue l'infaticabile stivale delle sette leghe dell'eterno Passo Universale. Un nulla, che è ENERGIA. Un nulla che è TUTTO.

Abbiamo, quindi, voluto tingere la natura dell'elemento guizzante che la telepatia governa e dirige, sia con l'ampiezza spaziale della vita cosmica, in cui ci troviamo a navigare (elemento, puramente, astratto, ma, necessario ad ogni concretezza d'atto, che noi inseriamo, nella vita quotidiana), che rendere il medesimo elemento duro e flessibile, come l'acciaio, dimostrando che esso è l'unica e costituente natura di ogni particella materiale, nei suoi intimi rapporti vitali e sensitivi. Ha, mai, pensato, l'uomo, dove vada a risolversi l'enorme fiumana di corpuscoli elettro-magnetici, che la fisica ha assodato continuino ad invadere l'atmosfera del nostro globo, e permangano, galvanizzati, di continuo, tra gli oggetti che formano il maneggio abituale della nostra espressione quotidiana? Corpuscoli elettro-magnetici, i quali, di infinita natura ed infinita gamma d'onda, non solo corrodono, da ogni parte, il blocco omogeneo della materia, quando essa viene urtata, investita, scossa da movimenti estranei, e l'alleggeriscono del loro numero, in quantità di miliardi e miliardi di entità sottili; ma, creano in essa un nucleo di invisibili, vorticosi conglomerati di gorghi-radice, che la mantengono in uno stato di fragile incostituenza. Ha, mai, considerato, l'uomo, che esistono numerosi altri aspetti di vita, dei quali, abitualmente, non è consapevole, e che formano, in una benché minima parte, oggetto delle investigazioni della scienza attuale? Parliamo dei raggi gamma, x, delle onde eteriche, dell'aspetto atomico, quantico e molecolare che, più precisamente, lo studioso può chiamare: l'elastico movimento spontaneo di linee energetiche geometriche. Parliamo di quelle forze, alcune, stagnanti, altre di sconosciuta natura, che fanno fremere l'atmosfera della nostra terra; forze, di cui una minima parte, come potenziale immanente, coprirebbe, in dinamicità, l'intero organico delle altre tutte, che costituiscono l'intelaiatura magnetica del nostro globo. In mezzo a tali energie, l'uomo si trova a compiere il proprio dovere di cittadino dell'ignoto. Basta, quindi, con criterio, ammorbidito dall'intuizione, aprire un qualsiasi libro di fisica delle particelle, per, non solo, rimanere attoniti, di fronte al colossale scenario di esse, estranee a tanta cristallizzata immobilità della materia, sbalorditi del modo in cui la tengano a galleggiare su di loro - sughero, in un mare in tempesta -, interessati alle capacità che se ne potrebbero trarre, con un intelligente uso, da parte dell'uomo, quanto comprendere che l'uomo stesso, per la qualità del fenomeno, è in diretta coestensione con la più assoluta diversità di nature sottili, e non vincolato, solo, a qualche tipo particolare delle medesime.

Cautamente - ed era giusto - abbiamo posto, tra di nnoi e l'universale, un ponte di macchinari, di intermediari automatici, che ci hanno rivelato l'ombra di qualcosa di impalpabile. Ma, giunti al punto in cui ci troviamo, il peso di tante macchine rischia di schiacciarci. È l'ora che l'uomo getti, dalle sue spalle, il filtro di simili grucce e fissi, direttamente, in volto, l'aureo splendore di quella luce, che rifiuta di venir addomesticata, nei laboratori di ricerca. Non dovrà e non potrà farlo, di colpo. Consideri ciò che gli veniamo esponendo, con simpatia e senza spirito di prevenzione. A noi interessa che il lettore accetti di intavolare un rapporto del tutto razionale sul problema e, pur tenendo di sottecchi, la meravigliosa, mistica visione del REALE, non rimanga invischiato nel soporifero miele di una immaginazione, troppo distante da ciò che ha conquistato, sino adesso.

Telepatia, quindi, non solo è un fatto prettamente essenziale e naturale, in tutte le cose, animate ed inanimate, trascendentali e relative, coscienti, o meno, e nasce dalla necessità di accettare, quale base vivente dell'essere, una origine energetica; ma, telepatia è, anche, creatività. Chi penetra nel mondo delle forze invisibili e pone mano alle leve che le guidano, secondo l'assioma esoterico:" al pensiero, segue l'energia ", mette in movimento i principi di un altro assioma:" all'energia, segue la sua materializzazione ". Ecco, allora, giunta la necessità di rivedere, assieme, le leggi esposte nelle prime nostre lezioni

Come dire al profano, che nulla sappia sulla reincarnazione, sul karma, e viva, isolandosi nella crosta pregiudiziale al limpido studio dell'esoterismo, che egli si trova ad aver sposato proprio quella donna, a funzionare, come una rotella, nell'industria sociale, proprio nel quadro della specifica attività che lo occupa, o frenato dall'argilla scivolosa di un destino ostile, o sbalzato sulle quinte della cronaca, in un successo pubblico, perché la legge di Economia del nostro Sistema Solare gli riunì, nella presente incarnazione, in un fascio strettamente allacciato, sotto forma della condizione su cui esprime il discorso d'esperienza d'anima, tutte le irradiazioni sottili del pensiero, i desideri monchi, più o meno benefici, che seminò, nelle vite passate? Non è un mistero affermare che la medesima struttura biologica di ogni mortale nasce, e si agglomera, partendo da particelle elettro-magnetiche, che affiorano alla cresta dell'organicità fisica, di cui dispone. Il pensiero arriva a determinare dei mutamenti quantitativi, sulla grossezza del cerebro umano. Lo studio dei cervelli di pensatori, noti, quali scopritori e studiosi, in ogni campo di attività, ha rivelato che essi possedevano un cervello molto più sviluppato, in mole, della media. Questo, a significare che il minimo pensiero che noi manifestiamo è di natura tale e di potere galvanizzatore sì efficace, da avere un dominio netto sulla materia, che ne è il veicolo.

Giunti, quindi, a tal punto della dissertazione, affermiamo che nessuno potrà dire qual'è l'esatta linea di stacco che ponga, da una parte, la materia, e, da un'altra, l'energia.

 


- LEZIONE QUINDICESIMA - (parte seconda)

v Il Maya eterico, l'annebbiamento astrale, l'llusione mentale, il Guardiano della Soglia

 

Confusamente, allo studente può cominciare a delinearsi la causa di quel colossale fenomeno di accecamento occulto, in cui è immersa l'umanità, al giorno d'oggi. Abbiamo, spesso, ripetuto che esistono sette piani di manifestazione, in cui la Monade gioca il suo eterno ritmo di DIO in espressione. Ma, cos'è la Monade? Non vogliamo evitare la domanda, nel rispondere: tutto e nulla. E 'il tutto, se consideriamo, per tutto, l'insondabile voragine che, qualitativamente e quantitativamente, abbraccia ogni spora in manifestazione e spunta, come immediato germoglio, alla minima pressione che il nostro dito scrutatore vi imprime, quando esamina uno tra i tanti elementi frammentar che costituiscono la veste delle cose finite e relative; germoglio, che spunta da quell'unico elemento. Monade, è, anche, quell'unico elemento. Solo l'iniziazione può dimostrare, obiettivamente, al discepolo, che il finito è padre dell'infinito, quanto quest'ultimo lo è del primo.

Consideriamo l'energia, la sola componente del creato, in eterno movimento. E rappresentiamocela sotto forma di un circolo. Noi sappiamo che in tale circolo è racchiuso l'uomo e il dio, il finito e l'infinito, il fisico ed il metafisico. Dove inizia il principio del circolo, e dove la fine? Dove, l'assoluto; dove, il limitato? Ed è a questo punto esatto del proprio vibrare interiore che il dio crea; egli afferma di essere dio; egli decide di essere dio; egli pone i confini tra sé e l'ambiente, sguaina la spada della volontà inflessibile e traccia il solco, in cui avanzerà, come tale, e crea il ciclo. Il Logos Solare, così, ha fatto. Il Logos Cosmico, così, ha fatto. L'uomo, nell'istante esatto in cui si trova, incrudito e nudo di altri orpelli dogmatici, o pregiudiziali, nella necessità di inserirsi in un nuovo, originale modo di vita, così ha fatto, fa, farà. Questa, la ragione, per cui la volontà integrale è, indiscutibilmente, la dote unica richiesta ad ogni discepolo. La Monade, quindi, è, semplicemente, Volontà di Essere; e, certamente, la Meravigliosa Dama, la Gerarchia Bianca, è costretta a celare il Suo candido volto, dietro al nero ventaglio del segreto, quando lo sguardo le si posa su tanti uomini che sono ben lontani da questa Volontà di Essere. E porge loro, comunque, delle linee indicatrici a che raggiungano, i migliori, una vittoria assoluta sulla vita e sulla morte; i secondi, la stupenda lezione, alla loro ignorante presunzione, di un completo fallimento. Lo sforzo, è richiesto. Uno sforzo armonioso, amorevole, tenace, illuminato. E non esistono miglior direzione e miglior ginnastica per ottenere il premio dell'iniziazione se non quello di praticare la telepatia, seguendo i principi insegnati dai Maestri dell'Occulto: Figli della Gerarchia Bianca, e Gerarchia Bianca Essi stessi.

In proposito a quanto sopra detto, citiamo le parole di un Adepto, il quale ebbe occasione di scrivere: "Il mondo, al giorno d'oggi, è pieno di discepoli, esperti nella conoscenza teorica dell'Antico, e sempre attuale, Esoterismo, pieni di buona volontà, altruisti, positivi in quanto al possesso dei sentimenti universali necessari all'animo per procedere ancora oltre, a più elevate tappe sul Sentiero. Essi, però, difettano dei rudimenti necessari a che il maestro possa elevarli nel campo della padronanza occulta della materia nei tre mondi. In ciò (rendendo vacillante la superbia dei popoli occidentali) l'oriente ha superato, di gran lunga, l'occidente." Uno di tali rudimenti è la telepatia. La telepatia, intesa a sintesi e compimento finale di ogni attività protagonista nei precedenti cicli reincarnativi; a qualità naturale e spontanea dell'essersi, l'uomo, trasumanato ed aver attuato la trasformazione che ha enucleato ogni punto dell'universo in un minimo comun denominatore: la sua mente; a indice indiscutibile dell'unificazione, in lui, di spirito e di materia, ove tempo e spazio sono ridotti ad una costante conquista, immanente ed attuale. Con la telepatia, i Campioni delle precedenti, della presente e delle future evoluzioni guidano l'intero assieme delle vite naturali. È telepatia cosmica quella che riunisce "nella reciproca Sfera delle Loro Aure" i sistemi solari, che procedono verso sentieri cosmici sconosciuti: è telepatia il palpitante cordone di forza vitale e sublimifica che inserisce, separatamente, in un'unica unità di propositi, il nostro Logos Solare ai Sette Pianeti Sacri; telepatia, ma di natura quasi impossibile a comprendersi alla media evoluzione, è il congiungersi di impressioni celesti, dai porti estranei al sistema solare, sino al nostro globo. Telepatia è l'unificazione di ragione, di sentimenti, di corpo che si attua tra i Sette Kumara, le Forze Splendenti che costituiscono il cervello dirigente della nostra Gerarchia, e la Gerarchia medesima. Telepatia, infine, è il rapporto diretto, o, indiretto, costante, o, meno, che intercorre tra l'Adepto e i Suoi discepoli. I quali è gioco forza che apprendano, non solo ad essere recettivi alle onde vitali di tanta suggestiva maestrìa spirituale, ma, a loro volta, che apprendano a creare, secondo il loro Raggio individuale (Sottoraggio di quello monadico), sgranantesi nei Raggi della personalità, del corpo mentale concreto, del corpo astrale e del corpo fisico, una gamma totale di vibrazioni impressive, che renda loro stessi, a lungo andare, poli-guida del ritmo occulto della telepatia cosmica.

Come abbiamo visto nel caos delle energie da noi analizzate, agli inizi della seconda parte della lezione, Coloro che, oramai, abbiamo imparato a considerare come i divini fattori di ogni evoluzione, a partire dal Logos Cosmico, sino a giungere al semplice iniziato di grado inferiore, elevano il tono dello splendido potere che li svincola dalla placenta materiale e si unificano, sempre più, alla Luce solare dell'Essere, con il seguire dei metodi di geometria naturale animica, e che, in gergo umano, possiamo chiamare del ritmo gerarchico.

La Monade si è individualizzata. L'amplesso meraviglioso dei Sette Kumara, proiezione diretta dei Sette Pianeti Sacri, a loro volta congiunti a sette Sistemi Solari, di cui uno è il nostro, tutti dipendenti e parti vive dell'incommensurabile Stella chiamata "Colui che non si deve nominare", durante l'epoca Lemurica dette nascita a sette gruppi umani (dopo due razze intangibili ed umanoidi) e che possedevano, per la prima volta, sul nostro Pianeta, il corredo di un corpo animale. Narra la tradizione esoterica che una lingua di fuoco, proveniente dal livello Mentale Cosmico, unendosi, in un automatico dualismo di riflessi, con la luce direttiva della Sublimale Coscienza che vibra dalla lontana Stella Sirio, venne inserita nel nostro pianeta e si fissò in Shamballa, determinando tutto il corollario di successivi dualismi, i quali, provocarono anche la nascita dell'Anima nell'uomo. E, sebbene, a rigor di termini e per quanto riguarda la nostra coscienza planetaria, la Monade sia quella latente e totalitaria armonia che sgorga dalle più intime fibre d'ogni forma che costituisce l'organismo del nostro Pianeta (cioè, il nostro Logos Planetario), il frantumarsi del Suo sacrificio, con la volontà che Egli aveva di veder risplendere la Sua Natura in nuove esistenze simili a Lui, creò degli altri appigli che non è inesatto chiamare: successive Monadi. L'uomo-animale dimenticò la propria origine divina, separato come si trovava dal Seme che lo originò. Sette gruppi di umanità nacquero, nei remoti tempi che vanno da venti milioni a quindici milioni di anni fa; sette gruppi di innumerevoli gocce di sangue fremente, sprizzate dal costato dei Sette Dei Planetari, riunite in sette ordini compatti, dalla volontà super-umana dei Sette Kumara, collocati nel materno giaciglio dell'amore del nostro Logos Planetario, e riscaldati dall'alito dei Pitri lunari, provenienti dalla precedente Catena vitale. Fu necessario che l'uomo dimenticasse tale origine, per poter raggiungere, con il proprio sforzo, raffinato dal dolore reincarnativo, l'identità di potere, amore, sapere del suo Genitore Divino. Unione, ma, anche, giusta separazione da Esso, vennero fatte dal Re del Mondo, con l'aiuto dei Suoi sei discepoli, e di un gruppo di Alti Iniziati che collaborarono - e, in un buon numero, ancora, collaborano - con Lui. L'uomo si trovò orbato d'ogni potere. Imprigionato in una forma animale e in attesa di ricongiungere la propria coscienza alla Primordiale. Lo avrebbe fatto molti milioni di anni dopo. Prima, inconsciamente; tutelato, guidato dalle sottili Impressioni che, durante tutto il tempo in cui si manifestò come lemuriano, atlantideo, ariano gli provennero e gli provengono dalla Gerarchia Bianca che, man mano, venne ad accrescersi del numero di coloro i quali, divenuti recettivi ad esse, fecero tesoro delle vibrazioni che contenevano, vennero iniziati, e si staccarono dal gruppo umano.

Racchiusa nei tre inferiori, dei sette piani che costituiscono la nota di ogni forma manifesta, la Monade iniziò ad inerpicarsi verso l'alto. Durante l'epoca Lemurica, veramente cieca, gattino appena nato, si dette a conoscere il primo grado dell'esperienza animica: il materiale. Sviluppò il corpo fisico, fece esperienze d'ogni sorta, strettamente appigliata alla natura circostante, quasi un tutt'uno con essa. Alcuni rudimenti della razza li possiamo rintracciare nei selvaggi boscimani, nei pigmei, nei cacciatori di teste, ecc.. E, per la nota legge dell'energizzazione, quale abbiamo appena studiata in precedenza, simile a frutto maturo che venga spremuto, la materia fisica esalò i suoi effluvi eterici, lasciandoli gravitare e rimanere, purulenti, nell'atmosfera del globo. Questa, è la ragione del primo tipo di accecamento occulto (il Maya eterico) in cui si trova immersa, ora, l'umanità e di cui rivelammo l'esistenza all'inizio della lezione. Troppo sottile è lo spiegarne l'espressione, nel quotidiano ritmo che ci circonda. Da una parte, l'amore accentuato per ogni attività prettamente biologica, il profondo fascino (spiccata rivelazione di un tipo speciale di energia che rimane, ancora ansimante, a chiamare l'uomo bambino) che egli prova verso la crosta materiale delle cose, lo psicopatico munirsi di medicine, per l'inesistere della certezza che la carne e lo spirito sono un tutt'uno di divino; la ignorante mancanza di amore per la forma, che viene sottoposta a sforzi incruenti; dall'altra parte, in una assoluta mancanza di sensibilità psichica, tutto ciò è l'accento di illusione mayavica. Diciamo, fuggevolmente, che è appunto da tale tenaglia possessiva che l'aspirante cerca di sfuggire, definitivamente, quando devitalizza le sue troppo potenti funzioni biologiche, adattandosi a ritmi di rieducazione fisica, come il celibato, il vegetarianismo, il distacco da abitudini alcooliche, dal fumo, ecc..

È cosa risaputa dagli esperti in esoterismo che le malattie veneree furono un ammonimento dato dal Logos Planetario all'umanità Lemurica, affinchè la medesima cessasse di galvanizzare il suo centro sacrale, che è l'allineamento diretto dell'uomo con il piano eterico, ed in cui, tra l'altro, si rinfocola l'agglomerato erotico dell'Io.

Lentamente nacque l'Atlantide. Il baricentro delle attività interiori dell'uomo si spostò, dal piano puramente eterico-denso, a quello emotivo. L'immaturità sua, la mancanza di esperienza e, quindi, il desiderio di essere esclusivo, in ogni forma delle medesime, determinò la manifestazione di una razza che - e molti lo sanno - fu la più grassamente nutrita di lussi, la più egoista, la più delittuosa che apparve sul globo. Ciò nondimeno, il secondo dei corpi di manifestazione dell'uomo si consolidò, si strutturò, prese possesso dell'ambiente esterno; ora, allineato al secondo, a partire dal basso, dei piani di manifestazione. Al secondo dei tre regni della forma. Il mondo astrale è ben esistente; altri trattati ne hanno parlato, il più delle volte errando nelle loro conclusioni. Un mondo che, salvo nella sua limitata natura, squisitamente divina, per il novanta su cento è costituito dalle pesanti emanazioni emotive ed energetiche che colano, resina dall'albero, dal sentimento estroverso dell'uomo. Ogni esperto chiaroveggente, nel guardare, dalla giusta posizione occulta, il nostro stupendo globo, lo vede foscamente ammantato, nei suoi aspetti astrali e che non toccano affatto la Grande Natura del nostro Logos Planetario, di una oscura nube energetica, che ancora sfugge alle analisi degli strumenti scientifici. In essa l'uomo vive, di costante. Tale piano di esistenza è il primo che emerge davanti allo sguardo attonito dell'Anima, allorquando lascia il corpo fisico. Ma, la circonda, tuttavia, in ogni suo attimo di vita incarnata. Il "fumo" è talmente denso che gli Adepti si stupiscono, non già che l'uomo ne venga soltanto inibito nelle doti spirituali, ma che, addirittura, possa sopravvivere ad esso. Tale entità involutiva costituisce l'annebbiamento spirituale. La paura dell'ignoto, l'eccessivo materialismo, l'attaccamento cieco ed ossessivo ad affetti per cose e persone, il dualismo, che costringe l'uomo a mordersi continuamente la coda, la cecità, che si sovrappone a colui che inizia a calcare il Sentiero, sono tutte forme di questo annebbiamento. È in tale annebbiamento che si dibatte il discepolo atlantideo Arjuna, nella Baghavad Gita, prima di iniziare il grande combattimento nel campo Kurukshetra.

Inorridita dalla malattia venerea, la Lemuria, confluendo nella razza atlantidea, vi si ribellò troppo violentemente, in vaste zone sociali, e spostò il perno delle sue linee di attività nel campo puramente emotivo, tralasciando, a mezzo di precise inibizioni, gli eccessi materialistici. Tale strappo violento, come era naturale, creò una distonìa nei corpi dell'uomo; mise in eccessiva attività il sopìto corpo astrale, le cui cellule, riflettendosi nella loro controparte lenta (il corpo fisico), la sovraeccitarono, acutizzando all'eccesso il ritmo di alcuni agglomerati organici, e facendo nascere la malattia del cancro. D'altra parte, già si profilava al mondo un nuovo monito del Logos Planetario. Allo scopo di arginare la tendenza, del tutto emozionale ed egocentrica, alla ricerca delittuosa delle sensazioni che il lusso sproporzionato poteva dare, il nostro Logos pronunciò la fatale frase, che nei trattati esoterici è riportata, sotto parole umane, così: L'anima che pecca, morrà". Apparve la tubercolosi. È notorio che, di solito, i tubercolotici si sentono, ancora adesso, per sottili questioni karmiche, orbati quasi di un diritto alla vita ed il ramo, ancora ricco di linfe vitali, illanguidisce, fino a morire. Immaginiamo, ora, milioni di anni, in cui milioni di esseri emanavano, di continuo, per la nota legge dell'energizzazione, dei determinati tipi di irradiamenti pesanti, psichici, colloginosi, e non rimarremo stupiti della nube occulta che tanto acceca l'attuale umanità. Inoltre, aggiungiamo a ciò il fatto che, da quelle lontane epoche, una innumerevole quantità di cadaveri, affetti da sifilide, cancro, tubercolosi è stata sepolta nella terra, tanto da infettarla, essa stessa, di germi nocivi, che, tutt'ora, le brulicano in seno, e comprenderemo come la razza umana dovrà, per forza di cose, risolvere il problema, accettando la cremazione, per unico metodo naturale a salvaguardarsi nel futuro.

La razza Ariana sta, quasi, terminando di sviluppare le sue facoltà mentali e, quindi, rende attivo il terzo dei suoi corpi, in manifestazione: il mentale. Nel dire: corpo, riferendoci agli organismi che possediamo, invisibili fino a quando l'uomo non abbia acquistato la chiaroveggenza, non desideriamo che il lettore cada nell'errore di credere che essi siano minimamente da confondersi con la natura e il modo di apparire del corpo fisico. Nel nostro caso, si tratta di congiungimenti energetici del tutto fuori la portata di una visualizzazione fisica.

La possibilità di giungere a creare ben determinate forme geometriche, qualità dei pensatori, per lo più non rigonfie della pesante sostanza del mondo emozionale, con celerità incredibile ha riempito l'atmosfera quadridimensionale del nostro globo di un fitto intreccio di un altro tipo di energie addomesticate: le cosiddette forme-pensiero. Pietre miliari, che un tempo furono utili, continuano a fare incespicare il passo dei pensatori che addentrino le loro linee telepatiche in tali alte zone magnetiche rutilanti. Ed appare il fenomeno della illusione mentale, in tutte le sue molteplici forme e stature. Con gli errori di direzione intellettuale, errori di originalità pensativa, errori di adattamento alle circostanze, errori di valutazione, ecc.

Risulterà chiara, più avanti, la ragione per la quale noi abbiamo intrapreso la trattazione della presente, specifica problematica, anche se a taluni può sembrare che non entri affatto nell'argomento della telepatia.

Le malattie nervose, le malattie del cuore, ed è facile presumerlo, sono il parto della nostra attuale razza.

Essa, bene o male, ha integrato, in un triangolo abbastanza coordinato, i suoi tre corpi inferiori di manifestazione: il corpo eterico denso, l'astrale, il mentale concreto. Ed ha creato la personalità. È stato, altrove, ben giustamente, affermato che la personalità, non è la somma matematica delle qualità derivanti dai tre corpi, con le loro naturali attività, possedute dall'uomo; ma, è qualcosa di più. È il ponte, vivo e dinamico, che unisce l'uomo all'anima. Agli inizi del suo manifestarsi, è la personalità che, in modo autorevole, prepotente, secco e istintivo ha il dominio sull'entità spirituale. L'anima luminosa è involucrata da tale tinta fuligginosa ed autarchica. Se noi ci guardiamo in giro, quante anime doloranti troviamo, uncinate dall'impossibilità di mostrar la propria natura dolce e divina, da una rete di orpelli, di acerbe immaturità d'esperienza, di concetti non allineati all'universale?

La personalità è il Guardiano della Soglia, dunque. L'ultimo ostacolo che il discepolo deve superare, prima di riconoscersi pura e semplice anima immortale, perfetta, unificata alla Monade, o Vita Universale, latente in sé e nell'universo. Non si tratta, ora, da parte sua, di ribellarsi ad un maya, ad un annebbiamento, ad un'illusione. Si tratta di porsi in condizioni tali da fare in modo che la Luce del Sé Superiore lo raggiunga, prima, tramite sporadiche intermittenze, poi, sino ad inondarlo. Questi impulsi, come dice un Maestro, giungeranno a dargli una indefettibilità di pensiero e di azione, del tutto divina. Ed egli comprenderà, al termine della fatica, che essi gli giungevano telepaticamente, prima dal suo gruppo di comunità di discepoli, poi dal suo Maestro, poi dal Signore del suo Raggio specifico, poi da Shamballa, ed oltre.

Perché abbiamo voluto parlare di una serie di campi magnetici negativi, in cui si trova circondato l'uomo? Il lettore intuitivo lo potrà comprendere. La telepatia è il respiro del Grande Tutto, fluente nello straordinario organo che è la mente umana. E, ogni volta che l'individuo allunga la sua antenna psichica, in qualunque direzione, mette in movimento un determinato fluidismo che si unisce, automaticamente, al maya eterico, all'annebbiamento, all'illusione mondiali. Inoltre, una vera e propria telepatia, per delle ragioni del tutto tecniche e occulte, non può essere fatta, sino a quando, come dice uno degli Adepti, la forma-pensiero della personalità non viene dissolta: fino a quando il guardiano della soglia non si riadatta in grembo alla sua madre naturale, l'Anima.

 


- LEZIONE QUINDICESIMA - (parte terza)

v - Gli strumenti occulti occulti dell'uomo: i chakras -

 

Possiamo, adesso, riprendere il punto, dagli inizi del presente capitolo. La Monade, dicemmo, da altezze vertiginose, si frantumò in sette tipi di monadi. E l'uomo si trovò immerso nei tre più bassi gradi di materia, dal punto di vista del Logos Solare: poiché, lo ripetiamo, il piano eterico-denso, quello astrale, quello mentale, sono, rispetto al Logos Solare, ciò che, per l'uomo, rappresentano, nell'ordine, lo stato solido, il liquido, il gassoso della materia che forma il suo corpo tangibile e l'ambiente circostante. Mentre, i quattro gradi superiori al piano mentale, cioè il piano Buddico, o dell'intuizione, il piano Atmico, o della volontà monadica, il piano Monadico, lì ove risiede la schiera delle Monadi umane, il piano Adi, o Logoico, sono, per il Logos Solare, i suoi quattro Eteri Cosmici, e rappresentano il quarto, il terzo, il secondo e il primo grado del corpo eterico dell'uomo e dell'ambiente che lo circonda. Difatti, il vero segreto della magia bianca è quello di unificare, con dei processi di vita pura e di grande, indiscutibile volontà, i quattro eteri inferiori, con i Superiori. La fusione totale avviene alla quarta iniziazione, ed ogni iniziazione fonde un etere inferiore con l'Etere Cosmico che gli corrisponde numericamente. L'attuazione del fenomeno è in mano agli Adepti; il discepolo deve ben rendersi conto che gli Adepti non sono delle care persone, sorridenti, placide, quasi dei babbi natale, con le mani cariche di carezze e fragili cosine. Il discepolo deve rendersi conto che gli Adepti hanno l'enorme responsabilità, tra le altre cose, di bruciare letteralmente i suoi organismi inferiori, per mettere in atto tale sublime trasformazione della natura umana. E pochi possono immaginare cosa significhi e cosa comporti venire inseriti nei quattro Eteri Cosmici. Un chirurgo, negli ospedali, può anche sbagliare; correrà, magari, il rischio di venire querelato, di venire radiato dall'albo professionale. Un Maestro non può e non deve sbagliare. Se molti discepoli si rendessero conto di cosa, alla fin fine, chiedono ad un onesto Maestro smetterebbero, certamente, tutte le loro inutili lagnanze emotive, cesserebbero di infastidire, di continuo, con le loro forme-pensiero, queste Grandi, Divine Individualità, e penserebbero di più ad accentuare lo sforzo personale, lungo la strada della giusta psicosintesi individuale.

La telepatia, lo ripetiamo, è il mezzo più efficace a prendere il toro per le corna ed abbatterlo. Però, quella telepatia che tenga conto dell'attuale problematica esoterica (e noi l'abbiamo or ora delineata); delle leggi che, da sempre le medesime, hanno applicato i discepoli, e che continuano ad applicare gli stessi Maestri.

 

-    GLI STRUMENTI OCCULTI DELL'UOMO -

 

Quando il mare è in tempesta ed alte onde si abbattono sulla scogliera, a pochi metri di profondità vi sono una pace ed un silenzio integrali. Sino ad ora abbiamo navigato alla superficie di tale mare. Abbiamo parlato del fenomeno-energia. Abbiamo visto che tutto è energia; nulla è statico. Abbiamo appena accennato alle fondamentali forze che la scienza è riuscita a scoprire, a localizzare e a trattare. Abbiamo dato una sfumata descrizione di altre energie occulte, che regnano sovrane, nei tre mondi in cui l'uomo svolge la sua attività. Ma, vi è uno strato di forze, ancora più nel profondo, che è necessario noi si analizzi, per poter proseguire. Il piano delle forze eteriche (che il lettore si rifaccia alla lezione ove trattiamo del piano eterico-denso, in connessione a quello Cosmico). Il piano eterico ci sovrasta. Ogni particella del mondo visibile è sostenuta da una particella invisibile che, a differenza della prima, possiede una natura lineare e dinamica, che l'altra non ha, essendone una sua semplice increspatura. Ogni oggetto fisico è ordinato e disposto in geometrie di atomi e molecole, da sette linee di luminosa calibratura interiore. Attraverso codeste sette linee si può accedere ai Sette Raggi. Il piano eterico è, da una parte, ciò che unifica lo spirito alla materia; dall'altra parte, per delle ragioni occulte che risultano evidenti a iniziati di un certo grado, è ciò che preesiste allo stesso spirito. Ora, come dicemmo nelle primissime lezioni di Cosmogenesi, se afferriamo una manciata di spazio puro, al di là di qualsiasi universo noto ed ignoto, lì, ove nessuna forma di vita appare, nè fisica, nè metafisica, ad un più attento esame di sguardo interiore, vedremo, alla fin fine, tralucere il potere del numero magico sette. Sette tipi di energia ardente ci dimostreranno che esse, da sempre, ora, e per sempre, tengono strettamente allacciata, in un tutt' unico tessuto, quella manciata di nulla: i Sette Raggi. Non possiamo liberarci da essi... E, mentre l'uomo percorre il Sentiero delle incarnazioni, apparentemente succube dei loro influssi celesti, giunge a detestarne e a maledirne l'esistenza; poi, benedirà. Ma sarà troppo tardi. Il trattato dei Sette Raggi, di Alice Bailey, fa, ai nostri tempi, testo. Non ci dilungheremo, ancora, in spiegazioni sottili e panoramiche sulla loro importanza. Diremo solo che non esiste angolo dell'universo, il quale non sia impiantato, in un simile ritmico aggancio espressivo. Quindi, anche la telepatia ha a che fare con essi.

Le linfe vitali che dell'uomo fanno quello che egli è scaturiscono dai suoi sette punti eterici maggiori, o chakras. Man mano che lo studioso si addentra nell'investigazione e nello studio dei chakras, egli rimane attonito nello scoprire quanta parte abbiano nella vita universale, e quindi, nella sua personale. Alla fine capirà che i Sette Raggi sono "tutto in tutto".

Si è fatto un gran parlare di kundalini, o, del fuoco occulto, celato nel chakra alla base della spina dorsale. Da parte di sedicenti istruttori disonesti sono stati dati metodi e spiegazioni per risvegliarlo, con la promessa che, ascendendo esso lungo la spina dorsale, avrebbe provocato fenomeni di natura del tutto miracolistica. E molti disgraziati di poco senno si sono prestati a tali pratiche, risvegliando solo uno dei tre fuochi latenti nel chakra alla base della spina dorsale (fuoco solare, fuoco elettrico, fuoco per frizione; Ida, Pingala e Sushumna): quello per frizione. Tale specie di onanismo ha prodotto una particolare eccitazione del sistema cerebro-spinale e, di lì a poco, ha stroncato tutte le mire di costoro, portandoli alla monomanìa, alle fissazioni cerebrali, alle mitomanìe, e inserendoli profondamente nei tre tipi di illusioni che noi abbiamo appena descritto. Come abbiamo detto, l'uomo, se pure incosciente del fatto, è, per forza di cose, unito, di costante, alla Gerarchia Bianca. Gli indiani, giustamente, asseriscono che, lungo la nostra spina dorsale, esistono tre tipi di forza occulta, in costante movimento e in continua interrelazione tra di esse. Queste forze, dal capo, o, dal chakra brahmarandra, fluiscono alla base della spina dorsale, e ritornano al capo, senza smettere un attimo tale pendolìo. È lavorando su queste tre forze che gli indiani determinano singolari fenomeni di sdoppiamento, anestesia locale, preveggenza, ecc.. L'esoterismo accetta il fatto, ma solo per quanto riguarda l'esistenza di queste tre forze. Esse sono il riflesso, nell'uomo, dei tre Logoi Sacri; del Padre, del Figliolo, dello Spirito Santo; essi sono l'emanazione costante dei tre Grandi Signori del Primo, del Secondo, del Terzo Raggio: il Manu, il Cristo, il Maha Chohan, in ogni individuo e in ogni cosa. Poiché ogni evoluzione singola è strettamente allacciata all'evoluzione planetaria e poiché le iniziazioni fan capo, in modo diretto, ad Essi, e poiché l'iniziazione non è da confondersi con dei ridicoli sbuffi di malcomprese respirazioni indù, con degli sforzi gratuiti e tristi sugli organi sconosciuti del corpo eterico, ma avviene spontaneamente, quale ultimo particolare di una lunga maturazione reincarnativa, data e concessa solo dai tre Signori, è chiaro che kundalini non può venir risvegliato in questo modo diretto e brutale.

Comunque, per rifarci alla genesi e all'evoluzione della specie umana, vedremo come, in modo ritmico, il fatto sia avvenuto spontaneamente. I tre fuochi, pur pervadendo e costruendo l'intero corpo eterico, all'inizio risiedono nel chakra alla base della spina dorsale; scopo dell'esistere e di ogni esperienza e sensazione reincarnativa è di portarli - lungo la linea armoniosa che, addietro, indicammo - al chakra alla sommità del capo. Esistono creature che, sotto la guida di un Adepto, accelerano tale processo. Questo, è il Sentiero del discepolato. Ed è praticamente impossibile elencare tutte le conquiste di ordine spirituale a cui i medesimi sono destinati, oltre, beninteso, la prima di esse: liberazione dal giogo non scelto del dolore reincarnativo. La massa segue il Sentiero più facile. Durante l'epoca Lemurica, le energie, dal centro alla base della spina dorsale, fluirono e si fissarono in quello sacrale; durante l'Atlantide, dal centro sacrale al plesso solare; durante l'attuale razza, dal plesso solare, esse stanno ancorandosi a quelle del cuore, e su.

È, comunque, necessario aggiungere che l'iniziazione ha per regola che il discepolo vi pervenga tramite una libera scelta ed un suo cosciente sforzo; pur essendo, l'ariano, pervenuto a vivificare, in modo appena lambente, il centro del cuore, se egli vuole accorciare la strada, intraprendendo il Sentiero, dovrà ricapitolare in sè tutte le tappe delle razze passate e determinare tale ascesi mistica, con la propria deliberata scelta e volontà.

La conoscenza dell'ordinato assieme di strumenti occulti che il corpo eterico possiede (i sette chakras) è assolutamente necessaria, per praticare, con pieno successo, la telepatia, sia personale che cosmica. L'uomo, dunque, vive nel mondo, sballottato a destra e a sinistra, da forze estranee, che lo raggiungono da ogni parte dell'universo. Abbiamo cercato di provarlo in precedenza. Ma è, anche lui, un emanatore inconsapevole di sottilissime correnti di energia, le quali, per lo più e nell'attuale fase evolutiva, sono disordinate e disarticolate. Ciò contribuisce a creare dei determinati "campi magnetici", attorno ad ogni singola entità umana; lo stesso, e in minor misura, avviene per gli altri regni della natura. Quante persone sensibili esistono, e forse voi siete una di esse, che, con una percezione particolare, vengono disturbate da determinati campi magnetici, esistenti attorno a determinate persone? Oppure si sentono attratte, inspiegabilmente, da altre persone? Un individuo, di una particolar tempra intimistica, entra in una camera dove si tiene salotto; viene presentato, e si pone in disparte, silenzioso. Dopo un certo tempo, la sua presenza galvanizza le altre, fino a quando diviene il misterioso protagonista della riunione.... Voi pensate, con una certa intensità, durante il giorno, a quell'amico. E, nel pomeriggio, o il giorno dopo, egli giunge a farvi visita.

E quante, quante altre dimostrazioni che esiste un elemento sfuggente, il quale lega, tra di esse, le parti statiche del cosmo. Non è esagerato, da parte nostra, affermare, anzi, che l'impronta delle energie libere, individualizzate in un mare invisibile di pensieri, di emozioni sgorgate da migliaia d'animi, ed ora stagnanti nell'atmosfera del nostro globo, si colleghino, con forza imprevista, al subconscio dell'uomo. E che moltissima parte dei suoi atti, degli stessi suoi pensieri, delle improvvise sue esaltazioni d'animo siano dovuti all'influsso che tanto mare di forze, costantemente, esercita su di lui.

L'uomo, con tutto il rispetto e l'amore che gli portiamo, oggi è un robot. Lo sarà ancora per poco, perché già la conoscenza dei nuovi sistemi esoterici sta delineandosi al senso critico della vivente umanità, con l'apparire della Nuova Era. Importa che egli si adatti alla preparazione che ve lo inserirà dinamicamente.

I sette chakras del suo corpo eterico, quando sono sopiti (poiché, comunque, rappresentanti della quarta dimensione), per istinto atavico, assorbono, da spugna, tutte le emanazioni che riescono a localizzare, nel buio dell'invisibile, provenienti dal caos di energie che abbiamo descritto sino ad ora. Quando, invece, con la giusta metodologia data dai Maestri di Saggezza, vengono affinati, addomesticati, dopo essere stati riconosciuti, portano una serie di incredibili trasformazioni, tutte naturali e genuine, alle usuali maniere di vita dell'essere umano. Ma, nulla di nuovo. Infatti, il discepolo, per quanto avanti egli sia progredito nella strada delle acquisizioni magiche, vede che la scienza esoterica ha messo ordine in un bagaglio di possibilità sconosciute, ma non le ha create. L'allineamento dei chakras in un discepolo armonizza gli eteri del suo corpo eterico, e, quindi, lo inserisce nel vasto campo del piano eterico fisico, collegato al piano Eterico Cosmico, dandogli un ritmo naturale di essenze; quelle stesse essenze che rendono placido il fondo del mare in tempesta, di cui parlammo all'origine della lezione. Essenze con delle loro leggi indefettibili, in contrapposizione all'apparente promiscuità caotica che trapela attraverso l'ondata del manifesto. Egli inizia a sentire scorrere attraverso il corpo eterico e attraverso quei determinati chakras che ha cominciato familiarmente a sentire nel suo organismo interiore, delle calde forze che gli rivelano l'esistenza di un mondo superiore. Il mondo della Gerarchia Bianca. Allora, dapprima incredulo, e munito solo di un senso di speranza (forse, agendo più che per fiducia verso la Gerarchia, per sfiducia verso il mondo che lo ha dilaniato di insuccessi e nei suoi più intimi ideali) inizia a consultare "la carta toponomastica" che la Fratellanza gli ha offerto sull'ubicazione e sul ritmo dispositivo delle Grandi Sorgenti di energia planetaria. Studia le qualità, le tendenze, le mète di ogni Raggio; dirige i suoi obiettivi mentali (in ciò, silenziosamente istruito e ispirato dal proprio Maestro) verso i Signori che gli dicono essere i Guardiani dei tre Raggi Maggiori; e, ma ciò avverrà molto più tardi, inizia a percepire la sintetica e unificata atmosfera di Shamballa. Si accorgerà, man mano, di avere adoperato, sempre, il filo istintivo della telepatia mentale. E non attraverso una linea orizzontale, soltanto; ma inserendosi in una quarta dimensione che, da matematica a geometrica, diverrà, lentamente, trascendentale.

Perché, quindi, la Tradizione Esoterica chiede al discepolo, come sempre ha fatto in antichità e sempre farà, di rintracciare il proprio Maestro? Non già perché il Maestro sia qualcosa o qualcuno che pretenda il servizio devoto e l'idolatria del discepolo; quella Creatura si è liberata da ogni legame e permane costrutta solo di puro amore illuminato. Un amore, ove il più grande e il più piccolo sono le due faccette estreme di una medesima realtà totalitaria. L'esoterismo vuole che il discepolo rintracci il suo Maestro solo per seguire la strada che lo stesso Maestro seguì, quando si trovava al suo posto. Quando il discepolo avrà raggiunto il Maestro si renderà conto che lo Stesso è un Essere di tempra infinitamente divina; ma, si renderà, anche, conto che, dall'inizio del suo procedere, sino ad allora, essi furono sempre riuniti in un medesimo amplesso di identità, che non disserrò mai la tenacia, non la disserra e non la disserrerà. L'esoterismo vuole che il discepolo rintracci il proprio Maestro, perché, essendo, Questi, di natura divina, solo divinamente lo si potrà fare. E soltanto sviluppando le proprie facoltà sovrumane, i propri poteri occulti, tutti sintetizzati nei sommi contenuti della telepatia cosmica.

Ecco la ragione per cui, dopo che il neofita avrà localizzato l'atmosfera occulta di energie da cui fu spinto, con prepotenza, sino a quel momento, dovrà scoprire e investigare le leggi del piano eterico, che conducono le medesime energie; ma dovrà, anche, proseguire, lungo la Strada Centrale dei piani eterici, collegandosi con le Pietre Miliari che ne rappresentano la caratura indefettibile e la Cittadinanza Sovrumana: la Gerarchia Bianca.

 


- LEZIONE SEDICESIMA -

v - I Metodi della Gerarchia Bianca -

 

In tutta onestà, noi chiediamo al lettore: come ha potuto e come può la massa dell'umanità, attraverso il disordine delle sue tendenze ignoranti, attraverso i suoi istinti primordiali, attraverso le sue incongruenze notorie essere, non soltanto sopravvissuta, ma aver raggiunto un senso di discreta civiltà, che non si distacca, comunque, dall'ampia promessa di conquiste sublimali, in tale direzione? Per non parlare delle leggi di armonia e di bellezza, che esistono, latenti, in tutti gli aspetti della natura che conosciamo?

Tralasciamo di parlare dell'incommensurabile Ordine Angelico che, nei piani della natura, è l'anima di ogni regno involuto e non solo ne dirige le evoluzioni, ma, addirittura, le determina. Occupiamoci del regno umano. Nella sua totalità, e lo abbiamo già spiegato, esso è plasmato dall'intervento diretto dei tre Grandi Signori di Raggio; ma, negli indici di spiccato valore singolo, per quanto riguarda le maggiori scoperte e le determinate rivelazioni che si allacciano al bene della comunità, esso è guidato da una particolar metodologia, chiamata: delle Impressioni Superiori. Il Piano Evolutivo deve avere il suo corso. A ciò provvedono i Signori del Karma, incarnandosi nei rappresentanti della Gerarchia Bianca. Ai Suoi Occhi, la massa dell'umanità appare un tutto omogeneo; qui e là, degli sprazzi di luce rivelano l'esistenza di anime altamente qualificate e superiori, di gran lunga, alla data evoluzione. Sono i geni, i grandi pensatori, i meravigliosi mistici. Non importa a quale linea qualitativa essi attingano. Il matematico, l'artista, il santo, il filantropo sono tutti aspetti di una Luce Divina che brilla, Unica, per ognuno.

Anche in questo caso, la legge dei Raggi, la legge di simiglianza di natura tra Maestro e discepolo prevale. Un Maestro di secondo Raggio, ad esempio, ispirerà, principalmente, un super-sviluppato della specie umana di secondo Raggio; un Maestro di primo, si occuperà di uomini di primo Raggio. E così via. Ed allora, unendo strettamente la Sua natura sublimale, a quel fiore umano che si protende verso i vertici delle alte cime dell'Essere, tramite il palpito unificatore della telepatia, ne farà scivolare sui petali la rugiada di una nuova rivelazione. E il mondo si sarà arricchito di una scoperta, di un successivo avanzamento, che, gradualmente, ne cambieranno le sorti. Guardiamoci un po' attorno: l'attuale stato civile in cui ci troviamo si rapprende e gira, unicamente, sul pernio di poche scoperte, fatte da pochi individui. La radio, la televisione, il sistema motorio automatico, l'applicazione delle leggi dell'atomo. Indiscutibilmente, ogni scopritore è venuto in contatto con la Mente di un Grande Maestro che ha rivelato, in maniera impersonale, l'esistenza di una legge sconosciuta, sino ad allora. Da poco la scienza adopera il metodo del gruppo di studiosi.

A tal punto, lo studente potrà chiedersi: ma, dove esiste il valore della scoperta originale; dove, il genio; dove, la bravura e la capacità dell'uomo? Noi rispondiamo, sottolineando che l'Idea non appartiene a nessuno; Essa affiora, spontaneamente, dall'Increazione. Essa non appartiene, né al Maestro, né al discepolo, che ne costituiscono le due parti combacianti.

Il piano evolutivo si matura. La civiltà procede e si sviluppa, tramite, da una parte, la consapevole "Impressione" di Menti Superiori, maestre nell'arte della telepatia planetaria; dall'altra, tramite l'inconscio adattamento dell'umanità a simili indefettibili e voluti suggerimenti.

La medesima Gerarchia non prevedeva, come dice uno dei Maestri, che l'uomo sarebbe divenuto in breve tempo, nella totalità, un apparecchio così sensibile alle impressioni superiori. L'aiuto psicologico, per non parlare di quello magico, dato alla sua sensitività, lo vediamo, ovunque, nella rete di contatti sociali che egli adopera di costante. Il telefono, lo pone in condizioni istintive tali, mentre parla ad una persona distante migliaia di chilometri, dal divenire un recettivo telepatico; la televisione, gradualmente, ne addomestica la coscienza superiore, facendogli comprendere che lo spazio è un'entità illusoria; il cinema e le incisioni del compact disc gli dimostrano che qualcosa di vivo e di fremente può durare nel tempo e perpetuarsi, identico, non tenendo conto del solo presente. Ed è per tale ragione, e per tali acuite possibilità, che la Gerarchia Bianca si è decisa a rivelare l'arte suprema della telepatia, senza veli e nelle sue giuste leggi. Teniamo a dire, in ogni caso, che la telepatia di cui trattiamo non ha nulla a che vedere, se non per incidenze, con la telepatia, quale la conosce il profano.

Una delle prime leggi che sorge, in questione, è la legge della comunità mentale, o, di gruppo. Dieci persone, riunite assieme e ordinate, secondo una naturale ritmica di valori interiori, di capacità e di frequenze d'onda riescono a portare, in giusta consistenza plastica, l'Idea, da un piano superiore rarefatto, nel piano della materia. Una persona sola ne è, sovente, incapace. Non si tratta di negare la possibilità singola alla telepatia. Ma, solamente, di affermare che molteplici elementi intervengono, quand'anche il singolo ne sia inconsapevole, a rendere manifesta la sua potenza telepatica.

La Gerarchia, quindi, ha dettato le regole a che vengano creati dei gruppi, in ogni parte del globo, capaci, sia di ricevere le impressioni, che di proiettarle.

Ed ora facciamo un passo indietro, e studiamo, in breve, il fenomeno della mistica, quale fu prodotto dalle masse, in passato. In primo luogo, è indiscutibile che l'uomo abbia sempre avuto in lui la percezione imponderabile di qualche cosa di Assoluto, che sfuggiva al dominio dei suoi sensi naturali. Lo chiamò Dio. E a noi non interessa tale vocabolo, quanto le trasformazioni e l'istintiva vibrazione di animo che l'uomo produceva in lui, mentre lo pronunciava. Di solito, i termini: mio Signore, Dio, Cristo, sono pronunciati in senso di assoluta passività, pervasa da una completa sottomissione ad una Entità Invisibile, ma, nella cui Natura, vengono proiettate tutte le capacità qualitative e tutto il dominio sulla vita di cui ci si possa rendere conto. Questa, è la forma più originale e più semplice di recettività telepatica; ove, chi riceve, tenendo conto delle sue strutture evolutive, si pone in uno stato privo di inibizioni o di resistenze, fremente, nella maggior parte dei casi parossistico.

Appunto di simile disposizione naturale al superiore tennero conto tutte le Grandi Guide dell'umanità, quando vennero sulla Terra per collaborare al Piano. E loro scopo fu di unire tali e tante particelle frementi in un unico fascio omogeneo, moltiplicandone la capacità recettiva (grazie alla legge di gruppo), col dare dei determinati cerimoniali, e l'assicurazione del loro intervento futuro, anche se invisibile, negli stessi cerimoniali. Ed assistiamo alla massa che supplica Iddio, fusa in un magico coesistere di richieste, nei templi indù, nelle chiese cristiane, attorno ai minareti arabi, e così via. La Gerarchia risponde agli accorati richiami ed è quanto mai vero che Dio, anche se in minima parte nei riguardi di coloro che non hanno sviluppato il potenziale ricettivo, combacia con le anime dei partecipanti alle numerose liturgie.

La conoscenza delle leggi esoteriche, l'affinamento delle grossolane corteccie emotive, intellettive dell'uomo, la conoscenza dei veri aspetti del Dio sconosciuto alle masse (cioè, della struttura gerarchica della Fratellanza Bianca) hanno contribuito, gradualmente, alla nascita di ordini iniziatici: il rituale segreto dell'antico Egitto, l'esistenza dei gruppi teosofici, l'ordine dei Rosa Croce, ecc.. Qui, avvalendosi dell'uso di mantrams, o parole di potere, della percezione degli Obiettivi a cui rivolgere il proprio filo telepatico, dell'ancoramento interiore con alcuni Maestri, di cui si intuiva l'arcano e suggestivo potere, fu permessa, addirittura, una miracolistica, non concessa alla massa liturgica comune.

Non solo, ora, i tempi sono maturi a che l'uomo si riunisca in gruppi iniziatici, consapevole di ciò che fa, e senza più ragione di celarsi alla massa; gruppi recettivi e telepatici all'influsso dei grandi Guardiani della Soglia, ma, addirittura, vengono date delle regole affinché egli riesca ad impressionare, a sua volta.

Non dimentichiamoci che la Gerarchia stessa fa quanto l'uomo compie nei suoi riguardi, verso Porti Extracosmici, al di là della normale portata comprensiva dell'essere.

Possiamo dividere il nucleo delle coscienze, divine o meno, del nostro Globo, in tre parti: Shamballa, la Gerarchia Bianca, l'Umanità. Tre strumenti mirabili di recezione e proiezione telepatica. Brevemente, accenniamo alla metodologia in atto, vibrante in seno ad essi.

SHAMBALLA

Le impressioni Le provengono da punti estranei al nostro sistema solare, e dall'interno di esso. La prima fluisce continuamente da Sirio, di cui la nostra Gerarchia è prosecuzione diretta. La seconda, dalle dodici zone magnetiche dello Zodiaco. La terza, da Venere, Sorella Sublime del nostro Globo. La quarta, dal triangolo composto dal nostro stesso Logos Planetario, dal Logos di Venere, dal Logos di Mercurio.

 


LA GERARCHIA

Essa riceve le impressioni, che poi si traducono nel naturale e spontaneo ritmo di vita organizzata che si rivela attraverso ogni suo atto, da:

a)  il più rarefatto gruppo karmico di Shamballa, unificato alla volontà del nostro Re del Mondo;

b)  l'azione diretta di congiungimento divino a Shamballa, di Gotamo Buddha;

c)  l'oculato inserimento, nelle sue strutture, da parte di Grandi Esseri chiamati Nirmanakaya, del vibrare sottile di quella energia onnipossente, che, simbolicamente, è chiamata il Piano;

d)  i momenti di fruttifera e silente azione occulta, rappresentati da ogni plenilunio mensile.

 

L'UMANITÀ

A differenza delle due precedenti zone di coscienza iniziatica, l'umanità non è ancora, in genere, capace di impressionare.

Essa riceve, solamente, le impressioni. Tramite lo studio e l'acquisizione dei poteri occulti necessari, essa potrà farlo. Ma, allora, andrà a partecipare della vita Gerarchica e di Shamballa. Su di essa influiscono i poteri diretti della Gerarchia. Ed abbiamo visto che condizionano ogni frammento evolutivo che germoglia lungo i tempi. Quindi, la Gerarchia, come gruppo omogeneo, impressiona l'umanità; i Maestri sono il secondo nucleo di impressioni; e, anello di congiungimento immediato, tra i discepoli di alto grado iniziatico e il resto del mondo, è il Gruppo di Servitori Mondiali, di cui accennammo in altra parte.

L'uomo, può, dunque, risalire la corrente e, con la massima comprensione del problema, entrare nel Gruppo dei Servitori Mondiali, oggi esistente nel mondo, nelle più disparate zone di attività superiori del medesimo, coscienti o incoscienti dell'esserlo; così, egli può agganciarsi, in modo definitivo ed eterno, alla Gerarchia Bianca. L'unico modo per poterlo fare è quello telepatico. Ci troviamo, dunque, ben distanti dalla convinzione comune che l'uomo aveva in passato e, spesso, ha, tuttora, di entrare in contatto con i sacri Maestri dell'arcano, abbandonando famiglia e tutto il resto, travalicando montagne inaccessibili, indiane, tibetane e cinesi, per poter conoscere, di persona, i Medesimi. Con la telepatia (quella magistrale e non quella sostenuta da un cerebro nervoso, ansimante, disarmonico) l'uomo può unificarsi alla volontà del suo Maestro di Raggio, pur continuando a lavorare nel pubblico impiego che occupa, pur continuando a compiere la sua parte di uomo civile; e continuando a dare a Cesare quel che è di Cesare..

 


- LEZIONE DICIASSETTESIMA - (parte prima)

v I Chakras eterici, in funzione della telepatia

 

Vale, qui, affermare che non soltanto il nostro corpo eterico denso possiede e postula le sue funzioni esperimentative sui chakras; anche gli altri organismi invisibili li posseggono. Ma, i punti occulti degli organismi invisibili sono praticamente inutili, fino a quando non vengono resi funzionali quelli del corpo eterico. La chiaroveggenza, la preveggenza, e tutti i fenomeni di materializzazione, avvengono quando le leve degli organismi invisibili dell'uomo sono inserite nella sua struttura eterica, tramite l'unificazione con i relativi chakras eterici.

Lungo tutto il percorso reincarnativo, dunque, la Monade si trova, assopita e priva di poteri divini, immersa nei tre mondi. E le forze galvanizzatrici dei piani Eterico-Cosmici, per il peso gravitazionale planetario, si baricentrano nei chakras sotto il diaframma. L'umanità, in proposito, è stata autorevolmente divisa in tre parti. V'è un tipo di uomini e donne che traggono ogni risorsa dalle loro linfe vitali, enucleate nel chakra sacrale e che, a malapena, raggiungono il plesso solare. Un altro genere di umanità dipende, in ogni anelito vitale, dall'accentramento di forze istintive che, in massima parte, si annidano nel plesso solare e lambiscono il chakra del cuore. Un folto gruppo di esseri, (ma, ciò nondimeno, una stretta minoranza, in paragone al rimanente), vive sul vibrare delle forze che alimentano, principalmente e preferibilmente, i centri, dal cuore in su. E, in tal caso, già ci troviamo nel campo prossimo agli iniziati. Si tratta, per lo studente intuitivo, di non fare a meno di riconoscere nei tre aspetti di umanità, le tracce evidenti di tre razze, nell'unica loro sintesi: la Lemuriana, l'Atlantidea, l'Ariana.

Cosa comportano tali energie, baricentrate solo nel centro sacrale, o, nel plesso solare, o, nei centri attinenti alla testa?

Nelle lezioni precedenti abbiamo parlato della qualità di ognuno dei Sette Raggi. E, ad esempio, abbiamo detto che il quarto Raggio è il Raggio che dona la capacità di racchiudere, in formula matematica e geometrica, e in circoli chiusi, la bellezza, latente in ogni cosa. Esso è il Raggio dell'artista. Ben cruda ed amara maniera di parlare del quarto Raggio. Per diffonderci, compiutamente, sulle sue qualità, infatti, avremmo dovuto esporre tutte le forme artistiche che esistono nel cosmo, conosciute e sconosciute! Lo stesso avviene quando noi ci accingiamo a trattare delle facoltà di ogni chakra, che, come sapete, sono l'affiorare, nel tempo e nello spazio, del determinato Raggio che rappresentano. Ci dobbiamo limitare a crudeli sintesi; esortiamo, allora, lo studente a non volere strettamente allacciarsi ad esse, poiché le medesime costituiscono una lama a doppio taglio. Sono utili, se considerate per quel che valgono: cioè, delle pure linee indicatrici; divengono, addirittura, deleterie, se considerate fini a sè stesse e senza possibilità di sviluppi ulteriori.

Il fatto che l'umanità sia divisa in tre grandi zone: il lemuriano, o, l'uomo dedito alla trasformazione pura e semplice dei soli istinti sessuali e di forza fisica, con le linfe promotrici dell'essere, postulate nel centro sacrale; l'atlantideo, o, l'emotivo alla ricerca di sensazioni più vaste, ma, tutte facenti capo al proprio egotismo centrale, amante del lusso e della comodità, dipendente da un plesso solare altamente sviluppato; o, facendo un balzo avanti, l'ariano, più o meno intellettuale, vincolato e prigioniero del proprio razionalismo, oppure radioso d'un intelletto, che è sfociato e si è trasmutato nell'intuizione pura e iniziatica; ebbene, ciò, ai fini della telepatia, divide l'argomento in altrettanti tre tipi di telepatia: l'istintiva, l'animica e la spirituale.

Cominciamo con la prima. Molti scienziati si sono domandati per quale ragione le ondate migratorie dei volatili seguissero sempre, nel tempo e nello spazio, i medesimi obiettivi. Oppure, per quale ragione i cani fossero capaci di rintracciare, senza alcuna causa che collaborasse con il loro olfatto, un essere umano, a loro caro, allontanatosi centinaia di chilometri. Oppure, perché bastasse, da parte di qualche fiera, madre di una nidiata di cuccioli, un solo sguardo, in direzione del piccolo, andato a giocherellare dieci, o, quindici metri oltre il limitato, e tutto intento ai suoi ruzzoloni, per fargli rizzare le orecchie, volgere il capo, e tornare indietro, lentamente. Tutte forme, codeste, di telepatia istintiva, proveniente dal plesso solare. Difatti, gli esoterici sanno che l'animale agisce, non già attraverso il suo cervello, nei coordinamenti d'atto, ma, attraverso il plesso solare.

Nel caso umano, questa telepatia la si riscontra lì dove un tenace affetto istintivo lega due elementi della razza; che siano tutti e due compartecipi nel sentimento, o, che uno solo di essi lo esprima. Una madre, che avvisa un certo pericolo in cui il figlio si trova in un dato momento. Ed allora si scuote bruscamente ed entra in stato di agitazione. Un innamorato respinto, il quale, di continuo, assilli, con ogni sorta di linee psichiche invisibili, la povera fanciulla, che se ne sente ossessionata quotidianamente, senza un contatto diretto. Telepatia istintiva è, anche, quella di massa. Mille persone, eccitate, gomito a gomito, da discorsi di leaders, in pubblici comizi, le quali, in un graduale crescendo, prorompono in ovazioni e in prese di posizione emotive, che non avrebbero raggiunto senza tale fusione telepatica. È il caso, purtroppo, dei linciaggi; è il caso di quelle povere immature, che si strappano le vesti e cadono in delirio, davanti ad un gruppo di, più o meno, altri stupidi, o, troppo furbi, suonatori di una determinata musica. È il caso delle cosiddette "sedute di risveglio religioso", in cui delle anime infantili, in preda ad una crescente paranoia psichica, dopo il canto di alcuni salmi, si contorcono e urlano, a decine, per terra, chiedendo pietà al loro Dio, e che li tolga dalla fragile condizione umana in cui si trovano... Sempre, agisce il plesso solare, unione diretta con il mondo astrale. Ed ogni movimento, in simile direzione, arricchisce tale mondo dell'annebbiamento emozionale, di soporifere altre energie intangibili; ma, pronte ad ingoiare qualsiasi anima che si sintonizzi con esse, per similitudine di natura.

Lo sgradevole, comunque, è passato. Poiché giungiamo alla telepatia d'animo, dopo aver tralasciato quella della personalità, più o meno sviluppata. I risultati a cui giunge la telepatia d'animo sono, per lo più, positivi. Difatti, essa nasce dal ritmo imposto all'intero organico dell'uomo, dal chakra del cuore. Si tratta della telepatia di gruppo. Colui che la pratica è portato a far suoi i sentimenti dell'altro, per quanto tenui gli vibrino alla portata. Un sublime esempio di questo tipo di telepatia, lo abbiamo da parte del Cristo, nella comprensione cosmica di ogni singolo fatto, che costituisce la panoramica della realtà solare. Va detto che, nei casi in cui tale telepatia divenga nociva, noi ci troviamo di fronte ai gruppi di delitto (camorra, ndrangheta, ecc..). Pur essendo, questi gruppi, riuniti in una consonanza effettiva d'animo, poiché mancano di morale e di princìpi, le loro possibilità si volgono verso conquiste inferiori. Da qui, la necessità di uno stretto collegamento tra pensiero illuminato e cuore.

Il terzo tipo di telepatia è quello definitivo. La telepatia mentale-spirituale.

Di questa tratteremo, nella prossima lezione.

