a
cura di Guido Da
Todi
Dedicato al Sacro Leone
dell'India: Sri Sri Yukteswarj
L'autore considera questo
testo solo un comodo strumento per ogni studioso, o appassionato di Scienze
Esoteriche. In esso è stato sintetizzato e commentato l'intero panorama
tradizionale delle Verità Soggiacenti alla creazione. Teosofia, Massoneria,
Rosacroce, A.A. Bailey, Blavatksy, Yoga, ed altro; tutto ciò viene
schematizzato e coordinato in un unico libro, sotto forma di lezioni, piane e
chiare.
Il volume può risultare
utile, quindi, a tre tipi di lettori:
a) a
chi sia già competente in materia. Egli possiederà una guida pratica di
consultazione e la comodità di avere sotto mano una massiccia quantità di dati
utili, in forma pianificata ed analitica;
b) a
chi, invece, sia a metà strada nelle conoscenze in questione. Costui potrà,
allora, giungere con rapidità al termine delle sue ricerche; ferma restando la
necessità, per lui, di approfondire altrove, fuori della sintesi qui
rintracciata, i propri orizzonti culturali;
c) a
chi sia completamente a digiuno della materia, ma attratto da essa. In tal
caso, il testo gli risparmierà la lettura di decine e decine di libri (molti
dei quali, spesso, fuorvianti), delineando un orizzonte di partenza definito ed
un obiettivo compiuto ai suoi interessi esoterici tradizionali.
L'autore, inoltre, si scusa
se al termine del trattato non esiste una nota bibliografica; egli assicura che
sarebbe risultata estesissima e, di sicuro, incompleta, considerata la quantità
di informazioni che troverete nelle lezioni.
Infine, egli ritiene
necessario rammentare l'esortazione di Gotamo Buddha agli spiritualisti di ogni
epoca:
"..Non credere a quanto ti viene annunciato come
verità dottrinale solo per la forza carismatica di chi lo fa; nè devi credere
per un fatto di religione, di cultura, di casta, o di razza; nè per
un'imposizione qualunque, sia pure manifestata in buona fede. Credi solo se
quanto ti viene indicato trova corrispondenza nella tua anima e nel sano
giudizio che alberga in te. Solo così sarai un uomo libero e capace di
promulgare, a tua volta, la Verità agli altri.."
Guido Da
Todi http://www.esonet.org/articoli/sintesi/introd.htm
La "Grande Sintesi della Tradizione Esoterica" è
scaricabile anche come unico documento in formato Word per Windows. Per
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La
Grande Sintesi della Tradizione Esoterica
v - Introduzione alla Dottrina Segreta -
v - La Cosmogenesi della Dottrina Segreta
-
v - Antropogenesi della Dottrina Segreta
-
v Il nostro sistema solare e la sua età
occulta
v I piani sottili dell'esistenza
v I regni della natura e la loro
evoluzione
v Calendario esoterico dei cicli solari
INTEGRAZIONE ALLA LEZIONE QUARTA
v Le vere, antiche origini dell'uomo
v La Lemuria e l'Atlantide: i due
continenti scomparsi
v Il maya eterico, l'annebbiamento
astrale, l'illusione mentale
v I Sette Raggi (parte prima) -
v I Sette Raggi (parte seconda)
v Il corpo eterico ed i chakras
v Spiegazione della Parola Sacra
"AUM"
v Come vennero creati i piani di
esistenza solari
v Come furono creati i regni minerale,
vegetale, animale, umano
v I sette Raggi (parte quarta)
v I Sette Raggi (parte ultima)
v Il corpo eterico planetario ed umano:
leggi fondamentali
v Il prana, o essenza universale universa
v I chakras, o centri energetici umani
v La Gerarchia Bianca planetaria
v I Raggi di Aspetto, e di Attributo
v La Gerarchia Bianca (parte seconda)
- I GRANDI MESI DEL GRANDE ANNO -
- LEZIONE QUINDICESIMA ( parte prima) -
- LEZIONE QUINDICESIMA - (parte seconda)
v Il Maya eterico, l'annebbiamento
astrale, l'llusione mentale, il Guardiano della Soglia
- LEZIONE QUINDICESIMA - (parte terza)
v - Gli strumenti occulti occulti
dell'uomo: i chakras -
v - I Metodi della Gerarchia Bianca -
- LEZIONE DICIASSETTESIMA - (parte prima)
v I Chakras eterici, in funzione della
telepatia
LEZIONE DICIASSETTESIMA - (parte seconda) -
LEZIONE DICIASSETTESIMA - (parte terza)
v Studio del sesso, dal punto di vista
esoterico -
- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte prima) -
v La morte ed il suo meccanismo
- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte seconda)
v La reincarnazione: che cosa è?
v Le anime "sorelle", o binomi d'anima
v Il processo della morte e della vita in
tutto l'universo.
v Gli iniziati, o yoghi, che non
conoscono morte.
v Morire e rinascere a volontà.
v Le ragioni della reincarnazione
- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte terza) -
v Cosa succede sul letto di morte
v Cos'è la continuità di coscienza
v Il coma di morte, visto nei suoi lati
occulti
v Il "filo argenteo" che lega
il corpo eterico a quello denso
- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte quarta) -
v L'anima nel suo corpo eterico, nel suo
corpo astrale, nel suo corpo mentale.
v Purgatorio e paradiso secondo l'esatto
significato esoterico.
- LEZIONE DICIANNOVESIMA - (parte quinta)
v Seguito e fine della descrizione del
Devachan.
v La reincarnazione, dopo il periodo del
Devachan.
v Come, dove e perché si reincarna
l'anima, dopo aver trascorso l'intervallo tra due vite
v Legge del karma, ossia di causa e di
effetto: descrizione dettagliata dei suoi processi.
v Il karma ed il destino costruito dai nostri
pensieri e dalle nostre azioni.
v Tradizione e significato dei mantrams: magico potere della voce
umana, veicolo di forza cosmica.
v L'antica scienza della parola occulta
che porta risultati nel mondo terreno quotidiano.
- LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte prima) -
LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte seconda)
v Cos'è e come nasce la coscienza?
v Cos'è, e come si manifesta il potere di
u mantram e del pensiero proiettati magicamente?
v Gli errori e gli orrori della magia
nera.
LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte terza)
v "..."Voi tutti siete
dei.." - (Cristo).
v Ciò che attornia
il nostro universo
- LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte quarta) -
v I sei schemi solari esoterici allineati
al nostro sistema solare.
v Differenza tra suono e verbo.
v Il misterioso e magico rapporto tra il colore ed il suono.
v I mandala:
scienza occulta e potere antico dei
colori e dei disegni archetipici.
v Ancora sul mondo devico (o angelico).
v I deva in evoluzione di immersione
nella materia e quelli in evoluzione di ascesi nello spirito.
v La gerarchia angelica nel regno vegetale,
nel minerale, nell'animale, nell'umano.
v Le fate, gli elfi, le ondine e gli
spiriti di natura.
- LEZIONE VENTIDUESIMA - (parte quinta)
v Caratteristiche delle parole e dei
suoni di potere.
v Ancora sul segreto del termine sacro
AUM.
v I 35 mantrams che fanno evolvere la
terra.
v Cosa è il Guru, o il Maestro?
v I sette stadi di contatto, o di
intimità spirituale, tra il discepolo ed il suo Guru -
v Il potere magico del plenilunio.
v I raggi "bianchi" e quelli
"neri" della luna.
v Spiegazione, dal punto di vista
esoterico, del plenilunio.
v Cos'è, e cos'è stata la luna?
v Ogni plenilunio, quale messaggero di
una forza zodiacale distinta.
v Istruzioni per trarre i massimi
benefici occulti dai pleniluni
v L'esistenza di 14 segni zodiacali,
invece di 12.
v Spiegazione documentata dell'errore in
cui cadono oggi gli astrologi occidentali.
v Le date esatte
per rintracciare il vostro segno zodiacale giusto.
v Pralaya e manvantara (le grandi fasi
del respiro cosmico).
v I movimenti e le fasi lunari
- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte prima)
v Caratteristiche dei 14 pleniluni
annuali e caratteristiche dei 14 segni zodiacali.
v Plenilunio della Balena (Cetus).
v Plenilunio del Toro (Wesak: appendice
al plenilunio del Toro).
- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte seconda)
v Plenilunio dei Gemelli (Asala;
appendice al plenilunio dei Gemelli).
v Il voto di Cristo, simile a quello del
Buddha.
v Plenilunio della della Vergine
- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte terza) -
- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte quarta) -
- LEZIONE VENTINOVESIMA - (Parte quinta)
v Helena Petrowna Blavatsky, e la sua
opera –
v I suoi poteri di alta lettura delle
<tavolette astrali> –
v Annie Besant e C.W. Leadbeater –
v Analisi critica e storicamente
documentata della veggenza mal riposta dei due autori -
v Rettifica autorevole della Blavatsky e
di un Adepto di Saggezza
v riguardo agli errori dei due leader -
v Descrizione degli sbagli della Besant e
di Leadbeater -
v Alice A.Bailey, ed il suo incontro con
l’Adepto Tibetano -
v Krishnamurti, e la sua opera -
v La Besant allontana A.A.Bailey dalla
Società Teosofica -
v Logica dimostrazione di questa sua
mancanza di valutazione -
v - Le due cause occulte del
vegetarianismo -
v - L’inizio – in Atlantide – del
vegetarianismo -
v - Perché il vegetariano si sintonizza
con l’Akasha, o <tavolette astrali> -
v - La coscienza e la sensibilità del
regno vegetale,
v dimostrate scientificamente -
Iniziamo,
in questa prima lezione, ad esaminare, delucidare e sintetizzare la
"Dottrina Segreta", di Helena Petrowna Blavatsky, su cui molto si
parlò, nel secolo scorso, quando fu pubblicata, in sei volumi, e su cui è
fondata, sino ad ora, l’attività delle poche Organizzazioni Spirituali, note
nel mondo, veramente degne di questo nome.
Sei
ceppi secolari di pensiero esoterico esistono, in oriente, e sono fondamentali,
e facilmente raggiungibili e riconoscibili dall’esperta indagine del
ricercatore, attraverso i documenti storici che ci rimangono nelle lamaserie
tibetane, nei templi indù, nelle antiche costruzioni persiane, nel Giappone,
nella Cina. E la verità occulta sulla costituzione del nostro sistema solare,
sulle catene dei mondi che precedettero quella di cui fa parte la nostra terra,
sulle razze passate, su Atlantide, sulla Lemuria, sui poteri naturali che sostengono
la manifestazione delle cose esistenti, tutto ciò viene smembrato in sei
filoni, nessuno dei quali contiene tale verità completamente, ed ognuno dei
quali la vela in simbolismi così fitti ed intricati, che sono accessibili
soltanto ai pochi iniziati locali, che la posseggono per trasmetterla,
oralmente, ai discepoli. Attraverso questi, la conoscenza dei misteri passò e
passa al popolo, che la tramuta in leggende, radicate nelle abitudini e nelle
feste paesane dell’oriente, e noi vediamo aquiloni dipinti stranamente, draghi
di cartone, e noi vediamo usanze d’ogni genere, dall’apparenza puerile, che
paiono gattini di pezza con cui gioca il popolo bambino; esse vengono ripetute
- le medesime - ad ogni occasione, e vediiamo, ancora, la stessa anima delle genti
antiche fondersi, nel gioco simbolico e nella particolare usanza.
Cosa
è la verità ? Dove è la verità ? È, la verità, potere, per chi la possiede?
Perché coloro che sanno tacciono? Perché permettono che la medesima venga
crudelmente straziata da misticismi dottrinari, che possono, anche, invadere e
formare lunghissimi periodi storici, dei quali, uno, è il nostro? Perché essi
non intervengono a dare all’uomo ciò che, infine, lo liberi dal doloroso
dualismo che lo distacca dall’oggetto definitivo della sua ricerca?
Sei
ceppi secolari di pensiero, dicemmo, facilmente individuabili dallo studioso
orientalista. Ma, un filone sostanziale permeava e permea, tuttora, le maggiori
fonti del reale sapere universale, il medesimo a cui ogni maggiore pensatore,
da Platone a Pitagora, da Buddha a Cristo attinsero, nella loro missione
terrena. Tale filone è costituito dalla
Settima Scuola, sintesi e compimento delle sei precedenti, e che è chiamata
della Dottrina Segreta; scuola che è ben differente dalle altre tutte, poiché,
come vedremo, oltre che una forma, presenta anche una vita caratteristica, o
una vibrazione che, in base al valore dell’allievo, pone quest’ultimo a
contatto con una Realtà completa, non accessibile altrimenti.
È
chiaro che Helena Petrowna Blavatsky, nello scrivere i sei volumi della
Dottrina Segreta, verso la fine del secolo scorso, sintetizzò un triplice
aspetto di vita, in un’opera che non ha età : religione, filosofia, scienza;
ma, o volutamente, o forzatamente - come Ella ben dice a più riprese -, non ha
rivelato tutto il rivelabile sui poteri che costituiscono la natura al mondo.
Questi
poteri occulti esistono; è tradizione, come vedremo, che la magia ha formato il
sistema solare, per quanto possa sembrare paradossale tale asserzione. Difatti,
per magia, si è sempre inteso: "La
possibilità di essere svincolati dalle energie, che vengono precipitate, in
consolidamento successivo, dal macrocosmo al microcosmo". Tali
poteri sono ben noti agli occultisti che abbiano approfondito il lato nascosto
delle cose. È evidente, quindi, che una pubblicazione che desse il segreto, ci
sia concesso chiamarlo così, del Mago Merlino, ad una società paragonabile al
medio evo di quest’ultimo, rischierebbe, in primo luogo, di veder bruciato al
rogo dell’ignorante ridicolo e della bolla sociale colui che l’avesse scritta
e, in secondo luogo, determinerebbe dei rischi letali e catastrofici alla
salute della stessa società, una volta che la medesima si fosse avvicinata alla
comprensione del segreto svelato.
La
dottrina segreta ha un volto metafisico ben caratteristico a colui che abbia
familiarità con essa, o con gli argomenti che la distinguono. Sette sono i veli
che circondano ogni versetto occulto che viene commentato dall’Autrice; sette,
le chiavi che bisogna girare per avere finalmente luce completa sul solvente
alchemico delle cose. Il fatto ricorda, da vicino, il romanzo occulto di Bulwer
Lytton: "Zanoni". Il protagonista, un ardente giovane artista, alla
ricerca del sapere e dei poteri esoterici, diviene allievo di un mago
solitario, Mejnour; ne segue gli insegnamenti, ma, per lungo tempo, gli sfugge
via, da sotto le mani, la soluzione ultima dei procedimenti alchemici che il
maestro gli permetteva di comporre. Ciò, fino a quando, per prove estreme di
forza, purezza e coraggio non se ne fosse dimostrato degno. Ecco la legge
dell’occultismo. Chi ha la scarpa infangata non può mettere piede nel tempio,
che è sacrario di amore, di potere e di sapere universale. E, benché il romanzo
abbia le sue falle immaginifiche, pur sempre indica con certezza dei punti-base
sul discepolato.
Ora,
la Compagine Esoterica dei Grandi Iniziati di ogni epoca, chiamata dai tempi
dei tempi: "Fratellanza
Bianca", anche se sepolta dietro lo strato polveroso dei secoli,
dall’incredulità, anche se muta e sorridente come la Sfinge, continua a
irradiare la sua attiva presenza, all’esterno, verso l’umanità, porgendole,
allo scader di ogni secolo (se vogliamo essere più precisi, all’ultimo quarto
di ogni secolo), un avvenimento storico di importanza nettamente spirituale, o
una personalità dai meriti eccezionali ed altruistici (ad esempio, Helena
Petrowna Blavatsky, animatrice della Società Teosofica); la Fratellanza Bianca
è il cuore depositario del potere, del sapere e dell’amore, in terra, del Logos
Solare. Questo, è un dogma dell’alta magia, e da tutti i veri seguaci
dell’esoterismo è tacitamente accettato. Anzi, meta di ogni esoterico è
l’entrare a far parte, superando le necessarie prove, di tale Fratellanza. Essa
collega i piani superiori della vita a quelli inferiori; ed è, in realtà, una
necessaria forza fondamentale del sistema motorio della natura, proprio come la
trasformazione biologica dei tessuti umani fa parte del piano evolutivo delle
cose. Ogni occultista bianco - o dedito alla estrinsecazione di poteri
altruistici - è telepaticamente unito, in modo costante, alla Loggia Suprema
che menzioniamo, con cui fa corpo unico, in ogni azione o atto che vive nella
vita esterna di tutti i giorni.
Il
fatto non può essere provato all’opinione pubblica dei lettori, ma, nel nostro
caso, ci appelliamo all’intuito dei più sensibili studiosi, o alla coscienza di
chi sa, per il riconoscimento di tale indubbia verità . A cosa serve, allora,
lo studio di quel blocco di libri, unici, come vedemmo, nel loro genere,
chiamati della Dottrina Segreta? Semplicemente ad avere tra le mani la sola
base che contenga, razionalmente ed umanamente parlando, ciò che della verità
occulta sulla vita fu concesso dare, senza veli, all’uomo. Colui che, per
lunghi anni, ha vagato da una fonte all’altra, da una scuola di pensiero
all’altra, si renderà conto, alla fine, che ogni religione, ogni filosofia,
ogni scienza dipendono e sono collegate al medesimo filone originario; filone
contenuto, in maniera completa, soltanto nella Dottrina Segreta, o nelle opere
che ad essa si allineano, pur se si discostano dalla personalità dell'Autrice
che la compose.
Chi
ci legge viene consigliato di prendere tra le mani e studiare tale opera; se
egli vuole raggiungere qualcosa di definitivamente concluso, nel naturale
intreccio degli argomenti esoterici - il più delle volte presi per veri -,
soltanto in tale maniera potrà farlo, a meno che non sia discepolo di qualche
autorità, che, però, a sua volta, dovrà essere permeata e sostanziata dallo
spirito suddetto.
Helena
Petrowna Blavatsky, dopo una vita spesa allo studio di ogni singola religione,
dopo studi locali e faticosi delle più note e ignote forme rituali, in ogni
parte del mondo, si recò, per delle ragioni, comunque, che incidevano sul suo
destino, già prima della sua nascita, in Oriente, nelle lontane terre
Himalayane, dove, a detta delle popolazioni tibetane: " ..esiste un gruppo di uomini sapienti (i Maestri dell’occulto),
immortali, nelle candide vesti della loro perfezione universa, il quale solo
possiede l’unica verità sull’origine delle cose e il metodo di ritornare a
manifestare la natura divina, in modo più sano e diretto..".
Helena
Petrowna Blavatsky riuscì a mettersi in contatto con loro, e, dopo sette anni
di discepolato diretto, dopo aver superato delle iniziazioni che le implicavano
il voto del segreto su alcuni di quei meravigliosi, anche se tremendi, poteri
conosciuti, andò in America. Fu qui che fondò la Società Teosofica, e fu qui
che, in maniera che sta in bilico tra il reale e l’irreale, o meglio, tra
metafisico e normalità, scrisse i sei volumi della Dottrina Segreta.
Rammentiamoci bene che, sia la Società Teosofica, come la Massoneria, come
l’ordine dei Rosacroce, ecc., hanno per scopo, non tanto di porgere delle
nozioni vellicanti d’occultismo, quanto di costituire le maglie di una novella
Società, unita da una fratellanza sana, forte, saggia e completa; rammentiamoci
che colui il quale entra a far parte di uno di tali organismi spirituali cade
immediatamente, e forzatamente, sotto lo sguardo penetrante, perché oltre tempi
e spazi, degli stessi Maestri Occulti che furono istruttori della Blavatsky;
ricordiamo, inoltre, che l’unica strada per raggiungere la meta delle mete è la
Gerarchia Bianca, o corollario di esistenze che formano l’intelaiatura
magnetica e cosciente, su cui scorre la manifestazione formale delle cose,
dallo sviluppo del regno minerale a quello delle coscienze umane. Anche se ad
alcuni può sembrare strana, o troppo concisa, l’informazione, vedremo come la
Scienza Antica (e ciò sarà delineato nei prossimi capitoli) fa snodare il moto
germinale precosmico del nostro sistema solare, da una semenza primordiale, il Logos Solare, che articola, in successivi
riverberi, Sè medesimo, sino a figgere l’orma della Sua Ideazione Cosmica nel
regno umano, meta del sistema. Vedremo come esista un piano infallibile nel
nostro sistema solare, e come ogni atto sia estratto da un’unica granulazione
cosmica, e quanto il minimo sia ombra del massimo, in una identità mirabile di
rapporti. Ciò non si adatta al concetto di Dio, come è inteso normalmente;
Parabrahaman, l’Assoluto, l’Illimitato non ha incidenza con il finito e si
estingue in se stesso; del Tutto non si può dire altro al di fuori ch’esso è.
Ma del Logos Solare, o l’Uno, la prima ondulazione nel mare infinito della
totalità, si può parlare, anche se relativamente.
Ecco,
il ponte stupendo che esiste tra l’invisibile ed il visibile, nella
manifestazione della vita! Prima di essere tale, la monade si "immetallizza", come dice uno dei
Maestri; poi, alimenta il mondo vegetale, infine l’animale, e, attraverso
successive ronde planetarie, diviene uomo; e, poi, sarà spirito, e, poi,
finalmente, un dio. E, giacché l’insieme
degli dei è dio, ecco la ragione per cui il ciclo discepolo-maestro è un fatto
costitutivo della natura ed improrogabile nei termini di questo sistema solare. "...Quando il discepolo è pronto, il
Maestro appare..". Ecco la ragione per cui il Maestro costituisce una
parte sì fondamentale nella vita interiore di ogni discepolo, il quale sa che
non v’è bisogno di andare oltre, nel tempo e nello spazio, per immergersi nella
sostanza dorata del suo Maestro - lo scalino successivo al regno umano -, ma
che la sua azione quotidiana è un ponte sufficiente per raggiungere tale Ideale
Umano. Ed il Maestro, pur circondato, per la massima parte, da un fanatismo che
lo rende simulacro, composto dai difetti di chi lo esalta, a torto, come
qualcosa di parossisticamente eccezionale, pur se fatto oggetto di continue
ondate-pensiero d’ogni ordine di sentimenti, dalla curiosità, alla morbosa
affettività psicopatica, prima o poi, entra in rapporto con chi lo ha
raggiunto, superando le prove dure del Sentiero; ed allora, il discepolo
comprende che il suo Maestro ed il Reale sono un’unica cosa con se` stesso. Il
triangolo meraviglioso che si sintetizza nella parola TUTTO è completo e, dalla
insondabile radice delle cose - Parabrahaman
- un nuovo iniziato fa parte di quella coorolla eterna, che è l’aspetto
interiore di un sistema solare: la Fratellanza Bianca.
È
nella speranza che anche pochi studenti vengano portati direttamente sulla
linea luminosa della più nobile ricerca; è nella speranza che almeno qualcuno
di essi, tramite lo studio che assieme si farà sulla Dottrina Segreta, possa
entrare in rapporto spirituale con il proprio Maestro di Raggio, che noi
iniziamo il presente Corso di lezioni, certi che la necessaria limitatezza di
esso, dovuta allo sforzo di sintetizzare una sintesi, a sua volta gigantesca,
verrà accettata con spirito fraterno di simpatia.
Uno
dei postulati fondamentali della Verità Esoterica è stato, da sempre,
l’identificazione assoluta del microcosmo col macrocosmo. Tale fusione,
naturalmente, ha cancellato ogni minuto frammento antropomorfico e formale
dallo specchio della vita, facendo sfumare i contorni dei ragionamenti e delle
cose in un lago di pura essenza energetica, da cui proviene l’ondata della
molteplicità universa. La cristallizzazione non ha luogo ad esistere nel
palpito eterno della vita, ma è, invece, l’aspetto finito delle cose. Se noi
vogliamo considerare dal giusto punto di vista la creazione dobbiamo, con uno
scarto mentale innato, come fanno i cavalli selvatici nella brughiera, per
togliere via dal collo qualunque briglia imposta, spazzare dallo specchio dei
cieli la semenza d’oro degli universi, e realizzare, invece, lo spazio, su cui
e con cui essi sono stati disegnati, quale
unica cosa eterna. Lo spazio soltanto, a detta di tutti coloro che hanno
toccato il fondo del problema universale, esiste, ed è la PRIMORDIALE SOSTANZA ENERGETICA, ETERNO,
IN ETERNO MOVIMENTO; il vero dio degli occultisti, con le sue tre
manifestazioni o persone. La vera tetrakis magica di Pitagora, la vera ed unica
realtà .
Un
dio ebreo, antropomorfico, che avesse creato ciò in cui egli stesso sarebbe stato contenuto, non è contemplato dalla
Dottrina Segreta. Tale dio, come ogni cosa definita in qualità e in quantità,
verrebbe, prima o poi, sradicato, nelle sue più intime radici, da quella legge
di movimento assoluto, o il Soffio Perenne degli orientali, che agita brezze
ondulanti sull’energia primordiale, estraendone gli archetipi eterni in essa
contenuti. È una legge, codesta, del movimento innato di tutte le cose;
movimento dinamico e scaturente da sè medesimo, qualità dell’essere, e che
nessuno ha fatto nascere, costituente un postulato fisso per ogni filosofo
degno di tal nome. Come, infatti, Helena Petrowna Blavatsky dice, si potrebbe,
per delle ore discutere con chi non è pronto, ma solo la sua maturità gli
farebbe accettare le verità occulte; e noi aggiungiamo che è scriteriato voler
parlare sulla primogeneità dell’uovo, o della gallina, tenuto conto che tali
due elementi sono le faccette di una stessa sostanza-base, fons et origo di
ogni cosa.
Quindi,
un principio universale di vita che, nel
suo aspetto astratto, rimane, rimarrà, per tutti e per sempre, eternamente
inconoscibile, sui cui limiti non verranno mai conficcati i paletti del
confino, sia pur di definizione; un principio che assume forma di sostanza
primordiale onnipervadente e con cui ogni cosa viene plasmata, quando tale
principio, mosso dall’unica qualità che possiede, il movimento cosmico, il
Verbo (che, come sappiamo, è sinonimo di suono - fattore magico, sia in alto
che in basso -), scende dallo scalino dell’eternità immacolata, e diviene
universo, palese e tangibile. Parabrahaman è il principio astratto; Mulaprakriti, la corrispondente
concretezza energetica, che ne costituisce il rovescio. Due aspetti di un’unica
realtà, non scissa da sèmedesima, ma fluente in un triangolo sostanziale, che
non vuole fessure in esso, o spaccature, quali sono i dualismi tra soggetto ed
oggetto, creato e creatore, ecc..
Ci
si perdoni un paragone che può sembrare celia, ma immaginiamo che lo
Spazio-Padre sia un velo gigantesco, i cui confini si sperdano nell’immensità
del per sempre ignoto; le vibrazioni, che scaturiscono, ovunque, creano delle
pieghe, dei corruscamenti sul tessuto, dei vortici, delle linee. Ecco fatto!
Così è, anche, per il nostro caso. I vortici, le linee, le forme, con le debite
proporzioni, sono gli unici, palesi aspetti di vita, dal microbo, ai gas
superiori. Chi ha dato, allora, l’impulso a tutto ciò ? Nel suo primordiale
volto, nessuno. Il movimento innato è coevo con lo spazio, come dicemmo, e
cicli, e cicli di quella energia che a noi appare come tempo occorsero a
trasformare i gas scaturiti dalla proto-materia metafisica, in globi e materia
infrastellare. Nè, d’altronde, l’armonia delle cose presuppone un
"ens" che le abbia disposte così, poiché, come dice uno dei Maestri
della Fratellanza Bianca, ogni essere disarmonico ed ogni ebete
presupporrebbero un dio ebete e disarmonico che li avesse creati. E, ancora,
non esiste - come si può intuire - un’armonia, archetipo di per sèstessa, ma un
fluire universo, che ha per base solo volontà prorompente di vita.
La
natura del ragionamento limitato è corrosione; ciò è chiaro. L’uomo non sa
ancora che la vita proviene dalla morte (e viceversa) e, come dice il Buddha,
non appena un fiore nasce, già comincia a morire. Questo, il valore metafisico
del termine Rosacroce. L’uomo non immagina che determinare i confini di una
cosa significa averla già distrutta, per poter passare all’emanazione nata da
tale sacrificio.
Qui,
il valore della parabola della Baghavad Gita (il Vangelo indù ): " Offri sacrifici agli dei; soltanto
attraverso la morte del precedente, ma assoluta, si passa al
susseguente!...". Definire una cosa significa essere già passati alla
seconda. Non si può intingere due volte il dito nella stessa onda. Assioma
antico, ma pur sempre nuovo agli occhi dell’arcana scuola esoterica. Definire,
quindi, le radici dell’universo ( visto e considerato che non esiste il nulla,
ma la stessa definizione è un tipo di energia impressa nelle fotografie astrali
- il segreto occulto dell’eternità -), siignificherebbe strappare lo stesso
universo dal solco cosmico. Definire il TUTTO, significherebbe distruggere il
TUTTO, che, di per se stesso, è l’unica cosa che esiste. E preghiamo il lettore
di non considerare tale ragionamento come il profumo di una dissertazione
sofistica, ma come la reale forza che dàl’immortalità cosciente a tutti coloro
che ne hanno scoperto il senso celato.
Se
qualcheduno, mentre voi leggete questa lezione, arrivasse a scoprire, per ipotesi
assurda, l’origine del TUTTO, quale noi abbiamo considerato or ora, vi sarebbe
immediatamente un’esplosione a catena di sistemi solari, che schioderebbe i
Valori Universali dalla ruota eterna su cui poggiano. Nessuno lo ha fatto;
neanche i più grandi Dei del nostro sistema solare, come, spesso, èripetuto
nella Dottrina Segreta, ne sanno, a proposito, più di un bimbo che gioca a
palline, all’angolo del cortile. Lo stesso Logos Solare, mentre forma un
sistema, vede Parabrahaman, o il
Principio Universale, sotto forma di Mulaprakriti, o sostanza energetica
primordiale. La vera nobiltà dell’uomo sta nel rendersi conto che, mai, si
potrà arrivare in fondo alla creazione; ecco, la garanzia dell’eternità del
TUTTO, e della vera libertà e sapienza e potenza metafisica! Ecco, ciò che vien
detto, tra le righe, e fuori delle righe, dai Saggi dell’Umanità, e dalla
Fratellanza Bianca.
Lo
spazio primordiale, o il Padre-Etere degli antichi, è una arpa armonica -
prosegue nell’affermare la Dottrina Segreta - e, esattamente come, nelle sue
più basse forme, esso serve da alveo alle sottili forze, all’elettricità, al
suono, nelle più alte, esso contiene tutto ciò che esiste in archetipico
aspetto. Sette, sono le orme di questo Proteo; sette, le corde di questa arpa;
sette, le graduazioni di questo gas primordiale. Ed è, qui, nelle profonde e
buie cavità del ventre cosmico, che il numero sette, magico elemento
metafisico, fa la sua prima apparizione. La prima forma di etere, l’alfa della
natura, già noi avemmo occasione di mostrarla; essa è la onnipervadente ed
ineffabile sostanza prima, la pietra filosofale degli alchimisti, il vero,
unico potere dei Maestri ed Iniziati della Fratellanza Bianca. Di esso, uno
degli Adepti dice: "Tale forza esiste, e potrebbe
distruggere, sino alle sue più profonde latebre, l’universo... ("I Primi
Insegnamenti dei Maestri", pubblicati da Jinarajadasa, Parigi, edizione
Adyar - 1924)." È l’unico potere della natura. La mente, lo spirito,
l’invisibile; è il polo negativo dell’elettricità dei mondi stellari. L’ultima
forma dell’etere; è l’aspetto positivo, o l’omega cosmico. Tra i due poli
passano le cinque rimanenti graduazioni, o ondulazioni, sul "lenzuolo
universale".
A
tal punto, l’innesto tra il macrocosmo e il microcosmo, in maniera tenace, si avvince
a se stesso, ed inizia a baluginare alla coscienza umana il ponte che unisce le
cose metafisiche alle manifeste. Il tempo e lo spazio sono apparsi; l’energia
autogenerata si è trasformata, sotto il ringhio del caos primigenio, in gas. È
già apparsa l’occulta forza tremenda che l’orientale chiama Fohat: cioè, l’effetto, in alto, della
spinta dell’assoluto sul relativo (o la volontà cosmica, che accende le
scintille di vita, nelle lande celesti); in basso, la semplice volontà
dell’uomo, riflesso dall’innato principio di vita, latente in ogni cosa, ed
essente ogni cosa.
Se
la dottrina segreta rinuncia a priori all’idea di un dio personalizzato,
caricatura prepotente degli istinti dominatori dell’uomo, pur sempre essa non è
atea, nel senso che si intende dare a questa parola. Essa afferma che la
divinità è, per così dire, diluita nello spazio, e che non esiste angolo
dell’universo che non possegga, radialmente e potenzialmente, il suo dio
eterno. La Dottrina Segreta, nella dolce e riposante frescura della vera
verità, toglie un dio-feticcio all’uomo, ma gliene rende infiniti,
facendoglieli riconoscere al loro posto; potenzialmente perfetti, presi
singoli; perfetti, nella loro totalità . Difatti, pur se il TUTTO,
Parabrahaman, non può venire analizzato da mente umana, Esso si manifesta
soltanto attraverso gli infiniti aspetti di se medesimo, ognuno eterno, (le divinità planetarie: le uniche a cui credono
i Maestri di Saggezza, e, con Loro, i seguaci del verbo della Fratellanza
Bianca). Il TUTTO è inconoscibile, ma in Esso esistono infiniti punti neutri,
coscienti, perfetti quando si identificano con l’anima universale, con cui sono
un tutt’uno (gli jiva,
o termini fissi di eterno consiglio); ognuno dei quali è avvolto da uno strato
di cristalli, in immortalizzazione, a loro volta (o prakriti, materiale in eterno cangiamento).
Guardiamo
il cielo, durante una notte calma e placida. Quante stelle fisse! Quante
galassie! Quanti pianeti! Ebbene, ogni stella, ogni pianeta, ogni corpuscolo di
polvere interstellare è uno jiva eterno, circondato, appunto, da quel peso
singolo di materia, che egli dovrà trascendere (lo spirito, che supera la materia; o, Purusha, che sale in groppa a Prakriti,
secondo l’assioma esoterico orientale), per acquistare coscienza della sua potenzialità
d’infinito. Iddio è l’insieme degli dei!
Ma,
torniamo a noi. Lo spazio, o energia primordiale, è divenuto idrogeno, il quale
si complica in ossigeno e nasce, così, anche l’ozono. Il fuoco-padre,
l’aria-madre, ed il gas veicolo di altri. Ecco, ancora, la tetrakis, il numero quattro, che, dagli antichi, era considerato la
magia, per eccellenza; il numero simbolico, che conteneva in sé tutto il
divino, ove divino significa il potere umano di creare. La radice inconoscibile
si è tradotta in realtà visibile, nascendo da sé stessa, sotto forma di quei
gas che sono la triade necessaria a tutte le forme di vita stellare.
Nessuno
di questi gas può venire eliminato dalle provette di un chimico, se egli
desidera formarne degli altri. Dicemmo che Pitagora considerava il numero
quattro, il numero divino, per eccellenza. Esso, infatti, contiene il numero
dieci, che è la sintesi di tutti i numeri: (1 + 2 + 3 + 4 = 10); ma, il numero
quattro rappresenta anche la graduale formazione dei mondi visibili, poiché, in
esso, sono contenute anche le quattro figure geometriche formanti la base delle
cose tutte. Dice, a proposito, un altro assioma esoterico, che dio geometrizza.
Nel nostro caso, il Movimento Dinamico della Vita Assoluta, nel passare dallo
stato immanifesto a quello manifesto, imprime un moto circolare, sempre più
veloce, agli atomi primi dell’universo, fino a quando l’attrito di tale
velocità diverrà così infuocato - beninteso durante e dopo ere lunghissime - da
distruggere le forme di ciò che aveva estratto dalla potenzialità archetipica.
Ed ecco il punto, o la prima sosta di vita analizzabile, formare circolo; il
piano del circolo girare e divenire solido. Il pianeta è nato.
Gas,
polvere cosmica, cometa, nebulosa, universo visibile: la strada che il Proteo
Universale, mordendosi continuamente la coda, compie. A tratti, lo spazio
congelerà parti di se stesso, e sistemi solari si spegneranno, entrando in un
periodo di oscuramento chiamato in lingua orientale: Pralaya. A tratti, ancora, lo spazio si infuocherà di vita, e sgorgherà
quella forza cosmica chiamata fohat, o elettricità universale, a chiamare in
manifestazione (non in vita) sistemi stellari spenti. È, appunto, dal risveglio
di uno di questi, il nostro, che prende inizio l’argomentazione della Dottrina
Segreta. Non già dal risveglio della Vita Una, che è la non nata, e
l’immortale; che è il nostro vero io, il TUTTO. Due poli sovrani - giorno e
notte, nero e bianco, vita e morte - che, con la loro danza, incipriano le
guance di questo Pierrot divino, chiamato Maya, o illusione del relativo,
attorno, sopra e sotto di noi.
La
coscienza non nasce, ma è parte intrinseca ed immortale di ogni corpuscolo
cosmico, dal più insignificante, al più gigantesco. Essa si sviluppa e si
svilupperà sempre più, assumendo forme magnifiche ed apoteotiche, ma, nel suo
nocciolo, rimanendo il Grande Maestro Insondabile, per sempre. A cominciare dal
piccolo palpito di un cervellino di rondinella, per finire al Misterioso Sole Centrale, verso cui gravita
la catena di sette sistemi solari, di cui fa parte, occultamente, il nostro
Sole; Coscienza sì grande, che a malapena, ora, Esseri sublimi iniziano a
percepirne le vibrazioni, come ci viene tramandato dai testi occulti.
Ogni
stella vivente è, a detta della Dottrina Segreta, l’abito fisico e mortale di
un dio immortale che lo indossa; ma, pure, ogni sole è la direttiva magnetica,
il nord spirituale di un gruppo di pianeti (nel nostro caso, sette) che
traggono, nell’unione con lui, armonia vitale. Ed ecco, ancora, il riflesso del
grande, nel piccolo; l’identità del microcosmo, con il macrocosmo. Uno è l’etere, e sette sono i suoi gradi di
intensità . Uno è il Logos Solare, e sette le Sue maschere, o Logoi Planetari. Uno è l’uomo, e sette
le sue principali manifestazioni di forza occulta, nel corpo eterico, o chakras (che lo allineano ai sette
Logoi Planetari).
E
guardiamo, adesso, il nostro Sole; guardiamo questa gigantesca forma di vita,
di cui un Maestro dell’occulto, un Adepto
(vedi citazioni precedenti) dice: "..Il
sole non è un globo solido, liquido, e neanche gassoso, ma una gigantesca sfera
di energie elettromagnetiche, riserva della vita e del movimento universale, le
cui pulsazioni radiano in ogni senso, nutrendo dello stesso alimento l’atomo
più piccolo e il genio più grande, sino alla fine del Mahayuga.." Quando i nostri antichi (forse
noi stessi, in incarnazioni passate, che ci interessiamo, ora, di conoscenze
esoteriche), si inchinavano a tanta accecante maestà, essi sapevano che, dietro
al disco d’oro, esisteva la Presenza Innominabile di una Realtà Suprema, o il
dio personale del nostro sistema. E, come Parabrahaman svanisce, nei limiti
della Sua infinitezza, così tale Presenza, nel Suo aspetto di "Primo
Logos", si mantiene celato alla creazione, precedendo il Logos Manifesto, o
la dualità di purusha e prakriti (se vogliamo, lo Spirito dell’Universo: il
"Secondo Logos"). Infine, il "Terzo Logos" è l’insieme dei
sette Logoi Planetari, la base delle operazioni intelligenti della Natura e
nella Natura, chiamate anche: Maha-Buddhi. Dai sette Logoi Planetari, gli
Artefici Magici di tutto quanto esiste in manifestazione visibile, i Sette
Arcangeli di fronte al trono di Dio, procede la vita e viene manipolata, in
verità ; dal seno di questi Logoi scaturiscono anche le monadi umane, come
vedremo nei prossimi capitoli, sulla "Antropogenesi". Ad essi si
riferiscono gli Adepti, quando parlano della propria Anima-Padre; e, cioè,
della Potenza che è a capo del Raggio da cui essi sorgono, e di fronte alla
quale, durante le ultime iniziazioni, vengono posti (Il Padre nei cieli...).
La
parabola è conclusa. Parabrahaman, di riflesso, come un fiore che, con il
proprio profumo, tocca l’odorato di un uomo, indirettamente, emana le cose che
contiene da sempre, in sé; ogni universo si cristallizza in quelle determinate
forme, sempre seguendo le leggi di un dinamismo immanente in ogni cosa, o della
divinità latente in ogni atomo e vita; garanzia della libertà d’ogni essere e
della potenziale perfezione intrinseca al creato stesso, che è UNO. Il TUTTO.
Il
nostro sistema solare è il corpo vibrante di una Vita che trascende la
comprensione umana: il Logos Solare. Ogni
foglia, ogni pulsazione delle nostre vene, ogni bacio di neve montana, ogni barlume
di intelligenze animali, ogni volo lirico di genio umano è un nuovo fiore che
si sgrana sull’albero divino, che è la Vita Individuale del nostro sistema
solare. Possiamo dire che l’assoluto, il quale, nel suo sostanziale aspetto,
non può venir contenuto in immaginazione relativa, o brucerebbe ogni cervello,
fisico e spirituale, che volesse provarvici, dopo un infinito procedere a
tentoni, attraverso il buio cosmico di gas, cicli di evoluzione di un materiale
brado, attraverso galassie, già formate, sotto la spinta del movimento
dinamico, s’è coagulato attorno a quei principi astratti fondamentali, che
abbiamo tratteggiato nella seconda lezione sulla cosmogenesi, in forma concreta
e manifesta; principi che, fattisi, ora, carne, da verbo che erano, costituiscono
la Gerarchia Occulta (Fratellanza Bianca), che guida le cose tutte nel nostro
sistema, verso un piano che, lentamente, sta prendendo corpo, razza dopo razza,
pianeta dopo pianeta, incarnazione umana dopo incarnazione umana, regno di
natura dopo regno di natura. Possiamo, anche, dire che il remotissimo passato
che precede il nostro presente stato di cose sconfina nel medesimo mistero
eterno in cui si tuffa il futuro mirabile a cui tende il piano ben noto agli
esoterici: Parabrahaman - o ciò che è al di là di se stesso - .
Il
ciclo, o periodo di tempo, determinato, secondo regole fisse, da una volontà,
più o meno nota, diviene, quindi, la linea necessaria per la manifestazione del
lago privo di fondo che è la vita cosmica. Ecco perché, ad orecchio di occultista,
le parole "infinito",
"assoluto", "eternità ", non hanno valore, se non per un
senso comunemente accettato di: "cosa massima, bene supremo, attimo di
felicità integrale"; ed ecco, anche, la ragione per cui risalta chiara la
finalità della Gerarchia Bianca, postulato di ogni ordine solare, la quale, sia
tramite diretta azione sul passato storico e sul futuro dell’eterno presente
(nel suo aspetto di natura che stempera la propria spinta vitale in regni
invisibili; ma, anche, minerali, vegetali, animali), sia tramite sforzi
particolari a cui sottopone il germe immortale, una volta che esso ha assunto
forma umana, man mano che procede nel suo sviluppo evolutivo, crea, appunto, i
cicli occulti, sui quali può, l’infinito senso impalpabile della vita, acquistare
un volto netto e preciso ed un aspetto di chiara predestinazione. È, appunto,
il ciclo, una manifestazione necessaria, per ogni tuffo, nel tempo e nello
spazio, dell’infinito. Possiamo, quindi, dire che il sistema solare è
semplicemente un ciclo dell’ignoto TUTTO, da cui debba spiccare il volo
l’aquila del pensiero umano, per analizzare l’universo in cui essa si trovi,
col presupposto che tale universo inizia (ma, anche, termina) nella sua anima.