 


LEZIONE DICIASSETTESIMA - (parte seconda) -

 

Abbiamo elencato i chakras, ma, sempre, senza parlarne singolarmente, per il fatto che eravamo intenti a rivelare i fattori cosmici ai quali ci inseriscono, di costante. Teniamo, ora, presente che i chakras, a differenza della statica funzione di ogni arto biologico e tangibile del fisico, si qualificano perché palpitano di una nota, o, natura sconosciuta al mondo materiale: la quarta dimensione. Ogni chakra è collegato, naturalmente, a tutte le parti dell'universo; il chiaroveggente, difatti, non porta il chakra verso l'oggetto eterico denso, o, eterico-cosmico che vuole raggiungere. Egli lo vede riflesso in quel chakra, ovunque l'oggetto si trovi; lì, ove il tempo e lo spazio sono aboliti. E, ad un più attento esame, la immagine dell'entità contemplata e rispecchiata nel chakra, si rivelerà, non già per un fantasma, ma per l'entità stessa.

Però, ogni chakra ha delle funzioni soggettive, che è necessario comprendere, per potersi avvalere delle sue specifiche possibilità.

Nel descrivere i chakras dell'essere umano, noi faremo conto di osservarli nel corpo eterico di un uomo sviluppato spiritualmente e che li abbia tutti funzionali. Il chiaroveggente, difatti, dove un Adepto ha, per chakras, dei soli, rutilanti di splendore e di colore, vede, in un uomo sottosviluppato, dei grigi bottoni larghi, di materia eterica torbida, senza alcun balenìo manifesto, e con una luce potenziale appena accennata.

Il chakra è, anzitutto, un innesto di due tipi di forze: quella planetaria e quella umana. Ecco, i due bracci della croce; ecco, il Cristo e l'uomo. Esistono settantasette chakras in tutto il corpo eterico: hanno un'apparenza sferica. Sette sono i maggiori: quattro, lungo la spina dorsale; tre, riguardano la testa. Ed i Maestri danno molta importanza al fatto che il discepolo afferri, alla radice, le loro funzioni. Nè, presumiamo che esso possa farlo di primo acchitto. La strada, in ogni modo, è tale, quale gliela stiamo indicando.

Il chakra è composto dal coesistere di varie linee magnetiche:

a)  Il Punto;

b)  il Triangolo;

c)  le Linee Irradianti;

d)  la Sfera di Incidenza.

Incapsulato in ogni chakra, come perla nello scrigno, v'è il Punto Centrale, che dissemina le indescrivibili potenze della Monade; il Punto Centrale è racchiuso in un triangolo: tre linee di forza, che riflettono il colore, la natura, il potere del raggio monadico, di quello del corpo causale e di quello della personalità. S'ergono, in direzione quadrimensionale, dalla presente tetraktis magica, i cosiddetti petali del chakra. Cioè, le singole irradiazioni, diverse per ogni chakra, e che sono proprio le linee di forza che il discepolo deve imparare a trattare a dirigere, nel suo lavoro di mago bianco. Simile divino armonicum si assomma nel circolo che ne rappresenta la zona di confluenza e la sintesi radicale.

Il gioiello monadico, risiede, manifesto a chi lo sappia localizzare, nel chakra alla sommità del capo. E si riflette in quello posto fra gli occhi ed in quello della gola. La sua visione è più labile negli altri.

Il chakra alla base della spina dorsale ha quattro petali, o linee di forza, ed è di color arancione.

Il chakra lombare ha sei petali.

Il chakra, detto plesso solare, ha dieci petali ed il suo colore dà sul verde, con deviatura verso il rosa.

Il chakra cardiaco ha dodici petali ed il suo colore è di un giallo intenso.

Il chakra della gola ha sedici petali ed il suo colore è turchino-bleu, con riflessi argentei.

Il chakra ajna, posto tra gli occhi, riunisce, in una sintesi sostanziale, la personalità dell'uomo; dove la natura inferiore si collega alla superiore. È curioso, infatti, constatare, che i petali sono novantasei, cioè il doppio della somma dei precedenti cinque. Le totalità di colore si raffinano altamente, e, qui, sono rosa-giallo, bleu-splendido.

Il chakra brahmarandra, alla sommità del capo, ha mille petali ed è rappresentato, simbolicamente, nelle statue del Buddha, dal misterioso vestimento lenticolare al capo, che quasi tutte portano. È composto da due elementi: una zona interna ed una esterna. La zona interna (la Luce nella Luce) è bianco-gialla. La esterna, di un indescrivibile balenìo di colori. La zona interna è il riflesso, sul cerebro eterico, del chakra del cuore. Nell'ultima rivelazione, si trova un accenno alla magìa del numero sette. Il numero sette, pur costituendo il ripetersi eterno di un medesimo eterno ritmo, lo vediamo, sempre, inguainato nell'otto. "Colui che non si deve nominare" è un Raggio Cosmico; ma si manifesta attraverso sette sistemi solari. Il nostro Logos Solare è un unico Logos, ma si manifesta attraverso sette Logoi Planetari. Il nostro Logos Planetario è un unico Logos ma si manifesta attraverso i sette Kumara. In tutti i casi emerge il numero otto. Sta di fatto, però, che noi, i sette chakras, sia dell'uomo, che del Logos Planetario, che del Logos Solare, che del Logos Cosmico li possiamo analizzare e circoscrivere esattamente. Mentre, quando arriviamo all'ultimo di essi, a quello del capo, vediamo che l'unità si risolve in un nuovo dualismo. E diciamo, quindi, che il chakra interiore (ed ultimo dei sette), alla sommità del capo, si ricongiunge all'ottavo, che ne costituisce la sfera circostante, con cui fa blocco unico. Ed è così che l'otto continua ad essere sette, che il finito si tramuta in infinito, che si compie la catarsi di Brahman, il quale resta Brahman, pur divenendo Parabrahaman.

È, comunque, al centro brahmarandra che si focalizzano tutte le attenzioni delle Guide dell'umanità. Viene detto, difatti, di continuo, ai discepoli: "Vivete nella testa". Con ciò, simbolicamente, esortando l'uomo a postularsi alla vetta delle sue sensazioni fisio-psicologiche, per giungere al contatto monadico. Contatto che scaturisce solo da tale chakra.

L'insieme d'incidenza delle rispettive circonferenze dei sette chakra determina un'entità energetica, chiamata l'aura dell'individuo. È l'irradiazione combinata dei gradi evolutivi dei suoi chakras che dà la nota occulta all'individuo, in seno ai valori invisibili dell'umanità. Noi continuiamo a riferirci all'ideale individuo che abbia risvegliato armoniosamente tutti i sette punti nevralgici eterici. Tale aura avrà, allora, acquistato un incredibile potenza, silenziosa e suggestiva. Senza parlare del fatto che costui, appunto perché essi lo collegano ai Sette Signori del Mondo, al Logos Planetario, e, più su ancora, alle Sfere Celesti, possiederà la padronanza del costante colloquio con i Poteri Divini dell'Essere, confermiamo che egli potrà dirigere le sue forze risvegliate, ovunque lo voglia e con tutto il successo che desidera. Convergerà le linee magnetiche dei chakras, o, petali, in determinate note posizioni e in determinate direzioni; le unificherà, ritmicamente, in un blocco unico; le vedrà trasformarsi nei poteri angelici che presiedono alla loro struttura, e oltre..... Ma, possiederà un'aura, meravigliosa conchiglia, da cui sfavillerà la luce della perla della Gerarchia Bianca, in ogni atto quotidiano che compie.

Consideriamo, adesso, la naturale predisposizione che l'uomo ha, nei contatti con il mondo delle idee. Esiste, come è riferito da Patanjali, nelle sue lezioni di Yoga, "la nuvola delle cose intellegibili", (quella che è stata chiamata il Piano Divino, da un altro Maestro), che, dalle vette del supremo ordine celeste, lambisce, di continuo, il terreno spirituale dell'uomo. Il problema è di entrare in contatto con essa e di tradurla in espressione. Vi sono vari metodi graduali per farlo. Aspirazione, concentrazione, meditazione, illuminazione; e l'ispirazione avviene. Spesso, il discepolo si incapriccia a volere che il Maestro intavoli con lui un discorso più diretto, sulla natura di simili processi occulti, che, per lo più, sfuggono all'analisi della coscienza ordinaria. Cosa che il Maestro non può fare, semplicemente perché soltanto la maturità individuale ci può permettere di comprendere cosa siano i piani superiori, troppo spesso confusi e scambiati con qualcosa, pur se radiante, di statico e incombente. Cogliamo, adesso, l'occasione, per suggerire al discepolo, se egli cade in preda a tale tipo d'illusione, di volgere altrove lo sguardo. Non solo i Maestri hanno cessato di occuparsi personalmente dell'evoluzione singola dei discepoli; ma, desiderano collaboratori, capaci ed esperti. Tutto ciò che di teorico poteva essere rivelato all'uomo, sulla magìa creatrice, è stato rivelato. Il resto è questione di intuizione personale. Solo quando il discepolo è diventato un collaboratore capace ed efficiente, il Maestro si fonde con lui, in una consapevole unità d'azione e continuità di presenza.

Comunque, costretti come siamo a parlare per simboli, torniamo a rappresentarci "la nube di cose intellegibili", quale lago inesauribile di sostanza archetipica, che alimenta e continua a far crescere il fiore della civiltà. I Portatori dell'acqua divina, sono i Maestri che, con la borraccia del loro sapere e del loro potere, raccolgono, da una parte, il liquore vitale, e, dall'altra, innaffiano, con esso, tramite la telepatia planetaria, le menti degli uomini, accelerandone il processo evolutivo. All'uomo, ciò appare come un rivelarsi di improvvise intuizioni, come un impulso a nuove mète... Si tratta, non solo di accettare il fatto ed abituarsi a lui; ma, di aiutare il desiderio che i Maestri hanno di unirsi al genere umano, con l'apprendere l'arte della ricezione e della impressione. I Maestri non si trovano lì, o, qui. I Maestri si trovano latenti, nell'ovunque. E cade ben a proposito tornare a sottolineare le capacità che un Maestro possiede. La quinta iniziazione Gli ha dato il dominio su tutti i tre mondi. Il che significa libertà da essi; ma, anche, un completo incatenamento ad ogni più rarefatta particola dei medesimi: dagli elementi singoli che li compongono, alla loro vasta panoramica generale.

L'uomo non è ancora capace di vivere, unificato al silenzio della Parola Divina Informale, che palpita in seno alla "nube delle cose intellegibili". La vibrazione rarefatta, composta dai mille segmenti energetici del suo chakra alla sommità del capo, per forza di cose, è immersa, continuamente, in tanto mondo archetipico. Ma, l'atmosfera è troppo alta perché le parole possano descriverla. L'uomo si trova costretto, tramite l'articolazione occulta del suo Io, a dare una veste a ciò che veste non ha e che è il puro Essere. Ivi, regna, sovrana, la Monade. E la Monade è: "VOLONTÀ DI ESSERE". Ecco la ragione per cui il chakra alla sommità del capo è stato chiamato il chakra della volontà, e soltanto la volontà risvegliata e cosciente può compiere la magica incisione che ne liberi il fuoco ardente. Quando l'uomo, prima pigramente, poi, in maniera più precisa e sempre più precisa, inizia a portare giù la semenza d'oro delle astrazioni pure che riceve dalla Monade, a cui si è unito, alla quarta iniziazione, distruggendo il suo corpo causale e acquistando la completa padronanza del chakra brahmarandra, egli è costretto a prendere la strada del chakra ajna, posto tra le due sopracciglia. È tale chakra che plasma il materiale luminoso, ne estrae il messaggio contenuto, e lo inquadra in una forma intellettuale, comprensibile all'umanità. Ma, la forma-pensiero non è ancora pronta per venire manipolata e tradotta in atto. Il Primo Raggio, dal Piano Adi, o Piano di fuoco (primo dei sette Piani Superiori) ha dato un pezzetto incandescente della lava che costituisce il suo Sé; il Secondo Raggio ha tradotto e preparato il campo d'azione alla lava, raffreddandola; il Terzo Raggio, o, dell'adattamento e della manipolazione, risiedente nel chakra della gola, lo trasforma in argilla, emana il verbo e l'uomo divino prende costrutto, nato dalla terra. Ecco la strada dell'inserimento, nell'uomo, da parte dell'Idea. Essa è una rappresentazione, non solo simbolica, ma, anche, di fenomeni magici e di metodi occulti, del tutto realistici. In ciò, ritroviamo il potere del Verbo e della Parola. In ciò, ripetiamo la creazione originale. In ciò, constatiamo come l'uomo possa rinnovare tale principio, da solo.

E rintracciamo il monismo primordiale, che si risolve in un dualismo successivo: impressione e ricezione.

 


LEZIONE DICIASSETTESIMA - (parte terza)

 

Tutti i chiaroveggenti, nell'osservare un uomo in atteggiamento cogitabondo, ne hanno visto le idee: sono entrati in contatto con le energie sottili che egli trattava inconsciamente. E tutti sono rimasti d'accordo nel dire che ciò che veniva pensato da quell'uomo essi lo vedevano "galleggiare", in linee armoniose, o, confuse, a seconda della potenza del pensatore, a pochi centimetri davanti ai suoi occhi. Fate una prova. Sceglietevi una rappresentazione mentale di qualche esperienza, da voi vissuta, e che, tuttora, continui ad interessarvi, vitalmente. Diciamo: "che continui ad interessarvi, vitalmente", perché è necessario che, per avere una potenza efficace, il pensiero vibri secondo una tonalità forte. Rappresentatevi l'esperienza, mentalmente, fino a fissare un solo particolare. Sarà una mano, saranno le rotaie di un tram, sarà il candelabro di una chiesa; non importa cosa. Voi sentirete, distintamente, che tale piccola figurina, partorita dal vostro immaginare, vi vellicherà la fronte, a pochi centimetri davanti agli occhi, sostenuta dal chakra ajna. Ricordatevi, è molto difficile saper pensare egregiamente. È, anche, pericoloso intraprendere degli esperimenti telepatici, nella direzione sbagliata e senza dei graduali allenamenti e con una saggia previsione degli ostacoli a cui si vada incontro. Quando l'uomo intensifica la sua tonalità magnetica, poiché, purtroppo, si trova a dover superare delle barriere di forze stagnanti, sia in lui, che fuori di lui, e poiché, anche, non ha la volontà necessaria a spazzar via ogni impedimento energetico che gli viene dall'atmosfera celata del nostro globo, potranno succedergli vari inconvenienti. Se noi sfreghiamo un pezzetto di ambra, esso si elettrizzerà ed attrarrà dei corpuscoli di polvere, che ne appanneranno la levigatezza. Se noi tuffiamo in una scatola di limatura di ferro una calamita, essa resterà appesantita da una considerevole quantità di ferro. Lo stesso accadrà all'uomo, che inizia la telepatia. Indiscutibilmente, gli sforzi che egli compie per il suo desiderio di aumentare il potenziale magnetico lo elettrizzano e, prima o poi, senza le debite precauzioni, egli si troverà circondato da una massa vibrante di corpuscoli energetici, che ammanteranno la sua natura ancora impura, rendendo argilloso il terreno su cui cammina. Ecco perché i Maestri insistono molto che, prima di addentrarsi in esperienze di carattere occulto, il discepolo purifichi i propri moventi e la propria natura. V'è, poi, ancora, un altro inconveniente, per chi comincia a praticare l'arte della telepatia. La sua debolezza psichica. Esistono pochi individui che riescano a forare la placenta di forze in cui si trovano tutelati, o quelle della loro aura, e a toccare un'altra aura: l'aura, cioè, con cui vogliono entrare in contatto. Ciò fa sì che gli incauti, credendo di procedere con successo sulla strada della telepatia, gonfino di sostanze-pensiero, sempre rinnovate, simile a un palloncino colorato, la loro aura. E raggiungano gli stessi insuccessi di cui abbiamo parlato poco fa. Uno dei Maestri afferma che, tra coloro i quali, al giorno d'oggi, si dicono telepatici, o, medium, il novanta per cento cade nell'illusione piena. Essi manipolano e rimanipolano forme-pensiero, o, vibrazioni del loro subconscio, attorno, e nella loro stessa zona astro-mentale. Mettono insieme, in una cecità poco intelligente, dei messaggi, quasi tutti nello stesso tono; poi, affermano che l'entità ha parlato, o, l'amico ha risposto, da una città distante. Per lo più, si tratta di persone in buona fede; quindi, ancor più pericolose. Ma, lo stesso Maestro, esorta, nel contempo, a rinnovare gli sforzi, e dice che la Gerarchia ha bisogno di discepoli, i quali sappiano impressionare e siano telepatici.

L'abitudine a pensare rettamente, con precisione e con maturità, darà il sottostrato necessario ad avere un pensiero efficace, per venire proiettato e per ricevere. Solo adesso può risultare chiaro perché, con ampiezza di dettagli, abbiamo parlato del maya lemurico, dell'annebbiamento atlantideo e dell'illusione ariana: impedimenti energetici che devono essere conosciuti e "sentiti" prima e durante l'atto telepatico.

 

I METODI DELLA TELEPATIA

 

Si è fatto un gran parlare, negli studi di esoterismo, della PACE, tanto che l'uomo pensa che essa esista, in qualche angolo dell'universo, in maniera integrale. Con ciò, perdendo di vista il messaggio dei Grandi Illuminati. Quello del ritmo, quello del Movimento Eterno, quello del grande Respiro del Tutto. Un sottile senso di egoismo e di pigrizia mentale viene, ogni volta, alimentato nel neofita, quando egli inserisce lo sguardo verso la direzione della "Luce che è oltre"; pensa che, lì, si metterà seduto, superiore alla problematica minuta dell'Essere, dimentico del dolore e della sofferenza. Eppure, tali individui non hanno capito il messaggio del Cristo, il Grande Dolente, l'Incessante Lavoratore. È un Dolore Soggettivo, il Suo; un "Dolore di identificazione", di natura così alta, da riuscire incomprensibile alla massa.

Quale pace, quindi, dovrà cercare l'uomo, prima di dedicarsi all'esercizio di una proiezione, o, di una ricezione telepatica? La pace dell'amore, la quale è un'attività così intensa, che non viene percepita dal pigro occhio di chi non sappia amare. Lo Spirito, la cui natura è amore, è stato paragonato, dagli indiani, ad una ruota che giri, su sè stessa, ad incredibile velocità. I suoi raggi non sono visibili, e pare che, addirittura, se ne stiano immobili. Questa, è la pace che occorre possedere, mentre si applica la telepatia. Là, ove tutti i sensi mentali, spirituali, eterici sono desti. Là, ove non esiste differenza tra soggetto ed oggetto; là, ove l'uomo si riconosce chiaramente TUTTO IN TUTTO.

Egli possiede un'idea. Egli sa che il sussurrìo delle linfe vitali, nel suo corpo eterico, è la eco dei campi Eterico-Cosmici; la eco del Logos. Egli sa che egli è uno con il Logos. Il chakra brahmarandra e l'ajna, già da tempo, hanno unito le loro scintille vitali, e, tramite il matrimonio nei cieli, l'unificazione tra il Cristo in lui, e l'uomo in lui, ha avuto luogo. Egli sa che, nella quarta dimensione, non v'è separazione tra il soggetto e l'oggetto; tra di lui e l'essere con cui vuole entrare in rapporto telepatico. Dal chakra brahmarandra introduce l' idea nella zona magnetica del centro ajna, le dà consistenza oggettiva e, tramite la parola, sussurrata leggermente, mette in funzione il chakra della gola. La parola è l'involucro di quell'idea, la parola diviene discorso telepatico. Il suono fa vibrare il corpo eterico, preludio al denso. Il Verbo si fa Carne. Chi ha orecchie per udire ascolti.

Dall'altro capo del filo, il ricevente terrà aperto, come un fiore, il centro posto tra le sopracciglia, ed inerte quello alla sommità del capo: e, nitida, la vibrazione si circoscriverà nell'ajna, la fusione avverrà, il messaggio sarà stato accolto, la parola percepita. Questi rapporti, condurranno, in breve, ad eliminarli completamente. L'uomo preesisterà alla manifestazione. E sarà, prima di essere. Un Maestro afferma che è vicino il tempo beato in cui le parole, sia mentali che materiali, verranno abolite. E chi può descrivere la sfera di beatitudine, ove tutto è compiuto e il Fiore della Vita si erge, splendido e maestoso, senza sostegni che lo reggano? Questa, è la mèta a cui deve giungere ogni discepolo. Questo, il vertice del Sentiero.

 


- LEZIONE DICIOTTESIMA -

v Studio del sesso, dal punto di vista esoterico -

 

Iniziamo a trattare l'argomento, per un'unica ragione. Il neofita, o, anche, il discepolo, o l'iniziato di grado inferiore, giunti al rispettivo ciclo nel Sentiero, si trovano costretti a fermarsi, a perdere molto tempo, addirittura ad arretrare, di fronte ad uno scoglio che, a tal punto, si erge davanti a loro, con violenza davvero incredibile: il sesso.

E, questo fenomeno, è comprensibile. Noi abbiamo imparato ad avere una visione scientifica delle vibrazioni spirituali, sia che nascano nell'organismo umano, sia che abbiano campo di manifestazione nella natura circostante lata. Ci siamo resi conto che non è desiderabile per il discepolo penetrare, alla cieca, nello Spazio Interiore, scosso ed eccitato da un determinato genere di emozioni istintive, dette mistiche, o, emozionali. Abbiamo visto quanto sia necessario localizzare ed archiviare, in un perfetto ordine mentale, ogni tipo di energia che forma e costruisce il suo corpo eterico, fonte di tutti gli effetti nel corrispondente organismo fisico. Conoscenze che sono estremamente necessarie al discepolo, perché egli possa evitare i giri viziosi attorno all'entrata principale del Tempio, e ne imbocchi, quanto prima, l'androne. Purtroppo, nelle istruzioni esoteriche, simbolo e realtà si accavallano: attardarsi troppo nella teorica, nel simbolo, paralizza l'afflusso della vita superiore. Vibrare energicamente, in un realismo, che è ricchezza di linfe materialistiche, allontana, sempre più, dal giusto cammino.

Nel rivolgersi all'umanità presente, i Maestri tengono conto di vari problemi. V'è il karma della stessa, costituito dalle linee ambientali, familiari, o, sociali, in cui il singolo si trova circoscritto; vi sono i problemi di carattere personale, con i quali l'Anima ha da fare. Sarebbe, per lo meno, ingenuo e infantile che i Maestri pretendessero dall'uomo che venga loro incontro, saturo e maturo, quanto saturi e maturi sono Essi. Il fatto contrasterebbe con le stesse leggi della vita.

È stato detto da fonte autorevole che, per ciò che riguarda l'umanità alla Soglia del Sentiero, l'ostacolo più incomprensibile che si trova a sostenere è il sesso. Sulle prime, ciò non costituisce un ostacolo, per gli immaturi e gli involuti. Costoro sentono, in sè medesimi, il silente diritto a percorrere la strada delle soddisfazioni fisiche, in quella direzione. Nella società, in molti casi, è sinonimo di trionfo sociale il numero di rapporti erotici che l'uomo riesce a segnare sul suo impulsivo carnet. O, da parte della donna, l'intuizione spiccata dei vellichii naturali che trae dal maschio, procedendo nelle strade, entrando nei salotti, intavolando discorsi.

L'istinto che si trova alla radice di tante deformazioni vitali, or ora menzionate, non ha colpa. Fino a quando è racchiuso in un corredo fisiologico sano, equilibrato, completo, esso fa sentire la sua voce alla stessa maniera ed agli stessi intervalli di tempo, facendo le debite proporzioni, di quel che la facciano sentire la fame, la sete, il bisogno di respirare. Appena l'uomo inizia a rasentare la volta delle atmosfere mentali, sia per il fatto che il retrostante suo metro evolutivo è povero di incisioni numeriche, sia, anche, perché le stesse atmosfere mentali lo inebriano ed eccitano, egli si trova a scomporre, in modo confuso ed esclusivistico il diagramma delle forze erotiche che possiede. Non dimentichiamoci mai che, per poter inquadrare compiutamente e comprendere il fenomeno del sesso, occorre studiarlo alla luce delle sue vere origini primordiali. E cade qui bene a proposito ripetere la frase di un Adepto: "Il sesso va compreso e risolto nella sfera del piano mentale".

Quindi, è necessaria la conoscenza esoterica per compiere tale passo. Non è ragione dire: "Questo fiore è una margherita". Ragione è dire perché questo fiore è una margherita.

Precedentemente, abbiamo affermato che ogni sprazzo di movimento e di esistenze che affiora nel mondo delle forme ha nascita nei piani Mentali Cosmici. Ecco, il segreto della manifestazione. All'origine dei tempi, una lingua di Vita Ardente venne proiettata, dalla lontana coscienza del Mentale Cosmico; si unì alla Stella Sirio e andò a sigillarsi nel nucleo di vita planetaria terrestre, chiamato Shamballa; da quel momento, si riflesse, nel pianeta, ogni serie di dualismo: è dualismo l'asimmetria del corpo umano, ove una delle metà è sempre più grande dell'altra; dualismo è l'albero, in rapporto alla frutta che produce; dualismo è vita e morte; notte e giorno; cosciente e subcosciente; dualismo è uomo e donna; dualismo è il loro atto sessuale. Compito dell'esoterismo, è, da una parte, inserire nell'animo del discepolo, innanzitutto, la constatazione trascendente della realtà dei piani sublimali dell'Essere, da cui ha nascita tutto il corollario delle rimanenti esistenze; dall'altra, fondere in un monismo sostanziale ogni dualismo che ne è nato; dall'altra, ancora, dimostrare la purezza di tale monismo, quale unico binario su cui poggiavano, incoscientemente, sino ad allora, i dualismi successivi.

Se il discepolo non ha la certezza, quindi, che qualcosa di Cosmico - ma, immanente ovunque - conduce, in modo inflessibile, tutto ciò che appare in manifestazione, e, perciò, vi impone il sigillo della sua primordiale purezza, in tutta sincerità gli consigliamo di lasciare, sino a quando non sarà più maturo, il presente argomento. Manzoni scrisse: "Ovunque lo sguardo volga, Dio, io ti vedo". Abbiamo usato una frase semplice, che, comunque, lega molto con quanto stiamo dicendo. Un Adepto ha detto: "Se veramente nulla esiste, ove la luce dell'Assoluto non risplenda esclusiva ed abbracci tutto in sè, anche il sesso non va dimenticato da tale circolo".

Molti discepoli, non appena si tocca tale concetto, ergono gli aculei come il riccio; e fanno saltare, sulle mani, come una castagna che scotta, per tutta la durata della discussione, lo stesso. Qui, notiamo le tracce di vari istinti, ma che si riassommano in due principali: ignoranza e fanatismo. Il secondo è molto più pericoloso della prima. Ed infesta i circoli cosiddetti spiritualisti, o, esoterici, un po' dappertutto. Vediamo gli ordini monastici, vediamo varie correnti popolane orientali, ecc.. A titolo di aneddoto, riportiamo il ricordo di un episodio che venne filmato in uno dei tanti films-documentari sugli usi e costumi dei popoli attuali. Venne intervistato un vecchio indiano (comunque, esempio molto chiaro di numerosissimi altri tipi consimili esistenti), il quale era considerato, dagli ignoranti locali, forse, un santone. Andava seminudo per le strade, professando la sua strana natura. Unico indumento era uno speciale arnese di ferro che, da decine di anni, egli si era imposto, e che, da decine di anni, gli proibiva ogni funzione sessuale, alle quali attribuiva i mali dell'umanità. Esempi limite, si capisce! Ma ogni esempio limite racchiude una casistica allarmante di gradi intermedi.

Consideriamo la ritenzione, o, inibizione sessuale che l'uomo si impone, come legge sovrana negli ordini monastici, e, anche, lungo il Sentiero del discepolato; accettando la dottrina della reincarnazione, per causale di ogni effetto attuale, noi ci troviamo di fronte a individui, i quali, per l'abuso e l'eccesso fatto nelle precedenti vite (e che, se continuato, in questa e in future, li porterebbe all'ammenda karmica delle malattie sessuali), pongono un freno radicale, per decisioni intermedie tra vita e vita, o, per illuminazione superiore, alle loro abitudini.

Prima di proseguire, ad ogni modo, vogliamo ben sottolineare un importante aspetto della questione. Leggere le presenti note sul sesso, da noi scritte ad aiuto morale dello studente, o, di chi voglia mettere un pò di luce nell'argomento alla propria mente, non significa che si parli a favore, o, a sfavore di esso. Non siamo fautori del sesso, nè a suo sfavore. Cerchiamo solo, dal nostro punto di vista e dal punto di vista che la Gerarchia ha sul problema, di inserirci, al solito, nella "nobile via di mezzo". Non è, la nostra, una mancanza di originalità, quando, qui e là, riportiamo delle frasi, o, dei punti di vista di qualche Adepto, a convalida delle concezioni che esponiamo. Non ci vergogniamo di dire che, lungo tutto il difficile e ostico cammino del nostro personale discepolato, ci siamo avvalsi della guida spirituale dei Maestri, dataci direttamente, o, indirettamente, attraverso libri e altro. Riteniamo, quindi, doveroso verso chi ci legge inserire anche lui nel costante riverbero dell'illuminazione che proviene sempre dalle alte fonti a cui ci riferiamo. Egli, sì, deve acquistare un'autonomia di giudizio e di pensiero; ma, sradicarsi completamente dalla Gerarchia, per accentuare in modo non genuino tale autonomia, significa perdere di vista l'universalità dell'Uno, nell'apparente fase frammentaria della manifestazione. Afferma un Maestro: "L'unica libertà a cui deve pervenire, con tutte le forze, il discepolo, sia quella dell'influsso di un'altra personalità, o, di altre personalità, sulla sua mente; sia quella dell'influsso della stessa sua personalità sulla sua anima. Coloro che si illudono di pervenire alla libertà assoluta da ogni principio, da ogni rapporto umano spirituale, da ogni legge, noi, Istruttori Arcani, li vediamo, mano a mano, allontanarsi dal Sentiero centrale e luminoso, e perdersi nelle brume di un fosco disordine individuale e ambientale".

Non siamo fautori, dunque, della liberalità sessuale. Ricordiamo, anzi, che un Adepto ebbe a recidere, con la Sua Autorità, il contatto del proprio magnetismo sublimale da un gruppo esoterico (e l'episodio trapela in una delle Sue lettere al pubblico), perché, in seno al medesimo, si notarono delle "gentilezze tra le righe", che resero sconclusionato il rapporto di quel gruppo con la linea spirituale che intendeva raggiungere. Ricordiamo, inoltre, che il medesimo Maestro ebbe delle severe parole verso i circoli che allettavano la loro mente all'idea che la magìa sessuale, o la tantrica, potesse far pervenire l'uomo a qualsiasi successo di natura fondamentale. Egli affermò che nessun discepolo si sarebbe permesso, secondo coscienza, di descrivere, sia pure verbalmente, le vergognose pratiche dei cosiddetti riti tantrici.

Ma, il problema del sesso esiste. Ed è ipocrita e poco coraggioso non affrontarlo, onestamente e chiaramente, quando l'Anima é giunta ad un grado di maturità tale da poterlo fare. La Gerarchia prende in considerazione il problema e cerca di smerigliare le angolosità in eccesso che provoca all'umanità, sia da una parte, sia dall'altra.

Sul Trattato dei Sette Raggi, di Alice A. Bailey, molte pagine sono impiegate da un Adepto per delucidare il problema. Non sarebbe tempo perso, per qualunque mente intelligente e viva, studiare quanto Egli dice.

Abbiamo visto che il Sentiero del discepolato non è un momento di piena emotività umana e non viene percorso sotto la spinta istintiva di desideri, privi di ogni razionalismo, anche se pervasi dalla stuzzicante atmosfera di tendenze mistiche. È, il Sentiero, un momento di massima creatività interna, ed è, anche, il periodo in cui l'Anima, da adolescente, diviene matura. Le stesse cautele che gli ispirati e intelligenti genitori portano verso la giovinetta, che diviene donna, o, verso il ragazzo, che si fa uomo, il Maestro di Raggio rivolge verso il discepolo che si accinge a prendere le Iniziazioni, o, se ne arricchisce. Si tratta di un ben preciso e categorico riordinamento di energie eteriche, di un loro irrobustimento, e della necessità di saperle, ben presto, maneggiare e proiettare. Ben s'intende che, se tale processo ha successo, il discepolo si troverà di fronte agli aspetti occulti più sensitivi della sua natura umana. Dovrà superarli; questo è certo. Difatti, un Maestro sottolinea che, per gli Adepti, la propria natura umana e quella altrui non ha più segreti. Tutti Essi, attualmente, si trovano a penetrare il Mistero della Vita, racchiuso e celato nella "Luce che sta oltre". La Luce, cioè di "Colui che non si deve nominare".

Nel processo di riordinamento delle forze eteriche, considerato che esse presiedono a tutti gli istinti più vitali dell'uomo, dalla pura e semplice sensazione generale, alla fame, alla sete, al desiderio, ecc., l'uomo si trova in un immenso lago sotterraneo, buio, ma, fremente di fortissime correnti, e gli è gioco-forza imparare a nuotare. E i Maestri hanno bisogno di buoni nuotatori!

Il sesso è un problema che si affaccia, in tali attimi, acuito dalla arricchita forza pensiero del discepolo, dall'essersi aperti, in modo vibrante, i petali dei suoi chakras, dalla lotta incessante che sopravviene in lui, tra i due poli che chiama: Amor Sacro e amor profano. Se egli deposita i remi in barca, imponendosi un ritmo di vita celibatario, tre sono i fatti: o, come abbiamo già visto, si tratta di una decisione del suo Sé Superiore, dovuta agli eccessi che fece in vite passate; o, abbiamo a che fare con un'Anima che ha aperto i fiori del Monismo Assoluto e procede lungo la strada, ad onore e vanto del genere umano, nutrendosi solo della limpida acqua ristoratrice che le proviene dal sorriso del Sé; o, invece, abbiamo a che fare con un sottoprodotto dell'indiano, di cui parlammo poco prima. In questi tre casi i Maestri attendono che le inibizioni di colui il quale abbia posto un freno nel vorticoso movimento sessuale delle vite passate riescano ad armonizzargli le acque interiori; nel caso di colui, o, di colei che siano entrati nel pieno e luminoso monismo asessuale, non più attendono, ma, li accolgono nell'area luminosa dei Loro Spiriti, Celati al mondo, ma Vivi e Frementi al senso telepatico di chi abbia vinto la propria natura inferiore; nel caso di colui che sia entrato, per viltà, per ignoranza, o, per fanatismo, in una castrazione spirituale, materiale, o animica, distolgono lo sguardo da esso.

V'è il caso di Maestri che, inseriti in una Legge Cosmica, si sposano e aderiscono al compito umano di Primo Raggio (quello inerente alla creazione di razze madri), privi di complessi di sorta e senza staccarsi dalle Alte Incombenze del Loro grado iniziatico. Il Maestro K.H. ebbe occasione, una volta, di ribadire la grande importanza fondamentale della donna, incarnazione dell'Eterno Principio Femminino, nei riguardi dell'uomo e della vita. La donna, sino ad ora, purtroppo, spesso e volentieri, è considerata una portatrice di sesso. Ciò abbassa, spietatamente, il valore intrinseco di una determinata categoria di uomini. A costoro, parlare dell'attuale e realistica possibilità che una donna faccia loro attingere, sino nel più profondo strato, la bellezza dei cieli, novella ed immortale Beatrice, suona ridicolo. A costoro, accennare, anche se pallidamente, che il nostro Logos Solare è in incarnazione femminile, sarebbe addirittura irriverente, per esseri intelligenti. Dire che l'esistenza di una Madre nei Cieli, nel cui Animo Azzurro si inseriscono i dolori di tutta l'umanità, risale al fatto che, nel precedente Sistema Solare, tutti gli Avatar furono femminili, come, nel presente, sono maschili, sarebbe stolto. Difatti, per una legge di antinomìa ritmica, i rappresentanti della Radice Logoica ne riflettono, quanto in uno specchio, le qualità, manifestandosi opposti al Suo Genere. Il Sistema Solare passato fu di genere maschile, ed ebbe Avatar femminili; l'attuale è femminile, e ce li invia maschili.

Ma non sottovalutiamo l'uomo. Non dimentichiamoci che l'Anima segue cicli, in cui si manifesta incarnata, sia sotto corpo femminile, che sotto corpo maschile. È un Principio, che noi veneriamo; non coloro che lo ospitano, spesso, indegnamente. Il disprezzo, o, la mancanza di apprezzamento (che osteggiamo, perché ingiusti, animaleschi e cattivi) di determinati uomini verso la donna, molto spesso è, invece, comprensibile, per l'esistenza di corpi umani, sotto veste femminile, che rappresentano il fondo della materia. Ma, per ritornare all'argomento, il Maestro K.H. asserì che uno dei compiti della donna, forse il più nobile e il più alto, era ed è quello di rappresentare il ricettacolo, al nobilitato spirito dell'uomo, per la creazione e l'educazione di iniziati, cittadini e popolazione delle Nuove Ere. Ecco perché esiste il sesso. Ecco perché, in futuro, ogni uomo (e donna) si cercherà una compagna (o, un compagno), tra le anime viventi in corpo fisico, in cui il principio del Cristo sarà risvegliato. Ecco perché il sesso, considerato sullo sfondo di un'evoluzione superiore, acquista una nobiltà che nessuno di coloro che ne sono imprigionati potrebbe supporre. Per l'uomo, è veramente importante che egli si renda conto delle forze che lo tutelano e lo guidano, in maniera tanto sovrumana. Sei Raggi formano l'aggregato della propria natura, in ogni individuo: i buddisti chiamano, secondo un'altra linea spirituale, questi Sei Raggi: skanda. Districato l'intreccio strettissimo di Essi, noi ci troviamo davanti al Dio puro. Ma, prima di scoprire e di adoperare il Raggio del corpo umano, del corpo astrale, del mentale concreto, della personalità, del corpo causale, e fonderci in quello monadico, o, della divinità, dovremo adottare un ritmo, mano a mano educativo, nella penetrazione al loro sentiero. Lo si ascende verticalmente, ponendo i piedi sui gradini orizzontali dello stesso. E, questo, non è solo un simbolo.

Proseguendo nell'argomento dei Raggi e considerandolo nella sua giusta importanza, vedremo che ogni nodo espressionistico si aggancia ad Essi: anche quello dei rapporti umani, e dei rapporti sessuali.

Nei trattati esoterici viene specificato che il vero significato del sesso, che si rifà anche al mistero del rapporto dei regni della natura, tra di loro, e dell'interrelazione vibrante che hanno, che si rifà alla fusione del regno angelico con l'umano, che si rifà alle vere radici del dualismo, tutto ciò verra pienamente rivelato alla quarta iniziazione. E si accenna al fatto che il mistero del sesso nasce dall'unione divina che intercorre tra il Pianeta Venere e la Terra, suo polo opposto; ma, unificato. Il sesso, quindi, ravvoltolato, in basso, nella melma del peccato, è gemma luminosa, in alto, racchiusa nella conchiglia celeste dei rapporti tra le stelle.

Considerando l'aspetto sessuale inferiore, nell'uomo, noi sappiamo (e ciò è chiaro) che esso si manifesta tra due individui di opposto genere. Ma, lì, ove non si tratta di un rantolo fisico, nel caso in cui i due protagonisti appena si conoscano, entriamo in una fusione che è più completa. I due vanno a vivere insieme. Qui, entra in atto il potere dei loro reciproci Raggi. Noi avremo il matrimonio perfetto, quando i Raggi Maggiori dell'uno si uniranno ai Raggi Maggiori dell'altro, parallelamente. Saranno costruiti, allora, i pioli di una scala che porterà, dritto, i due, alle somme Iniziazioni. Come dice uno dei Maestri: "Molte scuole di pensiero hanno affermato che soltanto il matrimonio può far giungere l'uomo alla catarsi definitiva. Non prendiamo tale regola per generale. Solo in alcuni casi può essere valida". Si tratta del nostro caso. Però, è estremamente difficile che tale fusione avvenga. E riguarda, anche, le pure amicizie durature.

Possono essere eguali i Raggi del corpo fisico, ma, dissonanti quelli delle altre entità vitali dei due Io. Un uomo e una donna riusciranno, momentaneamente, a placare le loro vibrazioni sul piano fisico; ma, non le emotive, o, le mentali. Un uomo ed una donna avranno Raggi uguali, per quanto riguarda i loro veicoli mentali ed emotivi; ma, non si incontreranno sul piano fisico, ecc..

Riteniamo suggestivo inserire la descrizione che un Adepto della Divisione Egiziana della Grande Fratellanza, chiamato Serapide, fece, in proposito all'unione divina di due anime, sul piano fisico, nel 1875. Questa descrizione è riportata nel libricino: "I sette veli sulla coscienza" di C. Jinarajadasa, ex Presidente della Società Teosofica Mondiale.

"Sappi, o fratello mio, che là dove un vero e spirituale amore cerca un duplice consolidamento di sè, sia mediante una permanente unione dei due, sia nel suo senso terreno, esso non commette peccato, o, colpa agli occhi del grande Ain-Soph, perché è la ripetizione del Divino Principio Maschile e Femminile - il riflesso microsomico della prima condizione della Creazione. Di una tale unione gli angeli possono ben sorridere! Ma esse sono rare, fratello mio, e possono crearsi solo sotto la saggia ed amorevole sorveglianza della Loggia, affinché i figli e le figlie di creta non possano essere ulteriormente degeneri, ed il Divino Amore degli abitanti delle più alte sfere (Angeli), verso le figlie di Adamo, sia ripetuto. Ma, anche tale, deve soffrire prima che loro vengano ricompensati. L'Atma dell'uomo può restare puro ed anche altamente spirituale, mentre è unito al suo corpo materiale, perché non dovrebbero due anime, in due corpi, restare altrettanto pure e incontaminate, nonostante la terrena passeggera unione di questi ultimi due? ". (Serapide, lettera 19: "Letters from the Masters of the Wisdom". Seconda serie).

Come abbiamo cercato di spiegare, il sesso può venire nobilitato, vedendone le più recondite passioni. Ma solo un individuo onesto con se stesso e con la vita può decidere le proporzioni della linea divisoria che dovrà calcolare, in merito a ciò che è giusto e ingiusto, per lui, fare, in proposito. Diciamo, francamente ed apertamente, dunque, che l'atto sessuale non viene proibito al discepolo. Gli viene soltanto consigliato di non eccedere in radicalismi inibitivi, o, all'opposto, in manifestazioni disordinate. Ma, egli viene anche esortato a prendere tra le mani le linfe vitali che, a quel dato punto della sua evoluzione, si trova ad analizzare, e trasumanarle sempre più, fino a renderle cristalline e ardenti, quale la luce del sole che vivifica ogni cosa; allora, si troverà ad essere un Sacerdote, o, una Sacerdotessa. E, dalle sue mani, sollevate verso la divinità, sgorgherà la Luce dell'Assoluto, come la Luce dell'Assoluto sgorga dall'ostia bianca, che il prete eleva sulle teste dei fedeli.

 

NOTA AGGIUNTA

 

I Sette Piani Fisici Cosmici sono, nei loro aspetti singoli, veicoli di Coscienze Superiori.

1)  - Primo Etere Cosmico, o Piano Adi. (Nei suoi riflessi planetari).

In esso risiedono i Sette Kumara, i Quattro Signori del Karma e le altre Somme Individualità che costituiscono il gruppo individuale del nostro Re del Mondo.

2)  - Secondo Etere Cosmico, o Piano Monadico.

In esso risiedono le Monadi umane, e, da lì, si fanno portatrici degli splendidi poteri che ricevono dal Piano Adi.

3)  - Terzo Etere Cosmico, o Piano Atmico.

 

Il Piano della volontà manifesta. Vi risiedono i Nirmanakaya, quelle Spirituali Personalità che hanno il preciso compito di mantenere sempre fisso davanti agli occhi dell'umanità il Piano Divino. Vi risiede anche il Cristo, il Quale, pur avendo conquistato il diritto di libera padronanza in Shamballa, in questi particolari frangenti mondiali, attinenti alla venuta dell'epoca dell'Aquario, si è stabilito nel Piano Atmico. Vi risiedono le Coscienze degli Iniziati di quinto e di sesto grado.

4)  - Quarto Etere Cosmico, o Piano Buddico

Il Piano delle sfere intuitive dell'Amore. Vi risiedono le Coscienze degli Iniziati di quarto grado.

5)  - Piano mentale

Vi risiedono gli Ego degli uomini. Essi, quando sono nobilitati da una grande esperienza reincarnativa, simili a loti luminosi, aprono i petali verso l'alto ed occupano la parte superiore del Piano Mentale: il Causale. Quando sono orfani di esperienze, restano, serrati nei petali della personalità, e permangono nella parte inferiore del Piano Mentale: il Mentale Concreto.

6)  - Piano Astrale

È quello delle emozioni.

7)  - Piano Eterico Denso

È quello della manifestazione materiale, come tutti la conosciamo.

 


- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte prima) -

v La morte ed il suo meccanismo

 

Chi non ha capito il messaggio della vita, non può affrontare quello della morte. La prigione composta dai concetti errati che l'uomo ha riguardo ai fatti fondamentali dell'esistenza è stata sempre la causa principale che ha mosso a misericordia i Grandi Maestri dell'Arcano. Come fare a spiegare ad un uomo, modello di un particolare tipo di società, la musicalità dell'essere universale, ove la melodica danza di due eterne componenti - vita e morte - compongono l'architettura di tutto ciò che è manifesto? Come spiegare a colui che, per oggetto delle sue analisi quotidiane, ha una mente in cui non filtra il raggio di sole dell'intuizione, che trema al pensiero di cosa possa accadergli l'indomani, che si avviticchia ai pochi anni di vita terrestre, considerandoli fini a sè stessi e non trampolino a qualcosa di molto più vasto, che egli è, effettivamente ed improrogabilmente, un'anima immortale, destinata ad un futuro luminoso, che mente umana non può ancora immaginare, da lui intessuto giorno per giorno, con le sue azioni, ed anche con le sue inazioni?

Non esiste angolo della nostra terra, in cui la morte non combaci esattamente con tutte le più piccole e più grandi attività della vita. Senza ricorrere alla descrizione della lotta quotidiana dell'esistenza, nella giungla, ove la gazzella soccombe al leone, il bruco all'uccellino, il selvaggio alle più forti tribù (e, per non parlare della giungla d'asfalto!..). Fermiamo la nostra attenzione, lì, dove pare che la distruzione non entri affatto: sui colori, ad esempio, lucidi e vivi, di una mela, di un albero, o, sulla carne tenera di un bambino, protetto dall'amplesso materno, in una casa invernale; o, sul tronco di una secolare quercia, lontana da ogni attività, nel pieno silenzio di una foresta, immune da pericoli esterni. Visti sotto l'occhio indagatore di uno strumento scientifico, tutti questi tessuti vitali si dimostrano, nascostamente, sottoposti ad una legge continua di distruzione; non passa minuto, non passa istante che un numero incalcolabile di cellule evitino di restare distrutte dall'afflusso prepotente di altre cellule, in nuova nascita. La mela, così tonda, così bella, così profumata è arrivata a maturità, sull'albero, solo grazie al ritmo di una legge inflessibile, e che regna latente in ogni atomo del nostro pianeta: l'avvicendarsi della morte, che spiana il terreno alla vita. Ha acquistato il dolce sapore, solo grazie alla morte ed al rinnovamento delle vecchie cellule, durante il processo di maturazione; solo grazie alla morte del fiore precedente. E solo alla sua morte, quando spargerà i semi sul terreno, nasceranno altri alberi. È più forte la morte della vita? O, la vita, della morte? V'è un equilibrio perfetto. Un equilibrio che è latente, sia nell'immanifesto che nel manifesto. La vita è; e la morte, come normalmente intende l'uomo profano, pur se in apparenza può sembrare distruzione, è rinnovamento, catarsi. Vediamo che, quindi, anche la reincarnazione appare in argomento. Ma, l'anima intuitiva dei più ispirati studenti di queste lezioni si renderà conto che la reincarnazione è qualcosa di molto più vasto, di quanto ne pensino molti esoterici. La incarnazione è evoluzione, è ritmo nuovo, è forma sempre migliore. Non appartiene soltanto all'uomo; ma, a tutte le specie di vita. Il fiore si reincarna, e diventa mela; la mela diventa albero; l'albero crea fiori. Quindi, il fiore, da creato, diventa creatore. Il ciclo è compiuto. Dio, incarnato nell'albero, ha dato la sua qualità alla propria creatura. Prima, tramite la vita; poi, con la morte. È chiaro che il processo, quale noi lo abbiamo descritto, è più lento, più ritmico; ma, invariato.

Ad ogni periodo d'espressione, quando l'uomo è pervenuto alla massima apoteosi delle proprie energie ed attività creatrici, le medesime illanguidiscono ed egli inizia a morire, decine di anni prima della fine fisica. La morte, Meravigliosa Sorella, incomincia a baciarlo verso i 45 anni, trasmutandone le energie fisiche e le esperienze fatte, in saggezza, in potere mentale, in essenza melodiosa e spirituale. E, già, la personalità comincia a percepire, misteriosamente, suggestivamente, il richiamo dell'Angelo Solare, che le aveva allentato le briglie sul collo, lasciandole una quasi totale libertà, nel campo dell'espressione reincarnativa. Il legame tra l'anima e la personalità, che i discepoli saldano molto tempo prima, quando intraprendono lo scosceso Sentiero dell'Illuminazione, comincia a palpitare e ad avvolgere l'uomo, in modo naturale, alle soglie della vecchiaia.

È stato detto, giustamente, che l'anima, nella sua profetica natura, non solo conosce il momento della morte dell'io fisico, che nutre, durante un'incarnazione, dall'alto; ma, è la protagonista di tale fenomeno definitivo. Difatti, benchè l'uomo creda di essere, nel suo aspetto cosciente, padrone del campo espressivo in cui si trova a fare esperienze, ben piccola parte egli ha in tutto ciò. La scienza moderna ha diviso le funzioni psichiche dell'uomo e quelle biologiche in due parti. Per quanto riguarda la sfera delle sue attività corporali, si studia che l'uomo ne detiene il controllo con il proprio sistema nervoso; il quale si divide in due parti: il cerebro spinale e il gran simpatico. Il cerebro spinale è il fulcro ad ogni movimento voluto e dinamico dell'essere umano. È sotto la presa diretta del comando della propria coscienza. Mentre, il gran simpatico dà movimento e ritmo a tutte le funzioni prettamente biologiche; quali, le digestive, il movimento della corrente sanguigna, la funzione del cuore, ecc.. Le scuole di yoga orientale, tramite il ponte diretto del sistema cerebro-spinale, sono riuscite a controllare il gran simpatico, facendo sì che molti yogi riuscissero, a volontà, a fermare il battito del cuore, senza pericolo, ad accelerare la corrente sanguigna, ad accelerare il processo digestivo. In tutto ciò entra la volontà. La duplice divisione di cui, solo per accenno, abbiamo parlato, è il riflesso fisico dell'altra frattura che esiste, nell'interno dell'uomo, tra mente cosciente e mente subconscia. Freud fu il primo scienziato moderno che si accorse dell'importanza della psiche umana, oltre che della sua natura duale, vista sotto tale aspetto. E, quando affermò, facendosi inconsapevole rivelatore di antichissime e tradizionali verità esoteriche, che il subconscio era la radice prima di ogni funzione della mente conscia, destò un vivo interesse; ma, anche, molta incredulità, molto scetticismo e sarcasmo nel campo degli scienziati accademici di allora. Eppure, egli intuì delle verità fondamentali: e chi scrive non si stupirebbe se, inconsciamente, Freud fosse entrato in contatto supernormale con qualche rivelazione inviatagli dall'alto.

(nota: vorremmo che lo studente non fraintendesse quanto gli diciamo, circa le "intuizioni dall'alto". V'è sempre uno scambio di energie tra gli antipodi. Una mente recettiva è necessaria, quanto una mente impressiva. Nessun Maestro può ispirare un genio della specie umana, se quest'ultimo non possiede una natura, anche se appena abbozzata, pari alla natura dell'Adepto. Ciò diciamo, per togliere l'illusione che l'uomo sia strumento passivo di Forze Superiori).

Ciò nondimeno, molto poco si sa sulla sfera misteriosa delle funzioni animiche. Difatti, l'dentità del subconscio-conscio e sistema nervoso spinale-gran simpatico non sono altro che il riverbero diretto dell'anima. Ed essa ha funzioni molto più vaste di quanto non si creda. L'investigazione dell'immenso territorio che le compete e la larvata intuizione dei poteri con i quali si trova a contatto hanno determinato, lungo i tempi, colorati dagli aspetti negativi del Sesto Raggio, o del Raggio della devozione, la nascita delle religioni, l'affermazione dell'innata divinità dell'uomo, il ritmo coordinato e confuso, per spostare il baricentro dell'umanità, dal piano puramente materiale, a quello spirituale. L'Epoca dell'Aquario (di cui, la descrizione viene data nelle prossime lezioni sui pleniluni) ha fatto nascere la scienza dell'anima. Che è, semplicemente, la moderna psicologia. Tale scienza è allo stato embrionale; è come una conchiglia dalle valve serrate; ma, che sta per mostrare la perla di una rivelazione che lascerà attoniti scienziati e mondo futuri. Diamo, quindi, qualche accenno a ciò che sarà tale conoscenza; non si tratta di rivelazioni, o, di profezie. Ma, di semplici, improrogabili deduzioni, alla base di quanto è stato esposto nel trattato.

 


- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte seconda)

v La reincarnazione: che cosa è?

v Le anime "sorelle", o binomi d'anima

v Il processo della morte e della vita in tutto l'universo.

v Gli iniziati, o yoghi, che non conoscono morte.

v Morire e rinascere a volontà.

v Le ragioni della reincarnazione

 

L'anima dell'uomo è dualista, nella sua natura. Questo dualismo non è qualcosa di antagonistico, anche se, all'inizio dell'evoluzione umana, può sembrar tale. Il dualismo, quale noi lo intendiamo, è di vibrazione occulta. Se, da una parte, simile ad una radio emittente, l'anima fa "terra", con il mondo oggettivo, con la sua personalità, nei suoi tre corpi (eterico denso, astrale, mentale), essa, contemporaneamente, appartiene ad un reame di energie, per la maggior parte sconosciute al mondo d'oggi. Possiamo, difatti, paragonare l'essere umano ad un vulcano. Di tanto in tanto, dalle profondità, nelle viscere della terra, scaturisce fuori della lava, del fumo, e, di tanto in tanto, il vulcano è scosso da brontolii e da tremolii, che lo pervadono tutto. Ma le leggi della natura ritmano l'immensa quantità di fuoco liquido ed equilibrano il mondo interno del pianeta, mandandone fuori quel tanto che occorre, attraverso gli squarci esterni che esistono, disseminati nel territorio di essa. Quindi, ogni vulcano non è una entità a sè stante, ma è sottoposto ad una legge comune a tutti i vulcani; la "sua anima interiore" è tutt'una con le anime degli altri vulcani. Così, per l'uomo. Il filo di luce che vitalizza, come abbiamo visto, il suo aspetto cosciente ed incosciente, dopo averne controllate le evoluzioni biologiche e psicologiche, durante tutta una vita, ne causa la morte fisica. Ed è qui che noi ci riallacciamo a quanto scrivemmo poco prima; cioè, che l'anima è profetica, nella sua natura e recide i legami definitivi che tengono in vita la personalità. Bisogna, però, comprendere quali altre forze entrano in azione; a quali cicli essa obbedisce; a quali Comandi Gerarchici si rifà

A ondate ben dosate e volute, gruppi di ego entrano in incarnazione. V'è il caso, come spesso, avviene, che si trovino a contatto ambientale per tutta una vita; o, si rintraccino, dopo molti anni dalla nascita reciproca nella materia, per varie, ovvie ragioni; tutte attinenti all'evoluzione reciproca, o, dell'uno a favore dell'altro, o, viceversa. Spesso, però, ego che hanno passato un lungo numero di reincarnazioni assieme, non si incontrano nell'ultima. Malgrado questo, un filo magnetico li unirà per l'intera durata della vita; le personalità resteranno incoscienti del fatto, ma, "in alto", ambedue le anime palpiteranno all'unisono, aiutandosi a vicenda. In ciò non entra la coscienza, quale di solito s'intende. Gli ego sono sottoposti ad una legge di attrazione, che travalica la normale comprensione. Attrazione costituita da cause remote personali; ma, anche, di raggio, di Economia Cosmica, ecc.. In ciò, all'origine, sono attivamente funzionali le tre leggi occulte del nostro sistema solare: quella di Sintesi (Primo Raggio), di Attrazione (Secondo Raggio), di Economia (Terzo Raggio). Per obbedire alla legge di flusso e di riflusso, di attività materiale e di attività spirituale, molti ego si incontrano, durante la separazione dal corpo fisico, nel pieno della notte, nei campi sottili dell'esistenza. A titolo di rilassamento mentale, scriviamo che, spesso, dopo la morte, l'entità, oltre che i suoi cari, già trapassati, incontra delle anime, a lei molto amiche, con le quali ebbe rapporti di lavoro occulto, durante il sonno fisico. Quei gruppi di ego che si incarnano, per karma, assieme, solitamente, e salvo rare eccezioni, muoiono a breve distanza l'uno dall'altro. E quale grande avventura hanno passato! Quale grande esperienza! È come se un velo di torpore fosse stato tolto, improvvisamente, da loro addosso; molte verità appaiono chiare, il Piano Divino si estende davanti al loro occhio, in tutta la sua maestosa sinfonia. Il piacere per ciò che è piccolo e per ciò che è grande li invade lentamente. Inizia l'avventura del dopo morte.

Ma, ne parleremo più in là, durante la lezione. Ciò che a noi interessa affermare, adesso, sono due cose: in primo luogo, la natura duale dell'anima; in secondo luogo, l'immutabilità della stessa, lungo gli eoni, quando si è fusa con la Monade. Perché dualità dell'anima? Perché essa è un microcosmo, con piena e completa autonomia; ma, riflette, anche, le più vaste Leggi dell'universo, di cui è una spirilla luminosa. Il fatto noi lo rileviamo dall'inflessibilità delle leggi organiche, le quali ritmano la vita biologica di ogni corpo fisico e dalle leggi spirituali che danno la nota alla sfera psichica. Come fa, l'anima, anche se di natura divina, a controllare tutti i suoi processi fisiologici, mentre è incarnata; a guidare il destino della personalità, in funzione esperimentativa lungo il Sentiero; a collegare questa ultima con gli ego del proprio gruppo karmico; a dirigerla, in alto, nell'evoluzione; e, finalmente, a dare la morte fisica, salvo che non si tratti di incidenti violenti (ma, tutti, determinati da un karma precedente)? Semplicemente perché essa è sottoposta alla marea della legge di gruppo, sotto il controllo della Gerarchia Bianca. In seguito, l'Iniziato, raggiunta la piena padronanza del suo destino, unificate Monade, anima e personalità, decide, di sua propria volontà, la cessazione della vita. Questo, lo vediamo nelle biografie di molti yoghi e di molte figure sovrumane, nel campo dello spiritualismo. Ma, come un liquido - versato su di una serra, ove sono piantati una grande quantità di fiori - si estende, all'inizio, in modo omogeneo, ma, penetra, poi, in ogni radichetta, secondo la quantità esatta, e determina la morte dei tessuti vecchi e la crescita di quelli nuovi, così la legge sovrana dell'Energia, immessa nel mondo della manifestazione, secondo dei ritmi esatti ed una fissa logica cosmica, dalla Gerarchia, crea quelle reazioni capillari e insindacabili, che si riflettono - in un meraviglioso dipanarsi di vita e di morte - nelle anime dei viventi, e staccano dalla materia i frutti maturi, ammorbidiscono gli acerbi, risvegliano coloro che non vogliono avanzare. Quest'altro aspetto dell'anima, diafana forma di vitale elettricità sublime, unita, delicatamente e tenacemente, alle leggi del mondo occulto, la rende unita e vibrante all'Ordine che pulsa nel centro del nostro pianeta, da Shamballa; la rende profetica, potente, collaboratrice al Decreto e al Disegno Superiore. Ecco perché l'anima non fallisce mai, sia quando è ospitata da una personalità inferiore, sia quando è risvegliata e sfolgorante di luce.

Ma, troppo vasto è il mondo delle cause, e noi possiamo dare solo brevi cenni di esortazione all'intuito dello studente.

Così come le maree si alzano e si abbassano, secondo un ritmo preordinato, nella stessa maniera, ondate di ego entrano in manifestazione reincarnativa, e ne escono. Da tale breve accenno si può risalire al disegno delle ronde, delle catene, e così via.

Il fenomeno della morte, quindi, nel suo aspetto tenebroso è una chimera creata dagli animi sensibili e poco evoluti, che non ne comprendono il vero significato. Più in là, nell'evoluzione, spesso, la morte è invocata. Ma, anche qui si cade nell'ignoranza del fenomeno. Come dicemmo, morte e vita, nel loro aspetto cosmico, sono i protagonisti di quell'entità attuale, immanente, che vive nell'eterno presente, e che è l'uomo. Desiderare la vita è un errore; desiderare la morte è un errore. Essere vita e morte, contemporaneamente, è un'esperienza che solo le Alte Iniziazioni permettono di provare. In tal caso, l'Iniziato è un "nirvana vivente". Ha scoperto il segreto di KALA HANSA; cioè, di vivere, contemporaneamente, nel tempo e nello spazio, e fuori di essi. Egli si crea un corpo di manifestazione, a volontà; lo adopera, finché è necessario e costituisce un'immensa forza attiva nell'esecuzione del Piano Gerarchico.

Noi parleremo della morte: ma, della sua manifestazione esteriore; parleremo della morte, quale tecnica dell'anima di svincolo graduale dalla materia. Questo fenomeno riguarderà soltanto ciò che avviene per la media umanità. La morte, per l'Iniziato, non esiste. Egli ha spezzato il cerchio delle rinascite e quelle dell'oblio, con la distruzione, alla quarta iniziazione, dell'unico laccio che lo legava al ciclo reincarnativo: il corpo causale. Unificato alla Monade, che non muta - come afferma Alice A. Bailey, nel Suo: "Trattato di Magia Bianca" - attraverso gli eoni.

L'uomo si è incarnato per due ragioni, quindi. Per proseguire esperienze portate sino alla precedente incarnazione e per farne delle nuove. Il caso di immersione nella materia per missione, non ci riguarda, ora. Basti dire che avviene al di fuori delle normali leggi evolutive. E, durante la vita fisica, due sono gli effetti che l'uomo crea. Il primo è la trasformazione vera e propria dei suoi corpi sottili, con l'impronta evolutiva che ne consegue, per l'anima. L'altro, la creazione di vari "campi magnetici", negli ambienti in cui egli ha vissuto; campi magnetici che, per la stessa loro natura, si uniscono tra di essi, nel mondo della quarta dimensione, creando una invincibile rete di cause, che lega l'uomo ad una nuova manifestazione fisica ed oggettiva. Tali entità, che formano la struttura geometrica dei vasti campi magnetici, sono quelle che H.P.Blavatsky chiama i sotto-agenti del karma e che allentano la morsa sull'uomo, quando il suo spirito si libera dai lacci della carne. Ma, pronti e puntuali, si presentano a lui, mentre sta per incarnarsi nuovamente, dopo avergli preparato, per linee generali, la nuova vita.

 


- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte terza) -

v I tre tipi di morte naturale, in riferimento alle tre diverse forme di personalità umana: la lemuriana, l'atlantidea, l'ariana.

v Cosa succede sul letto di morte

v Cos'è la continuità di coscienza

v Il coma di morte, visto nei suoi lati occulti

v Il "filo argenteo" che lega il corpo eterico a quello denso

 

Analizziamo, allora, il caso dell'uomo, di fronte al fenomeno della morte. Non trattiamo di incidenti violenti, in cui l'io viene sbalzato oltre la quinta dello scenario della vita relativa, in modo improvviso. Si tratta di cause volute da un karma antico, e che hanno soddisfazione solo in tal senso. L'anima, quasi avesse subìto un elettro-shock, si trova in condizioni nuove, dall'"altra parte" e, dopo un faticoso e, spesso, dolorosa assuefazione, si riassesta nell'ordine e nell'equilibrio e segue il destino comune ad ognuno.

Tre sono i tipi di personalità umane, che esistono sul pianeta, al giorno d'oggi. Furono analizzate, lungamente, nella lezione sulla telepatia: il lemuriano, che ha in funzione soltanto i chakras sotto il diaframma e, parzialmente, quello del plesso solare; l'atlantideo, il cui ritmo biopsichico nasce dalla radice occulta del suo plesso solare, e di cui il centro del cuore è appena funzionante; l'ariano, che ha il centro del cuore in movimento ed in fase evolutiva ascendente, ma, che, già, volge le forze istintive a manifestarsi attraverso i centri del capo. Questa triplice divisione si rivela della massima importanza all'atto decisivo della morte. L'anima ha raggiunto il vertice dell'esperienza, avendo immerso nel lago della vita il remo della personalità ed avendone frugato il fondo. Ora, sta per riporlo in barca. Il movimento accade, nella maggior parte dei casi, meccanicamente. Ed ogni morte, nella maggior parte dei casi, può considerarsi un comando meccanico dell'anima, proprio come, senza cognizione diretta, essa, durante l'evoluzione, mette in movimento gli organi del corpo e controlla il subconscio ed il conscio della propria psiche. Ciò non significa che il fenomeno di cui parliamo non avvenga in maniera mirabile e armoniosa, in tutti i suoi particolari. È un istinto superiore, quello che guida l'anima, proprio come un istinto divino guida le api a cercare il polline, la farfalla ad uscir dal bozzuolo, i castori a costruirsi la casa. Ripetiamo: il fenomeno della fusione tra il volere dell'anima e la consapevolezza del cerebro fisico, di cui essa si avvale, avviene soltanto da parte di Iniziati, dal terzo grado in su. Costoro, abituati ad avere la "continuità di coscienza" per molti anni, durante la vita, avevano sciolto i legami con il corpo fisico, e, anche se il fatto era ignorato dagli stessi intimi, nella notte lavoravano, sapendolo, assieme al Maestro di Raggio, nei mondi invisibili; e, naturalmente, abbandonavano, a volontà e quando la necessità lo richiedeva, il corpo fisico, anche durante il giorno. Dopo avere esaurito la missione terrena, essi decidono di non ritornare più nel loro corpo; avvisano i cari, e l'ultimo volo lascia la spoglia inerte, sul giaciglio. È il caso di quelli yoghi che hanno dato l'ora esatta della loromorte ai discepoli.

Solitamente, l'uomo medio, che muore di morte naturale, o, complicata da malattie (che servono a rosicchiare, con più celerità, il legame karmico che li lega alla terra), presagisce la fine.

È il momento in cui l'anima sta agendo, istintivamente, nella direzione fatale. Essa, accentuando il diapason del suo ritmo musicale innato, mette in vibrazione sottilissima i nadis (vedi la lezione sul corpo eterico) che, a milioni, formano la fitta intrecciatura energetica del corpo eterico. La vibrazione, allora, si riflette nella controparte densa degli stessi nadis:il sistema nervoso. Quando questo contatto tra corpo eterico e aspetto denso è avvenuto, la Scienza Esoterica sa che mancano poche ore, o, pochi giorni, in genere, alla morte. V'è il caso in cui il fenomeno si ritragga, alle Origini, e non avvenga. Lo noteremo più in là. Il sistema nervoso, percorso da una insolita corrente di energia, la trasmette a quello endocrino che, come abbiamo visto, nelle sette principali ghiandole (pineale, ipofisi, tiroide, timo, pancreas, surrenale, gonadi) è la solidificazione obiettiva dei sette chakras maggiori. E nasce un fenomeno, appena intravisto dalla scienza medica ufficiale, da parte dei suoi più intuitivi membri, ma, secolarmente conosciuto da quella esoterica: le ghiandole secernono un liquido biologico e tossico che, attraverso la corrente sanguigna, penetra in tutto l'organismo. Tale liquido ormonico è venefico ed è il vero generatore del trauma chiamato "coma". Il corpo eterico intraprende lo sforzo di distaccarsi da quello fisico denso ed una lotta, chiaramente significata dal coma, si determina tra le vite sottili che coordinano i corpi invisibili dell'uomo e la vita della rudimentale coscienza, chiamata l'anima elementale dell'organismo. Inoltre, quell'altra vasta coscienza misteriosa, l'Elementale della terra (da non confondersi con il Logos Planetario) tende a riassorbire in sè la propria particella, esotericamente "prestata" all'uomo, e costituita dalla sostanza materiale. Il coma è la lotta, quindi, tra tutto ciò che di fisico esiste nell'uomo ed il comando inflessibile dell'anima. A volte, come accennammo, tali forze convergenti rimandano al futuro l'opposizione reciproca. È il caso del coma neutro, che tanto spavento evoca attorno ad un letto di malato, creduto, lì lì, per andarsene; ma, che cessa, senza complicazioni. La scienza ufficiale accetta e convalida l'esistenza di questi due tipi di coma.

Nel caso del processo letale, il movimento prosegue. I due primi chakras che vengono corrosi dall'acido della Grande Amica sono quelli dietro gli occhi; gli ultimi due, sono quelli connessi con i polmoni. Sino a quando questi non vengono, definitivamente, trattati dalla Natura, l'anima può essere tenuta ancora in contatto con il mondo delle apparenze. Il massaggio clinico al cuore, la respirazione artificiale sono metodi allineati, in modo inconscio, ai chakras dei polmoni. Giunge, però, il momento definitivo. La vibrazione, scaturita da lontane regioni animiche, raccolta dal mirabile strumento di ricezione che è il corpo eterico, racchiusa nel sistema nervoso, estesa nel liquido ormonico venefico e ripercossa in tutto l'organismo, nella lotta tra l'anima elementale del corpo denso e le forze vive degli organismi sottili, distacca l'eterico, ridotto ad una coerente sfera luminosa, da ogni sua controparte solida. L'anima rimane racchiusa in esso. Entra in attività l'evoluzione del triplice genere umano, che noi conosciamo. Coloro che postulano ogni propria attività sul piano puramente emotivo, fluiranno nel mondo della quarta dimensione, esalando se stessi, nel globo eterico, dal plesso solare; coloro che hanno in funzione il chakra del cuore, useranno lo stesso, come "foro d'uscita": i più evoluti del genere umano adopereranno la sutura parietale del capo, per prendere possesso del mondo oltre il velo. Molti veggenti, davanti ad un letto di morte, hanno veduto (ed i casi sono centinaia) il globo di luce eterica sollevarsi a pochi metri di altezza, su colui che era appena morto e, indi, sparire. Impropriamente, lo hanno scambiato per l'anima.

La morte avviene quando si spezza il filo sottile argenteo che lega il corpo eterico al corpo denso. Questo filo, di natura quadrimensionale, e, quindi, non sottoposto ad un computo metrico tridimensionale, è la garanzia, se rimane saldo ed integro, del ritorno nel corpo di ogni yoghi, mentre egli, durante la meditazione, va in estasi; è la garanzia del ritorno nel corpo di tutti coloro che, durante la notte, vanno in quelle regioni che, alla morte, abiteranno definitivamente. V'è un legame magnetico tra il corpo fisico e la sostanza eterica. La cremazione, una volta garantita in maniera indiscussa l'effettiva morte fisica, è il sistema più adatto per far sì che l'anima, spesso intorpidita, indolenzita, ancora dormiente si stacchi dall'attrazione innata verso il suo veicolo; nella maggiore, circondato da persone piangenti, affrante, che immergono il defunto in una atmosfera di tristezza e di sconforto. Il fuoco distrugge ogni residuo materiale inutile, e non dà, ovviamente, dolore agli organismi energetici che adopera l'anima, mentre l'aiuta ad avvicinarsi ad una visione più accosta al Reale.

Il processo descritto sin qui - cioè quello che riguarda il puro e semplice distacco dell'anima, ancora racchiusa nei suoi corpi sottili, dal piano della forma - è chiamato, secondo i termini esoterici, di RESTITUZIONE. Non solo simbolicamente, ma, anche, materialmente, l'Ego "restituisce" il corredo fisiologico che il Logos Planetario gli aveva "prestato", o "per diritto, dato". L'anima, ora, si trova in un mondo sconosciuto, eppure istintivamente conosciuto.

A tal punto vogliamo sottolineare un concetto molto importante. Lo studente comprenderà che l'immensa Luce, con la quale si trova ancora in contatto indiretto il disincorporato, è di natura, sia personale, da una parte, che universale, dall'altra. I termini: Luce, Reale, Angelo Solare, Supremo, Assoluto sono, spesso, ripetuti, dai discepoli, senza una vera cognizione di cosa significhino. Si ha l'intuito che tali termini rappresentino la meta ultima dell'evoluzione; rappresentino ciò che di più giusto esiste nella vita, ciò che spetta a tutti, giunti alla beatitudine universa. Se, da un lato, l'astratto fa del bene a menti troppo concrete che intraprendono il Sentiero dell'Evoluzione, a lungo andare, il medesimo diventa una lama a doppio taglio. Termini come : la Realtà Una, l'Assoluto, la Luce, ostacolano, quando l'anima è matura, la necessità che lo spirito ha di fondere, in un monismo sostanziale, ogni binomio e di recuperare l'aureo splendore della perfezione, nella definizione formale, oggettiva. Ecco perché, raggiunte le migliori condizioni, dopo la morte, da parte dell'anima, a che essa constati personalmente il vero Disegno Divino, la medesima si trova di fronte a particolari aurei, a realtà evidenti e nominali e non più a qualcosa di sfuggente e di astratto. Se essa è povera di esperienze reincarnative, il colore smorto del primo cerchio che dovrà superare, nell'al di là, o, il mondo astrale, la deluderà di molto. Essa dirà, come Oscar Wilde: "Non v'è esperienza più noiosa della morte! Aiutate Oscar Wilde". È il momento in cui inizia un secondo processo: quello di ELIMINAZIONE.

 


 

- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte quarta) -

v La vita dopo la morte.

v L'anima nel suo corpo eterico, nel suo corpo astrale, nel suo corpo mentale.

v Purgatorio e paradiso secondo l'esatto significato esoterico.

v Descrizione dello stato di grazia post-mortem, chiamato Devachan (Paradiso) in letteratura indiana.

 

Abbiamo studiato, nella lezione che descriveva l'individualizzazione umana, che la cosiddetta personalità poggia le basi del suo esistere su tre punti occulti: gli atomi che formano la triade inferiore dell'io. Cioè, quell'atomo ultimo, che la Monade scelse nel piano eterico, quando aleggiava sul mondo minerale, facendo esperienza di "immetallizzazione"; l'atomo astrale, che la Monade scelse e unì al precedente atomo eterico, quando si trovò ad assorbire sensazioni nel mondo vegetale; e l'unità mentale, o, atomo ultimo del piano mentale concreto inferiore, che la Monade preservò, unico ed unito ai due precedenti, quando si immerse nel mondo animale, preludente a quello umano. Questi tre atomi ultimi costituiscono un vero miracolo della natura divina. Uniti assieme, formano il piedistallo inferiore, o, la triade inferiore, tra il corpo causale (anima) e la struttura superiore dell'io, o, Triade Superiore: formata, a sua volta, da un atomo ultimo del piano atmico, da uno del piano buddico e da uno del piano mentale superiore. Quando, con l'aiuto della Gerarchia, l'angolo basso della Triade Superiore (o, l'atomo ultimo del piano causale) entra in contatto con l'angolo alto della triade inferiore, o, l'unità mentale, scocca la scintilla dell'individualizzazione e viene creato il corpo causale, che è il punto intermedio tra la Monade eterna, e la personalità transitoria. I tre atomi ultimi che formano la triade inferiore, come scrivemmo, sono un miracolo vero e proprio della natura. Talmente recettivi e vibranti, formano il "fissaggio" interno, che unisce corpo fisico, corpo astrale e corpo mentale inferiore, durante ogni incarnazione, ed assorbono, rapidamente, tutte le esperienze che la personalità compie, in vita, quasi fossero delle piccole cellule foto-elettriche; alla morte, quando l'anima si libera dei tre corpi, non potrebbe riallacciarsi ad una prossima incarnazione, nè potrebbe vivere liberamente nei mondi "oltre il velo", se non avesse questi tre atomi ultimi, che essa ritira in sé, abbandonando al serbatoio dei tre piani i suoi tre corpi. Gli atomi ultimi, infinitamente minimi, sono la sola cosa che resta nel corpo causale, dopo che si è attuato il processo di restituzione, eliminazione, assorbimento.

L'anima, nel suo corpo eterico, è, ora, nella Luce, priva di organismo denso. A seconda della sua evoluzione, sarà, subito, del tutto desta, o, in uno stato letargico, simile a quello che precede il risveglio mattutino dell'io. Il senso del tempo e dello spazio iniziano ad allentare i legami e si unificano in un'unica natura: tempo e spazio si mostrano in qualità di SOSTANZA COSMICA. Secondo le tre linee evolutive principali, il disincarnato inizia a sfoltire e smaltire la speciale sostanza umida (in senso occulto) del suo corpo astrale. Prosegue, perciò, il processo di eliminazione. Tutto quello che di pesante esisteva, nei desideri umani, viene, dalla Natura, virilmente e decisamente consumato. Ma, tutto nei limiti di un arco armonioso di durata.

Il Maestro Tibetano, in uno dei Suoi trattati, asserisce che, per l'ottanta per cento, le descrizioni dei mondi ove il disincorporato va a stabilirsi, dopo la sua morte fisica, sono state, in passato, e per lo più, errate. E, questo, per varie ragioni: una di queste è dovuta al fatto che si è data l'illusione della persistenza del tempo e dello spazio, in quei luoghi, quale, usualmente, si considera. Un'altra è dovuta al fatto che si è troppo meticolosamente insistito a descrivere regni e "cerchi" del mondo astrale, offrendo l'impressione che quel regno fosse un reame eterno della Natura Ascosa. Ora, i veri occultisti sanno che il mondo astrale iniziò ad essere creato, durante l'epoca atlantidea, dai miasmi genetico-emotivi di quella razza. Inoltre, il mondo astrale è una tappa intermedia che il disincorporato incontra prima di stabilizzarsi nel piano mentale. Esso è troppo fluido ed umido, esotericamente parlando, perché lo si possa prendere in considerazione, traducendo la sua natura nel fisso e secco vocabolario della descrizione umana e verbale. Il mondo astrale è destinato a scomparire, ed il fatto avverrà, pienamente, durante la settima razza madre. È un mondo di dolore e di annebbiamento, in cui vagano quelle anime che sono unite ancora alla terra, ma, non la possono raggiungere, e vengono attratte dal cielo, che, pure, non possono ancora padroneggiare, perché non completamente purificate. È da questa cerchia negativa che provengono tutti quei messaggi di sconforto e di dolore, ospitati nelle sedute medianiche. È qui che Ulisse vide la madre e i suoi compagni d'avventure, i quali gli confessarono che il più povero dei mendicanti sulla terra era invidiato da un Re, nel mondo dell'Ade.

Comunque, ben presto, il corpo astrale viene eliminato ed il disincorporato possiede soltanto il corpo mentale. Dovrà distruggere anch'esso, per sentirsi radioso - ma, pur sempre, limitato - nel corpo causale. Difatti, quest'ultimo, viene, soltanto, distrutto, per legge, mentre si è in piena e completa incarnazione sulla terra, tramite la quarta iniziazione. Superato il girone del "purgatorio", l'io inizia a gioire di una felicità che mai aveva gustato in terra. Non esiste tempo, nè spazio, che lo imprigionino. Il passato gli si mostra, nella sua pienezza; recupera i ricordi delle incarnazioni precedenti e scorge una lunga strada simbolica, davanti a sè, che gli rivela, per ampie linee, il suo futuro e le vite che lo aspettano. Egli incontra tutti gli affetti che credeva scomparsi per sempre; si riunisce a coloro che lo avevano preceduto nel viaggio misterioso; inizia a comprendere la natura dei meravigliosi mondi angelici, in piena attività creativa, nell'attuazione del Piano Gerarchico. Ed acquista la facoltà di realizzare che tale visione è Potere. È interessante constatare che il processo di accostamento e di realizzazione che si sta attuando in lui è esattamente quello che il discepolo, o, lo yoghi, conquistano, coscientemente, senza l'aiuto di Sorella Morte, con le varie tecniche di meditazione. Se l'anima è sviluppata, essa incontra, dopo la morte, il Maestro ed entra, definitivamente, nell'Ashram, per, mai, abbandonarlo. Se l'anima non è sviluppata, pur riuscendo ad ottenere un pieno contatto con il proprio Angelo Solare, dopo aver eliminato - come tutti gli ego - anche il suo corpo mentale inferiore, rrimarrà in una estatica contemplazione di una Luce indistinta, il cui mistero potrà penetrare, molto più avanti, sul Sentiero dell'evoluzione, dopo varie incarnazioni successive. Comunque, l'evoluzione è sempre una conquista. Ed ogni sensazione provata nel Devachan è di una tale intensità, che supera ogni lontana immaginazione. Dal testo "Les premiers Enseignements del Maîtres "- editions Adyar - Paris - 1924 - (datate dal 1881 al 1883) e pubblicate da C. Jinarajadasa, ex presidente della Società Teosofica mondiale, traduciamo una lettera del Maestro K.H., che descrive le condizioni post mortem dell'anima. Essa è diretta a Mr. Sinnet, noto studioso di esoterismo e Direttore dell'allora esistente quotidiano "Pionier".

"..Perché supporre che il Devachan sia uno stato monotono, per il solo fatto che un certo momento di sensazione terrestre viene, indefinitamente, perpetuato - prolungato, per così dire - attraverso i secoli? Non è, non può essere così: ciò si dimostrerebbe contrario ad ogni analogia ed in opposizione alla Legge degli Effetti, per la quale i risultati sono proporzionati alle energie antecedenti. Per ben cogliere il concetto, tenete presente che le cause hanno due campi di manifestazione: l'oggettivo ed il soggettivo. Le energie più grossolane, quelle che agiscono negli strati di materia più pesanti e più densi, si manifestano nella vita fisica; ed hanno per risultato le nuove personalità di ogni nascita, compresa nel gran ciclo dell'individualità che evolve.

Le attività morali e spirituali trovano nel Devachan la loro sfera di effetti. Così, i vizi, le attrazioni fisiche, ecc., di un filosofo possono avere per risultato la nascita di un nuovo filosofo, di un re, di un commerciante, di un ricco epicureo, o, di qualsiasi altra personalità, la cui costituzione era inevitabile, viste le tendenze preponderanti dell'uomo, nella sua vita precedente. Bacone, per esempio, chiamato da un poeta: "il più grande, il più saggio, il più vile degli uomini", potrebbe, nella sua incarnazione prossima, riapparire sotto aspetto di un arido manipolatore di denaro, dai doni intellettuali straordinari. Ma le qualità morali e spirituali di Bacone esigerebbero, egualmente, un campo di espansione per le loro energie. Il Devachan è uno di questi; e, così, tutti i vasti piani di riforme morali, di ricerche intellettuali e spirituali nei principi astratti della natura, tutte le aspirazioni verso il divino, darebbero frutto in Devachan, e l'entità astratta, conosciuta, in passato, come il grande cancelliere, si occuperebbe, in questo mondo interiore, della sua preparazione personale, e ci vivrebbe, se non quella che viene chiamata una esistenza cosciente, almeno un sogno di una intensità realista, a cui alcuna realtà della vita terrena mai si avvicinerà. E questo sogno dura sino a che il karma abbia, in quella direzione, ricevuto soddisfazione; fino a quando l'onda di energia non raggiunga i bordi del bacino e l'individuo passi ad un nuovo periodo causale. Questo periodo può trovarlo, sia nello stesso mondo precedente, che in un altro, a seconda del punto raggiunto dall'uomo, o, dalla donna in questione, nella propria evoluzione, attraverso i cicli e le ronde necessari allo sviluppo umano.

Quindi, come concepire che un unico istante di sensazione terrestre sia preso per tema di preparazione? È verissimo che questo momento si perpetua indefinitamente, ma esso lo fa simile ad una nota tonica dell'armonia intera, nota voluta, a vibrazione determinata, attorno a cui si raggruppano e si sviluppano, in variazioni melodiche progressive, in variazioni inestinguibili, tratte da un tema dato, tutte le aspirazioni, tutti i desideri, speranze e sogni che hanno potuto, relativamente a quel ciclo particolare, traversare, durante la vita precedente, la mente del sognatore, senza mai prendere forma nella materia, e che egli trova, ora, pienamente realizzati, e nella maniera più intensa, in Devachan, senza poter dubitare che tale realtà beatifica è, semplicemente, figlia della propria immaginazione, effetto delle cause mentali, di cui lui stesso è autore. Il momento unico e preciso che dominerà, con più intensità, tra i pensieri del suo cervello moribondo, all'attimo della dissoluzione, sarà di fondamentale importanza; beninteso, lo saranno anche tutti gli altri "momenti"; ma, in minor funzione evolutiva, e troveranno il loro posto assegnato, in tanta panoramica fantasmagorica di sogni passati, e daranno varietà all'assieme.

Non esiste, sulla terra, un uomo che non provi una predilezione qualsiasi, una passione dominante; nessuna persona, per quanto umile e povera sia - e, spesso, proprio per questa ragione - manca di carezzare sogni e desideri, chhe, mai, riuscì a soddisfare. Questa è monotonia? Considerate simili variazioni, moltiplicate all'infinito, su un tema unico (tema che si modella sul gruppo dei desideri più attivi, nati in vita, prestando loro il proprio colore e la propria forma caratteristica) e lo chiamereste "la cancellazione di ogni coscienza, nello stato devachanico"? - fatto, addirittura degradante? Allora, in verità, o, il mio concetto vi sfugge, o, non mi so spiegare. Certamente, non ho saputo farvi cogliere il senso esatto del mio pensiero, e debbo riconoscermi incapace di descrivere l'inesprimibile. Quest'ultimo compito, mio buon amico, diviene difficile, se le percezioni intuitive non l'aiutano. Le più lunghe descrizioni - anche le più pittoresche - resteranno vvane. Dirò di più: non esiste parola capace di esprimere la differenza tra lo stato mentale sulla terra e questo altro stato, estraneo alla nostra sfera d'azione; alcuna parola inglese, che equivalga alle nostre; null'altro che idee preconcette e inevitabili (dovute alla fondamentale educazione occidentale); cioè, delle false direzioni, date alla mentalità dello studioso - che ci assistono in questa inoculazione di concetti interamente nuovi. Avete ragione: non soltanto "la gente ordinaria" (i vostri lettori), ma, anche, degli idealisti e degli uomini di alta intelligenza non arriveranno a coglierne l'idea esatta, nè, mai, investigheranno, interamente, la profondità. Forse, comprenderete più tardi, meglio di oggi, la nostra repugnanza a comunicare le conoscenze che possediamo a dei candidati europei.

Ed ecco un'altra idea falsa: il soggiorno in Devachan è tanto più prolungato, quanto il merito è più grande. "Ma, allora, se ogni sentimento di durata è perso, in Devachan, ed un minuto è come mille anni, a che serve...", ecc..

Questa osservazione e questa maniera di pensare potrebbero, però, bene applicarsi all'Eternità finale, al Nirvana, al Pralaya; a tutto, in fin dei conti. Ditelo, dunque: nel suo assieme, il sistema dell'essere, dell'esistenza separata e collettiva, il sistema della natura soggettiva ed oggettiva non rappresentano che dei fatti assurdi e senza scopo, una frode gigantesca da parte di questi studi che, poco simpatici alla filosofia occidentale, incontrano, inoltre, la disapprovazione crudele dei suoi migliori rappresentanti. In tale caso, a quale scopo praticare le nostre dottrine, imporci un lavoro ingrato e lavorare contro corrente? Perché, dunque, l'occidente tiene tanto alle lezioni dell'oriente, dal momento che si trova incapace di assimilare dei princîpi che, mai, risponderanno al carattere particolare della sua estetica? Triste prospettiva, per noi, poiché voi stesso non arrivate ad afferrare tutta l'intensità della nostra filosofia. E, neanche, a distinguere facilmente un semplice angolo - il Devachan - di questi sublimi orizzonti, che si aprono "oltre il velo". Senza volervi scoraggiare, desidero soltanto attrarre la vostra attenzione sulle formidabili difficoltà che noi incontriamo, ogni volta che ci sforziamo di chiarire la nostra metafisica a degli occidentali, anche ai più intelligenti. No: nessun orologio, nè pendole, in Devachan - benchè l'universo intero sia, in un certo senso, un gigantesco cronometro. D'altronde, i mortali stessi non perdono la nozione del tempo, nei periodi di gioia e di beatitudine, che essi trovano, sempre, troppo brevi, quaggiù? Questo fatto non ci impedisce, minimamente, quando la felicità arriva, di gustarla con piacere. Può essere (ci avete mai pensato?) che l'abitante del Devachan perda ogni senso di durata, perché la felicità riempie la sua coppa sino al bordo. La cosa è differente per gli abitanti di Avitchi (n.d.a.: l'ottava sfera), benchè costoro, come quelli del Devachan, non abbiano la nozione del tempo, cioè, della maniera in cui, sulla terra, noi calcoliamo i periodi

A tale riguardo io posso ancora ricordarvi quanto segue: "Il tempo è una cosa di cui noi stessi siamo i creatori"; per un singolo uomo, un breve secondo di estrema angoscia può sembrare, anche sulla terra, un'eternità; per un altro, più felice, le ore, i giorni, e, spesso, gli anni, sembra che volino come un corto istante. Di tutti gli esseri terreni dotati di sentimento e di coscienza, l'uomo è il solo animale che possegga la nozione del tempo, benchè non sia nè più felice, nè saggio. Perciò, come potrei spiegarvi ciò che vi è impossibile intuire, giacché siete incapace di comprenderlo? Immagini concrete non sono fatte per esprimere l'astratto e l'infinito: mai, l'oggettivo riuscirà a riflettere il soggettivo (n.d.a.: separatamente, l'uno dall'altro). Per rendervi conto della beatitudine provata in Devachan, o delle pene subìte in Avitchi, voi dovete, come facciamo noi, averle assimilate nella coscienza. L'idealismo critico occidentale deve ancora comprendere la differenza tra la vera essenza degli oggetti soprasensibili e la soggettività inconsistente, alla quale esso li riduce. Il tempo non è un attributo; non può, dunque, venir, nè provato, nè analizzato, secondo i metodi della filosofia superficiale. A meno di imparare a reagire contro i risultati negativi ottenuti da tale maniera di pervenire alle conclusioni, secondo il sistema della ragion pura, come viene chiamato; - e a distinguere, da una parte, la materia, dall'altra, il metodo con cui prendiamo conoscenza degli oggetti sensibili - mai riusciremo a raggiungere delle conclusioni giuste e precise. Il punto di divergenza, che oppongo alla vostra propria concezione (molto naturale), prova, a fondo, la superficialità e, anche, la falsità di questo sistema di ragion pura (materialista). Se, come afferma Kant, lo Spazio ed il Tempo sono, non già il prodotto, ma i regolatori di sensazioni, ciò è vero solo per quanto riguarda le nostre sensazioni sulla terra e non per quelle in Devachan. Là, non esiste alcuna idea a priori di Spazio e Tempo, che s'impongano agli ego, relativamente agli oggetti vitali. Noi scopriamo, al contrario, che l'abitante stesso del Devachan ne è, in modo assoluto, alla volta, il creatore ed il distruttore. Ecco la ragione per cui gli stati cosiddetti "postumi" non potranno mai essere giudicati correttamente dalla ragione pratica, poiché quest'ultima esiste ed agisce solo nella sfera delle cause finali o scopi. E non può essere chiamata (come fa Kant, che, su di una pagina dà alla parola il senso di "ragione" e, nella seguente, il senso di "volontà") la facoltà spirituale suprema nell'uomo, che ha per dominio la Volontà..

(continua alla prossima lezione)

 


 

- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte quinta)

v Seguito e fine della descrizione del Devachan.

v La reincarnazione, dopo il periodo del Devachan.

v Come, dove e perché si reincarna l'anima, dopo aver trascorso l'intervallo tra due vite

 

"..Quanto precede non è stato detto, come potreste credere, in vista ad una argomentazione (forse troppo prolungata); ma, per servire ad una discussione futura "at home", per seguire, a quanto dite, gli studenti ed ammiratori di Kant e di Platone, che potreste incontrare. In termini più semplici, affermerò quanto segue: se, nuovamente, non riuscirete a comprenderlo pienamente, non sarà per mia colpa. L'intensità cumulativa dell'esistenza fisica progredisce, dall'infanzia alla maturità; la sua energia decrescente è destinata, quindi, all'indebolimento senile ed alla morte. Il sogno vissuto in Devachan si sviluppa nello stesso modo. Avete, dunque, ragione a dire che "l'anima" non può mai accorgersi del suo errore e giudicarsi illusa dalla natura - tanto più che, parlando alla lettera, tutte le vite umane e le loro vantate realtà di fatto costituiscono, in fin dei conti, una identica "fantasmagoria". Comunque, avete torto di prestarvi ai pregiudizi ed alle idee preconcette dei lettori occidentali. Nessun asiatico sarà mai d'accordo con voi su questo punto. Quando affermate che "tutta la situazione s'accompagna ad un sentimento d'irrealtà, di cui soffre la nostra mente", voi siete il primo a divenirne preda; la principale causa di ciò è molto più la vostra incomprensione perfetta di quel che sia l'esistenza in Devachan, che un difetto del vostro sistema. Per tale ragione ho pregato un chela (discepolo) di riprodurre, in appendice al vostro articolo, degli estratti di questa lettera, con delle spiegazioni destinate a disingannare il lettore ed a togliergli, per quanto è possibile, la penosa impressione che, certamente, gli faranno provare le vostre affermazioni.

Credetemi: la natura non inganna l'abitante del Devachan, più di quanto essa non inganni l'uomo fisico, durante la vita. La natura gli riserva, "laggiù", molte più beatitudini e felicità veraci, di quanto non faccia, "qui", ove egli ha contro di lui il male ed il destino sotto ogni forma. La sua debolezza innata - quella di un fuscello di paglia, violentemente trasportato, qui e là, dallo spietato soffio di tutti i venti - ha reso, in terra, completamente impossibile all'essere umano ogni felicità, qualunque siano le sue possibilità e la sua condizione. Di conseguenza, chiamate questa vita un triste, un orribile incubo, e sarete nel giusto.

Considerare l'esistenza devachanica un sogno, è rinunciare, definitivamente, a conoscere la dottrina esoterica, sola depositaria della verità

Permettetemi, ancora una volta, il tentativo di spiegarvi qualcuno dei numerosi stati esistenti in Devachan ed in Avitchi. Esattamente come per la vita fisica, avviene per l'ego, in Devachan, un primo tremore di vita fisica, un salire verso l'apogeo, poi, uno spegnersi graduale dell'energia limitata - attraverso uno stato semicosciente, attraverso l'amnesia progressiva e il letargo - non verso la morte, ma, verso la nascita, la nascita di una personalità nuova, il risveglio dell'attività che, ogni giorno, crea molteplici cause nuove, destinate a raggiungere un altro stadio devachanico, seguito da un'altra rinascita fisica, quella di una nuova personalità. Il karma determina come saranno, ogni volta, rispettivamente, le vite in Devachan e le vite terrestri ed è necessario seguire questa interminabile successione di nascite, sino a quando l'uomo raggiunge la fine della settima Ronda, oppure, egli non sia, nell'intervallo, giunto alla saggezza di Arhat, poi, a quella di un Buddha. In tal caso, egli conserva la sua libertà, per una, o, due Ronde, poiché ha appreso ad evadere dai circoli viziosi ed a passare in para-Nirvana.

Ma, supponete che si tratti, non di Bacone, di un Goethe, di un Shelley, o, di un Howard, ma, di qualche entità dalla personalità incolore, debole, che non abbia mai agito sul suo ambiente al punto che ci si sia accorti della sua presenza; che succede, allora? Semplicemente che il suo stato devachanico è così incolore e così vuoto, quanto lo fu la sua personalità. E come potrebbe essere altrimenti? La causa e l'effetto sono eguali. Supponete, ancora, che si tratti di un mostro di perversità, di ambizione, di avarizia, di orgoglio, di furbizia, ecc., ma che, nello stesso tempo, possegga il germe, o, i germi delle disponibilità migliori, con il lucore di una natura più divina: dove andrà? Simile scintilla, in combustione sotto un mucchio di fango, controbilancerà, malgrado tutto, l'attrazione dell'Ottava Sfera, ove sono destinate solo le entità del tutto negative, i falliti della natura, per subire un rimodellamento completo; la loro Monade Divina si è separata dal quinto principio, durante la vita (o, anche, nella incarnazione precedente, poiché noi abbiamo registrato questo caso), ed essi hanno vissuto quali esseri umani sprovvisti d'anima. (Leggete Iside Svelata, Volume 4, pag. 29. La parola anima significa, beninteso, l'anima spirituale; è il suo distacco che determina l'attrazione del quinto principio, anima animale, nella Ottava Sfera). Di tali persone, prive del sesto principio, mentre il loro settimo, che ha perduto il proprio veicolo non può esistere in maniera indipendente, il quinto, o anima animale, cade, in modo naturale, nell'abisso senza fondo. Ciò, forse, vi renderà più intelleggibile quanto dà ad intendere Eliphas Lévi, se rileggete quel che scrisse, ed il mio commentario marginale (vedete Theosophist, ottobre 1881, "La morte") e pesate i termini impiegati, come "calabroni inutili", ecc.. Ebbene, l'entità considerata, in primo luogo, non può, malgrado tutta la sua perversità, passare nella Ottava Sfera, perché tale perversità è di natura troppo spirituale, troppo raffinata. Essa è un mostro, ma, non è un semplice bruto senza anima: non sarà annichilita; ma, punita. In effetti, l'annichilimento, cioè, l'amnesia totale, e la definitiva privazione di energia cosciente, in loro medesimi non costituiscono alcuna punizione. Qui, alcun zeffiro spegnerà il lucignolo; ma, una potente, positiva e malefica energia, alimentata e sviluppata dalle circostanze. Per una simile natura, deve esistere uno stato corrispondente al Devachan. Esso lo trova nell'Avitchi, antitesi perfetta del Devachan, idea volgarizzata dalle nazioni occidentali sotto il nome di Inferno e di Cielo, che voi avete completamente lasciato da parte nei vostri FRAMMENTI. Ricordatevene: per essere immortali nel bene, bisogna identificarsi con il bene (o Dio); e per essere immortali nel male, identificarsi con il male (o Satana). Erroneamente interpretate, delle parole come "Spirito", "Anima", "Individualità", "Personalità" e (particolarmente) "Immortalità" provocano delle logomachìe tra i numerosi polemizzatori idealisti. Per completare il vostro FRAMMENTO, ho ritenuto necessario aggiungere l'Avitchi al Devachan, come suo complemento ed applicargli le stesse leggi. Ciò è fatto, con vostro permesso, nell'appendice.

Avendo sufficientemente elucidata le situazione, posso rispondere, adesso, in maniera diretta, alla vostra domanda numero uno. Sì, certamente, si cambia, senza posa, di occupazione in Devachan e, ciò, tanto quanto, e anche molto più, nella vita di un uomo, o, di una donna che consacra la propria esistenza ad una sola occupazione qualsiasi; con la differenza che, per l'abitante del Devachan, le sue occupazioni sono sempre gradevoli ed egli fa della propria esperienza una continua gioia. I mutamenti sono, dunque, necessari, poiché questo sogno vissuto non è che la maturità, il raccolto dei semi psichici caduti dall'esistenza fisica, come da un albero che abbia le radici da un ingrato terreno sociale, ma, i cui frutti fioriscano nei delicati colori dell'alba del Devachan e maturino sotto l'influenza sempre feconda del suo cielo. Lì, non esiste alcun insuccesso, alcuna disillusione. Ammettiamo, come voi pensate, che l'uomo non abbia gustato, durante la sua vita, che un solo ed unico istante la felicità di esperienze ideali; anche in tal caso, il Devachan non potrà costituire, come supponete a torto, il prolungamento indefinito di questo "unico istante"; ma, darà la nascita a degli sviluppi indefiniti, a delle situazioni differenti ed avvenimenti, che hanno per base, o, per sorgente, questo unico momento, o, questi momenti, a seconda del caso: in breve, tutto ciò che si presenterà all'immaginazione del sognatore. Questa unica nota, emanata dalla lira della nostra vita, non può che servire di tonica allo stato soggettivo, e darà nascita agli innumerevoli toni e sottotoni della fantasmagoria psichica.

Là, le speranze, le aspirazioni, i sogni insoddisfatti si realizzano tutti, in pieno, e i desideri dell'esistenza oggettiva diventano la realtà dell'esistenza soggettiva. È là, dietro il velo, che le apparenze vaporose e deludenti di Maya sono trascese dall'Adepto, che ha saputo apprendere il grande segreto che gli permette di penetrare così profondamente negli arcani dell'essere."

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Nella lettera che precede bisogna considerare due fatti; essa parla del Devachan, raggiunto dall'anima, quando la medesima ha superato i due cicli intermedi: il piano astrale ed il piano mentale inferiore. Inoltre, si riferisce alle sensazioni devachaniche della gran massa degli ego. Ripetiamo, definitivamente, che l'anima evoluta, una volta "oltre il velo", entra in diretto rapporto con il suo Maestro di Raggio, con la Gerarchia dei poteri Planetari e Solari e diviene una cosciente forza attiva a favore dell'evoluzione del Piano. La reincarnazione avviene in modo spontaneo; ma, è voluta, prima del tempo, ed eseguita ad arte, solo da coloro che abbiano distrutto il corpo causale, alla quarta Iniziazione. I genitori di una simile anima sono, quasi sempre, degli Alti Iniziati, che procreano secondo le regole dell'Unione Esoterica.

Per quanto riguarda un'anima normale, essa segue la normale prassi. Se è mediocremente evoluta, seguirà gli effetti dell'attrazione verso la materia, come sono descritti nella lettera del Maestro K.H.. Cioè, l'arco delle energie dell'attività devachanica essendo esaurito, dopo un lungo soggiorno nel mondo superiore, essa cadrà lentamente in uno stato di amnesia generale ed, infine, vi sarà il tuffo nella materia. Se, invece, l'ego è evoluto, sentendo approssimarsi il periodo di una nuova incarnazione, collaborerà con le forze in atto della natura, che agiscono, invece, forzando, nel caso precedente; sceglierà i genitori adatti a lui, il periodo propizio astrologicamente alla sua incarnazione ed attuerà la "tecnica" dell'anima, per immergersi nella materia. In risonanza con l'attimo in cui la madre ospita il germe materno, metterà in movimento vibratorio i tre atomi ultimi che conserva nel suo corpo causale. Circonderà l'unità mentale di una placenta di energia del piano mentale concreto; avvolgerà l'atomo astrale di un abbozzo rudimentale di corpo astrale; e, durante i nove mesi di gravidanza, circonderà l'atomo eterico ultimo di sostanza eterica. Tra i sette chakra in embrionale costruzione, darà maggior palpito vibrante a quello che sarà particolarmente attivo, durante la sua vicina incarnazione e che lo disporrà nel ritmo evolutivo umano che gli compete. I genitori fisici offrono soltanto il materiale adatto alla manifestazione, nel piano della materia. A questo proposito, accenniamo, brevemente, che la responsabilità di una madre e di un padre, in senso occulto, è vitale nei riguardi dell'ego che essi attraggono nel piano oggettivo, tramite la loro unione. Un ego comincia a prendere possesso, secondo le conoscenze esoteriche, della propria personalità, dai dieci anni in poi. E, con cicli che vanno di dieci anni in dieci anni, accentua, radicalmente, il rapporto con la materia. Fino ai dieci anni (ma, in particolar modo, quando l'ego crea, istintivamente, i tre corpi di manifestazione, da poco prima il concepimento materno), la madre è pienamente, responsabile non solo della costruzione fisica dell'essere, ma, anche del miglioramento di quella emotiva e mentale.

L'ego, così, maturato da una lunga esperienza devachanica, riprende a percorrere lo stesso Sentiero che aveva lasciato alla precedente incarnazione, e dallo stesso punto.

Continua il viaggio dell'anima......

 


- LEZIONE VENTESIMA -

v Legge del karma, ossia di causa e di effetto: descrizione dettagliata dei suoi processi.

v L'eterno presente.

v Il karma ed il destino costruito dai nostri pensieri e dalle nostre azioni.

v Il karma del regno animale, del mondo vegetale, del mondo minerale; degli angeli, delle razze umane, delle nazioni, dell'uomo singolo; dei pianeti, dei sistemi solari, delle galassie, dell'universo.

 

Tutto ciò che circonda l'uomo, sia di materiale, che di spirituale, poggia il proprio divenire e la propria manifestazione sulla legge che gli indiani chiamano del "karma", o di causa ed effetto. In fisica il fenomeno risulta più svelato:"..ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria..". Il karma, nel suo aspetto metafisico, è la legge di movimento, innata in tutte le cose. Lo studioso entra, solitamente, nel campo delle conoscenze esoteriche, presumendo che le medesime gli diano il segreto di potersi liberare da ogni giogo e gli insegnino a penetrare in uno stato essenziale di una non meno specificata inerzia divina. Gradualmente, invece, l'occultismo gli mostra, tramite lo studio dei fenomeni archetipici, che un qualsiasi tipo di staticità cosmica è illusorio; e gli comunica la gioia sottile e spirituale che l'azione pura dona alle medesime Vite "oltre il velo". In ciò, adottando il metodo di porlo innanzi alla constatazione di leggi inflessibili e non originate, che formano il sub-strato necessario all'Essere. Il karma è la principale di queste leggi.

Tutto è movimento, quindi. Non esiste separazione ideale tra l'energia e la materia; o, se volete, tra il cielo e la terra. La materia è spirito cristallizzato; lo spirito è materia rarefatta. Lo sguardo di un discepolo possiede, quindi, una qualità che l'occhio comune non ha. Quella della continuità di coscienza. Per cui, se la sfera di incidenza delle sue esperienze si trova ad essere circoscritta dal piano solido, egli lo vede quale conseguenza di causali energetiche precedenti ad esso; oppure, coesistenti, ma ignote. Se, invece, le sue conquiste spirituali gli permettono di vivere nella sfera "oltre il velo", egli sa che non solo i suoi atti energetici sbocceranno, nel piano della vita oggettiva, sotto forma di situazioni fluide, o di cose oggettive, ma che lo stesso mondo che, ora, considera estremamente raffinato è il risultato di altri piani più sottili. Questa catena è karma.

Quindi, noi, dal nostro punto di vista umano, siamo un anello di una intera catena. Il nostro presente è frutto di un passato e causa di un futuro. Sia l'abitudine che l'uomo possiede di considerare il karma in funzione parossisticamente sua, sia l'abitudine a volere antropomorfizzare le Grandi leggi della vita, hanno creato un'estrema pesantezza di concetti sull'argomento e delle forti distorsioni della verità.

La sostanza luminosa della Legge deve essere percepita solo dalla singola anima degli studenti; i grandi Istruttori si sono sempre rifiutati di dare una definitiva forma concettuale ad essa. Ciò, perché, a rigor di termini, il karma è il movimento cosmico e, come dicemmo, non si può fissare in qualunque forma statica quel che, per propria natura, non vi si adatta. Per comprendere il karma bisogna studiarlo attraverso i suoi effetti; Parabrahaman si manifesta solo attraverso le leggi universali, che si enucleano nelle Divinità Cosmiche, Solari, Planetarie. Ciò che esiste dietro di Esse appare (intraducibile per il profano) allo sguardo attonito dell'Iniziato.

È, allora, in tal senso, che studieremo la Legge, fidando nella comprensione intuitiva dello studente, che noi consideriamo, sempre, un collaboratore.

Inizio e fine. Terribili parole che sono i chiodi del Cristo-umanità; circolo concluso, in cui l'aspetto razionale del nostro io continua a volersi imprigionare. Come vorremmo che tutti coloro che seguono la verità esoterica spezzassero questa loro tendenza a voler limitare, con il numero delle loro dieci dita, l'infinito raggio della Trascendenza Universale! Sembrerà paradosso quanto diremo; ma, il karma, che è la legge della razionalità cosmica, o, quella di causa ed effetto, può venir compreso soltanto dall'irrazionalità divina del nostro spirito. Difatti, se noi tentassimo di spiegare al lettore gli effetti, sia profondamente metafisici (e che lo hanno inserito nella attualità della vita presente), sia più grossolani, in cui gioca la sua parte di anima incarnata e, nel farlo, risalissimo a remote cause planetarie, solari, cosmiche, non faremmo altro che rendere più sottili e più tenaci i legami che lo avvincono alla sua prigionia mentale. Non è così che il problema del karma va affrontato. La domanda - "..e prima?" - continuerebbe a percuotere il cervello del richiedente. Prima delle esperienze Planetarie? Prima di quelle Solari? Prima di quelle Cosmiche? Dal presente capitolo speriamo, profondamente, che sprizzi la fiammata, la quale valga a bruciare, o, a neutralizzare il corpo mentativo dello studente e gli faccia assaporare, anche per un attimo, il luminoso sorriso dell'Angelo Solare; il quale gli mostrerà le cose, quali sono; ma, dall'altezza del suo Super-ego.

Nella vita non v'è un prima; non v'è un dopo. Ma, un eterno presente. L'idea del tempo e dello spazio, come l'uomo comune è abituato ad accettare, non appartengono al corredo concettuale di un Iniziato. Questi movimenti - puramente astratti - acquistano una distorsione ed una pesantezza naturali, solo quando sono filtrati dal cervello fisico dell'uomo. Portiamo un esempio che servirà a chiarire la situazione. Immaginiamoci un individuo che si trovi a vivere la sua vita, inserito in un orario di ufficio, in un orario di famiglia, nel ritmo inflessibile del giorno e della notte, della veglia e del sonno. Per lui "l'entità domani" è qualcosa di certo, di vero e di tangibile. Per lui, adesso, sono le quattro del pomeriggio e due ore lo separano dalle sei; non v'è dubbio. Per lui, ora si trova in questa stanza, in questo paese e, per raggiungere un altro ambiente, di un altro paese, dovrà creare uno sforzo fisico di movimento, in cui il binomio tempo e spazio si fonderanno e si dimostreranno evidenti, oggettivi, da sormontarsi. L'uomo medio, in effetti, è invischiato (non ritmato) dal senso del tempo e dello spazio. Ora, consideriamo un altro uomo. Un montanaro, che si trovi alle pendici di un'altissima montagna. L'acutezza del suo sguardo gli permetterà di penetrare le asperità della stessa, fin presso la vetta; se egli non può guardare più in su, ciò non significa che la cima non esista, in quello stesso attimo, a portata di mano, assieme alle altre cose che lo circondano. Così è per colui di cui parlammo prima. Il fenomeno-vita lo circonda, rappresenta la montagna che si erge davanti a lui, nella regione dell'eterno presente. Se egli, a causa della sua immaturità animica, della sua miopia interiore è costretto a starsene sempre con il capo tuffato in un cespuglio, che chiama "ora e qui", mentre palpa, con la mano brancolante, un altro cespuglio, posto poco più su, e lo chiama "dopo e là", non significa che, teoricamente, non potrebbe staccarsi dall'illusione e vedere tutta la montagna, in un solo colpo d'occhio.

Intendiamoci bene. Non vogliamo abolire la realtà del ritmo tempo-spazio; ma, solo, darle un'altra dimensione. Entrare, cioè, nell'amplesso universale del settimo Raggio, quello del Cerimoniale, schiavo di nessuno, al di fuori della legge.

Il fisico Einstein, con la sua scoperta, ha ridotto la massa identica all'energia, stabilendo che, man mano ci si avvicina alla velocità della luce, i parametri del tempo e dello spazio vengono deformati.

Da tal punto di vista, con l'atmosfera resa cristallina e respirabile, si può considerare, a tutt'agio, il fenomeno del karma. Quale, cioè, una legge che incornici ed inquadri, in ritmi sempre più ampi, la libertà dell'esistenza universale; non già che la schiacci e coercisca in fattori minuti, o, vasti, di prigionia ambientale e spirituale. Ogni azione è karma. E la legge è talmente meticolosa ed inflessibile che basta la rivelazione di una piccola verità occulta per darne l'idea. Tutti gli insetti nocivi, ad esempio, che, purtroppo, l'uomo conosce, e lo tormentano da secoli, a partire dalla cavalletta, che distrugge i raccolti, sino a giungere alla spietata zanzara delle notti estive, sono l'immancabile cristallizzazione e materializzazione di meschini pensieri di critica, di fastidio, di odio che l'umanità emanò, in passato. Si racconta, ancora, che un giorno un uomo si presentò a Buddha e Gli disse che, durante le sue meditazioni, vi era sempre qualcuno, o qualcosa che lo veniva a disturbare. Buddha, allora, gli rivelò che egli, in passato, si era divertito a interrompere le concentrazioni di alcuni yogi, per leggerezza, ed ora ne pagava le conseguenze.

Insomma, pensiamo che lo studente ci verrà in aiuto, intuendo l'intreccio fittissimo che costituisce la rivelazione della legge del karma. Nulla è dovuto al caso. La natura aborre il vuoto. Non esiste karma di armonia, oppure di disarmonia; ma, una legge improrogabile di causa e di effetto, che si perpetua in modo infinito, generale e capillare.

Le radici della legge si sperdono nell'immenso mare dell'assolutezza superiore. Riguardano l'uomo, ma non solo lui. Vi è il karma degli animali, del mondo vegetale, del mondo minerale; vi è il karma degli angeli, delle razze e delle nazioni. Una legge inflessibile, necessaria allo sviluppo delle cose e che, quando la scrutiamo, nel suo aspetto rarefatto, fa emergere una sola natura, con certezza: la sua razionalità universale. Quando, invece, la vediamo, nelle sue angolosità più evidenti, ne estraiamo la rivelazione di minute componenti, ravvicinate alle abitudini dell'uomo.

Il nostro stesso Logos Solare ha spalancato le porte all'attuale creato, per raggiungere una meta karmica, composta dai complessi frammenti di cause che risalgono a quando Egli Medesimo era Logos Planetario. Lo stesso vale per i Pianeti Sacri; lo stesso per la nostra Terra. Nessuno sfugge alla legge. Ma, sia il Dio, che l'uomo hanno addirittura bisogno di essa! Superata la fase dell'immaturità spirituale, per la quale l'uomo, una volta " morto", desidera rifugiarsi in un illusorio e caldo giaciglio spirituale, popolato di angeli, dopo un'oculata educazione alle leggi del ritmo eterno e dell'esoterismo, egli entra a far parte della Gerarchia Divina del Pianeta. Come in un alveare dorato, ivi regna la costruzione, la creazione, l'ispirazione a sempre più vasti piani evolutivi; l'uomo diventa simile al Dio che l'ha creato; e crea. Non solo: ma, il morso del simbolico serpente dorato, che già spinse Adamo ed Eva (l'eterno dualismo) a sentirsi, potenzialmente, simili all'assoluto, gli inocula un dolcissimo ed irresistibile desiderio a manifestarsi, a realizzare l'incommensurabile che gli arde in cuore. Egli, da allora, non può farne a meno. Questa è la sete che provano gli stessi Adepti, in tutto simile alla sete del Logos Solare, che non cessa, per un attimo, l'atto della manifestazione. E, se, prima, il neofita rifuggiva il karma e cercava di slacciarsi da esso, ora lo ricerca, lo fissa, lo perfeziona e vi si lega.

A tal punto, lo studente potrà chiedere:" Ma, Buddha stesso non venne a liberare l'uomo dalle reincarnazioni?". No. Buddha venne per liberare l'uomo dal giogo delle reincarnazioni involontarie e di coercizione. Buddha venne a tramutare l'uomo, da semplice effetto di quella legge, a legge stessa. Nessuno, neppure Buddha, ha il potere di liberare l'uomo dalla necessità cosmica a manifestarsi. Dove sarebbe, allora, la meravigliosa sublimità di ogni Iniziato della Gerarchia Bianca, che suggella, continuamente, il suo supremo patto d'anima con la terra, rinunciando a secoli di Nirvana, e si inserisce nella missione finale di rimanere nell'umanità, sino alla salvazione finale? È evidente che il processo reincarnativo di un Adepto risulta ben differente da quello di un comune mortale. Per un Adepto, inserirsi in un simile atto di servizio al mondo è pura gioia, pura necessità, sublime manifestazione; per un essere umano è il preludio ad una vita di dolore. Quando l'Adepto raggiunse il rapporto integrale con i tre Signori di Raggio, Egli divenne Uno con Loro! Non è il caso di parlare di oblio, mentre Egli si immerge nella materia; né di ricordo, mentre risale la corrente del fiume divino. Cosa deve dimenticare, Lui, se è divenuto ciò di cui dovrebbe ricordarsi? Quindi, risulta chiara, ora, la ragione per cui il Maestro Koot Humi disse, una volta (Lettere dei Maestri): "..la reincarnazione è un fatto improrogabile, nella natura. Lo stesso Buddha dovrà reincarnarsi, a suo tempo..". Ma - aggiungiamo noi - con effetti ben diversi da un uomo comune! Perché non sarà soltanto Buddha a reincarnarsi; ma, il Logos, con Lui...

Ecco, quindi, perché il piano personale si riallaccia al Piano Cosmico. Ecco perché la reincarnazione, come la subisce l'uomo, non ha i postulati adatti per rappresentare la vera rivelazione del karma reincarnativo, quale non solo è atteso, ma, desiderato dal Dio. Non basta dire che lo spirito, per una ineluttabile legge ritmica, si immerge, come sostanza monadica, dopo esperienze molto rarefatte, nei mondi elementali e preludenti il fisico, nel regno minerale, nel vegetale, nell'animale; e, qui, raggiunge l'individualizzazione, passando nell'umano. Non basta dire che l'elementare precarietà delle sue conoscenze primordiali lo spingono a creare una catena di effetti, che lo conducono a fare esperienze delittuose, per comprendere la virtù; a fare esperienze virtuose, per incorporare la santità. La legge emerge. Di fronte ad essa, dice Helena Petrowna Blavatsky, bene e male non esistono; ma, solo l'irrefrenabile potere dell'espressione.

Possiamo, però, delineare a sufficienza questa legge, dal punto di vista animico. Difatti, le Iniziazioni servono a farcela meglio comprendere. Vi è un karma singolo, che riunì l'uomo alla sua tribù; egli partecipò, allora, al karma comune. Le tribù formarono le sottorazze; le sottorazze, le razze madri. Le razze madri, i periodi di globo, ecc.. Quando l'uomo giunge ai bordi del Sentiero, si distacca, lentamente, dal karma ambientale, di razza, e torna alla sua primordiale originalità. Questo momento è delicato. I Maestri lo prevedono. Ed è il momento in cui il richiamo dell'Angelo Solare crea un'acuta nostalgia nel neofita. Le abitudini della società non lo soddisfano più. La vita delle cose naturali non lo attrae. Sopravvengono i simbolici quaranta giorni nel deserto. La solitudine, se non materiale, comunque spirituale, circonda il discepolo. Ed è una lezione che deve superare; lezione prevista dalle prove del Sentiero. Frammenti karmici continuano a colpirlo, con forza veemente, finché, dopo la tempesta, il suo Spirito affiora nel "Regno del Silenzio". La Voce del Silenzio parla. Il karma personale è esaurito. Ora, egli si accingerà ad innestarsi nel karma planetario. Gran tripudio, codesto! Meravigliose nuove lezioni egli impara. La lezione dei "siddhi", o, dei poteri, eredità diretta di Shamballa; l'esperienza dolcissima del bacio occulto dei Fratelli di Gerarchia. L'amplesso con il Re del Mondo. L'inizio del secondo Sentiero. Vi è un terzo Sentiero; ma, è prematuro parlare di esso. Basta accennare che un terzo tipo di karma appare.

Ne consegue che è illusorio parlare in termini di esaurimento di karma; anche se gli Istruttori esoterici hanno esortato il discepolo in questa direzione. È chiaro che le parole di un Adepto vanno comprese; ed è chiaro, anche, che l'Adepto si rivolge, spesso, a singoli gruppi di studenti che, effettivamente, debbono esaurire un ciclo karmico, a che, nel sottinteso, possano penetrare in una sfera di attività superiore. Sfera di attività che, di solito, l'Adepto lascia intravvedere, senza entrare in particolari, che appesantirebbero di altre inutili ricerche la mente del discepolo.

 


- LEZIONE VENTUNESIMA -

v Tradizione e significato dei mantrams: magico potere della voce umana, veicolo di forza cosmica.

v L'antica scienza della parola occulta che porta risultati nel mondo terreno quotidiano.

v Il potere del pensiero

 

Studieremo il potere dei mantrams, magici veicoli di forza cosmica, in ogni loro dettaglio e per quanto le possibilità della mente umana permettano di analizzarli. Per far ciò è necessario andare alle origini delle tradizioni sulla forza del pensiero umano, sulle tracce storico-esoteriche, risalenti agli antichi Gruppi Iniziatici del nostro pianeta, sulla costituzione dell'uomo, unito al cosmico, per sua naturale radice.

La ricerca di una formula sintetica, che racchiuda le infinite possibilità della conquista umana, spinge tutti gli investigatori del campo occulto, siano essi Teosofi, Massoni o Rosacroce. La ricerca di una pace produttiva interiore, di una comunità d'azione, della capacità di aprire nuovi vasti orizzonti, tinti di una trascendenza luminosa; la ricerca, in definitiva, di un potere ben preciso e netto, che stacchi l'uomo stesso dalla sua ansia timorosa di un duro destino, che lo attanaglia a delle condizioni vitali dolorose. Questa ragione, nobile e spontanea, senza dubbio, poiché scaturisce dal più profondo strato dell'anima, è, però, nello stesso tempo, la più prolifica madre di un insieme di annebbiamenti, di cristallizzazioni mentali, di fanatismi incontrollati, nella zona degli studiosi esoterici. Essa non tiene conto, spesso, di una ritmica necessaria, nello sviluppo della propria conoscenza, da seguire, armoniosamente, lungo tutti gli studi occulti; di uno sviluppo costante di ogni capacità intellettuale, emotiva e spirituale del discepolo, nè tiene conto che non esiste argomento più ricco di varianti e di luci interne, anche se postulato da Leggi fisse ed eterne, degli studi che fa. Accade, quindi, che l'accenno all'esistenza di un orizzonte di energie, da parte degli Istruttori Occulti, precedentemente precluse alla coscienza personale, la svelata possibilità di penetrare in un mondo di pura forza, con dei metodi ben precisi e antichi quanto la terra, attinenti al potere del pensiero, alla ripetizione controllata e cosciente di veicoli verbali costituiti, quali sono i mantrams, siano seguiti, da parte degli studenti, con una innata fretta, con una precipitosa volontà di staccarsi dai pur sempre logici rapporti con il mondo materiale che li circonda, con un'immaturità, deleteria a sè ed agli altri.

La scienza dei mantrams esiste; porta dei risultati definiti ed è, giustamente, un mezzo per accelerare dei processi evolutivi, personali e cosmici, con risultati del tutto inimmaginabili da mente mediocre umana. Ciò, però, non significa che tale sintesi non necessiti di una forte esperienza, in chi l'adopera, e di un suo diritto pieno a farlo; diritto che nasce dalla causale occulta reincarnativa. L'uomo che usa, con successo e nelle giuste direzioni, il potere del pensiero, unito al verbo magico del mantram, ha, nelle passate reincarnazioni, subìto tutte le prove sul sentiero dell'evoluzione, ha compiuto tutti gli atti fisici nel mondo materiale, ha duramente lavorato nella sfera dell'oggettivo, sì che, ora, il profumo scaturito dall'attrito con il reame delle forme è da lui guidato, con diritto, quale potente energia, capace di dominare le stesse realtà pesanti che, un tempo, lo opprimevano tanto duramente.