È un ciclo necessario, con delle leggi intrinseche, il quale non può venir
superato, innanzi tempo. L’Adepto - o l’uomo dio delle tradizioni magico-solari
- il Mago Bianco, il Fratello Iniziato haanno tutti chinato la fronte, prima o
poi, all’evidenza dell’assoluto nel relativo, ed hanno accettato, per definitivo,
il fatto che il nostro sistema solare è cellula di altri tessuti, e questi
tessuti sono aspetti di Vite sempre più vaste. Sicché noi ci troviamo ad essere
circoscritti in una barriera determinata, il nostro sistema solare, che non
possiamo attraversare, senza aver conosciuto completamente; allungare una mano
e voler pescare, nelle limpide, ma oscure, acque dello spazio che si estende
oltre i confini di una notte stellata, una causa ad esso remota significa
semplicemente ingenua fantasia di uomo-bambino. Ne deriva, allora, per noi che,
a nostra volta, ci troviamo, rispetto alla Vita che anima il nostro sistema,
nel medesimo rapporto in cui Essa si trova con le Vite sempre più vaste che si
accendono alla sua scoperta graduale (perché, anche il Logos Solare avanza in
evoluzione), simili a cerchi concentrici, ma incastrati l’uno nell’altro, la
necessità di imparare a conoscere il midollo occulto della nostra anima e
realizzare che in quel punto si apre il fiore di loto dell’innesto tra
macrocosmo e microcosmo, visibile ed invisibile, possibile ed impossibile, uomo
e dio. Ne nascerà un impulso che costituirà il vero filo di Arianna, nel
labirinto della vita occulta; il quale, attraverso lo studio accurato sulla
costituzione celata delle cose naturali, attraverso il timido sguardo che,
all’inizio, potremo lanciare lungo le auree gomene che avvincono il vascello
divino del nostro Logos Solare ad altri più Potenti Porti, ci porterà alla soglia dell’Iniziazione. Cioè, alla prima di una serie di mutamenti
misteriosofici del nostro tessuto egoico, che danno il potere di svelare, man
mano, i successivi aspetti del vero Se’ delle cose; il quale, pur restando
immutato nella sua virginale e sostanziale natura, traluce raggi vivissimi di
sempre nuove realtà all’occhio analizzante dei suoi stessi aspetti nell’ombra.
Nella
passata lezione affermammo che l’unico concepibile strato eterno delle cose è,
a detta di ogni Iniziato e Maestro nelle cose occulte, lo Spazio, il quale, uno
ed eterno in natura, presenta tre
aspetti e sette qualità tonali fondamentali. È energia dalle infinite
forme, tanto che lo spazio (come è umanamente inteso, poiché, nel nostro caso,
noi parliamo dell’Akasha, o aspetto archetipico del secondo) ed il tempo sono
sue creature spontanee; tanto che la materia, nel proprio ritmo crepuscolare ed
infinito, ne è un’ondulazione, e tanto che il Peso, la Misura e il Numero
costituiscono delle increspature, a mano a mano diverse (vedi la Teoria della
Relatività, di Einstein), a seconda del ciclo di tale coefficente astratto che
devono incarnare. Questa ultima asserzione, ad acuto orecchio di intenditore
spirituale, potrebbe svelare il significato profondamente occulto della regola
del mito di Lucifero (nel suo aspetto cosmico, e non dato dai monaci
medioevali), che afferma quanto: " ..il Peso, la Misura ed il Numero sono
in mano sua...(I segreti dell’alchimia occulta della creazione)."
Continuammo
ad indicare, nella lezione precedente, che il movimento e l’eternità sono il
binomio da aggiungersi all’energia, sìda costituire la trinità (che, poi, si
ritrova in ogni religione mondiale) del Nucleo di Vita Primordiale; dicemmo,
anche, come lo Spazio precipitasse a ventaglio, nella sua istintiva fame di
esistere, in sette linee o direzioni (e, qui, assistiamo alla famosa
"precipitazione angelica", che altro non significa se non la
necessaria forza cieca in atto, del principio inintelligente, detto
Parabrahaman, che rappresenta la Vita, nel suo aspetto assoluto). Proseguiamo,
ora, la terza lezione affermando che tale "precipitazione" non può
essere fissata al suo esatto punto di inizio, perché è costante, universale ed
attuale, e non riguarda solo il nostro sistema solare, od i primordi di esso.
Parlare di un inizio, quindi, della materia costituente la vita organizzata del
nostro sistema solare sarebbe ancora una volta inutile. Afferma, a questo
proposito, uno dei nostri Istruttori Occulti e Adepti che ogni sforzo, in tal
senso, serve solo ad irrobustire, allenandola, la nostra mente, ed a nulla
altro. Potremo aggiungere che la vita del nostro sistema solare non è mai
iniziata, né finirà ; ma, ciò, non risolverebbe la situazione. Accontentiamoci
di rivelare che, dopo un periodo che farebbe vacillare il pensiero ai più
validi pensatori umani, il nucleo di materia vergine, tratto dall’insondabile
radice delle cose, si ritrovò ad essere la concretizzazione di un sistema
solare, il presente, organizzata con metodo ordinato.
Il
sole è l’organismo fisico, dunque, di un Abitatore Divino che, in mancanza di
miglior termine, chiamiamo Logos, o coscienza enucleata ed assoluta, e
rappresenta, nella sua sovranità del relativo, lo Spazio-Uno; ma, lo Spazio cosciente, ove il primo Akasha-Parabrahaman era lo Spazio
Inintelligente e privo di qualità, il Principio (che lo si voglia scrivere in
maiuscolo o minuscolo - non sente! - ) che figlia, spontaneamente, cose,
uomini, vita e morte, ragione ed irrazionalità, caos e ordine.
Comunque,
prima di proseguire, occorre determinare il fatto che noi, qui, non stiamo
trattando di processi vitali che interessino luoghi elevati o privilegiati di
una nostra ipotetica vita spirituale o d’ordine, e che non occorre alzare il
capo, sia fisico che mentale, per cercare, fuori di noi, e sopra di noi il
Logos Solare; Esso si trova a pulsare, ora,
nelle nostre arterie, è il respiro stesso dei nostri polmoni, la radice prima
del nostro pensiero personale; noi siamo saturi di Lui, perché siamo uno con Lui.
Il
Logos è la Vita Individuale e trascendente, di cui l’intero sistema solare, in
globale assieme ed in capillare attività, è, non già manifestazione, ma
co-essenza.
Noi
sappiamo che ogni nostro atto inguaina quest’ultimo in una triplice natura, che
ne è lo scheletro sottostante; una forma, una sostanza vitale ed il rapporto
vivente tra le due. Ecco perché - come in basso, così in alto - il Logos Solare
si baricentra nell’esatto punto che divide il Suo nulla primigenio, dal
successivo tutto, in tre aspetti: Volontà
Creatrice, Amore Conservatore, Intelligenza Attiva (Padre-Figlio-Spirito Santo;
Yang-Yin-Tao; ecc.). Egli, così, pur restando rarefatto, nella sua prima
immanifestazione, si rende tangibile alla natura, e non all’uomo soltanto. Da
qui, la necessità dei simboli, la spiegazione storiologica e intimistica dei
quali prende addirittura uno dei sei volumi della Dottrina Segreta.
L’occultista, dopo aver scisso la sua coscienza da ogni polvere e miopia
personalistica, dei tre punti-base ad ogni vivere cosmico e materiale ne fa una
necessità assoluta ed eterna. Comprendiamo che sia difficile unificare la
coscienza alla necessarietà, il dio con l’uomo, parlando di tre attimi vivi che
sono la forma, la sostanza e il rapporto tra le due; il sè, il non sé ed il
loro rapporto coevo: triangolo magico di tutte le coscienze arcane, il quale,
mentre, in un primo tempo, illimpidisce la mente dell’allievo-occultista,
facendogliela fondere alle proprie eterne risorse, in un secondo tempo gli
svela i segreti magici della creazione e della libertà assoluta. Comprendiamo,
anche, come possa sembrare difficile staccare Iddio dal suo cielo e
sminuzzarlo, identificandovelo, in ogni frammento di positivo e di negativo
nell’essere e far comprendere che la Sublime Vita che esiste ovunque, nel
nostro sistema solare, e di cui ogni forma è la propria forma, abbia bisogno di
scindersi in tre aspetti, nel grande e nel piccolo, senza perdere la sua unità
fondamentale, per afferrarsi alla propria natura. Ma non sta a noi, per il
momento, individuare le ragioni che determinano tale sottilissima simbiosi
arcana, quanto porgere i postulati fondamentali di una dottrina occulta,
lasciando allo studente la cura di intraprenderne lo studio personale. È
interessante, comunque, notare, innanzitutto, che la vera magia ed il potere
divino - la manifestazione piena dei
quali, nell’uomo, ne fa la sintesi di ogni evoluzione artistica, virile, morale
di tutte le sue precedenti reincarnazioni - si basano sull’aver ricalcato,
il mago, la propria anima, in tali orme cosmiche e in tali principi assoluti ed
autogenerati. Come il Logos crea il
suo sistema solare - a prescindere da altre esistenti ragioni cosmiche -
solidificandosi sull’uno ed i tre dello Spazio
parabrahamanico, e seguendo le sette pulsazioni akashiche, le quali frenano il
ruggito primordiale del Sacro Leone, vincolandolo in sette punti materiali e
fissi di eterno consiglio (i Sette Logoi Sacri, individualizzati nei Pianeti
Vivi del nostro sistema), così l’uomo, in seguito, entrando in rapporto con il
proprio Angelo Solare, o Sé Superiore, tramite il dominio dei suoi Angeli
Lunari, o i tre corpi di manifestazione nella forma spaziale e temporale (corpo
eterico-denso, corpo emotivo e corpo mentale), accende i sette fuochi, o sette
chakras (pronuncia: ciacras) eterici del corpo magnetico, da ognuno di noi
posseduto, e dà inizio alla vita attiva del discepolo.
La
Dottrina Segreta accenna al fatto (considerevolmente sviluppato, altrove, da
altri ceppi di insegnamento esoterico, che lo studente non mancherà di trovare,
se desideroso sufficientemente di farlo) che il nostro sistema solare inizia la
sua germinazione vitale, dopo un periodo di vita intermedia che lo riallacciava
ad una sua precedente manifestazione consimile. Ogni creatura vivente in seno
alla natura intrinseca ed estrinseca di questa nostra Stella Madre è stata da
Essa portata, qui, come frutto dello sforzo che fece in una precedente
Incarnazione Cosmica; precedente e prima assoluta. La stessa materia brada,
supporto di ogni forma, che evolve continuamente, è tinta di una sua
intelligente vibrazione, scaturita dal doloroso parto del passato sistema solare.
Ed il Logos Planetario, scindendosi dalla Vita Centrale che anima i Sette, di
cui Egli è Uno, iniziò, due miliardi di anni fa, circa, la Sua fatica di Divino
Attore, la quale terminerà entro il periodo globale di 331.040.000.000.000 di
anni - secondo una statistica fondamentale, nei trattati esoterici della
Gerarchia Bianca (e che noi riporteremo nel corso della nostra trattazione, in
ogni sottoparticolare di cicli a noi conosciuti; cicli concernenti gli sviluppi
di vita dei Sette Pianeti, che gli erano noti, e sottocicli di ogni razza
madre, d’ogni mondo di natura, d’ogni incarnazione umana). Il Logos Solare,
mettendo in opera il suo triplice potere, i tre Logoi di necessità, vincolò i
nodi delle sue Sette Braccia all’attuazione di Sette Piani Cosmici; Egli si
crocifisse alla materia, perché la stessa materia, la stessa Sua croce, grazie
al proprio sacrificio, inteso come atto sacro, atto di pura gioia e amore
intelligente, prendesse vita e ragione di esistenza. Venne alla luce il sistema
e, in uno scalare di poteri - o, se vogliamo, in un attenuarsi del primordiale
- iniziò la Divina Avventura, che stiamo vivendo, come cellule di tanto corpo,
radioso d’una Sua vita propria: il sistema solare
La
serie precedente di lezioni ha delineato - secondo i dettami delle antiche
leggi esoteriche - i rapporti esistenti tra il Parabrahaman vedantino, o
l'assoluto Spazio in cui si autogenera il nostro sistema solare, e
quest'ultimo; e, di fase in fase, è giunta al rapporto esistente tra il sistema
solare ed il pianeta terra, ove si svolge l'evoluzione attuale. Ed è a questo
punto che cogliamo l'occasione di accentuare la sfumatura esistente
nell'argomento occulto, affermando che gli Istruttori di scienze arcane, da
sempre, hanno proprio voluto, ogni volta, portare il discepolo a fissare lo
sguardo sulle leggi che ci riguardano, strettamente, dal punto di vista
planetario, ed ivi restare. Salvo la subconscia certezza che ogni cosa è unita
al TUTTO, quanto il rimanente, per grande o piccola alla mente umana essa possa
sembrare, salvo la certezza che il nostro Logos Planetario - o la Vita che
informa ogni aspetto della terra - è la continuazione diretta di una Vita ancor
più ampia, o il Logos Solare, in cui è circoscritto e da cui è alimentato, il
discepolo, per varie ragioni, alcune delle quali sono ammantate dal segreto
iniziatico, resta collegato in cultura, ragione ed azione all'ampio Sè di cui
fa più gelosamente parte: l'Anima del nostro Pianeta. E, ciò, abbiamo voluto
sottolineare, anche per delle ragioni che risulteranno più evidenti in seguito.
Il
nostro sistema solare fa parte di un ciclo evolutivo di sette sistemi solari,
allineati ad una Stella Centrale, di sì grande e sublime natura, da essere
cautamente menzionata, nei Trattati Occulti, ai profani, proprio come la nostra
terra, allineata ad Helios, fa parte del ciclo dei suoi sette pianeti. Quindi,
il nostro sistema solare è, al tempo medesimo, pianeta e sole, essere e non
essere. In esso, una delle più importanti leggi è quella della coesistenza, in
un medesimo piano panoramico metafisico, di vari regni di vita; anche qui, il
magico numero sette è il protagonista. Sette, sono i piani di coscienza del
nostro Logos Planetario, e, da sette direzioni, giungono i rivoli di forza ad
incapsulare, nella forma attuale, il nostro eterno presente.
Se
noi, in un medesimo locale, abbiamo sette bombole di gas, ognuno di essi a
densità differente, tanto che l'uno - in ordine - venga ad essere più leggero
del susseguente e più pesante del precedente, e se apriamo le sette bombole
contemporaneamente, dopo un primo istante di apparente confusione, si sarà
delineata la seguente situazione: il gas più leggero di tutti avrà riempito
l'intera camera e conterrà in sé i rimanenti sei, senza esserne contenuto; il
suo contenuto tenderà ad aprire più le ali, mentre, man mano, gli altri sei si
enucleeranno al centro; quello che è penultimo, in grado di densità, sarà
interpenetrato dall'ultimo, ma, conterrà gli altri cinque, senza essere
contenuto da essi. E così via. Tanto che, nello stesso spazio, ad occhio non
consapevole, apparirà una medesima massa gassosa, indistinta. Ma, in verità, ve
ne saranno sette, le quali, pur occupando sette sfere distinte di estensione,
sfrutteranno, contemporaneamente, ogni briciola di volume della camera. Il
paragone, pur se non coincide con diverse angolature della realtà che stiamo
analizzando, dà, comunque, una soddisfacente chiarita sulla natura degli
organismi occulti del nostro globo. Difatti, ognuno dei pianeti fisici, facenti
parte del nostro sistema solare, ha sei compagni invisibili - si intende
all'uomo di medio sviluppo - che incorpora e da cui è incorporato. Ogni globo
condiziona l'altro, proprio come ogni corpo interno dell'uomo condiziona i
rimanenti; ma, uno solo di essi è, alla volta, attivo in manifestazione, mentre
gli altri ne costituiscono una pulsazione minore, simili al fuoco sotto la
cenere. Ed è nel suddetto schema-base che si svolge l'evoluzione vitale, lungo
il suo complesso ed intricato arco; arco, comunque, che può venir visto in
controluce, in una visione di semplice raduno di leggi-principi eterni. Per un
riallaccio ed un prosieguo dal precedente ciclo d'altro sistema solare,
l'evoluzione prende a nascere sul nostro pianeta, preceduto da alcuni pianeti e
seguito da altri, con uno scarto relativamente minimo e forzatamente tale; esso
nasce, Venere dal mare, sorgendo dal Grande Metafisico Radicale, e si inquadra
nel tempo e nello spazio, in forma che, man mano, diviene concreta e tangibile,
nel regno del visibile: rarefazione progressiva, lungo le età .
Immaginiamoci,
quindi, la prima apparizione, nel seno del sistema, del nostro pianeta; gli
altri, lasciamoli, un pò, far da sfondo. In archetipico aspetto, i sette globi
stanno lì, ma invisibili; anche quello che un domani, molto lontano, sarà il
fisico. Ci troviamo nel medesimo istante in cui, qualcuno, nella camera, ha
appena aperto i bocchettoni delle bombole a gas; i gas, pur tendenzialmente
allineati alla loro imprescindibile natura, o idea archetipica ed eterna, da
sempre e per sempre perfetta, ora stanno cercandola, per adattarvici. Così, i
globi, e la vita in essi, stanno giocando la parte della manifestazione
manvantarica, chiamata del caos primigenio, in cui i mondi vengono partoriti,
spontaneamente, dal mentale cosmico. Giove partorisce Minerva dal cervello. Un
primo abbozzo esiste, di ordine; difatti, pur in quelle lontane regioni
temporali, l'infante-Terra non occuperà mai la regione ideale di Nettuno, o di
Marte. Ma, il sistema solare, nel suo complesso, è poco più che una sfera di
fuoco metafisico, e, nel contempo, mentre l'ossatura, sia pur tanto lieve, di
pensiero più che di sostanza, viene fatta al campo di vita del nostro pianeta,
sette regni di natura, consecutivi l'uno all'altro, e contemporanei nella sfere
metafisiche, entrano in "colata" proprio allora, e riempiono l'intero
ciclo evolutivo, sino alla fine, dello stesso pianeta. Essi sono i tre famosi
"regni elementali", tanto familiari agli alchimisti del passato ed
agli occultisti di oggi. Così vasti e vitalmente interessati all'intreccio di
ogni nostra più organica ed animica funzione, che non basterebbe un volume a
descriverli. Basti dire che in essi è contenuto l'Arcangelo, o Deva maestoso,
ma non individualizzato, e lo gnomo delle leggende scozzesi; il mondo di
presenze misteriose, che riempie la notte di sussurrii di un particolar tipo, e
la spiccata - ci sia lecito il bisticcio - biologia dell'anima, che non
possiamo descrivere in tanto poco spazio a disposizione. Gli altri quattro
regni, la scienza moderna li conosce. Mentre i primi tre sono invisibili, e manifestano
solo gli effetti nel mondo fisico, questi volgono le energie dal solido al
magnetico; essi sono: il regno minerale, il vegetale, l'animale e l'umano. Dei
regni superumani, ci si occupa dall'iniziazione in poi. Schiavi
dell'evoluzione, ricalcano, i primi sette, dei binari di leggi cicliche,
chiamate, dalla Dottrina Segreta, delle RONDE e delle CATENE. Per cui, a tappe
ordinate, essi occupano globo dopo globo di un unico pianeta, facendo sìche,
dei sette, uno solo sia attivo, e gli altri sei in silente attesa produttiva,
durante ogni ciclo. La settuplice ondata dei regni vitali va ad abitare il
globo A, se chiamiamo i rimanenti sei: B, C, D (il globo fisico), E, F, G; vi
resta per un periodo, detto periodo di globo, il tempo necessario per lo svolgimento
di un determinato piano, sempre il medesimo a ripetersi, in cui, per quel che riguarda l'umanità, nascono
sette razze distinte, una figlia della precedente e madre della susseguente.
Poi, passa al globo B, vi resta per un altro lunghissimo periodo; poi, al globo
C, al globo D, al globo E, al globo F, ed infine, al globo G, l'ultimo, ove ha termine la ronda, o sette
periodi di globo. Vi è, da qui, una lunga attesa, o riposo, che separa una
ronda dall'altra. Ed il giro ricomincia.
Ribadiamo il concetto: esistono sette Pianeti Sacri. Ognuno di Essi è il globo visibile e
materiale di altri sei globi invisibili e immateriali, che coesistono con lui;
noi, ora, delineando la struttura evolutiva delle Ronde e Catene, ci occupiamo
di un singolo pianeta, con la singola catena dei suoi altri sei globi
invisibili, che chiamiamo B, C, D (il fisico), E, F, G.
Si
intende che, all'inizio, le onde di vita non sono affatto delineate così
vividamente, come le conosciamo ora e ci appaiono, attorno, nella cruda realtà
della nostra esistenza sul globo D, il solido fra tutti i sette che compongono
l'organismo del nostro Dio Planetario, l'Anima della terra. Esse sono poco più
che delle linee magnetiche, e Volontà ancora Superiori, dei regni iniziati alla
creazione divina, tengono saldati, internamente, e separati tra loro, i sette
regni menzionati, mentre questi abitano le sfere superiori di vita, dette del
globo A, B, C, sino a quando la seconda ronda è finita.
Un
nuovo lungo periodo di intervallo, ed inizia la terza ronda.
Sette ronde formano una
catena, paragonabile a una incarnazione completa del nostro Logos Planetario.
E, mentre il materiale che gli era servito durante ogni ronda era conservato
per la successiva, ora v'è un periodo di disgregazione completa degli elementi,
salvo i più duri e massicci e, dopo un ancor più lungo periodo di pralaya (o,
sonno cosmico), una nuova catena, con le sue sette ronde, i suoi 49 periodi di
globo, le sue 343 razze madri. Cosa ha guadagnato da tutto ciò il Logos
Planetario? Tra l'altro che, ad ogni novella catena, ogni regno ha conquistato
la posizione del regno successivo e quello umano, invece, una iniziazione che
lo immette, più profondamente, nel divino. Per cui, il primo regno elementale
sarà divenuto il secondo; il regno minerale, vegetale; il terzo regno
elementale, minerale, e quello animale, umano. La Luna è, ad esempio, il corpo
fisico (inerte e privo di vita) che il nostro Logos Planetario, il Dio della
nostra terra, o la somma di tutte le coscienze, riunite in un'unica sfera d'azione
individuale, aveva durante la catena, o incarnazione precedente. Essa graviterà
ancora, attorno alla terra, per molto, come la terra è destinata ad essere la
luna del prossimo corpo che indosserà il nostro Logos, quando ci avrà portati
con Sè, nella futura catena.
Qualche
dato che può interessare lo studente, è il seguente: ci troviamo alla quarta catena, o incarnazione planetaria, quarta
ronda, quinta razza madre (dopo due razze intangibili; una, la Lemuriana, semisolida all'inizio,
fisica alla fine; ed un'altra del tutto solida, l'Atlantidea), quinta sottorazza, quarto periodo di globo.
Lo
specchio su informazioni dettagliate riguardanti l'età occulta del nostro
globo, lo studente potrà esaminarlo più avanti, nel corso delle lezioni. Si
intende che certe informazioni della Dottrina Segreta sono corroborate da
decine e decine di pagine, che allineano argomenti e prove deduttive, agli
argomenti e ai dati incompleti della scienza moderna. Quest'ultima, salvo dei
metodi per analizzare l'antichità del "tessuto" stratificato della
terra (il risultato dei quali l'occultismo, per delle ragioni particolari,
riesce ad ampliare); salvo il letto (poco comodo e pieno di sassi e di
ignoranza) in cui adagia l'attuale umanità storica, facendone poggiare i piedi
nel periodo glaciale, che è seguito da un periodo preistorico, neolitico e
paleolitico, ed iniziare la testa-capezzale in un altro periodo egizio,
cominciato 6.500 anni fa circa, si sperde in oscillazioni di ere, che fa andare
da 10.000 anni, a 100.000, a qualche milione, a tre miliardi e mezzo.
Come
vedremo, tra la razza Atlantidea e l'attuale razza Ariana è passato un milione
di anni circa.
Inseriamo,
a questo punto, un saggio, solo abbozzato, manoscritto personale di Helena
Petrowna Blavatsky, che esiste negli archivi di Adyar (Sede mondiale della
Società Teosofica). Qualcuna delle pagine è mancante, e qualcuna delle massime
è incompleta. Non vi è traccia precisa che potrebbe aiutare a determinare la
data in cui fu scritto, ad eccezione del fatto d'una nota, più avanti, che
ricorda la sesta e la settima edizione dell'Iside Svelata. Questo manoscritto
contiene relazioni e dati non menzionati da H. P. B. in nessun altro dei suoi
scritti. Contiene delle chiavi importanti, che qualche studioso potrebbe
applicare a vari problemi cosmologici, che sorgono nello studio individuale. Il
punto degno di nota, in rapporto a questo manoscritto, è che esso è scritto in
due diversi caratteri, un dei quali è più largo e arrotondato di quello solito
di H. P. B..
(Volutamente,
Il Centro Studi Kriya lascia immutata la traduzione letterale, e, forse, poco
forbita, per rispettarne la vetusta età)
Giacché
il periodo totale dell'esistenza della nostra Catena Planetaria (con le sette
Ronde) è 4.320.000.000 - e noi siamo ora nella quarta Ronda; e giacché abbiamo
fino al presente periodo Terrestre 1.955.884.685 (tenendo conto che siamo verso
la fine del secolo XIX in cui scriveva H. P. B.[nota dell'autore]) anni
dall'inizio dell'Evoluzione Cosmica del pianeta A; pertanto in linea di tempo
raggiungeremo il punto di mezzo, o giusto tre ronde e mezzo, fra 204.115.315
anni, per quanto in linea di spazio lo abbiamo virtualmente raggiunto, essendo
sul pianeta D e nella nostra quinta razza.
Giacché
si dice che un Giorno di Brahma (rappresentante o coprente la totalità delle
Sette Ronde) - corrisponde a 14 Manvantara e un Satya Yuga; o 4.320.000.000:
ma siccome il Kali Yuga copre soltanto quattro Yuga, mentre ve ne sono sette -
e pertanto la somma giusta .......(il manoscritto, qui, s'interrompe).
Le
opere astrologiche stabiliscono che: "Il numero di anni trascorsi
dall'inizio di Manvantara Vaivasvata è di 18.618.725 anni".
La
Dottrina Segreta ci dice che: il numero di anni trascorsi da quando il Dhyan
Chohan, conosciuto in India come Vaivasvata Manu, inaugurò il Manvantara Umano
nel nostro pianeta D, nella Ronda presente - è uguale a 18.618.725 anni.
A
scopo comparativo, e per rendere, nello stesso tempo, qualcuna delle
espressioni Sanscrite più chiare, citeremo ora dall'Iside Svelata ciò che vi è
detto dei Kalpa Indù .
"I
Vrihaspatis, o i periodi chiamati Yuga, e Kalpa, sono problemi vitali da
risolvere. Il Satya Yuga ed i cicli Buddhi di cronologia renderebbe esterefatto
un matematico di fronte alla serie di cifre. Il Maha-Kalpa abbraccia un numero
indicibile di periodi, oltre .......(è evidente che a questo punto manca una
pagina o più . La sentenza dell'Iside Svelata, vol. I, pag. 31, 32 termina con
le parole: ....." all'indietro nelle ore antidiluviane..." È
interessante notare che H. P. B. alterò "Buddistico in Buddhi").
Le
opere exoteriche Brahminiche danno 4.320.000.000, come durata di una Grande
Kalpa, o giorno di Brahma. Questo comprende tutte le sette Ronde della nostra
Catena Planetaria, vale a dire il periodo dell'esistenza umana, sui diversi
pianeti nelle diverse Ronde, assieme con ciò che vien chiamato
"Oscurazione", o il periodo di riposo per l'umanità fra due pianeti,
nel suo passaggio dall'uno all'altro, dopo che le sue sette Razze hanno evoluto
su quel pianeta. Comprende anche il periodo di Sandhi (crepuscolo), che è
uguale ad un Satya Yuga. Se prendiamo una cifra suddetta, come base, secondo
una certa serie matematica, spiegata più tardi, otteniamo i risultati seguenti:
Prima Ronda |
154.285.714 |
anni |
Seconda
Ronda |
308.571.428 |
" |
Terza
Ronda |
462.857.142 |
" |
Quarta
Ronda |
617.142.856 |
" |
Quinta
Ronda |
771.428.570 |
" |
Sesta
Ronda |
925.714.284 |
" |
Settima
Ronda |
1.079.999.998 |
" |
|
4.319.999.992 |
anni |
(è ovvio che, allo scopo di
ottenere cifre tonde, abbiamo omesso le frazioni nel nostro conteggio. Così,
sull'intero "Giorno di Brahma", abbiamo tralasciato un periodo di
otto anni. Dovrebbe anche notarsi che ciascun periodo di "Ronde"
nella tavola precedente significa, tanto il periodo di Attività Planetaria,
quanto ed insieme il periodo di Riposo interplanetario).
Abbiamo
così 617.142.856 anni, come periodo della nostra Quarta Ronda. E, siccome la
"Notte di Brahma" o periodo di Riposo, è sempre uguale al
"Giorno di Brahma" o periodo di attività su ciascun pianeta, - il
periodo di attività di questa Quarta Ronda è di 308.571.428 anni. Esso eccede
così il periodo di durata, dato per il nostro Manvantara (308.448.000 anni) nei
calcoli Brahminici, soltanto di 123.428 anni; e questo scomparirebbe se,
facendo il calcolo, avessimo dedotto da esso l'eccedenza del periodo del Kalpa,
che è equivalente ad un Satya Yuga e che i Brahmini, per ragione di segreto
esoterico, hanno aggiunto al "Giorno di Brahma"..... La stessa
progressione aritmetica, come sopra, è spiegata più in la. La seguente è la
durata dell'umanità su ciascun pianeta nella nostra Quarta Ronda, durante il
periodo della sua attività .
Pianeta A |
11.020.408 |
anni |
Pianeta
B |
22.040.816 |
" |
Pianeta
C |
33.061.224 |
" |
Pianeta
D |
44.081.632 |
" |
Pianeta
E |
55.102.040 |
" |
Pianeta
F |
66.122.448 |
" |
Pianeta
G |
77.142.856 |
" |
|
308.571.414 |
anni |
(per avere cifre tonde,
anche qui abbiamo tralasciato delle frazioni e c'è una piccola differenza.
Questa cifra raddoppiata darà 28 anni in meno del periodo della Quarta Ronda
più sopra citata. Qui, nel periodo di attività, abbiamo una differenza di soli
14 anni).
Ora,
si vede che 44.081.632 anni sono il Periodo dell'Attività Umana del nostro
Pianeta, in questa Ronda. Applicando, a questo periodo, la stessa proporzione
sopra indicata, spiegata più in là, otteniamo i seguenti risultati: durata di
ciascuna Razza nella nostra Ronda sul nostro pianeta:
Prima Razza |
1.574.344 |
anni |
Seconda
Razza |
3.148.688 |
" |
Terza
Razza |
4.723.032 |
" |
Quarta
Razza |
6.297.376 |
" |
Quinta
Razza |
7.871.720 |
" |
Sesta
Razza |
9.446.064 |
" |
Settima
Razza |
11.020.408 |
" |
|
44.081.632 |
anni |
Lo
studente osserverà che, nel calcolo sopra riportato, abbiamo data la chiave
alla comprensione di questi diversi periodi. Finora, le opere exoteriche danno
soltanto il periodo del Giorno di Brahma, senza dare, negli altri periodi che
potrebbero aiutare a scoprire il segreto, o dando quella chiave stessa che
potrebbe dare i risultati mostrati più sopra. Ma se abbiamo il periodo del
Giorno di Brahma, e se sappiamo che vi sono sette Ronde, che ciascuna Ronda
copre sette pianeti, che su ciascun pianeta vi sono sette razze, e che il
periodo di riposo di un pianeta in ogni ronda è uguale a quello della sua
attività, e se a tutta questa conoscenza applichiamo la chiave della
progressione aritmetica settenaria, otteniamo allora i numeri dati più sopra.
Vi è aumento graduale da uno a sette.
La
durata dell'esistenza dell'umanità, durante le sette Ronde, è 1: 2: 3: 4: 5: 6:
7.
In ciascuna Ronda, la durata dell'esistenza dell'umanità, sui sette pianeti
della nostra Catena, è 1: 2: 3: 4: 5: 6: 7.
Il
periodo dell'esistenza umana nelle sette Razze, su di un pianeta, è ancora 1:
2: 3: 4: 5: 6: 7.
Ora,
siccome il pianeta evolve Razze in successione, prima che l'unità possa passare
avanti al prossimo pianeta, l'intervallo fra la sparizione dell'umanità da un
pianeta e la sua apparizione sul prossimo, è uguale alla sua esistenza sul
pianeta che ha appena lasciato.
Prendete
quindi, 4.320 000 come Giorno di Brahma, e fate il calcolo secondo la
spiegazione su citata e giungerete ai risultati sopra riportati. È degno di
nota che nelle opere exoteriche Indù il periodo del Manvantara (una Ronda) è
dato come 308 milioni, per parlare in cifre tonde. Ora, due ragioni possono
essere addotte per l'adozione di questa regola. In primo luogo, la durata della
Quarta Ronda, secondo il calcolo suddetto, è di nuovo di 617 milioni, in cifra
tonda. Ora, abbiamo già indicato che il periodo di attività della catena
planetaria in una Ronda è uguale al suo periodo di riposo durante la stessa
Ronda, mentre l'umanità riposa nel suo passaggio da un pianeta all'altro.
Dividiamo così il periodo della Quarta Ronda in due parti uguali ed avremo 308
milioni e resto come periodo Manvantarico della nostra Ronda. Così, il periodo
della nostra Ronda può essere stato preso, a tutta prima, come il periodo
Manvantarico. La seconda ragione può essere questa: essendo il nostro Pianeta
esattamente al periodo medio ed essendo noi nel mezzo delle sette Ronde, il
periodo della nostra Ronda può essere stato preso a denotare il periodo
Manvantarico medio, dando così nello stesso tempo una chiave in forma velata al
mistero della progressione geometrica.
Abbiamo
già dichiarato che le cifre su indicate sono esatte, se i calcoli dei Brahmini
circa il Giorno di Brahma sono corretti. Ma dobbiamo dichiarare, ancora, che
questa cifra non è data correttamente in numeri exoterici. Possiamo pertanto
aggiungere che le spiegazioni da noi date, circa la progressione, ecc., sono
fatti, e possono essere fedelmente utilizzate quando ciascuna delle cifre sopra
descritte saranno correttamente conosciute - calcolando tutto il resto delle
cifre.
Ed
abbiamo spiegato tutti questi processi perché sappiamo che nessuno dei numeri esatti
sarà mai comunicato, siccome essi appartengono ai Misteri delle Iniziazioni ed
ai Segreti dell'influenza occulta dei Numeri.
H.
P. Blavatsky
(Secondo
la "Dottrina Segreta")
Un
Giorno di Brahma = 4.320.000.000 di anni
Una
Notte di Brahma = 4.320.000.000 di anni
Una
Notte e un Giorno di Brahma = 8.640.000.000 di anni
Un
anno di Brahma = 3.110.400.000.000 (tre bilioni centodieci miliardi e
quattrocento milioni) di anni.
Cioè
un Giorno e una Notte di Brahma, moltiplicati per 360.
100
Anni di Brahma = 311.040.000.000.000 (trecentoundici bilioni e quaranta
miliardi) di anni.
Cioè,
un Anno di Brahma moltiplicato per cento. Questa, è la cifra più alta che il
Calendario Tamil dà sulle età occulte sul nostro Logos Planetario.
___________________________________________________________________________
Nel
"Trattato del Fuoco Cosmico", di A. A. Bailey, dettatole dal Maestro
Tibetano, questi sono, invece, i dati:
a) 100 Anni di Brahma = Un secolo occulto. Il
periodo di un sistema solare;
b) 1 Anno di Brahma = Il periodo di sette catene,
riguardante i sette schemi planetari;
c) 1 Settimana di Brahma = Il periodo di sette
Ronde in uno schema (una catena);
d) 1 Giorno di Brahma = Il periodo occulto di una
Ronda;
e) 1 Ora di Brahma = Riguarda transazioni di
catene;
f) 1 Minuto di Brahma = Riguarda i centri
planetari, quindi, gruppi egoici;
g) 1 Secondo di Brahma = Riguarda un gruppo
egoico e le sue relazioni con l'assieme.
Ben
possiamo supporre che lo studente medio abbia saltato, dopo aver letto, qui e
là, forse annoiato, gran parte di quanto appena scritto. Tuttavia, tenga egli
ben preziosi questi dati. Più avanti gli potrebbero essere molto più che utili...
La
presente lezione tocca l'argomento, forse, più misterioso ed affascinante
dell'intera letteratura esoterica. L'avvento dell'uomo sulla terra. Un
argomento che ha dato, non per colpa sua, ghiotto cibo a menti piene di amore
per la superstizione, il mito oscuro e contorto, l'annebbiamento spirituale.
Chi ha seguito con attenzione la natura dei concetti fin qui spiegati, avrà
notato che l'origine di ogni cosa, secondo le conoscenze esoteriche, non è da
attribuirsi ad un dio isolato e cristallizzato in un simbolo di evoluzione
fissa ed eterna, nèad una caotica serie di sobbalzi cosmici istintivi. La
"Nobile via di mezzo", di
Gotamo Buddha, anche nel nostro caso, è la chiave necessaria per svelare il
mistero.
Sette
sono i Pianeti che bilanciano il proprio flusso benefico, in senso solare,
incrociando le loro Vite, innanzi alla candida Coscienza del rogo di amore
sublime che è il nostro Logos. E gli spazi che tanta danza divina intreccerà,
ad un certo punto dell'Evoluzione, formano, nel tempo, sulla nostra terra,
l'insieme delle coscienze umane. Il nostro pianeta, come abbiamo accennato
nella precedente lezione, in seguito ad una rarefazione progressiva lungo le
epoche, acquistò, durante un lunghissimo periodo, una certa consistenza
plastica, dall'inizio del suo apparire fluidico in seno al sistema.
Dice
l'esoterismo che, da quel momento, vi fu un susseguirsi, sulla terra, di
tentativi messi in opera, da parte delle gerarchie inferiori creatrici, per
popolare di vita cosciente la terra. Si volle, addirittura, pervenire, da parte
di tali "costruttori", che l'esoterismo chiama "impreparati
spiritualmente", alla "creazione degli uomini". Molti ricordi
che la mitologia umana possiede sui mostri dell'epoca antica, sulle chimere,
sugli uomini metà animale, si riferiscono agli aborti continui che gemettero in
quel periodo, nei luoghi, ora, da noi abitati. Molti milioni di anni
trascorsero ed i tentativi della razza di dei infantili esortarono il Gruppo
Planetario del nostro sistema solare a incidere le lettere infuocate del Loro
Diretto Intervento sul gemebondo pianeta, che stava per offrirsi a patria
dell'uomo. Il quinto Raggio
(spiegheremo, più avanti, di che si tratta) creò la condizioni adatte alla
manifestazione dell'umanità . La Gerarchia Planetaria prese posto sulla terra
e, in un processo vastissimo e molto intricato a seguirsi (anche nel piano
dell'orizzonte mentale) da chi non è iniziato, i primi esseri divini, frutto
della catena precedente la nostra, presero possesso del globo, sotto la dolce
guida dei Signori di Venere,
insediatisi, da allora, nel luogo sacro verso cui è, ora, polarizzato
magneticamente ogni granello di coscienza del globo stesso: SHAMBALLA, nei sottopiani eterici
(spiegheremo, pure, questo termine, più avanti) del deserto di Gobi. La prima razza umana apparve, semplicemente
astrale, estroversa dal corpo fluidico dei Pitri, o Signori Lunari, divisa
in sette grandi branchie, su di ognuna delle sette distinte lingue di terra
lussureggiante, che si aprivano, a fiore, dal Luogo Benedetto, che abbiamo
appena menzionato: Shamballa. La proliferazione avvenne per semplice scissione
dell'entità diafana che, più tardi, molto più tardi, sarebbe stata l'uomo. La seconda razza fu eterica; la terza razza
apparsa nei nostri territori fu la Lemuriana. Ed i meravigliosi giganti, dalle
splendide forme statuarie, gli angeli che, in musica e dolci accenti di
saggezza, colloquiavano con gli uomini, le radiazioni iniziatiche pure, che si
perpetuavano, da re a re, di quella meravigliosa razza, creano una eco di
nostalgia in ogni poeta che si volga verso le lontane regioni del nostro
passato dimenticato. L'animale-uomo viveva in mezzo agli Dei e non ne
comprendeva la natura, come un artigiano, dalla mano rozza e pesante, il quale
fosse costretto a vivere in un castello pieno di finissimi broccati, di sete trasparenti,
di quadri, statue, opere d'arte.
Il
Lemuriano dovette pensare, 21 milioni di anni fa, a sviluppare la coscienza del
corpo fisico. Ad esempio, come, adesso, lo studente esoterico si sforza di
mettere in cosciente attività i muscoli del suo strumento superiore, la mente,
allora, il Lemuriano doveva mantenere il movimento ritmico degli organi del
corpo (ora, mossi dal sistema neuro-vegetativo), o ne sarebbe sopravvenuta, non
la morte, ma la mancanza di controllo esistenziale di quell'organismo plastico,
che è strutturato, sì meravigliosamente, nei testi di anatomia. Passarono le
età ed il corpo si rassodò, la padronanza del fisico fu pienamente raggiunta,
ma l'abuso deturpò la plastica linea evolutiva che le Guide dell'umanità
volevano imprimere al germe umano in evoluzione; la malattia venerea
conosciuta, oggi, sotto il nome di sifilide
ebbe origine dagli eccessi licenziosi di quel tempo; anche se privi di una vera
e propria colpa, perché compiuti senza intelligenza. La razza delle scimmie
risale all'atto che la Dottrina Segreta chiama "il peccato dei senza mentale", dell'uomo animale, il quale,
scavalcando la linea sottilissima che lo separava dal regno animale di allora,
si unì, fisicamente, ad essi. Il fuoco, elemento purificatore, unico simbolo fisico
della divinità, straripando dai vulcani e dalle zone sotto la crosta terrestre,
lavò via tale umanità, in successivi e necessari interventi. E, lentamente,
apparve la rezza Atlantidea. L'uomo doveva sviluppare il corpo emotivo, il
secondo dei suoi corpi di manifestazione. La ricchezza materiale a cui pervenne
quella umanità è talmente possente, che solo piccoli sprazzi se ne possono
rintracciare, nei rivoli o residui di razza, che noi studiamo come le tribù del
Perù, il ceppo etnico dei Maya, il popolo degli Egizi. Quell'arte, nobile
soltanto quando è servita con un sovrumano sacrificio di sè stessi e della
propria anima, a favore dell'Essere Universale, cioè la Magia, fu adoperata in una maniera del tutto
pratica e potente ed a fini egoistici. Ci riporta la tradizione esoterica che
la razza Atlantidea, il cui unico desiderio di ogni singolo ad essa facente
parte era di depredare e possedere i beni altrui, giunse a tale padronanza
delle forze magiche inferiori che, con la stessa scioltezza con la quale l'uomo
del tempo presente mette la chiave nel quadro di accensione della propria
"Alfa 164", così, allora, si recitavano versetti magici, o si faceva
uso di mezzi occulti, per scopi egoistici. Gli eccessi di vibrazioni dei corpi
sottili ed anche l'estrema tenacia a mantenere sotto controllo i medesimi, fino
a giungere alla sterilità, per timore di avventurarsi nel puro altruismo, sono,
tra l'altro, le cause del male che noi conosciamo come cancro e che ha le sue radici in una cattiva funzione dei chakras
astrali, o elementi vitali del secondo nostro corpo invisibile di
manifestazione, a partire dal basso. L'acqua, l'elemento in sintonia cosmica
con il corpo astrale, fu adoperata per distruggere quella razza debole e cieca.
Il fenomeno che, in termini occulti, è chiamato "annebbiamento
astrale" o "glamour" (parleremo, anche, di ciò, più avanti)
nacque nell'alveo delle coscienze di quel tempo.
La
razza Ariana, la quinta razza, l'attuale, è in fase di fissazione definitiva.