Abbiamo accennato a questo, per dimostrare che solo un'anima matura per esperienze passate, può, occultamente, pronunciare il Verbo Sacro, con riuscita; e non qualsiasi individuo. Purtroppo, molta moderna letteratura esoterica tende a promettere, leggermente, o, per eccesso di facili entusiasmi, da parte di chi scrive, il raggiungimento dell'assoluto, sia nelle vittorie infime, che superiori, con la ripetizione di certe frasi, o, con la semplice enunciazione che tutto è energia; quindi, tutto è plasmabile, con lo sforzo della propria immaginazione. Ciò ha creato una enorme confusione nel campo degli studiosi esoterici. I serii e garanti individui che, con sacro amore e rispetto per la Verità, hanno, per incarnazioni precedenti, e per anni, in quest'ultima, studiato le profonde realtà dell'occulto, coscienti di adorare l'Indefinibile Divinità e di saturarsi della Sua Impersonalità, e solo adesso vedono germogliare in sè delle ignote possibilità di raggiungimenti cosmici, assistono ad una specie di danza profana, attorno ad essi, da parte di coloro che credono che l'esoterismo sia una panacea a tutti i mali e che cercano di smantellarne la sublime ed aurea levigatezza, con uno studio pervaso, o, da cosciente, o, da incosciente faciloneria. Ciò è stato registrato dai Maestri dell'Occulto, ed una delle ragioni per cui poca intimità v'è stata, sinora, da parte di Essi, nei riguardi del folto numero di studiosi dell'esoterismo, è la leggerezza con cui venne raccolto il Messaggio di molti Inviati, negli ultimi tempi, ad educare la massa, sull'Avvento della Nuova Era, e sulle rivelazioni ben precise di realtà sconosciute a tutti, fuori che, in passato, a pochi eletti.

In effetti, l'atto sintetico dei magici poteri mentali può essere raggiunto; ma, ogni successo, in tal senso, deve venire duramente pagato. Questa è la legge dell'occulto. La felicità eterna e finale è composta dai numerosissimi frammenti del dolore di tutte le precedenti reincarnazioni. È la traccia di tali dolori, impressa, a fondo, nello spirito di chi agisce nell'occulto, è il rispetto per se stesso e per gli altri discepoli, accomunati nella medesima esperienza sacra e nella medesima saggezza, è la coscienza che il potere mentale sviluppato è aroma del dolore, che fa sì che ogni mantram, che ogni proiezione spirituale di energia dell'iniziato costituiscano, per lui, un effettivo gesto divino, un arbusto d'amore, un atto di alta devozione. Ecco, allora, la garanzia dell'avverarsi del potere mentale. Ognuno di tali mantrams, pronunciati con un senso, assieme, di volontà totale e di pudore divino, costituisce una forza fremente nel campo della manifestazione, di cui pochi conoscono la portata.

 

Nei mantrams, tradizione e originalità si fondono in una meravigliosa coesistenza di armonie. E lo vedremo più avanti. Il rapporto energia-materia è il bandolo che deve venire intimamente scoperto dall'occultista che pratica la sua arte. L'Energia Cosmica, che riflette le proprie modulazioni d'onda nel piano materiale dell'esistenza, radunando l'intensità delle sue vibrazioni in atomi e molecole visibili e creando la piramide di ogni oggettivazione materiale che circonda l'uomo, non appena entra nel ciclo del manifesto è, a sua volta, incarnata e ritmata dal polo opposto ad essa; la stessa materia. Il binomio è legato in una inseparabile unità di rapporti. E, anche se alla maggioranza può sembrare che l'energia, costituente i vertici sommi dell'esistenza, sia un fattore libero e fluente, tanto che non la si possa rendere, a sua volta, strumento di manipolazione, da parte della materia, essa è, comunque, vincolata alla natura della materia stessa. Qui, risiede il segreto del mantram.

I sensi raffinati dell'iniziato gli fanno raggiungere la percezione dell'esistenza di una sensitività cosmica, ovunque il suo sguardo spirituale vada a posarsi; sia nei mondi sconosciuti, che sprofondano nell'interna immensità del proprio io, sia negli oscuri baratri celesti, che si distendono oltre le galassie conosciute, o, ignote, del cielo stellare. Tutto è sensibile, tutto è coscienza fremente, tutto è pieno di vita. Non esiste lato dell'universo, tanto rarefatto possa parere, tanto di natura sottile e spirituale, che l'uomo abbia il diritto di chiamare vuoto assoluto. Un ritmo, diluito nell'eternità del Cosmo universale, inserito in ogni aspetto di energia e di materia, compie, sempre, un movimento di sistole e diastole, e porta l'energia a tensioni di indescrivibile sottigliezza - e che l'uomo chiama "vuoto puro" - e, poi, dà una catarsi rinnovellata a quel vuoto, irradiandolo in uno stato di esistenza ancor più sottile. Lì, dove un ciclo di forze, dunque, ha raggiunto un sommo grado di raffinatezza, sta per annunciarsi un altro campo di manifestazione. Ciò vorremmo che il lettore comprendesse ben chiaramente. Non esiste lo spazio, inteso come omogenea forma vitale, priva di vita. Ma, invece, una sfera potenziale di esistenze, brulicanti di germi invisibili, che la Legge, continuamente - sotto la pressione del movimento universale - porta in manifestazione, e che sono destinati, a lungo andare, ad entrare in espressione visibile e tangibile ai sensi umani. E l'uomo non ha il diritto, come spesso fa, di monopolizzare la sfera della sua coscienza interiore, chiamando il proprio spazio interno un'isola a sè stante e sterile di incidenze verso la comunità. Ogni pensiero che elettrizza gli altri pensieri dell'uomo nasce e si collega, non già nello spazio della sua anima, ma, nello spazio universale. Quello che l'uomo considera come il più intimo sacrario della sua mente, manda le note del proprio organo musicale a riflettersi su ogni altro sacrario dell'esistenza; lo

SPAZIO UNO, che è la Coscienza Universale, e che si contrappone all'illusione dell'esistenza di infiniti rapporti esclusivistici, distanti e convergenti l'uno dall'altro.

Quindi, ogni cosa è energia. Ma, quando vogliamo analizzare, profondamente, i significati dell'energia e la sua natura, giungiamo, per forza di cose, ad analizzare gli aspetti della materia; quando vogliamo penetrare la struttura della materia, le diamo delle risonanze energetiche. Ne deriva che l'uomo deve radunare le radici del proprio io ad una terza costante: l'inesprimibile a mente umana. Nessuno ha il diritto di dire che l'energia preesiste alla materia, perché ogni forma di energia è, pur sempre, una forma di materia rarefatta. Nessuno può dire che la materia faccia nascere l'energia, perché ogni cosa ha natura fluida e movimentata. La giusta via di mezzo, come affermò Buddha, è lo stato di estasi razionale che deve controllare e ritmare la coscienza di ogni occultista. L'uomo, di fronte al binomio energia e materia deve porre un terzo punto di fulcro; la sua anima. L'anima che nasce dall'attrito tra lo spirito e gli stati densi. Questo triangolo gira vorticosamente: si sa che esiste, si sa che è alla base di ogni manifestazione; ma, è indefinibile, a parole. Definirlo sarebbe dare un alt all'unica cosa certa che vi sia: il movimento incessante ed eterno degli universi. Dio, inteso come la più raffinata delle forze di un ciclo, si riflette in tre postulati: il Padre (Spirito-energia); il Figlio (l'anima, la coscienza); lo Spirito Santo (la materia primordiale, la madre feconda).

Quindi, una linea senza condizionamenti e soluzione di continuità. È uno scaturire costante di linfe squisite, in cui si abbevera l'animo assetato dell'iniziato; è uno stato di estasi incessante, ma, pur sempre, improntata ad un ritmo di inflessibile razionalità interna. Egli poggia la base del suo io più vivo sulla pietra angolare della Legge di manifestazione. Energia, coscienza, materia. Egli stesso è tale Legge. Ne accetta la realtà immanente e considera lo strato vibrante di ogni cosa come una lastra omogenea di cristallo guizzante, dalle infinite sfumature e riverberi di luce dorata. E non appena egli si accinge a studiare dove, in esso, finisca la materia, cominci la sua coscienza, termini l'energia, il cristallo gli si spezza tra le mani.

Quando Pilato chiese a Gesù Cristo dove fosse la Verità - questa verità - l'Uomo Divino tacque. Lo stesso fece Buddha, ad una simile richiesta.

Nè si creda che l'incapacità dell'uomo a voler rendere relativa e formale l'onda infuocata dell'Assoluto, arrivi a sminuirne la comprensione interna, in proposito. Ogni iniziato sa, sente la completezza dell'Essere in lui; ed agisce in conseguenza. Ma tace. Ogni iniziato ha il rapporto integrale con un senso ben preciso dei valori universali: il senso della completezza e dell'armonia in tutte le cose. Tale conquista spirituale si erge nel suo animo, con una forza così incisiva e totale, che egli non è turbato se la sua incapacità a dipingerla verbalmente fa dubitare gli ascoltatori che egli la possegga, o, che la conquista esista. Lascia che il neofita compia le proprie esperienze, sicuro che, anche lui, ammutolirà di fronte all'inesprimibile, quando lo raggiungerà, e quando capirà che l'unico modo per poter imprigionare l'uccello radioso del divino, nella gabbia dorata della coscienza umana, è quello di chiuderne, in silenzio, la piccola porticina. Una volta dentro l'animo umano, l'uccello gorgheggerà, felice, il suo canto d'assoluto; ma, quando la voce del razionalismo parlerà, esso tacerà immediatamente. Continuerà a gorgheggiare, dopo che si sarà ripreso il silenzio. Tale canto non sarà sminuito nella sua natura. Rivelerà il ritmo inflessibile delle leggi, la precisa costruzione armoniosa degli universi. Ma, solo da un piano superiore alla mente umana, che non riguarda l'intelletto inferiore dell'uomo.

 


- LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte prima) -

v Il rapporto tra il piano visibile e quello invisibile dell'esistenza. Qual'è il ponte che unisce i due?

 

Colui che desidera divenire un saggio cultore della scienza degli Iniziati, pur postulando la struttura del proprio io su di una trascendenza originale, inconcepibile a mente umana, dovrà penetrare nel ritmo dettagliato di uno studio razionale sugli effetti della Causa Incausata, avendo Quest'Ultima come sfondo necessario ad ogni pensiero ed azione. Inutile voler cercare di frenare l'incessante fluidismo elastico dello sviluppo di ogni regno della natura (dai visibili agli invisibili) con l'investigare sulla Ragione Prima di tutta la manifestazione universale; lo sguardo dell'uomo giungerà a scoprire dei Punti Cosmici a cui il nostro sistema solare è legato, per fondazione occulta e per assorbimento costante di energie; ma, non si fisserà, mai, ad un dato originatore, a cui si rifaccia l'intera responsabilità dell'esistenza di ogni universo. Dovrà studiare l'aspetto astratto della legge di creatività, latente in ogni schema di espressione vitale, consapevole che la medesima ritma il proprio pulsare, sia mentre vivifica la vita di un infusorio, che quella di un sistema solare; e lo fa sempre nella stessa maniera. Appresa la Legge Unica, egli applicherà, consapevolmente, tali diagrammi di modulazione, ovunque e quando lo vorrà.

Consideriamo, quindi, un primo postulato. Esiste un'unica sostanza, madre delle altre, che gli indiani chiamano mulaprakriti (radice dell'essere), sin dai tempi dei tempi. Non possiamo definirla come energia, nè come materia. E lo abbiamo visto nella precedente lezione. Possiamo soltanto ammettere che tale sostanza si manifesta ai sensi dell'uomo - sia metafisici, che fisici - in vari stati di sottigliezza. Quando essa ha raggiunto una massiccia quadratura delle proprie possibilità di manifestazione noi diciamo che determina il mondo materiale e visibile, qual'è da noi conosciuto; quando, invece, il suo stato è troppo rarefatto per essere coscientemente percepito dall'uomo comune noi ci troviamo a che fare con i mondi sottili, di cui tanto parlare si fa, in seno ad ogni religione mondiale; o, con le forze sconosciute, eppure potentissime, del pensiero, della magìa, dell' Adeptato. E se, in una prima analisi, abbiamo diviso il reame del manifesto in due porzioni grossolane - il visibile e l'invisibile -, ad un ultteriore e più approfondito esame della situazione, vedremo che sette sono i gradi di sfumatura, esistenti in seno a questa materia originale: la mulaprakriti degli indiani. Le letterature teosofiche, o, esoteriche, o, iniziatiche di tutti i tempi hanno penetrato a fondo il nucleo di tali sette reami. La Kabala parla dei sette Troni Angelici, dei sette Sephirot; gli occultisti, dei sette piani di esistenza, ecc.. I cattolici, senza cognizione di causa, affermano l'esistenza del paradiso, considerando uno tra gli inferiori di tali piani, in cui si annida la pulsazione spirituale dell'anima umana, dopo avere oltrepassato il "velo" della morte del corpo fisico. Il lettore ha conoscenza di tali piani; e sa che il mondo fisico è l'ultimo e più basso di essi, e che ogni sua incarnazione lo distacca dai mondi superiori, per immetterlo, nuovamente, nel ritmo della materia, ove la propria anima acquista l'autocoscienza e una consapevolezza di potere e sapere. Comunque siano le cose e qualunque visione abbia lo studioso dell'aspetto ignoto dell'essere, un fattore risulta importante. In tutto questo rapporto tra il metafisico ed il fisico, non v'è stasi, o, separazione. Una precisa interrelazione si svolge tra il piano visibile e l'invisibile e lega il primo al secondo (e viceversa), fino a quando non si è scoperto il nodo comune ad entrambi. Il movimento della materia universale è sempre in ondulazione. Le forze dei piani superiori a quello umano sono in costante movimento e mutamento e si annidano nel mondo oggettivo, non solo senza che quest'ultimo se ne renda conto, ma, addirittura - quando esse scaturiscono da Intelligenze Supernormali - conducendone la manifestazione.

Non si può negare l'esistenza di un controllo superiore alle cose di questa vita. Tante ragioni, nel recente sviluppo del pensiero umano, si sono rivelate efficaci all'uopo, che diviene dogmatico negare l'esistenza del metafisico. Si tratta, solamente, di nutrire l'intelligenza umana, dando una spiegazione scientifica e razionale al fatto. Il nodo vitale tra l'espressione fisica solida e quella energetica, la scienza lo ha sciolto con la scoperta della disgregazione atomica; e continua a dipanarlo, tramutando l'elettricità in materia, e viceversa. Altrettanto, anche se impropriamente, hanno fatto le liturgie di ogni tempo, cercando di vincolare l'uomo materiale ad uno sfondo liberatorio di forze trascendenti e cercando di indicargli l'esistenza di un fattore di catarsi, fuori dal piano visuale. Ma, l'affermazione di certi dogmi, la coercizione, da parte della casta sacerdotale, in genere, alla fede, portata come obbligo, che non ammette discussione e porta alla scomunica colui che non la esterna, e altre varie ragioni, hanno allontanato molti validi pensatori da essa, ed hanno creato, dall'altra parte, una schiera di individui che, per servilità parossistica, negano alla propria ragione un movimento individuale e si preparano, per le epoche future, a cicli di immobilismo spirituale.

Se l'occultismo eletto afferma che determinate cose non possono venir manipolate ancora dalla sfera dell'intelletto concreto, dall'altra soggiunge che esse verranno percepite da un sottile senso dell'intuito spirituale. Questa non è fede cieca; è il significato di buddhi, come in oriente viene chiamato.

Cerchiamo, dunque, la nobile via di mezzo e perveniamo al secondo postulato della nostra ricerca. L'unica sostanza, che abbiamo chiamato mulaprakriti, è in eterno movimento; ripudia la stasi. Se essa, al piano di coscienza a cui è giunto colui che analizza la situazione, gli si presenta come la radice del proprio orizzonte ambientale, si rifletterà in un ulteriore aspetto sottile, dal quale irradia l'ampio mantello della sua natura, e con il quale plasma il medesimo orizzonte. Tale radice, gli indiani chiamano Parabrahman. Inutile voler fissarci sui termini. Brahman, dal sanscrito, significa: l'originatore del movimento, nella sfera più aderente alla coscienza dell'osservatore (da brih = muoversi); Para, significa: "ciò che è prima". Quindi, ciò che è prima di mulaprakriti. In poche parole, il secondo postulato afferma che il più pesante deriva dal più sottile e quest'ultimo - aggiungiamo - determina e conduce il più pesante. Bisogna andare alle origini ed unire e vivificare l'aspetto di vita che vogliamo padroneggiare, con le sue più intime radici. Quel che ci appare per manifestazione visibile è condotto e sorretto dall'invisibile; soltanto imparando a conoscere tale invisibile potremo controllare il visibile. Ecco, quindi, la ragione per cui la forza del pensiero è considerata la trionfatrice di ogni oggettivazione materiale, e, con essa, gli Adepti riescono a guidare il proprio destino e quello altrui, se necessitanti a farlo. Ma, non si perda, mai, di vista lo sviluppo armonioso di tale potere. Noi abbiamo parlato di Adepti. L'uomo comune non può, ancora, con il pensiero, controllare le forze della natura, come faceva Gesù, come faceva Mosè, ecc.. All'inizio, innaffiando con le deboli energie che possiede il proprio giardino psichico, imperlerà di rugiada i germi, che si svilupperanno in saldo potere, un domani; imperlerà di rugiada l'individuo amato, che fa parte del suo gruppo spirituale. Unirà le proprie forze al fascio mentale di coloro che, nell'umanità, agiscono nella medesima direzione, creando un vortice psichico comune, di grande aiuto alla elevazione del genere intero.

Qualche ipotetico studente potrebbe obiettare che i termini "mulaprakriti e parabrahman" si riferiscono, nella letteratura e negli studi sanscriti, alla materia primordiale, nei suoi aspetti; cioè, alla base di ogni costrutto fisico ed energetico, di ciò che appare come panorama di universi stellari e mentali. Che i due termini furono, sempre, adoperati per indicare il primo emergere di un sistema solare, nelle sue fondamenta originali. A questa obiezione, noi contrapponiamo i due concetti, insiti nel significato del ciclo e del principio della legge. Esiste una legge che si apre, meravigliosa e totale, in ogni frammento dell'espressione, sia in basso che in alto. Esiste un dualismo, che si riunisce nel trialismo da noi analizzato nel paragrafo precedente, che è puramente astratto. Chi conosce i termini di tale formula espressiva del creato, non può - e ciò trapela anche nella più profonda letteratura degli Adepti dell'Arcano - affermare che mulaprakriti e parabrahman siano prerogativa delle Origini di un Cosmo e che, identici, non appaiano nelle ulteriori fasi successive del suo evolversi. Ogni piano ha tre aspetti: la materia densa, (materia), la materia meno densa (spirito) e la coscienza che si sviluppa in essi, a seconda dei rapporti di attrito che un determinato ciclo impone a quei poli (anima). Come disse un Maestro dell'Occulto - K.H. - "Esiste solo la materia, che perpetua sè medesima, nel ritmo obbligato degli universi".

Focalizziamo, quindi, l'attenzione nel bandolo che unisce i due opposti alla manifestazione. Qual'è il terzo vertice del triangolo? Cos'è che dà la libertà di decidere in che punto esistano i limiti della zona dell'energia e lo strato della materia? Lo scienziato può chiamare tale incrocio di entità: la macchina. Lo spiritualista può affermare che si tratta della coscienza. L'iniziato dice essere la volontà. Il Maestro raduna la coscienza, la strumentalizzazione della medesima e la volontà, e determina il terzo fattore ai due precedenti - spirito e materia - chiamandolo: giusta via di mezzo, ciclo. Non esiste danzatore più armonioso di un Maestro, nel ritmo sacro dei rapporti; non esiste cantore più delicato dello stesso, il quale sappia afferrare le note discordanti di ogni opposto, fondendole in un arpeggio, ove la soluzione è la miscela adatta e trionfante. Tra l'essere ed il non essere, lo strato dell'io penetra in un'alchimia di liquor-vitae, da cui scaturisce la linfa della prosecuzione degli infiniti. Lo stato di tensione del finito, è nell'animo dell'uomo che si allenta e diviene infinito. Il nucleo di vita primordiale si rinnova, continuamente, nella coscienza dell'iniziato. E solo un'anima pura, figlia della sua epoca, figlia del retaggio di una lunga evoluzione reincarnativa precedente, è ricca di ogni sfumatura necessaria per divenire padrona dell'arcobaleno, che sprizza dalle ali luminose dell'araba fenice, che rinnova sempre sè medesima dalle proprie ceneri. Questa è la ragione per cui affermammo che, nella scienza dei mantrams, tradizione ed originalità si fondono

 


 

LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte seconda)

 

v Cos'è e come nasce la coscienza?

v Il segreto dei lunghissimi cicli di manifestazione e di morte di questo pianeta, di questo sistema solare, di questo sistema cosmico.

v Cos'è, e come si manifesta il potere di u mantram e del pensiero proiettati magicamente?

v Gli errori e gli orrori della magia nera.

 

Cos'è la coscienza, quindi? Cos'è quella radice mirabile che, quando sviluppata ad un estremo grado di musicalità vitale, di un materiale statico ed inerte, schiavo del parassitismo alla natura circostante, ne fa un Adepto di potere? Cos'è quel mirabile caleidoscopio che, pur sempre fisso e immerso nella medesima struttura radicale, ad ogni movimento spontaneo travalica il sottile ed il più sottile, penetrando in un reame che gli iniziati chiamano angelico; carpendo la bellezza ai cieli interni, radiando nel mondo materiale un profumo di nuove e più profonde promesse di conquista; producendo, a sua volta, la materia fisica, essa stessa nata da materia?

A questo punto, torniamo ad uno degli assiomi prospettati nella precedente lezione e consideriamo quanto l'energia, non appena scade dalla sua virginale purezza primordiale, è causa di ogni movimento della materia in cui sgorga; ma, anche, si trova a pieno petto il sigillo della medesima. Il serpente che si morde la coda è giusto simbolo a tale verità. Non appena il ciclo appare, energia e materia si risolvono in un binomio, che assapora ogni riflesso reciproco, nella reciproca sfera d'azione. Trovandoci nel ciclo, non possiamo più dire che l'uomo ha la libertà di adoperare energia pura, quale essa satolla gli universi al di fuori del suo; ma, deve estrarre dalle contingenze una energia educata, asservita alla durata del medesimo ciclo. La Dottrina segreta di H.P.B. afferma che, oltre i confini del sistema cosmico, da noi abitato, esiste una barriera insormontabile, anche dagli stessi Dei del sistema solare, che non valicheranno se non coloro che si riuniranno in Seno al Padre, al termine di un Maha-manvantara (l'intero ciclo di una "Incarnazione Solare").

Un Adepto orientale di saggezza - noto in occidente - aggiunge che il Sistema Solare possiede una determinata riserva di forze elettromagnetiche, che fluisce di continuo e secondo un armonioso ritmo di pulsazioni, in ogni zona dello Stesso, nutrendo il più piccolo abitante, ed il più sublime Potere.

Trovarsi in un momento esistenziale qual'è il nostro, inseriti in un pianeta vivo qual'è la terra, in una razza particolare, in un dato ambiente, significa dover perdere di vista la possibilità di tornare ad adoperare l'energia pura, in sè stessa, per attingere, invece, al suo addomesticamento, intriso di una tradizione, di un ritmo manifesto, di una finalità ben precisa. Per noi, energia pura è sinonimo di negatività. Lo stesso Fuoco Interno di un Sole, la stessa Sua Coscienza si è ritratta, prima dell'attuale manifestazione, dal buio gelido di tale energia "di per sè", per divinizzare, ad oltranza, i confini del proprio sistema, con la propria manifestazione.

È, quindi, necessario tener presente lo strato di vibrazioni precedenti l'attuale esperienza, rintracciarvi l'orma di una vita che, batocchio di una dorata campana, ha sempre pulsato in essa, e vederne la natura, alla luce di una tradizione antichissima, che si riallaccia a cicli di espressioni, emanate da tutto il gruppo umano, per poter capire cosa sia il potere di un mantram e del pensiero proiettati magicamente. In ciò, l'uomo è obbligato ad accettare sè medesimo come frutto di rapporti integrali. In ciò, erra la magia nera che, di ogni suo rappresentante, fa un utopista, alla ricerca del potere e del sapere singolo. Infinite causali hanno dato le attuali possibilità di vita all'uomo; in special modo, ci riferiamo alle possibilità dei suoi poteri sottili. Egli non può fare a meno di rintracciarle in sè medesimo, quando sintetizza in un fascio uniforme la propria volontà, per concretarla in un suono magico, in un mantram; nè, può isolarsi da loro. Deve rintracciare la tradizione, deve saper tornare ad assaporare quelle sostanze sottili che si incisero su di lui, mentre era pietra del regno minerale, fiore del mondo vegetale, animale tra gli animali, intelligenza umana, tra gli uomini. È tali essenze che deve imparare a trattare, coscientemente, mentre, a sua volta, si rivolge, in posizione attiva, al creato, per creare. È tale sangue celato che deve sentire palpitare in sè, prima di convogliarlo ad irrorare la terra in cui nacque; l'occulta, ben si intende. È, in poche parole, il suo rapporto personale con la Fonte di ogni vita che deve riallacciare, giunto all'autocoscienza. I mistici chiamano tale rapporto: l'unione con il divino. Gli esoterici, più semplicemente: l'unione con la Gerarchia Bianca; o, con il mondo angelico.

A tale rapporto non si giunge solo con sforzi emotivi, anche se luminosi, o, con il puro e semplice misticismo. È necessaria la visione. Lo studio della struttura interiore del mondo si rivela fondamentale. Giunge un momento, per ogni santo, per ogni occultista, in cui il reame delle realtà superiori, che lo richiamava così acutamente, ed a cui egli rispondeva con una cieca introversione, gli si mostra. Ed, ivi, regna armonia; ivi, la musica delle sfere si manifesta, così gerarchicamente disposta, che la Scala assume un significato, non solo di bellezza, ma, di potere. Il santo cessa di essere un semplice amante; e diviene un amante-che può. La buona volontà si trasmuta in volontà di bene.

Solitamente, il comune studioso di cose occulte segue, anche se leggermente, la strada della mano sinistra, come viene chiamata. Cioè, pur non rendendosene conto, e pur mescolando, nei suoi studi e ricerche, aneliti di amore, egli vuole istintivamente recuperare una formula che liberi la sua personalità dalla morsa del dolore, il quale, indubbiamente, gioca, ancora, la parte di protagonista nella nostra vita quotidiana. Non ha ancora compreso di essere un punto vivo di un tessuto elastico, che vibra intensamente e, lo vedremo, ad ogni più piccolo movimento psichico; un tessuto che collega la sua vita, i suoi successi, la sua mèta, alla vita, ai successi, alle mète dei suoi simili, e, anche, di coloro che lo superano di molto sulla strada dell'evoluzione e della vita. Questo è importante registrare, prima di capire, a fondo, la natura dei mantrams. Prima di realizzare quanto un mantram sia, alla volta, di appartenenza a chi lo pronuncia e di appartenenza al resto dell'umanità; sia il frutto di una evoluzione passata, e, quindi, sottilmente legato alle fonti di energia che tale evoluzione trattò e manipolò, precedentemente, lungo i millenni trascorsi; e sia, pure, qualcosa di estremamente originale, poiché da la possibilità a tutta la vita planetaria di avanzare oltre, nel nuovo, nell'inatteso.

Consideriamo, quindi, tale evoluzione ed i rapporti che ha con l'uomo; ma, consideriamo, nel contempo, la ragione per cui l'uomo è simile al dio, figlio di Gea, la terra, per cui gli deriva un potere mentale e spirituale, un arricchimento di insperate energie, ogni volta che innesta le proprie radici nella stessa tradizione, come quel dio vinceva Ercole, ogni volta che i suoi piedi poggiavano sui sassi. Dobbiamo, però, analizzare il problema, partendo da speciali presupposti; solo dando alla natura del nostro studio una qualità e una fonte di nobiltà, quali sono le vere origini magico-spirituali del nostro sistema solare, e non quelle conosciute dalla media umanità.

E, mentre, sino ad ora, abbiamo trattato con criteri razionali e scientifici gli argomenti addotti a dare un primo abbozzo alla scienza dei mantrams, siamo costretti, per un breve cammino della nostra dissertazione, ad affidarci ai palpiti intuitivi dello studioso, quando gli delineiamo l'inquadramento della Gerarchia Bianca. Sta al discepolo, in seguito, venire in rapporto diretto con la periferia di tale Maestosa Aura, con un mondo interno a tutti gli altri, e coglierne qualche barlume più accentuato, o, addirittura, permearsi della luce dei più fulgidi Astri che la caratterizzano. Tutto deve essere inserito nel quadro di una conoscenza enucleata della scala di valori, legati alla costruzione ed alla perpetuazione vitale della natura, quale noi la conosciamo, perché un mantram cominci ad acquistare, agli occhi dell'esoterico, colore e forma definiti. Al termine della lettura, il potere dei mantrams apparirà, potenzialmente, sviscerato, mentre noi avremo toccato vari argomenti che lo studioso può considerare non pertinenti al fatto. Comunque, molto deve agire, nella stessa lettura, l'intuito dello studioso. Si deve comprendere, analizzando il tessuto di una seta così fine e artistica qual'è l'occultismo, che, ad un dato punto, protagonista degli studi in questione diviene l'anima del discepolo; il suo intuito. Non si può spiegare a parole tutto l'occultismo. Che questa legge sia ben chiara. E l'istruttore diffida, sia di colui che, facilonamente, afferma che le Cose Superiori sono tanto semplici da risultare alla portata del labbro di ognuno, sia di colui che asserisce che non esiste possibilità alcuna di portare in basso le vibrazioni dei mondi sottili. Vi sono delle rivelazioni ben precise, in merito all'Universale. Ad esempio, la Scala Gerarchica delle potenze celesti, i piani della natura, il dipanarsi ritmico e geometrico del mondo devico, o, angelico; il suo rapporto con ogni regno manifesto della natura, gli influssi astrologici, ecc.. Il discepolo vede svelarsi, alla luce della sua coscienza, il Piano dell'evoluzione, a frammenti. Studi sulla profonda psicologia dell'animo umano, quali è possibile recuperare nelle biblioteche mediche e nei settori di investigazione filosofica; e studi, ancora, di alta matematica, di fisica, di chimica, e di ogni altra scienza umana lo porteranno ad un punto critico in cui gli è necessario farsi delle domande ben dettagliate. La scienza lo condurrà ad uno studio di acuta insoddisfazione, avendogli creato il necessario piedistallo ad un ulteriore approfondimento delle cose. E, qui, interverrà l'occultismo. Quell'occultismo che non è da confondersi con strani modi di pensare stregoneschi e illividiti da un'ombra di ricerche psicopatiche, residuo, nell'attuale società, di antiche sfere interiori, riallacciantisi a ricordi atavici reincarnativi di riti tribali, ecc.. Quell'occultismo che un Maestro di potere chiama: "La sintesi di ogni scienza esatta". Se il discepolo di cui parliamo avrà la fortuna di imbattersi in buoni testi di Magia bianca, che non lo immettano, improvvisamente, in un mondo fenomenico, ma, gradualmente, gli educhino il senso dell'intuito, sviluppato da studi concreti e non originali, in seno alla società che lo allevò, e gli dimostrino, innanzitutto, il nesso che esiste tra il mondo oggettivo e quello dell'energia, ed il rapporto innato che l'animo dell'uomo ha con i due, baricentrato degli stessi, prima, o, poi, in ogni caso, tale discepolo si troverà di fronte ad affermazioni che, per il momento, non potrà convalidare con la sua esperienza. Affermazioni diverse da quelle semplici ed iniziali, che sono l' "A B C" dell'arcano. Concetti come la reincarnazione sono difficili ad accettarsi da un'anima impreparata; e, anche se essa è talmente musicale, all'interno, da percepire un ritmo ineluttabile in tutte le note della natura, anche se avrà afferrato il concetto che lo spirito precede la materia, ma è, sempre, seguito dalla stessa, bisognerà che il suo subconscio tramuti ogni nozione sulla reincarnazione e ne veda il sistema educativo in una luce molto ampia, perché, finalmente, un giorno, si accorga di quanto il fenomeno le sia, non già familiare, ma un fatto constatato. In ogni nuova esperienza ci vuole il coraggio che emerse, assoluto, nei primi esploratori che avanzavano in una sconosciuta regione, nell'attesa di fermarsi alla terra promessa, e che percepivano solo per fiducia nel proprio intuito e con pochi dati geografici. In ogni nuovo avanzamento spirituale tale coraggio deve venire diluito, prima negli studi; poi, nelle esperienze personali. Accetti, quindi, lo studente, quanto la tradizione riporta, da millenni, e quanto è soggetto di esperienza, per migliaia di persone. Tenga la sua analisi sospesa, in attesa dell'attimo magico che gli farà istintivamente ripudiare ciò che non è d'accordo con la propria alta ragione; oppure, accettare ciò che sentirà, per realtà di fatto. Ma, tenga presente che i più lucidi e fissi nuclei di dogma iniziatico, da parte dell'occultismo, sono del tutto razionali ed allineati al più solido buon senso cosmico. E, sovente, è l'infantile predisposizione al misticismo senza prese volitive, e, quindi, instabile, che, di fronte ad una pietra angolare quale è la Dottrina Segreta, fa vacillare le pigre anime dei sognatori e le fa allontanare dal Sentiero.

Di conseguenza, dopo aver analizzato l'aspetto libero della forza universa, palpitante e soggiacente al nostro sistema solare, dopo aver affermato che esso avvicenda le sue più profonde risorse evolutive in un ritmo pendolare, in cui energia e materia si innestano in un reciproco abbraccio, realizzando il manifesto quale noi lo conosciamo, entriamo un pò più nel profondo e consideriamo qual'è la tradizione basilare, non solo all'intera umanità, ma, ai differenti regni della natura, e che preme e modella, a prescindere dalla stessa volontà dell'uomo limitato, ogni suo pensiero, ogni sua decisione, ogni suo atto occulto. Incanaliamo, nelle giuste linfe vitali, le foglie magiche che sono i mantrams tradizionali, sul ramo sviluppato dell'uomo evoluto.

 


LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte terza)

 

v "..."Voi tutti siete dei.." - (Cristo).

v Ogni cosa vibra.

v Ciò che attornia il nostro universo

 

"In principio era il verbo...."

La religione cattolica dà l'avvio al vangelo di S. Giovanni, con tali parole. Ed il Grande Iniziato d'amore, che è Giovanni, secondo la storia spirituale degli ultimi due millenni occidentali, inizia la sua rivelazione. Verbo è parola divina. Nel nostro caso, parola divina che crea un universo. Verbo, qui, ha lo stesso significato di mantram. Con la differenza che, in seguito, l'ignoranza della classe cattolica occidentale e del suo clero limitò il verbo divino ad un'unica espressione, l'originale, manipolando ed antropomorfizzando il principio di movimento universale - che incessantemente crea - in un dio, il quale, una tantum, modellò tutti gli universi, con il potere magico e ritmico della sua voce. I più saggi indiani, invece, allineati al vero senso del concetto, non cristallizzati in un narcisistico e statico orgoglio di classe, da millenni, avendo capito il vero significato della leggenda, e, più umilmente, uniti all'Eterno Verbo della Increata Causa, ne perpetuano la natura ed il ritmo, con la scienza dei mantrams. Ovvero, per essi, ogni vibrazione ha un potere assoluto. Cosa che la scienza ha recentemente scoperto. Ogni uomo è Dio e la differenza tra potere e non potere è la conoscenza. Come disse Cristo: "Voi tutti siete dei", e come disse Buddha: "L'ignoranza è alla radice di ogni male e, quindi, di ogni dolore". Non basta, quindi, sapere che ogni vibrazione crea. Bisogna realizzare che TUTTO VIBRA. Nel movimento incessante, la marèa dell'essere fa scaturire, da sè medesima, onde sempre vergini di nuove esperienze e di nuovi contatti. L'uomo vive in un oceano di energie, che non aspettano altro se non di apparire in manifestazione tangibile. Tutti i regni della natura preesistono in un aspetto archetipico e caotico, prima di emergere nell'ordine costituito dall'oggettività. Ma, non solo la panoramica dell'orizzonte esistenziale, quale ci appare nella sua immensità terrestre, è legata alla legge del divenire, dall'invisibile al visibile; anche i minuti aspetti della vita, in senso umano e non umano, scaturiscono da precedenti movimenti interiori ed invisibili. Ciò lo constatiamo dal fenomeno del potere del pensiero; dal fenomeno del karma; dal fenomeno della legge che afferma: "all'energia segue la materia"; dal fenomeno dell'elettricità, che si tramuta in solidificazione di atomi, e viceversa.

Se tali leggi effettive, a partire dal maestoso universo in espressione, sino a giungere al movimento luccicante di mille e mille palpitii personali del pensiero umano, che si dovranno tradurre in carattere ben definito, in desideri, in acquisizioni, nella società aperta, da parte di colui che le origina, restassero apertamente disciolte, senza argine, senza un ritmo imposto da parte di Intelligenze Superiori, o, di poteri angelici, non avremmo, attorno a noi, l'effettiva solidità e l'omogeneo blocco di una materia ambientale, colorita da forme minerali, vegetali, animali e umane.

Tre circoli conclusi bisogna analizzare, prima di procedere, allora, ulteriormente. Ciò che attornia il nostro universo; il nostro universo; e l'uomo.

 

Ciò che attornia il nostro universo.

 

Allontaniamoci da una visione mistico-astratta delle cose e cerchiamo di inserire i nostri concetti di studio e di analisi in una ferma utilità pratica. L'uomo va alla ricerca di una produzione spirituale, di cause ai suoi primordi, che alimentino il suo potenziale attivo, la sua evoluzione immanente, la sua personale sfera d'incidenza e quella della comunità. Le idee che le religioni di massa hanno, sinora, proposto al credente non sono servite allo scopo. Pur avendo, esse, una radice morale, indiscutibilmente necessaria alla razza, un'esortazione al bene, all'amore, si sono limitate a questo. Ma la marèa del pensiero umano, ora come ora, ne è del tutto insoddisfatta. Accetta il dio antropomorfico, o, per atavica abitudine, o, per inerzia intellettiva, o, per rifiuto di andare oltre.

Nessuno dei pensatori dei grandi movimenti di pensiero etico-filosofico ha mai parlato nei termini in uso nella classe di coloro che presumono di seguirne gli Insegnamenti. Nessuno dei fondatori di religioni note ed antiche, a partire da Buddha, sino ad arrivare a Gesù, ha parlato di un dio antropomorfico, a cui si rifaccia la responsabilità totale dell'essere. I buddisti sono nel vero, quando riconoscono in Buddha un uomo di natura tanto elevata, quanto nessuno mai, nella nostra terra. Un uomo, dal contenuto divino, a tutti gli effetti; ma, pur sempre, un uomo. Gli esoterici vanno più in là; essi affermano che Egli fu il primo, tra i nati di donna, che raggiunse delle mète che altri non avevano mai raggiunto, in questo ciclo evolutivo; inoltre, gli esoterici sanno che Buddha ha un raggio smisurato di potere, ma ben preciso e individuabile, tra le Luci- Guida della nostra Gerarchia. Gesù non disse mai di essere un Dio; ma, un uomo tra gli uomini. Inoltre, la sua idea circa le origini dell'universo era categorica e definita. Tale idea gli pervenne da Autorità Esoteriche, che, a loro volta, la ricevettero da tradizionali fonti precedenti, nei secoli.

La mente umana, di fronte al graduale dipanarsi delle origini del sistema solare, si rende conto, man mano che procede nell'evoluzione, che non si può enucleare l'infinito, che tende, invece, ad espandersi in circoli sempre più ampi, ed in cicli di evoluzione caratteristici. Non lo si può vincolare in un termine fisso ed eterno. Essa si limiterà a constatare la verità dell'affermazione di Gotamo Buddha: "

La Legge sola è eterna. La legge del ritmo e del movimento universale, che si perpetua, identica, ovunque e sempre".

Quindi, ciò che attornia il nostro universo è ignoto. Riporta la tradizione che neppure la Gerarchia Bianca conosce oltre determinati limiti dello stesso. Sappiamo, per deduzione, che altri sistemi solari sono abitati come il nostro, e che non può essere altrimenti. L'idea strana della terra cattolica, unico punto privilegiato dal dio ebreo, che la scelse fra le stelle tutte del cielo, a patria di se stesso, unica abitata dall'uomo, comincia ad assumere il suo vero aspetto. E sappiamo che Cause Eterne collaborarono alla nascita del nostro sistema solare. Quali furono queste Cause Esterne - lungo i millenni - secondo la tradizione esoterica del nostro pianeta?

Per quanto l'uomo possa sforzare la sua mente mentre cerca di penetrare il silenzio di una zona spirituale originale, dovrà fermarsi sempre all'impersonale. Comunque, al suo udito interno, una lieve traccia di movimento fisso ed immutabile apparirà. Un movimento musicale; un fluttuare di energie, tese a ripetere una nota ben definita: l'ARMONIA DELLA MUSICA DELLE SFERE. Pitagora la percepì, quando il suo sovrumano intelletto figgeva lo sguardo in "ciò che sta oltre". Egli affermò che, latente nell'ovunque, esiste un ritmo, insondabile nella sua completezza; ma, sgranantesi a cicli. Questa musica delle sfere è ben nota a tutti coloro che sono immersi, di costante, nella soluzione dei grandi problemi. Non nasce; è. È la radice di ogni movimento. È l'educatrice e l'impiantatrice di ogni sistema galattico, di ogni sistema universale, di ogni sistema solare, di ogni pianeta, di ogni entità umana, di ogni pianta. È latente ovunque vi sia vita. Quindi, onnipresente. È un assioma. Nessuno l'ha fatta nascere, nessuno interrompe il suo canto. Gli indiani, gli orientali, la chiamano la Voce del silenzio. Inutile volerle dare una forma, un viso. Ha tutte le forme, tutti i visi. È una realtà; l'unica realtà. Nelle sue origini, rimane celata ad ogni occhio investigatore. Nei suoi effetti, è la modellatrice del creato. Non è quel dio cattolico, o, religioso di cui si parlava prima; ma, preesiste a tutti gli dei di cui si possa avere nozione. È creatore impersonale ed è creato. Ma, appare distinguibile solo quando la si analizza, nel pieno di un ciclo evolutivo, e secondo autocoscienza. In tal caso, essa estende le sue ali musicali, sia a sè medesima, che al creato. In tal caso, coesiste con il creato, ed è creatrice e creato. Ha le leggi ritmiche stabilite. La prima è quella del dualismo. Colui che ne percepisce l'ovunquità universale sente di esserne parte; ma, può staccarsene, per perpetuarla, a sua volta. La sua gamma d'onda è geometrica e matematica. Le sette note, quali noi conosciamo in senso umano, sono il suo potenziale attivo. I regni della natura sono l'orchestrazione di tale potenziale. Ed è al numero magico sette che la nostra attenzione deve fissarsi. Tale musica astratta delle sfere è ciò che precede e attornia il nostro universo, latente, o, meno. È la protagonista di tutte le galassie, visibili, o, distanti anni-luce; di tutti i sistemi mentali e archetipici, esistenti oltre le barriere del nostro campo interiore ed esteriore. È il dio impersonale dei veri esoterici. E gli orientali non le danno un nome; la chiamano "CIÒ". Gli antichi osservatori del divino, usavano - a proposito - tenere, in mezzo ai templi di pellegrinaggio, una pietra circolare, con cui simboleggiavano simile assoluto, esistente di per sè; ma, indecifrabile, per sempre, a mente umana

 


- LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte quarta) -

v I sei schemi solari esoterici allineati al nostro sistema solare.

v Ancora sul segreto della stella Sirio, delle Pleiadi, delle 14 costellazioni zodiacali, dell'Orsa Maggiore e di altre Vite Cosmiche.

v La musica delle sfere.

v L'uomo ed il suono.

v Differenza tra suono e verbo.

v Il misterioso e magico rapporto tra il colore ed il suono.

v I mandala: scienza occulta e potere antico dei colori e dei disegni archetipici.

v Ancora sul mondo devico (o angelico).

v I deva in evoluzione di immersione nella materia e quelli in evoluzione di ascesi nello spirito.

v La gerarchia angelica nel regno vegetale, nel minerale, nell'animale, nell'umano.

v Le fate, gli elfi, le ondine e gli spiriti di natura.

v La magia nera in Atlantide

 

Il nostro Universo

 

Per universo, in tal caso, l'insegnamento esoterico intende il nostro sistema solare. Gli Adepti del sapere e del potere, che hanno incanalato, conosciuti dalla massa o meno, l'attuale evoluzione, secondo i binari di civiltà che calca, hanno sempre saputo che ogni religione, ogni pensiero filosofico, ogni pensiero umano che si interessasse all'origine delle cose e che la insegnasse si limitava a parlare dell'origine del nostro sistema solare, ed a null'altro. Quando il grande iniziato d'amore, Giovanni, disse - storicamente: "Al principio era il verbo", intendeva parlare del principio del nostro sistema solare, non dell'inizio di tutto l'universale. Quando Helena Petrowna Blavatsky, l'Iniziata venuta, meno di cento anni fa, ad insegnare al mondo la vera struttura metafisica della vita scrisse i suoi volumi della Dottrina Segreta, convalidò, pienamente, il fatto ed affermò, in modo aperto, che il suo dire riguardava solo la nascita occulta del nostro sistema solare.

Ritrattici, quindi, dalla grande voragine che si spalanca per ogni dove, nell'universo, dobbiamo enucleare la nostra attenzione nel sistema che abitiamo e sentire, teoricamente, all'inizio, cosa affermano i Grandi del pensiero esoterico, in proposito. Ecco, quindi, una delle affermazioni che lo studente - come precedentemente scrivemmo - non deve accettare come dato di fatto; ma, come tradizione. Tenga, comunque, egli, ben presente che tali nozioni gli vengono impartite, con il presupposto e la speranza che i frutti della sua intuizione interiore giungano a sfiorare quelli dell'Albero Originale ad ogni realtà, e che gli andiamo descrivendo.

Secondo la progressione spontanea ed innata di un fluire energetico incessante, con le radici nell'universo celeste, la musicalità intrinseca allo Spazio-Uno dell'essere, si baricentrò - dopo eoni ed eoni di tempo umano - in un sistema di coordinate vitali, armonizzate in mondi precedenti il nostro. Superò lo stadio umano, trascese quello spirituale, e si inserì, definitivamente, nel divino (se, per divino, intendiamo l'autocoscienza portata ad un grado di estrema potenza, inimmaginabile allo stato attuale delle cose). Questa è la natura delle Stelle-Madri, che, tuttora, guidano l'evoluzione del nostro sistema solare, e che, secondo i dettami della scienza esoterica, hanno dato l'origine allo stesso. Questa è la ragione profonda, per cui esistono gli influssi astrologici, sulla nostra terra e sull'intero sistema solare; questa è la ragione del rapporto cruciale, per l'evoluzione terrestre, dei pianeti dell'intero sistema. Il lettore deve accettare, quindi, l'idea base della Fraternità Cosmica, come postulato a tutte le evoluzioni concepibili. Altri cosmi hanno, già, calcato il Sentiero in cui procede il nostro e ne tutelano l'avvicendarsi delle ere, esattamente quanto essi stessi furono educati da forze precedenti ed esattamente quanto farà il nostro, giunto ad un livello simile a chi lo vigila, da tanta altezza. Come avviene tale fenomeno di incanalamento di energie Superiori verso l'inferiore, vedremo di seguito.

Il numero sette è protagonista, in tutto ciò. Occultamente, il nostro sistema solare ha Sette Pianeti Sacri, in seno, che controllano l'evoluzione della terra; e ne possiede cinque non sacri. I Pianeti Sacri sono: Vulcano, Giove, Saturno, Mercurio, Venere, Nettuno, Urano. I non sacri sono: Plutone, la Terra, Marte e due esoterici (uno, celato dalla Luna e, l'altro, dal Sole). Nello stesso modo, a più alto livello, il sole è allineato ad altri sei schemi solari, o sistemi, di cui uno, il conduttore maggiore, è Sirio. Sirio, a sua volta, riceve gli influssi diretti della stella Alcione, centro occulto del sistema celeste, chiamato: le Pleiadi. Dalle Pleiadi, perciò, giunge un potente Richiamo-Guida, che, passando da Sirio, tocca i sei ulteriori sistemi solari, di cui uno è il nostro, e si inserisce fino nella terra, continuamente ritmandone ogni tipo di evoluzione. Altri poli guida ha il sistema solare, e sono le dodici (14) costellazioni, una delle stelle dell'Orsa Maggiore, e Vite Cosmiche. In tutto ciò, la musica emanata da Volontà Superumane raggiunge ogni scopo evolutivo. Le note delle Sette Sfere si manifestano, controllate ed asservite, sia dagli alti Cieli, che dai minori. Queste, sono le nobili origini del mantram. Questo, il potere della Parola occulta, educata e sapientemente adoperata secondo il potere innato del suono.

È necessario accettare, allora, la realtà base che, dalla coscienza diluita nell'etere galattico - sotto forma di musica astratta, ma contenente i postulati innati di una concretizzazione ad ogni forma manifesta (le idee archetipe) - tale concretizzazione sia avvenuta, e la coscienza potenziale nello spazio si sia concentrata in autocoscienza ordinata. D'altronde, il fatto è costantemente ripetuto lungo tutto l'arco di insegnamenti esoterici. Scopo dell'evoluzione è il trionfo della ragione, che conosce sè stessa.

Una volta che la coscienza si scopre e realizza di essere la non nata, ma scaturita in manifestazione per dare un ritmo, a sua volta, a ciò che la sua stoffa intima rappresentava un tempo, e che le si mostra sotto forma di altra vita minore in espressione, destinata al suo medesimo futuro, inizia il viaggio del Dio. La Legge, da entità astratta, agente di per sè, viene addomesticata; l'autoconsapevolezza acquisita, da Musica Astratta, realizza il binomio e diviene musica concreta. L'uomo si accorge che egli è la Musica delle Sfere, ma si accorge, anche, di potersi staccare, sdoppiare da Essa, ed emanare, a sua volta, il Verbo-Motore-Immoto. Nasce la volontà, presupposto ad ogni forma mantrica. Nasce l'illuminata osservazione delle cose della natura; l'udito interno si risveglia e percepisce il Mantram Universale; inizia lo studio dell'occulto, lo studio per ripetere, in microcosmo, ciò che avviene nel macrocosmo. Ed è risalendo la scala dei Suoni Interni all'animo umano, i Suoni della Gerarchia Bianca, collegata ad altri Suoni ancora superiori, che l'uomo affina i sensi ed i poteri di riprodurli.

Quali sono questi suoni?

 

L'uomo

 

Tutto è suono. La parola umana, e quella non umana; il sussurrìo di una fronda e la musica di un ruscello che gorgoglia; l'idea e la materia; il caos e l'ordine. Ma, il mantram è qualcosa di più di un suono. È la sintesi di un ciclo precedente dei suoni. Cerchiamo di fare degli esempi. Di fronte a tutte le opere musicali di un ciclo di tempo, mantram è l'opera migliore, che racchiude le minori e rivela un nuovo territorio di ispirazioni. Dentro un campo di fiori, mantram è il fiore più bello, più vivo, più colorato. Tra i laghi, mantram è il vasto mare. Mantram è il potere che, pronunciato, lambisce tutte le vite che supera, e proietta in un nuovo arco di esperienze chi lo pronuncia. C'è differenza quindi, tra suono e verbo. Suono è tutto; irrangiungibile, ma musicale; verbo è un tutto-sintesi. È coscienza stabilita, è potere in atto.

Ed esistono vari gradi di coscienza; dall'inferiore alla maggiore, da quella umana a quella animale; dalla divina alla terrena. Ciò lo vedremo. Dove un qualsiasi ordine risulta costituito, in una panoramica di vite, di regni di natura, di ambienti, di razze, ecc., lì agiscono dei mantrams planetari, pronunziati da Entità di alto livello evolutivo, che si occupano del principio creatore, in un sistema di vita, sia esso planetario, solare o cosmico. Dove, invece, esiste solo vuoto, gas infrastellare, frammenti galattici, la vita è in embrione, e sta, in futuro, per ospitare la coscienza.

Bisogna, però, analizzare nel profondo la natura della parola, per comprenderne i poteri ascosi.

La parola, come abbiamo visto, è multiforme; è infinita e onniespansa, ma anche precisa e dettagliata. Può essere pronunciata da chi ne conosca il valore, e da chi ne sia schiavo. Le vite involute ne sono schiave. Gli Iniziati della Confraternita Bianca osano e sanno adoperarla.

 


COLORE E SUONO

Non esiste suono che non sia accompagnato da colore. Lì dove esiste colore, nella controparte invisibile della vita, lo stesso si proietta, in linee squisitamente sottili e potenti, in suoni. Ed ogni suono che viene percepito da udito umano e non umano si traduce in colore, sempre nei piani invisibili. Questa è la precisa ragione per cui - secondo una scienza determinata e secolare - che ha tenuto conto, in tutti i particolari, dei rispettivi colori occulti di ogni nota, e delle rispettive note musicali di ogni colore, e, quindi, dei poteri che derivano da tale binomio, gli orientali hanno creato la scienza dei mandala, che si affianca a quella dei mantrams. Cioè, conoscono lo schema di composizione dei suoni archetipici e degli archetipici colori che costituiscono la base strutturale dell'essere. Dipingendo una determinata armonia geometrica di segni cosmici, essi fissano, nel tempo e nello spazio, una figura statica, che si perpetua in movimenti ed in situazioni ritmiche, magiche e sottili, capace di produrre risultati che l'occidentale chiamerebbe miracolosi. Ma è la scienza che agisce, nel nostro caso. La scienza dell'occultismo. E i mandala sono di infinita natura; tutti, però, allineati a quella del Mandala Centrale; il Logos Terrestre. L'occidente, sia consapevolmente, che inconsapevolmente, ha carpito il segreto degli orientali. In molti ospedali, al giorno d'oggi - specialmente nei psichiatrici - è in uso colorare le pareti delle stanze con tinte che hanno un effetto benefico, per gli ammalati. I quali, per mesi, curati e bagnati, nel loro corpo, ne escono ristorati.

Quanto precede abbiamo detto per una sola ragione. Il mantram si lega, immediatamente, mentre viene pronunciato, ad un mandala ben specifico; le forme-pensiero che lo stesso mantram crea, nell'atmosfera, mentre viene affermato. Queste forme pensiero hanno un duplice potere:

a) costituiscono una carica di energie che - a seconda dell'abilità e del grado iniziatico dell'operatore - hanno durata più o meno lunga (il potere di un mantram pronunciato può persistere lungo secoli) ed effetti stabiliti;

b) collega chi lo pronuncia alla tradizione ed al potere di tutti i mantrams che, in passato, lungo i millenni, furono costruiti, secondo tale genere di vibrazioni. Ecco, torniamo a ripetere, perché nel mantrams, tradizione ed originalità si fondono. Quindi, conoscendo la chiave, l'operatore si innesta in due forze ben precise: la sua e di tutti coloro che lo hanno preceduto nel compito.

Una considerazione essenziale da farsi, in proposito, e che lo studioso non deve sottovalutare, è l'attività devica o degli angeli costruttori, che si allinea alla parola pronunciata dall'uomo. E, qui, bisogna fare una pausa per inquadrare l'argomento. Prima di proseguire, però, affermeremo che, durante l'Atlantide, da un milione a sette milioni di anni fa, il mondo devico era talmente a contatto con l'umanità, che la magìa, sviluppatasi fortemente nella classe sociale di allora, abusò di tale rapporto. Il mondo devico (o angelico) - e lo abbiamo già accennato in precedenzza - è costituito da due linee, che convergono verso l'uomo: i deva in evoluzione di "immersione" nella materia, e quelli in evoluzione d'ascesi nello spirito. Tutti sono allineati al chiaro senso di un ritmo generale, armonioso e costruttivo. I deva che si immergono nella materia, sono privi di autocoscienza. Costituiscono anime-gruppo che alimentano e vivificano tutti i regni della natura visibile, e i tre regni della materia cosmica, cioè: l'astrale, il mentale inferiore ed il causale. Essi sono guidati, in panoramica, da Maestose Potenze Angeliche, sulla strada del Ritorno, che ne controllano l'attività e la funzione costruttrice. Ogni Raggio ha i suoi deva, ed ogni Raggio ha le sue attività angeliche specifiche. Nel mondo della subiettività, i deva costruttori sono molto più vicini all'uomo, di quanto egli non sappia. Nel minerale, oltre alla fascia sostanziale di essenza devica e vivente, che dà un'espressione interna a tutto il regno, vi sono delle forze ben precise ed individuabili, che sono i cosiddetti spiriti di natura: gli gnomi, ecc.. Privi di una loro propria autocoscienza attiva, ma ricchi di carattere e sentimento, essi manipolano, sotto il potente influsso degli Arcangeli della forma (il regno, nel suo assieme), facendone assurgere la piramide dei valori, in quei fiori mirabili che sono le pietre preziose e la radianza. Nel regno vegetale abbiamo, ad esempio, le fate, che moltissimi chiaroveggenti hanno spesso visto danzare nelle campagne assolate, tra i fiori. Esse costituiscono gli elementi evoluti da un dorato brulichìo di altri spiriti di natura, che sono i "costruttori" del regno vegetale. Nel liquido, abbiamo le ondine, che creano, in alchimia occulta, la catarsi dell'elemento acqua. Nello spazio, appaiono gli elfi. È di questi inferiori spiriti angelici che la magìa nera, in Atlantide, si servì, sino ad abusarne. Anche adesso, la cosiddetta schiera dei servitori neri adopera gli elementali, nelle sue funzioni esecrande, puntando l'attenzione, ad esempio, sulle fate di color bruno-rossiccio, diverse dalle giocose fate blu, o verdi, per i loro scopi satanici. Simili elementali sono adoperati con successo dagli stregoni negri, nei riti vudu. E dai tanti occultisti, miseramente occupati a cercare il potere personale, qui, in occidente. Tutti costoro si sono inimicati il regno devico; e mai il mondo delle vite interne dimentica chi ha spezzato lo stelo di un sia pur minuscolo deva, sporcandone la veste divina per scopi egoistici! Mentre mordete una mela, voi affondate i denti in una sostanza vivente e luminosa, la sostanza devica del mondo vegetale, che si unisce alla sostanza devica dei nostri tre corpi, perpetuando l'alchimia occulta dell'essere.

Ora, il veicolo eterico di ognuno di noi è in coestensione - come abbiamo veduto - con tutto il piano eterico, sia del Logos Planetario, che di quello Solare, che di quello Cosmico. Ciò che dà un "sapore" occulto agli eteri ed un movimento interiore ad essi, è, appunto, la vita dei deva. E non esiste veicolo di natura più importante della parola per mettere in ondulazione il velo dell'etere, che separa forma da forma - sia quella invisibile, che la visibile - ma che, anche, unisce entrambe. Perciò, ogni parola (e non solo quelle pronunciate ad alta o bassa voce, ma le mentali, le emotive, ecc..) si congiunge ai deva ed aumenta, così, il suo potenziale attivo. Ecco, anche, perché esistono le invocazioni specifiche, per richiamare le ondine, o i silfi, o le fate, o gli spiriti del fuoco - le salamandre.

Il mondo devico è presente ovunque; in noi, fuori di noi. Coloro che sono abituati ad emettere suoni inarticolati, per ogni tipo di emozioni interne, si collegano ripetutamente con i deva dell'involuzione e vengono trascinati, da essi, verso il loro terreno, in immersione. L'iniziato, assuefattosi a padroneggiare la parola, con l'aureo silenzio appreso nell'anticamera del Tempio, quando era discepolo e neofita, tratta con i Deva Maggiori, che gli si presentano, quasi sempre, in Gruppo. Di tali Deva è bene dire che ne esistono di autorità pari ad un Maestro di Saggezza, ad un Logos Planetario, e più su ancora. Ogni classe di Deva è sotto uno specifico Raggio, possiede i suoi colori naturali, i suoi suoni, i suoi profumi. Esistono i Deva Maggiori, che sono a capo di ciaschedun piano dell'essere; quelli che sono a capo di ogni sottopiano; quelli che sono a capo di gruppi interi, e così via, sino a che si arriva alle propaggini del mondo angelico, che sono gli elementali, le fate, le salamandre, gli elfi e i silfi, ecc.. Badi bene un certo tipo di studioso a non manomettere l'ordine della natura angelica, con l'abusare delle vite minori, sia con mantrams, che con altro. Dietro alle spalle di ogni minimo elementale agisce l'immensa forza e l'immenso serbatoio di tutto il mondo angelico, che lo protegge e lo tutela. E se qualche abuso è stato, apparentemente, permesso, ciò era dovuto a profonde ragioni, di carattere karmico, umano e cosmico.

 


- LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte quinta)

v Caratteristiche delle parole e dei suoni di potere.

v Ancora sul segreto del termine sacro AUM.

v I 35 mantrams che fanno evolvere la terra.

v Il mantram di ogni razza; i mantrams della Gerarchia; i mantrams e la meditazione individuale; quelli per accelerare il processo meditativo

 

La parola, quindi, è un mezzo che acquista, pian piano, le sue vere proporzioni di veicolo di potere e di azione magica. Ogni parola espressa pone in contatto con due tipi di deva: quelli Superiori, che collaborarono coscientemente all'attuazione del piano insito nella richiesta verbale; quelli inferiori, che prestano istintivamente la loro opera. Ogni parola produce effetti nei regni devici, e, quindi, nella costruzione delle forme; ogni parola si innesta direttamente nel piano eterico, che è il punto mediano, o "la giusta via di mezzo" dell'economia universa. Non vi è suono che non produca una risposta corrispondente nel mondo devico e non stimoli miriadi di vite ad acquistare forme specifiche. Ed il suono non è solo quello udibile ad orecchio fisico; ma, anche, quello di ogni altra forma. Ogni piano di vita ha il suo verbo, il suo suono. Ciascuna parola espressa ha le seguenti caratteristiche:

a)  un colore specifico;

b)  un tono particolare;

c)  una forma speciale;

d)  un grado di energia, o, di attività;

e)  la natura che lo anima; autocosciente, cosciente, o inconscia; Dio, uomo, o, deva.

Come leggiamo nel volume "Iniziazione umana e solare" di A. Bailey":

"...questo vale anche per un sistema solare, per un pianeta, per un uomo, per una forma pensiero, animata da una vita elementale e per l'atomo del fisico e del chimico. Dalla conoscenza di questi fatti e dalla loro realizzazione cosciente si può valutare il vero occultista. IL Logos Solare fece risuonare una parola e la forma del nostro sistema solare si manifestò; il suo colore è il blu (fondo-notte), e la sua nota, un particolare suono cosmico. Il suo grado di attività corrisponde ad una precisa formula matematica, che la mente umana, al suo attuale stadio di sviluppo, non può concepire; la natura della Vita Possente che l'anima - il triplice Logos - è amore intelligente ed attivo...".