In essa, l'uomo sta sviluppando il corpo mentale, con tutte le qualità
meravigliose che originano dal medesimo. E, ancora, la luce che scaturirà
dall'uomo, luce di completo genio e di sublimale e celeste bontà, deve
apparire, nel suo pieno fulgore. L'"illusione mentale" ha le
radici in tale razza, come il Maya eterico - il male attinente alle energie
dense biologiche - le ha nella Lemuriana.
È
d'uopo, giunti sin qui, avvisare lo studente, ancora una volta, che non è
possibile rispettare una stretta organicità, in un Corso di Lezioni come il
presente, e, nel medesimo tempo, mantener fede alla sintesi che vogliamo
seguire. Tutta l'evoluzione che precede il nostro tempo non è stata un gioco;
l'incrocio degli interventi divini ed il sapiente intercalare delle Forze
Planetarie (altrove, autorevolmente, chiamato dei Sette Raggi) non ha cessato
un attimo di seguire, passo a passo, l'intricato arazzo di tutte e sette le
evoluzioni, di cui una è l'umana. Soltanto studiando un'opera importante come
il "Trattato dei Sette Raggi",
di Alice Bailey, il cultore potrà capire qualcosa di quello che è l'astrologia
esoterica, in connessione all'evoluzione umana ed al Piano che essa sta
gradatamente servendo, ma in maniera sempre più efficace. Altre due razze
dovranno nascere, e noi ne vediamo già l'inizio in molti tratti decisivi che
appaiono attorno a noi, specialmente in alcune zone dell'America. Il seme della
Sesta Razza, che svilupperà l'intuizione amorevole, o il quarto dei corpi
umani, il buddico, sta
sbocciando, quale vigile frutto dei continui sforzi dei nostri Fratelli Divini.
Questo, sia detto per inciso, è uno degli scopi per cui, ora, le presenti
cognizioni vengono date al pubblico; al di là del velo si invita, chi sia, per
Karma, destinato a tale compito, a tendere tutte le proprie forze in simile
direzione. La Settima Razza sarà la Razza della volontà, la Razza di Atma, il
quinto dei corpi umani; ma, è prematuro parlare di essa.
Gradualmente,
all'esoterico, il Proposito del Logos inizia ad apparire: l'uomo non si trova
più, solo ed inerme, davanti ad una natura ostile, che non capisce; egli
suddivide in tre parti quella che lo concerne, nel suo aspetto di uomo; quella
che concerne il ciclo storico che vive, incassato come un pinolo nella pigna,
in tanti altri cicli precedenti e susseguenti; e vede un più vasto ciclo
cosmico, da cui ogni cosa deriva. Egli possiede tre corpi di manifestazione,
con tre specifiche funzionalità, dei quali, uno soltanto, al momento
dell'attuale evoluzione, è normalmente visibile.
Essi sono, a partire dall'alto:
1. il corpo causale-mentale (dove prendono nascita le astrazioni pure
del pensiero, e l'inquadramento intellettuale delle stesse),
2. il corpo astrale (o delle emozioni, in senso generale),
3. il corpo eterico-denso (o delle funzioni fisiche e biologiche,
propriamente dette).
Dietro
ad essi vi è il piano buddico, da cui ogni cosa è sorretta, come manifestazione
del Secondo Raggio, e dove appare la Gerarchia Planetaria. L'uomo fa parte di
una Razza che, come unica Entità, si incarna successivamente, sorretta, per le
ali celate, dalle sublimi Guide Divine, per acquistare, nel complesso, degli
attributi sublimali che saranno, poi, la risorsa di ogni sua singola cellula.
Razza che gli esoterici sono abituati a considerare un solo Essere e che
chiamano il Quinto Raggio, il discepolo mondiale, il vero Salvatore del mondo,
di cui il Cristo non è che simbolo. Infine, in un meraviglioso sgranarsi di
leggi macrocosmiche, chiamate delle Catene e delle Ronde, l'uomo realizza di
far parte di un piano ancor più vasto, che concerne i rapporti che il nostro
Sole ha verso Vite Possenti, che lo guidano e tutelano d'appresso. Meta
dell'uomo è di pervenire a quella che, solitamente, è chiamata iniziazione;
processo che si svolge nei piani mentali e buddici ed ha per scopo di rendere
capace la struttura fisico-eterica a reggere, continuamente e coscientemente,
il flusso della Potenza e della Luce dei piani superiori. Ma, quello delle
iniziazioni, è un'altro degli affascinanti e vitali argomenti che preghiamo lo
studente di coltivare con il proprio studio e con la propria pratica. A tal
proposito pensiamo di dargli un efficace consiglio, indirizzandolo verso il
libro di testo: "Iniziazione umana e solare", di Alice Bailey.
Una
via, la via del Sentiero senza fine, ma che ha una sintesi, ferma e definitiva,
nel concetto cardinale, che è la stessa essenza vitale e lo stesso tessuto
egoico di ogni illuminato: IL MOVIMENTO,
ENERGIA ETERNA, È L'UNICA VITA.
Preghiamo,
a questo punto, lo studente di soffermarsi sulle conclusioni della presente
nota aggiunta, che ne completerà l'illuminazione razionale sull'origine e sulla
ragion d'essere degli stessi Sette Raggi.
Qualcuno
si potrebbe domandare: "Perché il
numero sette, ai fini di una stretta logica, è considerato magico? E, dai tempi
dei tempi? Perché il sole ha sette pianeti, e perché la costellazioni sono
proprio dodici? Perché il sole, a sua volta, è uno dei sette pianeti di una
Vita Extracosmica, la Quale segue la medesima legge nei riguardi di successive
fonti inimmaginabili, parti di una spirale infinita, in cui il numero sette è
il ritmo fondamentale?"
Non
ci dilungheremo sulle leggi delle progressioni algebriche, geometriche,
chimiche. È fatto notorio a fisici, matematici, chimici che certe energie,
certi numeri, certi elementi si raggruppano in linee d'ordine, nelle quali
viene notato un ripetersi all'infinito di determinate costanti e
caratteristiche, sempre le medesime. Daremo al lettore, invece, tramite un
esempio, o, se vogliamo, una prova, la dimostrazione della legge del
"SETTE", come aspetto dell'eterno ritmo universale.
Comunque,
prima di ciò, vogliamo sottolineargli una necessaria delucidazione, a che egli
comprenda meglio tale esempio: cioè, l'identificazione che il molteplice ha
nell'uno e che l'uno ha nel molteplice.
Non
potrà mai apparire nel mondo un filosofo il quale sappia tracciare la linea
netta e marcata tra i due poli dell'universale; ogni nucleo singolo, ad un
ulteriore studio ed esame approfondito, si mostrerà essere composto
dall'insieme di diverse unità, le quali, riunendosi, daranno, per frutto del
loro coesistere, quella esteriore singolarità .
Prendiamo
un anello, che abbia come circonferenza, ad esempio, 20 cm. (potrebbero, anche,
essere trenta, quaranta; o dieci chilometri). Poniamolo su di un piano e muniamoci
di altri anelli della medesima circonferenza di 20 cm.. Occupiamoci di uno di
essi e collochiamo, anch'esso, sul piano, di modo tale che una sua parte tanga
il primo anello; poi, sarà la volta di un altro anello, il quale tanga, in
basso, l'originale e, di fianco, il secondo; e di un altro ancora e di una
altro. In breve, avremo composto una figura che avrà al centro un anello e sarà
circondata da altri sei anelli, che lo tangeranno e si tangeranno. Sei. Non uno
di più, non uno di meno.
Se
consideriamo la prima delle circonferenze, come un nucleo di vita qualsiasi,
che venga ad apparire in seno alla manifestazione universale (l'Uno, che emerge, sempre spontaneamente, e
con ritmo eterno, da Parabrahaman), vedremo che altre sei forme di vita,
inflessibilmente, si aggiungeranno ad essa. Ma non basta. Prendiamo ancora dei
nuovi anelli e, considerando, ormai, la prima serie dei sette la base centrale
(il molteplice che è diventato gruppo singolo), torniamo a fare la medesima
operazione che eseguimmo con i sei anelli.
Collochiamo
una seconda serie di circoli, sempre tutti aventi la stessa dimensione,
precedentemente menzionata, attorno alla prima, di modo che ognuno di essi
tanga il sottostante e quelli a fianco. Avremo, al termine della nostra fatica,
un nuovo circolo, composto da dodici
elementi; cioè, sei in più del primo. I quali sei, con la corolla del nucleo
dei sette, oggettivati in un unico elemento-radice, torneranno a formare il
sette, che si ripete. Ma, proseguiamo ancora: formiamo un terzo anello. Questo,
sarà composto da diciotto elementi: cioè, sei in più del secondo. E potremo
coprire, come dice uno dei Maestri della Confraternita Bianca, l'intero deserto
di Gobi, ed ogni circolo nuovo avrà, sempre, soltanto sei elementi in più del
precedente; i quali, unificati al blocco di elementi centrali, divenuti una
entità singola, ripeteranno il ritmo imposto dalle sette note magiche, nella
musica geometrica delle sfere. Le progressioni saranno le seguenti: sei,
dodici, diciotto, ventiquattro, trenta, ecc..
Applicando
il ritmo alla costruzione occulta di un sistema solare, vediamo che le dodici
costellazioni sono inserite nel numero della seconda progressione: dodici.
Aggiungiamo,
inoltre, che, studiando bene il famoso simbolo della stella a sei punte, o Stella
di Salomone (emblema dell'Assoluto), che rappresenta l'intreccio di due
triangoli equilateri - uno, la materia; l'altro, lo spirito -, uniti,
eternamente, nella eterna manifestazione dell'Essere, noteremo che, invisibili,
esistono, anche qui, i sette circoli. Il primo ha come centro il centro della
stella, ed il compasso lo inserirà esattamente dentro di essa; gli altri sei la
circoscriveranno, aventi, ciascheduno, come centro, il vertice rispettivo di
una delle sue sei punte.
Guardando,
in trasparenza, alla luce della penetrazione esoterica, una qualsiasi forma che
ritmi la sua natura nello scenario della nostra terra, a partire dal piccolo
fiore alpestre, e da un sasso levigato e profumato di mare, sino al plastico
movimento di un corridore, negli stadi potenti, e, più su, a continuare negli
strati sociali delle città, divisi in chiaroscuri ambientali, strettamente
uniti l'uno all'altro da karma di nascita, e nelle nazioni, viste come entità,
o cellule, di un unico vasto campo di esperienze comuni a tutti gli uomini, e
proseguendo nei regni che ci attorniano, ai quali siamo legati, comunque, da
vitali funzioni unitarie, cioè il minerale, il vegetale, l'animale, e, in alto,
sulla scala evolutiva, davanti a noi, quello delle anime, quello planetario e
quello solare, tutto è retto e
armoniosamente diretto verso un medesimo sintetico scopo finale, ma che verrà
raggiunto, solo, attraverso dei definiti, e dagli esoterici conosciuti, metodi
di evoluzione; i metodi dei Sette Raggi.
Per
poter comprendere il vasto piano manifestato, gradatamente, attraverso dei
cicli lunghissimi, da quella che viene chiamata la Fratellanza Bianca, bisogna
considerare il nostro sistema solare come una sola Vita, formata, appunto,
dall'intreccio di un armonioso numero di altre sue intime evoluzioni. Nello
stesso tempo, però, dobbiamo considerare, come abbiamo fatto nelle precedenti
lezioni, che la stessa Coscienza Unitaria, di cui ogni altra è un fremito
d'amore celeste, è legata, dai "nodi di liberazione", ad altri punti
cosmici, da cui la Medesima dipende.
L'evoluzione
sul nostro sistema solare si svolge in due determinati rapporti creatori:
rapporti che il simbolo della croce sintetizza, molto chiaramente. Il verticale
e l'orizzontale. Ciò significa che esiste una lunghezza d'onda nell'Essere, che
batte con delle frequenze non percepibili alla mente umana, pulsanti negli
eteri cerebrali del suo corpo denso. Questa direzione, la verticale, è la linea
che, d'abitudine, seguono le Guide dell'umanità, quale filo di Arianna, per
raggiungere i Punti-Luce, che, dall'esterno del nostro sistema solare,
imprimono, sul medesimo, le direzioni necessarie, ed il nord occulto verso cui
tutte le evoluzioni di regni menzionati, attualmente, tendono. Non ci
riferiamo, qui, a delle masse galattiche, o, comunque, a dei corpi celesti
pesanti, anche se luminosi, che possono inebriare la visione del poeta, durante
una notte stellare. Ci riferiamo a ben determinati Punti-Luce, sintesi di
evoluzioni troppo ampie perché l'uomo comune possa comprenderne la natura e
che, in ogni caso, hanno talmente sopravanzato in sapere, amore e potere la
Vita Solare che ci ospita, da tenerla come discepola, nell'ambito dei valori
cosmici. In seguito, vedremo come, in una sintonica fusione di gruppo, la
Gerarchia Planetaria si ponga, aprendosi come un fiore, nelle sue componenti
singole, in contatto telepatico con i Porti Esterni al nostro sistema, e
determini ciò che noi possiamo chiamare l'allineamento recettivo alla biologia
planetaria, nelle sue funzioni di membro della Comunità Spaziale.
La
seconda direzione che noi dobbiamo analizzare, è la direzione, purtroppo, in
cui la massima parte dell'umanità è polarizzata mentalmente: l'orizzontale; il
mondo della manifestazione, quale essa si presenta ad un sommario esame
esteriore.
Cicli
successivi si adeguano uno all'altro, con natura storica, natura peculiare
all'uomo (reincarnativa), ecc.; ma, noi dobbiamo considerare che i medesimi si
rifanno a degli impulsi extracosmici, i quali penetrano nella struttura
spirituale del nostro Pianeta, dopo aver attraversato delle zone spaziali di
decrescente intensità vibratoria.
In
primo luogo, considereremo che la forza nucleare (da non confondersi con quella
dell'atomo), che esiste come cuore dell'intera composizione della vita sulla
terra, è composta dalla miscela di sette sintetiche energie, le quali le
provengono, in toni e sottotoni, e con una dolcezza che denota chiaramente la
musica delle sfere che ne nasce, dai Sette Pianeti Sacri del nostro sistema
solare: ognuno dei quali è padrone di caratteristiche peculiari, e originatore
del potentissimo influsso che noi chiamiamo: dei Raggi. I Pianeti sono, in ordine di Raggio:
Vulcano (primo Raggio),
Giove (secondo Raggio), Saturno (terzo Raggio), Mercurio (quarto Raggio),
Venere (quinto Raggio), Nettuno (sesto Raggio), Urano (settimo Raggio).
A
loro volta, tali influenze di Raggio, che si occupano attivamente, lo
ripetiamo, delle caratteristiche,
singole ed universali, di tutte le evoluzioni esistenti sul nostro Pianeta,
sono convogliatrici di altre sublimi energie che, in ordine, possiamo
enumerare, seguendo una precisa linea di analisi. Ognuno dei Pianeti, secondo
un determinato adattamento a delle leggi superiori, è sintonizzato col nostro
sistema solare e con gli altri sei sistemi solari, i quali formano i Sette
Pianeti di una Vita ancora più profondamente celata dentro il cuore dell'Iside
cosmica, che noi stiamo, con amore, osservando. Questa Realtà Unificatrice
Extra-cosmica (chiamata, negli antichissimi testi occulti della Gerarchia:
Colui che non si deve nominare) è stata percepita, sino ad ora, con un pieno
connubio cosciente del proprio io, solo da un piccolo numero di Iniziati di
alto rango.
Ogni
Pianeta, quindi, porta alla Terra una sintesi di forze che è il sangue vivo di:
a) il nostro Sole;
b) altri sei Sistemi Solari;
c) l'impulso dominante di una eccelsa Vita dietro
ai medesimi.
E,
ancora, ogni Pianeta, in sintonia al ritmico avvicendarsi degli aspetti
astrologici dello Zodiaco, insinua, nella stratificazione verticale ed
orizzontale dei suoi impulsi, in seno al Sistema Solare, anche le qualità vive
che emanano dalle Costellazioni, appunto, dello Zodiaco. Tre sono, infine, gli
ultimi porti da cui il nostro Sistema trae la sua ispirata potenza di Dio
celeste. La stella Sirio, di cui la
nostra Gerarchia è la continuazione diretta, che invia a noi la totalità delle energie mentali;
la costellazione delle Pleiadi, il
cui influsso ha uno specifico rapporto con
tutte le anime, o corpi causali, indistintamente, degli uomini; ed una delle
Stelle dell'Orsa Maggiore, che ha grande sintonia con ciò, invece, che
chiamiamo lo Spirito dell'uomo. Detto per inciso, queste tre direzioni sono
alcune delle mete che attendono l'Uomo.
Studieremo,
a parte, i cerimoniali (che mai hanno subito cambiamenti, nel tempo) che la
Confraternita invisibile adotta per serrare i legami divini che ci accostano a
simili Potenze Superiori.
Ci
basti, per ora, sapere che le energie più immediate, nel loro ultimo sprazzo
d'onda, giungono sulla terra, in uno sciabordio continuo, come la risacca del
mare sulla spiaggia, dai Sette Pianeti, che tutte le altre sintetizzano. E, non
solo, ma una legge ineluttabile guida e sceglie, volta per volta, il Pianeta
che debba emergere sugli altri, dando la nota caratteristica a tutta
l'evoluzione nel determinato ciclo. Giunge, ora, abbastanza chiaro - se da
parte del lettore esiste una tendenza favorevole a voler accogliere, come
ipotesi attendibile, tale presentazione sulle origini della vita - la necessità
di studiare, in equilibrato insieme di accordi, la scienza dell'astrologia, in
unione a quella dei Raggi, ed in unione indissolubile a tutte le altre scienze,
vigenti ed attuali nel periodo storico che stiamo vivendo, per poter avere una
visione completa ed unitaria, non solo della vita, ma delle funzione che ogni
individuo ha, mentre inserisce in essa il proprio minuscolo incastro colorato,
come in un grande mosaico.
Desideriamo,
inoltre, che allo studente appaia chiaro anche quanto le presenti lezioni siano
puramente indicative, nei riguardi di una scienza che, in ogni caso, deve
essere approfondita, nei chiaroscuri, in maniera completa ed in piena dedizione
d'anima.
Ogni
Pianeta si occupa dell'evoluzione, in generale, oltre che del suo specifico
settore. Lo studio dei Raggi, in corrispondenza al rapporto che i medesimi
hanno col corpo eterico del nostro Pianeta e, quindi, del nostro strumento
fisico di manifestazione, conduce l'essere umano a poter padroneggiare, sempre
più compiutamente, queste medesime forze universali, imparando a suonare sulla
tastiera vivente, incisa lungo la sua colonna vertebrale, e che è l'insieme dei suoi sette chakras, o
punti occulti, ognuno dei quali
sintonizzato con uno dei Pianeti. Il lavoro dei Sette Logoi Planetari, secondo
le linee dei loro colori occulti, e delle loro note musicali singole, compone,
così, una sinfonia magica che ha, per frutto, l'intera evoluzione del nostro Pianeta, il quale, insieme ad altri
quattro Pianeti, facenti parte del Sistema Solare e chiamati, con Esso non
sacri (qui, scienza ed esoterismo non vanno d'accordo), termina il flusso delle
forze solari e chiude i confini del circuito, che ha come padre lo Spazio;
quello stesso Spazio che il diletto Fratello Gotamo Buddha disse essere origine
e fine di ogni cosa: il Nulla. Un Nulla che gli esoteristi sanno essere una
immensa Vita individuale; Vita, comunque, con dei suoi limiti definiti.
Nessuno, invece, è riuscito a penetrare oltre di essi e dobbiamo, forzatamente,
concludere che esistano successivi spazi, ed altri, ed altri. Questo
"Spazio" è la radice vera del corpo eterico in cui circola il sangue
vivo di vie lattee, galassie, sistemi solari e stellari, di cui il nostro non è
che una relativa parte. Ed è la scientifica ragione del fenomeno della
telepatia. Cercheremo di delineare, davanti alla mente dello studente, le leggi
che strutturano quella scala, immersa e fusa, in alto, nella luce stessa del
nostro Re del Mondo, ma di cui
l'ultimo piolo è l'uomo medesimo. Questa scala è la scala dell'iniziazione;
iniziazione che si svolge dai piani mentali in su, e che la Gerarchia offre
come premio a tutti coloro che rispondano al suo richiamo, con la
partecipazione diretta allo sforzo angelico della costruzione di tanta opera
magnifica.
E
per chi abbia orecchie per sentire, queste lezioni sono uno di tali richiami.
La
costruzione di un sistema solare, facendo seguito alle nostre precedenti
lezioni, pur basandosi sull'ardente incandescenza di una radice squisitamente
assoluta, ricalca, nelle sue successive fasi, delle forme del tutto
"tecniche" e conseguenziali. Mano a mano che lo studente di
esoterismo, in costante rapporto metafisico con il proprio Maestro di Raggio,
si addentra nell'investigazione dei misteri della natura, scopre, appunto,
quanto meticolosa sia la mano della Gerarchia nell'applicare queste stesse
formule costruttrici, che si legano, poi, alla crescita, pur sempre spontanea,
della materia. È la semplice enunciazione del campo d'azione del principio
Creativo Originario, dal punto di vista del Sistema Solare e non da quello del
Mago Bianco, che noi delineeremo, da ora in poi. E seguiremo il metodo,
spiccatamente esoterico, di partire dall'universale, scendere nel particolare,
e dare modo all'ultimo di ritornare all'universale.
Ci
sono, dunque, sette piani di esistenza, dove la coscienza umana è inserita,
mentre segue il naturale suo ritmo quotidiano reincarnativo. Sette piani, che
rappresentano il campo d'azione diretta dei Sette Raggi, emananti dai Sette
Pianeti Sacri del nostro Sistema Solare, sicché, però, ognuno si occupa del suo
settore specifico e, nello stesso tempo, collega le sue attività vitali anche
agli altri sei; è da tali piani che la Monade agisce, padroneggiando l'Anima e
la personalità . Più avanti, studieremo l'importante funzione vitale dei
medesimi e penetreremo, alquanto, nello strato segreto e nei significati più
riposti e intimi delle Sublimi e Onnipotenti Coscienze che in Essi risiedono,
e, da lì, irrorano, in un silenzio fremente d'amore saggio e di potere
creatore, le radici della manifestazione tangibile ed oggettiva. Che rapporti
hanno tali piani con la coscienza ordinaria dell'uomo comune? Praticamente,
alcuna. Egli è semplicemente oggetto dei formidabili influssi energetici che da
loro provengono e ne è schiavo, sino a quando le iniziazioni non lo
immetteranno, sempre più profondamente, "faccia
a faccia con i successivi aspetti del suo Sè celato"; il quale, in
definitiva, è appunto l'agglomerato iridescente e infinito di queste vite,
collegate in un susseguentesi allacciarsi di distanze. Possiamo, in primo
luogo, dividere questi, che sono degli stati di coscienza superiori, in due
meravigliose zone esistenziali: la materiale e l'immateriale. Teniamo, però,
sempre, presente il fatto che i diagrammi verbali da noi enunciati riguardano
soltanto il punto di vista umano e non, per esempio, gli altri regni della
natura (coorti angeliche, ecc.); inoltre, teniamo sempre presente che i sette
nuclei di vita sono strettamente collegati, dal punto di vista del nostro Logos
Planetario, ai Pianeti Sacri, i quali si uniscono alla Sua Coscienza e, di lì,
pervengono alla coscienza dell'uomo, ma
solo quando egli sintonizza i punti vitali e nevralgici del suo corpo eterico,
con il suo organismo fisico. Nell'esoterismo periferico si è portati a
credere che i piani di cui parliamo siano la struttura definitiva e completa
del nostro Sistema; noi cogliamo l'occasione per chiarire che i medesimi sono,
invece, i sottopiani dell'Ultimo Piano
Cosmico, il Fisico Cosmico.
L'uomo
non è in sintonia cosciente con gli altri sei globi invisibili che coesistono
con la Terra, unico aspetto tangibile e sostanziale di essi. Solo in un caso
egli è giunto a vederne, privo dei necessari poteri che gli conferisce
l'iniziazione datagli dalla Gerarchia Bianca, un frammento: durante il periodo
che intercorre tra le sue incarnazioni. Allora, in un delicatissimo processo,
paragonabile all'aprirsi dei petali di una profumata rosa d'anima, egli tocca
il vertice dei tre mondi in cui è maggiormente polarizzata la sua coscienza; e,
cioè, trascende il mondo fisico e penetra in quello illusorio (creato sin dal
tempo di Atlantide e destinato a scomparire nella Settima Razza Madre),
chiamato astrale, ma che i Maestri sono soliti nominare "dell'annebbiamento emozionale". Mondo pieno di
incanti, di forme, a volte luminosissime, ma, per lo più, gravitanti verso
l'ignaro, con allettanti sinuosità, inesplicabili in termini scritti. Ci si può
ispirare, per averne l'intuitiva comprensione (non dimenticandoci che, in esso,
siamo immersi costantemente, come in una nebbia oppressiva e soffocante, ma
visibile) nello studiare le descrizioni che ne avemmo ai banchi di scuola,
sullo Stige, sull'Acheronte, sul mondo dell'Ade. I Maestri sono molto parchi
nell'inviare i propri nuovi discepoli, privi di una guida, in questo regno, che
ha una realtà, anche se transitoria, molto potente. Vogliamo accennare,
soltanto, che esistono, al giorno d'oggi, gruppi, sempre in maggior numero, di
discepoli, in tutto il mondo, i quali hanno il compito, adoperando speciali
formule di potere, e allineati alla luce della loro anima, di dissolvere,
occultamente, sotto il controllo della Gerarchia dei Maestri, simile morbosa
creazione di sentimenti umani; ma, comunque, di una spiccata realtà, pressoché
tangibile.
Superando
tale ostacolo, l'uomo ha conosciuto il secondo dei piani superiori, durante il
processo della morte: il Piano Mentale.
Il quale, a sua volta, costituisce un altro ostacolo, pieno com'è, del
corollario orticante delle così chiamate forme-pensiero,
per lo più - nel nostro caso e nella fase evolutiva in cui si trova immersa
l'umanità - frammentarie e distorte; il mondo invisibile, col quale si
sintonizzano, spesso e volentieri, le menti non illuminate dalla luce interiore
della gran parte dei pensatori odierni. Lì, essi vengono a contatto con una
speciale sostanza-pensiero elettromagnetica, manipolata e rimanipolata dai
secoli delle generazioni passate; ed entrandovi in rapporto si rinchiudono in
una barriera potente di vecchi pregiudizi, dogmi superati, strettoie mentali,
da cui è difficile uscire, senza il comando inflessibile della propria volontà
spirituale risvegliata. Giunge il momento in cui, però, il disincorporato, dopo
aver attuato il processo che, da millenni, nei testi della Gerarchia Bianca, è
chiamato "d'eliminazione", perviene allo svincolo di ogni forma
transitoria che lo ratteneva aggregato alla stratificazione immediata delle
sensazioni; sia emotive, che mentali inferiori. Egli si trova libero e radioso,
vincolato soltanto al globo di luce, strumento, a sua volta, dello spirito che
risiede in esso, e chiamato anima. I teosofi lo indicano come, corpo causale,
poiché vi sono racchiusi i semi delle cause di vite precedenti, che
manifesteranno i loro effetti nella presente incarnazione, e lo stesso diverrà
serbatoio di futuri semi, da cui sbocceranno altri effetti; sino a quando,
però, tale meraviglioso cesello, frutto di un laborioso faticare sottile dello
spirito che lo abitò durante tutto il tempo in cui si manifestò nei tre mondi,
come uomo, a sua volta, non verrà distrutto, tramite la quarta iniziazione,
chiamata della crocifissione. Allora, il liberato andrà a stabilirsi, ricco di
poteri soprannaturali e con pieno diritto, a far parte della Confraternita
Creatrice, nei quattro Eteri Cosmici, preludio ad altre forme di beatitudine
incomprensibili.
Ma
a noi non interessa, ancora, l'argomento. Abbiamo voluto solo accennare che,
entrato in contatto con l'anima, dopo il processo naturale della propria morte,
meraviglioso unguento che gli esoteristi considerano il profumo stesso della
Vita Una, l'uomo raggiunge, coscientemente, il pinnacolo del tempio dei tre
mondi: il piano causale. Egli,
quindi, conosce solo tre piani, di questi sette che noi abbiamo menzionato, ed
è un appuntamento a cui nessuno
ha mai mancato; migliaia di volte siamo morti e migliaia di volte ci siamo
reincarnati. Pochi spiritualisti che ci leggono non proveranno un richiamo
nostalgico che emana dalla descrizione della costante penetrazione che il loro
io ha avuto, durante gli intervalli che separano il suo tuffo nella materia,
tra incarnazione ed incarnazione. Fa argomento a sè l'enumerare ogni meravigliosa
Potenza Angelica, che risiede abitualmente nei tre piani. Vogliamo, comunque,
sottolineare due aspetti della questione. Il primo è che, anche se può
sembrare, forse, che ci si stia allontanando dal trattare i Sette Raggi in
dettaglio, è necessario, comunque, ambientare il campo di azione in cui i
medesimi si trovano a far parte di Messaggeri del Divino; il secondo, è che noi
ci troviamo ad esprimere, lo ripetiamo, soltanto
la struttura del Piano Fisico Cosmico, o l'ultimo dei Sette Piani Cosmici.
Ora,
analizzando il corpo fisico umano, frammento che rispecchia in sé le leggi di
un più ampio TUTTO, gli occultisti sanno che il medesimo ha sette sfumature
graduali di decrescente materialità : è formato da uno strato solido, da uno
liquido ed uno gassoso e, finalmente, da quattro gradi di materia invisibile, i
quali costituiscono il corpo eterico, che è parte fondamentale in ogni processo
di magia naturale. È sul corpo eterico
che sono focalizzati quei vortici di forza, deflettori sapienti, quando sono
adoperati dal discepolo, dell'energia dei Sette Raggi. È la magistrale
padronanza di questi "chakras" che fa di un Adepto della Loggia
Bianca la maestosa arca di potere che egli è . È il corpo eterico che collega
l'isolata e confinata entità umana, nel palpitante e sconfinato mare del corpo
eterico del Pianeta e del corpo eterico del Sole, che sono una semplice Entità
.
Nel
fare i debiti rapporti, riveliamo che i tre mondi in cui l'uomo è immerso,
prima che ne venga liberato dalla quarta Iniziazione, sono il Piano Solido dal
punto di vista del Logos Solare, proprio come i tre stati della materia densa
lo sono per l'uomo. Ed i rimanenti quattro Piani Cosmici, che interpenetrano e
determinano ogni manifestazione emergente nei suddetti tre regni sono, rispetto
sempre al Logos Solare, quello che è per l'uomo il corpo eterico. Scopo del
Maestro è di dare un metodo occulto al proprio discepolo (comunque, sempre il
medesimo da che la Gerarchia tiene le redini dello sviluppo evolutivo del
nostro Pianeta), il quale tramuti il piombo del discepolo, cioè i quattro eteri
del suo corpo fisico denso, nell'oro purissimo dei quattro eteri cosmici. Ciò
comporta, nella manifestazione dei tre mondi, la crescita di un vero Mago
Bianco, il quale, senza fronzoli e senza lungaggini di falso misticismo, faccia
scorrere, attraverso i trasumanati vortici del suo corpo eterico, ed in modo
diretto ed immediato, le forze dei Sette Raggi, che zampillano, fresche e
vergini, solo dal Corpo Eterico Cosmico. Processo che, ben presto, lo renderà,
a sua volta, Maestro di Saggezza e di Potere.
Questo
mistero è accuratamente proposto, sotto forma di simboli, da parte di tutte le
religioni, sia orientali che occidentali, al credente ed allo studioso, fino ai
giorni nostri, e, per comprenderne l'enigma, affermiamo, in modo franco ed
immediato, che occorre, ancora una volta, chiedere aiuto alla conoscenza che
gli Adepti e la Fratellanza Bianca posseggono sull'origine magica della
creazione dei mondi e sul rapporto vivo ed immanente che intercorre tra il
macrocosmo ed il microcosmo, e che dei due fa uno.
Ma,
teniamo a ricordare che ogni lezione del trattato che leggete è legata alla
precedente ed alla successiva, in maniera molto stretta; lo studente consideri,
quindi, che essendo, ora, noi entrati nella spiegazione del tutto
"tecnica" e precisa sulla magistica primordiale creativa, non
possiamo tornare a ripetere i significati profondi, e puramente astratti,
dell'infinita natura dell'Uno, in tre persone ed in sette derivati magici. Ciò
fa parte della precedente dissertazione. Ad essa rimandiamo lo studente, prima
che egli possa comprendere tutta la stretta logicità dall'attuale esposizione e
soddisfare il suo animo che brama dall'attingere a dati metafisici.
Ogni
Pianeta è simbolo di una qualità assoluta, latente nell'universo. Qualità che
sono, di norma, chiamate idee archetipe. Schiave dell'immanifesto, rendono
schiavi i mondo conosciuti, sino a quando gli ultimi non liberano ciò che esse
rappresentano, e loro medesimi, con l'atto preciso d'emergere nella materia.
Helena Petrowna Blavatsky afferma, nel sesto ed ultimo volume della sua
Dottrina Segreta, che il nostro Logos Planetario, immerso in meditazione
profonda e divina per l'intero ciclo dei Suoi cento anni (trecentoundici
bilioni e quaranta miliardi di anni umani) contempla qualsiasi fatto, dai più
grandi ai più piccini, che si oggettiverà in quel periodo, e gliene permette,
di conseguenza, la suddetta manifestazione. Egli è il Dio del nostro Pianeta,
e, come ogni altro Dio Planetario, vigila e possiede lo scrigno dei disegni
intimi del Logos Solare, per quanto concerne il Suo ciclo individuale. A noi
non interessa parlare della Terra, con gli altri quattro Pianeti, cosi detti non sacri, del Sistema Solare (Marte: VI
Raggio; Plutone: I Raggio; Terra: III Raggio; Sole e Luna, che velano due
pianeti occulti). Analizziamo, invece, la natura dei Sette Pianeti
Sacri e consideriamo che essa è talmente alta ed inconcepibile alla mediocre
mente umana, che il più comune degli sbagli compiuti dagli studiosi in
esoterismo diviene il camuffarli grottescamente in giganteschi uomini, una
specie di Molock dei cieli. Essi sono una vibrazione, essi sono una impressione
sempre più sottile, essi sono rappresentanti di quel nulla che indicò Gotamo
Buddha, in antitesi al tutto materialistico che circonda, ancora, l'uomo. Solo
facendosi divini in ogni atomo della nostra stessa carne potremo percepire
l'inebriante profumo che, pur se della più sottile specie, ha la capacità di
sorreggere, ora, in piena manifestazione, tangibile e completa, il foglio del
trattato su cui leggete quanto scriviamo.
Non
appartengono, quali semplici principi di vita eterna, solo al Sistema Solare,
ma ci portano l'eco di campi sempre più lontani, in cui sfumano i contorni
individuali del nostro Logos.
- Vulcano (Primo Raggio o
della Volontà ): messaggero della volontà amorevole. L'originario. L'uomo
di Primo Raggio, pervaso solo da Forza Pura, tende ad acquistare possesso della
sua sacra eredità, in modo indiscutibile, con solo coraggio, attingendo alle
stesse radici della vita. Ogni grande conquista della storia appartiene ad
individualità di questo genere.
- Giove (Secondo Raggio o
dell'Amore-Saggezza): amore magnetico, desiderio,
attrazione inspiegabile verso ciò che è dolce, spontaneo. Saggezza, in
contrapposizione alla frattura immediata d'un atto violento.
- Saturno (Terzo Raggio o
dell'Intelligenza Attiva): equilibrio,
adattamento tra i poli degli opposti, ragion pura; adattabilità a qualsiasi
dissonanza ambientale. Lo si comprende appieno contemplando il fiore chiamato
stella alpina, che si apre, con le radici, la strada, tra le rocce, sormontando
ogni difficoltà. Gli individui, sotto l'influsso del Terzo Raggio, superano
ogni difficoltà, proprio come le radici di questo fiore, alla ricerca di linfa
vitale, si attorcono nella dura pietra.
- Mercurio (Quarto Raggio o
dell'Armonia e della Bellezza): l'artista; se, per artista, consideriamo
colui che possiede la formula matematica e geometrica per racchiudere, in
circolo chiuso, la bellezza, prerogativa di ogni cosa in natura. Solo questo
raggio dona compiutamente tale capacità .
- Venere (Quinto Raggio o
della Scienza): l'uomo di scienza. La ricerca del dettaglio. L'andare verso
l'incastro del mosaico. L'accuratezza. Il minimum.
- Nettuno (Sesto Raggio o
della Devozione): la devozione inflessibile verso gli eterni ideali. La
capacità di identificare l'Assoluto, nello stretto relativo, sia, esso, una forma
umana, un amore; sia, esso, il medesimo panteismo.
- Urano (Settimo Raggio o
della Magia): l'atto finale della creazione. L'ultimo guizzo che rende
l'onda completa. Il mago; la capacità di rendere definitiva e materiale,
l'omogenea e spirituale struttura delle forme.
Ecco,
in breve, dallo stretto punto di vista umano, l'analisi dei Sette Raggi. Essi
presentano una loro inerente dualità . Colui che, come i Maestri di Saggezza, è
riuscito ad identificarsi con la linfa squisita che, fiori divini nel campo del
Signore, s'innerva nei loro steli, ne manifesta le qualità, or ora, menzionate.
Chi sta inerpicandosi verso di loro, ne deformerà l'immacolato candore,
mostrando i così detti "difetti di Raggio", e cioè :
Primo Raggio: |
imposizione dell'autorità,
messianesimo politico, violenza, cristallizzazione mentale |
Secondo Raggio: |
emotività instabile,
patologia affettiva, eccesso nel dare, soffocamento sentimentale nei riguardi
di coloro cui si è legati intimamente |
Terzo Raggio: |
diplomazia ipocrita,
untuosità, solitudine accentuata, onanismo; |
Quarto Raggio: |
amore della polemica,
complesso dell'artista incompreso, devitalizzazione, nella ricerca
disordinata della fondamentale armonia delle cose; |
Quinto Raggio: |
egoismo, derivato dal
distacco illusorio dal tutto,per isolarsi, volontariamente, nel proprio ego;
eccesso di dettagli, criticismo innaturale; |
Sesto Raggio: |
fanatismo politico,
religioso, intellettuale. Gli inquisitori medioevali; i discepoli, ai primi
passi sul sentiero; |
Settimo Raggio: |
magia nera, amore per ciò
che di torbido esiste nella letteratura misteriosofica, pratiche di
cosiddetta magia sessuale. Complesso dei "corridoi sotterranei". |
Tutti
gli uomini sono legati, per sempre, a una di queste linee, e si dividono in
sette gruppi. Comunque, prima di arrivare alla definitiva scoperta del proprio
Raggio Monadico, essi debbono, gradualmente, con l'aiuto del proprio Maestro di
Raggio, stabilire e, quindi, non esserne più dominati, gli altri cinque
"Raggi sottostanti"; cioè, a quale appartenga il proprio corpo
fisico, quello del corpo astrale, quello del mentale concreto, quella della
personalità, e quello dell'Anima o del corpo causale. Le prime tre Iniziazioni
gli fanno conoscere i primi quattro Raggi; la quarta gli fa conoscere il Raggio
dell'Anima ed intuire quello monadico, eterno. Ogni uomo cambia, ad ogni vita,
Raggio dei tre corpi; con una certa continuità, tra le vite, quello della
personalità ; conserva - ma con le dovute eccezioni - per tutto il ciclo
reincarnativo, come Anima, il Raggio del corpo causale. E, per sempre,
ripetiamo, il monadico.
Torniamo
a suggerire lo studio del "Trattato
dei Sette Raggi", di Alice Bailey, per gli incalcolabili benefici che ne
deriverebbero allo studente, e non soltanto di carattere puramente intellettuale.
Lo studio dei Sette Raggi Fondamentali, oltre che sconfinare nella
investigazione dei cicli storici passati e futuri, sotto la Signoria dei
Medesimi, dà la possibilità di conoscere, razionalmente e sanamente, quella via
chiamata del "fuoco interno",
o di kundalini, che riguarda il metodo di risvegliare i poteri occulti del
discepolo, e farne un Adepto. Lo studio dei Raggi permette al discepolo di
elevare le energie, da sotto il diaframma, sino al punto centrale sulla testa,
chiamato chakra eterico brahmarandra, in connessione con la glandola pineale.
Ciò, lo libera dalla carreggiata comune degli influssi astrologici (che guidano
i destini di coloro, i quali sono polarizzati, nelle proprie essenze vitali, in
quelle forze occulte, vibranti, appunto, sotto il diaframma) e lo pone sotto la
limpida "impressione" dei Sette Pianeti Sacri. Fino a quando il
discepolo, divenuto iniziato, in una progressione sempre più ampia, collaborerà
nel lavoro di mago bianco, in modo cosciente e diretto, con gli Dei del nostro
Sistema Solare.
La
sacra parola AUM, vocabolo concesso dalla Gerarchia Bianca all'attuale quinta
razza madre, come alla quarta venne permesso l'uso della dimenticata parola
TAU, contiene il segreto della trinità divina. Tale vocabolo è adoperato, da
millenni, in oriente e, da circa un secolo, nei circoli esoterici occidentali.
AUM
(OM) è, secondo la tradizione esoterica, la parola di potere che la Vita
Eccelsa, da cui dipende, gerarchicamente, il nostro Logos Solare, dette al
Medesimo, in eredità divina, prima che Egli iniziasse la costruzione del
presente sistema. E, qui, non possiamo fare a meno di sottolineare la vitale
importanza, nelle scienze occulte, del simbolo; il quale, volta per volta, è
rappresentanza pura d'una realtà infinita, ed
è, anche, questa stessa realtà . Negli archivi della Fratellanza Bianca
esistono fogli con pochi segni specifici (da alcuni dei quali fu tratta buona
parte della Dottrina Segreta); gli Iniziati, già chiaroveggenti e con lo
sviluppo dell'intuizione spirituale, sfiorandone con le dita d'animo la
superficie, producono lo "scoccare della scintilla", che rivela
l'immenso bagaglio di nozioni contenute in quei pochi segni geroglifici.
Anche
nel nostro caso si tratta della medesima questione. AUM è simbolo; ma, anche,
realtà indiscutibile. E non ci peritiamo di affermare che, per poterne
comprendere, a fondo, la natura ed avere possesso delle forze inesplicabili a
labbra umane che da esso derivano, dovremo - cosa impossibile - parlare del
valore magico, sia della parola, sia del colore, sia del suono.
-
"... in principio era il Verbo". E, aggiungiamo noi, continua,
tuttora, a vibrare; poiché, se Dio cessasse dal sostenere la creazione, per un
solo attimo, essa tornerebbe nel buio dell'increazione assoluta. AUM è questo
Verbo, ed ogni cultore d'esoterismo farebbe bene a considerare che egli, mentre
pronuncia la Sacra Parola, ripete, nel minimum, l'Atto Creativo Originario; sta
a lui studiare - e v'è modo di farlo - la coerente e completa struttura di tale
potere.
AUM è composto di tre lettere:
"A": - Primo Raggio, fuoco, aspetto
distruttore del divino; polo mascolino, padre, spirito, volontà ; colore
occulto: rosso
"U": - Secondo Raggio, Cristo,
Figlio, anima, amore vitale e rigeneratore, coscienza, aspetto costruttore,
polo femminino; colore occulto: bleu;
"M": - Terzo Raggio, rapporto tra i
due precedenti aspetti, Spirito Santo, intelligenza attiva cosmica, postulatore
delle basi materiali dell'universo, polo androgino;colore occulto: verde.
Più
semplicemente: i tre Logoi, i tre aspetti dell'assoluto; Padre, Figliolo,
Spirito Santo. Se, quindi, teniamo presente che la creazione del sistema solare
non si risolvette in un Principio Creatore, ma si estende, ancora, sia nelle
particole del medesimo, che nella generalità, comprenderemo quale importanza
abbia questa Sacra Parola (leggila alla francese: AUM = OM), per chi la
pronunci, con piena comprensione del problema.