Qui, però, noi parliamo di parole occulte di alto livello cosmico. Da tali parole prese nascita la tradizione dei mantrams, ed è, appunto, di tali nobili tradizioni che noi volemmo parlare, iniziando la lezione. Ciò che lo studioso deve ben comprendere è la necessità, per lui, se vuole ottenere successo occulto in tale direzione, di allinearsi alle immense e precedenti linee magnetiche basilari e cosmiche, che formano le radici dell'esistenza. La grande onda, ad intervalli, spazza via, dalla lastra dei mantrams originali che creano e sostengono il sistema solare e quello planetario, tutti i ritorti corpuscoli che un determinato genere di occultisti continua ad emettere; cioè, i mantrams di magìa nera, di acquisizioni isolate, e non allineate all'afflato dell'universale.

La marea si alza e la sua crescente evoluzione, da forme sempre più astratte, si concentra in nuclei di potere ben definito; l'agire occulto dell'uomo lo mette a contatto con le Fonti da cui provenne, e la goccia si riflette nel mare da cui procedette. Tutte le mani nobili e profumate di amore per il prossimo sono emanatrici inconscie di mantrams. Osservate i luoghi di pellegrinaggio, ove visse qualche grande santo. Assisi, per esempio. Nessuna civiltà riuscirà mai ad intaccare il potere che l'orma di Francesco impresse, durante la sua esistenza, su tutte le pietre, le piante del luogo. Il mantram continua a perpetuarsi, oltre il tempo e lo spazio. O, Cascia. Chi è stato nel luogo, attraverso l'aura del paese, si collega, ne sia cosciente, o, meno, alla santa mirabile, Rita, che, così, è a contatto con tutti coloro che le riversano in Cuore la propria venerazione. Vi sono i mantrams della chiesa cattolica; ognuno di essi stabilisce un definitivo rapporto con chi lo emanò: con i fondatori degli ordini originali, con lo stesso Cristo. Vi sono i mantrams orientali, e così via. La vita di un uomo, conoscendo il segreto del "fissaggio" sulla Materia di ogni nobile qualità dell'essere, attraverso l'Energia, può dare di sè, all'essere, più di quanto non si immagini; anche se egli non ha la possibilità di radunare le proprie forze fisiche, ed entrare in un tipo di attività materiale, nella società.

Per quanto riguarda i mantrams più importanti del nostro pianeta, vogliamo solo fare brevi cenni

AUM: è la parola di potere che Alcione, la Stella Centrale da cui dipendono i sette sistemi solari, dei quali uno è il nostro, dette al nostro Logos, prima che iniziasse la Sua fatica di Magico Architetto dell'Universo. Sia bene inteso che tale vocabolo esoterico è il tentativo umano di riprodurre, in scala microcosmica, il Sacro Suono Originale e Fondamentale del sistema. Allorquando il Logos cesserà di pronunciarlo, tutto il manifesto sparirà ed i predestinati torneranno nel Suo seno.

Esistono 35 mantrams segreti, portati ai tempi della Lemuria dai Signori della Fiamma, sul nostro pianeta; sono le chiavi per aprire completamente i sette sottopiani dei cinque piani in cui si svolge l'evoluzione umana (fisico, astrale, mentale, buddico e atmico), oggi.

Ogni razza madre ha il suo accordo mantrico, su cui arpeggia la dolce mano dei Tre Signori di Raggio, per modellarne, col potere del suono, le caratteristiche maggiori, durante il ciclo di espressione, secondo il Piano.

Esistono sette mantrams sacri, che pongono in contatto la Gerarchia con i Sette Dei Planetari; sono noti solo ai Tre Signori di Raggio ed ai Capi della Gerarchia.

I Sette Logoi dispongono di un mantram, per cui comunicano - secondo una ritmica di necessità - con il triplice Signore del Sistema Solare.

Una volta all'anno, la Gerarchia usa un potente mantram, cantato all'unisono che, attraverso i Sette Dei Planetari, collega il Pianeta al Logos Solare. Esiste un mantram che pone a contatto individuale il Maestro di Raggio con il Logos Planetario.

Altri mantrams sono cantati all'unisono dalla Gerarchia, durante le iniziazioni, nei pleniluni più importanti dell'anno. Altri sono di Raggio; altri, collegano il discepolo al Maestro, ecc..

 

I MANTRAMS E LA MEDITAZIONE

 

Distogliendo lo sguardo dalle superne regioni, ove le parole di potere sono adoperate in senso planetario, solare, cosmico dai Capi della Gerarchia celeste, inseriamo lo sguardo nella struttura fondamentale occulta dell'uomo e nel corredo dei corpi interiori, adatto ad agire, in tale direzione, in senso microcosmico.

Noi sappiamo che l'uomo è una entità più complicata di quanto possa apparire a prima vista. Le sue funzioni biologiche si perpetuano in altre funzioni più sottili, di cui, una parte sono oramai dominio della scienza esatta psicologica. Per ciò che riguarda il suo aspetto fisico, tutte le azioni vengono convogliate e rese definitive dal suo corpo fisico; ma, per quanto riguarda ogni tipo di emozione, anche se la medesima può apparire una entità astratta, a prima vista, essa svolge il suo vivere e prende nascita in un costrutto organismo, e veduto dai chiaroveggenti, che si chiama - solitamente - corpo astrale. Tale corpo è un'entità energetica, con peso specifico e con leggi di funzionalità inquadrate. È il corpo dei sentimenti, il corpo delle sensazioni interiori. Assume un primo ruolo di protagonista, dopo la morte del veicolo fisico. Altri volumi ne hanno parlato, e non ci dilungheremo su esso.

Per quel che riguarda il pensiero razionale, l'uomo possiede un ulteriore corpo: il mentale inferiore. È in tale sfera che le nozioni precise della vita e dell'essere assumono aspetto intellettuale; che l'intelligenza si sviluppa e incamera, nel proprio serbatoio, tutte le sintesi degli attimi consecutivi di esperienza che l'anima fa, in una incarnazione. Infine, l'uomo vero e proprio, come essere immortale, si accentra principalmente in un ultimo veicolo alla sua essenza definita: il corpo causale. Tale corpo è l'unico a restare indistrutto, lungo tutte le incarnazioni, ed accoglie in sè, vibranti nei loro rispettivi atomi ultimi, le esperienze fatte dalle loro struttura mentale inferiore, dal corpo astrale, dal corpo eterico, in ogni tuffo nella materia. Mèta dell'evoluzione umana è dar modo all'anima di espandere le proprie espressioni potenziali, lungo un grande arco di immersioni nell'oggettivo, e, infine, di autodissolversi, per dare il profumo di sè stessa alla Monade, che la vivifica, da sempre. Offriamo un accenno a questo, solo per delle ragioni che risulteranno più chiare in seguito. Il corpo causale è destinato a venir distrutto, alla fine dell'evoluzione, per non trattenere ulteriormente la vita monadica che lo alimentò. È, allora, il momento in cui l'io individuale si fonde in quello universale; la fine dell'evoluzione relativa. Il "ritorno in Seno al Padre" di cui parlava Gesù, il Cristo, prima di essere crocifisso. È la quarta iniziazione.

Ogni meditazione ha per scopo finale la distruzione del corpo causale. Ogni meditazione crea un attrito continuo sui chakras dei tre corpi, sì da renderli, da statici ed inerti, fiammeggianti; sì, da risolverli in un unico fuoco: quello della Monade.

Fino a quest'ultimo secolo, tutti coloro che spiccarono tra la massa, come santi, o geni, violentarono talmente la loro natura, in modo inconscio, da produrre il risveglio, più o meno completo, dei loro rispettivi chakras. È in quell'attimo che il santo, martoriato dalle veglie, acceso dall'amore per il Suo Diletto, ha la visione; è rapito in cielo.

Per il discepolo, si tratta di una tecnica. Egli sa che, quando entra in meditazione, fa convergere la natura sottile dei suoi corpi invisibili, verso l'anima, che entra in rapporto con lo strato eterico del proprio organismo fisico. È come per il selvaggio, che accende il fuoco, strofinando dei legni, l'uno contro l'altro. Quel che il mistico, in passato, e con gran dolore, compiva, ora il discepolo attua, con razionalità e volontà. A seconda del suo raggio, egli possiede un tipo di meditazione che, maggiormente, gli si confà. Sa che il cammino non può essere breve; ma, regolare, ritmico. E sa che ogni sforzo da lui compiuto in tale direzione causa una lacerazione (sia pur microscopica, ogni volta) nel tessuto protettivo che ripara la propria luce interna dalla esterna.

Sia ben chiaro che se un Adepto non avesse già divulgato il segreto intimo della meditazione, in vista dell'avvento del Settimo Raggio, noi non ne avremmo fatto parola. Ma è bene che sia così, oramai; considerato lo sviluppo che sta prendendo l'occultismo regale, in seno alla massa.

Ogni pensiero, ogni emozione, ogni movimento si riflettono sul corpo eterico dell'uomo. E non i chakras vengono distrutti, ma, il loro rivestimento. Colui che medita occultamente crea una tensione nel pur sempre limitato spazio del proprio organismo eterico, che, a lungo andare, darà una nota unica a tutto il corpo denso, rifletterà il movimento ai chakras astrali, ai mentali, sino a che avverrà un primo effetto. Le onde inferiori della personalità si fonderanno con il ritmo pacato dell'anima, e si produrrà l'unificazione della personalità con l'anima. In un secondo tempo, la marèa inferiore si alzerà ancora, e schianterà il corpo causale, proiettando lo spirito liberato a contatto con il Padre nei cieli: la Monade.

Questo è il principio occulto della meditazione. Questo, il segreto della concentrazione.

Esistono dei mantrams adatti ad accellerare il processo meditativo esoterico, e sono tutti legati alla natura del discepolo che li pronuncia, al suo grado di evoluzione, al suo Raggio. Afferma un nostro diletto Fratello Maggiore, un Maestro, che sta per giungere il momento, portato dal Settimo Raggio in manifestazione, in cui ogni discepolo, prima di iniziare la quotidiana meditazione, si inserirà nel ritmo del proprio raggio, con il suo mantram di raggio; indi, entrerà in rapporto cosciente con il suo Maestro, il Quale, lo collocherà, in offerta divina, ai Piedi dei Tre Signori di Raggio, che estenderanno la benedizione delle "Luci che stanno oltre" sul neofita.

Ma, la stessa meditazione è un mantram, anche se nessuna parola viene pronunciata, agli inizi della sua pratica. Esistono, comunque, sette mantrams, ognuno dei quali riguarda uno dei chakras personali. Ognuno di essi mette in attività il chakra che gli compete; quando l'uomo riesce a pronunciare i sette mantrams all'unisono, non è più discepolo; è Maestro di Saggezza.

 


- LEZIONE VENTITREESIMA -

L'Invocazione per la Nuova Era

 

Dopo aver riassunto la scienza dei mantrams, è giunta l'ora di poter inquadrare nella coscienza dello studioso il significato del Mantram della Nuova Era. Molti sono coloro che già lo pronunciano, creando determinati effetti nell'atmosfera invisibile del nostro pianeta, pure se inconsciamente. E lo abbiamo già visto: un mantram può essere potente, anche senza la cognizione specifica dei suoi valori intimi, da parte di colui che lo pronuncia.

Vitale, però, risulta sapere ciò che si fa, in campo occulto. Ed una breve spiegazione del lato tecnico di questo mantram ne renderà gli effetti più incisivi e potenti, da parte di colui che lo adopera.

Dice la tradizione che il Mantram della Nuova Era è tanto antico, che pochi possono fissarne, alla luce della ragione attuale, i primordi. Appartiene, da tempi incalcolabili, alla Gerarchia ed è valido, ciclo per ciclo, anche se cambiano i tempi ed i modi di pensare, perchè contiene, in astratto, delle verità eterne, che nessun fluttuare di tempo e spazio può mutare. Il Re del Mondo lo allaccia ad un ciclo particolare, con la Sua Universale Saggezza ed il Suo Potere, vivificandolo, a seconda della necessità.

Per questo ciclo, quando, nel plenilunio di Asala del 1945, il Cristo, convalidò alla Gerarchia Bianca la Sua Volontà definitiva di ritornare nel mondo, il Re del Pianeta concesse all'uomo l'uso del Mantram, in premio ed in aiuto al Sacro Avvento; sia del ritorno del Cristo, che dell'affermarsi dell'Epoca dell'Aquario.

Molto potenziale energetico è racchiuso nell'affermazione. Cerchiamo di recuperarlo, affermando incisivamente che, ogni volta lo si pronuncia, ci si collega, coscientemente o meno - secondo la logica scientifica dei mantrams - alla sua tradizione; cioè alla Gerarchia Bianca, al Suo Re, e più su ancora.

LA GRANDE INVOCAZIONE

 

Dal punto di Luce entro la Mente di Dio

Affluisca la Luce nelle menti degli uomini.

Scenda la Luce sulla Terra.

Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio

Affluisca l'Amore nei cuori degli uomini.

Possa Cristo tornare sulla Terra.

Dal Centro ove il Volere di Dio è conosciuto

Un proposito guidi i piccoli voleri degli uomini:

Il proposito che i Grandi Esseri conoscono e servono.

Dal centro che è chiamato il genere umano

Si svolga il Piano di Amore e di Luce

E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede.

Che la Luce, l'Amore e la Potenza

Ristabiliscano il Piano sulla Terra.

Tre aspetti bisogna considerare, che riguardano l'evoluzione umana, in proposito. Il significato della Luce. Il rapporto che la Luce ha con l'uomo. Il ciclo evolutivo che la nostra terra sta attraversando.

Da sempre, una costellazione ha avuto un grande influsso sul sistema solare: la Costellazione delle Pleiadi. Nel libro di Giobbe, si parla del "dolce influsso delle Pleiadi". Punto centrale delle Pleiadi è la Stella Alcione, che, in altri termini, è stata chiamata: "Colui che non si deve nominare". Nelle Pleiadi, quindi, risiede il Padre Cosmico dell'uomo, da cui il nostro sistema solare dipende. Narra, ancora, la tradizione, che, sino a qualche decennio fa, solamente poco più di un centinaio di Grandi Esseri ne avevano ospitato la Pulsazione Superiore, in animo, coscientemente. La Costellazione delle Pleiadi è inserita in quella del Toro, e, per comprenderla, bisogna brevemente studiare il Toro, che la ospita, all'altezza della sua "spalla". Il Toro è chiamato il segno della Luce, per antonomasia. Nel trattato di Magia Bianca, il Maestro Tibetano riporta la descrizione spirituale di colui che ha in sè, pienamente sviluppate, le caratteristiche del Segno del Toro:

"Sfolgorante Potere, Sapere e Forza,

il Toro Sta. Dal Centro della Sua

Testa, il Diamante Fiammeggia con

Balenìo ultraterreno"

 

Sia, quindi, per il suo rapporto con il Centro da dove proviene ogni Luce, al sistema solare, Le Pleiadi, sia per il suo significato simbolico, il Toro è il segno dell'evoluto. Il centro ajna, tra i due occhi, è quello che proietta la Vibrazione Monadica, racchiusa nel centro alla sommità del capo. Solo il centro ajna lo può fare, e, quando è risvegliato, collega lo Spirito alla Materia. Ed il risveglio del centro ajna è la mèta di ogni nato sotto il Toro. Notizie sulla Costellazione del Toro, lo studioso potrà trovarle, in appendice, sui pleniluni.

Budda collega la Gerarchia e Shamballa - rappresentando, in grazia alla Sua evoluzione - l'Illuminato per eccellenza; ed è, appunto, le energie delle Pleiadi che, ogni anno, nella Cerimonia del Wesak, Egli offre alla richiesta del Cristo. Significativo è il fatto che Egli sia morto sotto un plenilunio del Toro; significativo e simbolico. Budda, occultamente parlando, ha un compito ben preciso, riguardo all'umanità. Portare luce, nell'annebbiamento astrale. Dice la tradizione, che, 2.500 anni fa, un "Punto di luce sfolgorò - e tuttora permane", nel piano astrale, iniziando il lavoro di bruciare le scorie che, da millenni, lo alimentano e di tramutare l'umidità occulta del pianeta, in ardore solare. Questo "Punto" è Budda. Egli, quindi, collega l'uomo - e lo fa costantemente, più di quanto non possa crederlo l'umanità - alla Luce di Alcione; collega l'uomo alla Gerarchia, dando un rapporto preciso alla Luce "Oltre il Cosmo", e fa scendere la Luce sulla terra, dissolvendo l'annebbiamento astrale. Dice la tradizione che ogni discepolo può avere contatti definiti con Budda, ogni volta segua tali binari di servizio al mondo.

Abbiamo, quindi, spiegato il primo versetto. Tutto resta all'intuito di chi lo enuncia. Grandi sono le distanze a cui il mantram può portarlo; ma, comunque, sta a lui scegliere quale rapporto può instaurare, in questa prima parte del mantram. E` consigliabile pronunciare tale primo versetto, tenendo in attività il chakra della testa e quello ajna.

 

Dal punto di amore entro il cuore di Dio

affluisca l'amore nei cuori degli uomini

possa Cristo tornare sulla terra

 

Nella rivista "Verso la Luce" - una delle divulgatrici, in Italia, del Messaggio della Nuova Era - leggemmo, un giorno, un articolo significativo. Chi scriveva affermava che l'amore avrebbe dovuto essere, al grado di evoluzione dell'epoca attuale, considerato, non già come sentimento aleatorio e romantico, ma come una grande forza effettiva; una energia dal chiaro peso specifico, capace di giungere dove la stessa energia atomica non sapeva e non saprà. Questo è l'amore occulto di cui parlano gli Adepti. Un Amore-Volontà; un Amore-Materia cosmica. Un Amore-Vergine Maria.

Nel primo versetto, per: "Mente di Dio", si intende parlare di Shamballa, che è il sistema cerebrale del nostro pianeta, in senso occulto. Nel secondo versetto, parlando del Cuore di Dio, si intende parlare della Gerarchia, in cui "le correnti spirituali vanno e vengono senza posa". Il mantram della Nuova Era non è una preghiera, ma un atto di volontà e di partecipazione ad uno sforzo Spirituale Planetario. Vi sono delle mète che devono raggiungere l'attuale razza e l'attuale ciclo evolutivo. Ed il discepolo si allinea alla Gerarchia e mette in movimento, a seconda del suo potenziale energetico e della sua iniziazione, un flusso cosciente di energie, che hanno delle caratteristiche potenziali e determinate. Questo versetto pone in contatto il discepolo con la Gerarchia, come il primo gli dà il rapporto con Shamballa e con la "Luce che sta oltre". Infine, come gli creò, prima, il contatto con il Budda, ora lo accorda con il Cristo. Difatti, due mila anni fa (narra sempre la Rivelazione) Cristo si inserì nel piano mentale - e, da allora, ivi permane - per dissipare le illusioni secolari di questa nostra terra, con l'aura amorevolmente cosmica del Suo Io. E` significativo constatare che, nelle formule pratiche che numerosi gruppi di iniziati e di discepoli adoperano per dissolvere l'annebbiamento occulto che opprime gli uomini, sul piano astrale sia protagonista dell'atto la "luce della propria anima", proiettata con volontà e capacità; mentre, per dissipare le illusioni del piano mentale, tali gruppi adoperino la forza dell'amore, e non quella della luce. E` chiaro che tutto è un procedimento che si riassomma in un solo scopo, e che non può scindersi l'annebbiamento dall'illusione; ma, per quanto riguarda il procedere della tecnica occulta, gli scalini sono successivi. Nel piano mentale v'è il Cristo, che - occultamente parlando - va incontro al discepolo agente, e collabora con lui. Mentre la Luce del primo versetto affluisce, dai piani mentali dell'uomo, e viene raccolta dal Budda, per rischiarare l'annebbiamento astrale, l'Amore del secondo versetto viene raccolto da Cristo che, dal piano mentale crea un binomio con Budda - nell'astrale - e dissipa le illusioni dello stesso piano mentale. Con tale spirito di collaborazione, il mantram acquista un tono ben preciso ed un potere che non avrebbe avuto, se ripetuto misticamente ed emotivamente. Nel rapporto con Cristo, inoltre, il discepolo afferma: "Possa Cristo tornare sulla terra". Perchè fa questo? Perchè è stato spiegato ed è stato detto che, senza il richiamo dal basso, la risposta dall'alto non può venire. Il Cielo va preso con violenza (volontà). Ed anche se è certo che - maturati oramai i tempi - Cristo verrà a mostrarsi pubblicamente, il discepolo glielo torna a chiedere, per accellerare l'Avvento, in modo personale. E stia certo che il messaggio, per quanto piccolo possa sembrare, viene raccolto e registrato, in alto. Il versetto venga ripetuto, dal centro del cuore.

 

Dal centro ove il Volere di Dio e` conosciuto

un proposito guidi i piccoli voleri degli uomini

il proposito che i Grandi Esseri conoscono e servono

 

Questo versetto torna a ripeter la verità che vi è uno stretto legame tra l'umanità ed un "Centro ove il Volere di Dio è conosciuto", cioè la Gerarchia Bianca. Ripeterlo e mettersi coscientemente in contatto con Essa, aprendo il loto della propria anima, per ospitarne il riverbero, è lo scopo primo del discepolo. Il volere di "Dio", per questo ciclo, è un contatto definito con Shamballa. Uno sviluppo della volontà, da parte dell'uomo, e non più del solo amore interiore. I centri della testa e del cuore, in questo ciclo, devono agire all'unisono. Non più solamente buona volontà, ma volontà di bene. A tal proposito, molto lavoro, oltre il velo, in questa direzione, viene fatto dagli Adepti. Gli Ashram di Primo Raggio - della volontà e del potere - collaborano vivamente con gli Ashram del Secondo Raggio - dell'amore e saggezza. Il proposito può scaturire soltanto da coloro che hanno volontà spirituale risvegliata e lucidità d'animo, frutto di una lunga maturazione reincarnativa. Ed il proposito assume veste definita ed angolature precise. Ecco la ragione per cui, durante il Plenilunio del Wesak, il Re del Mondo, nei cinque giorni fatidici, si pone a contatto diretto con l'umanità, cosa mai fatta prima d'ora; per risvegliare in essa la profonda radice della volontà spirituale. Solo cinque giorni all'anno dura il Fenomeno, o la stessa umanità resterebbe incenerita da tanta Luce. Il Proposito del Re del Mondo, è "il Proposito che i Grandi Esseri conoscono e servono". Proposito inteso come volontà e maturità spirituale, ma anche come Piano evolutivo dettagliato, già esposto nelle pagine del trattato.

 

dal centro che e` chiamato il genere umano

si svolga il Piano di Amore e di Luce

e possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede

 

L'umanità è il chakra della gola del Logos Planetario; questo versetto acquisterà una nota spirituale, se il discepolo, meditando, accentrerà la sua essenza spirituale nel proprio centro della gola. La Gerarchia, in base all'Avvento della Nuova Era, cerca la collaborazione dell'umanità, per quattro grandi compiti, che saranno le causali profonde del "Piano d'Amore e di Luce", delineato nel versetto, e che potranno sbarrare la porta, "dietro cui il male risiede". Un male di antica data e che si riallaccia, non tanto alla tradizionale idea che si ha del diavolo, o dei cosiddetti "fratelli neri", quanto ad un karma solare molto antico. Mentre pronuncia il versetto, il discepolo terrà presenti le Cause che deve manifestare l'umanità, per realizzare ciò che il versetto gli chiede. I compiti sono:

·         il primo e più importante, consiste nello stabilire, per mezzo dell'umanità, un avamposto della Coscienza del Logos, nel sistema solare. E`, questa, una corrispondenza - in senso macrocosmico - del rapporto esistente fra un Maestro ed il Suo gruppo di discepoli;

·         istituire sulla terra una "Centrale" di energia di tale potenza ed un punto focale di tale intensità, che l'umanità, nel suo assieme, possa costituire un centro nel Sistema Solare, il quale produca cambiamenti ed eventi di natura particolare nella vita e nelle vite del pianeta (e perciò del sistema solare) e determini anche un'attività interstellare;

·         sviluppare una "Stazione di Luce", mediante il Quarto Regno della Natura (l'Umanità), che servirà non soltanto il Pianeta, non soltanto il nostro sistema solare, ma anche i sette sistemi solari di cui uno è il nostro;

·         formare un Centro magnetico nell'universo, in cui il Regno Umano ed il Regno delle Anime, uniti e coordinati, costituiranno il punto del più intenso potere, e che servirà le vite evolute entro la sfera di irradiazione di "Colui di cui nulla può essere detto"

Come si può notare, un profondo significato ha il quarto versetto del Mantram. Ed il discepolo, probabilmente, sarà tentato a dire: "Ma come posso, nel pronunciare le ultime righe, inserirmi in tale vastità di visione, o, più ancora, come collaborarvi?" E` un fatto graduale; ma è anche una profonda verità che ogni frammento di umanità è già "inserita" nel Piano. Il mantram lo rivela, ed esorta il discepolo a rintracciare, da sè, i rapporti che ha con il medesimo Piano. Cosa che, senza dubbio, è possibile, ma di spettanza al suggerimento silente del proprio Sè Superiore.

 


che la Luce, l'Amore e la Potenza

ristabiliscano il piano sulla terra

 

Molti nomi occulti vengono dati al Cristo, in rapporto al Suo compito di ristabilire l'ordine e imporre un nuovo Ritmo ai Regni della natura planetaria. Egli è chiamato il Donatore di Acqua. Ciò, a significare che dispenserà l'acqua spirituale dell'Epoca dell'Aquario, a tutti. Un'Acqua che penetrerà ovunque, che innaffierà terreni sterili, che alimenterà una visione prettamente aquariana (vedi lo studio dell'Aquario, in appendice, sui pleniluni) di sviluppo e di gioia. Egli è chiamato il Protettore dei "piccoli". Ed in senso occulto, i "piccoli" nati sono coloro che posseggono la seconda iniziazione. Ciò vuol dire che molti acquisteranno la seconda iniziazione, con il Suo Avvento; e che, addirittura, essa verrà data pubblicamente. Ciò sia di speranza e di fiducia a tutti coloro che calcano il Sentiero.

Inoltre, Egli è chiamato "il Punto al Centro del Triangolo". Perchè, questo? Tre Grandi Poteri collaborano con Cristo, nell'instaurare l'Epoca dell'Aquario; ed Egli ne riflette le conseguenti Energie Universali. Essi sono: Budda, che, nel versetto, è chiamato "la Luce"; uno dei Sei Kumara (la Potenza), Discepoli del Re del Mondo, ed esattamente il Kumara di Primo Raggio, della Volontà e del Potere (ed ecco, anche, spiegata la ragione per cui l'amore si tramuterà, nella Nuova Era, in volontà illuminata; la buona volontà, in volontà di bene); ed una Entità di livello Cosmico (l'Amore), che incarna l'Amore Puro, il Secondo Raggio Cosmico. Al centro del triangolo, v'è Cristo. E questo triangolo occulto, aleggiante sul pianeta terra, ristabilirà il Piano sulla Terra.

Cose astratte? Utopistiche? Noi sappiamo di no. Noi sappiamo che molti eletti vivono con la prova di quanto abbiamo detto, e, per loro, non v'è ragione di dubitare di una realtà che costituisce evidenza per ogni atto quotidiano che esprimono. Essi hanno disimparato a dire frasi di antico retaggio, come: "Troppo alto per me; impossibile che la realizzazione cosciente del contatto con Simili Creature riguardi proprio me". Essi hanno appreso a realizzare che la grandezza di Dio è proprio quella di farsi piccolo verso i picccoli e di abitare nel cuore di ognuno, sotto il velo della propria anima. Il rapporto tra il Cristo-principio, in loro, ed il Cristo storico è oramai stabilito e nessuno potrà mai toglierli dall'atmosfera della Gerarchia, ove una fede illuminata li ha portati.

Noi facciamo i più profondi voti a che lo studioso si immerga nella Luce dorata di questi Sacri Principi e li senta palpitare in lui, di suo diritto definitivo e dell'umanità.


- LEZIONE VENTIQUATTRESIMA -

·     Il ritorno del Cristo

 

L'Avvento di Cristo è concluso. Egli si manifesta, oggi, pubblicamente, in terra, sotto le vesti di Sai Baba.

Dal volume "L'uomo venuto dal cielo" (Giancarlo Rosati Editore - 1991), di Giancarlo Rosati, uno dei più attenti biografi e commentatori di Sai Baba, riproduciamo dei brani che indicano le Caratteristiche e la Natura dell'Avatar:

"…Sai Baba è uno di quei personaggi che compaiono ogni 5.000 anni e incidono profondamente il destino dell'umanità. La loro comparsa segna sempre una svolta determinante nel modo di pensare e di agire..

I rapporti dell'uomo con il suo simile cambiano radicalmente e per 800 anni le radici di questi cambiamenti sono così ben ancorate al suolo che il mondo vive il suo millennio d'oro. E' un attimo di respiro che si concede all'uomo in questa sua disavventura terrena…

…Cinquemila anni fa fu la volta di Krishna; ora, un altro Maestro del mondo si incarna per noi.

Sai Baba nasce a Puttaparti, un piccolo miserabile villaggio dell'India del sud, a 160 chilometri da Bangalore. Il villaggio è completamente isolato dal resto del mondo..

...La Sua nascita viene annunciata da strani segni che non vengono bene decifrati dai familiari. Gli strumenti musicali suonano da soli come volessero annunciare l'apparizione di un prodigioso condottiero spirituale destinato a capovolgere il destino dell'umanità. E quando il piccolo Sathya Narayena Raju (questo è il nome anagrafico del corpo che giunge a Puttaparti) viene alla luce, non c'è nulla che possa far pensare ad una incarnazione di Dio. Non arriva un angelo ad annunciare alla madre che sta per partorire un corpo che trasporta il divino. La nascita è come quella di tutti i bimbi di questo mondo. Per tre anni la mamma lo alleva con l'amore tipico delle mamme, ma ecco che si scopre una strana capacità posseduta dal piccolo Sathya. Egli fa apparire dall'aria oggetti e frutta che dona ai Suoi piccoli amici. E' l'inizio del periodo dei lila, i miracoli che Baba chiama i giochi del divino. E sono proprio i miracoli che incuriosiscono la gente.

Da uno stesso albero di tamarindo, che sorge sulla collina di Puttaparti, Sai Baba fa crescere frutti diversi. Mango, banane, papaie, mele e cocchi nascono da uno stesso ramo e vanno a gratificare i compagni che oramai riconoscono la divinità del piccolo Sathya. I bambini, nella loro semplicità ed innocenza, arrivano sempre prima degli adulti.

Gli anni della scuola comportano vicissitudini e disagi per il piccolo Narayena (si pronuncia Naràiena) che deve allontanarsi anche dai genitori, finchè un giorno del 1940 dichiara di essere Sai Baba, incarnazione di Dio sceso in terra per risvegliare la divinità che alberga in ogni uomo e per riportare a galla la verità, l'amore, la giustizia, la rettitudine e diffondere la pace nel mondo. Sono dichiarazioni drammatiche quelle che fa il piccolo Sathya, soprattutto se si pensa che ha appena 13 anni.

I devoti cominciano già ad affollare la misera casa. Chiedono delle prove. Il piccolo Sai lancia in aria petali di fiori che, cadendo, vanno a disporsi in maniera tale da formare il nome Sai Baba in telegu, la lingua locale.

L'incredibile si spinge oltre i confini della regione dell'Andra Pradesh dove è situato il villaggio di Puttaparti. In alcuni templi succede uno strano fenomeno. I devoti che si recano a pregare al tempio, al posto della statua di Dio vedono il volto sorridente di Sathya.

Inizia così il pellegrinaggio dei ricercatori spirituali che si spingono, non senza difficoltà, fino al villaggio che ospita l'Incarnazione Divina. Le notizie si diffondono e i curiosi, insieme ai devoti, vanno ben presto ad affollare la casa di Baba. Il piccolo ashram che il giovane ha costruito non è sufficiente ad ospitare i pellegrini che devono affrontare anche il problema del vitto. E' Sai Baba che provvede materializzando il cibo per tutti i pellegrini. La moltiplicazione del cibo fa parte della vita di tutti i grandi personaggi mistici. Anche in questi anni Sai Baba è stato visto moltiplicare il riso per sfamare centinaia di persone presenti al suo darshan. Darshan vuol dire apparizione e fa riferimento al momento in cui il Maestro appare ai devoti.

Coloro che hanno avuto la fortuna di venire in contatto con Sai Baba durante i primi anni del Suo apostolato hanno assistito a miracoli grandiosi, ripetuti, numerosissimi; hanno assistito alla materializzazione della statua di Shiva (Dio) dalla sabbia del fiume Citravaty, che costeggia Puttaparti; al dirottamento delle acque del fiume in piena; all'arresto della pioggia. Fino a qualche anno fa era possibile avvicinare il Maestro con discreta facilità e assistere, così, in diretta, a guarigioni miracolose, o a rianimazioni di cadaveri. Qualcuno, come l'ingegnere nucleare Vemu Mucunda, di Londra e il dottor Polenghi Francesco, di Milano, è rimasto nell'ashram di Baba per diversi anni e ha avuto l'opportunità di valutare in maniera scrupolosa l'onniscienza e l'onnipotenza di questo personaggio.

Sai Baba dichiara di essere l'Avatar, il Salvatore atteso dalla storia. Gli antichi testi annunciano che l'Avatar, per potere essere riconosciuto, deve portare con sé segni ed attributi ben precisi.

L'Avatar deve avere innazitutto dei segni cutanei. Questi segni devono necessariamente comparire nella parte sinistra del corpo e sono rappresentati da un neo sulla guancia e da un Garuda sull'emitorace sinistro. Il Garuda è un'aquila e ha un profondo significato spirituale.

"Il Garuda è il simbolo del karma ", afferma Sai Baba, " e le due ali simboleggiano la fede (Shradda) e la devozione (Bhakti).In sanscrito il volatile prende il nome di Hridaya Vihaga, che significa l'uccello del cuore, le cui azioni sono il risultato della fede e della devozione. Krishna aveva questo segno e con Lui tutti i Sai"

Il segno del Garuda che Baba porta sull'emitorace sinistro venne mostrato al dr. Fanibunda, negli anni '70.

A fianco dei segni cutanei l'Avatar deve possedere i 15 Kalas. I Kalas sono gli attributi divini e comprendono:

·     il controllo assoluto sul corpo fisico,

·     il controllo delle facoltà psichiche,

·     il controllo su tutti gli elementi della natura.

In termini più precisi questo significa onnipotenza, onniscienza, onnipresenza.

La cultura orientale, come quella occidentale, attribuisce a Dio alcune caratteristiche molto precise. Pertanto, secondo lo stesso insegnamento cristiano, Dio è tale in quanto onnipotente, onnisciente e onnipresente. Nel momento in cui incontriamo un personaggioo con queste caratteristiche siamo autorizzati a riconoscere in lui una potenza divina. Non ci sono alternative. L'insegnamento che ci è stato impartito è molto chiaro. Soltanto Dio possiede quegli attributi. Ma i testi orientali non si accontentano dei Kalas e pretendono anche dei segni cutanei.

Noi ricercatori siamo ancora più esigenti e pretendiamo che il Grande Condottiero venga anche annunciato dalle profezie che emergono all'interno delle Grande Religioni. Riconosceremo, quindi, come potenza divina soltanto quel personaggio che possiede: i kalas, i segni cutanei divini e viene annunciato dalle profezie.

Sai Baba possiede i segni cutanei esclusivi di Dio: un neo sulla guancia sinistra e un Garuda sull'emitorace; ma, non possiamo ovviamente, accontentarci di questi segni che, incidentalmente, potrebbero apparire sulla pelle di chiunque. Andremo pertanto a ricercare tra le antiche profezie per stabilire se l'annuncio della venuta del Grande Condottiero prevedeva una figura ben precisa in quest'epoca.

Le profezie che annunciano la discesa del Sai Avatar in questa nostra epoca di affanni sono numerose e, negli ultimi seimila anni, lo annunciano con ricchezza di particolari e incredibile precisione.

Nell'interpretare queste profezie non occorre fare salti mortali come hanno fatto i discepoli cristiani nell'adattare le profezie di Daniele a Gesù. Sai Baba viene annunciato in maniera precisa, fotografica; viene specificato il Suo albero genealogico, il luogo in cui sarebbe nato, l'età che avrebbe raggiunto prima di lasciare il suo corpo fisico, tutte le tappe della Sua missione e le Sue conquiste mondiali nel campo della spiritualità.

L'ultimo annuncio è stato fatto nel 1935, quando Sai Baba aveva appena 9 anni e l'Occidente non ne conosceva ancora l'esistenza. Sono profezie sconvolgenti che riempiono il cuore di certezze.

Molte anime si sono incarnate proprio in questa epoca per avere la visione diretta del Divino che discende con tutti i poteri e per osservare il modo in cui tira i fili di questa grande commedia cosmica per dare scacco matto ai funerei fantasmi del male.

"E' per voi una grande fortuna", dice Sai Baba" essere presenti a questa guerra del Divino contro il male che intrappola il mondo. Non perdete questa occasione di partecipare al più grande scontro della storia della creazione; partecipate anche voi come combattenti del Divino in difesa dei valori del Dharma (la Rettitudine); Prema (l'Amore); Shanti (la Pace); Sathya (la Verità) e infine Aimshi (la Non Violenza)".

Le profezie che riguardano Sai Baba partono dall'Estremo Oriente e via via si avvicinano al nostro mondo. Se le Upanishad sono molto lontane dalla nostra cultura, non altrettanto di può dire di Maometto, di Nostradamus, di S. Giovanni Evangelista, di Bab, di Papa Giovanni XXIII e, infine, di Malachia.

Le profezie delle Upanishad

Gli antichi testi sacri indù avevano annunciato la discesa di Dio nel villaggio dei coni nel sud dell'India. Puttaparti significa appunto il villaggio dei coni, in quanto nel passato era stato invaso dalle termiti, che avevano costruito termitai in tutta la zona.

Le profezie avevano anche previsto la famiglia presso la quale si sarebbe incarnato il Divino; tutte le tappe della Sua Missione spirituale e la sua morte a 96 anni. Le profezie annunciano che il divino si sarebbe incarnato all'interno del Kali Yuga. L'Età del Ferro ha inizio 5000 anni fa, subito la morte di Krishna. Krishna è uno dei grandi Avatar del passato. Dovrebbe essere morto il 24 febbraio di 5083 anni fa.

Che cos'è un Avatar?

Avatar significa letteralmente discesa e sottointende la discesa di Dio sotto una forma visibile. Avatar, pertanto, va inteso come incarnazione divina.

La discesa del decimo Avatar doveva avvenire all'interno del Kali Yuga, circa al sesto millennio dopo la morte di Krishna. Sai Baba è il decimo Avatar, un Purnavatar. Lui stesso dichiarò ad un monaco buddista di essere l'Avatar che doveva venire dopo Siddharta.

Sai Baba è il Kalki Avatar che nelle sacre scritture Indù viene descritto come un condottiero che cavalca un bianco destriero. La profezia di S. Giovanni Evangelista è stata attinta forse da questi stessi testi.

Le profezie dello Shuka Nadi

Il libro dello Shuka è un testo sacro che viene tramandato di generazione in generazione; spesso, di famiglia in famiglia, da migliaia di anni. Il libro è scritto in sanscrito antico, in un dialetto oramai estinto: il brahmi. L'autore è il saggio Maharishi Shuka dev., un contemporaneo di Krishna, il purnavatar comparso sulla terra poco più di 5000 anni fa. La data di stesura del testo risale ufficialmente al 3.143 prima dell'era cristiana.

Oggi, il custode del libro è Sri Iyotischarya Ramakrishna Shastri (Shuka Foundation 33, 5th Main Road. Chamaraipet, Bangalore 560.018), filosofo, ingegnere e ricercatore della verità. La famiglia del dottor Ramakrishna è entrata in possesso dei libri sacri circa 800 anni fa.

Queste le rivelazioni dello Shuka Nadi:

"..la Sua missione è quella di risvegliare la rettitudine. Darà a ciascuno il suo, nel senso che ogni devoto riceverà in rapporto al livello di coscienza raggiunto. Così, qualcuno riceverà un certo numero di oggetti per risanare qualche lacuna fisica o spirituale, qualcun altro riceverà soltanto un'indicazione per l'autorealizzazione.

Il villaggio in cui comparirà nella Sua veste terrena diventerà luogo sacro. Potrà assumere qualunque forma, potrà eliminare qualsiasi pericolo e qualsiasi ostacolo. Creerà istituti di educazione e mostrerà la Sua onniscienza in mille modi. Se il devoto si arrenderà al Maestro avrà l'opportunità di riscattare i suoi peccati e ottenere la liberazione. Molti lo avvicineranno, ma alcuni non potranno farlo per il comportamento spinoso delle vite passate.

Egli sarà la personificazione dell'amore e della beatitudine, ma soltanto le menti illuminate potranno capirne l'essenza. Sai Baba potrà essere sperimentato, ma non descritto. Egli camminerà nella rettitudine al di là di ogni maldicenza. Sarà il rappresentante di Shirdi Baba e nascerà come risultato delle preghiere fatte dai devoti di Shirdi.

Il Maestro si mostrerà a Whitefield anche dopo la Sua morte.

Sai Baba mostrerà tutti i Suoi poteri quando il male avrà raggiunto l'apice.

Prima dell'anno 2000 mostrerà soltanto un decimo dei Suoi poteri. Negli anni successivi, tuttavia, i Suoi sforzi per salvare il mondo verranno centuplicati. Prima della fine di questo ciclo cosmico dimostrerà che Lui e soltanto Lui sarà in grado di controllare la furia della natura. Il Maestro pianterà un albero a Bangalore che diventerà un campo di energia. Nonostante che Egli sia pienamente consapevole dei poteri che possiede, li rivelerà soltanto quando sarà strettamente necessario. La Sua grandezza raggiungerà le più sperdute contrade del mondo, si mostrerà contemporaneamente in più luoghi e produrrà miracoli mai visti. Ciò che farà potrà sembrare molto semplice agli uomini, ma in realtà ogni Sua azione avrà un'importanza universale.

Il Suo cuore sarà perennemente pieno di compassione; non ferirà mai nessuno, né mostrerà disappunto per gli errori commessi dall'ignoranza.

Ogni Suo gesto ed ogni Sua parola avranno un significato e i devoti che seguiranno la retta via avranno la Sua totale protezione. Egli insegnerà che questa nostra realtà è illusoria. Coloro che riconosceranno la verità di Sai Baba raggiungeranno la salvezza. Le cose terrene perderanno di significato e il devoto scoprirà che soltanto la conoscenza di se stesso potrà portarlo alla liberazione finale."

Gli Shuka riferiscono che Sai Baba avrà il potere di guarire la gente e guarire se stesso spruzzando acqua sul suo corpo e che eserciterà questo Suo potere di guarire non soltanto sulla gente del nostro pianeta, ma anche sugli esseri viventi di altri pianeti e persino nei piani esistenziali più elevati.

"Si verificheranno situazioni inspiegabili quando Egli prenderà su di Sé i mali degli uomini per salvarli da malattie o incidenti. Avrà anche il potere di prolungare la vita e quando l'influenza del Kali Yuga (questa Era, caratterizzata dalla corruzione e dall'ingiustizia) raggiungerà il suo apice, la gente vedrà la Sua grandezza e lo riconoscerà come Potere Assoluto. Allora, l'umanità si inginocchierà davanti ai Suoi piedi e lo adorerà come il personaggio più grande che sia mai apparso sulla faccia del nostro pianeta. La Sua essenza è divina. Non dimenticherà nulla. Non ci sarà nulla che non conosca. Egli avrà grandi poteri purificatori. Il solo vederlo purificherà l'animo della gente; la semplice esposizione all'energia irradiata da questo personaggio divino potrà annullare il karma di ognuno. Avrà tre incarnazioni. Coloro che lo criticheranno commetteranno peccato. Dal 1979 la corrente del mondo cambierà direzione: la rettitudine affiorerà gradualmente e l'ateismo comincerà a diminuire. Da quell'anno Egli compirà miracoli mai visti."

Le profezie dell'Apocalisse di Giovanni

I testi sacri indù avevano previsto la discesa di un Avatar, simbolicamente identificato come un condottiero che cavalca un cavallo bianco. Il cavallo è il simbolo della mente e Colui che lo cavalca ha il significato di dominarla. La mente è responsabile di tutte le proiezioni che ci allontanano dalla verità suprema. I testi sacri segnalano che il Condottiero indosserà una veste color della fiamma, o del sangue, porterà i segni cutanei tipici degli Avatar, verrà accompagnato dai Kalas e condurrà l'umanità verso l'Era dell'Oro, che durerà mille anni.

Dice Giovanni nella sua Apocalisse (cap. IXX):

" Poi vidi il cielo aprirsi, ed ecco un cavallo bianco e colui che lo cavalcava si chiamava il Fedele ed il Verace ed egli giudica e guerreggia con la giustizia… Era vestito di una veste color del sangue ed il Suo nome è la parola di Dio. Gli eserciti che lo seguivano sopra cavalli bianchi erano vestiti di lino bianco e puro…

…Egli afferrò il dragone del male e lo legò per mille anni, dopo di che avrà da essere sciolto per un po’ di tempo".

Il nome con il quale Sai Baba viene registrato all'anagrafe dai genitori è Sathya Narayena Raju. Raju è il nome della famiglia. Sathya vuole dire verità e Narayena significa "colui che rimane fedele nel cuore degli uomini".

In sintesi, il nome anagrafico di Sai Baba è il Verace e il Fedele.

Giovanni aveva visto giusto.

Le profezie di Maometto

Circa 1400 anni fa Maometto si propose al mondo come profeta, o inviato del Signore. Il profeta dell'Islam aveva attinto la Sua cultura e la Sua preparazione dal sistema filosofico indiano, come avevano fatto a suo tempo Buddha, Apollonio e Gesù.

Ne l' "Oceano della Luce", al volume XIII, il Profeta consegna al mondo trecento segni che permetteranno al ricercatore spirituale di individuare la nuova incarnazione di Dio.

L'opera, scritta circa sette secoli dopo la morte di Maometto, aveva lo scopo di raccogliere tutto ciò che aveva dichiarato il profeta in vita, affinchè non andassero perdute le Sue parole. L'Oceano della Luce è costituito da 25 volumi. Il tredicesimo, che porta il titolo di "El Mahadi Maoud", che significa" L'atteso Condottiero", si riferisce all'apparizione del Grande Maestro del Mondo alla fine di questo nostro millennio. L'opera, scritta in arabo, è reperibile, non senza difficoltà, in Persia. Alcuni brani vengono riportati da Lowenberg nel libro "The heart of Sai " (Sathya Sai pub, Prashanti Nilayam, Puttaparti, India).

Il volume XIII parla esclusivamente del Condottiero Spirituale che dovrà sovvertire l'ordine delle cose, risvegliare la spiritualità e l'amore nell'uomo. La Sua comparsa avverrà, riferisce l'Opera, nel momento in cui l'umanità avrà toccato il fondo. Così scorre il racconto:

Alcuni discepoli musulmani domandarono al profeta: "Sei tu El Mahadi Maoud, il Grande Maestro?"

Rispose Maometto:

"Nessun profeta e nessun messia potrà mai avere i poteri con i quali discenderà il Maestro del Mondo. Nessun profeta sarà grande quanto il Maestro, in quanto il potere che possiede il Messaggero non è sufficiente per risolvere i guai di una nazione, o salvargli la vita. Per quanto riguarda il Maestro del Mondo, tuttavia, nessun potere del mondo riuscirà a conquistarLo, nessuna potenza potrà ucciderLo"

I discepoli domandarono ancora:

"Come potremo riconoscere il Signore dei Signori?"

"Voi" disse allora Maometto "non potrete riconoscerLo perché quando il Maestro verrà voi sarete così spinosi che non avrete la possibilità di trovarLo. I cristiani e i popoli di altre religioni avranno invece questa possibilità. Lo troveranno e Lo adoreranno, ma i musulmani non potranno farlo. Vi fornirò, comunque, i segni che consentiranno di riconoscerLo e di distinguerLo dai falsi profeti che in quell'epoca discenderanno numerosi"

I segni che fornisce Maometto sono così precisi che è possibile persino tracciare un identikit del Condottiero. Ascoltiamo il Profeta nella sua descrizione.

" La sua chioma sarà come una corona, la fronte sarà larga, la radice del naso ampia, i denti centrali saranno separati. Il Suo viso sarà sempre ben rasato. Il Maestro del Mondo non porterà mai la barba. Avrà un neo sulla guancia e indosserà due abiti color della fiamma. Il Suo corpo sarà minuto, ma lo stomaco ampio nell'età matura. Le gambe saranno come quelle di un adolescente. Egli porterà con sé la sapienza e la conoscenza di tutte le religioni del mondo. Tutte le scienze e la cultura del mondo alloggeranno nella Sua mente fin dalla nascita. Qualunque cosa chiederete Egli ve la donerà. Tutti i tesori del mondo saranno sotto i Suoi piedi. A tutti farà piccoli doni e materializzerà oggetti anche dalla bocca. Benedirà i devoti toccandoli con la mano. Coloro che lo vedranno saranno felici e le stesse anime disincarnate godranno della Sua visione. I devoti allungheranno il collo per vederLo. Il Maestro vivrà sino a 95-96 anni. Negli ultimi venti anni della Sua vita Egli verrà riconosciuto come il Re dei Re, anche se per quel periodo soltanto due terzi dell'umanità crederà in Lui. I musulmani lo riconosceranno soltanto nove anni prima che Egli lasci il Suo corpo. Voi avreste potuto stringerGli la mano, ma avrete perduto questa grande occasione. Il Maestro vivrà in collina e i Suoi devoti si riuniranno sotto un grande albero. A quei tempi voi spenderete molto denaro per abbellire le vostre moschee, ma nessuno di voi andrà là a pregare. Pubblicherete bellissimi libri del Corano, ma nessuno di voi comprenderà ciò che vi sta scritto. I veri insegnamenti di Mosè sono nascosti in una grotta dell'Antiochia, ma il Re del mondo, l'incarnazione di Dio, sarà l'unico che fornirà all'umanità un insegnamento di verità".

La descrizione fatta da Maometto è fotografica. Tutti i segni forniti dal Profeta dell'Islam calzano alla perfezione al personaggio Sai Baba. Lui stesso ha annunciato che morirà all'età di 95 anni.

La posizione dei pianeti al momento della nascita di Sai Baba

Sri Ganapati, nel suo pregevole lavoro "Swami ", introdotto dal biografo ufficiale di Sai Baba, N. Kasturi, fornisce la seguente posizione dei pianeti al momento della nascita dell'Avatar:

 

Luogo di nascita

Puttaparti

Data di nascita

23 novembre 1926

Ora di nascita

ore 5, minuti 6

Fase lunare

4 giorno dopo la luna piena

Stella

Orione

Longitudine

77 gradi, 47' Est

Latitudine

14 gradi, 10' Nord

Tempo siderale

8, 51', 54"

Corso del sole

22 gradi, 50', 9"

Forza di equilibrio sulla data di nascita

Rahu, 2° anno, 1° mese, 14° giorno

 

Sai Baba morirà nel 2021 e rinascerà nel distretto di Karnataka nel 2029. Per vent'anni, tuttavia, la nuova incarnazione divina che prenderà il nome di Prema Sai non si manifesterà pubblicamente. Comparirà intorno al 2050 a Mysore dove eleggerà il Suo quartier generale.

Nel 2050 l'uomo assisterà alla trasformazione del mondo. La giustizia regnerà sul pianeta. Non vi saranno più religioni diverse, ma un'unica religione: quella del Divino Amore. L'umanità sarà riunita sotto un'unica bandiera spirituale che adorerà Dio Uno e riconoscerà il Sé interiore al di là dei falsi edifici costruiti da solerti seguaci di questa o quella religione.

"L'intera umanità è la mia famiglia. Non esiste nessuno su questo pianeta che non mi appartenga. Sono tutti miei, ed Io sono loro", dice Sai Baba, "Essi possono anche ignorarmi, ma sono egualmente miei. Io non rinuncerò a voi, nemmeno se mi terrete lontano. Non dimenticherò nemmeno coloro che mi negano. Sono venuto per tutti. Coloro che se ne stanno lontani verranno egualmente chiamati vicino a me e saranno salvati"

 

Le profezie di Nostradamus

Nel sedicesimo secolo il medico francese Nostradamus scrisse le sue Centurie; circa 2500 predizioni in stanze. Tra le tante previsioni, alcune sono di importanza internazionale e coprono un periodo di diversi secoli. Circa 800 predizioni si riferiscono agli ultimi 400 anni e sembrano essersi realizzate. Le profezie più significative riguardano l'Afganistan e la Persia del 1727; la rivoluzione francese del 1792; le due guerre mondiali; l'ascesa di Hitler, che il veggente chiama Hilter, anagrammandone il nome; l'ascesa e la capitolazione di Mussolini e delle sue camicie nere.

Una profezia ha un interesse drammatico per tutta l'umanità e si riferisce a questi decenni quando un condottiero immortale nato in India, dotato di sapienza e di poteri eccezionali, parlerà alle genti e condurrà l'umanità sotto l'unica bandiera di una religione universale fondata sulla verità, unificando i popoli in una sola casta di fratelli.

La profezia annunciata da Nostradamus ricalca quella dei maestri himalaiani, di Maometto, delle Upanishad e di Papa Giovanni.

 

Le profezie del profeta Bab

Bab è il profeta della religione Bahai. La religione Bahai non è molto conosciuta in quanto i suoi seguaci non fanno del proselitismo.

Bahai si nasce, affermano i maestri di questa fede. Il ricercatore della verità viene incontrato al momento opportuno.

Il profeta Bab venne giustiziato sulla pubblica piazza, proprio nel paese in cui nacque e predicò (la Persia), attorno al 1845. Un seguace, Bahahullah, fondò una religione sul Suo insegnamento.

Bab profetizzò la discesa di un grande Maestro, che avrebbe unito tutte le religioni del mondo, in quanto Dio è uno solo ed è perfettamente inutile e sciocco mantenere certe divisioni. L'unico sentiero che conduce a Dio, sosteneva il Profeta, è l'amore ed il servizio agli altri.

 

L'annuncio profetico di Aurobindo

Aurobindo, maestro spirituale indiano, ha avuto un ruolo importante nella stessa politica del suo paese, tracciando indelebili segni sociali sulla matrice di quella terra. L'annuncio che egli fece il 24 novembre 1926 è, a dir poco, drammatico. Si tratta di un annuncio impressionante perché, pur non essendo così preciso e fotografico come la profezia di Maometto, è tuttavia così vivo da scuotere l'animo di chiunque.

Il giorno dopo la nascita di Sai Baba, Aurobindo chiamò a raccolta i suoi discepoli. I devoti meditarono per circa 45 minuti. Quel giorno Aurobindo ritenne di aver raggiunto la perfezione spirituale (siddhi). Benedì ogni singolo presente ed avvertì che Dio si era incarnato. "Il divino è sceso sulla terra. Dio si è incarnato, portando con sé tutti i poteri della divinità: l'onnipotenza, l'onniscienza e l'onnipresenza". Da quel giorno Aurobindo visse in solitudine, comparendo raramente tra i discepoli. Il 24 novembre divenne uno dei quattro giorni dell'anno in cui Aurobindo offriva il suo darshan ai devoti, mentre la gestione dell'ashram venne affidata ad una discepola francese. Aurobindo morì nel 1950. L'unica grande mistico nato il giorno annunciato da Aurobindo è Sai Baba.

"Il 24 novembre 1926 Krishna " aveva ribadito Aurobindo ("Sri Aurobindo, uomo e profeta", edizioni Galeati, pagg. 330-331. "The godman", di Gocak, Puttaparti) "è sceso sotto vesti umane. Un potere infallibile guiderà le menti, e nel cuore delle genti arderà la fiamma immortale. Le moltitudini ascolteranno la sua voce".

Sai Baba nasce il 23 novembre 1926, mentre Aurobindo parla del 24. La differenza di 24 ore è legata al fatto che Aurobindo percepì la nascita dell'Avatar soltanto nel momento in cui raggiunse i siddhi, i poteri sovrannaturali. Aurobindo raggiunse la capacità di espletare poteri sovrannaturali, infatti, soltanto quel giorno.

 

Le profezie di Papa Roncalli

Angelio Roncalli, il papa buono, sembra essere l'autore di profezie sconvolgenti, che, oggi, anno 1998, vediamo già in parte realizzate. Le profezie vennero fatte nel 1935, quando Roncalli ricopriva il ruolo di delegato apostolico in Turchia. A quel tempo Roncalli venne introdotto in una società segreta iniziatica dove dettò le sue profezie. Queste profezie, trascritte dal Cancelliere della società segreta, vennero gelosamente custodite ed apparirono nel 1976 in un libro di Pier Carpi dal titolo ("Le profezie di Papa Giovanni" - Edizioni Mediterranee - Roma). L'autore cercò di interpretare le dichiarazioni di Papa Giovanni, lasciando tuttavia alcune profezie non decifrate per mancanza di elementi. Mi pare che oggi possiamo interpretare meglio quei passi, usando una chiave esoterica.

Le profezie annunciano tempi duri per la chiesa romana e, proprio in quel periodo di terrorismo e di sangue, ecco comparire sulla scena il Santo Scalzo.

"Nella tua casa riceverai un santo a piedi nudi. E farai attendere i potenti, le mani disarmate, a pregarti. Il santo parlerà anche per te in ogni contrada e dal mondo ecco i bianchi fiori ti avvolgeranno. Tuo sarà il viaggio del coraggio, la grande sfida al mondo ed all'immondo principe del mondo… E ti farai scalzo, e camminerai col santo scalzo…"

Chi conosce Sai Baba comincia già ad intravedere la possibilità che Egli sia il Santo Scalzo di cui parla Giovanni. E' il Santo che predica l'amore universale e tiene viva la fiaccola della spiritualità nel mondo.

"Due fratellli e nessuno sarà Padre vero. La Madre sarà vedova. I fratelli d'Oriente e d'Occidente si uccideranno e nell'assalto uccideranno i loro figli. Allora scenderà dal monte il santo scalzo e scuoterà il regno, dinnanzi alla tomba dello scalzo…Ascoltate le sue parole…"

Il Santo scalzo scende simbolicamente dal suo piedestallo per soccorrere un'umanità affranta dalla lotta e dal sangue. Il monte di cui si parla va interpretato, o si riferisce alla collina di Puttaparthi?

"Nella terra di Brahma una voce disarmata. E' la coscienza del mondo, che non morirà mai. Da lui verrà al mondo un nuovo ordine di cose".

Le armi costruite in gran segreto da diverse nazioni portano il lutto sul pianeta, ma di nuovo il Santo Scalzo agirà attraverso diversi accorgimenti proprio com'è lo stile di Baba, il quale ha affermato: "Dal mio sessantesimo anno, io agirò all'interno dei cuori, attraverso il pensiero e raggiungerò il mondo".

"I due capi russi si scontrano nel nome dell'umanità. Nella terra celeste sta la voce di chi ama il mondo e parla per i deboli….

Roma, accetta le rovine, non stendere fiori o sete per i piedi nudi di chi viene. Questi piedi amano il dolore".

Ci sarà un tempo in cui un papa avrà l'ardire di recarsi in pellegrinaggio dal Maestro del mondo e di camminare al Suo fianco a piedi nudi, così come nudi sono i piedi del Santo. Verrà anche il tempo in cui il Santo Scalzo verrà a Roma e verrà nel momento in cui la Chesa romana avrà maggiormente bisogno. Il messaggio di Dio non verrà abbandonato. Sarà il Santo Scalzo a tenerlo vivo anche quando la violenza, l'odio e il sangue soffocheranno ogni barlume di spiritualità. Sarà il Santo dei Santi, colui che cammina a piedi scalzi, che ristabilirà nel mondo la giustizia, la pace e l'amore.

 

Le profezie di Malachia

Le profezie di Papa Giovanni si ricollegano a quelle di Nostradamus, ma, soprattutto, a quelle di Malachia.

San Malachia, Maelmaedhog Us Morgair, nacque nel 1074 e morì nel 1148. La sua storia è alquanto insolita.

Viene nominato prima vescovo e poi arcivescovo e primate d'Irlanda ad Armagh, sua città natale; ma, nel 1132 rinuncia alla sua carica e torna monaco, un semplice monaco per dedicarsi meglio alla sua devozione ed alla sua missione, che l'alto incarico evidentemente gli impediva di espletare. Proprio in quegli anni egli scrive le sue profezie. Si trova a viaggiare verso Roma e durante la visita all'abbazia di Clairvaux fa amicizia con San Bernardo, che diventerà il suo biografo. E' forse S. Bernardo che raccoglie le sue profezie sui sommi pontefici (Prophetia de summi pontefici). Nel 1590 le profezie vengono ritrovate nella biblioteca di Clairvaux da un monaco benedettino, che le dà alle stampe.

La profezia consiste semplicemente di 112 motti simbolici latini con i quali Malachia preconizza altrettanti pontefici. Stranamente tutti i motti si applicano alla perfezione ai pontefici e alle situazioni che questi hanno dovuto affrontare nel tempo. Negli anni '60, per esempio, quando muore Giovanni XXIII, il successore viene identificato nel motto Flos florum (Paolo VI).

Dopo Paolo VI i papi dovrebbero essere ancora tre o quattro. Papa Luciani muore dopo qualche settimana di pontificato. Appare Woytila. Dopo di lui ci dovrebbero essere ancora due papi, o, forse, soltanto uno: l'ultimo. De gloria olivae. Nella basilica di S. Paolo fuori dalle Mura, dove si trova tutta la serie dei medaglioni di pontefici, da S. Pietro in avanti, i conti tornano. I tempi stringono. La grande piramide e Nostradamus confermano le profezie di papa Giovanni. Roma resterà senza papa. Il papa se ne andrà da Roma e troverà conforto nel Santo Scalzo nella terra di Brahma, presso Colui che predica anche per il capo dei cristiani.

La fine del papato corrisponderà all'inizio dell'Età dell'Oro, durante la quale tutti gli uomini cominceranno ad unirsi sotto un unico credo, senza religioni, senza dogmi, senza campanilismi, tutti uniti sotto l'unica bandiera dell'amore e della devozione per Dio-Uno. Si avvererà quello che Sai Baba ha annunciato. Nel 2030 si vedranno i frutti della missione intrapresa dal Kalki Avatar, che verrà completata dalla sua prossima incarnazione, sotto il nome di Prema Sai.