Rifacciamoci
alla lezione settima e consideriamo quanto i sette piani di esistenza,
solitamente conosciuti e investigati dagli studiosi, siano i sette sottopiani
del Piano Fisico Cosmico.Il Terzo Raggio,
o Terzo Logos, con il vibrare della lettera magica "M", geometrizzò
sull'etere fondamentale che costituiva e costituisce la sottostante linea
magnetica in cui poggiano le esistenze di questo settimo regno, e, in una
lunghissima progressione, inquadrò, nell'attuale tempo e spazio, in
manifestazione oggettiva, le medesime. Conferì gli specifici poteri ai Sette
Arcangeli davanti alla Soglia, i Sette Logoi Planetari, ognuno dei quali si
occupò e si occupa della reggenza di uno dei Piani. Suddivise questi,
singolarmente, in sette parti, determinando così i 49 sottopiani del Piano
Fisico Cosmico. Appare il sistema solare, con le sue leggi in atto, con il
Proposito appena baluginato, tangibile, visibile. Mancava, però, la vita;
quella spirituale, quella interiore.
Fu
il Secondo Raggio a provvedere alla
bisogna. Progressivamente, dalle sfere superiori, con il suono "U",
la linfa dell'Immensa Quercia raggiunse le radici della manifestazione; i tre
regni, cosiddetti elementali,
vennero a vivificare il piano causale, ove risiedono, ora, gli ego; il piano
mentale, ove gli ego danno forma intellegibile alle loro astrazioni pure; il
piano astrale (nel suo aspetto divino), ove l'uomo, come entità ricca di
sentimento e di emozione, si manifesta. La Seconda Emanazione, in graduale
crescendo, arricchì di coscienza e fece, quindi, pienamente manifestare il
mondo minerale, quello vegetale, quello animale. Ad Essa appartengono, anche,
il regno umano ed il regno spirituale. Sino all'epoca lemurica, dai 21 milioni
ai 15 milioni e mezzo di anni fa, l'uomo, pur se ricco del corredo di un corpo
fisico, di un corpo delle emozioni, di un corpo mentale concreto
sviluppato, mancava di una vera e propria anima, che gli sarebbe stata data,
tramite il sacrificio dei Signori di Venere (il nucleo della Gerarchia
Planetaria), e l'intervento diretto del Primo Logos. L'essenza vitale, come dice uno dei Maestri, si
"immetallizzò " nel mondo minerale, determinando la nascita e
l'ordinamento delle anime-gruppo
minerali e polarizzandone l'attenzione evolutiva, sin da allora, sul piano
eterico, sì che, alla fine di lunghi cicli, tramite l'attrito continuo sugli
atomi ultimi, costituenti la base organica del primo e più alto strato eterico
fisico-denso, se ne estrassero dei campioni-sintesi, da far defluire nella
successiva incarnazione alla minerale: la vegetale. Qui, l'attenzione
dell'essenza vitale, fu rivolta, come tuttora, alla vibrazione astrale, alla sensazione.
Gli atomi ultimi eterici, provenienti dal regno inferiore, si unirono ai
campioni degli atomi ultimi astrali, che avevano resistito alla pressione
iniziatoria nel regno vegetale. Anche in questo regno esistono le cosiddette
anime-gruppo: le quali sono, alla fin fine, per non dilungarci in spiegazioni
esoteriche, le famiglie, le specie desumibili dai trattati botanici. Tali due
atomi ultimi, condotti dall'essenza vitale, o monadica, che aleggiava su di
loro, nello sfondo della Prima Emanazione, si innestarono nel regno animale,
che, come gli occultisti sanno, non possiede una individualità singola
autoconsapevole del futuro, nei singoli elementi che lo compongono. Gli animali
posseggono corpo, desiderio ed un barlume di intelligenza concreta. Essi si
dividono in "zone separative", che racchiudono, ognuna, svariatissimi
elementi. E vediamo le razze, i tipi, i sottotipi. Fino ad arrivare agli
animali domestici, che sono l'anello di congiunzione diretto tra l'uomo, loro
futuro regno, e gli animali feroci. In tale campo, la Prima Emanazione attese che gli atomi ultimi, o i più rarefatti
elementi del corpo mentale concreto, meta di sviluppo degli animali, subissero
la massima evoluzione. Un'enorme spinta a tale processo fu data, lo ripetiamo,
durante l'epoca lemurica, dall'influsso magnetico proveniente dalle Potenti
Individualità Venusiane, inseritesi nell'aura della nostra terra. In un ritmo
continuativo, le anime-gruppo animali furono suddivise, singolarizzate, fino a
quando si pervenne ad una soddisfacente moltitudine di esseri, i quali
possedevano quei tre atomi ultimi (uno eterico, uno astrale, uno mentale
concreto), sincronizzati in modo definito tra di loro, tanto da offrire agli
Angeli Solari in attesa un soddisfacente piedistallo alla volontà del loro
spirito di incarnarsi. Entrò in manifestazione il Primo Raggio; la lettera
magica "A" venne fatta vibrare, e l'uomo-animale, invece di tornare a
diluirsi, alla sua morte, nell'"anima gruppo" rispettiva, arricchendo
la comune esperienza degli elementi singoli che la componevano, con la sua,
rimase in attesa dell'individualizzazione.
La
trattazione esoterica riporta che esistono sessanta miliardi di Monadi; Esse
risiedono, per la stragrande maggioranza, nel secondo, a cominciare dall'alto,
dei sette mondi conosciuti. Tre miliardi e mezzo circa, ora, si trovano in
attività reincarnativa sulla terra. Per giungere in sintonia cosciente con il
piano della subiettività, o dei tre mondi della manifestazione
(l'eterico-denso, l'astrale, il mentale concreto), le Monadi, con l'aiuto
diretto delle coorti angeliche, ripeterono, nel minimum, la Grande Opera Magica
del loro Genitore Divino. Una in essenza, la Monade, o Spirito, manifesta il
Suo Raggio di Volontà pura e si impadronisce di un atomo ultimo del piano a sè sottostante:
il terzo - a cominciare dall'alto; manifesta l'aspetto amore, o desiderio, e si
impadronisce dell'atomo ultimo del secondo piano a sè sottostante; manifesta
l'aspetto di intelligenza attiva e si fissa alla parte superiore del piano
mentale, il quinto dall'alto, cioè il piano causale, impadronendosi di uno di
quegli atomi ultimi e, così, creando, a sua volta, una triade di atomi ultimi,
proprio come fece l'uomo animale, giù, durante tutta l'epoca del suo laborioso
faticare. Questi due aspetti del Divino, si intende, sono guidati, per l'intera
loro attività, dal corollario delle Potenze Angeliche. Ecco quindi, riunite e
frementi, in attesa di congiungersi, la Triade Superiore e la Triade Inferiore.
La
Monade ha scelto, quindi, il suo veicolo; ha seguito questi atomi specifici, e
solo questi, sino a quando, riuniti in un ambulacro vivente di animale
intelligente, non attendono altro che l'innesto della vita superiore. E
l'individualizzazione avviene, sul piano mentale. Ecco la ragione per la quale
i Signori di Venere, i Capi della Gerarchia, a cui gli stessi Maestri
obbediscono, sono chiamati, anche, nella vasta letteratura persiana, indiana e
di tutte le religioni storiche: "i
Signori del Mentale". Rifacendoci ad un esempio molto famigliare agli
esperti in elettricità, quando due fili scoperti si uniscono provocano una zona
di confluenza di due energie: un corto circuito. La Monade (seguendo lo stesso
processo che si ripeterà quando la porta della individualizzazione del regno
animale sarà riaperta) "aleggiando" sull'uomo animale prescelto, unì
l'atomo ultimo del suo terzo aspetto (piano causale: il più basso, dal suo
punto di vista) con l'atomo ultimo del suo primo aspetto di quello (piano
mentale concreto: il più alto, dal secondo punto di vista) e il contatto
provocò il corto circuito. E tale zona magnetica creata è chiamata l'anima, il corpo causale.
Le
tre emanazioni proseguono, tuttora, il loro Lavoro Superiore; ma, con la
creazione dell'uomo, all'epoca lemurica, fu raggiunta la massima sublimazione
della qualità divina del nostro Logos. Sta all'uomo, adesso, con il processo
dell'iniziazione, riunirsi al Padre, le cui vibrazioni eterne, come le onde di
un laghetto increspato da brezza sottile, sono le Monadi, indistruttibili;
forma stessa di quella Divinità Planetaria da cui derivano. Tale porta
iniziatoria fu aperta, dal Re del Mondo, alla metà dell'epoca atlantidea e
verrà richiusa alla prossima ronda planetaria. Venne, in quell'esatto istante,
serrata, per lungo tempo ancora e salvo poche eccezioni, la porta di
individualizzazione degli animali.
Tralasciamo
volutamente, nella presente lezione, di estendere lo studio del vasto campo
d'azione che i Sette Raggi hanno, riguardo al nostro pianeta. Tratteremo
soltanto del loro rapporto con il corpo eterico umano. In proposito, riteniamo
opportuno riportare la frase che un Adepto scrive, in uno dei suoi scritti: "I Maestri si stupiscono del fatto che
i discepoli e gli aspiranti ed anche gli iniziati di un grado inferiore
prestino la loro attenzione, lungamente, accentuata, ed i loro studi, sul corpo
astrale, e, financo, sul corpo causale, nei loro rispettivi piani. Ma
dimentichino di studiare il corpo eterico".
E
noi chiariamo il perché : in primo luogo, e lo abbiamo già visto
precedentemente, essi sono, con il regno della vita oggettiva, i cosiddetti tre
mondi ove si svolge l'esperienza ancora infantile della reincarnazione; e, a
tutti gli effetti, sia tecnico-esoterici, che moralistici, il regno della vera
Materia. Mentre, invece, il corpo eterico dell'uomo, frammento del corpo
eterico planetario e solare, lo collega, direttamente, superando i tre
inferiori, ai quattro campi superiori Eterico-Cosmici, dei sette, sino ad ora,
da noi analizzati. Questi quattro piani collegano l'uomo, a loro volta, ai
primi quattro Divini Piani Cosmici. Si tratta, alla fin fine, di saltare la
pozzanghera, senza inzaccherarsi i calzoni. La letteratura esoterica passata ha
non soltanto trascurato il corpo eterico, riempiendo volumi sulle esperienze
nei tre mondi (cosa importante, ma non essenziale), ma ha investigato la natura
dei colori occulti e dei punti nevralgici del corpo eterico, con puro spirito
contemplativo, senza penetrarne la praticissima utilità, ai fini del
raggiungere la meta per cui esso fu veramente creato.
I
tre stati della materia che la scienza conosce (solido, liquido, gassoso), e che compongono l'aggregato di tutte le
basi sperimentali nei laboratori di chimica, di fisica, di medicina, preludono
a qualche cosa di energetico, che sottostà ad essi. La medesima struttura
atomica, al giorno d'oggi, non è provata praticamente, e ciò perché
l'apparecchiatura strumentologica non è capace di fissare, alla luce del tempo
e dello spazio soliti, l'immensamente piccolo atomo, con i suoi protoni,
neutroni ed elettroni. Sono la deduzione teorica e le tracce atomiche che
permettono allo scienziato di pervenire ai nuclei più rarefatti che compongono
la materia. Comunque, già, agli occhi di qualche studioso intuitivo sta
affiorando la realtà di un campo invisibile, ma coordinato in regole e in leggi
anch'esso, il quale non già derivi, come nebbia dalla palude, dall'attività
spontanea dei tre stati della materia, ma li condizioni e li generi, in modo
ineluttabile. È profezia dei Maestri che, sin dalla fine del secolo presente,
si comincerà a conoscere il piano eterico, riguardo al quale non sono stati
coniati neppure nuovi vocaboli d'identificazione. Quindi, preghiamo lo studente
di accettare ciò che diremo come ipotesi attendibile, fino a quando egli
medesimo non perverrà a scoprirlo di persona.
- CORPO
ETERICO -
- Leggi fondamentali -
Ogni
particella dell'aspetto solido, liquido, gassoso, visti come tutt'uno, è
galvanizzata, condotta, sorretta da una corrispondente massa invisibile di
energia sottostante, più elastica e, perciò, più adatta a costituirne il
sottostrato vitale; l'insieme di queste
masse è il corpo eterico planetario. Esso si divide in quattro gradi di
rarefazione progressiva, tanto che, sia il fiore, che la montagna, che ogni
altro postulato tangibile del Pianeta, possiede il suo corpo eterico, il quale
è unico ed indissolubile, per tutte le componenti del creato.
Iniziamo
a studiare, dal punto di vista umano, tale organismo sottilissimo e vitale.
Ad
occhio del chiaroveggente, l'uomo appare "inguantato" da una luce
fosforescente, che si staglia a circa cinque centimetri dalla sua pelle; ma, in
ogni caso, lo interpreta, integralmente, sino alle più intime sfumature
dell'apparato visibile (luce da non confondersi con l'"aura" luminosa degli altri organismi invisibili). In
ordine ritmico, sul corpo eterico sono posti settantasette punti nevralgici di
energia fremente, esattamente là, ove l'energia del più vasto blocco planetario
vi si unisce, per determinare le funzioni vitali alla biologia organica. La più
o meno avanzata evoluzione dell'uomo fa sì che i suddetti vortici (o chakras,
in linguaggio indiano), siano sopiti, appena risvegliati o, addirittura
splendenti; quindi, portatori dei relativi poteri occulti innati, che da essi
derivano. Vi sono 49 chakras inferiori, 21 minori e 7 maggiori. Di questi
ultimi, noi ci occuperemo, poiché gli altri riguardano unicamente chi si voglia
specializzare nel ramo. Sono, difatti, il retaggio evolutivo che noi
conserviamo, frutto dell'esperienza del sistema solare passato. Cinque di essi
sono visibili, a due pollici di distanza, lungo la spina dorsale di ognuno di
noi; tre, si trovano nella testa.
Come
il cervello è diviso in diverse zone di comando, le quali si occupano di una
determinata e differente funzione essenziale, nei riguardi dell'intero apparato
nervoso dell'individuo, tanto che abbiamo la zona dell'appetito, l'erotogena,
l'intellettuale, e così via, e tanto che, se ne lediamo una, cesserà la fame,
la sete, si perverrà all'idiozia, così i sette punti occulti, alla media
umanità, sono legati ad altrettante funzioni ghiandolari dell'individuo.
Il
corpo eterico si divide in tre parti: l'involucro propriamente detto, la sua
composizione di milioni e milioni di segmenti energetici (chiamati "nadis", o condotti vitali, dall'antichissima
letteratura indiana) e l'essenza vitale che scorre attraverso di esso, aroma
sostanziale dell'ampio TUTTO. I cultori riconosceranno in questa essenza vitale
il "prana", che tanta importanza ha nella scienza della
respirazione indiana. Dal punto di vita biologico, il corpo eterico, propriamente detto, ha la sua materializzazione
nell'organicità inerte dell'uomo; i nadis, si oggettivano nella meravigliosa
complessità del sistema nervoso; il prana ha la sua corrispondenza materiale
nella corrente sanguigna.
Leggendo
la descrizione di tali apparati, maggiormente per quanto si riferisce ai
chakras, molta luce verrà fatta nella mente dello studente che si interessi dei
vari metodi di guarigione esoterica, quali, ad esempio, l'agopuntura cinese.
Chi
abbia una certa esperienza in medicina sa quanto il sistema glandolare sia
importante allo sviluppo dell'individuo, in seno alla società . Non solo la
salute fisica dipende da un armonioso sistema endocrino, ma, anche, la psichica
e la morale.
Ora,
ognuno dei sette maggiori punti nevralgici occulti si manifesta e si esprime,
materialmente, attraverso una delle ghiandole più importanti. E, dalla
ghiandola, estende la sua nota dominante a tutto l'insieme degli organi che
quella comanda. Il rapporto tra il chakra e i tre corpi sottili dell'uomo, in
più o meno sintonica fusione con l'anima, influenza i liquidi ormonici
(secrezione glandolare), i quali, attraverso il sangue, raggiungono il sistema
nervoso e l'organico, permettendo all'uomo di manifestarsi nel mondo, sia come
genio, sia come idiota. Elena Petrowna Blavatsky dice, a proposito, che la
differenza tra un uomo dell'età della pietra e tra un Maestro di Saggezza - se
consideriamo, anche, le causali di profondo ordine metafisico - stanno, tutte,
nel loro diverso sistema endocrino.
Ma,
non dimentichiamoci dei rapporti strettamente occulti che l'individuo può
ottenere quando egli è padrone di tale magica conoscenza del campo; non solo
frutti, quindi, di carattere puramente fisiologico. La piena coscienza
dell'esistenza del proprio Maestro di Raggio la si ottiene, ad esempio,
risvegliando i centri superiori al diaframma e "trattando" uno
specifico di essi.
- Il
Primo Raggio, fluente da Vulcano, si ancora nel centro alla sommità del capo,
materializzato, pochi centimetri in basso, nella glandola pineale. La Monade,
attraverso il sutratma, o filo di vita, distribuisce le sue energie da questo
punto; e tutto il sistema nervoso centrale dipende dallo stesso rapporto.
- Giove,
col suo influsso di Secondo Raggio, si àncora nell'atomo ultimo, racchiuso nel
centro tra le scapole, o del cuore, il quale ha la sua corrispondenza fisica
nella glandola timo. Tutta la zona toracica dipende da essa,, ma anche, e
principalmente, l'intera circolazione sanguigna.
- Saturno,
il Terzo Raggio, domina l'uomo attraverso il centro posto dietro la gola, e
penetra nella sua struttura biologica dalla ghiandola tiroidea, con riflesso
sulla trachea e sui bronchi.
- Questi sono i tre centri maggiori, tra
tutti. E vengono risvegliati (prima il cuore, poi la gola, poi la testa) alle
tre prime iniziazioni date dalla Gerarchia Bianca; ciò, conferisce all'iniziato
un rapporto cosciente con la Gerarchia (centro del cuore del Logos Planetario);
con l'Umanità, in senso lato e spirituale (centro della gola del Logos
Planetario); e con le individualità Divine di Shamballa e Massime Autorità
della stessa Gerarchia (centro della testa del Logos Planetario).
- Mercurio,
Quarto Raggio, il cui potere irrefrenabile perviene all'uomo direttamente al
centro posto alla base della spina dorsale, lì, dove giace (sonnecchiante e
avvolto nelle sue spire) il fuoco occulto chiamato "kundalini" e che, trasformato da
serpente che striscia nella polvere, in serpente che erge il capo, verso la
luce della conoscenza, fa, del semplice uomo, un Adepto Bianco, quando egli lo
abbia, in progressione ritmica, fatto salire, simbolicamente, sul capo, e
trasformata la sua natura inferiore in superiore. Questo chakra si materializza
nelle sue glandole surrenali.
- Venere,
Quinto Raggio. Il chakra corrispondente è posto tra le due sopracciglia (ecco,
svelato il perché gli indiani di classe aristocratica, in quell'esatto punto,
tracciano un segno a matita). L'ipofisi è la glandola che ne fa fluire le
energie sul piano fisico.
- Nettuno,
Sesto Raggio. Questo chakra, chiamato plesso solare, è posto lungo la spina
dorsale, quasi a mezza strada di essa. È l'unico che separi le forze sotto il
diaframma, da quelle superiori. E il corpo astrale trova sbocco diretto, nelle
sue essenze vitali, da questo "foro d'uscita". La glandola
corrispondente è il pancreas e gli organi ad essa legati sono lo stomaco, il
fegato, l'apparato intestinale.
- Urano,
Settimo Raggio. Il chakra corrispondente è collocato sulla colonna vertebrale
eterica, all'altezza dei lombi e si riflette nelle glandole genitali,
occupandosi della natura sessuale dell'uomo.
V'è
un ulteriore punto occulto, tra gli importanti, che, però, costituisce il
ricettacolo dall'esterno e il diramatore agli altri di tutta l'energia che
galvanizza il corpo eterico. Esso è posto all'altezza della milza, ed è
chiamato centro splenico.
Per
finire, indichiamo il chakra della medulla (quel tratto di midollo spinale che
collega lo spazio tra la prima vertebra superiore ed il cervello), che viene
chiamato la "Bocca dell'Energia" per il rapporto che ha con le Forze
Universali. Si trova all'altezza della prima vertebra superiore, appena sotto
il chakra della gola.
Annotiamo
un particolare che, solitamente, viene trascurato dallo studioso. Sia nelle
meditazioni che abbiano per oggetto la visualizzazione dei chakras, sia
nell'adoperare la Sostanza Cosmica che riverbera in essi, è utile sapere che
ogni sforzo, in tal senso, viene, inizialmente, fatto su di una parte del corpo
eterico che non è il chakra specifico, ma il suo rivestimento e la sua
protezione. Difatti, il corpo eterico separa l'uomo "denso" dai piani
sottili che esistono, a partire da quello astrale. E si avvale, in ciò, di un
particolare tipo di sostanza, costituita da un fitto agglomerato di atomi
ultimi eterici, misto a gas sottili. Tale "rete" è chiamata: "atomico-eterica". Essa non
si limita a proteggere l'organismo magnetico-denso dell'uomo, in senso
generale, dai Piani Superiori (che, quando non sono percepiti e adoperati, in
modo lineare, divengono pericolosi), ma, separa chakra da chakra, con linee costituite
in maniera molto armoniosa, sì che, per impadronirsi compiutamente delle
facoltà di un chakra, bisogna distruggere tale involucro. Spesso gli studiosi
confondono la rete atomico-eterica, e le sensazioni peculiari che essa dà al
contatto elettrico della propria volontà, con i chakras. Sottile è la
distinzione tra il chakra ed il suo rivestimento protettivo-eterico, ed è
necessario che le proprie facoltà risvegliate sappiano farla. A ciò, si
perverrà con la pratica e con la prudenza.
La
nostra, purtroppo, limitata descrizione non sarebbe completa se non
aggiungessimo due particolari. Cioè, che allo studente non sfugga la
possibilità di intuire quanto immenso sia tale campo di ricerca, il quale
assomma in sè i presenti argomenti: iniziazione,
guarigione esoterica, astrologia esoterica, telepatia, struttura della
Gerarchia Occulta Solare, in rapporto al Pianeta ed all'innesto che la medesima
Gerarchia può avere nell'organicità viva di ogni anima; rapporto metafisico con
il proprio Maestro di Raggio; liberazione dal giogo reincarnativo. Possiamo
paragonare l'uomo ad una piccola centrale telefonica, in cui sono allacciati
degli spinotti di collegamento. Se egli fa ascendere le energie vitali, da
sotto il suo diaframma, e le "aggancia" e quelle sopra il diaframma,
in fase graduale, perverrà alle iniziazioni ed alla beatitudine inesprimibile
che circonda i Maestri. Le essenze del chakra lombare (o sessuali) debbono
essere fatte defluire nel chakra della gola. E il sesso, quale è comunemente
conosciuto (problema, a volte, molto acuto per gli aspiranti discepoli) verrà
trasformato in radianza artistica e fuoco estetico; quelle del plesso solare,
che, quando sono le più vitali, rendono l'individuo polarizzato nella propria
instabile emotività e nel proprio egoismo oscuro, dovranno venir fatte
assurgere al centro del cuore, ed, ivi, stabilizzate. La coscienza singola si
trasformerà, allora, in coscienza di gruppo. L'amore personale, in amore
universale. E le energie alla base della spina dorsale, da quel centro, al
centro della testa; e trasformeranno l'uomo, puramente materiale, in gigante
spirituale; ove, per spirituale, intendiamo Adepto e Padrone delle forze nei
tre mondi.
Diamo
l'elenco, per pura conoscenza dello studente, dei 21 centri minori. Con i 49
centri, ancora più piccoli, ed i 7 maggiori si raggiunge la cifra perfetta del
numero 77.
Rammentiamo
che ogni centro è in diretto rapporto con una Gerarchia Occulta dei Poteri. I
centri inferiori si riassommano nei minori; questi, nei maggiori; ed i
maggiori, nel chakra brahmaranda, alla sommità del capo. Poiché esistono poteri
occulti dell'involuzione e dell'evoluzione, l'esoterismo avvisa lo studente di
non adoperare, nei suoi esperimenti sui chakras, quelli collegati a sfere di
vita che non appartengono alla solare e, tra i maggiori, lo educa a fargli
acquistare la padronanza del centro alla sommità del capo.
ELENCO DEI 21
CENTRI ETERICI MINORI
1. Due,davanti agli orecchi, vicino al punto dove
si riuniscono le ossa mascellari.
2. Due, subito al di sopra dei seni.
3. Uno, nel punto in cui si uniscono le ossa del
torace, presso la glandola tiroide. Questo centro e i due precedenti formano un
triangolo di forza.
4. Due, nelle mani; uno per ciascun palmo.
5. Due, nei piedi; uno per ciascuna pianta.
6. Due, immediatamente dietro gli occhi.
7. Due, connessi con le gonadi.
8. Uno, vicino al fegato.
9. Uno, connesso con lo stomaco. Questo centro è
in rapporto col plesso solare, pur non identificandosi con esso.
10. Due, connessi con la milza. In realtà,
essendo sovrapposti l'uno all'altro, essi formano un solo centro.
11. Due, dietro i ginocchi.
12. Un centro potente è strettamente connesso
con il nervo vago. Tale è la sua forza, che esso viene considerato da alcune
scuole di esoterismo, come uno dei centri maggiori. Esso non è situato lungo la
spina dorsale, ma si trova vicino al timo.
13. Uno è vicino al plesso solare e lo collega
con il centro alla base della spina dorsale, formando così un triangolo, i cui
vertici sono costituiti dal centro sacrale, dal plesso solare e dal centro alla
base della colonna vertebrale. Questi due triangoli di forza cui si è accennato
sono di grande importanza. Uno è al di sopra e l'altro al di sotto del
diaframma.
Prima
di delineare alla mente dello studioso la meravigliosa struttura divina di
quella che è chiamata la Gerarchia delle Forze Planetarie, è d'uopo ricordare
che quest'ultima è la prosecuzione diretta dei Dirigenti Poteri Solari, a loro
volta canali delle forze provenienti dalla stella Sirio, località cosmica dalla
quale derivano le leggi più immediate, a cui si adegua il ritmo dell'intero
nostro Sistema Solare.
Grandi
forze, codeste, che, dalla mente, portata ad un estremo grado di rarefazione
spirituale, dei sommi Iniziati vengono ricevute come impressioni intraducibili
in gergo materiale; ma che inquadrano e incasellano, in una inscindibile unità
di mete, tutte le evoluzioni, in senso molteplice e singolo, oggettivate nella
panoramica della Realtà circostante. È letteralmente vero che "non casca foglia che Dio non voglia".
Se ci chiniamo a raccattare una pietruzza per la strada, con la percezione
dell'instancabile lavorio occulto della Gerarchia Bianca, vedremo, in essa,
vibrare le stesse leggi sature, non solo di un amore infinito, ma, anche, di
una saggia e razionale applicazione, nel nostro caso, dei principi che
tutelano, pure, il più vasto assieme che circonda la pietruzza, apparentemente
parte insignificante di esso: lo sviluppo dell'autocoscienza e, quindi, a lungo
andare, la capacità dell'autogoverno e della gioia pura dell'assoluta
creazione. Ciò per dimostrare quanto vasto e completo sia il campo di lavoro
della Gerarchia Bianca, rapporto tra Dio e uomo, ma all'occhio dell'Iniziato,
rivelantesi, alla fine, come Dio stesso. Solo l'infuocata intuizione dei
privilegiati studenti delle nostre Lezioni, che uniscano ad un puro e limpido
misticismo, sorgente in modo diretto dal sorriso del loro Dio Interiore, un
sano buon senso, potrà rivelare l'esistenza dello stretto sentiero che allaccia
l'infinita natura dell'operato Gerarchico, alla finita natura delle forme in
cui esso si svolge.
Come
il sangue circola nel nostro apparato organico, portando vita e permettendo le
funzioni di ogni suo membro, sino alle più piccole cellule, così l'Anima
Centrale del nostro Pianeta tutela e vigila, con le debite proporzioni, il
fascio delle linee evolutive che vi si svolgono. Si è abituati chiamarla: Logos Planetario, ma il nome che le si
vuol dare non ha importanza. Che ci si riferisca ad Essa usando vocaboli del
genere di: Allah, Dio, Assoluto, il concetto rimane sempre lo stesso. L'Entità
Planetaria è Una, e, per quanto riguarda noi, circoscritti nella sua Aura, il
massimo vertice di saggezza, potere, amore a cui uomo possa rivolgersi. Segue,
anch'Essa, un Suo preordinato ciclo evolutivo, come, d'altronde, qualunque
forma manifesta, o immanifesta. È, anch'Essa, sottoposta alla legge dell'eterno
divenire, ai cicli di espressione visibile, e a quelli invisibili. Sta a noi,
tramite i metodi della ricerca diretta e dell'esperienza indiscutibile,
convalidata dalla certezza del nostro Sè Superiore, penetrare nell'essenza
della sua più intima Natura e riportare alla superficie del ribollente mare
delle forme le squisite perle di rivelazione che la ricerca esoterica ci ha
permesso di afferrare. In ciò, la pura e semplice indicazione, e nulla di più,
delle Anime-Guida di questa evoluzione, chiamate, abitualmente, Maestri, ci
serve di incalcolabile ausilio. Ma, non perdiamo mai di vista l'omogeneità nel
molteplice: l'Uno, che si manifesta attraverso i molti, senza cadere nella
profanazione della separatività . Il nostro Logos Planetario è una Vita con
tutte le vite che formano l'evoluzione sul nostro Pianeta. Assieme ad altri
quattro Pianeti, già menzionati nelle lezioni precedenti, è destinato, in
futuro, a formare, con i sette Pianeti Sacri del Sistema Solare, le dodici Costellazioni Zodiacali di un ritmo cosmico in
espressione. Questa, la ragione per cui i dodici Pianeti collaborano, in
maniera sì stretta e sovrumana, all'attuazione dei Disegni della loro Stella
Centrale e Maestro: il Logos Solare. Questa, anche, la ragione per la quale,
proprio da Venere, giunsero sulla Terra, circa venti milioni di anni fa, alcuni
Poteri incarnati, in forma umana, che, sino ad ora e sino a quando durerà la
Sua evoluzione, reggono le sorti della medesima. Nei trattati sulle religioni
mondiali si fa sovente menzione di Loro; la Dottrina Segreta basa il fulcro
delle sue vaste cognizioni culturali su tale primordiale Nocciolo Divino. E,
anche qui, osserveremo il ripetersi della matematica e della geometria
universale, o, se vogliamo, la risonanza della musica delle sfere.
In
un luogo facilmente reperibile sugli atlanti geografici, e, cioè, nel deserto
di Gobi, celata agli occhi del profano, perché manifesta solo sui
corrispondenti eteri invisibili, risiede, dal primo momento del Suo avvento, la
Gerarchia Centrale degli ordini tutelari divini. Sette indefinibili Fiamme
Onnipossenti, chiamate i Sette Kumara
(Vergini [al peccato]), tengono, tra le Loro Palme, simile a boccio
profumato, il loto del nostro Pianeta. Uno di essi, il più grande, il Maestro
degli altri sei, è il Re del Mondo, in senso occulto. Il rapporto che passa tra
la Monade e l'Anima di ogni individuo è quello che passa tra il Re del Mondo ed
il Logos Planetario. Determinate forze extra planetarie, dall'esterno, sono da
lui accolte, inserite, quindi, diramate, attraverso gli altri sei Suoi Fratelli
Divini, sulla e nella Terra. La Sua forma è, simbolicamente, ma, anche,
figuratamente, parlando, di un giovinetto di 16 anni: "Il
Giovinetto dalle Sedici Primavere", come è chiamato, dall'origine
dei tempi. La Sua presenza universale fa sì che la gemma sbocci sull'albero e
che il monte, grazie alla forza della gravità (aspetto tangibile della Sua
volontà ) rimanga abbarbicato sul territorio che domina, invece di diluirsi e
polverizzarsi nel cosmo. Suo voto è di rimanere con gli altri Sei Fratelli, in
simile manifestazione, "sino a
quando l'ultimo stanco pellegrino non sarà ritornato alla Casa del Padre".
In ciò, riferendosi agli stessi atomi - gli stanchi pellegrini - che compongono
la sinfonia della struttura basilare delle cose visibili e invisibili. Che dire
ancora del Re del Mondo, se non che l'esiguità della presente lezione addolora
la nostra mente, perché non Gli rende, nel voluto modo, omaggio? Speriamo che
lo studente prosegua nella ricerca e arricchisca, nel raccolto intimismo di uno
studio adatto, la conoscenza della divina realtà di cui parliamo. Il rapporto
evolutivo che intercorre tra il diletto Giovane dalle Sedici Primavere ed un
Maestro, è quello che passa tra l'ultimo ed un uomo animale.
I
Sette Raggi emananti dai Pianeti Sacri trovano ponte unico ed immediato nella
loro attività terrestre nei Sette Dei di cui facciamo cenno. Ognuno di essi è
collegato ad un Raggio e ne esprime la indescrivibile potenza, all'interno
dell'organismo del Logos Planetario. Da tal punto di vista, possiamo affermare
che Essi, oramai lontani da ogni catena ad immagine antropomorfica che l'uomo
possa, di propria iniziativa, farsene, sono i Sette Punti Occulti, o Chakras,
del Dio del nostro Pianeta. L'aura viva delle Loro azioni è Shamballa, nome della località occulta
nel deserto di Gobi; altrimenti detta la: "Camera del Concilio
dell'Altissimo". Indiscutibilmente, ogni Maestro ha un rapporto quotidiano
con Loro. A seconda degli aspetti Zodiacali, sarà attivo uno o l'altro dei Kumara;
grazie a Loro, la sapienza e le iniziazioni degli stessi Maestri furono date.
Helena Petrowna Blavatsky, nel parlare del Re del Mondo, afferma, facendosi
tramite di una improrogabile verità dei fatti, che Egli è la radice dell'Albero
della Sapienza che, attraverso i tempi, allungò rami e foglie in tutte le
epoche storiche, rendendole, volta per volta, depositarie di un messaggio nuovo
all'umanità .
Abbiamo
parlato, nelle lezioni precedenti, del Trattato dei Sette Raggi, ma non
sufficientemente di alcuni dettagli che riguardano questi ultimi. Ci troviamo
costretti, adesso, ad aggiungere qualche nozione pertinente.
Pur
essendo, tali linee evolutive, identiche, sotto il punto di vista dei valori
delle Loro rispettive nature e qualità, ai fini dell'evoluzione del nostro
particolare Sistema Solare, i Raggi si dividono in due settori:
v Quelli di Aspetto, o prettamente mascolini, e sono detti i maggiori. Il
Primo, il Secondo ed il Terzo.
v Quelli di Attributo, o i femminini, che si diramano, in modo diretto, dal
Terzo; e sono il Quarto, il Quinto, il Sesto ed il Settimo.
Anche,
quindi, l'organico della nostra Gerarchia segue questa fase. Difatti, quando,
dalla rarefatta atmosfera della ardente Camera del Concilio di Shamballa, noi
discendiamo nell'altra, più pacata, ma, diciamo così, più tangibile, della
Gerarchia vera e propria, notiamo, subito, l'adeguamento al ritmo più formale e
più umano dei Raggi, come sono stati adesso qualificati. La volontà, l'amore e
l'intelligenza attiva, e la loro concretizzazione immediata, che sono la
materia, lo spirito ed il rapporto coerente tra i due, nel vasto campo
dell'evoluzione, non soltanto umano, ma, anche, degli altri regni che si
allineano a questi, vengono distribuiti dal Re del Mondo, sotto forma dei Tre
Raggi principali, separatamente, e, pure, in un' unica fusione di accordi, a
tre grandi Personalità, notoriamente conosciuti sotto il nome del Manù, del Cristo, del Maha Chohan.
Il Manù, incarnazione del Primo Raggio. Tale sostantivo, che
risale, in origine, alla lingua sanscrita, è l'attributo che viene dato al
potere individualizzato che, nell'ordinamento della Gerarchia, si occupa
dell'evoluzione specifica di ogni Razza umana, dall'inizio alla fine. È,
letteralmente, il progenitore spirituale della medesima; ne segue lo sviluppo,
ne fissa i tipi, dal lato fisico e dal lato ambientale. Determina quei
mutamenti della struttura geografica più adatti allo sviluppo esterno della
Razza da Lui plasmata. Il Manù della quinta Razza, l'attuale, è conosciuto
sotto il nome di Vaivasvata.
La politica ed i governi sono sorretti dall'ispirazione costante di tale Grande
Essere. Difatti, il Suo è, anche, chiamato il Dipartimento della politica.
Cristo, Incarnazione del Secondo Raggio, il Maestro della Gerarchia Bianca, Guida
dello strato spirituale, che inizia dalle propaggini di Shamballa e prosegue,
direttamente, fino a noi. Il Maestro degli Adepti. Durante ogni Razza Madre, e
per la durata di una sola di esse, Egli, in stretta collaborazione con il Suo
Fratello di Primo Raggio, segue ed alimenta, nell'anima umana, il lato
spirituale; l'inebriante profumo del Suo alito divino risveglia, lentamente, in
ogni coscienza la certezza di essere, a sua volta, nata da Dio. L'intelligenza,
la cultura, la psiche dell'uomo della razza, grazie a Lui, istintivamente e
senza un apparente contatto diretto, simile al girasole, volgono la corolla
interna verso la luminosa stella del divino. È scritto che Cristo, la Guida
della nostra attuale Razza, alla fine di questo secolo tornerà a manifestarsi
visibilmente sulla terra, come fece duemila anni or sono. Il settore delle religioni,
la nascita di esse e lo sviluppo delle medesime, tutto dipende dall'azione
saggia del Cristo.
Il Maha Chohan, Incarnazione del Terzo Raggio (Maha = grande - Chohan =
Spirito Guida), rappresenta, invece, dal punto di vista della coscienza umana,
il rapporto vivo che intercorre tra l'Essere e il non Essere, la forma e la
sostanza. Ecco perché viene chiamato il Signore della civiltà, la quale è,
chiaramente, il frutto che nasce dall'incontro tra lo spirito di una razza e
l'ambiente in cui la medesima si trova a vivere.
*********
Uno
è Dio e tre le Sue manifestazioni. Uno, il Sanat Kumara e tre le Sue
manifestazioni: il Manu Vaivasvata, Cristo, il Maha Chohan. Come avrete potuto
intuire, sia lo stretto legame che intercorre tra queste tre somme Personalità,
che il raggio d'azione delle medesime, è tanto serrato, da una parte, quanto
vasto, dall'altra, da costringerli a percepirli solo sul piano, puramente,
della magia universale. E dice un Maestro: ".... dubito che voi possiate
rendere, nel lato verbale, la rappresentazione esatta delle sublimi realtà
invisibili".
Uno
è Dio, tre i Suoi aspetti, sette le Sue nature. Ed ecco, quindi, giunto il
momento di parlare delle sette principali linee evolutive del nostro Pianeta,
rappresentate dal campo d'azione e dall'aggregato collettivo di Anime, o
discepoli, che dipendono dal coordinamento centrale di sette, dei settanta,
circa, Adepti che, nel campo ancor più accosto all'umanità, ne dirigono
l'evoluzione. Parlare della loro azione e volerne restringere l'ampiezza al
solo nucleo umano e, in questo, alla linea puramente mistica, o, addirittura,
far depositarie delle Loro rivelazioni solo alcune Scuole Esoteriche, significa
essere molto lontani dalla verità . Abbiamo visto che la Gerarchia divide il
Suo lavoro umano in tre linee centrali: la
politica, la religiosa, la civile. Quest'ultima, per essere più
precisi, è quella degli scambi tra popolo e popolo, dei rapporti commerciali
interni ed esterni alle nazioni; in una parola, degli aspetti strettamente
finanziari. Non ci pare sconveniente, a questo punto, sottolineare che, nel
sano uso del governo dei popoli e nella saggia manifestazione delle finanze
centrali, se eseguiti a scopo universale e realisticamente spirituale, vi è
tanto Dio quanto ne contiene l'Ostia Immacolata che il prete alza sulla testa
dei fedeli, mentre officia la sua funzione, nella rappresentanza del secondo
Dipartimento: quello del Cristo. Ecco perché la Gerarchia dei Maestri rifiuta
di venir monopolizzata, non solo da qualche gruppo sparuto di spiritualisti, ma
desidera essere conosciuta, attraverso il Suo vero ed intero campo d'azione,
che è l'Atto Planetario, nella presenza immanente dell'attualità di ogni ramo
evolutivo. Essa agisce in modo occulto e, in un attenuarsi di poteri, guida le
sorti della vita, sino a che la medesima non prenderà in mano il proprio
destino, affrancata dal dominio della materia e collaborerà con Dio, per la
saggia predisposizione del Piano, che si manifesta attraverso la Fratellanza
dei Maestri; i quali hanno rivolto il richiamo all'umanità, in cerca di
discepoli, già dall'inizio del secolo, e molte notizie vengono date, in
proposito, nel volume di Alice Bailey: "Iniziazione umana e solare".
Ad esso rimandiamo lo studente che voglia approfondirsi ulteriormente sull'argomento.
Parlare
dei Maestri, già tante volte citati, lo diciamo subito, non è impresa facile;
da una parte, perché il termine adoperato è troppo vago da permettere la
comprensione di quanto esso significhi; dall'altra, perché l'argomento delle
iniziazioni comporta in sè la necessità di una vasta conoscenza tecnica, retta
ad un livello che stupirebbe anche i più precisi razionalisti della nostra
epoca. Ogni iniziazione, a partire dalla
prima, non solo riguarda dei mutamenti nella struttura fisico-eterica
dell'individuo, ma, anche, nei suoi cosiddetti corpi sottili, e lo porta a
cicliche espansioni di coscienza, tali da fargli raggiungere poteri e modi di
pensare e di agire del tutto fuori il campo d'azione delle normali espressioni
di vita. Inoltre, ogni iniziazione spalanca degli orizzonti nuovi all'atto del
discepolo, ricchi di linfe spirituali, di natura troppo delicata perché se ne
possa trattare pubblicamente, senza correre il rischio di lacerarne le armonie
e determinare un danno ancora maggiore di quanto possa essere il saggio e
relativo silenzio sull'argomento. Mano a mano che il discepolo avanza sulla
strada delle acquisizioni interiori, lo stesso suo Maestro gli appare figura
sempre più identificata alla realtà assoluta delle cose. Quindi, le lezioni che
avete, sinora, seguito e, in particolar modo, la presente, non presumono di
dare luce immediata e completa su ciò che sconfina dalla mente umana,
nell'intuizione animica, ma, porgere, semplicemente, il capo di una corda allo
studente, invitandolo, con il suo sforzo ulteriore e singolo, a dipanarla, sino
alla cima.
Meta
dell'evoluzione, per quanto riguarda l'attuale periodo di globo, o il
presente, è che tutti gli uomini raggiungano la statura spirituale di un
Adepto, o, in termini tecnici, pervengano alla conquista dell'iniziazione di
quinto grado. Noi sappiamo che qualunque atto, giunto ad inquadrarsi nei valori
di quello che chiamiamo il mondo tangibile ed oggettivo, ha cominciato il suo
lontano cammino nei Piani Mentali Cosmici. Buddha, quando disse che vita è
sinonimo di morte, e che un fiore, appena nasce, già comincia a morire, non
volle parlare delle leggi stupende ed eterne che si svolgono nei Piani Cosmici;
Egli si riferiva al fatto che solo nel Mondo della Forma il fenomeno è
apparentemente così crudele come lo descrisse. Invitò, quindi, l'umanità a
guardare in alto, verso il lato invisibile dell'universale e dette, da una
parte, alle masse, una dottrina di regole exoteriche, dall'altra, ai nuovi
discendenti della Gerarchia (con cui Egli, nei momenti dell'illuminazione
finale, si pose in contatto), le regole esoteriche, o di un profondo contenuto
occulto, che fanno argomento dei vari segreti dell'iniziazione. Fatto
convalidato da una conferma di un Adepto della Gerarchia Bianca, in una delle
Sue lettere note al pubblico.
Questo,
per dimostrare che non occorre isolarsi in monasteri, nè, tanto meno, curvarsi,
sotto un giogo, spesso subìto e non compreso, di un determinato tipo di
rituali, in auge in molte scuole, cosiddette "interne", per
raggiungere le definitive vittorie sulla materia, chiamate dell'iniziazione. La
stesse spighe di grano, nel giallo e vasto loro campo, crescono e si sviluppano
sotto l'agire, dietro il velo dell'invisibile, dei poteri che ne curano la precisa
legge di sviluppo organico. Così, l'uomo, rivelato che può penetrare nel Sacro
Tempio, tramite il frutto benefico della sua vita, in qualunque ambiente egli
si trovi ad esprimerla, e che raggiunge lo sviluppo interiore, tramite
l'applicazione del sigillo divino della Fratellanza Bianca, dai piani
superiori, direttamente a partire dal suo corpo mentale, in sù, potrà mettere
da parte tutte le strane congetture che si sono fatte sull'argomento,
consapevole che nessuna forza al mondo, sia interna che esterna, gli impone la
schiavitù di localizzazioni spaziali e temporali, al di fuori della gioia di un
assoluto eterno presente.
Un
Iniziato, spesso, può essere tale, senza che la sua "coscienza di veglia" raccolga il fatto; ma, la regola vuole
che ciò avvenga solo per le due prime iniziazioni, quelle, cioè, in cui si
acquista il dominio dei corpi eterico-denso ed astrale. Gran parte delle
attività di tali individui si svolge durante il sonno, nei piani sottili e,
istintivamente, con l'irradiazione della loro aura, nell'ambiente che li
circonda, durante il vivere giornaliero. La terza iniziazione porta con sè un
grande sviluppo dei poteri mentali, e la forza del pensiero, risvegliata in tal maniera, ed adoperata in modo occulto,
centuplica la vastità del piano espressivo dell'iniziato; qui, i cosiddetti siddhi,
o poteri occulti, iniziano a germogliare. La quarta iniziazione serve a
distruggere, completamente, qualsiasi limitatezza interna al discepolo. Una
vita di sofferenze acute, lo serra, da ogni parte, allora. La crocifissione
avviene. Tutto il karma che trattiene, ancora, allacciato ai tre mondi, costui,
si esaurisce in una volta sola. Calunnie, incomprensioni, dolori fisici e
morali di ogni sorta si abbattono sull'anima dolorante, al termine del
Sentiero. Sfogliamo qualsiasi autobiografia di qualche grande spirito, noto
alle epoche storiche come benefattore dell'umanità, e vedremo l'esatto e chiaro
quadro, incarnato in un esempio molto significativo. Helena Petrowna Blavatsky,
spesso sorella del dolore, dimostra la fondatezza di quella che ad alcuni può
sembrare una strana teoria.
Alla
quinta iniziazione, le soglie della beatitudine, o degli eteri cosmici, sono
spalancate. Il corpo causale, o anima, non solo in maniera simbolica, ma,
anche, in termine strettamente tecnico, già distrutto alla quarta, ha portato
via la radice metafisica di ogni illusione. Un Adepto è nato. Non più uomo;
solo puro spirito, vibrante sull'ala dell'auto-governo e della stretta
identificazione con ogni apparenza universale. Padrone, in senso assoluto,
delle energie e della ritmica dei valori, visibili ed invisibili, nei tre
mondi. Tra le altre, una realtà inizia a mostrarsi, già baluginante sin dalla
quarta iniziazione, davanti agli occhi della conoscenza spirituale di simile
Creatura: quella dell'uno tra i sette sentieri che si aprono dinanzi
all'umanità giunta all'inizio del Movimento Cosmico, ed alla fine del relativo.
Li
tratteremo brevemente, e brevemente ci soffermeremo su quello che riguarda
l'argomento della nostra lezione.
1) Il
Sentiero del servizio sulla Terra. È il Sentiero propriamente detto dei Maestri. Con
metodi che possono sembrar tratti dai volumi delle favole orientali, i nostri
Fratelli Maggiori garantiscono all'umanità la nascita attuale e futura di altri
iniziati di quinto grado; ad epoche storiche fisse, la conoscenza dei misteri
viene, da Loro, fatta affiorare nell'umanità . E, con essa, la possibilità di
creare nuovi Sacerdoti che, simili alle Vestali del tempio, tornino a custodire
il Sacro Fuoco della Verità e del Potere Solare, in forma adatta.
2) Il
Sentiero del lavoro magnetico. Passano a questo sentiero coloro che, destinati a stabilirsi sul
Piano Mentale Cosmico, vi ci si preparano, manipolando la raffinatissima
energia planetaria chiamata Fohat.
Quell'energia che, assieme alle altre due (Prana
e Kundalini), costituisce la triade centrale da cui si diramano tutte le
altre, conosciute e sconosciute. È l'energia di carattere puramente
distruttore.
3) Il
Sentiero di preparazione per Logoi Planetari. Vi si inseriscono gli
Adepti che vengono iniziati alla misteriosa attività chiamata del Logos
Planetario. In futuro, preludio al meraviglioso destino di Logos Solare, che
attende ogni creatura, Essi incarneranno il Potere che, celato in ogni foglia e
manifesto nell'atto creatore totale, è chiamato il Dio di un Pianeta.
4) Il Sentiero di Sirio. Buona parte dell'umanità
è diretta a tale Punto Cosmico. Tra Sirio e il sistema stellare delle Pleiadi
v'è uno stretto rapporto, e le sette stelle principali dell'ultimo sistema
accoglieranno la maggior parte dei sette tipi di anime.
5) Il
Sentiero dei Raggi. Seguendo la linea del proprio Raggio Monadico, a sua volta
Sottoraggio di un Raggio Cosmico, l'Anima liberata passa a Questo Ultimo. E
continua la sua strada
evolutiva, in direzione del Sistema Solare corrispondente, tra i Sette, di cui
il nostro è uno, stabilendovisi.
6) Il
Sentiero del Logos Solare. Il nucleo di Sublimali Individualità, raccolte,
dall'origine dei tempi, attorno al nostro Logos Solare, per promuovere lo
sviluppo dei Piani, sin qui, da noi studiati, e, per buona parte, conosciuti,
mano a mano che procede l'evoluzione raggiungono delle sfere di potere più
lontane; i posti vacanti vengono occupati da coloro che provengono da tale
Sentiero.
7) Il
Sentiero dell'Assoluta Filialità . È il rapporto più stretto che uno spirito liberato
possa avere con lo Spirito del Logos Solare. Rapporto che prelude al contatto
con una Stella ancora superiore, da cui dipende, con altri, il nostro Logos. È
il Sentiero seguito dai Signori del karma.
Il
primo dei Sette Sentieri è quello, comunque, che, ora, ci interessa.
Abbiamo
parlato, nella lezione passata, della triplice divisione che segue
l'ordinamento della Gerarchia, nell'occuparsi dello sviluppo evolutivo dell'umanità
: la politica, con a capo il Manu Vaivasvata, rappresentante del Primo Raggio;
la religiosa, spirituale, intellettuale, con a capo il Cristo, rappresentante
puro del Secondo Raggio; quella della civiltà, dei rapporti commerciali e
finanziari tra Paese e Paese, con a capo il Maha Chohan, rappresentante del
Terzo Raggio. I Maestri si suddividono, a loro volta, in sette gruppi, ciascuno
dei quali è pertinente al Raggio Monadico comune ad ogni gruppo. Gruppi che
sono chiamati Ashram. E, in una sempre più successiva intimità
spirituale, che, dalle propaggini, si approfondisce sino al Nucleo centrale, in
un'assoluta identificazione - Nucleo rappresentato dal Maestro medesimo - i
discepoli costituiscono le cellule dell'Ashram. Vale qui dire che tali zone
magnetiche non sono riunite, nè in una singola località, nè in un medesimo
istante di coscienza. I discepoli di un Maestro possono trovarsi, l'uno a New
York, l'altro a Roma, l'altro in un paese sperduto dell'Austria, e così via. È
la possente Anima dell'Adepto che tiene i Suoi divini figli riuniti nella
meravigliosa comunione del presente eterno. Circa settanta sono gli Adepti, al
giorno d'oggi, esistenti sulla Terra. Ed un messaggio è stato emanato dalla
Gerarchia, affinchè le file dei discepoli vengano rinverdite; si invitano gli
aspiranti, anche attraverso i fogli di queste lezioni, a rinnovare lo sforzo
sul Sentiero, per raggiungere la Luce che brilla nel fondo della Caverna
dell'esistenza materiale. Decine di migliaia di persone sono già entrate nel Tempio
e costituiscono la Compagine di quelli che sono chiamati gli attuali Servitori
dell'umanità : ove servitore ha lo stesso significato che si dà a chi serve
l'arte, la bandiera, un alto ideale. Tale gruppo è il tramite diretto,
attraverso cui si incarna il potere dei Maestri, per raggiungere l'umanità e
sollevarla dal pesante fardello che sta portando. Si spera che le presenti
lezioni abbiano servito al loro scopo e, tornando a ripetere l'augurio che
almeno qualcuno tra gli studenti possa incontrare il suo Maestro di Raggio,
attraverso l'esortazione che da noi è stata fatta, chiudiamo questa
dissertazione sui Sette Raggi e sul Loro rapporto con la Gerarchia Planetaria.
(Per facilitare allo
studente la comprensione della natura e delle attività dei Maestri, abbiamo
tratto, e riportato, senza alcuna omissione, qui di seguito, il capitolo sesto
dal libro "Iniziazione umana e solare" di Alice Bailey, intitolato:
"La Loggia dei Maestri". [N.B. Le opere dell'Autrice, per sua stessa
volontà, non sono coperte dal diritto d'Autore e possono venire liberamente
diffuse, senza alterazioni])
SUE SUDDIVISIONI
Nella
lezione precedente abbiamo accennato ai più elevati uffici dei Componenti della
Gerarchia Spirituale del nostro pianeta. Ci occuperemo ora delle due
suddivisioni, nelle quali si ripartiscono gli altri Membri. Essi formano,
letteralmente, due Fratellanze entro l'ambito della Gerarchia stessa.
a) La Fratellanza Bianca, alla quale
appartengono iniziati che hanno oltrepassata la quinta iniziazione, ed un
gruppo di deva o angeli;
b) La Fratellanza Azzurra, che include tutti
gli iniziati della terza, quarta e quinta iniziazione.
Al
disotto di queste, vi è un folto gruppo di iniziati della prima e della seconda
iniziazione e, poi, discepoli di ogni grado, che vengono considerati come
affiliati alla Fratellanza, ma, non proprio quali suoi membri. Vi sono, infine,
gli uomini che percorrono il Sentiero della prova, che, mediante i loro strenui
sforzi, sperano di giungere a prendere posto tra gli affiliati.
Da
un altro punto di vista, possiamo considerare i membri della Fratellanza
esistenti in sette gruppi, ognuno dei quali rappresenta un tipo della settemplice
energia planetaria, che emana dal Logos Planetario. Una triplice divisione è
già stata fatta; come sempre, nell'evoluzione si ha, dapprima, il tre (che si
manifesta attraverso i tre dipartimenti) e poi il sette che, di nuovo, si
manifesta come una triplice differenziazione e come un settenario. Gli studenti
ricordino che tutto quanto viene detto in questo libro si riferisce
all'attività della Gerarchia, riguardo al quarto regno - l'Umano - ed in modo
particolare a quei Maestri che lavorano in rapporto all'Umanità . Qualora si
dovesse trattare dell'evoluzione dei deva (o, angelica), l'esposizione e la
suddivisione sarebbero totalmente diverse.
Vi
sono, inoltre, alcuni aspetti del lavoro della Gerarchia, che influenzano, ad
esempio, il regno animale. Questo lavoro richiede l'attività di Esseri, di
Lavoratori e di Aspetti del tutto distinti dai Servitori del quarto regno.
Perciò, si ricordi attentamente, che tutti questi particolari sono relativi e
che l'opera ed i membri della Gerarchia sono infinitamente più grandi e più
importanti di quanto possano apparire da una lettura superficiale di queste
pagine. Noi stiamo, certamente, trattando del principale lavoro della
Gerarchia, poiché il servizio al regno umano è in rapporto con la
manifestazione dei tre aspetti della divinità ; ma, le altre suddivisioni sono
interdipendenti e il lavoro procede come un tutto sintetico.
I
Servitori spirituali, o Adepti, che si occupano dell'evoluzione della famiglia
umana sono sessantatrè, compresi i tre Grandi Signori; si ha quindi il
"nove volte sette" necessario per il lavoro.
(Nota del compilatore delle
lezioni: Il libro fu scritto oltre 40 anni fa; attualmente, per l'accentuarsi
della forza dell'epoca dell'Aquario, ovviamente, la fioritura di nuovi Adepti è
avvenuta. Quindi, il numero menzionato, di sessantatrè, è cresciuto.)
Di
questi sessantatrè, quarantanove operano exotericamente - se così possiamo
esprimerci - e quattordici esotericamente, poiché si occupano, in modo
particolare, della manifestazione interna. Non molti dei Loro nomi ci sono
noti, nè sarebbe bene, in molti casi, svelare la Loro identità, la Loro dimora
e la Loro particolare sfera di attività . Una esigua minoranza di questi Grandi
Esseri, uniformandosi al Karma di gruppo e con la volontà di sacrificarsi in
tale modo, si è resa palese al mondo durante gli ultimi cento anni e, perciò, è
possibile darne alcune informazioni. Indipendentemente da qualsiasi scuola di
pensiero, un certo numero di uomini in tutto il mondo è,oggi, consapevole della
Loro esistenza, ed il sapere che Coloro dei Quali sono coscienti operano in un
grande ed unitario piano di lavoro, può incoraggiarli a testimoniare della
propria conoscenza, dimostrando, indiscutibilmente, la realtà dell'Opera Loro.
Alcune Scuole di Occultismo e di Teosofia hanno preteso di essere le sole
depositarie del Loro insegnamento, le sole organizzazioni che Essi utilizzino
per svolgere la Propria opera, limitando, con ciò, la Loro azione e formulando
delle premesse che il tempo e gli eventi non potranno confermare.
Indubbiamente, i Grandi Esseri lavorano attraverso quei gruppi di pensatori,
trasfondendo molta della Loro energia nell'opera svolta da quelle
organizzazioni, ma, tuttavia, Essi hanno i Loro discepoli ed i Loro seguaci
ovunque ed operano attraverso molti Gruppi e numerosi modi di insegnamento.
Discepoli di questi Maestri si sono attualmente incarnati in tutto il mondo,
col solo intento di partecipare alle attività e alla diffusione della verità
insegnate dalle varie chiese, scienze e filosofie, producendo, in tal modo,
entro le organizzazioni stesse, una espansione, un'apertura e, se necessario,
una disintegrazione, che altrimenti non potrebbero effettuarsi. Per tutti gli
studiosi di occultismo può essere molto opportuno sapere tali fatti e coltivare
la capacità di riconoscere la vibrazione della Gerarchia, quale si rende nota
attraverso discepoli, che si trovano in gruppi e luoghi i più dissimili.
In
riferimento all'opera dei Maestri è bene stabilire che tutte le scuole di
pensiero, vivificate dall'energia della Fratellanza Bianca sono, in ogni caso,
fondate da uno o più discepoli e che di questi e non del Maestro è la
responsabilità dei risultati e del karma che ne consegue. Il metodo che viene
usato è all'incirca il seguente: il Maestro rende noto al discepolo lo scopo da
conseguire, nell'immediato breve ciclo, e gli suggerisce che un tale e tale
sviluppo sarebbe desiderabile. Spetta al discepolo di trovare il metodo
migliore per attuarlo e di formulare i piani atti ad assicurare una certa
misura di successo. Fatto ciò, egli lancia il proprio progetto, fonda la
società, o l'organizzazione, diffonde l'opportuno insegnamento. Egli è
responsabile della scelta dei collaboratori, della distribuzione del lavoro, a
seconda delle capacità, e della più opportuna presentazione dell'insegnamento.
Il Maestro si limita a sorvegliare con interesse e simpatia i suoi sforzi, fino
a quando egli si mantenga alla iniziale altezza del proprio ideale e proceda
sulla Via, con puro altruismo. Nel caso in cui il discepolo dimostri scarso
discernimento nella scelta dei collaboratori, o risulti un incapace
rappresentante della verità, non deve esserne fatto carico al Maestro. Se il
discepolo lavora bene e tutto procede come deve, Egli continuerà ad irradiare
le Sue benedizioni su quel lavoro; se il discepolo fallisce e se i suoi
successori, deviando dall'impulso originario, dissemineranno errori di qualche
specie, pur sempre col Suo amore e con la Sua simpatia, il Maestro ritirerà
quelle benedizioni, trattenendo la propria energia e cessando, in tal modo, di
stimolare una forma che è meglio ormai si esaurisca. Le forme possono sorgere e
scomparire e l'interessamento del Maestro e la Sua benedizione si riversano in
questo o in quel canale; il lavoro può procedere con un mezzo o con un altro,
mentre la Forza della Vita, sempre, permane, infrangendo la forma inadeguata, o
utilizzandola, quando sia idonea per la immediata necessità .
ALCUNI MAESTRI
E L'OPERA LORO
Del
primo grande Gruppo, di cui è Capo il Manu,
fanno parte due Maestri: il Maestro
Jupiter e il Maestro Morya.
Entrambi hanno oltrepassata la quinta iniziazione ed il Maestro Jupiter, il
Quale è, anche, Reggente per l'India, è considerato l'anziano da tutti i
Fratelli. Egli dimora nelle montagne Nilgherry, dell'India meridionale, e non è
uno dei Maestri che, di solito, assumono allievi, poiché Egli conta, fra i Suoi
discepoli, Iniziati di alto grado ed un certo numero di Maestri. Egli tiene le
redini del governo dell'India, inclusa, anche, buona parte della frontiera
settentrionale, ed a Lui è affidato l'arduo compito di indirizzare,
gradatamente, l'India alla liberazione dalla sua caotica instabilità ed
agitazione, e di collegarne i popoli in una culminante sintesi. Il Maestro
Morya, il Quale è uno dei più noti fra gli Adepti orientali ed annovera fra i
propri discepoli numerosi europei ed americani, è un Principe Rajput e, per
molti decenni, ebbe un'alta posizione sociale in India.
Egli
lavora in stretta cooperazione col Manu ed in avvenire sarà Egli stesso il Manu
della sesta Razza-Madre. Assieme al Suo Fratello, il Maestro Koot Hoomi, dimora nell'Himalaya, ed è una figura ben nota
agli abitanti di quel remoto villaggio. È un uomo di alta ed imponente statura,
ha capelli, barba ed occhi neri e potrebbe apparire severo, se tale severità
non venisse smentita dall'espressione dei Suoi occhi. Da molti secoli Egli ed
il Suo Fratello, il Maestro K. H., lavorano quasi come un essere solo e, così,
continueranno, perché il Maestro K. H. assumerà l'Ufficio di Istruttore del
Mondo quando l'attuale lo lascerà vacante, per più elevati compiti ed avrà
iniziato la sesta Razza-Madre. Le Loro dimore sono, pure, vicine ed Essi
utilizzano molto del Loro tempo nella più stretta collaborazione. Poiché il
Maestro Morya appartiene al primo Raggio, della Volontà o del Potere, l'opera
Sua è, principalmente, diretta all'attuazione dei piani formulati dal presente
Manu. Egli agisce, quale ispiratore degli uomini di Stato e, attraverso il Mahachohan, dirige quelle Forze che
attueranno le condizioni desiderate per l'avanzamento dell'evoluzione umana.
Quei grandi uomini di azione nel mondo fisico, che hanno ampia visione e ideali
mondiali, vengono da Lui influenzati; con Lui cooperano alcuni Deva del piano
mentale e tre gruppi di Angeli, pure nei livelli mentali, uniti a Deva minori,
i quali vivificano le forme-pensiero, mantenendo, in tal modo, attive le
forme-pensiero delle Guide dell'Umanità, per il bene degli uomini.
Il Maestro Morya ha molti discepoli ed
opera in rapporto a numerose organizzazioni di tipo esoterico, come, pure,
attraverso gli uomini di Stato ed i politici di tutto il mondo.
Il Maestro Koot Humi (K.H), il Quale è,
pure, ben noto in Occidente ed ha numerosi discepoli, ovunque, è nel Kascemir,
sebbene la sua famiglia provenisse, originariamente, dall'India. È, anch'Egli,
un Iniziato di alto grado ed appartiene al secondo Raggio, dell'Amore-Saggezza.
È un uomo di nobile presenza, di alta statura, sebbene alquanto esile, in
confronto al Maestro Morya. Ha bella carnagione, capelli e barba di un bruno
dorato ed occhi di un meraviglioso azzurro intenso, attraverso i quali sembra
irradiare l'Amore-Saggezza dei secoli. Ha vasta cultura ed esperienza, poiché,
in tempi lontani, frequentò una della Università britanniche, sì che parla
inglese correttamente. Legge molto ed in molti campi, e, al Suo studio
nell'Himalaya, affluiscono i libri che, via via, si pubblicano nelle diverse
lingue. Egli si dedica, prevalentemente, a vivificare certe grandi filosofie, e
si interessa di molte istituzioni filantropiche. A Lui è affidato, in gran
parte, di stimolare la manifestazione dell'Amore latente nei cuori degli uomini
e di ridestare nella coscienza dell'Umanità la percezione del fatto
fondamentale della fraternità .
In
questo particolare periodo il Maestro M., il Maestro K. H. ed il Maestro Gesù
si interessano, in modo specifico, della unificazione (nella misura in cui sia
possibile attuarla) del pensiero orientale col Pensiero occidentale, affinchè
le grandi religioni orientali e la religione cristiana - in tutte le sue
diverse ramificazioni - possano trarne reciproco beneficio. In tal modo si
spera di giungere all'avvento di una grandiosa Chiesa universale.
Il Maestro Gesù, il Quale è il fulcro
dell'energia che fluisce attraverso le diverse chiese cristiane, vive,
attualmente, in un corpo siriaco e dimora in una certa località della Terra
Santa. Egli viaggia molto e trascorre un tempo considerevole nelle varie parti
dell'Europa. Lavora più con le masse che con gli individui, sebbene abbia,
attorno a Sè, un forte numero di discepoli. Appartiene al sesto Raggio - della
Devozione o dell'Idealismo astratto - ed i Suoi discepoli si distinguono,
spesso, per quel fanatismo e quella devozione che si manifestarono fra i
martiri, al tempo dei primi cristiani. Egli è una figura piuttosto marziale, di
uomo di disciplina, dalle leggi e dalla volontà di ferro. È alto e magro; il
Suo volto è affilato; ha la barba nera, la carnagione pallida, gli occhi
azzurri, penetranti. Il suo lavoro è, attualmente, di estrema responsabilità, poiché
a Lui è affidato il problema di dirigere il pensiero dell'Occidente,
dall'attuale stato di agitazione, nelle pacifiche acque della certezza e della
conoscenza, e di preparare la Via, in Europa e in America, per la futura venuta
dell'Istruttore del Mondo. Nella Bibbia Lo troviamo, dapprima, quale Joshua,
figlio di Nun; poi, ai tempi di Esdra, quale Jeahua; Egli prese la terza
Iniziazione quale Joshua (vedi il libro di Zaccaria); infine, compì due grandi
sacrifici: offrì il proprio corpo al Cristo, affinchè se ne servisse, e fece la
grande rinuncia corrispondente alla quarta iniziazione (la crocifissione).
Quale Apollonio di Tiana, Egli prese la quinta iniziazione e divenne un Maestro
di Saggezza. Da allora è sempre rimasto ed ha sempre lavorato con la chiesa
cristiana, alimentando il germe della vera vita spirituale esistente in alcuni
dei Suoi membri di tutte le sette e suddivisioni, e neutralizzando, quanto più
possibile, gli errori dei preti e dei teologi. Egli è, particolarmente, un
grande Condottiero, un Generale ed un Saggio Esecutore e, per quanto concerne
la Chiesa, Egli coopera, intimamente, col Cristo, dandogli molto aiuto ed
agendo, quanto è possibile, quale Suo intermediario. Nessuno come Lui conosce,
con altrettanta saggezza e profondità, i problemi dell'Occidente; nessuno come
Lui è così intimamente in contatto con coloro i quali sostengono i migliori
insegnamenti cristiani, e nessuno è, come Lui, consapevole delle necessità del
momento attuale. Alcuni alti prelati della chiesa anglicana e di quella
cattolica sono Suoi saggi agenti.
Il Maestro Djwal Khul, o il Maestro D. K.,
come viene frequentemente chiamato, è un'altro Adepto del Secondo Raggio,
dell'Amore-Saggezza. Egli ha preso la quinta iniziazione nel 1875 ed è l'ultimo
fra gli Adepti che abbia fatto tale passo; vive, ancora, nel medesimo corpo di
allora, mentre quasi tutti gli altri Maestri sono passati per la quinta
iniziazione in corpi precedenti agli attuali. Il Suo corpo non è, quindi,
giovane, ed Egli è un Tibetano. È molto devoto al Maestro K. H. e dimora in una
casetta poco distante da quella più grande del Maestro. Per la Sua volontà di
servire e di compiere tutto ciò che deve essere compiuto è stato chiamato il
"Messaggero dei Maestri". È profondamente colto e, per quanto si
riferisce ai Raggi e alle Gerarchie Planetarie del sistema solare, è, fra i
Maestri, il più profondo conoscitore. Egli lavora con coloro che si dedicano a
risanare gli uomini, e, non veduto ed ignoto, coopera con tutti i ricercatori
della verità nei grandi laboratori del mondo; con tutti quelli che, in modo
determinato, mirano a risanare l'umanità e a darle sollievo, e con i grandi
Movimenti filantropici, quale ad esempio la Croce Rossa. Si occupa di vari
discepoli di differenti Maestri, che siano in grado di profittare delle Sue
Istruzioni e, negli ultimi dieci anni, si è assunto buona parte dell'opera
d'insegnamento del Maestro Morya e del Maestro K. H., prendendo sotto di sè, a
periodi stabiliti, alcuni dei Loro discepoli. Inoltre, Egli lavora con certi
gruppi di Deva Angeli) degli eteri, Deva sanatori, che collaborano con Lui nel
curare alcune delle malattie fisiche dell'umanità . Da Lui fu in gran parte
redatta la "Dottrina Segreta" e da Lui furono mostrati ad H. P.
Blavatsky molti dei diagrammi e fornite molte delle cognizioni contenute in
quell'opera.
Il
Maestro che si occupa in modo particolare del futuro sviluppo delle vicende
umane, in Europa, e dello sviluppo mentale, in America ed in Australia, è il Maestro Rakoczi. È un ungherese, dimora
nei Carpazi e, in un certo periodo, fu una ben nota figura alla Corte
ungherese; di Lui si possono trovare notizie in antichi libri di storia. Egli
fu particolarmente in vista sotto le spoglie del Conte di S. Germain e, prima ancora, sotto quelle di Ruggero e poi di Francesco Bacone. È interessante notare che, dato che il Maestro R.
si occupa - nei livelli interiori - delle vicende europee, il Suo nome, quale
Francesco Bacone, venne chiamato all'attenzione pubblica con la controversia
Bacone-Shakespeare. Il Maestro R. è piuttosto piccolo ed esile; porta una breve
barba nera, ha capelli neri lisci e non assume tanti discepoli quanto altri
Maestri. Attualmente, assieme al Maestro Hilarion, si occupa della maggior
parte dei discepoli occidentali, appartenenti al terzo Raggio,
dell'Intelligenza Attiva. Egli è del settimo Raggio, del Cerimoniale Magico e
dell'Ordine, e lavora mediante il rituale e il cerimoniale esoterico, essendo
vitalmente interessato agli effetti, fino ad ora non riconosciuti, del
cerimoniale Massonico, delle varie Comunità e delle Chiese in genere. Nella
Fratellanza, Egli è, di solito, chiamato il "Conte" e, tanto in
America quanto in Europa, ha funzioni di Direttore generale, per l'attuazione
dei Piani fissati dal Consiglio Esecutivo della Fratellanza. Alcuni fra i
Maestri formano un gruppo interiore attorno ai tre grandi Signori e si
riuniscono a concilio molto frequentemente.
Appartiene
al quinto Raggio, della Conoscenza Concreta, o Scienza, il Maestro Hilarion, il quale fu Paolo di Tarso, in una precedente
incarnazione. Ha un corpo cretese, ma, vive, per lo più, in Egitto. Da Lui il
mondo ebbe il Trattato occulto "La
Luce sul Sentiero". Nella attuale crisi, la Sua attività è
particolarmente diretta al pubblico, in generale, poiché Egli lavora con coloro
che stanno sviluppando l'intuizione e vigila e trasmuta i grandi Movimenti che
tendono a squarciare il vero che separa dall'invisibile. Attraverso i Suoi discepoli, iniziò il Movimento Mondiale
della Ricerca Psichica e, con la propria energia, egli stimola tutti i Gruppi
che vi appartengono. Egli vigila su tutti gli psichici di ordine superiore,
aiutandoli nello sviluppo dei loro poteri, per il bene generale, e, assieme ad
alcuni Deva del piano astrale, Egli si adopera per rendere accessibile ai
cercatori della Verità il mondo soggettivo, esistente al di là di quello di
sostanza materiale densa.
Poco
può essere detto riguardo ai due Maestri inglesi. Nessuno dei due assume
discepoli, nello stesso senso in cui li assumono il Maestro K. H. e il Maestro
M. Uno di Essi risiede nella Gran Bretagna; ha, in modo particolare, la
direzione della razza Anglo-Sassone e lavora ai piani per il suo futuro
sviluppo e la sua evoluzione. Egli assiste il Movimento del Lavoro in tutto il
mondo, trasmutando e dirigendo, e l'attuale impulso propulsivo della Democrazia
è, pure, sotto la Sua direzione. Dall'agitazione attuale e dal presente caotico
tumulto, scaturirà il futuro assestamento del mondo, che avrà, per note
fondamentali, la cooperazione e non la competizione, la distribuzione e non
l'accentramento.
Ad
un altro Maestro possiamo brevemente accennare: il Maestro Serapis, spesso detto l'Egiziano. Egli è del quarto Raggio,
ed i grandi Movimenti artistici mondiali, l'evoluzione della musica, della
pittura e della produzione drammatica ricevono da Lui impulso vitale.
Presentemente, Egli dedica molto del Suo tempo e della Sua attenzione all'opera
dei Deva, o all'evoluzione degli Angeli, affinchè Essi possano facilitare la
prossima rivelazione della musica e della pittura nel mondo. Di più non può
essere detto, riguardo a questo Maestro, nè è possibile accennare alla Sua
dimora.
Il
Maestro P. lavora alla dipendenza del Maestro H., nell'America del Nord. È
molto occupato, esotericamente, con le varie scienze mentali, quali la Scienza
Cristiana e il Nuovo Pensiero, poiché entrambi questi movimenti sono promossi
dalla Fratellanza Bianca e costituiscono un tentativo di insegnare agli uomini
la realtà dell'invisibile e il potere creativo della mente. Il Maestro P. ha un
corpo irlandese ed è del quarto Raggio, dell'Armonia e della Bellezza. Non può
essere detto ove dimora. Quando il Maestro Serapis rivolse la propria
attenzione all'evoluzione dei Deva, il Maestro P. si assunse una gran parte del
Suo lavoro.
IL LAVORO
ATTUALE
A
questo punto punto, può essere opportuno accennare ad alcuni fatti che
riguardano i Maestri e l'opera Loro, nel presente e nel futuro. Primo, la
preparazione dei Loro discepoli, che li metterà in grado di essere utilizzati
nei due grandi eventi che si maturano: la venuta dell'Istruttore del Mondo, che
avverrà tra la metà e la fine del secolo; l'instaurazione della sesta
sotto-razza, e la ricostruzione che seguirà alle attuali condizioni mondiali.
Poiché, la presente, è la quinta sottorazza della quinta Razza-Madre, la
pressione del lavoro sui cinque Raggi della mente (il terzo ed i quattro
seguenti), diretti dal Mahachohan, è molto forte. I Maestri stanno sostenendo
un pesantissimo carico e, perciò, gran parte della loro opera d'insegnamento è
stata delegata ad Iniziati e discepoli avanzati, ed alcuni Maestri del primo e
secondo Raggio hanno, temporaneamente, assunto discepoli della sezione del
Mahachohan.
Secondo,
preparare gli uomini, su vasta scala, per la venuta dell'Istruttore del Mondo e
compiere la necessaria preparazione, prima che i Maestri stessi vengano fra
noi, poiché, sicuramente, molti di essi verranno, verso la fine di questo
secolo. Uno speciale gruppo sta formandosi, fra quelli di loro che si
preparano, in modo determinato, per tale lavoro e il Maestro Morya, il Maestro
K. H. e il Maestro Gesù vi saranno particolarmente impegnati, verso l'ultimo
quarto di questo secolo. Anche altri Maestri vi parteciperanno; ma, gli uomini
dovrebbero, quanto più possibile, familiarizzarsi con i nomi e le attività dei
tre sunnominati. Altri due Maestri, in particolare rapporto col settimo Raggio,
lo specifico lavoro dei quali consiste nel sovraintendere allo sviluppo di
certe attività, entro i prossimi quindici anni, operano col Maestro R.. Può
essere data la precisa assicurazione che, prima della venuta del Cristo,
verranno attuati riordinamenti tali che, a capo di ogni grande organizzazione,
vi sarà un Maestro, o un Iniziato della terza Iniziazione. I Capi di alcuni fra
i più importanti Gruppi Occulti, dei Massoni di tutto il mondo, e delle diverse
branche della Chiesa, residenti in molte grandi nazioni, saranno Iniziati e
Maestri. L'opera dei Maestri sta, ora, procedendo e tutti i loro sforzi sono
diretti verso il buon esito finale. Ovunque, Essi stanno raccogliendo coloro,
che, in qualche modo, mostrino una tendenza a rispondere alla vibrazione
superiore, cercando di intensificare la Loro vibrazione e, così, metterli in
grado di essere utilizzabili, all'epoca della venuta del Cristo. Grande è il giorno dell'opportunità, poiché,
quando il tempo sarà giunto, mediante la eccezionale potenza della vibrazione,
che sarà allora diretta sugli uomini, coloro che compiono, ora, la necessaria
preparazione, potranno fare un grande passo innanzi e varcare la Porta della
Iniziazione.
A
questo punto, risulta chiara l'ampia veduta sulle origini cosmiche di un Piano
che, attraverso catene planetarie, ronde planetarie, periodi di globo, razze
madri, regni differenti tende ad enuclearsi in quel punto misterioso del nostro
futuro, dietro il velo dei Sette Sentieri, a cui la nostra umanità è diretta,
ed i particolari del quale sono custoditi dalla saggezza del Re del Mondo.
Abbiamo
veduto che il sistema solare, a sua volta, non può essere considerato una
sperduta isola luminosa, nel cosmo celeste. Esso è potenza di incalcolabile
luce divina e, come raggiunge il suolo spirituale della nostra terra,
attraverso la collaborazione attiva dei Tre Logoi sublimi, dei Sette Pianeti
Sacri, dei cinque, detti non sacri, così, per quanto Lo riguarda, è Deflettore
e Strumento di altre costellazioni, nei loro piani cosmici. Cioè: Sirio, le Pleiadi, una delle stelle
dell'Orsa Maggiore e le dodici costellazioni dello Zodiaco. Il legame tra
il nostro sistema solare e questi fulcri infiniti ad un futuro, che la normale
mente umana non può immaginare ancora, è tanto stretto che, a partire dalle
catene planetarie e dalle ronde (ognuna delle quali, a seconda del suo ordine
numerico, è sotto la signoria totale del corrispondente Raggio di uno dei sette
Pianeti Sacri), sino ad arrivare all'avvicendarsi delle ordinate frazioni che
compongono, nell'assieme, la totalità delle epoche di ogni razza madre, tutto è
incastonato al cosmico, attraverso il relativo, in una legge di rapporti
imprescindibili.
Accennammo
al fatto che i dodici Pianeti che compongono la struttura rotatoria celeste,
attorno al Sole, andranno a formare, tra epoche incomprensibili, con un
corollario di altre Entità sorelle, i dodici segni zodiacali di un periodo a
venire; sarà, quello, il momento in cui, come è detto nel Libro di Giobbe:
"Tutte le stelle mattutine canteranno in coro." Ecco la ragione che
spiega quanto, tra ogni segno zodiacale ed uno dei Pianeti Sacri v'è, sempre,
un rapporto molto unito; cosa risaputa da ogni studioso di astrologia. La
nostra catena terrestre, ad esempio, ha iniziato la sua nascita evolutiva,
entrando dalla porta del Cancro, e raggiungerà l'iniziazione, uscendo dalla
porta del Capricorno; tutto ciò, sotto la cura sovrastante e generale del
quarto Raggio, cioé, Mercurio, la corrispondenza planetaria esatta (Mercurio è
il pianeta del quarto Raggio), risonante al numero della catena in questione
(la quarta catena). Eppure, anche gli altri sei Raggi si occupano,
contemporaneamente, di tale sviluppo. Per cui, essendo ogni catena divisa in
sette ronde planetarie, ed ogni periodo di globo, per ciò che riguarda l'uomo,
diviso in sette razze madri e, queste ultime, in sette sottorazze, ne deriverà
che - e lo abbiamo, già, sopra, accennato - ad esempio, la prima ronda della
nostra catena sarà sorvegliata, in particolar modo, dal primo raggio, Vulcano;
e la terza razza del primo periodo di globo, dal terzo Raggio, Saturno e,
sempre per riportare esempi generali, la quinta sottorazza della razza, ora
menzionata, dal quinto Raggio: Venere.
È
in tal modo che lo studente alimenta la propria intuizione e comprende
l'intricato meccanismo evolutivo dell'intero sistema solare.
La
terra, in tal modo, simile ad un fiore, riscaldato, da ogni parte, dai raggi
solari, viene galvanizzata ed elettrizzata da diverse correnti universali, le
quali - teniamo a sottolinearlo - seguono, nel loro occulto lavorìo, uno
specifico e mai casuale dosaggio di interventi. Parte vitale a tale irrorazione
continua e cosmica è costituita dai dodici sistemi stellari, usualmente
chiamati: segni astrologici. Essi,
raccolti dal palpito centrale e governante del nostro Sole, riescono a
raggiungere, attraverso i pianeti Sacri e non Sacri, le più intime fibre del
sistema; pervenendo, nella fattispecie, all'organismo umano ed ancorandosi ai
punti occulti del suo corpo eterico, chiamati chakras. Condizionano ogni
natura, dalla più piccola alla più vasta, ed impongono alla vita planetaria il
ritmo delle catene e delle ronde, ed il ritmo ai sette regni conosciuti;
estraggono, dal buio del caos originale, le epoche storiche e tutto indirizzano
verso la méta di un eterno divenire.
Imparare,
quindi, ciò che l'astrologia esoterica insegna, rifacendosi alle pure fonti
della medesima e non alla troppo accentuata volgarizzazione che, purtroppo,
infesta molti ambienti della nostra cultura specifica, significa avere un
chiaro specchio del futuro e dell'avvenire, basato su leggi matematiche ed
astronomiche e non sull'avventatezza di un qualunquismo mistico-emotivo. Non ci
dilungheremo sulla spiegazione di cosa sia la fascia zodiacale che
"circonda" l'equatorialità terrestre; daremo alcuni cenni sulle leggi
particolari che interessano la nostra lezione; come al solito, tacitamente,
invitando gli studenti a reperire sui trattati onesti le altre informazioni
dettagliate, in proposito.
In
un suo spontaneo movimento, attorno al sole, la Terra, durante l'anno, si pone,
volta per volta, sotto l'influsso potente di tutte e dodici costellazioni. Non
è un mistero, neppure per la scienza, la possente incidenza delle forze, che,
in maniera quotidiana, si innestano, dal cosmo, sul nostro globo. Millikan, il
famoso scienziato a cui dobbiamo la scoperta dei raggi che portano il suo nome,
afferma che gli stessi ci inondano, senza posa, da ogni parte, e che occorre un
muro di piombo, dallo spessore di mezzo metro, per poterne attutire gli
effetti. Ma, noi parliamo di forze delle quali gli stessi scienziati non
conoscono l'esatta origine. Per quanto riguarda i segni dello zodiaco, una
profonda cultura, in oggetto, è stata fatta dall'uomo, sin dalle epoche più
antiche, conosciute e sconosciute; si è imparato a saggiarne, statisticamente,
la qualità dei fluidi, a ordinare l'umanità, in determinati settori, a seconda
del mese, in cui ogni individuo è nato. Lo studio dei pianeti, della posizione
dell'Ascendente, della Luna, del Medio Cielo, ecc., permette di catalogare la
media umanità ed il suo destino, in una archiviazione unitaria, pressoché
infallibile. È lo sviluppo dell'anima (o,
corpo causale) che renderà, in seguito, barcollante ogni profezia sul suo
futuro, essendo, essa, riuscita a prendere in mano le redini di sé medesima.
Quando,
poi, ci si addentra nell'analisi dell'Oroscopo Mondiale, allora la faccenda
diviene seria; poiché, è, quasi, impossibile erigerlo, senza la chiaroveggenza
eterico-cosmica, senza studi profondi, sulla nostra Dottrina; quella pertinente
ai Raggi, alle Catene, alle Ronde ed al sistema cosmo-biologico, quale la
Gerarchia conosce e serve. In caso di tale studio positivo, comunque, la
successione delle epoche diventa un fatto chiaro; e, allora, la profezia, pura
e semplice, scade ed interviene il risultato della citata operazione d'alta
geometria e pura matematica universale. La medesima matematica che Pitagora
insegnava, in modo sì misterioso, ai suoi discepoli prediletti.
Non
occorre, qui, sottolineare l'errore, quasi infantile, a proposito della precessione degli equinozi, in cui
incorre la maggior parte degli astrologi occidentali attuali (diciamo
occidentali, perché, sia quelli indiani, che orientali tengono, invece conto
della medesima, da epoche storiche). Non occorre, qui, dire che, al giorno
d'oggi, a causa di un movimento, strettamente, terrestre (appunto, la
precessione degli equinozi), ogni segno zodiacale, corrispondente al mese di
nascita di ognuno di noi, non è più quello che, di solito, viene studiato, ma, il precedente. E che esistono 14 segni, e non 12. Ma lo
vedremo più avanti..
Vogliamo,
solo, puntare l'attenzione sul fatto che, per un altro moto cosmico, ben
definito, i segni dello zodiaco, oltre che intervallarsi, nel ritmo mensile,
che tutti conoscono, si occupano, da lontano, anche dello sviluppo della
storicità e, per il movimento precessionale, danno l'impronta specifica ai
periodi umani, creandoli della durata di duemila anni. Cioè, le ere planetarie
si avvicendano, di 2.000 in 2.000 anni, circa. Si tratta dei:
-
Il Grande Anno
è il periodo di 25.868 anni, impiegato dalla terra, per passare attraverso
l'influenza dei dodici segni dello zodiaco ed è suddiviso in Grandi Mesi, dalla
durata di circa 2.000 anni. Ipparco di Nicea (190-120 a.C.), astronomo greco,
fu il primo a scoprire il principio promotore di questa teoria: quello della precessione degli equinozi. A causa di
una leggera oscillazione della terra, la costellazione che si trova dietro il
sole nell'equinozio di primavera (Ariete) cambia, gradualmente, nel corso dei
secoli, ed impartisce ai Mesi una caratteristica individuale.
L'antico
Testamento ci riporta dei simboli molto significativi sul fatto. Il culto di
Mitra, o del Toro, è il ricordo del lungo periodo, in cui l'umanità venne
plasmata, con le caratteristiche del corrispondente segno zodiacale; invece di
arrivare, terminato lo stesso, ai Gemelli, perveniamo al ricordo di un altro
periodo. Non quello dei Gemelli, che segue il Toro, ma, il precedente:
l'Ariete, da cui deriva tutta una didattica sul "capro espiatorio".
E, più recente, da cui siamo appena usciti, il periodo dei Pesci (il segno precedente
l'Ariete, nell'ordine dello zodiaco), tanto bene simbolizzato nella religione
cristiana e nel segnale che i primi appartenenti ad essa adoperarono (ad
esempio, nelle catacombe, inciso sui muri), al suo nascere.