Qualcosa di terribile e di esaltante si sta muovendo e forgiando all'ombra del piccolo uomo scalzo. L'Avatar porterà l'umanità fuori dalla crisi, al di là di questa terrificante dimensione fatta di ingiustizia, violenza ed egoismo. "Da Lui" , ribadisce papa Giovanni "verrà al mondo un nuovo ordine di cose".

 

Nota aggiunta

 

Il Gayatri Mantra

Il Gayatri Mantra è il mantra più sacro, e, mentre prima era conosciuto e cantato soltanto dagli iniziati indù, oggi tutti hanno il permesso di cantarlo, per volontà di Sai Baba.

Il Gayatri Mantra è l'essenza di tutti i Mantra; vale a dire, l'Essenza di tutti i sacri Nomi di Dio.

La Gayatri è una preghiera volta solo ad ottenere l'illuminazione dell'intelletto.

E' un'invocazione rivolta alla Dea che non ha un nome speciale, ma che trascende tutti i Nomi.

Essa è diretta alla Madre Universale, senza alcun nome restrittivo: Essa è la Madre di tutte le genti, di tutti i tempi e di tutte le religioni.

E' di validità universale.

Il suo testo è il seguente:

OM BHUR BHUVAH SVAH

TAT SAVITUR VARENYAM

BHARGO DEVASYA DIMAHI

DHIYO YO NAH PRACHODAYAT

"O Madre, che sussisti in tutti i tre Kala, nei tre Loka e nei tre Guna, Ti

prego, illumina il mio intelletto e dissolvi la mia ignoranza come il

fulgido sole disperde ogni tenebra.

Ti prego, rendi sereno, acuto ed illuminato il mio intelletto!"

Il Gayatri Mantra contiene una descrizione e una lode, una preghiera e una Dhyana: " Om Bhur Bhuvan Svah, Tat Savitur Varenyam, Bargo Devasya": queste parole sono la descrizione e la lode rivolte alla Madre Universale: "Dimahi " (io sto meditando) è la Dhyana; " Dhiyo Yo Nah Prachodayat" è la preghiera perché si arricchisca e si illumini l'intelletto di colui che prega.

Il Gayatri Mantra è la Madre dei Veda ed il suo canto elargisce gli stessi benefici effetti del canto di tutti i Nomi di Dio.

(Potete trovare questi ed altri Bahjan nel libro BHAJAN VALI [il Libro dei Bhajan], edito dalle "Edizioni Sathya" - Strada Ponte Verde, 11/4 -Torino. Tel.: 011/650.68.16 - 650.69.16)

Ricordiamo che è possibile avere altre notizie sull'Avatar visitando il sito web dell'Organizzazione Sathya Sai Baba Italia (http://www.osssbi.org) che riporta anche gli indirizzi dei Centri italiani e molti Discorsi di Sai Baba liberamente scaricabili.

Si consiglia altresì una visita al sito delle Edizioni Milesi (http://www.edizionimilesi.com), casa editrice specializzata nelle opere di e su Sai Baba.

L'indirizzo dell'Organizzazione Sri Sathya Sai Baba in Italia è il seguente:

CONSIGLIO CENTRALE SATHYA SAI - ITALIA

UFFICIO STAMPA

V. SAVONA 10 - 20144 MILANO

Tel.: (0039) - 02/58.10.69.96
Fax: (0039) - 02/58.10.08.20

Responsabile: Alida Parkes


- LEZIONE VENTICINQUESIMA -

-   

·     Preliminari alla tecnica occulta della meditazione.

·     La scienza del controllo dell'emotività, tramite il volere personale.

·     Il dominio dei pensieri.

·     Il meditante come un arco teso.

·     Cos'è la meditazione?

·     Quali effetti produce nella vita quotidiana?

 

 

In una sintesi della natura di questo Trattato è necessario inserire anche un capitolo sulla meditazione. Ma, saremmo dei vandali del pensiero se ritenessimo di poter sviscerare l'intera problematica della meditazione, in poche pagine. E, ciò, per varie ragioni. Innanzi tutto i veri frutti della meditazione arcana rappresentano quel che di più genuino, di più potente e di più sostanziale esiste nella natura occulta del mondo: quindi, l'argomento della meditazione può venir trattato coerentemente soltanto nel comune linguaggio dello "Spirito Santo", tra Iniziati. In secondo luogo, la vera meditazione è qualcosa di diverso da quanto il mondo conosce; e, per penetrare il suo segreto, bisogna conoscere a fondo il segreto dei Raggi, il segreto dei cicli evolutivi, il segreto di ogni razza madre. Perchè ogni Raggio ha la sua meditazione; ogni ciclo evolutivo medita a seconda della natura che gli si confà, ogni razza madre giunge ad un punto di potenza interiore, che prosegue nella presente. Lo sforzo titanico che l'uomo deve compiere per bruciare in sè ogni limitazione di tempo e di spazio e comprendere il principio latente nel processo della meditazione lo porta a venir iniziato e ad avere, della stessa, una visione molto più coerente e precisa di quel che fosse precedentemente.

Come al solito, una Legge agisce nel nostro caso: quella dell'interpolazione dell'energia e della materia. Si è voluto, spesso, portare degli esempi alla generalità del fenomeno, rendendolo ancora più incomprenso. Si è detto che la vita pulsa, secondo un ritmo preordinato, ovunque; nelle vie lattee e nei microbi. Che tutto vibra, seguendo un naturale processo di meditazione naturale. Che lo stesso Logos Solare apre le Sue ali evolutive e crea un sistema, iniziando una profonda meditazione e, allorquando la cessa, raccoglie i frutti della medesima. Ma, lasciamo che i Maestri diano simili indicazioni. Ciò è necessario, per mettere le radici ad una problematica che, da par Loro, deve svelarsi sin nelle più profonde regole. Il ripetere, da parte dei discepoli, che il Logos Solare, o il Logos Planetario, sono in meditazione, durante l'arco del Grande Manvantara, e la cessano, al termine, è assolutamente inutile; poichè, salvo che in un fluidissimo principio, la meditazione del Logos Solare e quella dell'uomo sono di natura molto lontane. Ciò che importa, invece, è comprendere - in grandi linee - il problema e, quindi, trattarlo unicamente dal punto di vista umano e secondo le giuste direzioni.

Vogliamo, in primo luogo, sottolineare vivamente un fatto molto importante. Per il vero discepolo la meditazione è un'attività creativa estremamente superiore, per intensità, ad ogni sua altra attività. Non si tratta del "riposino" tra le attività quotidiane, ad ore fisse. Non si tratta di uno stato di estasi catalettica, che, nell'illusione di essere graditi a Dio, o ai Maestri, oppure al Sè Superiore narcotizza i sensi mentali e spirituali, facendo uscire il soggetto dalla propria camera, con occhi sognanti e profumo di santità... La vera meditazione presuppone una volontà di ferro e una tecnica profonda dell'occulto; e, mentre, in un primo tempo, il discepolo sceglieva dei momenti adatti per la meditazione, in un secondo tempo, egli la regge continuativamente, durante il giorno, e sono i momenti adatti a venir da lui. Secondo noi, è molto importante che si capisca la vera natura di questo processo. Abbiamo conosciuto molte persone che, lungo gli anni, erano ubriachi di teorie e si paralizzavano l'intelletto e le funzioni cerebrali, comprese le spirituali, con una crisi mattutina, che chiamavano meditazione.

Vi sono tre elementi da considerare, nell'evoluzione occulta dell'uomo: la Materia, l'Anima, lo Spirito. La Legge del movimento universale mette in rapporto l'oggettività esteriore (la materia), con la soggettività interna (lo Spirito) e dal rapporto che ne nasce l'Anima diventa radiante e fa da ponte e da equilibrio ad ogni polo degli opposti. Meta dell'evoluzione, per questo nostro sistema solare, è lo sviluppo completo dell'Anima; a ciò servono le catene e le ronde, i periodi di globo e le razze. Le potenzialità che trova l'uomo lungo il Sentiero, dopo avergli donato l'autocoscienza, gliela sviluppano in maniera tale da far sembrare quasi incredibile la meta a cui è diretto. Quindi, se per meditazione consideriamo un processo alchemico, che è la costante fissa dell'evoluzione in cui si trova l'uomo, processo continuo, serrato, inarrestabile per la natura stessa delle cose, vedremo che essa non è un fatto nuovo per l'Ego. Durante l'epoca lemurica, l'uomo acquistò la padronanza del suo strumento fisico: il corpo. Per lui, non esistevano Spirito, nè mète ideali. La sua attenzione era concentrata alle funzioni biologiche, che ne rappresentavano il massimo diapason evolutivo. Fu in tale periodo che la Gerarchia Bianca dette ai migliori della razza le regole di educazione occulta, o di meditazione, riguardanti la sfera fisica, e che sono chiamate di Hata Yoga. In Oriente si seguita a praticare tale arte, per una tradizione ed un ricordo atavico. In Occidente, imitando gli orientali e, per lo più, senza la cognizione profonda delle regole esoteriche, continuano a prolificare gli istituti che insegnano le varie posizioni yoga, per acquistare la libertà dell'Assoluto, ecc...

Quando la razza si incarnò nuovamente in Atlantide, essa possedeva, quale meta evolutiva, un corpo astrale da vivificare e da controllare: il corpo delle emozioni. Entrò in funzione un nuovo tipo di meditazione: quello del controllo dei sentimenti. Tutt'oggi, noi incontriamo dei discepoli che rischiano di cadere in uno spietato isolamento, sinceramente convinti che provare sentimenti e calore verso qualcosa o qualcuno sia offesa alla Gerarchia. Poveri fratelli, che non hanno capito il vero messaggio dell'amore; si tengono guardinghi, sul loro vacillante ponte, nel timore di tuffarsi nel grande mare dell'amore universale. Ed è bene che comprendano quando tutto ciò che di archetipico esiste nell'uomo, come affetti, sani desideri, sincero entusiasmo sia frutto di una lunga, oculata evoluzione. Riteniamo, a tal proposito, significativo riportare la frase del Maestro K.H., il Quale, per difendersi dall'immagine sbagliata che si aveva (e si ha tuttora) degli Adepti, scrisse, in passato: "Noi siamo tutt'altra cosa di una viola, disseccata tra le pagine di un libro". Ogni grande Autore di occultismo, a partire dalla Blavatsky, sino a giungere alla Bailey, ha avuto qualcuno e qualcosa, nella sua vita, che egli amava profondamente e che gli dava la possibilità di manifestare un lato della natura che, solitamente, dai discepoli è trascurato: quello dell'affettuosità, quello del calore, quello della semplicità.

Dunque, durante l'epoca atlantidea, la Gerarchia dette all'umanità un nuovo tipo di meditazione, che si allacciava alla sfera astrale: quello del controllo dei sentimenti, tramite la volontà.

Nell'epoca ariana, un terzo tipo di meditazione viene rivelato: il dominio dei pensieri, del corpo mentale. Al giorno d'oggi, i tre sistemi si fondono in uno. Il discepolo che, d'abitudine, inizia la sua meditazione, assume una posizione corporale di armoniosa linea funzionale (e sintetizza la vittoria sugli elementi raggiunta in Lemuria); quindi, definisce il rutilante vibrare dei suoi sentimenti, rendendo il corpo emotivo limpido ed incolore, con uno sforzo di volontà; infine, fa divenire coerente e vuoto lo spazio interno del suo corpo mentale, acquietando ogni pensiero inutile e divenendo il "Padrone del cocchio".

I più, a questo punto, si fermano; paghi di un certo senso di dominio su sè stessi e nulla più. Pensano che angeli invisibili accorrano non appena abbiano calmato i tre corpi, o che il Maestro si affretti a inserire, nella loro borsa aperta, le monete d'oro della Sua saggezza. Ed è chiaro che il peso occulto che la Gerarchia porta sulle Sue spalle, per quanto dura quella meditazione, si è arricchito di qualche pietra in più.

Dobbiamo, invece, raffigurarci il meditante come un arco. Durante la giornata la corda dell'arma è lenta, ma, nell'esercizio occulto, essa deve venir tesa all'estremo e il dardo del proposito, scagliato, secondo ogni più viva possibilità personale, nella direzione adatta. Risulta chiaro, quindi, che varie componenti entrano in questione, in tale attività. L'evoluzione del discepolo è la principale: la sua cultura, la sua conoscenza dei colori occulti e del potere magico del suono, della tecnica di ogni Raggio, della direzione verso cui scagliare il dardo. Ma, in primo luogo, è necessario uno sforzo attivo e completo, in tutto il processo, ed una sovrannaturale limpidezza di mente.

Ecco la ragion per cui, pur non negando al discepolo il suo diritto a meditare quotidianamente, i Maestri suggeriscono che egli si formi una salda cultura delle condizioni storiche della sua razza, perchè, durante la meditazione, egli si collochi "nel punto occulto" giusto e adatto alla sua personalità; che studi accuratamente il metodo che la Gerarchia ha dato all'umanità, per questa razza, riguardo alla meditazione esoterica; che controlli il suo strumento fisico, quello astrale e quello mentale, in modo che, durante la funzione creatrice suddetta, l'arco sia ben pulito, vibrante e capace di una lunga gittata; che viva una vita di servizio, per creare, attorno a sè, un'aura armoniosa che, contemporaneamente, lo unisca, dal lato invisibile delle cose, all'Aura della Gerarchia e lo protegga dai rischi dell'esercizio esoterico. Lo studio accademico è necessario perchè, finalmente, il discepolo raggiunga qualcosa di personale, di nuovo, da offrire al Luminoso Archivio della Gerarchia.

L'interpolazione dell'energia e della materia è il ritmo primo delle cose. Dall'immanifesto si inquadrano, nel tempo e nello spazio, tutte le cose che formano il panorama del mondo oggettivo. L'energia, secondo schemi coordinati e sublimi, si tramuta in materia. Una volta che il baricentro del ciclo materiale ha acquistato una tensione massima, la materia si spiritualizza, si assottiglia, ritorna nella sorgente da cui emanò. Non ha perso il senso della coscienza (sia minerale, che vegetale, che animale, che umana), ma acquistato una colorazione vitale che, prima dell'esperienza, le mancava. In tutto ciò, la meditazione e la concentrazione hanno peso da protagonisti. L'intero mondo minerale, ad esempio, è tenuto nel suo stato di cristallizzazione, da una Gerarchia di Poteri Angelici, che si occupa della sua evoluzione; nel mondo vegetale "la concentrazione occulta" allenta la presa, ma sussiste; lo stesso è nell'animale. Nel regno umano, gli Angeli Solari, che lo avevano accompagnato nelle tre precedenti grandi esperienze attendono che l'uomo si accorga di Essi e porga loro la mano, fluendo nel quinto regno: quello dell'Anima. La meditazione è la maniera diretta per raggiungere una radianza sublimale, identica, per natura, a quella del mondo devico. Con la meditazione, si riconosce l'identità dell'energia e della materia e si è liberi dal complesso di inferiorità verso l'energia e da quello coercitivo verso la materia. È chiaro che ciò che diciamo può sembrare a molti pura teoria; sottolineiamo, però, che, una volta penetrati nell'atmosfera del Reale, codesta appare come l'unica forma di esistenza degna di venir vissuta. Afferma il Maestro Tibetano che, quando l'uomo ha raggiunto il contatto con il proprio Angelo Solare, ogni allettamento esteriore cessa di gettare l' incantesimo su di lui. Egli si rende conto che l'Angelo Solare è Nucleolo di Amore, Sapere, Potere.

All'inizio, il discepolo va a tastoni, lungo l'esperienza della meditazione. Egli si trova, ovviamente, sempre a compierla da solo. Anche se ne ha lungamente discusso con i confratelli di gruppo, o ha studiato l'argomento fino in fondo. Il momento è del tutto creativo ed è l'attimo in cui la mummia viene sfasciata dai bendoni che rappresentano cognizioni acquisite, forme concettuali esterne, affinchè essa possa compiere i primi passi, da sola, nel nuovo regno. Ogni vera meditazione muta radicalmente la sostanza viva del proprio io; ogni vera meditazione rigenera l'uomo e lo completa; ogni vera meditazione è una sintesi di esperienze vitali, animiche, spirituali.

È durante la meditazione che lo sguardo del Maestro si intensifica sul discepolo ed Egli trova la via sgombra per poter trattare l'Anima del fratello minore, secondo i Suoi propositi. Il fatto è significativo, poichè racchiude un accenno occulto. Quanti chilometri, quante emozioni disordinate, quanto cammino e quanta delusione si sarebbero risparmiati coloro che, in passato, vollero andare a raggiungere il loro Guru, nelle montagne orientali, o fra i deserti. Salvo rarissime eccezioni, tutti furono rimandati indietro. E v'è ancora chi crede che molta fatica gli verrà alleviata, se soltanto potesse vedere fisicamente il Maestro. Al giorno d'oggi, la mèta per la razza ariana è la conquista del territorio mentale; soltanto durante la meditazione si deve trovare la porta segreta di Iside. Il resto è contrario all'evoluzione naturale dei tempi.

Come dicevamo, il discepolo, ingiustamente sentendosi solo e abbandonato, all'inizio brancola, scarta, uno dopo l'altro, vari metodi di meditazione; e, ciò, serve di primo, sommario esame, da parte dei Maestri, che non conoscono distanze e tempi, per sottoporlo alla prova della persistenza, della tenacia, della nascita del volere magico. Lo sviluppo dell'intuizione cresce, man mano, tra le delusioni. Il discepolo viene a sapere che la teoria dei Raggi è vitale per ogni occultista. Che sei Raggi esistono in lui ed uno solo di essi è fondamentale ed eterno. Si rende conto che accelererebbe di molto la sua evoluzione, se scoprisse quali sono i Raggi che si intrecciano a formare la propria entità-uomo. Forse, qualche impreparato spiritualista si divertirà a profetizzargli che egli appartiene a questo, o a quel Raggio. Ma, il vero discepolo non gli crederà, se la rivelazione non collimerà col proprio animo. Ed ecco, persistente, una vibrazione che inizierà a pulsargli nel cuore animico; egli si convincerà che il Raggio del suo corpo causale è il Primo, o il Secondo, o il Terzo. Ed allora, incerto, inizierà la meditazione quotidiana, indirizzandosi al metodo del Primo o del Secondo o del Terzo Raggio. Questa, è la nascita del dinamismo spirituale. Non importa se egli sbaglierà sinceramente; basta che egli tenga ben conto degli errori che fa. Se soltanto riuscirà ad avere il dominio su sè stesso e intuire i suoi Raggi, a lungo andare intuirà i Raggi non solo di chi gli verrà posto accanto dal Maestro, ma anche nella loro azione generale, in natura. E la constatazione personale del potere dei Raggi, nell'universo, fa, di un uomo, un Adepto.


- LEZIONE VENTISEIESIMA -

v Cosa è il Guru, o il Maestro?

v I sette stadi di contatto, o di intimità spirituale, tra il discepolo ed il suo Guru -

 

Necessarie precisazioni

Prima di proseguire nell'opera e trattare in modo sintetico e particolareggiato i dodici (14) pleniluni annuali; prima di ampliare il discorso sui Raggi, dal punto di vista planetario e non soltanto umano; prima di parlare dei dodici (14) segni astrologici, riteniamo necessaria una breve pausa, per chiarire alcune questioni al lettore. Il presente Corso di lezioni è rivolto a due tipi di studenti. A coloro i quali hanno già una specifica preparazione nel campo, ed hanno letto e studiato numerosi libri che trattino l'argomento a fondo. Questa sintesi, alcune precisazioni mai fatte sino ad ora; delle correzioni su punti di vista ritenuti fondamentali sull'argomento, di conseguenza, saranno loro di valido aiuto per riordinare il bagaglio delle cognizioni che possiedono e per fare un ulteriore passo avanti sul Sentiero. Il Corso potrà andare, e lo speriamo fermamente, anche in mano a coloro che non hanno compiuto diretti studi sull'argomento. Non sarà un caso, visto che il karma, o la legge di causa ed effetto, regna sovrana ovunque. Leggere attentamente quanto scriviamo ed applicare il proprio intuito risvegliato alla ricerca di prove individuali che convalidino la teorica sin qui esposta renderebbe questi ultimi lettori vibranti, nei valori esoterici, al livello dei primi. Essi avrebbero avuto la grande fortuna d'iniziare il cammino sul Sentiero, in modo diretto e inequivocabile, senza giri tortuosi e spreco di letture e di studi inutili.

Le prime domande che sorgono spontanee in chi entra in contatto con l'elevato occultismo sono le seguenti: "Da dove viene tutto ciò? Chi ha rivelato queste verità? Chi ci dà la prova che esse siano vere?". Domande giuste, e che dimostrano uno spirito sano e razionale. Cercheremo di dare una risposta ad esse, sforzandoci di mostrarci esaurienti.

Il campo in cui, lettori e studiosi, vi siete inoltrati, come avrete potuto capire, appartiene al dominio di una sfera, con delle leggi e caratteristiche al di fuori dei normali cinque sensi posseduti da ognuno di noi. Sarebbe ipocrita, da parte nostra, tergiversare a lungo con l'interlocutore che non volesse cedere di un palmo e smuoversi dal terreno dei suoi cinque sensi, e desiderare di dargli, su di esso, soddisfazioni. Premettiamo, quindi, che, lungo tutto il suo andare reincarnativo, le più disparate condizioni ambientali in cui l'Anima si trova a fare esperienza hanno come scopo di maturare in essa un determinato quantitativo di luce radiante, immerso, all'inizio, nel profondo strato del subconscio, che serva a rischiararla sulla genuinità di quanto le viene, al termine della propria evoluzione, rivelato dagli Istruttori Occulti. Tale quantitativo di luce, al chiaroveggente, appare simile al crepuscolare riverbero della luna, all'altezza del suo chakra brahmarandra. È 'chiamato: "La luce nella testa del discepolo". Non dilunghiamoci sulla spiegazione tecnica di questo fenomeno. Ci porterebbe troppo lontani. Diciamo soltanto che l'Adepto, prima di accettare per discepolo riconosciuto un individuo, dopo avere esaminata la sua situazione ambientale e controllato se egli può essere utile all'umanità, se il suo karma gli permette una certa libertà, da "colare" nel servizio al mondo, quale ultima e definitiva garanzia usa il suo potere chiaroveggente nel constatare se questi ha, brillante nel capo, la Luce di cui parlammo. Senza tale vibrare animico un uomo non offre le capacità necessarie ad avere successo in campo occulto. Tale Luce può essere una semplice stilla luminosa; può, invece, apparire come un vasto alone solare. Ma, non è la dimensione che importa. Ciò che importa è, invece, che essa esista. Penserà, poi, l'Adepto, anche se distante mille miglia e molti secoli dal luogo in cui vive il discepolo, ad arricchirgli la gemma preziosa.

Perché tanta disgressione sulla "luce nella testa"? È semplice. La prova che il lettore chiede sulle asserzioni che noi facciamo gli può e gli deve essere data; ma, soltanto su di una lunghezza d'onda differente da quella in cui si trova l'uomo materialistico, abitudinariamente. Soltanto quando i chakras sono risvegliati il discepolo è in grado di ricevere le determinate Impressioni Superiori che gli faranno toccare con mano il Costato di Cristo. All'inizio, quando la luce nella testa è appena visibile e percettibile, la certezza sulle cose sovrannaturali che l'esoterismo gli porge, sarà, per lo più, intuitiva. Quando qualche estraneo chiederà, allora, al discepolo di garantirgli la veridicità di quanto dice, questi non saprà dargli altro che un rigurgito d'animo, impreciso e inesatto, nascente dal piano dell'emozionalità mistica. Forse, il lettore, ora, capirà perché il silenzio, all'inizio, è così importante per chi intraprende la strada del discepolato. Negli insegnamenti esoterici di Pitagora, gli studenti, prima di entrare nel nucleo interiore della Scuola, passavano tre anni nella più piena ed impersonale delle attività. Erano chiamati: "i corvi". Quello che noi possiamo dire, sulle prime cause della letteratura esoterica, riguarda le sue fonti storiche. Nè, ci è permesso, per rispettare la libertà di pensiero dello studioso, dare garanzie, o prove personali su quanto gli diciamo. Quando il discepolo entra in rapporto diretto e personale con il proprio Maestro il circolo magnetico che tale contatto sublimale crea diviene il cristallino schermo su cui, automaticamente, è dipinta la situazione reale dei fatti universali. Allora, il discepolo tocca la libertà pura. Allora, egli riesce a localizzare la verità che il suo Maestro non è, esotericamente parlando, più grande di lui e lui non è inferiore al Maestro; ma che, nel rapporto, si ripete il ritmo eterno dell'Assoluto e del Relativo, parificati ed unificati nel monismo sostanziale dell'atto immanente. Prima di raggiungere, però, tali cognizioni di cause il neofita, tramite il processo del preordinato ritmo di vita qualificata, che tutti i discepoli intraprendono lungo il Sentiero, dovrà molto faticare. Diversi sono i gradi di rapporto che si susseguono, tra l'Adepto di Raggio e il Suo discepolo, prima di giungere alla tanto auspicata "fusione delle luci"; lì, ove, i chakras dell'uno sono fusi con i chakras dell'altro. Enumeriamoli brevemente:

-    Primo stadio: in cui un discepolo entra in unione col Maestro, attraverso un discepolo anziano, sul piano fisico. Tale stadio si chiama: "grado di chela minore".

-    Secondo stadio: nel quale il discepolo viene diretto da un istruttore, dal livello dell'Ego: il nome di questo stadio è: "grado di chela nella luce".

-    Terzo stadio: durante il quale il maestro entra in rapporto col discepolo mediante:

a)  l'esperienza di un sogno vivido

b)  un insegnamento simbolico

c)  l'uso di una forma-pensiero del Maestro

d)  un contatto in meditazione

e)  un definito ricordo d'incontro nell'Ashram del Maestro

Questo è lo stadio del "discepolo accettato"

-    Quarto stadio: in cui, avendo mostrato saggezza nel proprio lavoro e giusta comprensione del problema del Maestro, il discepolo è istruito sul modo di attrarre, in caso di seria emergenza, l'attenzione del Maestro, attingendo, così, alla Sua forza, alla Sua sapienza, al Suo consiglio. È un avvenimento istantaneo che, praticamente, non sottrae alcun tempo al Maestro. Tale stadio è conosciuto con il nome peculiare di "chela (discepolo) sul Filo, o, Sutratma".

-    Quinto stadio: in cui è permesso conoscere con quale mezzo egli può stabilire una vibrazione e un appello che gli dia diritto ad un colloquio con il Maestro. Ciò è concesso soltanto ai Chela provati e fidati, sui quali si può fare completo assegnamento, nella certezza che non abuseranno di tale conoscenza, eccettuato che si tratti di una impellente necessità di lavoro. A questo stadio, il discepolo è chiamato: "Colui che è dentro l'Aura".

-    Sesto stadio: in cui il discepolo può ottenere d'essere ascoltato dal Maestro in qualsiasi momento, essendo con lui in intimo e costante contatto. È lo stadio durante il quale il discepolo viene definitivamente preparato per un'immediata iniziazione, o, avendo preso l'iniziazione, viene addestrato ad un particolare lavoro da fare, in collaborazione con il suo Maestro. È lo stadio chiamato "del discepolo entro il Cuore del Maestro".

-    Settimo stadio: è quello in cui avviene la "fusione delle Luci". Ma non esiste perifrasi adatta a spiegarlo sul piano della materia.

A questo punto l'Adepto è il discepolo, e il discepolo è lo Adepto. Meraviglioso mistero che sarebbe profanazione spiegare. La materia e la divinità si sono riuniti e il discepolo (nel nostro caso specifico, simbolo della vergine Maria), è assurto in cielo, immacolato e candido. Da simile altezza Egli sa, Egli vede, ed ogni cosa gli appare in un circolo chiuso e definito. Il Linguaggio Angelico si sgrana davanti al suo sguardo attonito; passato, presente e futuro costituiscono la regione, senza discontinuità, che i bordi del suo spirito abbracciano in sè; il linguaggio di queste Alte Sfere non è più annunciazione: ma, presentazione categorica. Non esiste più differenza tra la parola e ciò che essa vuole annunciare. E, mentre sul piano materiale la parola è il preludio a qualcosa che essa indica, sui Piani Superiori, la medesima è anche l'oggetto di ciò che vuole dimostrare. Il Verbo è Cristo incarnato. Volere materialisticamente abbassare le alte vibrazioni di tali Sfere Musicali e Altissime, significa, allora, spezzarne il delicato calice. È ben comprensibile, quindi, che il Maestro non possa e non voglia dare "la prova" di ciò che Egli vede e vive; perché scostarsi per un attimo da tale sublime Realtà interiore significherebbe spezzarne l'incanto. A prescindere dalla Volontà dello stesso Maestro.

Crediamo di avere delineato a sufficienza l'atmosfera in cui vivono, rigogliose, le Realtà dei piani superiori; e possiamo, senza indugi, introdurci nella seconda fase di risposta alle domande che facemmo esprimere a dubbiosi, ipotetici studenti.

 


- LEZIONE VENTISETTESIMA -

v Il potere magico del plenilunio.

v I raggi "bianchi" e quelli "neri" della luna.

v Spiegazione, dal punto di vista esoterico, del plenilunio.

v Cos'è, e cos'è stata la luna?

v Ogni plenilunio, quale messaggero di una forza zodiacale distinta.

v Istruzioni per trarre i massimi benefici occulti dai pleniluni

 

A riguardo delle esperienze pratiche che lo studente deve intraprendere per riuscire, con successo, a stabilire ed a sfruttare un rapporto integrale con le forze solari, che gli provengono dai Signori Planetari, e quelle cosmiche, che gli provengono dai Dodici (14) Segni Zodiacali, la comprensione piena del formidabile potere costituito da ogni plenilunio mensile gli è necessaria.

Ha mai provato lo studente, profano di conoscenze esoteriche, a fare una lunga passeggiata serale, in un luogo isolato, in campagna, ove esiste soltanto il fruscìo delle fronde d'albero, ove il canto dei grilli gli carezzi l'animo, e la luna piena impolveri di bianco, cielo e terra, abbracciando il silenzio generale? Non si è sentito, allora, egli, preda di un incanto, eguale per tutti coloro, indistintamente, che si trovavano nelle medesime condizioni?

Quanta letteratura è stata creata su tali note lunari! Quanti poeti debbono a lei lo struggente sprazzo dell'arte infuocata che li rese tali! Quanti amanti videro corrodersi la fune che li legava alla impurità materiale, al mondo di un meschino vivere quotidiano, ed elevarono i loro animi nella simbiosi di una rapsodia, che li avvinse all'assoluto loro dio di amore?

E quante leggende, quante storie di stregoneria, quale sfondo creò la luna ai maghi dell'antichità, agli alchimisti, ai ricercatori della pietra filosofale e dell'elisir dell'eterna felicità!

Leggenda? Verità?..

Indubbiamente, la Luna è protagonista di un ben definito settore misterioso, che suggella l'evoluzione della "psiche planetaria". Per poter comprendere a fondo gli influssi lunari, sia allo scopo di avvalersi del miracoloso aiuto che se ne può trarre, sia per sfuggire al periodo dei suoi "raggi neri", bisogna, innanzitutto, partire da una premessa generale. Premessa, che faremo precedere da un esempio significativo. Mettiamo conto che un alchimista abbia studiato, per anni, le proprietà di ogni sorta di liquidi della natura, per arrivare alla scoperta dell'unico fondamentale, da cui tutti essi derivano; l'elisir di vita. Ed, in ciò, abbia adoperato, per i lunghi anni, un medesimo crogiuolo, mescolando, in esso, sostanze velenose e sostanze vitali. Finalmente, davanti ai propri occhi, ecco, smeraldino e luminoso, l'unguento benedetto! Felice, l'alchimista lo cola in un altro vasello, già da tempo pronto per raccogliere la sua scoperta e sfruttarla, e getta, da una parte, il crogiuolo, ancora impregnato di tutte le essenze velenose e vitali dei liquidi che, in precedenza, aveva ospitato; ma, pur sempre, inebriato dalla lieve traccia dell'elisir appena scoperto..... Il gatto si avvicina, lecca quello strumento, assorbe un pò dei fluidi negativi e si tramuta in orrida bestia; il cane segue l'esempio del gatto, e, per caso, lecca i fludi benefici. E si tramuta in una leggendaria figura alata.....

Lasciamo, per un attimo, la storia e parliamo della nostra catena planetaria e della luna. Come gli occultisti sanno, la terra può essere considerata il crogiuolo, ove un Alchimista Divino, il Logos Planetario, riversa varie sostanze (i regni della natura), e geometrizza su di esse, per trarne fuori il capitolo definitivo della genesi: per raggiungere il risultato finale di quella che, da ogni tempo, è stata chiamata la "GRANDE OPERA". La Luna era il pianeta dove il medesimo Alchimista esercitava la Sua arte, nella "incarnazione precedente". La Luna è il crogiuolo impregnato dei Suoi esperimenti e successi passati, e sta lì, in un angolo del Tempio Solare, in attesa di venir dissolta completamente. È, tuttora, il ricettacolo spugnoso di ogni effluvio negativo che circola nello spazio; li raccoglie e fa sì che non vengano dispersi. In ciò, vediamo la Saggezza Logoica ed il perché ancora questo corpo celeste non sia stato consumato. I Maestri di Saggezza si riferiscono ad essa (nel suo aspetto occulto), quando parlano dell'ottava sfera, ove gli ego di quegli uomini particolarmente malvagi vanno a finire l'esistenza. Questa mèta aspetta tutti i maghi neri e i seguaci della strada della mano sinistra, che insistano nel loro proposito. La Luna è anche, però, la conservatrice di un successo planetario; e, quindi, sulle sottili linee magnetiche, le quali, ancora, ne rappresentano la traccia, il sistema solare inserisce, per la legge della convibrazione, ogni sorta di correnti benefiche.

Questo, il mistero degli influssi negativi e positivi della luna. Conoscere le regole con cui si manifestano gli influssi lunari, per tramutare i negativi e approfittare al massimo dei positivi, è sempre stata una fondamentale necessità per ogni discepolo, serio e onesto negli intenti di essere un utile lavoratore magico.

Il periodo dell'anno è diviso in dodici (14) frazioni, o, mesi (vedremo, più avanti, che non è, poi, tanto vero..). Ogni mese è il messaggero delle forze di una figura zodiacale. Esiste un piano predestinato, per ogni anima che costituisce una cellula dell'intera umanità, ed anche per l'intera umanità, considerata un'unica Entità, e nessuno sfugge dalla porta iniziatoria dello Zodiaco. La catena planetaria comincia la sua incarnazione, in quanto tale, sotto gli influssi di un segno specifico astrologico, sempre seguendo la Legge, e raggiunge l'iniziazione ultima al segno opposto, nel cerchio zodiacale, a quello della sua nascita. È lo stesso per ogni Razza Madre. Lo stesso è per ogni individuo umano, il quale, durante la millenaria sua evoluzione, s'incarna a cicli di vite, preceduti e seguiti da cicli di riposo, nei Piani Celesti, ed ogni incarnazione sboccia sotto la specifica signorìa di un segno astrologico. La cosa importante da considerare, per l'uomo, è che, in linea generale, ogni incarnazione novella avviene sotto il segno astrologico successivo alla precedente.

A prescindere, quindi, dall'aiuto in energie ben definite e qualificate che il discepolo può ottenere, tutte le volte che localizza e individua la struttura occulta delle forze di ogni determinato plenilunio (considerando che lo stesso plenilunio è, fondamentalmente, la linea di minore resistenza che gli influssi zodiacali del segno in auge, durante quel mese, adoperano, per inserirsi e dominare la vita planetaria), v'è un'altra importantissima informazione sulla quale lo studente deve meditare. Egli sa che, durante ogni anno, quattordici costellazioni dominano l'intera evoluzione del pianeta; e lo fanno al ritmo di ventisei giorni circa ciascheduna. Se egli sfrutta al massimo il momento del plenilunio, ove la concentrazione di tali forze è imponente, stabilirà in lui degli effetti concentrati e degli impulsi soprannaturali, per cui raggiungerà il successo di vivere, durante ogni anno, quattordici sue incarnazioni in miniatura, ed avrà la possibilità di abbreviarsi il faticoso andare reincarnativo, come anima.

 

NOTE SUL DEVACHAN (leggi devacian). Riteniamo opportuno, a questo punto, dare un accenno a ciò che la letteratura esoterica chiama Devachan. Durante la sua evoluzione, l'anima perviene a dei momenti-sintesi, in cui risaltano, davanti ad essa, chiare e luminose, le realizzazioni che enucleano l'intero processo evolutivo che seguì, sino ad allora. Oggi, il fenomeno della morte è considerato qualcosa di "staccato" dalla lenta progressione evolutiva del ciclo vitale, ove l'umanità si trova immersa, a causa dell'immaturo grado intrinseco e spirituale raggiunto dalla stessa ed a causa, anche, del dualismo che impera in ogni campo del pensiero. Nelle future epoche, l'uomo coesisterà con i Piani Superiori e con quelli inferiori, tanto che il suo organismo eterico-denso, chiamato corpo fisico, costituirà il necessario ponte al cielo ed alla terra, ed avrà una natura talmente plastica e radiante, da non essere più l'ostruzione di adesso alla visione delle cose che si trovano "oltre il cielo". La frattura improvvisa che strappa l'uomo ai suoi cari, al suo ambiente materiale d'abitudine, a tutto ciò che è chiamato vita terrena assume un aspetto tragico, appunto perché l'uomo, privo della conoscenza di cosa sia il corpo eterico, e coagulato egli stesso in una staticità inerte nel proprio corpo denso, non ha creato la continuità di coscienza, tra il piano materiale e lo spirituale. Cristo disse che veramente benedetto sarà il giorno in cui la sfavillante creatura umana, che avrà creato la capacità di vivere nel meraviglioso stato in cui il corpo denso, divenuto radiante, ospiterà lo splendore dei regni superiori, nella malleabile materia ascesa, vivrà sulla terra.

Ma, ora, l'uomo è dualista; sia nel pensiero, che nei poteri ascosi. Tale dualismo fa nascere la piaga crudele chiamata Devachan. Infatti, con il suddetto termine si intende parlare dello stato d'animo illusorio in cui si trovano i disincorporati, dopo la morte. Ma, si intende, anche, descrivere i momenti di luce intermittente che i discepoli non iniziati ottengono, durante la meditazione. L'iniziato possiede la continuità di coscienza. Ed è uno stato indescrivibile a parole: l'unica perifrasi che può mostrarne alquanto le caratteristiche è che la sua coscienza, totale e completa, non ospita alcuna opposizione intrinseca di; prima e dopo, euforia e dolore, bello e brutto. L'"Uno", è la costante visione dell'iniziato. Come egli realizzi l'Uno dipende dal Raggio, dalla potenza e dalla qualità dello stesso iniziato. Ma, in definitiva, è la Potenza che fa capo all'Ordine Solare, personale all'iniziato. È l'Angelo Solare che i Maestri chiamano: il Padre nei Cieli. Questo, è il vero devachan accettato e chiesto dai Maestri, ai propri discepoli. Il rapporto, cioè, ispiratore e costruttore, con il Potere Gerarchico Spirituale.

Tralasciando di parlare di una possibilità di raggiungimento simile, nel piano materiale, possibilità che comporta lo sforzo delle iniziazioni, è un fatto risaputo, e, spesso, dagli stessi Maestri, ripetuto, che, nel devachan tra vita e vita, le anime, pur prive di ogni ostacolo dovuto al peso della materia, a tuttora, solo molto raramente riescono a trovare il tanto auspicato rapporto divino integrale; esse rimangono in una egoica e personalistica estasi, dovuta alla creazione colorata di propri concetti e di propri stati d'animo, che, in simili regioni diafane, acquistano una dimensione e una sottigliezza che non possono essere riferite con termini materiali, e perdono di vista la possibilità di entrare in rapporto con le Potenze Gerarchiche, che li toglierebbero dalla prigionìa dualistica, sia della Materia, che dello Spirito. È nota una lettera dello stesso Maha Chohan, il Quale parla del problema ed afferma che gli Adepti sono occupati a togliere le illusioni, oltre che ai viventi in corpo fisico, alle anime in attesa di incarnazione (Lettere di Maestri di Saggezza - 1881/1888 - tradotte dall'inglese e riunite da C. Jinarajadasa - Edizioni Ruiz - Roma). Lo stesso dice, in alcune Sue leettere, il Maestro Kut Humi.

La breve dissertazione è stata da noi portata per sottolineare che l'argomento esoterico, da noi studiato sino ad ora, oltre che rappresentare un'utilità preziosa per chi è prigioniero nella carne, è necessario agli stessi disincarnati. I Segni dello Zodiaco, i Raggi dei Pianeti, nel loro amplesso ritmico, anche se con forma più rarefatta e più acuta, agiscono fin nei campi-Luce "oltre il velo"

 


- LEZIONE VENTOTTESIMA -

v Astrologia 14.

v "..Attenzione! il vostro segno zodiacale non corrisponde più, quasi certamente, a quello che credevate fosse!..."
Leggetene in questa lezione le ragioni.

v La precessione equinoziale.

v L'esistenza di 14 segni zodiacali, invece di 12.

v Perché l'astrologia indiana segue da sempre, nella stesura dell'oroscopo, la precessione degli equinozi?

v Spiegazione documentata dell'errore in cui cadono oggi gli astrologi occidentali.

v Le date esatte per rintracciare il vostro segno zodiacale giusto.

v Pralaya e manvantara (le grandi fasi del respiro cosmico).

v Cos'è il plenilunio?

v I movimenti e le fasi lunari

 

Oltre che il gradevole compito di stabilire un colloquio sulle nostre stupende verità con lo studente, a noi tocca anche lo sgradevole incarico di correggere degli errori pesanti compiuti dalla generazione passata sull'argomento esoterico, e alimentati anche dalla presente.

L'errore di cui, ora, parleremo è talmente grave e talmente seguito da tutti coloro che praticano l'astrologia, che diviene rivelatore diretto e inconfutabile di quanto, al giorno d'oggi, sia deleterio il dilettantesimo, in una scienza per la quale è necessaria una seria e matura conoscenza. Attualmente, ogni mese solare non corrisponde più al segno astrologico che, in generale, gli astrologi non preparati e il semplice profano unisce ad esso. Poco male, fino a quando chi è succube di questo errore segue l'astrologia sulle rubriche dei quotidiani o di alcune riviste femminili. La sua intelligenza non verrebbe arricchita neppure se quelle rubriche fossero fatte in modo serio. Ma, quando si tratta di persone che, d'abitudine, interpellano astrologi professionali, o, addirittura, di discepoli, che hanno bisogno di inserirsi nelle correnti planetarie e cosmiche e di riconoscere ogni plenilunio mensile, in modo esatto, allora il fatto diviene più drammatico. Costoro, invece di vivificare il proprio corpo eterico, con nuove correnti, con il nuovo messaggio del segno astrologico, con la giusta conoscenza della loro natura, in base alla giusta rivelazione di un astrologo non dilettante, si pongono in contatto con le forme-pensiero, ormai cristallizzate, create dalla generazione passata degli studiosi nel campo, vecchie di duemila anni. Scopo dell'astrologia è, indiscutibilmente, di determinare il puro e semplice trapasso dal piano teorico dello studio delle leggi cosmiche, al riconoscimento immediato e diretto di tali forze, da parte dello studioso, latenti in lui e attorno a lui. Il discepolo dovrà studiare le Leggi dell'astrologia, dei Raggi e delle correnti eteriche planetarie; dovrà raggiungere una profonda conoscenza tecnica e teorica sulle loro ragioni di essere, sulle loro origini prime, sul movimento astronomico, stellare, sulla fisica dei corpi celesti, sulla teoria delle particelle; e, in costante contatto con il proprio Maestro di Raggio (anche se, da lui, per lo più non è percepito e riconosciuto), gradualmente, giungerà a possedere una qualità nuova: saprà riconoscere, tramite un sesto senso acutizzato e raffinato, le medesime forze che studiava, indirettamente, sui libri, in modo diretto, ovunque, nell'ambito intra ed extra-planetario.

Non v'è ragione che egli ritenga di non poter arrivare alla vittoria sull'oscurantismo sensitivo che, attualmente, lo circonda, perché molti discepoli, con la pratica delle meditazioni e delle ricerche durante i pleniluni, hanno raggiunto il dominio di determinate forze, da loro mai sospettato, ed hanno arricchito, con le loro qualità novelle, il Gruppo Cristico dell'attuale umanità.

Questa, la ragione per cui riteniamo essenziale riproporre l'introduzione ad ogni tema astrologico che il Centro Studi Kriya propone.

 

-    ASTROLOGIA 14 -

-   

Attenzione! il vostro segno zodiacale non corrisponde più, quasi certamente, a quello che credevate fosse il vostro. Leggetene, qui di seguito, le ragioni.

 

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La cosa più vera che si puòdire dell'universo è che nulla, in esso, rimane fermo. La nostra epoca, in particolare, è un'epoca di flusso, di costanti cambiamenti. Come dobbiamo affrontare questa sfida? Èda stupidi fare lo struzzo, cercando di ignorare che il mondo sta cambiando. Anche l'Astrologia deve cambiare, se si vuole che persone intelligenti continuino a credere nelle sue leggi.

Molte istituzioni del passato sono cambiate con i tempi, e saggiamente, perché una legge fondamentale della natura vuole che quello che non continua a crescere ed a svilupparsi, si atrofizza e muore.

Gli astrologi, oggi, lavorano ancora utilizzando gli stessi strumenti dei loro colleghi assiro-babilonesi.

Perché, questo? Non vi sono stati, forse, dei cambiamenti nei cieli, negli ultimi 20 secoli?

Ai tempi di Cristo e dei Cesari, il primo giorno della primavera si trovava in Ariete. Cioè, l'equinozio primaverile, il primo giorno di primavera, cadeva quando il sole entrava nella costellazione dell'Ariete.

Oggi non è piùcosi. L'inizio della primavera è, ora, nei Pesci; un intero segno più avanti. Le stelle, anche se, una volta, erano conosciute come stelle "fisse", non stanno ferme. Un movimento lento, ma costante, conosciuto come "PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI", ha cambiato l'aspetto dei cieli "eterni". Conseguentemente, ormai, nel primo giorno della primavera, il Sole entra nella costellazione dei Pesci, non più in quella dell'Ariete. Perciò, se siete nati in quel tale periodo, sarà più che naturale indicare che il vostro segno zodiacale siano i Pesci.

Eppure, gli astrologi continuano a sostenere che siete nati nell'Ariete!

Perché essi devono continuare ad insistere con le vecchie date?

Il vostro carattere (e le vostre tendenze) sono fissate al momento della vostra nascita. E dipendono, non solo dalle posizioni del Sole, della Luna e dei pianeti, ma, anche, dal vostro segno solare: la costellazione in cui si trova il Sole, al momento della vostra nascita.

L'astrologia moderna è arretrata di circa 2.000 anni; vuol dire che gli astrologi, coscientemente o no, prendono in giro i loro clienti (e, forse, anche sé stessi); vuol dire che tutti i dati astrologici, oggi in uso, sono grossolanamente sbagliati! Queste affermazioni sono pesanti, ma l'Associazione Kriya intende dimostrarle.

Prima di farlo, tuttavia, ricordiamo che l'Astrologia indiana (patria delle Verità Esoteriche) segue, nella sua millenaria stesura dell'Oroscopo, e da sempre, quella Precessione degli Equinozi che noi stiamo evidenziando.

Jung, il noto discepolo dello psichiatra Freud, in un saggio sul "sincronismo", dichiara:

"..la qualificazione delle Case, di grande importanza nell'oroscopo, crea una complicazione, dal momento che lo Zodiaco astrologico, anche se in accordo con il calendario, non coincide con le costellazione stesse. Queste si sono spostate circa di un "mese platonico", a causa della precessione degli equinozi, da quando il punto della primavera era in zero gradi dell'Ariete, quasi all'inizio della nostra era. Perciò, chi è nato, secondo il calendario, nell'Ariete, in realtà è nato nei Pesci. La sua nascita è avvenuta nel momento chiamato Ariete 2.000 anni fa.."

Possibile che gli astrologi non si siano accorti dei cambiamenti sorti nelle costellazioni, negli ultimi 2.000 anni? Ne dubitiamo, perché gli astrologi - qualunque cosa si possa dire di loro - non sostengono di essere pratici in magia. Sostengono, invece, che l'astrologia è un'espressione delle leggi naturali dell'universo e che la loro scienza è esatta, quanto la sua primogenita, l'astronomia. Come gli astronomi, anche gli astrologi usano effemeridi per calcolare le posizioni esatte dei corpi celesti, al momento della nascita, al fine di compilare una carta natale.

E, nell'Enciclopedia Larousse, in riferimento allo spostamento delle costellazioni zodiacali, è scritto:

"..questa nomenclatura è durata per secoli, ma adesso è superata, in quanto i segni non corrispondono più alle costellazioni zodiacali, da cui hanno preso il nome. Questo perché, per secoli, la precessione degli equinozi ha retrocesso l'equinozio primaverile di 50,26" all'anno; dal momento che lo zodiaco comincia, ancora, dall'equinozio primaverile e che questo punto si è spostato, rispetto alle stelle, le divisioni arbitrarie dello Zodiaco sono scivolate, rispetto alle costellazioni, con cui non coincidono più. Perciò, anche se il sole entra nel segno dell'Ariete, durante l'equinozio primaverile, in realtà si trova nella costellazione dei Pesci, che era l'ultima del ciclo. Quindi, pur se gli almanacchi sostengono che l'equinozio primaverile è nell'Ariete, il solstizio estivo nel Cancro, l'equinozio autunnale nella Bilancia ed il solstizio d'inverno nel Capricorno, va ricordato che questi sono solo i nomi dei segni, da non confondersi con le costellazioni omonime.."

Dal momento che le stelle che costituiscono le costellazioni zodiacali si sono spostate di un segno dalle posizioni tradizionali la soluzione del problema sembrerebbe abbastanza semplice. Basterebbe spostare i Pesci dal loro 12° posto nello zodiaco, al posto occupato dall'Ariete; l'Ariete sarebbe al 2° segno, il Toro al 3°, ecc., sino all'Aquario, che prenderebbe il posto prima occupato dai Pesci.

Ma, le cose sono più complesse. Non vi sono solo i 12 segni tradizionali ad occupare la fascia dello Zodiaco: ve ne sono 14. La Costellazione della Balena spunta tra l'Ariete ed il Toro; ed il Serpentario si inserisce tra lo Scorpione ed il Sagittario. Possiamo, semplicisticamente, trascurare questi nuovi segni (di fatto non sono più nuovi delle altre costellazioni; sono stati, in effetti, ignorati, come il cambiamento delle date, dalla astrologia "tradizionale")?

Astrologia 14, quindi. Il numero rappresenta le costellazioni che sono, in realtà, nella fascia dello Zodiaco. Significa che, adesso, ci sono 14 case, invece delle solite 12 (ciò non sarà una sorpresa per gli studiosi di storia dell'Astrologia che sanno come, una volta, essa contasse solo 10 case, prima dell'entrata in vigore del sistema attuale).

Ed ecco le conseguenze di questi cambiamenti; ossia, a seconda delle date che indichiamo, il vostro segno esatto:

 

ARIETE:

16/4-11/5

BALENA:

12/5-6/6

TORO:

7/6-2/7

GEMELLI:

3/7-28/7

CANCRO:

29/7-23/8

LEONE:

24/8-18/9

VERGINE:

19/9-14/10

BILANCIA:

15/10-9/11

SCORPIONE:

10/11-5/12

SERPENTARIO:

6/12-31/12

SAGITTARIO:

1/1-26/1

CAPRICORNO:

27/1-21/2

AQUARIO:

22/2-20/3

PESCI:

21/3-15/4

 

Questo elenco dei segni zodiacali è il disegno della giusta carta oroscopica, che comprende i segni solari della Balena e del Serpentario, oltre alla 13a. e 14a. Casa.

 

Osservate le date: un segno non abbraccia più 30 gradi dello zodiaco, come nel vecchio sistema; abbraccia, ora, un angolo poco inferiore ai 26 gradi e le date sono state spostate di conseguenza.

Ma, i segni solari non sono cambiati per tutti. Ad esempio, chi è nato il 20 novembre era Scorpione. Dal momento che Astrologia 14 assegna meno gradi a ciascun simbolo, costui/ei resta uno Scorpione, nonostante il cambiamento di costellazione; e, così, tutti i nati tra il 10 novembre ed il 5 dicembre.

 

Per maggiori informazioni su quanto sin qui esposto, leggete il volume "Astrologia 14",
di Steven Schmidt, Arcana Editrice.

 

La spiegazione dei pleniluni non sarebbe completa se non sottolineassimo il fatto che essi hanno come sfondo l'evoluzione di una combaciante ondata spirituale, che è l'evoluzione del nostro Logos Solare. Come ogni mese, per quanto concerne gli influssi lunari, è diviso in due parti, quella positiva, che va dal novilunio al plenilunio, e quella negativa, che va dal plenilunio al novilunio, così l'anno solare è anch'esso diviso in due parti: il periodo che va dal solstizio d'inverno a quello d'estate, ed è il momento prolungato dell'alta marea favorevole, ed il periodo che, dal solstizio d'estate ritorna al solstizio d'inverno, ed è il momento in cui i semi, prodotti dai primi sei mesi, fruttificano e germogliano. Possiamo, in linee generali, quindi, affermare che l'anno, tale dal nostro punto di vista, è, invece, dal punto di vista del Logos Solare, un Suo mese. Ogni movimento di gruppo, ogni attività intesa a proiettarsi, in piena misura, in un arco di valori mondiali, è legge che la Gerarchia li intraprenda all'inizio del solstizio d'inverno. Gesù nacque, appunto, all'inizio di un solstizio d'inverno; Egli, che era il Messaggero di un compito prettamente solare.

Ci siamo prefissi, con il nostro Corso di lezioni, di essere sintetici e di offrire al lettore soltanto la linea indicativa delle leggi teoriche e pratiche dell'esoterismo universale. Speriamo, quindi, che egli tragga spunto da quanto brevemente tracciamo e coordiniamo, e vada ad arricchire la propria cultura sulla didattica che esiste, in commercio. Quando si tratterà, per lui, di cominciare delle attività di interesse a largo raggio, di servizio al mondo, agirà nel periodo che va dal solstizio vernale a quello estivo (manvantara); mentre, nei successivi sei mesi, baderà a far maturare nel silenzio del "pralaya" ciò che avrà creato in precedenza. Tenuto, poi, conto del proprio Segno astrologico (badando a quanto abbiamo scritto, in proposito alla precessione ed ai quattordici segni) saprà che, nella marea del plenilunio mensile corrispondente a tal Segno zodiacale, la propria natura, per quanto riguarda la sua vita individuale, collaborerà ad inserirlo in una zona magnetica favorevole più di tutte le altre quattordici.

I primi sei mesi dell'anno, e che possiamo considerare il plenilunio solare, sono favorevoli alle attività che hanno natura mondiale; il periodo mensile che va dal novilunio al plenilunio ha un carattere di natura personale e riguarda strettamente l'individuo, inserito nel gruppo. Con ciò, non vogliamo dire che il plenilunio debba essere utilizzato a scopo egocentrico e individualistico. Come afferma il Maestro Tibetano, anche se il concetto può, a prima vista, sembrare distante da quanto diciamo: "L'Iniziazione è un fatto strettamente personale, a carattere universale". Così, il plenilunio è il puntello su cui poggerà la mano del discepolo, per fare sprigionare le energie che saranno utili all'intero gruppo umano.

Solitamente, i calendari portano segnate le fasi lunari. Noi, consigliamo, però, di munirsi di una buona effemeride (che è molto facile rintracciare nelle librerie), per essere sicuri di possedere tutte le fasi lunari dell'anno, senza alcun errore.

Cos'è il plenilunio, dal punto di vista tecnico?

La luna, satellite della terra, le gira attorno a circa 384 mila chilometri e presenta un diametro circolare ampio oltre mezzo grado, che corrisponde a 3.480 chilometri, cioè a poco più di un quarto (0,27) del diametro terrestre. Si chiamano fasi della luna i diversi aspetti sotto i quali la luna ci appare, e che dipendono dalle posizioni relative del sole e della luna, rispetto alla terra. Il tempo impiegato dalla luna a compiere un giro completo intorno alla terra si chiama rivoluzione siderea ed equivale a poco più di ventisette giorni solari medi. Inoltre, specialmente per effetto dell'attrazione solare, l'ellisse del nostro pianeta si sposta e deforma continuamente, per cui i suoi punti non giacciono in uno stesso piano. Si ha il novilunio, quando luna e sole sono in congiunzione eclittica: hanno, cioè, la stessa longitudine eclittica. La luna è, allora, invisibile perché rivolge alla terra l'emisfero non illuminato. Il movimento della luna continua attorno alla terra, poiché essa ha un movimento proprio giornaliero, nel senso diretto, di circa 13°, mentre il sole lo ha di circa 1°. Essa si sposta, passando ad est del sole, di circa 12° ogni giorno, e due o tre giorni dopo il novilunio, appare verso il tramonto del sole, sotto forma di falce sottilissima, o di una "D". Si dice che essa sia bugiarda, perché, ora che sta crescendo, scrive sui cieli un "Decresco". Mentre, quando la falce è contraria alla posizione attuale, ed essa inizia a scomparire, dipinge una "C" sui cieli; cioè dice: "Cresco". Ma torniamo a noi. Mano a mano che la luna si allontana dal sole, la fase luminosa aumenta. Essa è osservabile, sempre a occidente, dopo il tramonto del sole, ma presenta, di continuo, altezze maggiori sull'orizzonte. Circa una settimana dopo il novilunio si ha il primo quarto. Nei giorni successivi, la fase luminosa aumenta, e, dopo circa due settimane dal novilunio, si ha il plenilunio. La luna non è più tra la terra e il sole; ma è la terra che si trova tra la luna e il sole. La faccia illuminata del satellite è ora chiaramente visibile da noi, non più celata verso il sole. Dopo il plenilunio, la luna continua a spostarsi, ancora nel senso diretto, e la fase luminosa va gradatamente diminuendo, sino a scomparire: la luna si dice decrescente o calante. Dopo circa tre settimane dal novilunio si ha l'ultimo quarto: la luna si presenta come un semicerchio che rivolge la sua convessità (gobba) a levante. Il processo la farà infine scomparire. Dall'ora esatta del plenilunio, inizia la cosiddetta "luna nera"; o il flusso di forze negative, ma che l'occultista chiama: di maturazione. Dall'ora esatta del novilunio inizia il periodo dell'alta marea, o il crescere dei momenti favorevoli. Ma, il periodo negativo non comincia subito. Il vero e più fruttifero momento del plenilunio, è quello che va da due giorni prima del plenilunio, abbraccia il giorno centrale in cui avviene, e prosegue nei due giorni dopo. Sono questi i cinque giorni magici che il discepolo può sfruttare al massimo, preparandosi ad essi dal momento in cui termina il novilunio; cioè, una quindicina di giorni prima del plenilunio (i giorni in questione, si intende, variano da mese a mese). Durante questi cinque giorni, la Gerarchia pone in movimento uno specifico ritmo di energie Cosmiche, Solari e Planetarie, delle quali inonda l'umanità, invitandola a salire verso l'alto. Lo studente tenga presente che la meditazione occulta, o creativa, dovrà essere fatta nei quindici giorni che vanno dal novilunio al plenilunio; mentre, il periodo che va dal plenilunio al novilunio dovrà essere adoperato per trasmutare in qualità d'animo, i frutti della precedente meditazione.

È durante il periodo fruttuoso del mese che le prove psichiche e le realtà sublimali avranno i migliori vantaggi per imporsi al senso critico della sua razionalità inferiore.

Noi auguriamo al lettore che egli rintracci il segreto meccanismo del plenilunio, sino a quando, aiutato da tali binari, non ne avrà più necessità, ma li adopererà soltanto a volontà e decisione libera.

 

I MOVIMENTI E LE FASI DELLA LUNA

La Luna compie tre movimenti: di rotazione attorno al proprio asse; di rivoluzione, intorno alla Terra; di traslazione, con la Terra, intorno al Sole. La durata della rotazione coincide con quella di rivoluzione, per cui la Luna mostra a noi sempre lo stesso emisfero. La parte dell'emisfero illuminato che possiamo vedere a una certa ora dipende dalla posizione della Luna nella sua orbita. Nell'emisfero boreale (nord) l'osservatore vede la Luna crescere da destra a sinistra. Nell'emisfero australe (sud) cresce da sinistra a destra. Il ciclo completo avviene in 29 giorni, 12 ore e 44 minuti.


- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte prima)

v Caratteristiche dei 14 pleniluni annuali e caratteristiche dei 14 segni zodiacali.

v Plenilunio dell'Ariete.

v Plenilunio della Balena (Cetus).

v Plenilunio del Toro (Wesak: appendice al plenilunio del Toro).

v Il voto del Buddha: quello di essere presente, ogni anno, in quest'ultimo plenilunio, nella vallata dell'Himalaya, ove la festa del Wesak ha luogo

 

Diamo delle linee indicatrici alle qualità dei quattordici pleniluni, senza soffermarci a spiegare più ampiamente la loro natura e i dettagli. Desideriamo che lo studente basi il proprio intuito su dei brevi, ma essenziali formulari; che amplierà, in seguito, con la propria pratica.

Sottolineiamo, inoltre, che le date che leggerete sotto ogni specifico plenilunio riguardano il periodo degli influssi zodiacali di quel segno, e non i cicli lunari che vi si svolgono. Per potere conoscere questi ultimi vi sarà sufficiente munirvi di un semplice calendario ove siano indicate le fasi della luna.