E,
qui, accentueremo il rapporto che intercorse tra il sesto Raggio, il Raggio
della devozione - quale viene, usualmente, chiamato - e l'epoca dei Pesci. Non
dimentichiamoci, però, che, ad ogni inizio di tali epoche (un Grande Mese del
Grande Anno), uno tra i Figli degli Uomini, che, più degli altri, incarnava il
massimo apice d'evoluzione raggiunto, sino a quel momento, e, per forza di
cose, riassumeva in sé un futuro evolutivo di gran lunga più avanzato, venne a
spalancare alle masse la porta d'oro della rivelazione specifica. Nel caso
dell'epoca dei Pesci, appena trascorsa, allacciata all'influsso del sesto
Raggio (del Pianeta Nettuno), Gesù Cristo venne a dare l'impulso determinante a
tutto il solco, che è stato tracciato dal Divino, sino ad ora. Basta aprire un
qualunque trattato di astrologia e studiare le caratteristiche del segno dei
Pesci, assieme alle caratteristiche del pianeta Nettuno e, inoltre, rifarsi ai
duemila e più anni passati, per mettere in rilievo le qualità psicologiche
degli stessi. I martiri cristiani, inondati di luce, ma, bruciati, anche, da un
certo tipo di fanatismo; l'implacabile tortura e lo spietato morso di un sesto
Raggio devozionale, verso se stesso e verso gli altri, senza alcun amore per la
forma, che ospitava il Divino, delle massime figure, inebriate dallo stesso; la
meravigliosa mistica dei Paesi orientali, che, anche se risalente ad età più
antiche, trovò un suo inquadramento di massa nella zona temporale, che
trattiamo; il Medio Evo, ancorato all'idea del bello, del grande e del nuovo,
eppure, mancante della strumentazione adatta a manifestarlo, a prescindere da
tutte le opere d'arte da cui fu costellato. Devozione, in definitiva,
all'oggetto portatore dell'Aureo Messaggio, e non al Principio che esso
incarnava. Un chiaro esempio dell'eccessivo fanatismo, primo difetto del Raggio
considerato, furono i delitti dell'Inquisizione.
Ma,
ecco la Nuova Era, già, apparire all'orizzonte: l'Era dell'Aquario, con il suo
pianeta Urano. La caratteristica di questo binomio può riassumersi in un
concetto: universalizzazione intuitiva ed amorevole del pensiero e dell'atto,
attraverso il gruppo. Non più singoli individui, vibranti di ardente devozione,
ma, fanatica, attorno ad un principio, sia religioso che politico, che
intellettuale, incarnato da un altro Individuo; ma, il limpido affermarsi della
luce, affiorante attraverso la totalità di omogenei gruppi, animati dall'unità
divina delle loro anime. L'epoca dell'Aquario, all'unisono con il settimo
Raggio - Urano, o del Cerimoniale - svelerà pienamente ciò che venne fatto
nascere, nel silenzio dei duemila anni passati, a cominciare dalla nascosta
culla, in una stalla, del nostro Redentore, sino alle catacombe dei primi
cristiani, ed ai celati ordini iniziatici, dai nomi che tutti conosciamo.
Iddio, che, in definitiva, non può e non deve essere nascosto in qualcosa di
statico e di relativo, verrà mostrato a tutti, nella piena semplicità e
schietta bellezza della futura epoca dell'Aquario; brucierà, conosciuto ed
amato, nei fuochi atomici delle fabbriche moderne; insegnerà, onnisciente e
categorico, attraverso la religione universale, che, di ogni fedele, farà un
sacerdote. Non più parlare di un Lui, come rappresentante dei più alti segreti
di potere, tra i banchi di scuola di qualche ordine esoterico, celato ai più.
L'epoca dell'Aquario, già cominciata, raduna gli uomini volenterosi, in una
universale partecipazione ai Sacri Misteri. Ciò che il sesto Raggio, della
Devozione, ha preparato e, per lungo tempo, sotto l'epoca dei Pesci, fatto
maturare, il settimo Raggio, della definitiva manifestazione ordinata e
rivelata, distribuirà ai cittadini della nuova era, senza parsimonia. Cristo è
il portatore del Nuovo Messaggio. E, come si manifestò, pubblicamente,
attraverso un singolo Individuo, all'inizio dell'Epoca dei Pesci, per seguire
la natura di quel segno, ora è, già, incarnato, nel gruppo vastissimo dei Nuovi
Servitori Mondiali, per seguire la natura della Nuova Era. Questo, il ritorno
del Cristo.
Occorre
che l'uomo ridimensioni la normale veduta sulla panoramica mentale che egli
possiede, nei riflessi della vita circostante, prima di potere, con successo,
penetrare l'essenza dell'argomento, che trattiamo: la telepatia ed i
suoi rapporti. Ma, occorre, ancora, che egli entri, munito, nello
studio che abbiamo intrapreso, di un preciso e quadrato senso della teorica,
che sostanzia la scienza dell'epoca contemporanea. Difatti, le leggi della
telepatia sono le leggi medesime del mondo fisico, nelle sue strutture sottili
e fondamentali, adeguatamente inserite e funzionanti, a più alto livello, nel
sistema biologico dell'uomo. Si tratta non già di sminuire i valori spirituali
ed animici di quella meravigliosa creatura che è l'uomo, rivedendone le
funzioni, nel nostro caso specifico, e rapportandone le possibilità ad un suo
divenire una semplice macchina ricevente ed emittente; non si tratta di
appesantirne lo slancio spirituale, nel dire che, come un apparecchio radio,
con circuiti e transistors, egli può inserirsi in una precisa disposizione
sovrannaturale, che lo renda assorbitore e fruitore di vasti campi magnetici,
fuori della portata comune di un medesimo strumento scientifico, ed, anche,
creatore di altrettanti campi magnetici. Significa, solo, sottolineare e
mettere a fuoco una nuova ed infinita qualità che la famiglia umana possedette
e possiede, senza rendersene conto.
Né
intendiamo introdurci nella scienza della telepatia, con argomenti che ne
provino la fondatezza; oramai, il fenomeno è stato localizzato, individuato e,
in genere, accettato. Anzi, uno specifico settore di cultura metafisica ne ha,
con l'investigazione diretta e studi appropriati, sviscerata la quasi totalità
delle leggi. La presente lezione non si rivolge, quindi, al vasto gruppo di
studiosi che conoscono e praticano la telepatia; ma, semplicemente, al profano,
o a coloro che, pur pratici del fenomeno, ne restano ai margini. Intendiamo,
semplicemente, mettere un pò d'ordine nella fragile incompletezza della
conoscenza pubblica sul fenomeno. E teniamo a sottolineare, con vivezza, anzi,
che, quanto scriviamo ora deve collegarsi, e non può rimanerne amputato, a
quanto detto, sin qui; sarebbe, per noi, impossibile ripetere, se non in alcuni
tratti essenziali, le leggi fondamentali del ciclo in divenire della natura,
già esposte. Chi prendesse in mano la presente lezione, quindi, e la studiasse,
senza tale debita preparazione, non ne trarrebbe che una incompleta conoscenza.
COS'È LA
TELEPATIA?
Omogeneità. Unità di
energia, nelle manifestazioni di tutto ciò che è descritto dalla forma e
contenuto in essa.
Un
principio fondamentale sorge dalla sintesi della scienza moderna. L'universo è fluido. Ciò che è coerente
e fisso, in una sua immobilità statica, a partire dalla montagna, sino a
giungere all'orologio, che tenete al polso, oltre che rivelarsi, all'occhio
scrutatore dello strumento scientifico, un'assieme di particelle in attuale e
continuo movimento tra di esse, e scambio con altre particelle dell'ambiente esterno,
è destinato ad una più o meno lontana fusione con il mare, in eterno movimento,
di quella onnipervadente energia che, in precedenza, postulò il suo guizzo
vibrante, in una apparente staticità. Tutto è energia, ripetiamo. E noi teniamo
a che lo studente non si discosti, per un attimo, dall'accurato esame razionale
di quanto gli stiamo dicendo.
Se
consideriamo vita ciò che risulta evidente allo sguardo penetrante dell'uomo, o
della macchina elettronica, e se consideriamo morte quanto, in un processo di
costante illanguidimento, ritrae il suo volto espressivo dallo scenario
dell'essere, l'accavallarsi di questi due princìpi ci farà pervenire, per
giocoforza, alla realtà di una terza costante: l'esistenza dell'energia, in eterno movimento. Andare ad
occuparci di ciò che esiste dietro la morte e prima della vita ci porterebbe in
un altro ampio discorso che, comunque, abbiamo, nelle sue generali linee,
trattato, descrivendo la Cosmogenesi e l'Antropogenesi (della morte e del suo processo occulto, in ogni caso, parleremo
più avanti). Quello, invece, che a noi interessa, ai fini della presente
lezione quindicesima, è l'aggancio, immediato ed immanente, che ogni individuo
ha - ne sia, o meno, cosciente - con l'infinito abbraccio, impalpabile ai sensi
comuni, che è la plasticità delle cose tutte.
Non
vogliamo spingere ad un grado di estrema e, per i più, dolorosa rarefazione, la
mente degli studenti, facendo loro fissare, direttamente, nello spasmodico
nucleo sostanziale, questa energia onnipervadente; né vogliamo, però, portarlo
verso gli aromi pesanti, che provengono dallo strofinìo vivo che le parti
materiali del suo ambiente vitale creano, di continuo. Si è fatto un troppo
parlare, sull'argomento. Ma, sia da una parte, che dall'altra, si è ecceduto.
In
oriente, per chi sia studioso di filoni di antica cultura esoterica, la
medesima ha bruciato le anime di un vasto gruppo di individui, creando un
caleidoscopio di successi e di insuccessi, nel campo. La telepatia, semplice e
fondamentale legge naturale e che, da alcuni, è stata, felicemente, denominata
la Legge del Rapporto Integrale,
tra cose e cose, nelle loro spontanee irradiazioni, e tra uomini, nell'unione
tra le loro rispettive nature elettromagnetiche, è stata, in oriente, piuttosto
pesantemente ed emotivamente mescolata a sproporzionate attività mentali e
spirituali. Ciò, nella maggior parte dei casi. E, nella maggior parte dei casi,
incompresa, per quanto riguarda la sua origine prima ed i modi di manifestarsi.
Come un tenero germoglio, che venga bruciato, nelle sconfinate lande di un
pensiero filosofico, troppo vasto per poterlo umilmente far crescere e
scaldare. Ogni filosofia indù, a partire dalla pura e semplice teoria, sino
alla pratica yoga, porta, a fondamentale méta della sua ragion d'essere, da una
parte, la mentale e soggettiva unificazione con l'Assoluto; dall'altra, il
coordinamento oggettivo di un rituale fisico, che realizzi, nel corpo di chi ha
raggiunto la Suprema Concezione, quella fenomenologia, che si estende, anche,
alla natura esterna che circonda lo yoghi, e derivante da tanta conquista
spirituale; e che, in semplici parole, è la miracolistica eccezionale, di cui
determinati individui, in tali Paesi, sono padroni. Ora, se noi consideriamo quanto, in effetti, la telepatia non
sia, semplicemente, una capacità intellettuale, estremamente sottile, che
faccia scivolare, tra cerebro e cerebro, il profumo naturale di pensieri, senza
tenere conto di distanze, ma, ci rifacciamo al concetto, esposto in precedenza,
della eterna plasticità della vita e di come ogni movimento della medesima
venga postulato e sostanziato da un indiscutibile tratto radicale di energia
pura, constateremo che, in tal senso, la telepatia è qualcosa di più di un
semplice rapporto mentale. E perverremo alla spiegazione che la telepatia, in
effetti, è una scienza che, prima o poi, deve e dovrà sconfinare - e noi
parliamo di un ideale ben lontano, si intende - nella crezione della tanto ben
conosciuta magistica orientale.
In
occidente, l'individuo è molto più preciso, più accurato; il fenomeno non può,
secondo noi, esistere, in qualcosa al di là della constatazione obiettiva di
una statistica fenomenologica e ben vincolata, come tanti anelli, alle dita
dello scienziato, che ne segue l'espressione. Ciò, da una parte è giusto; dall'altra,
poco coraggioso. Due campioni, si trovano di fronte; il sottile, rarefatto uomo
dei miracoli: l'indiano. Egli parla al suo dio, non vuole intermediari e
trasforma la materia, con la propria volontà. Nello spiccare il volo, nove, su
dieci di essi, cadono; appunto, perché carenti di quell'ossatura razionale che,
per lo più, appesantisce l'occidente; ma, quell'unico fa restare interdetti
scienziati e uomini di senno europei, per l'indiscutibile evidenza, praticità,
immediatezza dei suoi "miracoli".
Oggetti fisici, materiali, tangibili vengono creati dal nulla e posti davanti
allo sguardo attonito dell'uomo. Oggetti fisici, materiali, tangibili vengono,
dal tutto circostante, fatti sparire, in un baleno, in un nulla definitivo. E,
questo, non è creare? E, questo, non è essere simili a Dio? E, questa, stringi
stringi, non è la méta a cui tende, anche, lo scienziato occidentale, carico ed
appesantito di materiali industriali; insonne, per le nottate passate davanti
agli apparecchi disgregatori degli atomi e formicolante nei laboratori chimici,
attorno a fiale, nelle quali trasforma gas in altri?
Telepatia.
Analizziamo bene il significato di questo termine. Esso, strettamente parlando,
significa collegamento. Collegamento di atomi tra di loro; ben tenendo presente
che l'atomo è energia, e che l'energia è, sempre, il prima, il durante ed il dopo di ogni nocciolo vitale, manifesto
nell'universo: dal protone, alla macchina, agli organi del corpo umano, alla
stessa atmosfera, più o meno viva, che circonda la terra, le stelle, i campi
magnetici, tra galassie e galassie. Telepatia è sinonimo di energia; energia è
sinonimo di blocco unico. E, se voi, con l'immaginazione, cercate di
abbracciare l'ampio tutto che circonda il nostro globo, sino ai vertici più
tenacemente distanti degli universi-anni luce, lì, dove la vostra immaginazione
si aggancia al sublime punto in cui essere e non essere sono una medesima cosa,
il cerchio contenitore in cui, per un attimo, il vostro spirito avrà libato
quella che credevate la completezza, compierà un sussulto; e s'unirà ad altri
novelli orizzonti che esistono nei risvolti luminosi, dietro la curva.
Telepatia. Un nuovo rapporto telepatico si sarà inserito tra quell'universo che
le vostre anime avranno toccato, ed un altro infinito, eterno
"nulla", verso cui prosegue l'infaticabile stivale delle sette leghe
dell'eterno Passo Universale. Un nulla, che è ENERGIA. Un nulla che è TUTTO.
Abbiamo,
quindi, voluto tingere la natura dell'elemento guizzante che la telepatia
governa e dirige, sia con l'ampiezza spaziale della vita cosmica, in cui ci
troviamo a navigare (elemento, puramente, astratto, ma, necessario ad ogni
concretezza d'atto, che noi inseriamo, nella vita quotidiana), che rendere il
medesimo elemento duro e flessibile, come l'acciaio, dimostrando che esso è
l'unica e costituente natura di ogni particella materiale, nei suoi intimi
rapporti vitali e sensitivi. Ha, mai, pensato, l'uomo, dove vada a risolversi
l'enorme fiumana di corpuscoli elettro-magnetici, che la fisica ha assodato continuino
ad invadere l'atmosfera del nostro globo, e permangano, galvanizzati, di
continuo, tra gli oggetti che formano il maneggio abituale della nostra
espressione quotidiana? Corpuscoli elettro-magnetici, i quali, di infinita
natura ed infinita gamma d'onda, non solo corrodono, da ogni parte, il blocco
omogeneo della materia, quando essa viene urtata, investita, scossa da
movimenti estranei, e l'alleggeriscono del loro numero, in quantità di miliardi
e miliardi di entità sottili; ma, creano in essa un nucleo di invisibili,
vorticosi conglomerati di gorghi-radice, che la mantengono in uno stato di
fragile incostituenza. Ha, mai, considerato, l'uomo, che esistono numerosi
altri aspetti di vita, dei quali, abitualmente, non è consapevole, e che
formano, in una benché minima parte, oggetto delle investigazioni della scienza
attuale? Parliamo dei raggi gamma, x, delle onde eteriche, dell'aspetto
atomico, quantico e molecolare che, più precisamente, lo studioso può chiamare:
l'elastico movimento spontaneo di linee energetiche geometriche. Parliamo di
quelle forze, alcune, stagnanti, altre di sconosciuta natura, che fanno fremere
l'atmosfera della nostra terra; forze, di cui una minima parte, come potenziale
immanente, coprirebbe, in dinamicità, l'intero organico delle altre tutte, che
costituiscono l'intelaiatura magnetica del nostro globo. In mezzo a tali
energie, l'uomo si trova a compiere il proprio dovere di cittadino dell'ignoto.
Basta, quindi, con criterio, ammorbidito dall'intuizione, aprire un qualsiasi libro
di fisica delle particelle, per, non solo, rimanere attoniti, di fronte al
colossale scenario di esse, estranee a tanta cristallizzata immobilità della
materia, sbalorditi del modo in cui la tengano a galleggiare su di loro -
sughero, in un mare in tempesta -, interessati alle capacità che se ne
potrebbero trarre, con un intelligente uso, da parte dell'uomo, quanto
comprendere che l'uomo stesso, per la qualità del fenomeno, è in diretta
coestensione con la più assoluta diversità di nature sottili, e non vincolato,
solo, a qualche tipo particolare delle medesime.
Cautamente
- ed era giusto - abbiamo posto, tra di nnoi e l'universale, un ponte di
macchinari, di intermediari automatici, che ci hanno rivelato l'ombra di
qualcosa di impalpabile. Ma, giunti al punto in cui ci troviamo, il peso di
tante macchine rischia di schiacciarci. È l'ora che l'uomo getti, dalle sue
spalle, il filtro di simili grucce e fissi, direttamente, in volto, l'aureo
splendore di quella luce, che rifiuta di venir addomesticata, nei laboratori di
ricerca. Non dovrà e non potrà farlo, di colpo. Consideri ciò che gli veniamo
esponendo, con simpatia e senza spirito di prevenzione. A noi interessa che il
lettore accetti di intavolare un rapporto del tutto razionale sul problema e,
pur tenendo di sottecchi, la meravigliosa, mistica visione del REALE, non rimanga invischiato nel
soporifero miele di una immaginazione, troppo distante da ciò che ha
conquistato, sino adesso.
Telepatia,
quindi, non solo è un fatto prettamente essenziale e naturale, in tutte le
cose, animate ed inanimate, trascendentali e relative, coscienti, o meno, e
nasce dalla necessità di accettare, quale base vivente dell'essere, una origine
energetica; ma, telepatia è, anche, creatività. Chi penetra nel mondo delle
forze invisibili e pone mano alle leve che le guidano, secondo l'assioma
esoterico:" al pensiero, segue
l'energia ", mette in movimento i principi di un altro
assioma:" all'energia, segue la sua materializzazione ". Ecco,
allora, giunta la necessità di rivedere, assieme, le leggi esposte nelle prime
nostre lezioni
Come
dire al profano, che nulla sappia sulla reincarnazione,
sul karma, e viva, isolandosi nella crosta pregiudiziale al limpido studio
dell'esoterismo, che egli si trova ad aver sposato proprio quella donna, a
funzionare, come una rotella, nell'industria sociale, proprio nel quadro della
specifica attività che lo occupa, o frenato dall'argilla scivolosa di un
destino ostile, o sbalzato sulle quinte della cronaca, in un successo pubblico, perché la legge di Economia del nostro Sistema
Solare gli riunì, nella presente incarnazione, in un fascio strettamente
allacciato, sotto forma della condizione su cui esprime il discorso
d'esperienza d'anima, tutte le irradiazioni sottili del pensiero, i desideri
monchi, più o meno benefici, che seminò, nelle vite passate? Non è un mistero
affermare che la medesima struttura biologica di ogni mortale nasce, e si
agglomera, partendo da particelle elettro-magnetiche, che affiorano alla cresta
dell'organicità fisica, di cui dispone. Il pensiero arriva a determinare dei
mutamenti quantitativi, sulla grossezza del cerebro umano. Lo studio dei
cervelli di pensatori, noti, quali scopritori e studiosi, in ogni campo di
attività, ha rivelato che essi possedevano un cervello molto più sviluppato, in
mole, della media. Questo, a significare che il minimo pensiero che noi
manifestiamo è di natura tale e di potere galvanizzatore sì efficace, da avere
un dominio netto sulla materia, che ne è il veicolo.
Giunti,
quindi, a tal punto della dissertazione, affermiamo che nessuno potrà dire
qual'è l'esatta linea di stacco che ponga, da una parte, la materia, e, da
un'altra, l'energia.
Confusamente,
allo studente può cominciare a delinearsi la causa di quel colossale fenomeno
di accecamento occulto, in cui è immersa l'umanità, al giorno d'oggi. Abbiamo,
spesso, ripetuto che esistono sette piani di manifestazione, in cui la Monade
gioca il suo eterno ritmo di DIO in espressione. Ma, cos'è la Monade? Non
vogliamo evitare la domanda, nel rispondere: tutto e nulla. E 'il tutto, se
consideriamo, per tutto, l'insondabile voragine che, qualitativamente e
quantitativamente, abbraccia ogni spora in manifestazione e spunta, come
immediato germoglio, alla minima pressione che il nostro dito scrutatore vi
imprime, quando esamina uno tra i tanti elementi frammentar che costituiscono
la veste delle cose finite e relative; germoglio, che spunta da quell'unico
elemento. Monade, è, anche, quell'unico
elemento. Solo l'iniziazione può dimostrare, obiettivamente, al discepolo,
che il finito è padre dell'infinito, quanto quest'ultimo lo è del primo.
Consideriamo
l'energia, la sola componente del creato, in eterno movimento. E
rappresentiamocela sotto forma di un circolo. Noi sappiamo che in tale circolo
è racchiuso l'uomo e il dio, il finito e l'infinito, il fisico ed il
metafisico. Dove inizia il principio del circolo, e dove la fine? Dove,
l'assoluto; dove, il limitato? Ed è a questo punto esatto del proprio vibrare
interiore che il dio crea; egli afferma di essere dio; egli decide di essere
dio; egli pone i confini tra sé e l'ambiente, sguaina la spada della volontà
inflessibile e traccia il solco, in cui avanzerà, come tale, e crea il ciclo. Il Logos Solare, così, ha
fatto. Il Logos Cosmico, così, ha fatto. L'uomo, nell'istante esatto in cui si
trova, incrudito e nudo di altri orpelli dogmatici, o pregiudiziali, nella
necessità di inserirsi in un nuovo, originale modo di vita, così ha fatto, fa,
farà. Questa, la ragione, per cui la volontà integrale è, indiscutibilmente, la
dote unica richiesta ad ogni discepolo. La Monade, quindi, è, semplicemente, Volontà di Essere; e,
certamente, la Meravigliosa Dama, la Gerarchia Bianca, è costretta a celare il
Suo candido volto, dietro al nero ventaglio del segreto, quando lo sguardo le
si posa su tanti uomini che sono ben lontani da questa Volontà di Essere. E
porge loro, comunque, delle linee indicatrici a che raggiungano, i migliori,
una vittoria assoluta sulla vita e sulla morte; i secondi, la stupenda lezione,
alla loro ignorante presunzione, di un completo fallimento. Lo sforzo, è
richiesto. Uno sforzo armonioso, amorevole, tenace, illuminato. E non esistono
miglior direzione e miglior ginnastica per ottenere il premio dell'iniziazione se non quello di praticare
la telepatia, seguendo i principi insegnati dai Maestri dell'Occulto: Figli
della Gerarchia Bianca, e Gerarchia Bianca Essi stessi.
In
proposito a quanto sopra detto, citiamo le parole di un Adepto, il quale ebbe
occasione di scrivere: "Il mondo, al
giorno d'oggi, è pieno di discepoli, esperti nella conoscenza teorica
dell'Antico, e sempre attuale, Esoterismo, pieni di buona volontà, altruisti,
positivi in quanto al possesso dei sentimenti universali necessari all'animo
per procedere ancora oltre, a più elevate tappe sul Sentiero. Essi, però,
difettano dei rudimenti necessari a che il maestro possa elevarli nel campo
della padronanza occulta della materia nei tre mondi. In ciò (rendendo
vacillante la superbia dei popoli occidentali) l'oriente ha superato, di gran
lunga, l'occidente." Uno di tali rudimenti è la telepatia. La
telepatia, intesa a sintesi e compimento finale di ogni attività protagonista
nei precedenti cicli reincarnativi; a qualità naturale e spontanea
dell'essersi, l'uomo, trasumanato ed aver attuato la trasformazione che ha
enucleato ogni punto dell'universo in un minimo comun denominatore: la sua
mente; a indice indiscutibile
dell'unificazione, in lui, di spirito e di materia, ove tempo e spazio sono
ridotti ad una costante conquista, immanente ed attuale. Con la telepatia, i
Campioni delle precedenti, della presente e delle future evoluzioni guidano
l'intero assieme delle vite naturali. È telepatia cosmica quella che riunisce
"nella reciproca Sfera delle Loro
Aure" i sistemi solari, che procedono verso sentieri cosmici
sconosciuti: è telepatia il palpitante cordone di forza vitale e sublimifica
che inserisce, separatamente, in un'unica unità di propositi, il nostro Logos
Solare ai Sette Pianeti Sacri;
telepatia, ma di natura quasi impossibile a comprendersi alla media evoluzione,
è il congiungersi di impressioni celesti, dai porti estranei al sistema solare,
sino al nostro globo. Telepatia è l'unificazione di ragione, di sentimenti, di
corpo che si attua tra i Sette Kumara, le Forze Splendenti che costituiscono il
cervello dirigente della nostra Gerarchia, e la Gerarchia medesima. Telepatia,
infine, è il rapporto diretto, o, indiretto, costante, o, meno, che intercorre
tra l'Adepto e i Suoi discepoli. I quali è gioco forza che apprendano, non solo
ad essere recettivi alle onde vitali di tanta suggestiva maestrìa spirituale,
ma, a loro volta, che apprendano a creare, secondo il loro Raggio individuale
(Sottoraggio di quello monadico), sgranantesi nei Raggi della personalità, del
corpo mentale concreto, del corpo astrale e del corpo fisico, una gamma totale
di vibrazioni impressive, che renda loro stessi, a lungo andare, poli-guida del
ritmo occulto della telepatia cosmica.
Come
abbiamo visto nel caos delle energie da noi analizzate, agli inizi della
seconda parte della lezione, Coloro che, oramai, abbiamo imparato a considerare
come i divini fattori di ogni evoluzione, a partire dal Logos Cosmico, sino a
giungere al semplice iniziato di grado inferiore, elevano il tono dello
splendido potere che li svincola dalla placenta materiale e si unificano,
sempre più, alla Luce solare dell'Essere, con il seguire dei metodi di
geometria naturale animica, e che, in gergo umano, possiamo chiamare del ritmo gerarchico.
La
Monade si è individualizzata. L'amplesso meraviglioso dei Sette Kumara,
proiezione diretta dei Sette Pianeti Sacri, a loro volta congiunti a sette
Sistemi Solari, di cui uno è il nostro, tutti dipendenti e parti vive
dell'incommensurabile Stella chiamata "Colui
che non si deve nominare", durante l'epoca Lemurica dette nascita a
sette gruppi umani (dopo due razze intangibili ed umanoidi) e che possedevano,
per la prima volta, sul nostro Pianeta, il corredo di un corpo animale. Narra
la tradizione esoterica che una lingua di fuoco, proveniente dal livello
Mentale Cosmico, unendosi, in un automatico dualismo di riflessi, con la luce
direttiva della Sublimale Coscienza che vibra dalla lontana Stella Sirio, venne
inserita nel nostro pianeta e si fissò in Shamballa, determinando tutto il
corollario di successivi dualismi, i quali, provocarono anche la nascita
dell'Anima nell'uomo. E, sebbene, a rigor di termini e per quanto riguarda la nostra
coscienza planetaria, la Monade sia quella latente e totalitaria armonia che
sgorga dalle più intime fibre d'ogni forma che costituisce l'organismo del
nostro Pianeta (cioè, il nostro Logos Planetario), il frantumarsi del Suo
sacrificio, con la volontà che Egli aveva di veder risplendere la Sua Natura in
nuove esistenze simili a Lui, creò degli altri appigli che non è inesatto
chiamare: successive Monadi. L'uomo-animale dimenticò la propria origine
divina, separato come si trovava dal Seme che lo originò. Sette gruppi di
umanità nacquero, nei remoti tempi che vanno da venti milioni a quindici
milioni di anni fa; sette gruppi di innumerevoli gocce di sangue fremente,
sprizzate dal costato dei Sette Dei Planetari, riunite in sette ordini
compatti, dalla volontà super-umana dei Sette Kumara, collocati nel materno
giaciglio dell'amore del nostro Logos Planetario, e riscaldati dall'alito dei
Pitri lunari, provenienti dalla precedente Catena vitale. Fu necessario che
l'uomo dimenticasse tale origine, per poter raggiungere, con il proprio sforzo,
raffinato dal dolore reincarnativo, l'identità di potere, amore, sapere del suo
Genitore Divino. Unione, ma, anche, giusta separazione da Esso, vennero fatte
dal Re del Mondo, con l'aiuto dei Suoi sei discepoli, e di un gruppo di Alti
Iniziati che collaborarono - e, in un buon numero, ancora, collaborano - con
Lui. L'uomo si trovò orbato d'ogni potere. Imprigionato in una forma animale e
in attesa di ricongiungere la propria coscienza alla Primordiale. Lo avrebbe
fatto molti milioni di anni dopo. Prima, inconsciamente; tutelato, guidato
dalle sottili Impressioni che, durante tutto il tempo in cui si manifestò come
lemuriano, atlantideo, ariano gli provennero e gli provengono dalla Gerarchia
Bianca che, man mano, venne ad accrescersi del numero di coloro i quali,
divenuti recettivi ad esse, fecero tesoro delle vibrazioni che contenevano,
vennero iniziati, e si staccarono dal gruppo umano.
Racchiusa
nei tre inferiori, dei sette piani che costituiscono la nota di ogni forma manifesta,
la Monade iniziò ad inerpicarsi verso l'alto. Durante l'epoca Lemurica,
veramente cieca, gattino appena nato, si dette a conoscere il primo grado
dell'esperienza animica: il materiale. Sviluppò il corpo fisico, fece
esperienze d'ogni sorta, strettamente appigliata alla natura circostante, quasi
un tutt'uno con essa. Alcuni rudimenti della razza li possiamo rintracciare nei
selvaggi boscimani, nei pigmei, nei cacciatori di teste, ecc.. E, per la nota
legge dell'energizzazione, quale abbiamo appena studiata in precedenza, simile
a frutto maturo che venga spremuto, la materia fisica esalò i suoi effluvi
eterici, lasciandoli gravitare e rimanere, purulenti, nell'atmosfera del globo.
Questa, è la ragione del primo tipo di accecamento occulto (il Maya eterico) in
cui si trova immersa, ora, l'umanità e di cui rivelammo l'esistenza all'inizio
della lezione. Troppo sottile è lo spiegarne l'espressione, nel quotidiano
ritmo che ci circonda. Da una parte, l'amore accentuato per ogni attività
prettamente biologica, il profondo fascino (spiccata rivelazione di un tipo
speciale di energia che rimane, ancora ansimante, a chiamare l'uomo bambino)
che egli prova verso la crosta materiale delle cose, lo psicopatico munirsi di
medicine, per l'inesistere della certezza che la carne e lo spirito sono un
tutt'uno di divino; la ignorante mancanza di amore per la forma, che viene
sottoposta a sforzi incruenti; dall'altra parte, in una assoluta mancanza di
sensibilità psichica, tutto ciò è l'accento di illusione mayavica. Diciamo, fuggevolmente, che è appunto da tale
tenaglia possessiva che l'aspirante cerca di sfuggire, definitivamente, quando
devitalizza le sue troppo potenti funzioni biologiche, adattandosi a ritmi di
rieducazione fisica, come il celibato, il vegetarianismo, il distacco da
abitudini alcooliche, dal fumo, ecc..
È
cosa risaputa dagli esperti in esoterismo che le malattie veneree furono un ammonimento dato dal Logos Planetario
all'umanità Lemurica, affinchè la medesima cessasse di galvanizzare il suo
centro sacrale, che è l'allineamento diretto dell'uomo con il piano eterico, ed
in cui, tra l'altro, si rinfocola l'agglomerato erotico dell'Io.
Lentamente
nacque l'Atlantide. Il baricentro delle attività interiori dell'uomo si spostò,
dal piano puramente eterico-denso, a quello emotivo. L'immaturità sua, la
mancanza di esperienza e, quindi, il desiderio di essere esclusivo, in ogni
forma delle medesime, determinò la manifestazione di una razza che - e molti lo
sanno - fu la più grassamente nutrita di lussi, la più egoista, la più
delittuosa che apparve sul globo. Ciò nondimeno, il secondo dei corpi di
manifestazione dell'uomo si consolidò, si strutturò, prese possesso
dell'ambiente esterno; ora, allineato al secondo, a partire dal basso, dei
piani di manifestazione. Al secondo dei tre regni della forma. Il mondo astrale
è ben esistente; altri trattati ne hanno parlato, il più delle volte errando
nelle loro conclusioni. Un mondo che, salvo nella sua limitata natura,
squisitamente divina, per il novanta su cento è costituito dalle pesanti
emanazioni emotive ed energetiche che colano, resina dall'albero, dal
sentimento estroverso dell'uomo. Ogni esperto chiaroveggente, nel guardare,
dalla giusta posizione occulta, il nostro stupendo globo, lo vede foscamente
ammantato, nei suoi aspetti astrali e che non toccano affatto la Grande Natura
del nostro Logos Planetario, di una oscura nube energetica, che ancora sfugge
alle analisi degli strumenti scientifici. In essa l'uomo vive, di costante.
Tale piano di esistenza è il primo che emerge davanti allo sguardo attonito
dell'Anima, allorquando lascia il corpo fisico. Ma, la circonda, tuttavia, in
ogni suo attimo di vita incarnata. Il "fumo" è talmente denso che gli
Adepti si stupiscono, non già che l'uomo ne venga soltanto inibito nelle doti
spirituali, ma che, addirittura, possa sopravvivere ad esso. Tale entità
involutiva costituisce l'annebbiamento spirituale. La paura dell'ignoto,
l'eccessivo materialismo, l'attaccamento cieco ed ossessivo ad affetti per cose
e persone, il dualismo, che costringe l'uomo a mordersi continuamente la coda,
la cecità, che si sovrappone a colui che inizia a calcare il Sentiero, sono
tutte forme di questo annebbiamento. È in tale annebbiamento che si dibatte il
discepolo atlantideo Arjuna, nella Baghavad Gita, prima di iniziare il grande
combattimento nel campo Kurukshetra.
Inorridita
dalla malattia venerea, la Lemuria, confluendo nella razza atlantidea, vi si
ribellò troppo violentemente, in vaste zone sociali, e spostò il perno delle
sue linee di attività nel campo puramente emotivo, tralasciando, a mezzo di
precise inibizioni, gli eccessi materialistici. Tale strappo violento, come era
naturale, creò una distonìa nei corpi dell'uomo; mise in eccessiva attività il
sopìto corpo astrale, le cui cellule, riflettendosi nella loro controparte
lenta (il corpo fisico), la sovraeccitarono, acutizzando all'eccesso il ritmo
di alcuni agglomerati organici, e facendo nascere la malattia del cancro. D'altra parte, già si profilava
al mondo un nuovo monito del Logos Planetario. Allo scopo di arginare la
tendenza, del tutto emozionale ed egocentrica, alla ricerca delittuosa delle
sensazioni che il lusso sproporzionato poteva dare, il nostro Logos pronunciò
la fatale frase, che nei trattati esoterici è riportata, sotto parole umane,
così: L'anima che pecca, morrà".
Apparve la tubercolosi. È notorio che, di solito, i tubercolotici si
sentono, ancora adesso, per sottili questioni karmiche, orbati quasi di un
diritto alla vita ed il ramo, ancora ricco di linfe vitali, illanguidisce, fino
a morire. Immaginiamo, ora, milioni di anni, in cui milioni di esseri
emanavano, di continuo, per la nota legge dell'energizzazione, dei determinati
tipi di irradiamenti pesanti, psichici, colloginosi, e non rimarremo stupiti
della nube occulta che tanto acceca l'attuale umanità. Inoltre, aggiungiamo a
ciò il fatto che, da quelle lontane epoche, una innumerevole quantità di
cadaveri, affetti da sifilide, cancro, tubercolosi è stata sepolta nella terra,
tanto da infettarla, essa stessa, di germi nocivi, che, tutt'ora, le brulicano
in seno, e comprenderemo come la razza umana dovrà, per forza di cose,
risolvere il problema, accettando la cremazione, per unico metodo naturale a
salvaguardarsi nel futuro.
La
razza Ariana sta, quasi, terminando di sviluppare le sue facoltà mentali e,
quindi, rende attivo il terzo dei suoi corpi, in manifestazione: il mentale. Nel dire: corpo, riferendoci
agli organismi che possediamo, invisibili fino a quando l'uomo non abbia
acquistato la chiaroveggenza, non desideriamo che il lettore cada nell'errore
di credere che essi siano minimamente da confondersi con la natura e il modo di
apparire del corpo fisico. Nel nostro caso, si tratta di congiungimenti
energetici del tutto fuori la portata di una visualizzazione fisica.
La
possibilità di giungere a creare ben determinate forme geometriche, qualità dei
pensatori, per lo più non rigonfie della pesante sostanza del mondo emozionale,
con celerità incredibile ha riempito l'atmosfera quadridimensionale del nostro
globo di un fitto intreccio di un altro tipo di energie addomesticate: le
cosiddette forme-pensiero.
Pietre miliari, che un tempo furono utili, continuano a fare incespicare il
passo dei pensatori che addentrino le loro linee telepatiche in tali alte zone
magnetiche rutilanti. Ed appare il fenomeno della illusione mentale, in tutte
le sue molteplici forme e stature. Con gli errori di direzione intellettuale,
errori di originalità pensativa, errori di adattamento alle circostanze, errori
di valutazione, ecc.
Risulterà
chiara, più avanti, la ragione per la quale noi abbiamo intrapreso la
trattazione della presente, specifica problematica, anche se a taluni può
sembrare che non entri affatto nell'argomento della telepatia.
Le malattie nervose, le malattie del cuore, ed è facile
presumerlo, sono il parto della nostra attuale razza.
Essa,
bene o male, ha integrato, in un triangolo abbastanza coordinato, i suoi tre
corpi inferiori di manifestazione: il corpo eterico denso, l'astrale, il
mentale concreto. Ed ha creato la personalità.
È stato, altrove, ben giustamente, affermato che la personalità, non è la somma
matematica delle qualità derivanti dai tre corpi, con le loro naturali
attività, possedute dall'uomo; ma, è qualcosa di più. È il ponte, vivo e
dinamico, che unisce l'uomo all'anima. Agli inizi del suo manifestarsi, è la
personalità che, in modo autorevole, prepotente, secco e istintivo ha il
dominio sull'entità spirituale. L'anima luminosa è involucrata da tale tinta
fuligginosa ed autarchica. Se noi ci guardiamo in giro, quante anime doloranti
troviamo, uncinate dall'impossibilità di mostrar la propria natura dolce e
divina, da una rete di orpelli, di acerbe immaturità d'esperienza, di concetti
non allineati all'universale?
La
personalità è il Guardiano della Soglia, dunque. L'ultimo ostacolo che il
discepolo deve superare, prima di riconoscersi pura e semplice anima immortale,
perfetta, unificata alla Monade, o Vita Universale, latente in sé e
nell'universo. Non si tratta, ora, da parte sua, di ribellarsi ad un maya, ad un annebbiamento, ad
un'illusione. Si tratta di porsi in condizioni tali da fare in modo che la
Luce del Sé Superiore lo raggiunga, prima, tramite sporadiche intermittenze,
poi, sino ad inondarlo. Questi impulsi, come dice un Maestro, giungeranno a
dargli una indefettibilità di pensiero e di azione, del tutto divina. Ed egli
comprenderà, al termine della fatica, che essi gli giungevano telepaticamente,
prima dal suo gruppo di comunità di discepoli, poi dal suo Maestro, poi dal
Signore del suo Raggio specifico, poi da Shamballa, ed oltre.
Perché
abbiamo voluto parlare di una serie di campi magnetici negativi, in cui si
trova circondato l'uomo? Il lettore intuitivo lo potrà comprendere. La
telepatia è il respiro del Grande Tutto,
fluente nello straordinario organo che è la mente umana. E, ogni volta che
l'individuo allunga la sua antenna psichica, in qualunque direzione, mette in
movimento un determinato fluidismo che si unisce, automaticamente, al maya eterico, all'annebbiamento,
all'illusione mondiali. Inoltre, una vera e propria telepatia, per delle
ragioni del tutto tecniche e occulte, non può essere fatta, sino a quando, come
dice uno degli Adepti, la forma-pensiero della personalità non viene dissolta:
fino a quando il guardiano della soglia non si riadatta in grembo alla sua
madre naturale, l'Anima.
Possiamo,
adesso, riprendere il punto, dagli inizi del presente capitolo. La Monade,
dicemmo, da altezze vertiginose, si frantumò in sette tipi di monadi. E l'uomo
si trovò immerso nei tre più bassi gradi di materia, dal punto di vista del
Logos Solare: poiché, lo ripetiamo, il piano
eterico-denso, quello astrale, quello mentale, sono, rispetto al Logos
Solare, ciò che, per l'uomo, rappresentano, nell'ordine, lo stato solido, il liquido, il gassoso della materia che forma il
suo corpo tangibile e l'ambiente circostante. Mentre, i quattro gradi superiori
al piano mentale, cioè il piano Buddico,
o dell'intuizione, il piano Atmico, o della volontà monadica, il piano
Monadico, lì ove risiede la schiera delle Monadi umane, il piano Adi, o Logoico,
sono, per il Logos Solare, i suoi
quattro Eteri Cosmici, e rappresentano
il quarto, il terzo, il secondo e il primo grado del corpo eterico dell'uomo
e dell'ambiente che lo circonda. Difatti, il vero segreto della magia bianca è
quello di unificare, con dei processi di vita pura e di grande, indiscutibile
volontà, i quattro eteri inferiori, con i Superiori. La fusione totale avviene
alla quarta iniziazione, ed ogni iniziazione fonde un etere inferiore con
l'Etere Cosmico che gli corrisponde numericamente. L'attuazione del fenomeno è
in mano agli Adepti; il discepolo deve ben rendersi conto che gli Adepti non
sono delle care persone, sorridenti, placide, quasi dei babbi natale, con le
mani cariche di carezze e fragili cosine. Il discepolo deve rendersi conto che
gli Adepti hanno l'enorme responsabilità, tra le altre cose, di bruciare
letteralmente i suoi organismi inferiori, per mettere in atto tale sublime
trasformazione della natura umana. E pochi possono immaginare cosa significhi e
cosa comporti venire inseriti nei quattro Eteri Cosmici. Un chirurgo, negli
ospedali, può anche sbagliare; correrà, magari, il rischio di venire querelato,
di venire radiato dall'albo professionale. Un Maestro non può e non deve
sbagliare. Se molti discepoli si rendessero conto di cosa, alla fin fine,
chiedono ad un onesto Maestro smetterebbero, certamente, tutte le loro inutili
lagnanze emotive, cesserebbero di infastidire, di continuo, con le loro
forme-pensiero, queste Grandi, Divine Individualità, e penserebbero di più ad
accentuare lo sforzo personale, lungo la strada della giusta psicosintesi individuale.
La
telepatia, lo ripetiamo, è il mezzo più efficace a prendere il toro per le
corna ed abbatterlo. Però, quella telepatia che tenga conto dell'attuale
problematica esoterica (e noi l'abbiamo or ora delineata); delle leggi che, da
sempre le medesime, hanno applicato i discepoli, e che continuano ad applicare
gli stessi Maestri.
- GLI STRUMENTI OCCULTI DELL'UOMO -
Quando
il mare è in tempesta ed alte onde si abbattono sulla scogliera, a pochi metri
di profondità vi sono una pace ed un silenzio integrali. Sino ad ora abbiamo
navigato alla superficie di tale mare. Abbiamo parlato del fenomeno-energia.
Abbiamo visto che tutto è energia; nulla è statico. Abbiamo appena accennato
alle fondamentali forze che la scienza è riuscita a scoprire, a localizzare e a
trattare. Abbiamo dato una sfumata descrizione di altre energie occulte, che
regnano sovrane, nei tre mondi in cui l'uomo svolge la sua attività. Ma, vi è
uno strato di forze, ancora più nel profondo, che è necessario noi si analizzi,
per poter proseguire. Il piano
delle forze eteriche (che il lettore si rifaccia alla lezione ove trattiamo del
piano eterico-denso, in connessione a quello Cosmico). Il piano eterico ci
sovrasta. Ogni particella del mondo visibile è sostenuta da una particella
invisibile che, a differenza della prima, possiede una natura lineare e
dinamica, che l'altra non ha, essendone una sua semplice increspatura. Ogni
oggetto fisico è ordinato e disposto in geometrie di atomi e molecole, da sette
linee di luminosa calibratura interiore. Attraverso codeste sette linee si può
accedere ai Sette Raggi. Il piano eterico è, da una parte, ciò che unifica lo
spirito alla materia; dall'altra parte, per delle ragioni occulte che risultano
evidenti a iniziati di un certo grado, è ciò che preesiste allo stesso spirito.
Ora, come dicemmo nelle primissime lezioni di Cosmogenesi, se afferriamo una
manciata di spazio puro, al di là di qualsiasi universo noto ed ignoto, lì, ove
nessuna forma di vita appare, nè fisica, nè metafisica, ad un più attento esame
di sguardo interiore, vedremo, alla fin fine, tralucere il potere del numero
magico sette. Sette tipi di energia ardente ci dimostreranno che esse, da
sempre, ora, e per sempre, tengono strettamente allacciata, in un tutt' unico
tessuto, quella manciata di nulla: i Sette Raggi. Non possiamo liberarci da essi...
E, mentre l'uomo percorre il Sentiero delle incarnazioni, apparentemente
succube dei loro influssi celesti, giunge a detestarne e a maledirne
l'esistenza; poi, benedirà. Ma sarà troppo tardi. Il trattato dei Sette Raggi,
di Alice Bailey, fa, ai nostri tempi, testo. Non ci dilungheremo, ancora, in
spiegazioni sottili e panoramiche sulla loro importanza. Diremo solo che non
esiste angolo dell'universo, il quale non sia impiantato, in un simile ritmico
aggancio espressivo. Quindi, anche la telepatia ha a che fare con essi.
Le
linfe vitali che dell'uomo fanno quello che egli è scaturiscono dai suoi sette
punti eterici maggiori, o chakras. Man mano che lo studioso si addentra
nell'investigazione e nello studio dei chakras, egli rimane attonito nello
scoprire quanta parte abbiano nella vita universale, e quindi, nella sua
personale. Alla fine capirà che i Sette Raggi sono "tutto in
tutto".
Si
è fatto un gran parlare di kundalini, o,
del fuoco occulto, celato nel chakra alla base della spina dorsale. Da parte
di sedicenti istruttori disonesti sono stati dati metodi e spiegazioni per
risvegliarlo, con la promessa che, ascendendo esso lungo la spina dorsale,
avrebbe provocato fenomeni di natura del tutto miracolistica. E molti
disgraziati di poco senno si sono prestati a tali pratiche, risvegliando solo
uno dei tre fuochi latenti nel chakra alla base della spina dorsale (fuoco solare, fuoco elettrico, fuoco per
frizione; Ida, Pingala e Sushumna): quello per frizione. Tale specie
di onanismo ha prodotto una particolare eccitazione del sistema cerebro-spinale
e, di lì a poco, ha stroncato tutte le mire di costoro, portandoli alla
monomanìa, alle fissazioni cerebrali, alle mitomanìe, e inserendoli
profondamente nei tre tipi di illusioni che noi abbiamo appena descritto. Come
abbiamo detto, l'uomo, se pure incosciente del fatto, è, per forza di cose,
unito, di costante, alla Gerarchia Bianca. Gli indiani, giustamente,
asseriscono che, lungo la nostra spina dorsale, esistono tre tipi di forza
occulta, in costante movimento e in continua interrelazione tra di esse. Queste
forze, dal capo, o, dal chakra brahmarandra, fluiscono alla base della spina
dorsale, e ritornano al capo, senza smettere un attimo tale pendolìo. È
lavorando su queste tre forze che gli indiani determinano singolari fenomeni di
sdoppiamento, anestesia locale, preveggenza, ecc.. L'esoterismo accetta il
fatto, ma solo per quanto riguarda l'esistenza di queste tre forze. Esse sono
il riflesso, nell'uomo, dei tre Logoi Sacri; del Padre, del Figliolo, dello Spirito
Santo; essi sono l'emanazione costante dei tre Grandi Signori del Primo, del
Secondo, del Terzo Raggio: il Manu, il Cristo, il Maha Chohan, in ogni
individuo e in ogni cosa. Poiché ogni evoluzione singola è strettamente
allacciata all'evoluzione planetaria e poiché le iniziazioni fan capo, in modo
diretto, ad Essi, e poiché l'iniziazione non è da confondersi con dei
ridicoli sbuffi di malcomprese respirazioni indù, con degli sforzi gratuiti e
tristi sugli organi sconosciuti del corpo eterico, ma avviene spontaneamente,
quale ultimo particolare di una lunga maturazione reincarnativa, data e
concessa solo dai tre Signori, è chiaro che kundalini non può venir risvegliato
in questo modo diretto e brutale.
Comunque,
per rifarci alla genesi e all'evoluzione della specie umana, vedremo come, in
modo ritmico, il fatto sia avvenuto spontaneamente. I tre fuochi, pur
pervadendo e costruendo l'intero corpo eterico, all'inizio risiedono nel chakra alla base della spina dorsale;
scopo dell'esistere e di ogni esperienza e sensazione reincarnativa è di
portarli - lungo la linea armoniosa che, addietro, indicammo - al chakra alla
sommità del capo. Esistono creature che, sotto la guida di un Adepto,
accelerano tale processo. Questo, è il Sentiero del discepolato. Ed è praticamente
impossibile elencare tutte le conquiste di ordine spirituale a cui i medesimi
sono destinati, oltre, beninteso, la prima di esse: liberazione dal giogo non
scelto del dolore reincarnativo. La massa segue il Sentiero più facile. Durante
l'epoca Lemurica, le energie, dal centro alla base della spina dorsale,
fluirono e si fissarono in quello sacrale; durante l'Atlantide, dal centro
sacrale al plesso solare; durante l'attuale razza, dal plesso solare, esse
stanno ancorandosi a quelle del cuore, e su.
È,
comunque, necessario aggiungere che l'iniziazione ha per regola che il
discepolo vi pervenga tramite una libera scelta ed un suo cosciente sforzo; pur
essendo, l'ariano, pervenuto a vivificare, in modo appena lambente, il centro
del cuore, se egli vuole accorciare la strada, intraprendendo il Sentiero,
dovrà ricapitolare in sè tutte le tappe delle razze passate e determinare tale
ascesi mistica, con la propria deliberata scelta e volontà.
La
conoscenza dell'ordinato assieme di strumenti occulti che il corpo eterico
possiede (i sette chakras) è assolutamente necessaria, per praticare, con pieno
successo, la telepatia, sia personale che cosmica. L'uomo, dunque, vive nel
mondo, sballottato a destra e a sinistra, da forze estranee, che lo raggiungono
da ogni parte dell'universo. Abbiamo cercato di provarlo in precedenza. Ma è,
anche lui, un emanatore inconsapevole di sottilissime correnti di energia, le
quali, per lo più e nell'attuale fase evolutiva, sono disordinate e
disarticolate. Ciò contribuisce a creare dei determinati "campi
magnetici", attorno ad ogni singola entità umana; lo stesso, e in minor
misura, avviene per gli altri regni della natura. Quante persone sensibili
esistono, e forse voi siete una di esse, che, con una percezione particolare,
vengono disturbate da determinati campi magnetici, esistenti attorno a
determinate persone? Oppure si sentono attratte, inspiegabilmente, da altre
persone? Un individuo, di una particolar tempra intimistica, entra in una
camera dove si tiene salotto; viene presentato, e si pone in disparte,
silenzioso. Dopo un certo tempo, la sua presenza galvanizza le altre, fino a
quando diviene il misterioso protagonista della riunione.... Voi pensate, con
una certa intensità, durante il giorno, a quell'amico. E, nel pomeriggio, o il
giorno dopo, egli giunge a farvi visita.
E
quante, quante altre dimostrazioni che esiste un elemento sfuggente, il quale
lega, tra di esse, le parti statiche del cosmo. Non è esagerato, da parte
nostra, affermare, anzi, che l'impronta delle energie libere, individualizzate
in un mare invisibile di pensieri, di emozioni sgorgate da migliaia d'animi, ed
ora stagnanti nell'atmosfera del nostro globo, si colleghino, con forza
imprevista, al subconscio dell'uomo. E che moltissima parte dei suoi atti, degli
stessi suoi pensieri, delle improvvise sue esaltazioni d'animo siano dovuti
all'influsso che tanto mare di forze, costantemente, esercita su di lui.
L'uomo,
con tutto il rispetto e l'amore che gli portiamo, oggi è un robot. Lo sarà
ancora per poco, perché già la conoscenza dei nuovi sistemi esoterici sta
delineandosi al senso critico della vivente umanità, con l'apparire della Nuova
Era. Importa che egli si adatti alla preparazione che ve lo inserirà
dinamicamente.
I
sette chakras del suo corpo eterico, quando sono sopiti (poiché, comunque,
rappresentanti della quarta dimensione), per istinto atavico, assorbono, da
spugna, tutte le emanazioni che riescono a localizzare, nel buio
dell'invisibile, provenienti dal caos di energie che abbiamo descritto sino ad
ora. Quando, invece, con la giusta metodologia data dai Maestri di Saggezza,
vengono affinati, addomesticati, dopo essere stati riconosciuti, portano una
serie di incredibili trasformazioni, tutte naturali e genuine, alle usuali
maniere di vita dell'essere umano. Ma, nulla di nuovo. Infatti, il discepolo,
per quanto avanti egli sia progredito nella strada delle acquisizioni magiche,
vede che la scienza esoterica ha messo ordine in un bagaglio di possibilità
sconosciute, ma non le ha create. L'allineamento dei chakras in un discepolo
armonizza gli eteri del suo corpo eterico, e, quindi, lo inserisce nel vasto campo del piano eterico fisico, collegato al
piano Eterico Cosmico, dandogli un ritmo naturale di essenze; quelle stesse
essenze che rendono placido il fondo del mare in tempesta, di cui parlammo
all'origine della lezione. Essenze con delle loro leggi indefettibili, in
contrapposizione all'apparente promiscuità caotica che trapela attraverso
l'ondata del manifesto. Egli inizia a sentire scorrere attraverso il corpo
eterico e attraverso quei determinati chakras che ha cominciato familiarmente a
sentire nel suo organismo interiore, delle calde forze che gli rivelano
l'esistenza di un mondo superiore. Il mondo della Gerarchia Bianca. Allora,
dapprima incredulo, e munito solo di un senso di speranza (forse, agendo più
che per fiducia verso la Gerarchia, per sfiducia verso il mondo che lo ha
dilaniato di insuccessi e nei suoi più intimi ideali) inizia a consultare
"la carta toponomastica" che la Fratellanza gli ha offerto
sull'ubicazione e sul ritmo dispositivo delle Grandi Sorgenti di energia
planetaria. Studia le qualità, le tendenze, le mète di ogni Raggio; dirige i
suoi obiettivi mentali (in ciò, silenziosamente istruito e ispirato dal proprio
Maestro) verso i Signori che gli dicono essere i Guardiani dei tre Raggi
Maggiori; e, ma ciò avverrà molto più tardi, inizia a percepire la sintetica e
unificata atmosfera di Shamballa. Si accorgerà, man mano, di avere adoperato,
sempre, il filo istintivo della telepatia mentale. E non attraverso una linea
orizzontale, soltanto; ma inserendosi in una quarta dimensione che, da
matematica a geometrica, diverrà, lentamente, trascendentale.
Perché,
quindi, la Tradizione Esoterica chiede al discepolo, come sempre ha fatto in
antichità e sempre farà, di rintracciare il proprio Maestro? Non già perché il
Maestro sia qualcosa o qualcuno che pretenda il servizio devoto e l'idolatria
del discepolo; quella Creatura si è liberata da ogni legame e permane costrutta
solo di puro amore illuminato. Un amore, ove il più grande e il più piccolo
sono le due faccette estreme di una medesima realtà totalitaria. L'esoterismo
vuole che il discepolo rintracci il suo Maestro solo per seguire la strada che
lo stesso Maestro seguì, quando si trovava al suo posto. Quando il discepolo
avrà raggiunto il Maestro si renderà conto che lo Stesso è un Essere di tempra
infinitamente divina; ma, si renderà, anche, conto che, dall'inizio del suo
procedere, sino ad allora, essi furono sempre riuniti in un medesimo amplesso
di identità, che non disserrò mai la tenacia, non la disserra e non la
disserrerà. L'esoterismo vuole che il discepolo rintracci il proprio Maestro,
perché, essendo, Questi, di natura divina, solo divinamente lo si potrà fare. E
soltanto sviluppando le proprie facoltà sovrumane, i propri poteri occulti,
tutti sintetizzati nei sommi contenuti della telepatia cosmica.
Ecco
la ragione per cui, dopo che il neofita avrà localizzato l'atmosfera occulta di
energie da cui fu spinto, con prepotenza, sino a quel momento, dovrà scoprire e
investigare le leggi del piano eterico, che conducono le medesime energie; ma
dovrà, anche, proseguire, lungo la Strada Centrale dei piani eterici,
collegandosi con le Pietre Miliari che ne rappresentano la caratura indefettibile
e la Cittadinanza Sovrumana: la Gerarchia Bianca.
In
tutta onestà, noi chiediamo al lettore: come ha potuto e come può la massa
dell'umanità, attraverso il disordine delle sue tendenze ignoranti, attraverso
i suoi istinti primordiali, attraverso le sue incongruenze notorie essere, non
soltanto sopravvissuta, ma aver raggiunto un senso di discreta civiltà, che non
si distacca, comunque, dall'ampia promessa di conquiste sublimali, in tale
direzione? Per non parlare delle leggi di armonia e di bellezza, che esistono,
latenti, in tutti gli aspetti della natura che conosciamo?
Tralasciamo
di parlare dell'incommensurabile Ordine Angelico che, nei piani della natura, è
l'anima di ogni regno involuto e non solo ne dirige le evoluzioni, ma,
addirittura, le determina. Occupiamoci del regno umano. Nella sua totalità, e
lo abbiamo già spiegato, esso è plasmato dall'intervento diretto dei tre Grandi
Signori di Raggio; ma, negli indici di spiccato valore singolo, per quanto
riguarda le maggiori scoperte e le determinate rivelazioni che si allacciano al
bene della comunità, esso è guidato da una particolar metodologia, chiamata:
delle Impressioni Superiori.
Il Piano Evolutivo deve avere il suo corso. A ciò provvedono i Signori del
Karma, incarnandosi nei rappresentanti della Gerarchia Bianca. Ai Suoi Occhi,
la massa dell'umanità appare un tutto omogeneo; qui e là, degli sprazzi di luce
rivelano l'esistenza di anime altamente qualificate e superiori, di gran lunga,
alla data evoluzione. Sono i geni, i grandi pensatori, i meravigliosi mistici.
Non importa a quale linea qualitativa essi attingano. Il matematico, l'artista,
il santo, il filantropo sono tutti aspetti di una Luce Divina che brilla,
Unica, per ognuno.
Anche
in questo caso, la legge dei Raggi, la legge di simiglianza di natura tra
Maestro e discepolo prevale. Un Maestro di secondo Raggio, ad esempio,
ispirerà, principalmente, un super-sviluppato della specie umana di secondo
Raggio; un Maestro di primo, si occuperà di uomini di primo Raggio. E così via.
Ed allora, unendo strettamente la Sua natura sublimale, a quel fiore umano che
si protende verso i vertici delle alte cime dell'Essere, tramite il palpito
unificatore della telepatia, ne farà scivolare sui petali la rugiada di una
nuova rivelazione. E il mondo si sarà arricchito di una scoperta, di un
successivo avanzamento, che, gradualmente, ne cambieranno le sorti. Guardiamoci
un po' attorno: l'attuale stato civile in cui ci troviamo si rapprende e gira,
unicamente, sul pernio di poche scoperte, fatte da pochi individui. La radio,
la televisione, il sistema motorio automatico, l'applicazione delle leggi
dell'atomo. Indiscutibilmente, ogni scopritore è venuto in contatto con la
Mente di un Grande Maestro che ha rivelato, in maniera impersonale, l'esistenza
di una legge sconosciuta, sino ad allora. Da poco la scienza adopera il metodo
del gruppo di studiosi.
A
tal punto, lo studente potrà chiedersi: ma, dove esiste il valore della
scoperta originale; dove, il genio; dove, la bravura e la capacità dell'uomo?
Noi rispondiamo, sottolineando che l'Idea non appartiene a nessuno; Essa
affiora, spontaneamente, dall'Increazione. Essa non appartiene, né al Maestro,
né al discepolo, che ne costituiscono le due parti combacianti.
Il
piano evolutivo si matura. La civiltà procede e si sviluppa, tramite, da una
parte, la consapevole "Impressione"
di Menti Superiori, maestre nell'arte della telepatia planetaria; dall'altra,
tramite l'inconscio adattamento dell'umanità a simili indefettibili e voluti
suggerimenti.
La
medesima Gerarchia non prevedeva, come dice uno dei Maestri, che l'uomo sarebbe
divenuto in breve tempo, nella totalità, un apparecchio così sensibile alle
impressioni superiori. L'aiuto psicologico, per non parlare di quello magico,
dato alla sua sensitività, lo vediamo, ovunque, nella rete di contatti sociali
che egli adopera di costante. Il telefono, lo pone in condizioni istintive
tali, mentre parla ad una persona distante migliaia di chilometri, dal divenire
un recettivo telepatico; la televisione, gradualmente, ne addomestica la
coscienza superiore, facendogli comprendere che lo spazio è un'entità
illusoria; il cinema e le incisioni del compact disc gli dimostrano che
qualcosa di vivo e di fremente può durare nel tempo e perpetuarsi, identico,
non tenendo conto del solo presente. Ed è per tale ragione, e per tali acuite
possibilità, che la Gerarchia Bianca si è decisa a rivelare l'arte suprema
della telepatia, senza veli e nelle sue giuste leggi. Teniamo a dire, in ogni
caso, che la telepatia di cui trattiamo non ha nulla a che vedere, se non per
incidenze, con la telepatia, quale la conosce il profano.
Una
delle prime leggi che sorge, in questione, è la legge della comunità mentale, o, di gruppo. Dieci persone,
riunite assieme e ordinate, secondo una naturale ritmica di valori interiori,
di capacità e di frequenze d'onda riescono a portare, in giusta consistenza
plastica, l'Idea, da un piano superiore rarefatto, nel piano della materia. Una
persona sola ne è, sovente, incapace. Non si tratta di negare la possibilità
singola alla telepatia. Ma, solamente, di affermare che molteplici elementi
intervengono, quand'anche il singolo ne sia inconsapevole, a rendere manifesta
la sua potenza telepatica.
La
Gerarchia, quindi, ha dettato le regole a che vengano creati dei gruppi, in
ogni parte del globo, capaci, sia di ricevere le impressioni, che di
proiettarle.
Ed
ora facciamo un passo indietro, e studiamo, in breve, il fenomeno della
mistica, quale fu prodotto dalle masse, in passato. In primo luogo, è
indiscutibile che l'uomo abbia sempre avuto in lui la percezione imponderabile
di qualche cosa di Assoluto, che sfuggiva al dominio dei suoi sensi naturali.
Lo chiamò Dio. E a noi non interessa tale vocabolo, quanto le trasformazioni e
l'istintiva vibrazione di animo che l'uomo produceva in lui, mentre lo
pronunciava. Di solito, i termini: mio
Signore, Dio, Cristo, sono pronunciati in senso di assoluta passività,
pervasa da una completa sottomissione ad una Entità Invisibile, ma, nella cui
Natura, vengono proiettate tutte le capacità qualitative e tutto il dominio
sulla vita di cui ci si possa rendere conto. Questa, è la forma più originale e
più semplice di recettività telepatica; ove, chi riceve, tenendo conto delle
sue strutture evolutive, si pone in uno stato privo di inibizioni o di
resistenze, fremente, nella maggior parte dei casi parossistico.
Appunto
di simile disposizione naturale al superiore tennero conto tutte le Grandi
Guide dell'umanità, quando vennero sulla Terra per collaborare al Piano. E loro
scopo fu di unire tali e tante particelle frementi in un unico fascio omogeneo,
moltiplicandone la capacità recettiva (grazie
alla legge di gruppo), col dare dei determinati cerimoniali, e
l'assicurazione del loro intervento futuro, anche se invisibile, negli stessi
cerimoniali. Ed assistiamo alla massa che supplica Iddio, fusa in un magico
coesistere di richieste, nei templi indù, nelle chiese cristiane, attorno ai
minareti arabi, e così via. La Gerarchia risponde agli accorati richiami ed è quanto mai vero
che Dio, anche se in minima parte nei riguardi di coloro che non hanno
sviluppato il potenziale ricettivo, combacia con le anime dei partecipanti alle
numerose liturgie.
La
conoscenza delle leggi esoteriche, l'affinamento delle grossolane corteccie
emotive, intellettive dell'uomo, la conoscenza dei veri aspetti del Dio
sconosciuto alle masse (cioè, della struttura gerarchica della Fratellanza
Bianca) hanno contribuito, gradualmente, alla nascita di ordini iniziatici: il
rituale segreto dell'antico Egitto, l'esistenza dei gruppi teosofici, l'ordine
dei Rosa Croce, ecc.. Qui, avvalendosi dell'uso di mantrams, o parole di potere, della percezione degli
Obiettivi a cui rivolgere il proprio filo telepatico, dell'ancoramento
interiore con alcuni Maestri, di cui si intuiva l'arcano e suggestivo potere,
fu permessa, addirittura, una miracolistica, non concessa alla massa liturgica
comune.
Non
solo, ora, i tempi sono maturi a che l'uomo si riunisca in gruppi iniziatici, consapevole
di ciò che fa, e senza più ragione di celarsi alla massa; gruppi recettivi e
telepatici all'influsso dei grandi Guardiani della Soglia, ma, addirittura,
vengono date delle regole affinché egli riesca ad impressionare, a sua volta.
Non
dimentichiamoci che la Gerarchia stessa fa quanto l'uomo compie nei suoi
riguardi, verso Porti Extracosmici, al di là della normale portata comprensiva
dell'essere.
Possiamo
dividere il nucleo delle coscienze, divine o meno, del nostro Globo, in tre
parti: Shamballa, la Gerarchia Bianca,
l'Umanità. Tre strumenti mirabili di recezione e proiezione telepatica.
Brevemente, accenniamo alla metodologia in atto, vibrante in seno ad essi.
SHAMBALLA
Le
impressioni Le provengono da punti estranei al nostro sistema solare, e dall'interno
di esso. La prima fluisce continuamente da Sirio,
di cui la nostra Gerarchia è prosecuzione diretta. La seconda, dalle dodici zone magnetiche dello Zodiaco.
La terza, da Venere, Sorella Sublime
del nostro Globo. La quarta, dal triangolo composto dal nostro stesso Logos Planetario, dal Logos di Venere, dal Logos di
Mercurio.
LA GERARCHIA
Essa
riceve le impressioni, che poi si traducono nel naturale e spontaneo ritmo di
vita organizzata che si rivela attraverso ogni suo atto, da:
a) il più rarefatto gruppo karmico di Shamballa, unificato alla volontà del nostro
Re del Mondo;
b) l'azione diretta di congiungimento divino a
Shamballa, di Gotamo Buddha;
c) l'oculato inserimento, nelle sue strutture, da
parte di Grandi Esseri chiamati Nirmanakaya,
del vibrare sottile di quella energia onnipossente, che, simbolicamente, è
chiamata il Piano;
d) i momenti di fruttifera e silente azione
occulta, rappresentati da ogni plenilunio
mensile.
L'UMANITÀ
A
differenza delle due precedenti zone di coscienza iniziatica, l'umanità non è
ancora, in genere, capace di impressionare.
Essa
riceve, solamente, le impressioni. Tramite lo studio e l'acquisizione dei
poteri occulti necessari, essa potrà farlo. Ma, allora, andrà a partecipare
della vita Gerarchica e di Shamballa. Su di essa influiscono i poteri diretti
della Gerarchia. Ed abbiamo visto che condizionano ogni frammento evolutivo che
germoglia lungo i tempi. Quindi, la Gerarchia, come gruppo omogeneo, impressiona l'umanità; i Maestri sono il secondo nucleo di impressioni; e, anello di
congiungimento immediato, tra i discepoli di alto grado iniziatico e il resto
del mondo, è il Gruppo di Servitori Mondiali, di cui accennammo in altra
parte.
L'uomo,
può, dunque, risalire la corrente e, con la massima comprensione del problema,
entrare nel Gruppo dei Servitori Mondiali, oggi esistente nel mondo, nelle più
disparate zone di attività superiori del medesimo, coscienti o incoscienti
dell'esserlo; così, egli può agganciarsi, in modo definitivo ed eterno, alla
Gerarchia Bianca. L'unico modo per poterlo fare è quello telepatico. Ci
troviamo, dunque, ben distanti dalla convinzione comune che l'uomo aveva in
passato e, spesso, ha, tuttora, di entrare in contatto con i sacri Maestri
dell'arcano, abbandonando famiglia e tutto il resto, travalicando montagne
inaccessibili, indiane, tibetane e cinesi, per poter conoscere, di persona, i
Medesimi. Con la telepatia (quella magistrale e non quella sostenuta da un
cerebro nervoso, ansimante, disarmonico) l'uomo può unificarsi alla volontà del
suo Maestro di Raggio, pur continuando a lavorare nel pubblico impiego che
occupa, pur continuando a compiere la sua parte di uomo civile; e continuando a
dare a Cesare quel che è di Cesare..
Vale,
qui, affermare che non soltanto il nostro corpo eterico denso possiede e
postula le sue funzioni esperimentative sui chakras; anche gli altri organismi
invisibili li posseggono. Ma, i punti occulti degli organismi invisibili sono
praticamente inutili, fino a quando non vengono resi funzionali quelli del
corpo eterico. La chiaroveggenza, la preveggenza, e tutti i fenomeni di
materializzazione, avvengono quando le leve degli organismi invisibili
dell'uomo sono inserite nella sua struttura eterica, tramite l'unificazione con
i relativi chakras eterici.
Lungo
tutto il percorso reincarnativo, dunque, la Monade si trova, assopita e priva
di poteri divini, immersa nei tre mondi. E le forze galvanizzatrici dei piani
Eterico-Cosmici, per il peso gravitazionale planetario, si baricentrano nei
chakras sotto il diaframma. L'umanità, in proposito, è stata autorevolmente
divisa in tre parti. V'è un tipo di uomini e donne che traggono ogni risorsa
dalle loro linfe vitali, enucleate nel
chakra sacrale e che, a malapena, raggiungono il plesso solare. Un altro
genere di umanità dipende, in ogni anelito vitale, dall'accentramento di forze
istintive che, in massima parte, si annidano nel plesso solare e lambiscono il
chakra del cuore. Un folto gruppo di esseri, (ma, ciò nondimeno, una stretta
minoranza, in paragone al rimanente), vive sul vibrare delle forze che
alimentano, principalmente e preferibilmente, i centri, dal cuore in su. E, in
tal caso, già ci troviamo nel campo prossimo agli iniziati. Si tratta,
per lo studente intuitivo, di non fare a meno di riconoscere nei tre aspetti di
umanità, le tracce evidenti di tre razze, nell'unica loro sintesi: la
Lemuriana, l'Atlantidea, l'Ariana.
Cosa
comportano tali energie, baricentrate solo nel centro sacrale, o, nel plesso
solare, o, nei centri attinenti alla testa?
Nelle
lezioni precedenti abbiamo parlato della qualità di ognuno dei Sette Raggi. E,
ad esempio, abbiamo detto che il quarto Raggio è il Raggio che dona la capacità
di racchiudere, in formula matematica e geometrica, e in circoli chiusi, la
bellezza, latente in ogni cosa. Esso è il Raggio dell'artista. Ben cruda ed
amara maniera di parlare del quarto Raggio. Per diffonderci, compiutamente,
sulle sue qualità, infatti, avremmo dovuto esporre tutte le forme artistiche
che esistono nel cosmo, conosciute e sconosciute! Lo stesso avviene quando noi
ci accingiamo a trattare delle facoltà di ogni chakra, che, come sapete, sono
l'affiorare, nel tempo e nello spazio, del determinato Raggio che rappresentano.
Ci dobbiamo limitare a crudeli sintesi; esortiamo, allora, lo studente a non
volere strettamente allacciarsi ad esse, poiché le medesime costituiscono una
lama a doppio taglio. Sono utili, se considerate per quel che valgono: cioè,
delle pure linee indicatrici; divengono, addirittura, deleterie, se considerate
fini a sè stesse e senza possibilità di sviluppi ulteriori.
Il
fatto che l'umanità sia divisa in tre grandi zone: il lemuriano, o, l'uomo
dedito alla trasformazione pura e semplice dei soli istinti sessuali e di forza
fisica, con le linfe promotrici dell'essere, postulate nel centro sacrale;
l'atlantideo, o, l'emotivo alla ricerca di sensazioni più vaste, ma, tutte
facenti capo al proprio egotismo centrale, amante del lusso e della comodità,
dipendente da un plesso solare altamente sviluppato; o, facendo un balzo
avanti, l'ariano, più o meno intellettuale, vincolato e prigioniero del proprio
razionalismo, oppure radioso d'un intelletto, che è sfociato e si è trasmutato
nell'intuizione pura e iniziatica; ebbene, ciò, ai fini della telepatia, divide
l'argomento in altrettanti tre tipi di telepatia: l'istintiva, l'animica e la spirituale.
Cominciamo
con la prima. Molti scienziati si sono domandati per quale ragione le ondate
migratorie dei volatili seguissero sempre, nel tempo e nello spazio, i medesimi
obiettivi. Oppure, per quale ragione i cani fossero capaci di rintracciare,
senza alcuna causa che collaborasse con il loro olfatto, un essere umano, a
loro caro, allontanatosi centinaia di chilometri. Oppure, perché bastasse, da
parte di qualche fiera, madre di una nidiata di cuccioli, un solo sguardo, in
direzione del piccolo, andato a giocherellare dieci, o, quindici metri oltre il
limitato, e tutto intento ai suoi ruzzoloni, per fargli rizzare le orecchie,
volgere il capo, e tornare indietro, lentamente. Tutte forme, codeste, di telepatia istintiva, proveniente dal plesso
solare. Difatti, gli esoterici sanno che l'animale agisce, non già
attraverso il suo cervello, nei coordinamenti d'atto, ma, attraverso il plesso
solare.
Nel
caso umano, questa telepatia la si riscontra lì dove un tenace affetto
istintivo lega due elementi della razza; che siano tutti e due compartecipi nel
sentimento, o, che uno solo di essi lo esprima. Una madre, che avvisa un certo
pericolo in cui il figlio si trova in un dato momento. Ed allora si scuote
bruscamente ed entra in stato di agitazione. Un innamorato respinto, il quale,
di continuo, assilli, con ogni sorta di linee psichiche invisibili, la povera
fanciulla, che se ne sente ossessionata quotidianamente, senza un contatto
diretto. Telepatia istintiva è, anche, quella di massa. Mille persone,
eccitate, gomito a gomito, da discorsi di leaders, in pubblici comizi, le
quali, in un graduale crescendo, prorompono in ovazioni e in prese di posizione
emotive, che non avrebbero raggiunto senza tale fusione telepatica. È il caso,
purtroppo, dei linciaggi; è il caso di quelle povere immature, che si strappano
le vesti e cadono in delirio, davanti ad un gruppo di, più o meno, altri
stupidi, o, troppo furbi, suonatori di una determinata musica. È il caso delle
cosiddette "sedute di risveglio
religioso", in cui delle anime infantili, in preda ad una crescente
paranoia psichica, dopo il canto di alcuni salmi, si contorcono e urlano, a
decine, per terra, chiedendo pietà al loro Dio, e che li tolga dalla fragile
condizione umana in cui si trovano... Sempre, agisce il plesso solare, unione
diretta con il mondo astrale. Ed ogni movimento, in simile direzione,
arricchisce tale mondo dell'annebbiamento emozionale, di soporifere altre
energie intangibili; ma, pronte ad ingoiare qualsiasi anima che si sintonizzi
con esse, per similitudine di natura.
Lo
sgradevole, comunque, è passato. Poiché giungiamo alla telepatia d'animo, dopo
aver tralasciato quella della personalità, più o meno sviluppata. I risultati a
cui giunge la telepatia d'animo sono, per lo più, positivi. Difatti, essa nasce
dal ritmo imposto all'intero organico dell'uomo, dal chakra del cuore. Si tratta della telepatia di gruppo.
Colui che la pratica è portato a far suoi i sentimenti dell'altro, per quanto
tenui gli vibrino alla portata. Un sublime esempio di questo tipo di telepatia,
lo abbiamo da parte del Cristo, nella comprensione cosmica di ogni singolo
fatto, che costituisce la panoramica della realtà solare. Va detto che, nei
casi in cui tale telepatia divenga nociva, noi ci troviamo di fronte ai gruppi di delitto (camorra, ndrangheta, ecc..).
Pur essendo, questi gruppi, riuniti in una consonanza effettiva d'animo, poiché
mancano di morale e di princìpi, le loro possibilità si volgono verso conquiste
inferiori. Da qui, la necessità di uno stretto collegamento tra pensiero
illuminato e cuore.
Il
terzo tipo di telepatia è quello definitivo.
La telepatia mentale-spirituale.
Di questa
tratteremo, nella prossima lezione.
Abbiamo
elencato i chakras, ma, sempre, senza parlarne singolarmente, per il fatto che
eravamo intenti a rivelare i fattori cosmici ai quali ci inseriscono, di costante.
Teniamo, ora, presente che i chakras, a differenza della statica funzione di
ogni arto biologico e tangibile del fisico, si qualificano perché palpitano di
una nota, o, natura sconosciuta al mondo materiale: la quarta
dimensione. Ogni chakra è collegato, naturalmente, a tutte le parti
dell'universo; il chiaroveggente, difatti, non porta il chakra verso l'oggetto
eterico denso, o, eterico-cosmico che vuole raggiungere. Egli lo vede riflesso
in quel chakra, ovunque l'oggetto si trovi; lì, ove il tempo e lo spazio sono
aboliti. E, ad un più attento esame, la immagine dell'entità contemplata e
rispecchiata nel chakra, si rivelerà, non già per un fantasma, ma per l'entità
stessa.
Però,
ogni chakra ha delle funzioni soggettive, che è necessario comprendere, per
potersi avvalere delle sue specifiche possibilità.
Nel
descrivere i chakras dell'essere umano, noi faremo conto di osservarli nel
corpo eterico di un uomo sviluppato spiritualmente e che li abbia tutti
funzionali. Il chiaroveggente, difatti, dove un Adepto ha, per chakras, dei
soli, rutilanti di splendore e di colore, vede, in un uomo sottosviluppato, dei
grigi bottoni larghi, di materia eterica torbida, senza alcun balenìo
manifesto, e con una luce potenziale appena accennata.
Il
chakra è, anzitutto, un innesto di due tipi di forze: quella planetaria e
quella umana. Ecco, i due bracci della croce; ecco, il Cristo e l'uomo.
Esistono settantasette chakras in tutto il corpo eterico: hanno un'apparenza
sferica. Sette sono i maggiori: quattro, lungo la spina dorsale; tre,
riguardano la testa. Ed i Maestri danno molta importanza al fatto che il
discepolo afferri, alla radice, le loro funzioni. Nè, presumiamo che esso possa
farlo di primo acchitto. La strada, in ogni modo, è tale, quale gliela stiamo
indicando.
Il
chakra è composto dal coesistere di varie linee magnetiche:
a) Il Punto;
b) il Triangolo;
c) le Linee Irradianti;
d) la Sfera di Incidenza.
Incapsulato
in ogni chakra, come perla nello scrigno, v'è il Punto Centrale, che dissemina le indescrivibili potenze
della Monade; il Punto Centrale è racchiuso in un triangolo: tre linee di forza, che riflettono il colore, la
natura, il potere del raggio monadico, di quello del corpo causale e di quello
della personalità. S'ergono, in direzione quadrimensionale, dalla presente
tetraktis magica, i cosiddetti petali
del chakra. Cioè, le singole irradiazioni, diverse per ogni chakra, e che sono
proprio le linee di forza che il discepolo deve imparare a trattare a dirigere,
nel suo lavoro di mago bianco. Simile divino armonicum si assomma nel circolo che ne
rappresenta la zona di confluenza e la sintesi radicale.
Il
gioiello monadico, risiede, manifesto a chi lo sappia localizzare, nel chakra alla sommità del capo. E si
riflette in quello posto fra gli occhi ed in quello della gola. La sua visione
è più labile negli altri.
Il chakra alla base della spina dorsale ha
quattro petali, o linee di forza, ed è di color arancione.
Il chakra lombare ha sei petali.
Il chakra, detto plesso solare, ha dieci
petali ed il suo colore dà sul verde, con deviatura verso il rosa.
Il chakra cardiaco ha dodici petali ed il
suo colore è di un giallo intenso.
Il chakra della gola ha sedici petali ed
il suo colore è turchino-bleu, con riflessi argentei.
Il chakra ajna, posto tra gli occhi,
riunisce, in una sintesi sostanziale, la personalità dell'uomo; dove la natura
inferiore si collega alla superiore. È curioso, infatti, constatare, che i
petali sono novantasei, cioè il doppio della somma dei precedenti cinque. Le
totalità di colore si raffinano altamente, e, qui, sono rosa-giallo,
bleu-splendido.
Il chakra brahmarandra, alla sommità del
capo, ha mille petali ed è rappresentato, simbolicamente, nelle statue del
Buddha, dal misterioso vestimento lenticolare al capo, che quasi tutte portano.
È composto da due elementi: una zona interna ed una esterna. La zona interna
(la Luce nella Luce) è bianco-gialla. La esterna, di un indescrivibile balenìo
di colori. La zona interna è il riflesso, sul cerebro eterico, del chakra del
cuore. Nell'ultima rivelazione, si trova un accenno alla magìa del numero
sette. Il numero sette, pur costituendo il ripetersi eterno di un medesimo
eterno ritmo, lo vediamo, sempre, inguainato nell'otto. "Colui che non si
deve nominare" è un Raggio Cosmico; ma si manifesta attraverso sette
sistemi solari. Il nostro Logos Solare è un unico Logos, ma si manifesta
attraverso sette Logoi Planetari. Il nostro Logos Planetario è un unico Logos
ma si manifesta attraverso i sette Kumara. In tutti i casi emerge il numero
otto. Sta di fatto, però, che noi, i sette chakras, sia dell'uomo, che del
Logos Planetario, che del Logos Solare, che del Logos Cosmico li possiamo
analizzare e circoscrivere esattamente. Mentre, quando arriviamo all'ultimo di
essi, a quello del capo, vediamo che l'unità si risolve in un nuovo dualismo. E
diciamo, quindi, che il chakra interiore (ed ultimo dei sette), alla sommità
del capo, si ricongiunge all'ottavo, che ne costituisce la sfera circostante,
con cui fa blocco unico. Ed è così che l'otto continua ad essere sette, che il
finito si tramuta in infinito, che si compie la catarsi di Brahman, il quale
resta Brahman, pur divenendo Parabrahaman.
È,
comunque, al centro brahmarandra che si focalizzano tutte le attenzioni delle
Guide dell'umanità. Viene detto, difatti, di continuo, ai discepoli: "Vivete nella testa". Con
ciò, simbolicamente, esortando l'uomo a postularsi alla vetta delle sue
sensazioni fisio-psicologiche, per giungere al contatto monadico. Contatto che
scaturisce solo da tale chakra.
L'insieme
d'incidenza delle rispettive circonferenze dei sette chakra determina un'entità
energetica, chiamata l'aura dell'individuo.
È l'irradiazione combinata dei gradi evolutivi dei suoi chakras che dà la nota
occulta all'individuo, in seno ai valori invisibili dell'umanità. Noi
continuiamo a riferirci all'ideale individuo che abbia risvegliato
armoniosamente tutti i sette punti nevralgici eterici. Tale aura avrà, allora,
acquistato un incredibile potenza, silenziosa e suggestiva. Senza parlare del
fatto che costui, appunto perché essi lo collegano ai Sette Signori del Mondo,
al Logos Planetario, e, più su ancora, alle Sfere Celesti, possiederà la
padronanza del costante colloquio con i Poteri Divini dell'Essere, confermiamo
che egli potrà dirigere le sue forze risvegliate, ovunque lo voglia e con tutto
il successo che desidera. Convergerà le linee magnetiche dei chakras, o,
petali, in determinate note posizioni e in determinate direzioni; le
unificherà, ritmicamente, in un blocco unico; le vedrà trasformarsi nei poteri
angelici che presiedono alla loro struttura, e oltre..... Ma, possiederà
un'aura, meravigliosa conchiglia, da cui sfavillerà la luce della perla della
Gerarchia Bianca, in ogni atto quotidiano che compie.
Consideriamo,
adesso, la naturale predisposizione che l'uomo ha, nei contatti con il mondo
delle idee. Esiste, come è riferito da Patanjali, nelle sue lezioni di Yoga, "la nuvola delle cose
intellegibili", (quella che è stata chiamata il Piano Divino,
da un altro Maestro), che, dalle vette del supremo ordine celeste, lambisce, di
continuo, il terreno spirituale dell'uomo. Il problema è di entrare in contatto
con essa e di tradurla in espressione. Vi sono vari metodi graduali per farlo. Aspirazione, concentrazione, meditazione,
illuminazione; e l'ispirazione avviene. Spesso, il discepolo si incapriccia
a volere che il Maestro intavoli con lui un discorso più diretto, sulla natura
di simili processi occulti, che, per lo più, sfuggono all'analisi della
coscienza ordinaria. Cosa che il Maestro non può fare, semplicemente perché
soltanto la maturità individuale ci può permettere di comprendere cosa siano i
piani superiori, troppo spesso confusi e scambiati con qualcosa, pur se
radiante, di statico e incombente. Cogliamo, adesso, l'occasione, per suggerire
al discepolo, se egli cade in preda a tale tipo d'illusione, di volgere altrove
lo sguardo. Non solo i Maestri hanno cessato di occuparsi personalmente
dell'evoluzione singola dei discepoli; ma, desiderano collaboratori, capaci ed
esperti. Tutto ciò che di teorico poteva essere rivelato all'uomo, sulla magìa
creatrice, è stato rivelato. Il resto è questione di intuizione personale. Solo
quando il discepolo è diventato un collaboratore capace ed efficiente, il
Maestro si fonde con lui, in una consapevole unità d'azione e continuità di
presenza.
Comunque,
costretti come siamo a parlare per simboli, torniamo a rappresentarci "la
nube di cose intellegibili", quale lago inesauribile di sostanza
archetipica, che alimenta e continua a far crescere il fiore della civiltà. I
Portatori dell'acqua divina, sono i Maestri che, con la borraccia del loro
sapere e del loro potere, raccolgono, da una parte, il liquore vitale, e,
dall'altra, innaffiano, con esso, tramite la telepatia planetaria, le menti
degli uomini, accelerandone il processo evolutivo. All'uomo, ciò appare come un
rivelarsi di improvvise intuizioni, come un impulso a nuove mète... Si tratta,
non solo di accettare il fatto ed abituarsi a lui; ma, di aiutare il desiderio
che i Maestri hanno di unirsi al genere umano, con l'apprendere l'arte della ricezione e della impressione. I Maestri non
si trovano lì, o, qui. I Maestri si trovano latenti, nell'ovunque. E cade
ben a proposito tornare a sottolineare le capacità che un Maestro possiede. La
quinta iniziazione Gli ha dato il dominio su tutti i tre mondi. Il che
significa libertà da essi; ma, anche, un completo incatenamento ad ogni più
rarefatta particola dei medesimi: dagli elementi singoli che li compongono,
alla loro vasta panoramica generale.