 

Plenilunio dell'Ariete

(dal 16 aprile all'11 maggio)

 

È il plenilunio dei Raggi dispari, dell'organizzazione, della nascita. È il plenilunio della ricerca intellettuale, nel piano mentale concreto. In questo periodo, molta potenza generatrice è latente nell'atmosfera. Il Segno in questione ha affinità con l'elemento fuoco, o, con il primo dei quattro Eteri Cosmici; il campo astratto e delle conquiste universali incombe. Il fuoco dilaga, vuole affermarsi, non desidera opposizioni, critiche. La luna dona energie per imprese eccezionali; ma, abbisogna, da parte del discepolo, di una conoscenza del dettaglio, di un'acqua moderatrice, che freni il ruggito e l'impetuosità del Segno dell'Ariete. Attenzione alla sovraeccitazione mentale, alle delusioni dovute alla mancanza di coerenza tra l'ideale suggerito dal Segno Astrologico e la minuta realtà delle cose che inquadrano la vita quotidiana. L'Ariete è il Segno delle grandi conquiste solari, è il Segno del vero paladino della Tavola Rotonda, è il Segno del Primo, del Terzo, del Quinto e del Settimo Raggio, che tutti sintetizza nell'affermazione della Divinità Una. Ecco le ispirazioni e le possibilità del plenilunio attuale; Marte, pianeta non sacro del Sesto Raggio, dà anche una devozione potente agli ideali. Ma, stia attento il discepolo a saper adoperare gli influssi che percepisce; se egli diventa schiavo della loro potenza, invece di giocare la parte meravigliosa di cavaliere della Tavola Rotonda, correrà il rischio di divenire, agli occhi della gente, un qualunque Don Chisciotte. Invece di un combattente che possiede l'oculata visione generale di un capitano, e dei piani di battaglia, potrebbe divenire un irascibile soldato, facinoroso e violento. La volontà creatrice e indomita ci è donata dalla luna; ma, dietro allo sprazzo di tanta energia divina, il vero messaggio dell'Ariete è: la ragion pura, elemento indefettibile ad ogni volontà. Cerchi il discepolo di rintracciare il messaggio.

Il centro che deve essere adoperato, fruttuosamente, durante le meditazioni di questo mese, sia quello della testa; che batte in accordo con quello tra gli occhi, quello della gola e quello sacrale. (Primo Raggio: brahmarandra; Quinto Raggio: ajna; Terzo Raggio: chakra della gola; Settimo Raggio: chakra sacrale).

Si raccomanda di usare soltanto il chakra della testa, che, comunque, dovrebbe essere vivificato e utilizzato in modo costante, in ogni attività peculiare dello studente. Vulcano è il pianeta (occulto) del mese.

Questo plenilunio è misteriosamente collegato al mondo minerale che, come si sa, è frutto della collaborazione del Signore del Primo Raggio e del Signore del Settimo Raggio.

La dolce e forte influenza del Manu Vaivasvata è particolarmente latente, durante il plenilunio dell'Ariete.

Il Chohan (Iniziato di 6° grado) Morya è il Maestro del Primo Raggio.

 

Plenilunio della Balena (Cetus)

(dal 12 maggio al 6 giugno)

 

(Per forza di cose si hanno poche statistiche sul plenilunio della Balena. Quindi, di seguito, diamo solo una traccia di questo segno "solare).

Il terzo segno dello zodiaco è Cetus: la Balena. Questo segno non è compreso nel tradizionale sistema astrologico, ma la sua coda appare chiaramente fra l'Ariete ed il Toro.

Cosa sappiamo di Cetus? Nell'Enciclopedia Britannica Cetus è: "..una costellazione dell'emisfero meridionale e, secondo le leggende greche, era il mostro mandato da Nettuno a divorare Andromeda, che fu ucciso da Perseo..". La Universal World Reference Encyclopedia sostiene che "..era una delle 48 costellazioni originali di Tolomeo.."; fatto che ne attesta la antichità. L'esistenza di Cetus non ci deve sorprendere: è sempre stata lì; è "nuova" solo per gli astrologi che, fino adesso, l'hanno trascurata.

Cetus è il segno solare dei nati fra il 12 maggio ed il 6 giugno.

Prendiamo in esame l'elenco delle persone nate sotto Cetus per vedere quali ne siano le caratteristiche.

Questo non è il segno dei politici. Solo un presidente americano è nato sotto questo segno: John F.Kennedy (29 maggio).

È un presidente ricordato, però, non solo per la sua tragica fine, ma per l'atmosfera di cultura e di arte che ha portato alla Casa Bianca. Rammentiamo tutti il poeta Robert Frost alle cerimonie di inaugurazione, e molti grandi artisti, come il violoncellista Pablo Casals vennero alla Casa Bianca durante il periodo kennediano.

Effettivamente, Cetus sembra essere un ottimo segno per gli artisti; in particolare, per gli attori. Molti dei nati sotto di esso hanno raggiunto una fama notevole. Lawrence Olivier (22 maggio), Arthur Conan Doyle (22 maggio) e Margot Fonteyn (18 maggio) hanno ricevuto l'onoreficenza di cavaliere; e Bertrand Russel (18 maggio), il grande filosofo e matematico, l'avrebbe senz'altro ottenuta se fosse stato meno impegnato politicamente (cioè, fastidioso per l'establishment); John Masefield (1°giugno) è stato, per molti anni, Poeta Laureato d'Inghilterra. Morris Evans ebbe grande successo nella carriera; molti ex combattenti ricorderanno la sua interpretazione (militare) di Amleto. Anche Bob Hope (29 maggio) ha ricevuto i sentiti ringraziamenti di più di un presidente per i suoi splendidi spettacoli per le truppe americane all'estero.

I figli di Cetus sembrano, spesso, non avere sicurezza in sé stessi (ma, osservate gli altri aspetti dell'oroscopo!); molti hanno un grande fascino, anche se sono impulsivi. Se date loro qualche consiglio vi ascolteranno educatamente e, in genere, senza dissentire; ma, continueranno a fare quello che facevano prima..

In genere, i figli di Cetus sono un poco narcisisti e molto consci del proprio fascino e del loro effetto sugli altri; inoltre, non sembrano influenzati dall'ambiente. A differenza dello Scorpione, Cetus riesce a funzionare con efficenza, nonostante il rumore, la confusione e la mancanza di tempo. In questa maniera, mantiene un certo distacco, non entrando troppo a contatto con gli altri ed i loro problemi. D'altro canto, sono nel loro elemento, se circondati da gente interessante ed amano trovarsi al centro dell'attenzione.

Cetus è un segno nuovo per l'astrologia e ci vorrà molto lavoro per stabilire la sua vera importanza nella gerarchia dello Zodiaco.

Perciò, le conclusioni alle quali siamo arrivati qui sono solo sperimentali.

Riassumendo, i figli di Cetus hanno una tendenza naturale per le arti e la cultura (specie, per il teatro ed il cinema) e non sembrano esservi limiti ai risultati cui possono giungere, una volta intrapresa una di queste carriere; la politica, invece, non sembra essere il loro campo.

I nati sotto Cetus hanno ottimi rapporti con i nati entro i dieci giorni che precedono, o seguono, la loro data, e con quasi tutti i nati sotto i Pesci, i Gemelli, la Vergine, il Sagittario e l'Aquario

Non vanno d'accordo con il Cancro, il Leone, lo Scorpione ed il Capricorno.

 

Plenilunio del Toro (Wesak)

(dal 7 giugno al 2 luglio)

 

Come il precedente plenilunio è servito a vivificare la sfera mentale del discepolo, frammento dell'Elemento Cosmico FUOCO, così, l'attuale plenilunio serve a spiritualizzare la sfera del suo organismo eterico-denso, frammento dell'Elemento Cosmico terra. Il Toro è un segno di terra. E, dalle alte lande celesti, la Costellazione invia un profumo radiante ed inflessibile sul pianeta che, inserendosi nell'uomo, ha, per scopo, di fargli comprendere la suggestiva melodia che scaturisce dal Cristo incarnato; infatti, Dio sarebbe ben debole e minuscolo se fosse schiavo del suo cielo. Gli è necessario unificarsi alla natura materiale, per integrarla alla divina. È un messaggio, quello del Toro, che tutti i discepoli dovrebbero comprendere. Stia bene attento, il praticante, alle energie del presente mese. Se la sua saggezza non è ferma ed equilibrata, invece di alimentare la natura divina del suo corpo eterico-denso si accentueranno i difetti prettamente di desiderio. Invece di un'arca di fermo potere, dalla quadrata penetrazione della massa materiale, dal dominio sublime della roccia realistica, (qualità che il Segno del Toro offre), nascerà il disincanto di un'anima ottusa, amante dei piaceri erotici, ostinata e testarda, per puro rantolo involutivo, pigra e simile alle bestie omonime che trascinano i carri dei contadini nelle campagne. La materia dell'ambiente quotidiano, durante l'attuale plenilunio, gli è più cedevole che negli altri mesi; stia, però, attento, il discepolo, a non impaniarsi in tale argilla. Il messaggio del plenilunio è il seguente: si riconosca che ogni frammento del piano solido ha una controparte eterica e, quindi, si applichi l'arte di girare le chiavi occulte negli eteri-densi, sì da pervenire a rintracciare le Infinite Ali dei Piani Eterico-Cosmici, di cui i primi sono un semplice risvolto. Venere è il pianeta che canta le melodie del Toro, durante il presente plenilunio. Venere è il pianeta del Quinto Raggio, che si inserisce nell'uomo, direttamente nel suo chakra eterico, chiamato ajna, posto tra le sopracciglia. Una delle fatiche di Ercole fu la cattura del Toro, che simboleggiò il corretto uso della forza creativa. Ercole trascinò, fin dentro la città dei Ciclopi, l'animale. I Ciclopi, come ben si sa, erano giganti con un occhio solo, nel mezzo della fronte. H.P.Blavatsky afferma che i giganti esistettero realmente, al tempo della Lemuria, e la loro natura era eterica-densa: l'occhio in mezzo alla fronte si riferisce al centro ajna, che tali creature avevano sviluppato. In contatto con essi, Ercole acquista gli attributi della visione spirituale.

Ecco, quindi, simbolizzata la fatica del nostro plenilunio mensile. Il discepolo si occupi, durante il mese, a trasumanare, con criterio, la sua natura inferiore. La meditazione venga fatta portando le energie inferiori al centro del capo e, da lì, ad enuclearsi nel centro posto tra gli occhi. Si ricordi, il praticante, che il centro ajna è congiunto direttamente a Venere e che ha una grande importanza, il pianeta, in tutti i processi iniziatici che si svolgono sulla terra.

Il plenilunio può dare determinate intuizioni, che faranno capire al discepolo il rapporto che intercorre tra la creazione fisica e la spirituale.

Maestro del Quinto Raggio è il Maestro Hilarion, che fu Paolo di Tarso.

 

Appendice al plenilunio del Toro

 

Esistono tre pleniluni fondamentali in tutto l'anno: quello del Toro, altrimenti detto del Wesak; quello dei Gemelli, altrimenti detto di Asala, e quello del Leone. Sono tre momenti in cui le potenze che agiscono vengono rafforzate in modo peculiare dalla volontà del nostro Logos Planetario, che si avvale, in tale attività, della collaborazione attiva di tutti i maggiori componenti la Gerarchia. I pleniluni del Toro e dei Gemelli sono di natura peculiare, perché diverranno, durante l'Epoca dell'Aquario, le due Cerimonie magiche ufficiali più importanti di tutto l'anno.

Parliamo brevemente del plenilunio del Toro. Chi leggerà il fatto per la prima volta, sarà, forse, portato a credere che si tratti di una leggenda. Noi cogliamo l'occasione per ribadire, fortemente, che, invece, il fenomeno che descriveremo è uno tra i più veri e poderosi che la terra abbia mai avuto occasione di osservare. Si tratta soltanto di essere divenuti padroni del concetto che il tanto nominato "cielo" non è una ipotetica assemblea di angeli e di santi, immersi nella luminosa e arida atmosfera di un divino far nulla; ma, invece, la coordinata fusione di una Architettura di Poteri Celesti, costantemente occupati a sviluppare il seme della manifestazione planetaria, tramite dei metodi qualificati ed iniziatici, facenti capo al ritmo del Settimo Raggio: il Raggio del cerimoniale. Lì, ove esiste una cerimonia di gruppo a carattere iniziatico ed universale, v'è l'impronta della decisione e della partecipazione del nostro Logos, il quale si avvale del sacerdozio dei più alti membri dell'umanità, per fare in modo che l'umanità, anche se inconsapevole, si trovi permeata della aurea luce della Sua Immanenza.

Quando Buddha morì, fece un voto: di non lasciare il mondo privo degli incalcolabili benefici che il Suo potere di Iniziato di ottavo grado gli permetteva di dargli. Egli depose la spoglia fisica, quella astrale e quella mentale, durante un plenilunio del Toro di duemila e seicento anni fa, circa.

Decise, allora, che, in tale ricorrenza mensile, ogni anno Egli si sarebbe offerto all'umanità e l'avrebbe collegata alle Energie Cosmiche che aveva raggiunto, fino a quando il Suo posto non fosse stato preso da Cristo. Nel plenilunio menzionato, tutti i discepoli consapevoli del fatto si riuniscono alla Gerarchia e la Gerarchia a Shamballa, sia con meditazioni, sia con mantrams, sia, per chi ne è capace, con l'abbandonare, momentaneamente, la spoglia fisica e raggiungere una vallata dell'Himalaya, ove la festa del Wesak ha luogo, sul piano fisico. Migliaia sono i pellegrini che raggiungono, durante il plenilunio, quel luogo. Anche i Tre Signori di Raggio, gli Adepti, e gli Iniziati (il più delle volte invisibili) sono presenti. Quattro minuti prima dell'ora esatta del plenilunio, la figura del Buddha appare nel cielo, ben visibile alla vista chiaroveggente, nella Sua nota posizione benedicente, e resta, Loto Fiammeggiante nei cieli, fino a quattro minuti dopo l'acme del plenilunio. Le potenze inimmaginabili che Egli fa defluire sulla terra, in tale corto periodo, sono raccolte dal Cristo, e, durante tutto l'anno, Egli le fa defluire, a seconda delle necessità e delle richieste, sull'intero globo.

Questo, è uno dei quattro pleniluni in cui vengono iniziati i più meritevoli figli degli uomini; è l'unico dei pleniluni in cui il discepolo, fino a quanto non ha raggiunto il costante contatto con il suo Maestro, aspetta di poter ottenere un colloquio trascendentale con il Medesimo.

 


- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte seconda)

v Plenilunio dei Gemelli (Asala; appendice al plenilunio dei Gemelli).

v Il voto di Cristo, simile a quello del Buddha.

v Plenilunio del Cancro.

v Plenilunio del Leone.

v Plenilunio della della Vergine

 

Plenilunio dei Gemelli (Asala)

(dal 3 luglio al 28 luglio)

 

Plenilunio che ha un'importanza fondamentale e lo rende molto prezioso per chi sappia riconoscere il mistero delle forze che porta alla terra. Precedentemente, nella lezione sulla telepatia, abbiamo parlato delle fonti di Impressioni Superiori che guidano i Maestri nell'effettuazione del Piano Divino. Abbiamo detto che Shamballa, tra le altre, si avvale del frutto di collaborazione che intercorre tra Mercurio, Venere e la Terra. Questo triangolo di forze è una delle fonti di impressione divina e di intuizioni che guidano gli stessi Signori del Mondo. Mercurio è il pianeta che conduce, durante il mese, le energie del segno dei Gemelli, sino alla terra. Diverrebbe un benemerito colui che riuscisse ad aumentare il novero dei discepoli che sanno riconoscere le onde suggestive che Mercurio ci invia, ora. Accenniamo, in breve, al fatto che, come un Iniziato di quarto grado ha, tra gli altri compiti, di riconoscere l'effetto, in lui e attorno a lui, del pianeta Venere, che provoca e fa nascere (in consonanza al suo opposto: la Terra), ogni dualismo che conosciamo (e, ciò, l'Iniziato lo fa con metodi e pratiche esoteriche che gli sono propri e che verranno rivelati, più in là, al neofita), così il Maestro, o, l'Iniziato di quinto grado, ha, per scopo, di comprendere i significati, l'attualità, e gli effetti che l'azione del pianeta Mercurio determina, inserendosi nel dualismo Terra-Venere, e formando il triangolo di potere di cui abbiamo parlato.

Il Plenilunio dei Gemelli ha, quale elemento occulto, l'aria. Tale elemento, da non confondersi con l'aria atmosferica che tutti conosciamo, è il vasto campo cosmico che si spalanca agli occhi stupiti del discepolo, una volta che il medesimo si è spogliato del proprio corpo causale. Di tale aria occulta è composto il Piano Buddico, e, quindi, il quarto dei corpi di ognuno di noi: il corpo delle intuizioni. Difatti, sia Mercurio, che il segno astrologico dei Gemelli sono i simboli della ragion pura, o, dell'intelletto che si è trasformato in intuizione. Lo studente dovrebbe cercare di sintonizzarsi con il pianeta Mercurio, durante il plenilunio e col Segno dei Gemelli, afferrando le intuizioni che gli baleneranno nell'ambito della sua sfera spirituale. Ma, si ricordi, anche, dell'ammonimento che le due figure che simboleggiano il segno in questione - i gemelli Castore e Polluce - danno all'umanità, con il significato della loro leggenda. Polluce e Castore rappresentano, uno, la personalità mortale, nei suoi aspetti esteriori; l'altro, l'anima immortale, nella sua natura divina. Il mito greco narra che, quando Polluce morì, Castore desiderava seguirlo; ma, non potè, perché era immortale; si rivolse, allora, supplichevole, agli Dei, che, apprezzando il suo grande amore, gli permisero di passare, alternativamente, un giorno, con sua natura, nei Cieli, e un giorno con suo fratello, nell'Ade. Grande insegnamento, e che dovremmo capire. Il dualismo che dilania il discepolo, lungo il Sentiero, è interamente espresso in questa parabola. Cos'è che lo incanta, continuamente, mentre si trova impaniato nella incarnazione? Da dove proviene la musica di un territorio ignoto, che ipnotizza i suoi movimenti quotidiani, mentre agisce nella materia? È l'Anima, la sua controparte divina, desiderosa di averlo con sè. Noi esoterici sappiamo che il richiamo non è un sogno, o, una immaginazione. Ma, un fatto ben concreto e realistico, da non sottovalutare. E l'anelito a scavalcare la linea che lo divide dalla propria radice divina, e i balzi che l'uomo inferiore compie verso la Città d'Oro, ove abita il suo Sè Superiore, provocano, spesso, crudeli ricadute; egli deve, allora, unificare, con criterio e con saggezza, le due nature in una. Mercurio viene in aiuto e si pone a perno della bilancia, creando il triangolo adatto ad un equilibrio fondamentale. Non sottovaluti, il lettore, l'aiuto dei pianeti! Non si creda troppo superiore a quelle che potrebbe chiamare leggende! Torni, egli, al ricordo ed alla venerazione antica degli Dei Planetari, gli unici a cui credono i Maestri di Saggezza. Colga l'occasione che tale plenilunio gli offre. Ricerchi, in sè, il suggerimento di Mercurio:, l'equilibrio, l'intelletto che non cessa di essere tale, pur tramutandosi in intuizione. Non rinunci, egli, inorridito, alla sua natura inferiore, massacrandola con cilici e brutalità. Sappia che la personalità è necessaria all'anima, come l'anima è necessaria alla personalità. La personalità deve divenire eterna, come eterna è l'anima. E l'anima dovrà divenire tangibile e concreta, come tangibile e concreta è la personalità. Si ricordi, il praticante, che, durante il mese, l'ossigeno eccitante dell'elemento occulto "aria", può renderlo ciarliero, "gasato", instabile e presuntuoso. La parola di Mercurio, invece di essere un unguento, che cura e amorevolmente corregge, invece di essere il Logos che, per antonomasia, crea, può divenire nociva, può ferire, può allontanare molti dalla strada maestra, può distruggere. La luce del Sole non sarà da lui raggiunta; ma, la luce, invece, pallida e lunare. L'arte e il messaggio del bello sono ciò che ha da offrire il Quarto Raggio, il Raggio di Mercurio. Ricerchi l'arte, il discepolo, durante il plenilunio. Si sforzi di comprendere quanto Dio sia latente nel sorriso della bellezza universale; non vincoli, egli, l'arte, in ciò che è palesemente bello. L'arte non appartiene solo all'anima, allo spirito; appartiene, anche, alla personalità, alla materia. L'arte non appartiene soltanto al bello: appartiene, anche, al brutto. L'arte non appartiene solo alla giovinezza; appartiene, anche alla vecchiaia. Ecco, il messaggio del Quarto Raggio.

Non consigliamo di adoperare, se non sotto la guida di un Istruttore, il chakra alla base della spina dorsale, che collega, direttamente, ogni individuo al Pianeta in questione. Adoperi, egli, piuttosto, il chakra del cuore, unito a quello della testa. I due fori occulti, in ognuno di noi, che ci unificano, il primo, al Signore del Secondo Raggio, Cristo, ed il secondo, al Signore del Primo Raggio, il Manu Vaivasvata.

Maestro di Quarto Raggio, è il Maestro Serapide.

 

Appendice al plenilunio dei Gemelli.

 

Esattamente come accade per il plenilunio del Toro, per quanto riguarda la manifestazione all'umanità da parte di Buddha, lo stesso accade durante questo plenilunio, di Asala, nei riguardi di Cristo, il quale offre la possibilità, diretta e indiretta, ad ogni uomo, di entrare in contatto con Lui. Egli, da che venne sulla terra, duemila anni fa, non ha mai abbandonato l'umanità. È rimasto, nel Suo riparo montano, nell'Himalaya, a costituire la forza ispiratrice e plasmatrice del Secondo Raggio, qui, sul pianeta. Nelle ore del plenilunio, Egli presenzia al raduno delle anime non iniziate, che conoscono e sfruttano la possibilità, e di quelle iniziate, e, tramite tale vasto gruppo, serra, nel Suo amplesso vivificatore, l'intero mondo. Egli ripete, nella melodia del Suo canto, il significato delle quattro Verità di Buddha e dell'Ottuplice Sentiero.

Questo, è il plenilunio del Cristo, e tutti possono, in qualunque luogo si trovino, usufruire delle Sue energie, che vengono, in simili istanti, a satollare le aride labbra della terra; degli uomini, consapevoli, o meno, di quanto sta accadendo; degli angeli, dei santi, nei Piani Superiori.

 

Plenilunio del Cancro

(dal 29 luglio al 23 agosto)

 

Il presente plenilunio deve essere particolarmente studiato perché, in modo spiccato, è quello peculiare della Luna. Il Segno astrologico del Leone è il Segno, per antonomasia, del Sole; questo che studiamo, lo è del nostro satellite (o, se vogliamo, del pianeta occulto che la Luna simboleggia).

Per comprendere e saper utilizzare gli influssi del Cancro occorre abbinare tale segno a due importanti funzionalità e causali. Il Cancro è il quarto segno dello Zodiaco, e, secondo la conoscenza esoterica, è collegato, sia alla presente nostra quarta catena, sia alla presente nostra quarta ronda. Difatti, l'attuale umanità, dell'attuale ronda, è nata sotto il Segno del Cancro; essa raggiungerà l'ultima iniziazione sotto il Segno del Capricorno, che è in opposizione al Cancro. Nella letteratura esoterica si fa una distinzione ben precisa tra coloro che vengono chiamati gli Angeli Solari e gli Angeli Lunari. Il cultore riconoscerà, in Essi, i due tipi di schiere angeliche: l'una, che rappresenta il polo positivo dei cieli; l'altra, il polo negativo. Nell'uomo singolo, ogni suo organismo non solo è considerato come possedente una propria rudimentale e tenace coscienza. È, anche, risaputo che ogni corpo dell'uomo è il frammento di una Gerarchia Angelica. Comprendere il fatto ed agire nella giusta direzione significa raggiungere la tanto auspicata fusione sulla terra (profetizzata per l'Epoca dell'Aquario) del regno Angelico con l'umano. Il corpo mentale concreto, il corpo astrale e il corpo eterico-denso, quando non sono integrati in un'armoniosa personalità, unificata all'anima, vengono chiamati "gli angeli lunari" dell'uomo; mentre, il suo corpo causale, o, anima, è chiamata l'Angelo Solare. Benchè il corpo mentale concreto appartenga più alla sfera dell'anima, che alla sfera della personalità, fino a quanto l'integrazione con il divino e la psicosintesi individuale, non siano stati raggiunti, esso, quale strumento dell'uomo, tende più ad appartenere agli Angeli Lunari che ai Solari. Fino a che l'uomo non incomincia ad ascoltare i suggerimenti della sua Anima, egli, istintivamente e golosamente, si inserisce nell'amplesso placentale dei suoi tre corpi inferiori, con tutte le attività che ne derivano e, tramite loro, si àncora al mondo del materialismo. Per quanto riguarda gli Angeli Lunari, attecchendo Essi ai tre regni elementali, nelle proprie radici vitali (che abbiamo descritto in precedenza, nelle prime lezioni del Corso), loro scopo evolutivo è di immergersi nella materia, per trarne quanta più esperienza possono. Gli esoteristi sanno che i regni devici, o, angelici si sviluppano tramite la sensazione; sensazione, che tramuteranno, alla fine, in intelletto ed in amore.

Non esiste chakra che corrisponda alla Luna. La meditazione da compiersi sia quella di trovare il segreto della trasmutazione dell'emotività in amore.

 

Plenilunio del Leone

(dal 24 agosto al 18 settembre)

 

Questo plenilunio ha una caratteristica del tutto peculiare. È l'unica finestra, tra le quattordici, dietro alla quale non appare un pianeta; ma, il Sole. Il Segno del Leone è la Costellazione che ha, per Messaggero, il nostro Logos Solare. Se accettate l'ipotesi che ogni plenilunio sia il raccoglitore ed il proiettore, sul pianeta, di determinate energie cosmiche, che adoperano, per ponte, uno dei corpi gravitanti attorno alla Stella Fissa del nostro pianeta, quale intuizione di energie superiori, in qualità e quantità, ne verrà alla mente dello studioso, quando considera che, stavolta, il ponte è la medesima Stella Fissa (rappresentata da un pianeta occulto)! Questo plenilunio è anche più potente dei pleniluni di Wesak e di Asala; ma, per un'altra ragione. Durante il mese che gli appartiene, e, in modo spiccato, dal novilunio in poi, la Stella Fissa Sirio, che è l'Onda sottostante alla Gerarchia Bianca, raccoglie gli inesplicabili influssi del Raggio Cosmico, del Quale il ciclo di Sette Sistemi Solari a cui appartiene il nostro, sono i Sette Sottoraggi; tale Accesa Face viene, allora, introdotta sin nelle intime fibre del pianeta, e provoca dei risultati che solo l'iniziato di Alto Grado può seguire da presso; ma, non descrivere. Il Raggio Monadico del nostro Logos Solare è il Secondo. Mentre quello della Sua Personalità è il Sesto. L'Amore-Saggezza si pone, durante il presente plenilunio, su tutte le scoscese asperità del nostro pianeta, e, unguento balsamico, lenisce ogni ferita, soddisfa le richieste delle coorti angeliche che presiedono alle evoluzioni dei quattro regni inferiori e propone rinnovellati avanzamenti nei tre regni superiori. La Saggezza e l'Amore del nostro Logos Solare non si trovano soltanto cristallizzati nelle parole dei volumi e negli accenti sovrumani dei Maestri di Saggezza. Colorano, invece, i petali dei fiori, s'aprono nei significati reconditi delle tempeste marine, danzano nelle minuscole vite che levitano, gelide, nei fiocchi di neve; si mascherano nello stesso colpo di spada che il peccatore immerge nel corpo del nemico. Il messaggio dell'Amore e della Saggezza, durante il plenilunio, si unisce al messaggio del Potere; ed è, lì, attorno al discepolo, accentuato, durante il mese, più di ogni altro. Mediti su di esso, il praticante, e adoperi, durante l'esercizio occulto, il chakra del cuore, che è del Secondo Raggio. Si chieda, egli, perché l'antica tradizione vuole che le immagini di Cristo, Incarnazione sublime di tale Raggio, portino il cuore scoperto sul petto, radiante splendore e luminosità. Se praticherà tale meditazione, con criterio e con una buona visualizzazione mentale, riuscirà a sentire il fremito del Dio-Sole congiungersi al suo cuore eterico, tra le scapole. Il Maestro Tibetano auspica che tutti gli astrologi abbiano il centro del cuore risvegliato, senza di che non è possibile pervenire alle celate conoscenze dell'astrologia esoterica.

Il Signore del Secondo Raggio è Cristo; il Chohan (Iniziato di Sesto Grado) di Secondo Raggio è il Maestro Koot Humi. Il Maestro di Secondo Raggio è il Maestro Djwal Kul, chiamato il Tibetano.

 

Plenilunio della Vergine

(dal 19 settembre al 14 ottobre)

 

La piramide è stata, da sempre, il "segno occulto", per antonomasia. Essa rappresenta l'evoluzione, nei suoi caratteri geometrici. Analizziamo soltanto la caratteristica che possiede la piramide, di cominciare da una radice ampia, che si assottiglia sempre più, sino a toccare il vertice, che è un semplice punto. Gli esoteristi sanno che i quattordici segni dello Zodiaco sono altrettante doti, o, caratteristiche di una Vita Cosmica individuale. Ed i Segni, nella loro successione, hanno, per scopo, di affinare, nell'oggetto dei loro influssi, le qualità che le precedenti figure zodiacali imposero su essi. Abbiamo visto quanto i precedenti pleniluni iniziarono il loro arco evolutivo sotto l'impronta del puro astrattismo; mano a mano che procediamo, notiamo la necessità, da parte dei Signori Zodiacali, di pervenire a dei risultati concreti, minuti: alla conquista del dettaglio. È il caso del Segno della Vergine. Signore di questa figura astrologica è, ancora, Mercurio. Ma, mentre nel plenilunio dei Gemelli Mercurio era in auge e Castore si occupava di trasportare il suo fratello inferiore nei regni della pura astrazione celestiale, qui, Mercurio è "depresso"; Polluce, la personalità, è ancora nella fase in cui si vede occupato ad innestare i mille e mille filamenti della propria radice, nella terra dell'esistenza materiale. Non ha ancora sentito il richiamo dell'anima; o, se lo sente, è troppo occupato nel suo lavoro. La Vergine è il Segno del particolare, dell'analisi; l'operaio ha in mano il frammento colorato e lo soppesa. Non si è ancora voltato verso il mosaico che riempie la facciata del Tempio. Durante questo plenilunio il discepolo badi bene a che le forze della Vergine non lo distraggano, con la profumata corteccia di un solo albero, facendogli perdere di vista l'intera foresta. Trovi egli il segreto messaggio che il singolo cela in sè: l'Uno è, agli occhi del Maestro, fuso con il molteplice. Non v'è differenza tra i due. Ma, per comprendere tale verità, è necessario che la goccia del pianeta Mercurio, in ognuno di noi, venga portata a giusta temperatura e segni la gradazione esatta, che è il punto d'incontro tra il calore dell'anima e quello della personalità. Dell'Assoluto e del Relativo.

 


- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte terza) -

v Plenilunio della Bilancia.

v Plenilunio dello Scorpione

 

Plenilunio della Bilancia

(dal 15 ottobre al 9 novembre)

 

Non si dimentichi, lo studente che gli effetti astrologici abbracciano, con i loro poderosi influssi, tutti i regni della natura; e non solo l'uomo. Osservando, difatti, le limitate capacità creative dell'uomo, il limitato numero, di fronte alla vasta massa, di coloro che possiamo considerare esempi e geni dell'evoluzione, sorge imperiosa la domanda di conoscere da dove provenga la vasta genealogia di tipi, di tendenze innate interiori, di nature che qualificano l'umanità. Noi, non riteniamo di riuscire a far comprendere allo studente la vera ed intrinseca Natura Cosmica delle archetipiche qualità, latenti nel cuore e nel nucleo rarefatto degli Dei Planetari, Veicoli delle Costellazioni, soltanto limitandoci a descrivere le medesime qualità che si riflettono, in basso, nell'essere individuale. Le due distanze sono così accentuate, che si correrebbe il rischio di antropomorfizzare la Divinità, facendola simile all'uomo. Diciamo solo che quanto è estrinseco, deve essere emanato da qualcosa di intrinseco ad esso; l'anima ha quelle qualità, quelle tendenze, quelle nature, perché è simile al Dio Planetario che l'ha manifestata. Nel nostro caso, lo sforzo sta nel pulire tale anima da tutto il terriccio che la circonda, sino a che, divenuta limpida come cristallo, ci farà vedere, nel suo tralucere, il Volto del Potere Planetario, e poi Solare, e poi Cosmico da cui proviene. Sono i momenti in cui ogni chiaroveggente riesce ad afferrare la visione degli Angeli, delle Gerarchie Creatrici, degli abitanti dei Piani Superiori.

Dopo tale breve digressione, torniamo a noi. È importante che lo studente inizi ad aprire gli occhi sugli influssi Cosmici che gli provengono dalla misteriosa atmosfera occulta del pianeta. Egli vedrà quanto, ancora, sia inerme e indifeso, sia di fronte agli influssi negativi, che di fronte ai positivi.

Anche il nostro Logos Planetario viene sottoposto, nella fattispecie, agli influssi zodiacali di ogni plenilunio mensile; cosicché, per il praticante, è molto facile raggiungere il vibrare del determinato aroma che invade tutta la terra, durante il plenilunio, a prescindere dal Segno Zodiacale sotto cui è nato.

La Bilancia è un Segno molto importante, tra i quattordici, e, ciò, perché è il Segno del riposo conquistato; ma, anche il Segno della resa dei conti. Saturno, l'inflessibile giudice planetario, è il Pianeta sovrano della Bilancia. E Venere, il Pianeta padrone della definita acquisizione d'ogni particolare, porge a Saturno, in tale Segno, il frutto della sua opera.

Quale sublime protagonista è Saturno, nel campo dell'Evoluzione Superiore! Viene chiamato il Precettore, il Tentatore, il Grande Limitatore. I Suoi influssi obbligano il discepolo a lavorare a piccole cose, fino a tanto che egli non abbia appreso l'umiltà, la pazienza, la modestia, la gentilezza, la precisione e l'assenza di egoismo. Quale Tentatore, accorda poteri e responsabilità, e osserva se vengono usati bene, o, se se ne abusa. Quale Limitatore, crea impedimenti alle Anime più altamente evolute. Studiando, infatti, ogni individuo che è sul Sentiero ascendente, osserveremo che, malgrado i ricchi doni di cui è adorno nello Spirito, è, sovente, dal punto di vista esteriore e terreno, un essere dai parziali successi.

Saturno si trova sempre in azione. Ma, per comprendere bene il Suo messaggio e per raggiungere il gran dono che offre a tutti - cioè, la garanzia di una creazione insoluta e impeccabile, di una forza d'animo inflessibile, di una giusta azione - bisogna sottoporsi di buon grado ai Suooi interventi. È simbolico constatare quanto Saturno sia incarnato, in profondità, nelle Anime degli Adepti. Il Rappresentante di Saturno, Pianeta del Terzo Raggio, è, qui, sulla Terra, il Grande e Misericordioso Spirito, chiamato: Ecco, il messaggio di Saturno. Durante il presente plenilunio si osserveranno, latenti in aria, gli effetti che Venere porta al pianeta. La gioia delle piccole cose; la scoperta delle grandi cose, nelle piccole; la grazia esistente nel mondo relativo; la reale dimostrazione che l'ultimo è, contemporaneamente, il Mondo Assoluto. Un desiderio di giustizia pervaderà la psiche nascosta del globo; e la rivelazione di come ottenere la giustizia, sia nel mondo materiale, sia nel mondo spirituale, sarà a portata di mano, nell'atmosfera della terra.

Il potere del Terzo Raggio, nell'aspetto più conosciuto, o di creatore dei rapporti tra vita e forma e, quindi, costruttore degli scambi commerciali, degli scambi tra nazione e nazione, tra individuo e individuo, tra mente e mente (contatti telepatici), si accentuerà. Colga l'occasione, il praticante, di avvantaggiarsene. Aggiungiamo, tra l'altro, che il nostro Logos Planetario ha la Personalità di Terzo Raggio.

Il messaggio del plenilunio considerato è che, dietro ad ogni azione dell'uomo, vi è un karma inflessibile; ogni nostro pensiero, ogni nostro atto, ogni nostro desiderio intreccia, man mano, nel tempo e nello spazio, una rete che sta a noi costruire flessibile e armoniosa, e non intricata e portatrice di prigionìa. La resa dei conti non viene da parte di un Dio irato e minaccioso; essa è costituita dall'agglomerato totale degli effetti di cause da noi seminate, e che ritroviamo alla fine di ogni ciclo personale e generale.

Durante il plenilunio, il discepolo si sforzi di sentire (facilitata dall'accentuazione di possibilità telepatiche che Saturno gli porta) la Sublime Presenza Onni-espansa di Colui che rappresenta il Terzo Raggio: il Maha Chohan, e di percepirne e manifestarne il Messaggio.

La meditazione venga fatta inserendo ogni effluvio vitale dell'essere, nel chakra della gola, punto eterico da cui defluiscono, all'esterno, le energie del Terzo Raggio.

 

Plenilunio dello Scorpione

(dal 10 novembre al 5 dicembre)

 

L'attuale plenilunio possiede delle forze che è necessario, per il praticante, conoscere a fondo, se vuole ottenere uno stabile successo ed una affermazione soggettiva, nei valori e vibrazioni di "oltre il velo". Lo Scorpione è il Segno specifico della magìa e dell'occultismo. Forse, un domani, si scoprirà che esiste uno stretto contatto tra questo Segno ed Urano (il pianeta del cerimoniale magico e del centro sacrale); pianeta che non è annoverato, di solito, nella zona astrologica di cui ci interessiamo. L'ambivalenza degli influssi scorpioniani è caratteristica. L'elemento acqueo, in cui vive la Costellazione, alimenta, sia nei pleniluni specifici, sia nell'individuo nato sotto di essa, la sfera astrale ed emotiva. L'acqua, intesa nel significato alchemico, influisce sulla Costellazione. Non siate indotti in errore, credendo che tutte le Vite Universali che si avvalgono, nelle proprie manifestazioni, dell'"Acqua", siano deprecabili, perché, all'origine del loro ciclo evolutivo, appare, sempre in evidenza, l'astralismo e l'annebbiamento. Questi, sono gli effetti di dissoluzione, che precedono gli effetti di catarsi. a Anche il loto, simbolo della perfezione, affonda le radici nel fango della palude, eleva lo stelo nel liquido elemento; eppure, apre il boccio ai raggi solari. Così, va considerato l'intimo mistero del plenilunio scorpioniano. Per una necessità evolutiva, la Costellazione inserisce le proprie forze in ciò che è afoso, all'inizio; in ciò che tende verso il "fondo". Chi è nato nello Scorpione è particolarmente attratto verso la magia. Spesso, per le caratteristiche che abbiamo menzionato, imbocca il sentiero della mano sinistra, o, delle pratiche nere. Vuole investigare, sa essere diplomatico, diffida; e, con giusta ragione, fa in modo che gli altri diffidino di lui. Ma, si ricordi, il praticante, che il Segno dello Scorpione è, anche, collegato con la preziosa Costellazione dell'Aquila, situata verso l'Equatore Celeste, in piena via lattea. E sta, qui, la possibilità che lo Scorpione possiede di elevarsi dalla polvere in cui striscia e di acquistare gli attributi della universalità.

Abbiamo detto che il presente plenilunio va bene studiato, da parte del discepolo, perché il Segno esaminato, per il rapporto che ha con il plesso solare dell'umanità è, attualmente, (a causa della media involuzione generale), più a contatto con le forze che si trovano sotto il diaframma, che con quelle sopra di esso. Ne deriverà che un individuo di tal genere, di medio valore, esalterà, d'abitudine e di preferenza, la propria sfera materialistica ed erotica. In tal senso, lo Scorpione è, pure, chiamato il Segno del sesso incompreso e del materialismo. Qui giunti, esortiamo il discepolo a rileggere il capitolo sul sesso, nel presente Trattato.

Due, sono gli effetti del presente plenilunio: una tendenza verso il basso, alla ricerca di acute sensazioni, di materialismi raffinati, di possibilità magiche, che diano una ipotetica ed illusoria penetrazione nel campo dell'erotismo; ed una tendenza verso l'alto, a tramutare i livelli inferiori di tali vibrazioni, nella catarsi del binomio: uomo - Costellazione Aquila.

Non sarà certo tramite l'accontentarsi delle semplici indicazioni che diamo nel nostro Corso di lezioni che lo studioso riuscirà a localizzare e a riconoscere, soggettivamente, e nella sfera delle sue possibilità Eterico-Cosmiche, gli influssi delle Costellazioni e dei Raggi. Gli è necessario mettere in pratica l'investigazione diretta di quanto diciamo, anche se gli sembra cosa impossibile e incredibile. Il Maestro Tibetano, tra le altre qualità che rivela dovrebbe possedere un discepolo, aggiunge quella di credere nell'impossibile, con tanta forza, quanto l'uomo mediocre è schiavo delle cose "possibili". Il Maestro Kooth Humi dà le caratteristiche interiori del discepolo, racchiudendo e sintetizzando, in quattro parole, le sue qualità: "Osare, volere, sapere, tacere". Il Maestro Morya affermò che, sino a quando non si sono applicate, nell'esercizio quotidiano e nella sperimentazione pratica, le leggi teoriche dell'esoterismo, non si può raggiungere alcun successo. Non solo; ma, tali conoscenze teoriche rappresentano un veleno acuto nella vita interiore dello studioso. Tanto vale, allora, lasciare gli studi iniziatici.

Non v'è età che valga per chi voglia intraprendere il cammino sul Sentiero. L'Anima non ha età, e, permeata d'Assoluto, sigilla ogni proprio atto d'un valore definitivo. Non v'è cultura precedente, esperienze precedenti che servano a cristallizzare l'uomo in un assenteismo e in un abbandono di quanto la Gerarchia gli suggerisce, ai limiti dell'Ego, di fare. Il karma è avido di realizzazioni. Ed i più piccoli sforzi, fatti in una nuova direzione, hanno molto più effetto del più grande sforzo, compiuto nell'ambito di ciò che siamo abituati ad esprimere.

Estragga, dal plenilunio, il discepolo, ciò che di buono e di positivo esiste nel campo delle emozioni; nel campo della magia, ed in quello delle sensazioni materiali. La Magia Cosmica ha creato gli universi, ed ora gli universi si rivolgono alla propria creatura, per rivelarle i segreti dell'Essere; li scopra, nel presente plenilunio, il praticante.

Marte è il Pianeta dello Scorpione. Un Pianeta cosiddetto non Sacro, emanatore del Sesto Raggio, o, del devozionalismo al Principio. La devozione diviene fanatismo, quando è portata a cose concrete, o, ad un essere singolo. Ma, se nella cosa concreta e nel singolo essere, noi riconosciamo il Principio, giusta è la devozione.

Mediti su ciò, lo studente.

Maestro del Sesto Raggio è Gesù.

 


- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte quarta) -

v Plenilunio del Serpentario.

v Plenilunio del Sagittario.

v Plenilunio del Capricorno

 

Plenilunio del Serpentario

(dal 6 dicembre al 31 dicembre)

 

(Anche nel caso del Serpentario, si hanno poche statistiche sugli effetti del suo plenilunio. Diamo, quindi, solo una traccia della sua natura "solare").

L'undecimo segno dello Zodiaco è quello del Serpentario, l'uccisore dei serpenti. Come la Balena, questo è un segno "nuovo", introdotto da Astrologia 14 (naturalmente, non nuovo, ma solo trascurato dagli astrologi tradizionali).

Consultando la Enciclopedia Astronomica Larousse si trova il seguente paragrafo:

"..vi sono dodici costellazioni intorno all'ellittica, che hanno dato i loro nomi ai segni dello Zodiaco; ma, a causa della precessione degli Equinozi, le costellazioni ed i segni omonimi non coincidono più. Parte della costellazione Ophiucus si è introdotta fra lo Scorpione ed il Sagittario..."

..Ed anche la coda della Balena "sporge" fra due segni zodiacali tradizionali, portandone il numero a quattordici.

Il Serpentario, dunque, è il segno solare delle persone nate in dicembre, dal sesto giorno, sino alla fine del mese. Nel vecchio sistema, i nati in questo mese appartenevano al Sagittario (6-21 dicembre), o al Capricorno (22-31 dicembre).

Dal momento che questo segno è nuovo per l'astrologia, vediamo cosa dice di esso l'Enciclopedia Britannica:

"..il Serpentario, in astronomia una costellazione dell'emisfero settentrionale, chiamata anticamente Esculapio; di essa parla Eudosso (IV secolo a.C.) ed Arato (III secolo a.C.). Secondo le favole greche, rappresenta Carnabone, re dei Geti, che uccide uno dei draghi di Triptolemo; oppure, Ercole, che uccide il serpente presso il fiume Sangarius (o, Sagari); o, ancora, il medico Asclepio (Esculapio), famoso per la sua abilità nel curare il morso dei serpenti. Come l'adiacente Sagittario, comprende una regione del cielo ricca di gruppi globulari e di nebulose diffuse."

Perciò, anche se il simbolo prescelto per il Serpentario è la stilizzazione di un uomo e di un serpente, rappresenta in realtà un uomo (o, un eroe) che uccide un serpente (o, un drago); di conseguenza, è un segno umano, ed anche un segno molto positivo, dal momento che rappresenta l'uomo vittorioso sulle forze del male.

Parlando ad un gruppo di dottori, a Londra, nel '35, Jung disse: "..il Leone è il segno zodiacale del sole estivo, mentre il Serpentario rappresenta l'inverno.."

Solo due presidenti (Wilson [28 dicembre] ed Andrew Johnson [29 dicembre]) sono nati sotto questo segno, che non sembra favorire il potere politico.

I nati in questa costellazione sembrano avere un particolare successo nel mondo dello spettacolo e, particolarmente, in quello musicale.

Un'altra caratteristica di questi è la versatilità. È più facile chiamare, ad esempio, Sammy Davis Jr. (8 dicembre): "signor tuttofare", che elencare ogni cosa che è capace di esprimere. Anche Frank Sinatra (12 dicembre) è un personaggio versatile; mentre, Noel Coward (16 dicembre), anche se sarà ricordato per le sue commedie, è anche un paroliere, un attore, un regista teatrale e cinematografico. Steve Allen (26 dicembre) è un altro individuo poliedrico: comico, pianista, compositore, scrittore, attore.

Naturalmente, si possono raggiungere solo conclusioni parziali, riguardo ai nati sotto il Serpentario, come per la Balena. Sono necessarie molte ricerche per stabilire la natura di questa costellazione e le sue influenze sui destini dei nati quando il sole era in quella parte dello zodiaco.

I figli del Serpentario nascono per essere al centro dell'attenzione. Sono ottimi interpreti e tendono alla versatilità, più che alla specializzazione.

Naturalmente, non tutti i nati in questo segno potranno entrare nel mondo dello spettacolo; ma, questa caratteristica dice qualcosa sugli altri: quelli destinati ad essere impiegati, o casalinghe. Difatti, i nati sotto il Serpentario sono molto sensibili; e, ciò, spiega il loro successo nelle arti recitative; e, pure, il fatto che la loro esistenza divenga un inferno, se non è loro possibile esprimere i propri talento e sensibilità naturali. In tal caso vi saranno rapporti negativi coi genitori ed amici.

Perciò, a quei figli del Serpentario che trovano frustrante la loro esistenza, consigliamo di scegliersi un hobby fra le attività artistiche.

I nati nel Serpentario stabiliranno ottimi rapporti con l'Ariete, il Cancro, la Bilancia, il Capricorno e con le persone nate nei dieci giorni precedenti, o seguenti la loro data di nascita. Meno buoni i rapporti con i Pesci, il Toro, il Leone, la Vergine e l'Acquario.

 

Plenilunio del Sagittario

(dall'1 gennaio al 26 gennaio)

 

Il plenilunio del Sagittario porta una particolare eccitazione nel campo di ogni attività che precorre i tempi, di ogni pensiero nuovo, di ogni formula di vita che non solo trascenda l'usuale e l'abitudinario, ma, sintetizzi in sè la capacità del "massimo rendimento, con la più rarefatta formula d'atto". La quinta Razza Madre, l'attuale, è nata e si sviluppa sotto gli influssi dello Scorpione, le cui caratteristiche abbiamo appena delineato. La sesta Razza, la prossima, progredirà e nascerà sotto la signorìa del Segno del Sagittario e si avvarrà delle caratteristiche di tale Segno e dei suoi poteri. Altro fatto interessante da considerare è che l'attuale sottorazza (ogni razza è divisa in sette parti) è la quinta. Due, perciò, sono le ragioni per cui tale plenilunio è importante: la prima è che il Sagittario prepara la presente Razza, alla prossima; la seconda, che prepara, pure, l'attuale Quinta sottorazza, alla sesta sottorazza, che forgerà l'intero gruppo umano per il grande passo. È un plenilunio di rinnovamento, è un plenilunio di intuizioni universali, è un plenilunio che saggia e sceglie coloro i quali saranno i fondatori del prossimo ceppo di vita.

A tal punto vogliamo fare una breve digressione, che sarà molto utile allo studioso. Spiegheremo la natura e i significati esoterici di ciò che è conosciuto come: "il Giudizio Universale".

Vi è una credenza generale, nell'ambito della religione cattolica, a pensare che un piccolo dio abbia creato un piccolo uomo, si sia divertito a proiettarlo in un mondo fatto di pura e semplice ingiustizia sociale, ve lo abbia imprigionato dai settanta ai cento anni e, non tenendo conto delle enormi difficoltà dell'esistenza che, spesso, spingono a peccare, più che per deliberata scelta, per forza di cose, lo abbia posto, al termine della sua vita, in una condizione spirituale aleatoria, sino a quando, con "il Giudizio Universale", non si farà una scelta tra buoni e cattivi e si scaraventeranno, gli ultimi, in un inferno eterno; i primi, in un altrettanto eterno paradiso. Grazie al cielo, l'epoca dell'Acquario spazzerà ben presto simili idiozie e ammonirà, con dati di fatto improrogabili, coloro che si divertono a biascicarle.

Il Giudizio Universale è tutt'altra cosa. Parliamone.

Abbiamo veduto quale importanza abbia il numero sette, nell'ambito dell'evoluzione eterna. E, cosa più importante, abbiamo veduto che una evoluzione intelligente, saggia, misericordiosa esiste! Giungono dei momenti, in seno alla medesima, in cui la Gerarchia applica una legge specifica che è, assieme, la resa dei conti (sana e pulita) e l'attribuzione dei premi. Nessuno sfugge a tale processo. È la Legge che agisce. Il numero cinque rappresenta la chiave per comprendere il processo. Difatti, al quinto periodo di ogni ciclo interno, che sappiamo essere composto di sette periodi, il fenomeno avviene. Cominciamo dalle sue origini. Sette Sottorazze nascono e fioriscono, sino a comporre la struttura integrale di una Razza Madre; sette Razze Madri limano e cesellano l'umanità, per tutta la loro durata, sino a comporre il Periodo di un Globo; Sette Periodi di Globo si susseguono, lenti e maestosi, e costruiscono una Ronda; Sette Ronde rappresentano una Catena; e Sette Catene, il frammento di una evoluzione ancora più ampia. Al quinto periodo di ogni ciclo, osserviamo sempre l'applicazione di un particolare giudizio.

Per comporre una successiva Razza Madre, i Signori del Karma, nel quinto periodo della Razza in auge, scelgono i più meritevoli e "scartano" i disadatti; per comporre un nuovo Periodo di Globo, Essi fanno lo stesso lavoro nell'ambito della Quinta Razza del Periodo di Globo in auge. I migliori saranno i primi del prossimo periodo di globo. Per comporre una Ronda, i Signori del karma scelgono, ancora, i migliori del quinto Periodo di Globo, della Ronda in auge, che, sempre, saranno all'avanguardia della prossima Ronda. Lo stesso accade per la quinta Ronda di ogni Catena; ove si scelgono i frutti della futura Catena.

Per tornare al nostro plenilunio, rammentiamoci che, la presente, è la Quinta Razza, nel suo periodo di quinta Sottorazza. Vi si scelgono gli elementi, sia della prossima Razza, sia del prossimo Periodo di Globo. E, poiché la prossima Razza sarà quella del Sagittario, ecco la ragione per cui è necessario che il discepolo ne rintracci le energie durante il plenilunio che trattiamo; impari ad abituarsi ad esse, a trattarle, a unificarvisi. Così, si porrà sotto la benevola irradiazione dei Signori del Karma e sarà scelto tra i primi del prossimo Periodo di Globo. Il Sagittario, simbolizzato in un arciere, metà uomo e metà animale, che scocca la freccia, è simbolo significativo dell'energia intuitiva. L'uomo non è ancora libero; difatti, ciò viene dimostrato dal suo corpo animale. Ma, la freccia dell'intuizione, già, scocca. La ghiandola pineale funziona e stimola il suo cervello a compiere sforzi creativi su un livello più alto. La Luce Spirituale affluisce nella sua coscienza, dalla misteriosa "Porta del Nord", che gli permette di scorgere la Casa del Padre, lasciata da eoni, quando si trovava in un stato di coscienza non individualizzata. Annotiamo che la prossima Razza sarà quella dell'intuizione, o, del corpo buddico sviluppato. Il Pianeta Giove, Signore del Secondo Raggio (dell'Amore-Saggezza), che i trattati esoterici considerano l'"Ananda" del nostro Logos Solare - il Quale, tra tutti i Discepoli Planetari, (i Sette Pianeti Sacri), ha un particolare legame con Lui, come Gesù Cristo lo aveva con Giovanni - fortifica il Sagittario e ne è il Pianeta dominante. E facilita, a colui che lo possiede in posizione favorevole nel proprio oroscopo di nascita, o, a colui che sa sintonizzarsi con i poteri che, specialmente nel plenilunio, porge all'atmosfera terrestre, la conquista della pace, della tranquillità, della caratteristica felicità superiore. A torto, è stato detto che Giove è il Pianeta del benessere fisico, della fama, della risonanza. Cogliamo l'occasione di riportare il concetto che il Maestro Tibetano ebbe occasione di scrivere, spiegando la natura di colui che ha raggiunto la pace spirituale:.. " Come un uomo, il quale non manchi di nulla, riguardo a beni materiali, prova una soddisfazione ed una sicurezza sul piano fisico, la stessa soddisfazione e sicurezza, ben più elevati di tono, prova colui che ha raggiunto il contatto con il Reale". Tale sicurezza può darla, e la dà, l'influsso del Pianeta Giove. Occorre che lo studente (sapendo che il Sagittario è un Segno precursore, particolarmente radiante, poiché si trova alle soglie di una prossima affermazione di Razza, e, quindi, eleva al piano della pura intuizione tutti noi) si sforzi, durante il plenilunio, di unirsi alla coscienza buddica. Il Sagittario è, usualmente, teso alla sfera mentale. Possiede il segreto della sintesi, poiché la sfera intuitiva gli sta dinanzi. Lì, ove un altro raggruma parole e parole, concetti e concetti, per descrivere una realtà, il Sagittariano ha bisogno di una, o, di poche definizioni. Durante il plenilunio, lo studente si sforzerà di arrivare alla descritta capacità intuitiva; dovrà superare la sfera dell'intelletto razionale, con ogni sforzo, e penetrare nel campo della lampeggiante affermazione intuitiva.

Chakra del Sagittario è del cuore, unificato al Pianeta Giove, di Secondo Raggio. La meditazione venga portata in tale punto del suo organismo eterico e, lì, mantenuta, fermamente, per l'intero plenilunio.

Il Signore di Secondo Raggio è Cristo; Gotamo Buddha è la Divinità-uomo di Secondo Raggio. Chohan di Secondo Raggio è Koot Humi. Maestro di Secondo Raggio è Djwal Kul.

 

Plenilunio del Capricorno

(dal 27 gennaio al 21 febbraio)

 

Il plenilunio del Capricorno è importante perché non soltanto simboleggia due fatti fondamentali dell'evoluzione; esso, ora, accentua le forze dell'anno a realizzarli, nella manifestazione pratica. L'attuale quarta Ronda, e lo abbiamo veduto, inizia il suo giro sotto gli influssi del Cancro e dovrà raggiungere la mèta sotto il Segno del Capricorno. Saturno è il Pianeta, per antonomasia, che, nell'ambito del sistema solare, controlla le energie del Segno astrologico che studiamo. Già abbiamo avuto occasione di vederne una traccia del potere in attività durante il plenilunio della Bilancia. Nel Capricorno, Saturno trionfa. Il secondo fatto che dobbiamo considerare è il seguente: Saturno, Pianeta molto distante dal Sole, rappresenta il polo opposto delle qualità del nostro Logos. Come Giove è una Vita che, grazie ai Suoi rapporti con il Logos, ed essendone sotto il Riverbero diretto, dà luce, calore, speranza e soddisfazioni, così Saturno, il glaciale Pianeta, dà freddo, delusioni, sofferenza. Per capirne il meraviglioso compito evolutivo dobbiamo considerare che ogni atto vitale è strutturato, per essere perfetto, in due polarità dall'identico valore: l'Essere e il non Essere, il caldo e il freddo, il desiderio e l'affermazione (riconoscete gli Yinn e Yang del Libro dei Mutamenti, dell'antica Cina?..). Ecco perché Saturno, all'inizio, può sembrare una Vita nociva; in seguito, diventa il polo equilibratore di ogni affermazione. Ricordiamo che il Maha Chohan, o, il Signore del Terzo Raggio, è l'Incarnazione del Terzo Logos, sulla Terra, ed è il rappresentante di Saturno. Egli ha lo scopo di equilibrare le forze in antitesi del Primo Raggio (retto dal Manu Vaivasvata), o, della Volontà Originaria, con le forze del Secondo Raggio (rette e coordinate dal Cristo), o, del Desiderio Cosmico. Senza la presenza del Maha Chohan, la Divinità che regge le evoluzioni umane e non umane sulla terra, si giungerebbe ben presto ad una catastrofe.

Noi esortiamo il lettore a familiarizzarsi, per lo meno, con i principi teorici di questa psicologia della vita, se ancora non è capace di immaginare che essi risiedano, in modo perfetto e sovrannaturale, nell'atto sovrumano di Entità Gerarchiche, che guidano l'evoluzione. Rintracciando in sè i Princìpi della Ragion Pura, perverrà, attraverso il "corridoio del suo corpo eterico e dei suoi chakras" alla Visione definitiva.

Il segreto di Saturno, quindi, è di contenere il bandolo interiore del polo opposto di ogni nucleo vitale. Se un individuo possedesse solo entusiasmo, speranza, eccitazioni euforiche rappresenterebbe una mutilazione nella società; Saturno molcisce e inquadra le energie prorompenti, le utilizza, le raffredda, le rassoda.

Ecco, la ragione per cui, in Capricorno, il nato, sovente, vede accanirsi contro di lui ogni sorta di avversità del destino; vive isolato, per il carattere taciturno e per indole; è, anche, implacabile nella direzione della giustizia e della Verità. Verità, il cui trionfo e la cui conquista sono la mèta di ogni capricorniano. Figura simbolica del Capricorno è Gesù, che nacque sotto tale Segno. L'antitesi a tale esempio di perfezione la vediamo nei tipi che assomigliano al satiro mitologico: celibi, perché troppo freddi, o, egoisti per cercare l'intimità della vita domestica; o, anche, mariti che non si curano delle necessità della vita coniugale. Mangiano voracemente, prediligono vivande piccanti e, tra gli ubriaconi, si dice siano i peggiori dello Zodiaco. Desiderano il possesso; non amano. Convenzionalisti all'estremo. Dovrebbero raggiungere la qualità (emergenti durante il plenilunio, dai riflessi lunari) che sono le virtù dei capricorniani evoluti: coscienza, lealtà, pazienza, invincibilità, profondità e nobiltà.

Un mese, quindi, freddo, ma che, per uno strano paradosso, permette di acquistare, più di ogni altro, qualità solari.

Signore di questo plenilunio è il Maha Chohan.

La meditazione venga portata al centro della gola

 


- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte quinta)

v Plenilunio dell'Aquario.

v Caratteristiche che saranno proprie all'Epoca dell'Aquario
(o Mese Cosmico in cui siamo appena entrati).

v Plenilunio dei Pesci

 

Plenilunio dell'Acquario

(dal 22 febbraio al 20 marzo)

 

Il presente plenilunio, da certi punti di vista, può essere considerato il più importante fra i quattordici. Non già perché l'Acquario sia migliore degli altri Segni. Ma perché l'Epoca di duemila anni che ci sta davanti, già incominciata, sarà la sua. Per poter parlare di Essa, sufficientemente, dovremo farne un confronto con quella dei Pesci, appena trascorsa; e tra il Pianeta, o, Raggio, dei Pesci, che è Nettuno ed il Pianeta dell'Acquario, che è Urano. Il Sesto Raggio, in rapporto al Settimo. Per quanto riguarda i Pesci, le caratteristiche che daremo al prossimo plenilunio delinearono i duemila anni passati. Esortiamo lo studente a leggere la descrizione dei due pleniluni, in rapporto tra di loro. Oltre che una lotta, che avviene all'inizio di ogni ciclo, per spezzare e frantumare le superate abitudini del passato, l'Epoca dell'Acquario affermerà delle note qualificanti che le sono proprie. Urano, il Pianeta del Settimo Raggio, o, del ritmo cerimoniale della natura, è sempre stato latente, ovunque. L'organizzazione degli uomini, in gruppi sociali, ne è un esempio. Le caratteristiche del Raggio cerimoniale le rintracciamo, sia nei segni della natura, che in quello umano. I minerali si raggruppano, secondo delle determinate comunità (apparentemente) inerti; gli animali, in branchi, o, greggi, alveari, o, nidi, e tutti seguono la volontà degli Ordini Angelici, che dipendono dal Signore del Settimo Raggio. I vegetali fanno lo stesso. Per quanto riguarda l'umanità, in passato, l'ordine del Settimo Raggio, ed i Suoi poteri in atto, salvo sporadiche eccezioni esterne, si sono limitati a organizzare la vita delle cellule dei corpi fisici, la biologia, e null'altro. Consideriamo, infatti, la struttura sociale, negli ultimi duemila anni. Praticamente essa non esistette, in tutto il mondo, fino al 1700-1800. I sindacati, le frazioni politiche, le comunità nazionali sono nate tutte negli ultimi due secoli. Fatto che dimostra gli indiscutibili Poteri ed influssi di Urano, in fase di attuale accostamento all'umanità. Oggi, questo Raggio guida quasi ogni cosa. Gli orari delle fabbriche, degli uffici, il ritmo disciplinare delle forze armate, ecc.. Un'altra particolarità del Pianeta, unito agli influssi del Segno Zodiacale che trattiamo, è la stretta inerenza dei frutti evolutivi all'automatismo della natura. L'universalizzazione e l'ampiezza di ala che l'Acquario impone ad ogni Spirito sta divinizzando l'uomo e lo distacca dalla schiavitù alla natura ed al lavoro cieco. L'Acquario corrode le catene alla maledizione che legò l'uomo, per tutti i secoli passati, di lavorare e di sopravvivere alla materia con il sudore della propria fronte. I Poteri magici del Settimo Raggio stanno affiorando; l'uomo comanda alla natura, la inserisce e la inquadra nei macchinari che disgregano gli atomi, suoi cuori segreti. Tende le braccia alla conquista dei cieli. La parola "gruppo" acquista un nuovo significato. La parola Nuova Era falcia spietatamente ogni schiavitù a qualche capo singolo e monopolistico, e all'ignoto buio che sempre circondò la mente dell'uomo. Anche l'Acquario è un Segno precursore; ma, a più largo raggio. Difatti, la quinta Ronda, la prossima, inizierà sotto il Segno del Leone e terminerà sotto il Segno dell'Acquario. Durante questo plenilunio, le nuove leggi incidono fortemente sull'umanità, sussurrate ed affermate dallo Zodiaco. Il termine cooperazione, mistica parola d'ordine che ci darà ammissione all'Era Nuova e mistico concetto che rivela la necessità di capire il cerimoniale del Settimo Raggio, risuonerà nella mente di colui che la sentirà vibrare attraverso i raggi lunari. Dal Trattato dei Sette Raggi (di Alice A. Bailey), traiamo le caratteristiche che saranno proprie alla prossima Era, o, prossimo Mese Cosmico.

 

a) Il Sesto Raggio alimentò la visione.

Il Settimo materializzerà ciò che si è visto.

b) Il Sesto Raggio produsse il mistico, fiore del suo genere di aspirazione.

Il Settimo evolverà il mago, operante nel reame della magia bianca.

c) Il Sesto Raggio, secondo il disegno evolutivo, condusse alle separazioni, al nazionalismo, allo spirito di setta, per via della natura selettiva della mente ed alla tendenza sua propria a dividere e disgiungere.

Il Settimo porterà alla fusione e alla sintesi, poiché la sua energia fonde assieme spirito e materia.

d) Il Sesto Raggio indusse la formazione di congregazioni di discepoli, agenti in gruppo, ma in modo alquanto sciolto e soggette a dissensi interni, basati su reazioni personali.

Il Settimo preparerà e presenterà gruppi di iniziati, operanti all'unisono, sia con il Piano che fra di loro.

e) Il Sesto Raggio introdusse un dualismo nell'umanità, che si considerava come un'unità fisica. Gli psicologi accademici materialisti sono esponenti di quest'attitudine.

Il Settimo inaugurerà il senso di un'unità superiore; dapprima, quella della personalità integrata, per le masse; poi, quella della fusione di anima e corpo per gli aspiranti.

f) Il Sesto Raggio differenziò quell'aspetto dell'energia elettrica universale che i moderni conoscono come elettricità, prodotta ai fini materiali umani.

Il Settimo familiarizzerà l'uomo con quel tipo di fenomeni elettronici che determinano la coordinazione di ogni forma.

g) Il Sesto Raggio fece emergere nella mente dell'uomo queste conoscenze:

1)   La luce e l'elettricità fisiche.

2)   Tra gli esoteristi e gli spiritualisti, la luce astrale.

3)   Un desiderio di illuminazione, sia fisica che mentale.

4)   L'astro-fisica e le ultime scoperte astronomiche.

Il Settimo muterà le teorie dei pensatori d'avanguardia nei fatti dei futuri sistemi educativi. L'educazione, e la crescente illuminazione in tutti i campi finiranno per essere considerate come ideali sinonimi.

h) Il Sesto Raggio insegnò il significato del sacrificio; l'emblema principale ne fu la crocifissione, per gli iniziati. Lo stesso insegnamento, per l'umanità progredita, si tradusse nella filantropia. L'ideale alquanto vago d'essere semplicemente "gentile" è lo stesso movente, applicato alle moltitudini dei non-pensanti.

Il Settimo recherà alla coscienza dei futuri iniziati il concetto di servizio e di sacrificio di gruppo. Ciò inaugurerà l'epoca del "servizio divino". L'ideale di donarsi, come individuo, in sacrificio e in servizio, nell'ambito del gruppo e per l'ideale di gruppo, sarà la meta dei pensatori d'avanguardia nella Nuova Era, e, per il resto dell'umanità sarà fratellanza. Queste parole rivestono un senso ed un intendimento più vasti di quanto oggi si possa sapere e conoscere.

i) Il Sesto Raggio promosse lo spirito d'individualismo. I gruppi esistono, ma sono composti di individui raccolti attorno ad un altro.

Il Settimo alimenterà lo spirito di gruppo, ed i fenomeni principali saranno il ritmo, lo scopo, l'azione rituale del gruppo.

l) Il Sesto Raggio portò agli uomini la capacità di riconoscere il Cristo storico, di evolgere la struttura della fede cristiana, colorata dalla visione di un grande Figlio dell'Amore; ma, troppo militante e separativa, per via di un idealismo ristretto.

Il Settimo trasmetterà la facoltà di riconoscere il Cristo cosmico e di produrre quella futura religione scientifica della Luce, che consentirà di adempiere i precetti del Cristo storico e ne farà splendere la luce.

m) Il Sesto Raggio produsse le grandi religioni idealistiche, con le loro visioni e le loro ristrettezze - pur necessarie - per proteggere le anime appena nate.

Il Settimo libererà queste ultime dalla fase infantile e darà inizio a quella comprensione scientifica del proposito divino che seconderà la prossima sintesi religiosa.

n) Effetto del Sesto Raggio fu di alimentare gli istinti separativi - religioni dogmatiche, accuratezza scientifica basata sui fatti, scuole di pensiero irte di barriere dottrinali e di esclusività, culto della patria.

Il Settimo spianerà la via a riconoscere le visioni più ampie che si paleseranno nella nuova religione mondiale, basata sull'unità, senza uniformità; preparerà quella tecnica scientifica che mostrerà la luce universale velata e racchiusa in tutte le forme, e quell'internazionalismo che si esprimerà come fratellanza pratica, pace e buona volontà fra i popoli.

Esortiamo lo studioso a leggere attentamente quanto è stato appena scritto; si rammenti, che la Nuova Epoca avrà le caratteristiche su notate. Il plenilunio le accentua in maniera efficace. Adoperi, egli, la sua facoltà discriminatrice, nel vedere tra gli uomini, durante il breve periodo lunare che trattiamo, l'effervescenza di una Nuova Luce, di una nuova luminosità negli animi, nelle cose, nei luoghi di lavoro, nelle strade.

Chakra del Settimo Raggio è quello sacrale; non è da usarsi, immaturamente, nelle meditazioni. Maestro del Settimo Raggio (anche se, momentaneamente, poiché la Sua Natura è di Terzo Raggio) è Rakoczy, che fu il Conte di S. Germain.

 

Plenilunio dei Pesci

(dal 21 marzo al 15 aprile)

 

Questo plenilunio appartiene all'ultimo segno dello Zodiaco. Appare una sintesi di forze, e un'estrazione di nuove energie. Forse è il più difficile da analizzare. Il messaggio del plenilunio è: evoluzione soddisfatta, radianza, conoscenza di ogni tipo zodiacale precedente, dolcezza, emanazione di luce calma e tranquilla, magnetismo, attrazione, compassione, amorevolezza, talento di potere persuasivo e fiducia interiore. Alla conquista di queste qualità mirava, difatti, l'Epoca. Nettuno, il Pianeta emanatore del Sesto Raggio, è chiamato il Pianeta della devozione. Ma, noi sappiamo a quale devozione ci si riferisce. Non alle profondità vitali oscure, non alla cristallizzazione, attorno ad un individuo singolo: ma, all'Assoluto, identificato con ogni cosa e unificato al relativo. Nettuno, durante il plenilunio, può dare volontà inflessibile alla conquista dell'ideale; può anche dare un diretto e misterioso rapporto con il nostro Logos Solare, la cui Personalità è di Sesto Raggio, come la Monade lo è di Secondo. Attenti, tuttavia, a non cadere nel baratro. Nettuno è padrone dell'elemento acqua. L'oceano dell'emotività è vasto e pericoloso. Vi sono forze in agguato, durante il plenilunio, che favoriscono l'annebbiamento e il materialismo. Il mistico può arrivare ad offendere il proprio concetto di Dio (come succede, oggi, per la maggiore), uccidendolo nella staticità e nella cattiveria istintiva del fanatismo; il politico può ferire la massa, con l'ignoranza, e l'illusione del proprio individualismo; lo scienziato, smorzare gli slanci della propria divinità interiore, con una prudenza ed una troppa lentezza a non districarsi dalle vecchie teorie conosciute.

Questi, i difetti dei Pesci involuti. Pigrizia, poiché essi si abbandonano all'elemento acqueo, incapaci di emergerne: non lasciano la oscura grotta che li ripara dalla luce della superficie, per timore di avventurarsi al di fuori; avvelenano ed inquinano lo smeraldo del mare, con lo smuovere il fango sul fondale.

Colga il messaggio dell'attuale plenilunio, lo studente; si sforzi di dissolvere gli annebbiamenti dell'epoca passata e di dissipare le illusioni delle generazioni trascorse; ora, più che mai, acuite. E non dimentichi che questo plenilunio è messaggero di un termine ciclico; la devozione agli alti ideali, offerta dal Segno dei Pesci, è necessario conquistarla. Si avvalga, in tal senso, dei raggi lunari.

Chakra da educare è il plesso solare. Non lo adoperi, il discepolo, sino a quando egli non possiederà un corpo astrale incolore e cristallino.

Maestro di Sesto Raggio è Gesù.

 


AVVERTENZA IMPORTANTE

 

Poiché i pleniluni avvengono ogni 29 giorni, 12 ore e 44 minuti (anche se il mese lunare dura 27 giorni), a causa del moto di traslazione della terra, assieme alla luna, intorno al sole, e poiché ogni mese solare è di circa 30 giorni (a volte 28, a volte 30, a volte 31), la somma dei residui dei periodi dei pleniluni, che non collimano, quindi, con la totalità dei 12 mesi solari, creerà, ogni 3 anni, un tredicesimo plenilunio. Perciò, ogni 3 anni, uno tra i 12 Segni Astrologici avrà due pleniluni che lo riguarderanno. Lo studioso se ne accorgerà, facendo attenzione alle date di incidenza di ogni plenilunio, con quelle di ogni Costellazione


NECESSARIE PRECISAZIONI

v Helena Petrowna Blavatsky, e la sua opera –

v I suoi poteri di alta lettura delle <tavolette astrali> –

v Annie Besant e C.W. Leadbeater –

v Analisi critica e storicamente documentata della veggenza mal riposta dei due autori -

v Rettifica autorevole della Blavatsky e di un Adepto di Saggezza

v riguardo agli errori dei due leader -

v Descrizione degli sbagli della Besant e di Leadbeater -

v Alice A.Bailey, ed il suo incontro con l’Adepto Tibetano -

v Sua breve biografia -

v Krishnamurti, e la sua opera -

v La Besant allontana A.A.Bailey dalla Società Teosofica -

v Logica dimostrazione di questa sua mancanza di valutazione -

 

Quantitativi enormi di cosiddette opere esoteriche esistono ovunque. Sono frutto del processo di sviluppo mentale, che si arricchì lungo gli ultimi pochi secoli, alimentato dagli alchimisti, dai maghi del medio evo e dalla moderna superstizione. Chiunque entri in una libreria pubblica troverà centinaia di tali volumi. Qui e là, vi è del buono. Ma, in tale filone specifico letterario, salvo a non essere degli intuitivi spasmodici, sì da comprendere quanto, ad esempio, veli il simbolismo della Kabala, quello delle religioni orientali, ecc., si perde soltanto del tempo; lo studioso crea forme pensiero ed annebbiamenti astrali, che appesantiscono la nostra povera terra di ulteriori difficoltà generali.

La Gerarchia Bianca inviò, come abbiamo già scritto nell’introduzione al corso di lezioni, Helena Petrowna Blavatsky, alla fine del secolo passato, per costruire una pietra miliare che mettesse luce nel caos della conoscenza sulle origini magiche dell’universo, e indirizzasse l’attuale società verso una limpida visione del reale. Vedremo, più in là, che ella era semplicemente l’iniziatrice di un’opera che sarebbe stata completata da qualcun’altro. La "Dottrina Segreta" , nei suoi volumi originali, è la monumentale opera che costituisce le basi di una penetrazione fondamentale sulle leggi esoteriche.

Quando H.P.B. dette inizio alla sua fatica di rivelatrice, l’umanità non era preparata a ciò. Sarebbe veramente interessante per lo studente cercare i brani che narrano la storia e gli episodi più importanti di questa grande anima. Una propria e vera autobiografia non esiste, a nostra conoscenza. H.P.B. fu una grande Iniziata che aveva, secondo noi, un unico, fondamentale pregio: l’obiettività ed il razionalismo spirituali. La sua, fu veramente un’arte: l’arte di raggruppare, in una panoramica oggettiva, tutta la cultura, la scienza e le religioni passate e presenti, e di estrarne, davanti agli occhi del lettore, i significati più evidenti, facendolo pervenire al riconoscimento immediato delle verità celate che presiedono ai destini dell’uomo. Essa era a contatto diretto coi Maestri della Gerarchia. Inoltre, possedeva, sviluppata al massimo, la vera chiaroveggenza iniziatica; per cui, riusciva a decifrare, quasi perfettamente, nei livelli del piano mentale, i rapidi ed infuocati geroglifici che il Maestro le proiettava, mentre lei esauriva la propria salute e le proprie energie personali nello scrivere la Dottrina Segreta. La stessa facoltà le permise di decifrare i simboli vergati su di un antichissimo testo, da cui estrasse buona parte della didattica che forma la ragion d’essere della Dottrina Segreta. In tale lavoro sovrannaturale (povera anima, malgrado tutto, indifesa), si avvalse di numerosi collaboratori; i quali, per lo più, non solo non la compresero, ma, addirittura, le ferirono l’animo con dubbi, velate ipocrisie, prese di posizione ostacolanti. E, ciò, fu dovuto alla differente natura della sua evoluzione da quella di tutti costoro.

Dunque, una prima base storica per le informazioni che lo studente trova nel presente trattato è dovuta alla nostra analisi, alla riscoperta degli scritti della Blavatsky.

Due figure emergono nella letteratura esoterica, dopo Blavatsky. Sono Annie Besant e C.W. Leadbeater. Ci soffermeremo a parlare di loro perché, a rigor di termini e dell’evidenza dei fatti, vengono più studiati dell’autrice della Dottrina Segreta. Questo è dovuto a due ragioni: il livello inferiore della loro spiritualità si adatta meglio a combaciare con quello del particolare tipo di umanità a cui si rivolgeva la Blavatsky; l’accentuata tendenza di essi, inoltre, per un determinato misticismo patriarcale, per delle investigazioni, a volta errate (e lo dimostreremo), nel campo della chiaroveggenza nei tre mondi, piacque ed ingolosì la massa, facendo perdere di vista la garante completezza delle rivelazioni blavatskyane. Non avremmo parlato di essi se non fossimo fermamente convinti che i loro errori hanno inciso in profondità nello strato spirituale dell’umanità; la medesima umanità a cui si rivolge, ora, il messaggio del Cristo, Portatore dell’epoca dell’Aquario e Rivelatore della vera magia universale, incarnata nel settimo Raggio, in attuale ascesi.

Annie Besant. Considerando tale figura dal punto di vista storico, personalmente l’ammiriamo per il bene sociale e filantropico che fece al mondo. Tale opera è notoria: l’India deve la propria indipendenza anche alle sue lotte qualitative e quantitative. L’Inghilterra l’ebbe a promotrice di vasti movimenti, che risolvettero delle crudeli piaghe sociali e crearono utilissimi inquadramenti sindacali. L’addebito che le portiamo inizia nel campo delle sue ricerche chiaroveggenti. E non lo inquadra totalmente, ché molte di esse sono giustificate ed utili.

Abbiamo tentato di ripristinare e ordinare l’argomento che un Maestro chiama: "L’arte dei chakras". Abbiamo cercato di dimostrare allo studente quanto la Magia Universale abbia prodotto il mondo delle cose statiche ed animate attornianti. In ciò, seguendo da vicino la nostra sorella spirituale H.P.B, la quale fece risalire l’origine del mondo, e non solo codesta, ma anche la continuità degli infiniti frammenti vitali che lo compongono, ad un Ceppo unico: i sette Dei planetari. L’armonia tra le sette Sfere di vita ed il diretto rapporto sincrono che hanno con l’uomo, trovando sbocco ed aggancio nei suoi sette chakras principali, è il segreto meccanismo che, scoperto, rende l’uomo simile a Dio. E lo rende, a sua volta, creatore, quand’egli ripeta, nelle linee della propria aura, ciò che attualmente fanno gli Dei planetari. E’ un lieve accenno che dimostra quanto sia essenziale ed importante, su questo punto, non lasciarsi andare a confusioni di sorta. Le antiche religioni orientali hanno sempre parlato dei sette Arcangeli davanti al Torno di Dio, o dei sette Poteri creatori del sistema solare. Non basta, però, localizzarne gli immani poteri, vividi e realistici come il morso affamato di un bambino su di una pesca, ma importa allinearli, individualmente e con arte, nella sfera dell’aura umana, vedendone il riflesso accurato nei propri chakras, sì da pervenire, con il tempo, all’apoteosi della creazione assoluta.

Ecco, dunque, il momento di parlare dell’opera di Leadbeater, congiuntamente a quanto egli fece con la Besant, nello specifico campo delle ricerche chiaroveggenti. Non dimentichiamoci – nel frattempo – che le due personalità in oggetto sono state seguite, e lo sono tuttora, forse da decine e decine di migliaia di studiosi. L’Europa e l’America si rifanno ad esse, quali luminosi chiaroveggenti da studiare, in ogni ricerca ed esperienza occulta. Purtroppo, tanti sforzi sono destinati a fallire, se non si prende in considerazione uno dei fondamentali errori che incrinano la costruzione esoterica che essi costruirono.

In una fondamentale opera di Leadbeater, scritta in collaborazione con Annie Besant, e intitolata:"Man, Fragments of a Forgotten History", costui fonda la struttura occulta del sistema solare, segue lo sviluppo delle precedenti catene e ronde della terra, delinea i costumi delle razze passate, affermando che tutto la rivelazione è dovuta alla propria chiaroveggenza ed a quella della Besant. E, esattamente nel citato trattato, parlando delle catene planetarie del nostro sistema solare, dà informazioni categoriche, le quali contrastano con gli insegnamenti della Blavatsky e, per l’importanza stessa della loro natura, in seguito proibiranno allo studente di divenire padrone dei poteri delle Correnti Universali. In primo luogo, l’autore afferma che ogni catena è composta di materiale, a partire dal piano Atma (cioè, dal terzo piano eterico-cosmico, a partire dall’alto), sino a finire al piano fisico. In definitiva, egli salta due importanti piani di Vita Cosmica. Ma, non è qui il punto che interessa. Egli dispone i globi della catena terrestre in maniera tale che la sua chiaroveggenza glieli fa vedere così: due globi di materia atmica, due di materia buddica, due di materia mentale superiore, uno di materia mentale inferiore costituiscono la prima catena. Per seguire – come egli continua ad affermare – la fase di immersione nella materia, che precede quella in ascensione nello spirito, la seconda catena, invece, possederà due globi di materia buddica, due mentali superiori, due mentali inferiori ed uno astrale. La terza catena avrà, invece, due globi di materia mentale superiore, due di mentale inferiore, due astrali ed uno fisico; come globo fisico, aveva la Luna. La quarta catena, secondo l’autore, sarebbe formata da due globi di materia mentale inferiore, due globi di materia astrale e tre di materia fisica. Di conseguenza, secondo lui, la terra non sarebbe un pianeta a sé stante, ma uno dei tre elementi fisici di un’unica catena, i cui due altri indica come Marte (pianeta non sacro) e Mercurio (pianeta sacro). Egli afferma che la quinta catena – la prossima – inizierà la sua fase ascensionale con soltanto un globo fisico, due astrali, due mentali inferiori e due mentali superiori. La sesta avrà, invece, un globo astrale, due mentali inferiori, due mentali superiori, due buddici. La settima catena sarà eguale alla prima catena, con un globo mentale inferiore, due mentali superiori, due buddici, due atmici.

Noi non sappiamo – e non vogliamo ragionarci sopra – il perché Leadbeater abbia compiuto questi errori così accentuati, anche dal punto di vista razionale. Sta di fatto, però, che il neofita, quando necessariamente vorrà porsi in condizioni tali da sentire fluire nel suo corpo eterico, attraverso i corrispondenti chakras, le energie dei sette Pianeti sacri, si troverà ben presto di fronte ad una confusione di forze tale che ne deluderà, ben presto, la necessità di constatare personalmente il potere dei raggi.

Dal canto suo, H.P.Blavatsky lesse:" Man, Fragments of a Forgotten History" e noi riportiamo alcuni brani che criticano il libro ed anche il potere veggente di questi suoi due collaboratori; ma, in particolar modo, indichiamo quanto un Adepto di Saggezza ebbe a dire sulla questione dele catene planetarie, per correggere l’errore di Leadbeater e della Besant.

Nella traduzione francese del volume della Dottrina segreta, che tratta della Cosmogenesi (prima parte: Evoluzione Cosmica – Le stanze di Dzyan - Librerie de l’Arte Indipendente – 10, Rue Saint –Lazare, 1899 – pag. 147) H.P. Blavatsky scrive:"…. L’altro libro – Man, Fragments of a Forgotten History – che apparve più tardi, aveva, come scopo, di presentare la dottrina arcaica sotto un punto di vista ideale, di tradurre qualche tavoletta impressa nella Luce Astrale, di riprodurre qualche insegnamento tratto, in parte, dai pensieri di un Maestro e sfortunatamente incompreso. Questa opera parla anche dell’evoluzione delle prime razze umane sulla terra, e contiene dei capitoli eccellenti, di carattere altamente filosofico. Ma essa non è altro, malgrado tutto, che un piccolo romanzo mistico interessante. Non ha raggiunto il suo scopo, perché le condizioni necessarie alla traduzione di queste tavolette astrali non esistevano in chi lo faceva. Il lettore, di conseguenza, non dovrà stupirsi se i volumi attuali contraddicono in parecchi punti queste prime descrizioni…."

Ma, l’affermazione veramente importante (perché, appunto, contiene la correzione definitiva della stessa Gerarchia Bianca, nei riguardi dell’errore sulle catene) si trova a pagina 142 dello libro in questione. La Blavatsky scrive:" …Quando la presente opera fu intrapresa (n.d.r.: il volume su citato della Dottrina Segreta), l’autore, convinto che la speculazione al soggetto di Marte e di Mercurio fosse errata, domandò, per lettera, agli Istruttori, una spiegazione, una specie di versione autorizzata. Essa ricevette soddisfazione su tutti i punti, e dà qui degli estratti testuali delle risposte ricevute"

Dalla lettera, noi stralciamo soltanto la frase che, scritta con umorismo amabile, non per questo risulta men che lapidaria ed esauriente. Tale lettera è a portata di mano di chiunque volesse aprire il libro menzionato, a pag. 151. Dice il Maestro (Morya):" …inoltre (Marte e Mercurio) sono delle catene settenarie, tanto indipendenti dai Signori e Superiori Siderali della terra, quanto voi stessa siete indipendente dai <principi> di DAUMLING (Tom Pouce), che erano forse i suoi sei fratelli, con o senza berretto da notte…"

Più avanti, a pag. 153, i Maestri, in un’altra lettera, sottolineano l’importanza di comprendere e "sentire", a fondo, il numero sette planetario, e noi estraiamo un altro brano significativo:

" …..Conducete la vita necessaria all’acquisizione di una tale conoscenza, e questi poteri e la saggezza verranno a voi del tutto naturalmente. Appena riuscirete a mettere la vostra coscienza in risonanza con una qualsiasi delle sette corde della "Coscienza Universale" – corde che si estendono sul clavicembalo del cosmico e vibrano da un’Eternità all’altra - , quando avrete studiato a fondo "la Musica delle Sfere", allora solamente avrete ogni libertà di far parte della vostra conoscenza a coloro con i quali è prudente farlo. Nel frattempo, siate prudenti. Non divulgate alla nostra attuale generazione (n.d.r.: quella passata) le Grandi verità che sono il retaggio delle razze future. Non sforzavi di svelare i segreti dell’Essere e del non Essere a coloro che sono incapaci di comprendere il significato celato dell’Eptacorde di Apollo, la lira del Dio radioso, in ognuna delle cui sette corde abitano lo Spirito, l’Anima e il corpo astrale di questo Cosmo, e la cui scorza esterna è caduta nelle mani della scienza moderna….Siate prudenti, vi diciamo; prudenti e saggi e, innanzitutto, abbiate cura di sapere ciò che hanno capito coloro che ricevono le vostre lezioni, per paura che, sbagliando essi, non portino in errore anche gli altri…poiché tale è il destino di ogni verità che non è divenuta famigliare agli uomini…Lasciate piuttosto le catene planetarie ed altri misteri super e infra-cosmici nel paese dei sogni, per coloro che non possono vedere, né credere ciò che vedono gli altri.."

Evidentemente, il Leadbeater e la Besant non si posero in risonanza con la Musica delle Sfere di cui parla il Maestro, e non compresero l’armonia dei sette Pianeti sacri, determinando così una confusione sull’argomento, e portando anche altri in errore.

Nell’opera dei due autori vi sono varie imprecisioni ed errori, che cercheremo di indicare; ma, lo ripetiamo, solo per riportare le convergenze della nuda verità tradizionale in un giusto riassetto dei propri parametri.

Leadbeater e Besant descrissero con dovizia di particolari le loro investigazioni paranormali su quanto le <tavolette astrali> riferivano ad essi della vita ospitata dalla catena di Marte, che si svolge – a quanto asserivano - parallelamente a quella terrestre. Essi indicarono le vallate ed i panorami di quel pianeta; la civiltà che vi si sviluppa; gli abitanti, le abitudini locali, i tipi di piante, le case, ed ogni altro componente di esistenza che si può trovare in un pianeta simile al nostro. Descrissero minuziosamente le varie incarnazioni avute in quella catena da molti discepoli che li circondavano, a Madras (sede della Società Teosofica), oppure fuori da quella sede. Evidentemente, ciò serviva ad avvalora le affermazioni da essi fatte a proposito dei tre pianeti fisici (e contemporanei) <della catena terrestre>: Terra, Marte e Mercurio.

Sta di fatto che la sonda americana che si è posata sul rosso corpo celeste del nostro sistema solare ha trovato soltanto delle brulle distese di pietrisco millenario e rocce immerse nella loro spettrale ed antica morte planetaria…

Per quanto riguarda le mete di ogni catena, essi affermano – in riferimento alla quarta – che l’uomo vi ha il compito di raggiungere la quinta iniziazione. Questo è un equivoco. Noi ci troviamo alla quarta catena, quarta ronda, quarto periodo di globo, quinta razza, quinta sottorazza della quinta razza. A rigor di termini, l’uomo che ha raggiunto la prima iniziazione durante la terza razza (la Lemuriana), raggiunge la seconda alla quarta razza (l’Atlantidea), la terza all’attuale razza (l’Ariana), la quarta alla sesta razza – ancora da venire -, e la quinta alla settima razza. Ciò, perché la terza razza, o la Lemuriana, è quella dell’etere denso, dominato il quale, l’uomo riceve la prima iniziazione di massa; la quarta razza è quella del corpo emotivo, dominato il quale, l’uomo riceve la seconda iniziazione; la quinta razza è la razza del corpo mentale, dominato il quale, l’uomo raggiunge la terza iniziazione; la sesta, e prossima, razza e quella dell’intuizione, o del corpo buddico, dominato il quale, l’uomo perviene alla quarta iniziazione; la settima razza è quella di atma, o della volontà spirituale, raggiunta la quale, l’uomo è un Adepto, e possiede la quinta iniziazione. Dunque, la quinta iniziazione è la meta per il nostro attuale periodo di globo (ogni periodo di globo ha sette razze madri che si sviluppano in esso); per giungere al termine della nostra quarta catena abbiamo ancora tre periodi di globo, e concluderemo la quarta ronda (ogni ronda è composta da sette periodi di globo). Resteranno, allora, tre intere ronde, in questo periodo <catenario> ( e si tratta di periodi di una lunghezza temporale vastissima; ma, anche, seguiti e preceduti da epoche di riposo cosmico altrettanto lunghe). L’uomo può giungere molto più avanti di quanto affermi Leadbeater. E’ il nostro Logos solare che, secondo le rivelazioni superiori, ha, come meta finale del Suo manvantara, quella di conquistare la quinta iniziazione cosmica. Ciò ha fatto dire a molti che il ciclo solare sarà adempiuto quando, di riflesso, tutti gli uomini avranno raggiunto la quinta iniziazione. Si deve, però, capire che, nel calcolo e nel rapporto con lo sforzo che compie il nostro Logos entra di mezzo la qualità intrinseca e la necessarietà del nostro Logos planetario; e che, dire:" ..quando tutti gli uomini avranno raggiunto la quinta iniziazione il Logos solare sarà Iniziato cosmico di quinto grado…" – significa tenere presente che ancora numerose umanità non sono apparse alla luce, perché contenute nel serbatoio della vita elementale del sistema.

Leadbeater e la Besant affermano, ancora, che sul nostro globo esiste un’alta Personalità, chiamata: "Re del Mondo". E che ogni ronda ha un differente re del Mondo che tutela il globo, facendosi tramite dell’Autorità solare. Gli antichi trattati esoterici, invece, parlano del Sanat Kumara, o Re del Mondo, che si proiettò a Shamballa, da Venere, Primo ed Assoluto, facendo voto di restare sulla terra:" …sino a quando l’ultimo stanco pellegrino (gli atomi fisici e metafisici [anu] passati, presenti e futuri del pianeta) non fosse arrivato in seno al Padre". Il che contrasta con l’assunto dei due autori. Essi, ancora, affermano che il Dolce Giovinetto dalle sedici primavere è il terzo Re del Mondo; ed aggiungono che, dal tempo dell’insediamento sulla terra, all’epoca lemurica, del nucleo della Gerarchia Bianca, Egli è aiutato da tre Kumaras, Suoi Discepoli, che:" …Gli fungono da Luogotenenti, o Assistenti"; - "…Essi – aggiungono – dovranno divenire i nostri tre Signori del Mondo, quando l’umanità sarà sul pianeta Mercurio".

I Discepoli del Re del Mondo furono, sono e saranno sei! Tre exoterici, e tre occulti; ognuno dei quali collegato con uno dei sei Pianeti sacri ed al Re del Mondo (a sua volta, tramite del settimo Pianeta sacro). Questa armoniosa concezione è necessaria viverla profondamente e profondamente comprenderla, per raggiungere la sintonia occulta con i sette Pianeti sacri.

Gli autori parlano, ancora, di un altro "Augusto essere, ancora superiore al Sanat Kumara". Essi dicono che si sa ben poco di Lui e delle Sue funzioni. Questo augusto Essere è il Logos planetario medesimo, che ogni discepolo dovrebbe, invece, amare come il più puro e caro degli Dei, e sentire quale sintetizzatore di ogni forma planetaria interna ed esterna, quale profumo del fiore ed alito di ogni bimbo, verbo dell’Adepto e richiesta del discepolo, nuvola e radice d’albero.

E’ significativo constatare, a titolo di semplice ammonimento, quanto uno dei Maestri avesse profetizzato a Leadbeater il suo futuro errore, a riguardo dello schema delle catene e della unificazione indebita in un solo ceppo vitale di due Pianeti non sacri (Marte: sesto Raggio – Terra: primo Raggio) con un Pianeta sacro (Mercurio: quarto raggio).

Nel volume:" I Maestri ed il Sentiero", scritto da Leadbeater, questi riporta, in proposito, un episodio significativo. L’edizione dell’opera che esaminiamo è della Società Anonima Cooperativa Editrice: Prometeo, Torino, anno 1928, traduzione di O. Boggiani. L’episodio è a pagina 307 ed è intitolato:" Tabella del maestro Djwal Kul". Noi lo sintetizziamo.

Scrive Leadbeater che, con il signor Cooper-Oakley ed un confratello indù, si trovava a discorrere sui terrazzi della Sede centrale di Adyar, nucleo della Società Teosofica mondiale. Improvvisamente, si avvicinò a loro il Maestro Tibetano, o D.K., che, in quell’epoca, era il discepolo principale del Maestro K.H.. Nei giorni precedenti. Egli aveva dato ai tre un gran numero di istruzioni e fu sempre molto gentile e paziente con loro. Il signor Cooper Oakley volle, a proposito, chiedergli:" Fateci il piacere, Maestro, di dirci tutto a proposito dei Raggi."

Riportiamo fedelmente il brano che segue, traendolo dal libro citato:

" ….Con un sottile sorriso, il nostro Istruttore rispose:<Veramente, non posso dirvi tutto sul loro conto, se prima non avete raggiunto una Iniziazione molto elevata. Volete sentire quel poco che posso dirvi, che, per la sua pochezza, vi indurrà inevitabilmente in errore, o volete aspettare fino a quando vi si potrà dire tutto?>. Pensammo, come è ben naturale, che un boccone di pane era meglio che nulla, e perciò dicemmo che ci saremmo accontentati di quel poco che potevamo avere. Le informazioni che ci diede furono interessantissime, ma, come Egli aveva predetto, per una gran parte ci risultarono incomprensibili…"

Non solo – aggiungiamo noi – riuscirono incomprensibili a Leadbeater, ma lo spinsero a creare, sotto l’illusione di una mal diretta chiaroveggenza, il confuso sistema delle ronde e delle catene che abbiamo appena analizzato, e che è una derivazione molto stretta dell’azione dei Raggi nel cosmo.

 

Non vorremmo che lo studente ci fraintendesse. Con la critica analitica all’operato del Leadbeater e della Besant (la quale è corresponsabile di moltissime affermazioni fatte da Leadbeater, perché i due lavoravano strettamente uniti nel campo delle loro ricerche chiaroveggenti) noi intendiamo solo ed unicamente far fede all’impegno della verità, innanzitutto, e della lotta ad ogni annebbiamento che il discepolo deve assumere di fronte al proprio al suo Maestro di Raggio. Impegno che egli ha il dovere di assolvere quando lo ritenga necessario, amorevole, vero.

Ma, a tal punto, occorre parlare dell’opera di un’altra figura eccezionale, che venne a completare l’opera iniziata dalla Blavatsky: Alice A. Bailey.

Molti addebiti sono stati portati a questa iniziata, sin da quando la medesima riferì di essere entrata in contatto diretto con il Maestro Tibetano e di avere un compito di divulgazione ben preciso e qualificato, nel campo dell’esoterismo, verso l’umanità. Molti neofiti, a tutt’oggi, si rifiutano di studiare le numerose opere esoteriche che la medesima ha scritte, e, ciò, per varie ragioni. Cercheremo di enunciarle, ricordando, purtroppo (non certo a vantaggio dei meriti intuitivi della nostra attuale umanità), che il comportamento di una vasta zona di individui verso Alice A. Bailey ha aggiunto una spina alla corona di Cristo.

La vita di Alice Bailey fu dolorosa, come la vita di ogni discepolo sulla soglia della libertà assoluta. Ella conobbe Annie Besant e, addirittura, non solo si iscrisse alla Società Teosofica, retta dalla Besant, ma entrò nella Sezione esoterica, fondata in seno alla medesima. Fu allora che lo sviluppo delle qualità occulte della donna iniziò a germogliare. Cominciarono dei suggestivi suoni a venir percepiti dal suo udito interiore, a varie riprese. Ella intravedeva un mondo di luce e di vite sublimali, che sfuggiva ai sensi comuni dell’ambiente circostante. Il Maestro Tibetano l’aveva già scelta per fare di lei il calice in cui avrebbe riversato nuove rivelazioni all’umanità, proprio come si comportò nei riguardi di H.P.B.. Il Maestro Koot Humi apparve, dolce e suggestivo al suo solito, alla visione attonita di Annie e le annunciò il desiderio che la Gerarchia aveva di avvalersi della sua collaborazione. Ma, fu tutto inutile. Ciò serviva ad impaurire la nostra veggente e, a più riprese, la medesima rifiutò ogni rapporto con gli Adepti. Ma, esattamente come il fiore si eleva, con tutti i suoi mezzi a disposizione, verso il sole, fino a quando non ne tramuta i raggi in arbusti e foglie e profumo, così il sole si protende verso di lui e non è sazio, sin quando non lo contiene in sé. I Maestri resistettero, armoniosi, ed infine convinsero la donna ad iniziare il suo lavoro. Nacquero diciotto titoli dalla collaborazione con il Tibetano (altri, furono il frutto del talento autonomo di Annie).

Però, Annie Besant non credette ad A.A. Bailey, condannandola, da allora, in tal modo, all’ostracismo automatico e fideistico di tutti i suoi <devoti> seguaci. Era il tempo in cui stava lavorando all’educazione spirituale di un giovane indiano, che voleva, in futuro, presentare al mondo come l’attesa reincarnazione di Cristo: Krishnamurti. Ed aveva creato un Ordine con il compito di preparare al giovane tutte quelle adatte condizioni a compiere la missione di cui lo credeva solo ed unico rappresentante. Krishnamurti vive tuttora e predica a migliaia di persone, avvalendosi della televisione, dei suoi scritti, di continui viaggi, della radio, di numerosissime conferenze.

Fattosi adulto, Krishnamurti di ribellò all’imposizione mistica, dichiarò pubblicamente di non essere affatto quello che Annie Besant e Leadbeater avevano deciso che fosse, e se ne andò per il mondo a predicare la Verità: la sua Verità.

Annoveriamo anche questo, tra gli errori di una presunta veggenza dei due leader teosofici.

Nota aggiunta

 

Inseriamo, nel presente capitolo, per coloro che conoscono l’opera di Krishnamurti, la nostra analisi introduttiva al suo pensiero, scritta nell’eventualità di pubblicarne alcuni dei più significativi discorsi. Il brano può tornare utile allo studente, per delle ragioni che gli risulteranno evidenti durante la lettura.

" La meta dell’uomo. Essa è indefinibile, a parole. La meta dell’uomo è un fatto puramente spirituale, e solo l’anima individuale, identificata a quella universale può percepire i profondi significati della base comune al Dio ed all’uomo. La <nobile via di mezzo>, per noi, è l’eterna strada su cui si incanalò, si incanala e si incanalerà la coscienza nella ricerca dei ritmi universali. Erra chi fissa e cristallizza le proprie essenze interiori attorno ad una figura simbolica individualizzata che, secondo lui, rappresenta un ideale assoluto di verità. Ma, erra anche colui il quale voglia staccare la Vita dalla Forma ed intenda liberarsi da qualsiasi germoglio che sboccia sulla Quercia Cosmica. Ad occhio di monista, quercia e germoglio sono la medesima cosa. E, secondo la ritmica di determinati cicli, sia individuali che di gruppo, il fremente raggio dell’assoluto – che tutti cercano di fissare in modo definitivo nel proprio animo – può apparire al mondo e desiderare di essere sintetizzato solo sotto forma di un uomo, che lo rappresenti compiutamente; come può, pure, desiderare di venir carpito ai cieli interiori nella cruda e adamantina sua nudità.

Krishnamurti ha fatto e fa molto bene all’umanità; tuttavia, onestamente, non possiamo non sottolineare che la meta a cui indirizza gli uomini – cioè, la pura e semplice libertà da ogni quadro formale – può divenire una lama a doppio taglio. Se consideriamo il modo di manifestarsi della Vita Assoluta, sia attraverso la sostanza che attraverso la forma, in un imprescindibile binomio unitario mai scisso da sé medesimo, vedremo che la libertà assoluta, di per se stessa, non può esistere. Il ciclo è il ponte necessario alla divinità. E, ciclo, è una personalità, una dottrina, un’era, ecc.. H.P.Blavatsky, facendosi portatrice di una eterna verità, afferma che Parabrahman, o l’Assoluto privo di veli, non potrà mai essere raggiunto di per se stesso, essendo movimento puro e privo di un inizio. Raggiungerlo significherebbe por fine all’eternità dell’essere, alla sua condizione prima di incessante manifestazione. Parabrahman si manifesta solo attraverso le Divinità Planetarie, o i sette Raggi. I Quali, durante le epoche, ci inviano aspetti di loro medesimi, o i divini Avatar. E’, l’Avatar, l’essenza più originale delle nostre anime; non qualcosa di distaccato da noi; è, l’Avatar, Parabrahman stesso. E’, l’Avatar, la ciclica reincarnazione divina.

Riteniamo, di conseguenza, che l’opera di Krishnamurti, intesa a spezzare ogni schema fisso, ogni <gabbia oscura, o dorata>, a sbriciolare la cristallizzazione di numerosissime menti paralizzate dal dogma, dal complesso del gregge, sia veramente utile. Ma, riteniamo, nello stesso tempo, che egli medesimo debba inchinarsi davanti al ritmo ineluttabile della Gerarchia Bianca, e del principio che incarna. Le parole: realtà, assoluto, libertà hanno un loro significato solo quando servono a indicare libertà da qualche cosa di separato, o di negativo; sono prive di significato quando vengono poste davanti alla mente della gente come qualcosa di astratto, o di anarchico. Esse debbono ammantarsi di qualche forma. Sta alle epoche avvenire, ed a quella presente, dare forma alla cornice. Lo studio delle caratteristiche della Nuova Era, o dell’epoca dell’Aquario; lo studio dei sette Raggi, come postulatori dell’ordine della Gerarchia Bianca, che – da sempre – guida le evoluzioni sul nostro pianeta; lo studio della psicologia del divino, come trapela dalle leggi esoteriche, completerà, in chi studia Krishnamurti, l’opera da lui varata. L’aver, cioè, liberato le menti di una parte dell’umanità da ogni sovrastruttura del passato, ed averle rese limpide ad accogliere il Messaggio della Nuova Era.

 

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Intanto, Alice Bailey aveva già cominciato a lavorare. Dobbiamo a lei i volumi:" Il ritorno del Cristo", ove sono spiegati, in modo lucido e totale, il mistero e le modalità dell’Avvento; "Iniziazione umana e solare", Astrologia esoterica", "Guarigione esoterica", "Trattato di Magia Bianca", "Lettere sulla meditazione occulta", Telepatia ed il veicolo eterico", " L’illusione, quale problema mondiale", "Il trattato dei Sette Raggi", ecc.… Questi titoli non diranno nulla a chi non abbia letto i libri citati. Ma, senza averne approfondito il contenuto, non si potrà comprendere a fondo il messaggio di H.P.B.; né, eliminare gli errori di Annie Besant e di Leadbeater.

Com’era da prevedersi, quindi, Annie Besant allontanò Alice Bailey dalla Scuola Esoterica Teosofica. E non solo; tolse anche ogni mezzo di sussistenza materiale a lei ed al suo compagno, privandoli del lavoro e dell’asilo nella sede della Società Teosofica a Madras.

L’atto fu l’inizio della fine. Migliaia e migliaia di teosofi – come già dicemmo – seguirono la loro leader, nel giudicare, da allora, Alice Bailey. Nel mondo spirituale – grazie al comportamento della Besant – parlare della Bailey ad un particolare tipo di teosofo è, quasi, nominare la peste. Né esageriamo!

Migliaia di persone potrebbero giungere sino alla Stanza centrale del Tempio se soltanto proseguissero il discorso formativo da loro intrapreso sui testi della Blavatsky, in quelli della Bailey.

Quattro sono gli addebiti che vengono portati alla nostra piccola, cara eroina, A.A.B.: quattro addebiti che vogliono giustificare la diffidenza e l’ostracismo a cui ella viene sottoposta.

Il primo è che l’autrice trascorse un periodo in una casa di cura per problemi psichici; il secondo è che tentò il suicidio; il terzo, che fu radiata dalla Scuola esoterica Teosofica, da Annie Besant; il quarto, che le sue opere, a parere di alcuni, sono un <rimasticamento> di quelle del Leadbeater e di Annie Besant.

Come può - si afferma - una donna che è stata in una casa di cura per mali mentali, che ha tentato il suicidio, che è stata radiata dalla Scuola Esoterica della Società Teosofica dalla <massima chiaroveggente> dell’ultimo secolo, dare garanzia di veridicità su quanto dice?

E’, chiaramente, un discorso di poveri uomini, codesto. In qualunque ospedale esistono numerosi individui che vi si trovano per cure di nervi e ne escono ristorati definitivamente. L’incubo che il dolore psichico (sfera ancora sconosciuta, per la maggiore, all’uomo) crea nella società fa considerare, tuttora, coloro che hanno frequentata, da pazienti, una casa di cura mentale, degli essere potenzialmente pericolosi ed inaffidabili. Tuttavia, grazie al cielo, le cose stanno cambiando.

I fautori di tale critica alla Bailey dimenticano le crisi di nervi che, spesso, scuotevano la stessa H.P.Blavatsky, oggetto indifeso di forze più vaste del suo sistema biologico; e dimenticano che, quando l’uomo si avvicina alla Gerarchia Bianca, il suo <voltaggio> interno è sottoposto ad una tensione indescrivibile. Un Maestro afferma che, il più delle volte, non c’è nulla da fare per simili ondate, che scuotono il discepolo e l’iniziato. I detrattori della Bailey dimenticano (ed il fatto viene riportato nell’autobiografia di Annie Besant, con ricchezza di particolari) che la stessa Besant rasentò la pazzia, in un certo periodo della sua vita, maciullata da ansie e da dubbi, ed alla ricerca di una direzione spirituale che non sapeva trovare; e che lei stessa, per miracolo, sfuggì al suicidio, quando le morì la piccola figlia.

Per quanto, poi, riguarda il terzo punto della questione, cioè l’autorità chiaroveggente della Besant, <che non le avrebbe permesso di sbagliare nel giudicare la Bailey>, mentre la radiava dalla Scuola Esoterica Teosofica, e dalla Casa Madre di Madras, abbiamo dimostrato più che sufficientemente di quale tempra fosse tale veggenza.

Ma, arriviamo al punto più vacillante della presa di posizione negativa e pubblica nei confronti della Bailey. Viene detto che ella ha manipolato materiale dei due autori, senza sfogo alcuno di originalità.

Questo, ci rende semplicemente attoniti. Perché non è vero!

Difatti, per approfondire lo studio di tutto il materiale che l’Adepto Tibetano ha dettato telepaticamente alla nostra sorella, bisogna studiare, per lo meno, le opere che appartengono a tale dettatura, e sono circa la metà dei diciotto titoli; gli altri furono il frutto del talento dell’autrice.

Ora, risulta evidente, penetrata la struttura intera dei volumi menzionati, che, negli stessi, vi è una tale ricchezza di novità, di informazioni esclusive, di ridimensionamenti e correzioni della vecchia letteratura esoterica, che ogni accusa di non originalità non solo suona ridicola, ma addirittura delittuosa ed immorale. Perché dimostra che, chi critica, lo fa senza alcuna ragion veduta, senza essersi documentato a fondo ed onestamente sull’opera della Bailey, e sotto la spinta di fanatismi di parte e di impulsi provenienti dal lato oscuro dell’essere.

Cosa dire, a questo punto? Noi esortiamo lo studente a munirsi di una propria attività investigatrice; di leggere i volumi dell’autrice, e di giudicare, una volta completato integralmente il loro sforzo, quanto ha studiato.

A tali volumi attinge parte del costrutto del nostro corso di lezioni. Che non solo sono servite a dare una panoramica completa della Verità esoterica allo studente, ma hanno anche cancellato dei gravi errori didattici di coloro che avversarono la Bailey.

E, questo, è karma.


LEZIONE TRENTUNESIMA

 

STUDIO DEL VEGETARIANISMO, DAL PUNTO DI VISTA ESOTERICO

 

v - Le due cause occulte del vegetarianismo -

v - L’inizio – in Atlantide – del vegetarianismo -

v - Perché il vegetariano si sintonizza con l’Akasha, o <tavolette astrali> -

v - La coscienza e la sensibilità del regno vegetale,

v dimostrate scientificamente -

Ci siamo prefissi, in questo Corso di Lezioni, di porgere allo studente la conoscenza dei tradizionali concetti che formano il quadro fondamentale della saggezza esoterica, come è stata tramandata, attraverso i millenni, e come, tuttora, viene studiata dai seguaci della Loggia bianca. Il nostro punto di vista, quindi, è sempre rimasto analitico, poiché siamo convinti che l’obiettiva presa di posizione di un individuo, di fronte allo studio dell’esoterismo, non gli proibisca, nello stesso tempo, di alimentare in lui la dolcezza di un impersonale amore, caldo e vivo, per la verità.

Toccando un argomento come il vegetarianismo e dandone le sue reali ragioni di esistenza, molto diverse da quelle che gli stessi vegetariani suppongono – secondo le tradizioni segrete della Magia Iniziatica – forse creeremo delle polemiche. Ma, tant’è. Il nostro dovere è di riportare, secondo le esperienze che possediamo, e i lunghi studi che abbiamo fatto sull’argomento, l’occultismo nei suoi giusti binari, cercando di battere via la polvere del logoro tappeto di quel che la gente pensa che esso sia, estirpando ogni fanatismo in proposito, ogni agire emotivo, ogni violenza di pensiero, nata da stretti punti di vista personalistici.

Per il momento, non consideriamo le molte ragioni morali che hanno fatto nascere il vegetarianismo nel mondo. Non consideriamo, cioè, il fatto della crudeltà verso gli animali, in se stessa, che spinge i vegetariani a non nutrirsi della loro carne; né lo squilibrio che, secondo essi, porta all’organismo umano l’ingestione della carne.

Due ragioni fondamentali – come viene sottolineato dal Maestro Tibetano, nel "Trattato dei sette Raggi" (Alice A. Bailey – Edizioni Lucis) – sono le vere cause che hanno creato il fenomeno del vegetarianismo, lungo i tempi. La prima riguarda la sfera educativa e volitiva del neofita, che intraprende il sentiero del discepolato; la seconda ha delle ragioni occulte molto profonde e che delineeremo più avanti.

Grazie all’attrazione magnetica e luminosa, silente e suggestiva della Fratellanza Bianca, da sempre il finito si è allacciato ad una forma più alta di esistenza, lungo i secoli. Esseri umani avanzati hanno percepito il Messaggio che scaturiva dalle Alte Cime dell’esistenza e si sono incamminati verso il mondo interiore dell’esistenza intensificata. Sia per ragioni karmiche, quanto per il loro movimento disordinato di vita, fu necessario – e continua ad esserlo – che quegli individui – chiamati neofiti, e discepoli – dessero un severo ritmo di nuova educazione alle proprie facoltà vitali. Infatti, la loro aura, le loro vibrazioni, i loro pensieri avrebbero contrastato con potenza materiale negativa l’Aura pacata della Gerarchia Bianca. Quindi, non solo il neofita si trova nella necessità di staccarsi da forme di vita esteriori deleterie, ma di crearsi un carattere ed una volontà occulti, necessari ad ogni mago bianco. Poiché l’unico ponte che il neofita, al grado di evoluzione in cui si trova, deve e può adoperare, agli inizi, è il corpo fisico, ecco la ragione per cui tanta importanza ha, per lui, un’educazione del tutto biologica. Gradualmente, egli penetra nella sfera emotiva, in quella mentale, e tocca gli Eteri Cosmici, se la continuità di proposito risulta coerente. Cessa di eccitare il suo sistema nervoso con l’alcool, di inquinarlo con la nicotina, di scuoterlo con prodotti chimici che agiscano sul simpatico e sul cerebro spinale. Capita sempre una vita, nel suo arco reincarnativo, in cui il discepolo imponga a se stesso una vita di celibato e segua la dottrina vegetariana. Pochi, però, ne sanno le ragioni. Per quanto riguarda il celibato, ne abbiamo esposto le ragioni nel capitolo:" Studio del sesso, dal punto di vista occulto ". Ma, per il vegetarianismo, siamo convinti che pochi, di fronte alla massa, ne conoscano le vere ragioni. Essi, certamente, ne portano diverse, a favore. E tutti sappiamo quali siano. L’amore per gli animali, il rispetto per un regno di vita inferiore, la necessità di ribellarsi ala crudeltà generale, nei loro riguardi, e il deleterio effetto di tale nutrimento alla salute fisica.

Tutto ciò, però, non si allinea con l’obiettivo punto di vista esoterico; e con l’evoluzione graduale della vita planetaria. Spesso, il vegetariano si mostra un emotivo, un fanatico, ricco di complessi di superiorità verso la massa e, in fin dei conti, un individuo che non ha capito a fondo il problema della vita. Difatti, le sue ragioni non possiedono quel senso realistico e tempestivo che pretendono di avere.

Chi scrive ama molto gli animali. Vederne soffrire uno gli comunica un senso di dolore fisico; e, sempre, si è sforzato, non solo di amarli, ma di educarli secondo le necessità evolutive, sapendo che la loro meta è l’individualizzazione nel regno umano. E ciò diciamo per dimostrare al lettore che il nostro punto di vista non è quello di un arido intellettuale, in materia, o di un cinico teorico.

Ciò nondimeno, pur con le dovute eccezioni, dopo aver frequentato per anni l’ambiente esoterico italiano, e continuando a farlo adesso, per ragioni di servizio, quasi mai ha incontrato un’armoniosa coerenza sull’argomento. Mai, si è imbattuto nella "giusta via di mezzo". Da una parte, i vegetariani; dall’altra, coloro che non lo erano. I vegetariani, spesso inariditi dal loro metodo, egoisticamente seguito per ragioni di salute personale, spirituale, o per una falsa emotività; coloro che non lo erano, alla ricerca di mille causali e di mille giustificazioni per spiegarne la ragione; oppure, nettamente ostili a chi lo fosse. Ben si intende che gli onesti vegetariani riescono, tuttavia, a dare prova di superiorità sull’umanità. Ma, solo per quanto riguarda la loro dolcezza, la loro filantropia, la loro benevolenza. Non per la valida comprensione del problema.

Durante l’epoca dell’Atlantide, come afferma il Maestro Tibetano, si sviluppò il sistema vegetariano. Era seguito negli Ordini Iniziatici. La vera ragione del metodo aveva, e continua ad avere radici occulte. Difatti, per poter acquistare (armoniosamente e con grande delicatezza di sviluppi) la chiaroveggenza, la capacità di scavalcare il presente e fissare diritto lo sguardo nel futuro, i neofiti cercavano di sintonizzarsi con le "tavolette astrali", che contengono passato, presente e futuro, e che formano le scaglie dorate dell’Akasha. L’Akasha è la radice del tempo e dello spazio, il gomitolo intessuto, dall’origine dei tempi, che si dipana, durante i cicli evolutivi, portando alla luce il Disegno Logoico. Tutti gli iniziati, sviluppando il chakra alla sommità del capo, riescono a raggiungere il riverbero costituito dalle "arie eteriche", vibranti nella controparte invisibile del cervello; quindi, possiedono il dono della preveggenza, collegati, come si trovano, al grande mare dell’Etere Cosmico, in cui sono incisi tutti i fatti, dal più grande al più piccolo, che costituiscono la linea di minor resistenza, architettata, dall’origine dei tempi, dal nostro Logos Planetario, prima che Egli colasse nel crogiolo del mondo obiettivo il Suo Proposito. Ora, l’Akasha vibra intensamente sotto il dominio del secondo Raggio. Sia – da una parte – perché Giove, l’Emanatore del secondo Raggio, è il Discepolo planetario più "vicino" al nostro Logos solare, e ne cela, più di ogni altro, i Progetti sublimi, sia perché il secondo raggio è l’assorbitore per eccellenza; quindi, rappresenta l’aspetto femminino della natura. Il Logos ne fissa la Volontà originaria sul Corpo, come su di una matrice di cera, rendendolo il depositario di Essa. Analizzando il mondo vegetale – sempre secondo le conoscenze esoteriche – noi veniamo a sapere che la Vita che ne costituisce l’anima è un’apoteosi del secondo raggio. Difatti, sul nostro pianeta, essa ha il secondo, il quarto ed il sesto Raggio completamente sviluppati in lei. Tutte le qualità del secondo Raggio – di conseguenza – vengono intensificate dalla vibrazione dualistica del quarto e del secondo. Sintonizzarsi con il regno vegetale, abolendo la carne e nutrendosi dei suoi frutti, significa assorbirne il potere e la natura. Significa vibrare sulla fortissima e radicale lunghezza d’onda del secondo Raggio; significa raggiungere, a lungo andare, la padronanza dell’Akasha.

Queste sono le vere ragioni del vegetarianismo. E se qualcuno obietta che è impossibile che la Gerarchia non accetti, come valide e principali, le ragioni filantropiche che seguono la maggioranza dei vegetariani, riguardo alla ragion d’essere della loro disciplina, noi risponderemo che, da che mondo è mondo, la Gerarchia è stata, sempre, esempio di bontà, di amore e di fratellanza non solo tra uomo ed uomo, ma tra regno di natura e regno di natura. Però, tiene conto anche di altre profonde ragioni, che non si possono svellere dalla realtà dei fatti. Il regime vegetariano deve essere sovente seguito, come dicemmo, ed almeno per una vita, da parte del discepolo. E’ una regola. Ma, per ragioni ancor più profonde, che non siano soltanto quelle emotive. Il discepolo consideri che il karma non tiene conto di alcun regno della natura. Nei passati tempi, in cui l’umanità prese a nascere sul nostro pianeta e, per ragioni naturali, viveva senza difesa, senza intelletto, con una costituzione fisica pressoché uguale a quella animale – ma, tuttavia, più debole – le belve, a ricordo di Gerarchia, rappresentarono uno dei flagelli più spaventosi che siano mai esistiti. L’umanità veniva spaventosamente dilaniata, divorata, falcidiata dalla ferocia e dalla forza del regno animale. Il karma è la molla irreversibile che, ora, spinge l’uomo a nutrirsi della vita animale.

C’è ancora un’altra considerazione che desideriamo fare, per concludere l’argomento.

Non si confonda quanto detto sinora con la vivisezione. Non stiamo parlando di essa. Questa pratica è una delle maggiori vergogne dell’umanità cosiddetta scientifica, e molte prove sono state portate, da chi vi si oppone, a dimostrazione che essa, oltre a rappresentare l’immorale crudeltà che è, non ha che una debolissima validità tecnica riguardo ai risultati che ottiene.

Il mondo vegetale possiede una sua sensibilità invisibile, altrettanto consapevole di quella animale.

In un capitolo del famoso libro "Autobiografia di uno Yoghi" (Paramahansa Yogananda – Astrolabio Editore) il suo mistico autore dimostra come nulla, in natura, sia privo di una sua coscienza e di una sua sensibilità. Ciò avvalora le ragioni per cui il vegetariano erra nel credere che quanto di sofferenza possa venire arrecato al regno animale, nutrendosene, si possa dirottare sul regno vegetale, che non ha una coscienza, e quindi non subisce alcun danno, costituendo la fonte nuova di cibo per l’umanità.

Paramahansa Yogananda descrive l’incontro che fece con il famoso scienziato indiano Jagadis Chandra Bose, dell’Università di Presidency e fondatore dell’istituto di ricerca Bose, a Calcutta.

Il grande scienziato possedeva anche una sbalorditiva capacità inventiva e tecnica, che gli permetteva di costruire strumenti di grandissima utilità ed interesse scientifico. Il crescografo Bose consentì (quando ancora non era stato inventato il microscopio elettronico) un ingrandimento di dieci milioni di volte.

Riportiamo un brano del capitolo VIII del libro ("Il grande scienziato indiano J.C.Bose") per dimostrare come le piante abbiano una sensibilità ed una coscienza altrettanto vivide – anche se non complesse – di quella del regno animale.

"….Visitai di nuovo il Centro di Ricerche (n.d.r. – Bose) qualche giorno dopo l’inaugurazione. Il grande botanico, rammentando la promessa fattami, mi condusse nel suo tranquillo laboratorio.

<Applicherò il crescografo a questa felce; essa diventerà enorme. Se lo strisciare di una lumaca venisse amplificato nelle stesse proporzioni, ci sembrerebbe di vederla filare come un treno espresso.>

Il mio sguardo era fisso sullo schermo che rifletteva l’ombra ingigantita della felce. Ora si vedevano chiaramente i minutissimi movimenti vitali; lo scienziato ne toccò la cima con una piccola sbarra di ferro: la pantomima che si stava svolgendo si arrestò bruscamente, e riprese il suo ritmo eloquente non appena la sbarra venne ritirata.

<Avete visto come la più piccola interferenza esterna è nociva ai sensibilissimi tessuti> mi fece rilevare Bose. <Osservate: ora somministrerò alla pianta del cloroformio, e poi un antidoto.>

L’effetto del cloroformio arrestò la crescita; l’antidoto la riattivò. L’andamento dello sviluppo che appariva sullo schermo mi teneva avvinto più di un film dal complicato intreccio. Il mio compagno (che ora aveva assunto la parte "dell’uomo cattivo") inferse alla felce un colpo con uno strumento tagliente. Spasmodiche contrazioni indicarono il dolore. Quando egli infilò un rasoio nel grembo, l’ombra si agitò con violenza, poi si arrestò con i sobbalzi finali della morte"

Non vorrei deludere i miei fratelli vegetariani. Ma la descrizione appena data delle sofferenze del regno vegetale, altrettanto vive – se non maggiori – di quello animale non giustificano i loro assunti, o la loro coscienza, quando affermano che nutrirsi di esso elimina dalla responsabilità del dolore e della violenza l’uomo che se ne nutre, e che evita, così, di cibarsi del regno animale.

Desideriamo che lo studioso ci venga incontro. La disciplina del celibato e del vegetarianismo, una volta lungamente provata, può, per varie e molteplici cause, essere abolita. Ciò non significa che, di rimbalzo, molti possano affermare – sic et simpliciter – che la nostra asserzioni riguardi proprio loro! In ogni caso, il Verbo Gerarchico desidera che il vegetariano e colui che frena i suoi desideri sessuali sappiano, profondamente, perché lo fanno.

Si lasci, quindi, secondo una spirituale ampiezza di vedute, esaurire il karma che contrappone il regno umano a quello animale, in linee generali. Ci si sforzi di amare, in tutto e per tutto, i nostri fratelli minori; si abolisca dagli ospedali e dalle università il crudele esperimento della vivisezione; si abolisca l’arido e criminale istinto della caccia; ci si faccia un tutt’uno con la missione di educare gli animali, perché trapassino nel regno umano, senza difetti e tare che porterebbero con sé. Grazie a tali propositi, il Piano si inserirà, più armoniosamente e dolcemente, nel mondo dell’oggettività e l’uomo ne sarà, in realtà, un collaboratore divino ed intelligente

 

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