L'uomo
non è ancora capace di vivere, unificato al silenzio della Parola Divina
Informale, che palpita in seno alla "nube delle cose intellegibili".
La vibrazione rarefatta, composta dai mille segmenti energetici del suo chakra
alla sommità del capo, per forza di cose, è immersa, continuamente, in tanto
mondo archetipico. Ma, l'atmosfera è troppo alta perché le parole possano
descriverla. L'uomo si trova costretto, tramite l'articolazione occulta del suo
Io, a dare una veste a ciò che veste non ha e che è il puro Essere. Ivi, regna,
sovrana, la Monade. E la Monade è: "VOLONTÀ
DI ESSERE". Ecco la ragione per cui il chakra alla sommità del capo è
stato chiamato il chakra della volontà, e soltanto la volontà risvegliata e
cosciente può compiere la magica incisione che ne liberi il fuoco ardente. Quando
l'uomo, prima pigramente, poi, in maniera più precisa e sempre più precisa,
inizia a portare giù la semenza d'oro delle astrazioni pure che riceve dalla
Monade, a cui si è unito, alla quarta iniziazione, distruggendo il suo corpo
causale e acquistando la completa padronanza del chakra brahmarandra, egli è
costretto a prendere la strada del chakra ajna, posto tra le due sopracciglia.
È tale chakra che plasma il materiale luminoso, ne estrae il messaggio
contenuto, e lo inquadra in una forma intellettuale, comprensibile all'umanità.
Ma, la forma-pensiero non è ancora pronta per venire manipolata e tradotta in
atto. Il Primo Raggio, dal Piano Adi, o Piano di fuoco (primo dei sette Piani
Superiori) ha dato un pezzetto incandescente della lava che costituisce il suo
Sé; il Secondo Raggio ha tradotto e preparato il campo d'azione alla lava,
raffreddandola; il Terzo Raggio, o, dell'adattamento e della manipolazione,
risiedente nel chakra della gola, lo trasforma in argilla, emana il verbo e
l'uomo divino prende costrutto, nato dalla terra. Ecco la strada
dell'inserimento, nell'uomo, da parte dell'Idea. Essa è una rappresentazione,
non solo simbolica, ma, anche, di fenomeni magici e di metodi occulti, del
tutto realistici. In ciò, ritroviamo il potere del Verbo e della Parola. In
ciò, ripetiamo la creazione originale. In ciò, constatiamo come l'uomo possa
rinnovare tale principio, da solo.
E
rintracciamo il monismo primordiale, che si risolve in un dualismo successivo: impressione e ricezione.
Tutti
i chiaroveggenti, nell'osservare un uomo in atteggiamento cogitabondo, ne hanno
visto le idee: sono entrati in contatto con le energie sottili che egli
trattava inconsciamente. E tutti sono rimasti d'accordo nel dire che ciò che
veniva pensato da quell'uomo essi lo vedevano "galleggiare", in linee armoniose, o, confuse, a seconda della
potenza del pensatore, a pochi centimetri davanti ai suoi occhi. Fate una
prova. Sceglietevi una rappresentazione mentale di qualche esperienza, da voi
vissuta, e che, tuttora, continui ad interessarvi, vitalmente. Diciamo:
"che continui ad interessarvi, vitalmente", perché è necessario che,
per avere una potenza efficace, il pensiero vibri secondo una tonalità forte.
Rappresentatevi l'esperienza, mentalmente, fino a fissare un solo particolare.
Sarà una mano, saranno le rotaie di un tram, sarà il candelabro di una chiesa;
non importa cosa. Voi sentirete, distintamente, che tale piccola figurina,
partorita dal vostro immaginare, vi vellicherà la fronte, a pochi centimetri
davanti agli occhi, sostenuta dal chakra ajna. Ricordatevi, è molto difficile
saper pensare egregiamente. È, anche, pericoloso intraprendere degli
esperimenti telepatici, nella direzione sbagliata e senza dei graduali
allenamenti e con una saggia previsione degli ostacoli a cui si vada incontro.
Quando l'uomo intensifica la sua tonalità magnetica, poiché, purtroppo, si
trova a dover superare delle barriere di forze stagnanti, sia in lui, che fuori
di lui, e poiché, anche, non ha la volontà necessaria a spazzar via ogni
impedimento energetico che gli viene dall'atmosfera celata del nostro globo,
potranno succedergli vari inconvenienti. Se noi sfreghiamo un pezzetto di
ambra, esso si elettrizzerà ed attrarrà dei corpuscoli di polvere, che ne
appanneranno la levigatezza. Se noi tuffiamo in una scatola di limatura di
ferro una calamita, essa resterà appesantita da una considerevole quantità di
ferro. Lo stesso accadrà all'uomo, che inizia la telepatia. Indiscutibilmente,
gli sforzi che egli compie per il suo desiderio di aumentare il potenziale
magnetico lo elettrizzano e, prima o poi, senza le debite precauzioni, egli si
troverà circondato da una massa vibrante di corpuscoli energetici, che
ammanteranno la sua natura ancora impura, rendendo argilloso il terreno su cui
cammina. Ecco perché i Maestri insistono molto che, prima di addentrarsi in
esperienze di carattere occulto, il discepolo purifichi i propri moventi e la
propria natura. V'è, poi, ancora, un altro inconveniente, per chi comincia a
praticare l'arte della telepatia. La sua debolezza psichica. Esistono pochi
individui che riescano a forare la placenta di forze in cui si trovano
tutelati, o quelle della loro aura, e a toccare un'altra aura: l'aura, cioè,
con cui vogliono entrare in contatto. Ciò fa sì che gli incauti, credendo di
procedere con successo sulla strada della telepatia, gonfino di
sostanze-pensiero, sempre rinnovate, simile a un palloncino colorato, la loro
aura. E raggiungano gli stessi insuccessi di cui abbiamo parlato poco fa. Uno
dei Maestri afferma che, tra coloro i quali, al giorno d'oggi, si dicono
telepatici, o, medium, il novanta per cento cade nell'illusione piena. Essi
manipolano e rimanipolano forme-pensiero, o, vibrazioni del loro subconscio,
attorno, e nella loro stessa zona astro-mentale. Mettono insieme, in una cecità
poco intelligente, dei messaggi, quasi tutti nello stesso tono; poi, affermano
che l'entità ha parlato, o, l'amico ha risposto, da una città distante. Per lo
più, si tratta di persone in buona fede; quindi, ancor più pericolose. Ma, lo
stesso Maestro, esorta, nel contempo, a rinnovare gli sforzi, e dice che la
Gerarchia ha bisogno di discepoli, i quali sappiano impressionare e siano
telepatici.
L'abitudine
a pensare rettamente, con precisione e con maturità, darà il sottostrato
necessario ad avere un pensiero efficace, per venire proiettato e per ricevere.
Solo adesso può risultare chiaro perché, con ampiezza di dettagli, abbiamo
parlato del maya lemurico, dell'annebbiamento atlantideo e dell'illusione
ariana: impedimenti energetici che devono essere conosciuti e
"sentiti" prima e durante l'atto telepatico.
I METODI
DELLA TELEPATIA
Si
è fatto un gran parlare, negli studi di esoterismo, della PACE, tanto che l'uomo pensa che essa esista, in qualche
angolo dell'universo, in maniera integrale. Con ciò, perdendo di vista il
messaggio dei Grandi Illuminati. Quello del ritmo, quello del Movimento Eterno,
quello del grande Respiro del Tutto. Un sottile senso di egoismo e di pigrizia
mentale viene, ogni volta, alimentato nel neofita, quando egli inserisce lo
sguardo verso la direzione della "Luce che è oltre"; pensa che, lì,
si metterà seduto, superiore alla problematica minuta dell'Essere, dimentico
del dolore e della sofferenza. Eppure, tali individui non hanno capito il
messaggio del Cristo, il Grande Dolente, l'Incessante Lavoratore. È un Dolore
Soggettivo, il Suo; un "Dolore di
identificazione", di natura così alta, da riuscire incomprensibile
alla massa.
Quale
pace, quindi, dovrà cercare l'uomo, prima di dedicarsi all'esercizio di una
proiezione, o, di una ricezione telepatica? La
pace dell'amore, la quale è un'attività così intensa, che non viene
percepita dal pigro occhio di chi non sappia amare. Lo Spirito, la cui natura è
amore, è stato paragonato, dagli indiani, ad una ruota che giri, su sè stessa,
ad incredibile velocità. I suoi raggi non sono visibili, e pare che,
addirittura, se ne stiano immobili. Questa, è la pace che occorre possedere,
mentre si applica la telepatia. Là, ove tutti i sensi mentali, spirituali,
eterici sono desti. Là, ove non esiste differenza tra soggetto ed oggetto; là,
ove l'uomo si riconosce chiaramente TUTTO IN TUTTO.
Egli
possiede un'idea. Egli sa che il sussurrìo delle linfe vitali, nel suo corpo
eterico, è la eco dei campi Eterico-Cosmici; la eco del Logos. Egli sa che egli
è uno con il Logos. Il chakra brahmarandra e l'ajna, già da tempo, hanno unito
le loro scintille vitali, e, tramite il matrimonio nei cieli, l'unificazione
tra il Cristo in lui, e l'uomo in lui, ha avuto luogo. Egli sa che, nella
quarta dimensione, non v'è separazione tra il soggetto e l'oggetto; tra di lui
e l'essere con cui vuole entrare in rapporto telepatico. Dal chakra
brahmarandra introduce l' idea nella zona magnetica del centro ajna, le dà consistenza
oggettiva e, tramite la parola, sussurrata leggermente, mette in funzione il
chakra della gola. La parola è l'involucro di quell'idea, la parola diviene
discorso telepatico. Il suono fa vibrare il corpo eterico, preludio al denso. Il Verbo si fa Carne. Chi ha orecchie per
udire ascolti.
Dall'altro
capo del filo, il ricevente terrà aperto, come un fiore, il centro posto tra le
sopracciglia, ed inerte quello alla sommità del capo: e, nitida, la vibrazione
si circoscriverà nell'ajna, la fusione avverrà, il messaggio sarà stato
accolto, la parola percepita. Questi rapporti, condurranno, in breve, ad
eliminarli completamente. L'uomo preesisterà alla manifestazione. E sarà, prima
di essere. Un Maestro afferma che è vicino il tempo beato in cui le parole, sia
mentali che materiali, verranno abolite. E chi può descrivere la sfera di
beatitudine, ove tutto è compiuto e il Fiore della Vita si erge, splendido e
maestoso, senza sostegni che lo reggano? Questa, è la mèta a cui deve giungere
ogni discepolo. Questo, il vertice del Sentiero.
Iniziamo
a trattare l'argomento, per un'unica ragione. Il neofita, o, anche, il
discepolo, o l'iniziato di grado inferiore, giunti al rispettivo ciclo nel
Sentiero, si trovano costretti a fermarsi, a perdere molto tempo, addirittura
ad arretrare, di fronte ad uno scoglio che, a tal punto, si erge davanti a
loro, con violenza davvero incredibile: il sesso.
E,
questo fenomeno, è comprensibile. Noi abbiamo imparato ad avere una visione
scientifica delle vibrazioni spirituali, sia che nascano nell'organismo umano,
sia che abbiano campo di manifestazione nella natura circostante lata. Ci siamo
resi conto che non è desiderabile per il discepolo penetrare, alla cieca, nello
Spazio Interiore, scosso ed eccitato da un determinato genere di emozioni
istintive, dette mistiche, o, emozionali. Abbiamo visto quanto sia necessario
localizzare ed archiviare, in un perfetto ordine mentale, ogni tipo di energia
che forma e costruisce il suo corpo eterico, fonte di tutti gli effetti nel
corrispondente organismo fisico. Conoscenze che sono estremamente necessarie al
discepolo, perché egli possa evitare i giri viziosi attorno all'entrata
principale del Tempio, e ne imbocchi, quanto prima, l'androne. Purtroppo, nelle
istruzioni esoteriche, simbolo e realtà si accavallano: attardarsi troppo nella
teorica, nel simbolo, paralizza l'afflusso della vita superiore. Vibrare
energicamente, in un realismo, che è ricchezza di linfe materialistiche,
allontana, sempre più, dal giusto cammino.
Nel
rivolgersi all'umanità presente, i Maestri tengono conto di vari problemi. V'è
il karma della stessa, costituito dalle linee ambientali, familiari, o,
sociali, in cui il singolo si trova circoscritto; vi sono i problemi di
carattere personale, con i quali l'Anima ha da fare. Sarebbe, per lo meno,
ingenuo e infantile che i Maestri pretendessero dall'uomo che venga loro
incontro, saturo e maturo, quanto saturi e maturi sono Essi. Il fatto contrasterebbe
con le stesse leggi della vita.
È
stato detto da fonte autorevole che, per ciò che riguarda l'umanità alla Soglia
del Sentiero, l'ostacolo più incomprensibile che si trova a sostenere è il
sesso. Sulle prime, ciò non costituisce un ostacolo, per gli immaturi e gli
involuti. Costoro sentono, in sè medesimi, il silente diritto a percorrere la
strada delle soddisfazioni fisiche, in quella direzione. Nella società, in
molti casi, è sinonimo di trionfo sociale il numero di rapporti erotici che
l'uomo riesce a segnare sul suo impulsivo carnet. O, da parte della donna,
l'intuizione spiccata dei vellichii naturali che trae dal maschio, procedendo
nelle strade, entrando nei salotti, intavolando discorsi.
L'istinto
che si trova alla radice di tante deformazioni vitali, or ora menzionate, non
ha colpa. Fino a quando è racchiuso in un corredo fisiologico sano,
equilibrato, completo, esso fa sentire la sua voce alla stessa maniera ed agli
stessi intervalli di tempo, facendo le debite proporzioni, di quel che la facciano
sentire la fame, la sete, il bisogno di respirare. Appena l'uomo inizia a
rasentare la volta delle atmosfere mentali, sia per il fatto che il retrostante
suo metro evolutivo è povero di incisioni numeriche, sia, anche, perché le
stesse atmosfere mentali lo inebriano ed eccitano, egli si trova a scomporre,
in modo confuso ed esclusivistico il diagramma delle forze erotiche che
possiede. Non dimentichiamoci mai che, per poter inquadrare compiutamente e
comprendere il fenomeno del sesso, occorre studiarlo alla luce delle sue vere
origini primordiali. E cade qui bene a proposito ripetere la frase di un
Adepto: "Il sesso va compreso e
risolto nella sfera del piano mentale".
Quindi,
è necessaria la conoscenza esoterica per compiere tale passo. Non è ragione dire:
"Questo fiore è una margherita". Ragione è dire perché questo fiore è una margherita.
Precedentemente,
abbiamo affermato che ogni sprazzo di movimento e di esistenze che affiora nel
mondo delle forme ha nascita nei piani Mentali Cosmici. Ecco, il segreto della
manifestazione. All'origine dei tempi, una lingua di Vita Ardente venne
proiettata, dalla lontana coscienza del Mentale Cosmico; si unì alla Stella
Sirio e andò a sigillarsi nel nucleo di vita planetaria terrestre, chiamato
Shamballa; da quel momento, si riflesse, nel pianeta, ogni serie di dualismo: è
dualismo l'asimmetria del corpo umano, ove una delle metà è sempre più grande
dell'altra; dualismo è l'albero, in rapporto alla frutta che produce; dualismo
è vita e morte; notte e giorno; cosciente e subcosciente; dualismo è uomo e
donna; dualismo è il loro atto sessuale. Compito dell'esoterismo, è, da una
parte, inserire nell'animo del discepolo, innanzitutto, la constatazione
trascendente della realtà dei piani sublimali dell'Essere, da cui ha nascita
tutto il corollario delle rimanenti esistenze; dall'altra, fondere in un
monismo sostanziale ogni dualismo che ne è nato; dall'altra, ancora, dimostrare
la purezza di tale monismo, quale unico binario su cui poggiavano,
incoscientemente, sino ad allora, i dualismi successivi.
Se
il discepolo non ha la certezza, quindi, che qualcosa di Cosmico - ma,
immanente ovunque - conduce, in modo inflessibile, tutto ciò che appare in
manifestazione, e, perciò, vi impone il sigillo della sua primordiale purezza,
in tutta sincerità gli consigliamo di lasciare, sino a quando non sarà più
maturo, il presente argomento. Manzoni scrisse: "Ovunque lo sguardo volga, Dio, io ti vedo". Abbiamo
usato una frase semplice, che, comunque, lega molto con quanto stiamo dicendo.
Un Adepto ha detto: "Se veramente nulla esiste, ove la luce dell'Assoluto
non risplenda esclusiva ed abbracci tutto in sè, anche il sesso non va
dimenticato da tale circolo".
Molti
discepoli, non appena si tocca tale concetto, ergono gli aculei come il riccio;
e fanno saltare, sulle mani, come una castagna che scotta, per tutta la durata
della discussione, lo stesso. Qui, notiamo le tracce di vari istinti, ma che si
riassommano in due principali: ignoranza e fanatismo. Il secondo è molto più
pericoloso della prima. Ed infesta i circoli cosiddetti spiritualisti, o,
esoterici, un po' dappertutto. Vediamo gli ordini monastici, vediamo varie
correnti popolane orientali, ecc.. A titolo di aneddoto, riportiamo il ricordo
di un episodio che venne filmato in uno dei tanti films-documentari sugli usi e
costumi dei popoli attuali. Venne intervistato un vecchio indiano (comunque,
esempio molto chiaro di numerosissimi altri tipi consimili esistenti), il quale
era considerato, dagli ignoranti locali, forse, un santone. Andava seminudo per
le strade, professando la sua strana natura. Unico indumento era uno speciale
arnese di ferro che, da decine di anni, egli si era imposto, e che, da decine
di anni, gli proibiva ogni funzione sessuale, alle quali attribuiva i mali
dell'umanità. Esempi limite, si capisce! Ma ogni esempio limite racchiude una
casistica allarmante di gradi intermedi.
Consideriamo
la ritenzione, o, inibizione sessuale che l'uomo si impone, come legge sovrana
negli ordini monastici, e, anche, lungo il Sentiero del discepolato; accettando
la dottrina della reincarnazione, per causale di ogni effetto attuale, noi ci
troviamo di fronte a individui, i quali, per l'abuso e l'eccesso fatto nelle
precedenti vite (e che, se continuato, in questa e in future, li porterebbe
all'ammenda karmica delle malattie sessuali), pongono un freno radicale, per
decisioni intermedie tra vita e vita, o, per illuminazione superiore, alle loro
abitudini.
Prima
di proseguire, ad ogni modo, vogliamo ben sottolineare un importante aspetto
della questione. Leggere le presenti note sul sesso, da noi scritte ad aiuto
morale dello studente, o, di chi voglia mettere un pò di luce nell'argomento
alla propria mente, non significa che si parli a favore, o, a sfavore di esso.
Non siamo fautori del sesso, nè a suo sfavore. Cerchiamo solo, dal nostro punto
di vista e dal punto di vista che la Gerarchia ha sul problema, di inserirci,
al solito, nella "nobile via di
mezzo". Non è, la nostra, una mancanza di originalità, quando, qui e
là, riportiamo delle frasi, o, dei punti di vista di qualche Adepto, a
convalida delle concezioni che esponiamo. Non ci vergogniamo di dire che, lungo
tutto il difficile e ostico cammino del nostro personale discepolato, ci siamo
avvalsi della guida spirituale dei Maestri, dataci direttamente, o,
indirettamente, attraverso libri e altro. Riteniamo, quindi, doveroso verso chi
ci legge inserire anche lui nel costante riverbero dell'illuminazione che
proviene sempre dalle alte fonti a cui ci riferiamo. Egli, sì, deve acquistare
un'autonomia di giudizio e di pensiero; ma, sradicarsi completamente dalla
Gerarchia, per accentuare in modo non genuino tale autonomia, significa perdere
di vista l'universalità dell'Uno, nell'apparente fase frammentaria della
manifestazione. Afferma un Maestro: "L'unica libertà a cui deve pervenire,
con tutte le forze, il discepolo, sia quella dell'influsso di un'altra
personalità, o, di altre personalità, sulla sua mente; sia quella dell'influsso
della stessa sua personalità sulla sua anima. Coloro che si illudono di
pervenire alla libertà assoluta da ogni principio, da ogni rapporto umano
spirituale, da ogni legge, noi, Istruttori Arcani, li vediamo, mano a mano,
allontanarsi dal Sentiero centrale e luminoso, e perdersi nelle brume di un
fosco disordine individuale e ambientale".
Non
siamo fautori, dunque, della liberalità sessuale. Ricordiamo, anzi, che un
Adepto ebbe a recidere, con la Sua Autorità, il contatto del proprio magnetismo
sublimale da un gruppo esoterico (e l'episodio trapela in una delle Sue lettere
al pubblico), perché, in seno al medesimo, si notarono delle "gentilezze tra le righe", che
resero sconclusionato il rapporto di quel gruppo con la linea spirituale che
intendeva raggiungere. Ricordiamo, inoltre, che il medesimo Maestro ebbe delle
severe parole verso i circoli che allettavano la loro mente all'idea che la
magìa sessuale, o la tantrica, potesse far pervenire l'uomo a qualsiasi
successo di natura fondamentale. Egli affermò che nessun discepolo si sarebbe
permesso, secondo coscienza, di descrivere, sia pure verbalmente, le vergognose
pratiche dei cosiddetti riti tantrici.
Ma,
il problema del sesso esiste. Ed è ipocrita e poco coraggioso non affrontarlo,
onestamente e chiaramente, quando l'Anima é giunta ad un grado di maturità tale
da poterlo fare. La Gerarchia prende in considerazione il problema e cerca di
smerigliare le angolosità in eccesso che provoca all'umanità, sia da una parte,
sia dall'altra.
Sul
Trattato dei Sette Raggi, di Alice A.
Bailey, molte pagine sono impiegate da un Adepto per delucidare il
problema. Non sarebbe tempo perso, per qualunque mente intelligente e viva,
studiare quanto Egli dice.
Abbiamo
visto che il Sentiero del discepolato non è un momento di piena emotività umana
e non viene percorso sotto la spinta istintiva di desideri, privi di ogni
razionalismo, anche se pervasi dalla stuzzicante atmosfera di tendenze
mistiche. È, il Sentiero, un momento di massima creatività interna, ed è,
anche, il periodo in cui l'Anima, da adolescente, diviene matura. Le stesse cautele
che gli ispirati e intelligenti genitori portano verso la giovinetta, che
diviene donna, o, verso il ragazzo, che si fa uomo, il Maestro di Raggio
rivolge verso il discepolo che si accinge a prendere le Iniziazioni, o, se ne
arricchisce. Si tratta di un ben preciso e categorico riordinamento di energie
eteriche, di un loro irrobustimento, e della necessità di saperle, ben presto,
maneggiare e proiettare. Ben s'intende che, se tale processo ha successo, il
discepolo si troverà di fronte agli aspetti occulti più sensitivi della sua
natura umana. Dovrà superarli; questo è certo. Difatti, un Maestro sottolinea
che, per gli Adepti, la propria natura umana e quella altrui non ha più
segreti. Tutti Essi, attualmente, si
trovano a penetrare il Mistero della Vita, racchiuso e celato nella "Luce
che sta oltre". La Luce, cioè di "Colui che non si deve
nominare".
Nel
processo di riordinamento delle forze eteriche, considerato che esse presiedono
a tutti gli istinti più vitali dell'uomo, dalla pura e semplice sensazione
generale, alla fame, alla sete, al desiderio, ecc., l'uomo si trova in un
immenso lago sotterraneo, buio, ma, fremente di fortissime correnti, e gli è
gioco-forza imparare a nuotare. E i Maestri hanno bisogno di buoni nuotatori!
Il
sesso è un problema che si affaccia, in tali attimi, acuito dalla arricchita
forza pensiero del discepolo, dall'essersi aperti, in modo vibrante, i petali
dei suoi chakras, dalla lotta incessante che sopravviene in lui, tra i due poli
che chiama: Amor Sacro e amor profano. Se egli deposita i remi in barca,
imponendosi un ritmo di vita celibatario, tre sono i fatti: o, come abbiamo già
visto, si tratta di una decisione del suo Sé Superiore, dovuta agli eccessi che
fece in vite passate; o, abbiamo a che fare con un'Anima che ha aperto i fiori
del Monismo Assoluto e procede lungo la strada, ad onore e vanto del genere
umano, nutrendosi solo della limpida acqua ristoratrice che le proviene dal
sorriso del Sé; o, invece, abbiamo a che fare con un sottoprodotto
dell'indiano, di cui parlammo poco prima. In questi tre casi i Maestri
attendono che le inibizioni di colui il quale abbia posto un freno nel
vorticoso movimento sessuale delle vite passate riescano ad armonizzargli le
acque interiori; nel caso di colui, o, di colei che siano entrati nel pieno e
luminoso monismo asessuale, non più attendono, ma, li accolgono nell'area
luminosa dei Loro Spiriti, Celati al mondo, ma Vivi e Frementi al senso
telepatico di chi abbia vinto la propria natura inferiore; nel caso di colui
che sia entrato, per viltà, per ignoranza, o, per fanatismo, in una castrazione
spirituale, materiale, o animica, distolgono lo sguardo da esso.
V'è
il caso di Maestri che, inseriti in una Legge Cosmica, si sposano e aderiscono
al compito umano di Primo Raggio (quello inerente alla creazione di razze
madri), privi di complessi di sorta e senza staccarsi dalle Alte Incombenze del
Loro grado iniziatico. Il Maestro K.H. ebbe occasione, una volta, di ribadire
la grande importanza fondamentale della donna, incarnazione dell'Eterno
Principio Femminino, nei riguardi dell'uomo e della vita. La donna, sino ad
ora, purtroppo, spesso e volentieri, è considerata una portatrice di sesso. Ciò
abbassa, spietatamente, il valore intrinseco di una determinata categoria di
uomini. A costoro, parlare dell'attuale e realistica possibilità che una donna
faccia loro attingere, sino nel più profondo strato, la bellezza dei cieli,
novella ed immortale Beatrice, suona ridicolo. A costoro, accennare, anche se
pallidamente, che il nostro Logos Solare è in incarnazione femminile, sarebbe
addirittura irriverente, per esseri intelligenti. Dire che l'esistenza di una
Madre nei Cieli, nel cui Animo Azzurro si inseriscono i dolori di tutta
l'umanità, risale al fatto che, nel precedente Sistema Solare, tutti gli Avatar
furono femminili, come, nel presente, sono maschili, sarebbe stolto. Difatti,
per una legge di antinomìa ritmica, i rappresentanti della Radice Logoica ne
riflettono, quanto in uno specchio, le qualità, manifestandosi opposti al Suo
Genere. Il Sistema Solare passato fu di genere maschile, ed ebbe Avatar
femminili; l'attuale è femminile, e ce li invia maschili.
Ma
non sottovalutiamo l'uomo. Non dimentichiamoci che l'Anima segue cicli, in cui
si manifesta incarnata, sia sotto corpo femminile, che sotto corpo maschile. È
un Principio, che noi veneriamo; non coloro che lo ospitano, spesso,
indegnamente. Il disprezzo, o, la mancanza di apprezzamento (che osteggiamo,
perché ingiusti, animaleschi e cattivi) di determinati uomini verso la donna,
molto spesso è, invece, comprensibile, per l'esistenza di corpi umani, sotto
veste femminile, che rappresentano il fondo della materia. Ma, per ritornare
all'argomento, il Maestro K.H. asserì che uno dei compiti della donna, forse il
più nobile e il più alto, era ed è quello di rappresentare il ricettacolo, al
nobilitato spirito dell'uomo, per la creazione e l'educazione di iniziati,
cittadini e popolazione delle Nuove Ere. Ecco perché esiste il sesso. Ecco
perché, in futuro, ogni uomo (e donna) si cercherà una compagna (o, un
compagno), tra le anime viventi in corpo fisico, in cui il principio del Cristo
sarà risvegliato. Ecco perché il sesso, considerato sullo sfondo di
un'evoluzione superiore, acquista una nobiltà che nessuno di coloro che ne sono
imprigionati potrebbe supporre. Per l'uomo, è veramente importante che egli si
renda conto delle forze che lo tutelano e lo guidano, in maniera tanto
sovrumana. Sei Raggi formano l'aggregato della propria natura, in ogni
individuo: i buddisti chiamano, secondo un'altra linea spirituale, questi Sei
Raggi: skanda. Districato
l'intreccio strettissimo di Essi, noi ci troviamo davanti al Dio puro. Ma,
prima di scoprire e di adoperare il Raggio del corpo umano, del corpo astrale,
del mentale concreto, della personalità, del corpo causale, e fonderci in
quello monadico, o, della divinità, dovremo adottare un ritmo, mano a mano
educativo, nella penetrazione al loro sentiero. Lo si ascende verticalmente,
ponendo i piedi sui gradini orizzontali dello stesso. E, questo, non è solo un
simbolo.
Proseguendo
nell'argomento dei Raggi e considerandolo nella sua giusta importanza, vedremo
che ogni nodo espressionistico si aggancia ad Essi: anche quello dei rapporti
umani, e dei rapporti sessuali.
Nei
trattati esoterici viene specificato che il vero significato del sesso, che si
rifà anche al mistero del rapporto dei regni della natura, tra di loro, e
dell'interrelazione vibrante che hanno, che si rifà alla fusione del regno
angelico con l'umano, che si rifà alle vere radici del dualismo, tutto ciò
verra pienamente rivelato alla quarta iniziazione. E si accenna al fatto che il
mistero del sesso nasce dall'unione divina che intercorre tra il Pianeta Venere
e la Terra, suo polo opposto; ma, unificato. Il sesso, quindi, ravvoltolato, in
basso, nella melma del peccato, è gemma luminosa, in alto, racchiusa nella
conchiglia celeste dei rapporti tra le stelle.
Considerando
l'aspetto sessuale inferiore, nell'uomo, noi sappiamo (e ciò è chiaro) che esso
si manifesta tra due individui di opposto genere. Ma, lì, ove non si tratta di
un rantolo fisico, nel caso in cui i due protagonisti appena si conoscano,
entriamo in una fusione che è più completa. I due vanno a vivere insieme. Qui,
entra in atto il potere dei loro reciproci Raggi. Noi avremo il matrimonio perfetto,
quando i Raggi Maggiori dell'uno si uniranno ai Raggi Maggiori dell'altro,
parallelamente. Saranno costruiti, allora, i pioli di una scala che porterà,
dritto, i due, alle somme Iniziazioni. Come dice uno dei Maestri: "Molte
scuole di pensiero hanno affermato che soltanto il matrimonio può far giungere
l'uomo alla catarsi definitiva. Non prendiamo tale regola per generale. Solo in
alcuni casi può essere valida". Si tratta del nostro caso. Però, è
estremamente difficile che tale fusione avvenga. E riguarda, anche, le pure
amicizie durature.
Possono
essere eguali i Raggi del corpo fisico, ma, dissonanti quelli delle altre
entità vitali dei due Io. Un uomo e una donna riusciranno, momentaneamente, a
placare le loro vibrazioni sul piano fisico; ma, non le emotive, o, le mentali.
Un uomo ed una donna avranno Raggi uguali, per quanto riguarda i loro veicoli
mentali ed emotivi; ma, non si incontreranno sul piano fisico, ecc..
Riteniamo
suggestivo inserire la descrizione che un Adepto della Divisione Egiziana della
Grande Fratellanza, chiamato Serapide, fece, in proposito all'unione divina di
due anime, sul piano fisico, nel 1875. Questa descrizione è riportata nel
libricino: "I sette veli sulla
coscienza" di C. Jinarajadasa, ex Presidente della Società Teosofica
Mondiale.
"Sappi,
o fratello mio, che là dove un vero e spirituale amore cerca un duplice
consolidamento di sè, sia mediante una permanente unione dei due, sia nel suo
senso terreno, esso non commette peccato, o, colpa agli occhi del grande
Ain-Soph, perché è la ripetizione del Divino Principio Maschile e Femminile -
il riflesso microsomico della prima condizione della Creazione. Di una tale
unione gli angeli possono ben sorridere! Ma esse sono rare, fratello mio, e
possono crearsi solo sotto la saggia ed amorevole sorveglianza della Loggia,
affinché i figli e le figlie di creta non possano essere ulteriormente
degeneri, ed il Divino Amore degli abitanti delle più alte sfere (Angeli),
verso le figlie di Adamo, sia ripetuto. Ma, anche tale, deve soffrire prima che
loro vengano ricompensati. L'Atma dell'uomo può restare puro ed anche altamente
spirituale, mentre è unito al suo corpo materiale, perché non dovrebbero due
anime, in due corpi, restare altrettanto pure e incontaminate, nonostante la
terrena passeggera unione di questi ultimi due? ".
(Serapide, lettera 19: "Letters from the Masters of the Wisdom". Seconda serie).
Come
abbiamo cercato di spiegare, il sesso può venire nobilitato, vedendone le più
recondite passioni. Ma solo un individuo onesto con se stesso e con la vita può
decidere le proporzioni della linea divisoria che dovrà calcolare, in merito a
ciò che è giusto e ingiusto, per lui, fare, in proposito. Diciamo, francamente
ed apertamente, dunque, che l'atto sessuale non viene proibito al discepolo.
Gli viene soltanto consigliato di non eccedere in radicalismi inibitivi, o,
all'opposto, in manifestazioni disordinate. Ma, egli viene anche esortato a
prendere tra le mani le linfe vitali che, a quel dato punto della sua
evoluzione, si trova ad analizzare, e trasumanarle sempre più, fino a renderle
cristalline e ardenti, quale la luce del sole che vivifica ogni cosa; allora,
si troverà ad essere un Sacerdote, o, una Sacerdotessa. E, dalle sue mani,
sollevate verso la divinità, sgorgherà la Luce dell'Assoluto, come la Luce
dell'Assoluto sgorga dall'ostia bianca, che il prete eleva sulle teste dei
fedeli.
NOTA AGGIUNTA
I
Sette Piani Fisici Cosmici sono, nei loro aspetti singoli, veicoli di Coscienze
Superiori.
1) - Primo
Etere Cosmico, o Piano Adi. (Nei suoi riflessi planetari).
In
esso risiedono i Sette Kumara, i Quattro Signori del Karma e le altre Somme
Individualità che costituiscono il gruppo individuale del nostro Re del Mondo.
2) - Secondo
Etere Cosmico, o Piano Monadico.
In
esso risiedono le Monadi umane, e, da lì, si fanno portatrici degli splendidi
poteri che ricevono dal Piano Adi.
3) - Terzo
Etere Cosmico, o Piano Atmico.
Il
Piano della volontà manifesta. Vi risiedono i Nirmanakaya, quelle Spirituali
Personalità che hanno il preciso compito di mantenere sempre fisso davanti agli
occhi dell'umanità il Piano Divino. Vi risiede anche il Cristo, il Quale, pur
avendo conquistato il diritto di libera padronanza in Shamballa, in questi
particolari frangenti mondiali, attinenti alla venuta dell'epoca dell'Aquario,
si è stabilito nel Piano Atmico. Vi risiedono le Coscienze degli Iniziati di
quinto e di sesto grado.
4) - Quarto
Etere Cosmico, o Piano Buddico
Il
Piano delle sfere intuitive dell'Amore. Vi risiedono le Coscienze degli
Iniziati di quarto grado.
5) - Piano
mentale
Vi
risiedono gli Ego degli uomini. Essi, quando sono nobilitati da una grande
esperienza reincarnativa, simili a loti luminosi, aprono i petali verso l'alto
ed occupano la parte superiore del Piano Mentale: il Causale. Quando sono
orfani di esperienze, restano, serrati nei petali della personalità, e
permangono nella parte inferiore del Piano Mentale: il Mentale Concreto.
6) - Piano
Astrale
È
quello delle emozioni.
7) - Piano
Eterico Denso
È
quello della manifestazione materiale, come tutti la conosciamo.
Chi
non ha capito il messaggio della vita, non può affrontare quello della morte.
La prigione composta dai concetti errati che l'uomo ha riguardo ai fatti
fondamentali dell'esistenza è stata sempre la causa principale che ha mosso a
misericordia i Grandi Maestri dell'Arcano. Come fare a spiegare ad un uomo,
modello di un particolare tipo di società, la musicalità dell'essere
universale, ove la melodica danza di due eterne componenti - vita e morte -
compongono l'architettura di tutto ciò che è manifesto? Come spiegare a colui
che, per oggetto delle sue analisi quotidiane, ha una mente in cui non filtra
il raggio di sole dell'intuizione, che trema al pensiero di cosa possa
accadergli l'indomani, che si avviticchia ai pochi anni di vita terrestre,
considerandoli fini a sè stessi e non trampolino a qualcosa di molto più vasto,
che egli è, effettivamente ed improrogabilmente, un'anima immortale, destinata
ad un futuro luminoso, che mente umana non può ancora immaginare, da lui
intessuto giorno per giorno, con le sue azioni, ed anche con le sue inazioni?
Non
esiste angolo della nostra terra, in cui la morte non combaci esattamente con
tutte le più piccole e più grandi attività della vita. Senza ricorrere alla
descrizione della lotta quotidiana dell'esistenza, nella giungla, ove la
gazzella soccombe al leone, il bruco all'uccellino, il selvaggio alle più forti
tribù (e, per non parlare della giungla d'asfalto!..). Fermiamo la nostra
attenzione, lì, dove pare che la distruzione non entri affatto: sui colori, ad
esempio, lucidi e vivi, di una mela, di un albero, o, sulla carne tenera di un
bambino, protetto dall'amplesso materno, in una casa invernale; o, sul tronco di
una secolare quercia, lontana da ogni attività, nel pieno silenzio di una
foresta, immune da pericoli esterni. Visti sotto l'occhio indagatore di uno
strumento scientifico, tutti questi tessuti vitali si dimostrano,
nascostamente, sottoposti ad una legge continua di distruzione; non passa
minuto, non passa istante che un numero incalcolabile di cellule evitino di
restare distrutte dall'afflusso prepotente di altre cellule, in nuova nascita.
La mela, così tonda, così bella, così profumata è arrivata a maturità,
sull'albero, solo grazie al ritmo di una legge inflessibile, e che regna
latente in ogni atomo del nostro pianeta: l'avvicendarsi della morte, che
spiana il terreno alla vita. Ha acquistato il dolce sapore, solo grazie alla
morte ed al rinnovamento delle vecchie cellule, durante il processo di
maturazione; solo grazie alla morte del fiore precedente. E solo alla sua
morte, quando spargerà i semi sul terreno, nasceranno altri alberi. È più forte
la morte della vita? O, la vita, della morte? V'è un equilibrio perfetto. Un
equilibrio che è latente, sia nell'immanifesto che nel manifesto. La vita è; e la morte, come
normalmente intende l'uomo profano, pur se in apparenza può sembrare
distruzione, è rinnovamento, catarsi. Vediamo che, quindi, anche la reincarnazione
appare in argomento. Ma, l'anima intuitiva dei più ispirati studenti di queste
lezioni si renderà conto che la reincarnazione è qualcosa di molto più vasto,
di quanto ne pensino molti esoterici. La incarnazione è evoluzione, è ritmo
nuovo, è forma sempre migliore. Non appartiene soltanto all'uomo; ma, a tutte
le specie di vita. Il fiore si reincarna, e diventa mela; la mela diventa
albero; l'albero crea fiori. Quindi, il fiore, da creato, diventa creatore. Il
ciclo è compiuto. Dio, incarnato nell'albero, ha dato la sua qualità alla
propria creatura. Prima, tramite la vita; poi, con la morte. È chiaro che il
processo, quale noi lo abbiamo descritto, è più lento, più ritmico; ma,
invariato.
Ad
ogni periodo d'espressione, quando l'uomo è pervenuto alla massima apoteosi
delle proprie energie ed attività creatrici, le medesime illanguidiscono ed
egli inizia a morire, decine di anni prima della fine fisica. La morte,
Meravigliosa Sorella, incomincia a baciarlo verso i 45 anni, trasmutandone le
energie fisiche e le esperienze fatte, in saggezza, in potere mentale, in
essenza melodiosa e spirituale. E, già, la personalità comincia a percepire,
misteriosamente, suggestivamente, il richiamo dell'Angelo Solare, che le aveva
allentato le briglie sul collo, lasciandole una quasi totale libertà, nel campo
dell'espressione reincarnativa. Il legame tra l'anima e la personalità, che i
discepoli saldano molto tempo prima, quando intraprendono lo scosceso Sentiero
dell'Illuminazione, comincia a palpitare e ad avvolgere l'uomo, in modo
naturale, alle soglie della vecchiaia.
È
stato detto, giustamente, che l'anima, nella sua profetica natura, non solo
conosce il momento della morte dell'io fisico, che nutre, durante
un'incarnazione, dall'alto; ma, è la protagonista di tale fenomeno definitivo.
Difatti, benchè l'uomo creda di essere, nel suo aspetto cosciente, padrone del
campo espressivo in cui si trova a fare esperienze, ben piccola parte egli ha
in tutto ciò. La scienza moderna ha diviso le funzioni psichiche dell'uomo e quelle
biologiche in due parti. Per quanto riguarda la sfera delle sue attività
corporali, si studia che l'uomo ne detiene il controllo con il proprio sistema
nervoso; il quale si divide in due parti: il cerebro spinale e il gran
simpatico. Il cerebro spinale è il fulcro ad ogni movimento voluto e dinamico
dell'essere umano. È sotto la presa diretta del comando della propria
coscienza. Mentre, il gran simpatico dà movimento e ritmo a tutte le funzioni
prettamente biologiche; quali, le digestive, il movimento della corrente
sanguigna, la funzione del cuore, ecc.. Le scuole di yoga orientale, tramite il
ponte diretto del sistema cerebro-spinale, sono riuscite a controllare il gran
simpatico, facendo sì che molti yogi riuscissero, a volontà, a fermare il battito
del cuore, senza pericolo, ad accelerare la corrente sanguigna, ad accelerare
il processo digestivo. In tutto ciò entra la volontà. La duplice divisione di
cui, solo per accenno, abbiamo parlato, è il riflesso fisico dell'altra
frattura che esiste, nell'interno dell'uomo, tra mente cosciente e mente
subconscia. Freud fu il primo scienziato moderno che si accorse dell'importanza
della psiche umana, oltre che della sua natura duale, vista sotto tale aspetto.
E, quando affermò, facendosi inconsapevole rivelatore di antichissime e
tradizionali verità esoteriche, che il subconscio era la radice prima di ogni
funzione della mente conscia, destò un vivo interesse; ma, anche, molta
incredulità, molto scetticismo e sarcasmo nel campo degli scienziati accademici
di allora. Eppure, egli intuì delle verità fondamentali: e chi scrive non si
stupirebbe se, inconsciamente, Freud fosse entrato in contatto supernormale con
qualche rivelazione inviatagli dall'alto.
(nota: vorremmo che lo studente non
fraintendesse quanto gli diciamo, circa le "intuizioni dall'alto".
V'è sempre uno scambio di energie tra gli antipodi. Una mente recettiva è
necessaria, quanto una mente impressiva. Nessun Maestro può ispirare un genio
della specie umana, se quest'ultimo non possiede una natura, anche se appena
abbozzata, pari alla natura dell'Adepto. Ciò diciamo, per togliere l'illusione
che l'uomo sia strumento passivo di Forze Superiori).
Ciò
nondimeno, molto poco si sa sulla sfera misteriosa delle funzioni animiche.
Difatti, l'dentità del subconscio-conscio e sistema nervoso spinale-gran
simpatico non sono altro che il riverbero diretto dell'anima. Ed essa ha
funzioni molto più vaste di quanto non si creda. L'investigazione dell'immenso
territorio che le compete e la larvata intuizione dei poteri con i quali si
trova a contatto hanno determinato, lungo i tempi, colorati dagli aspetti
negativi del Sesto Raggio, o del Raggio della devozione, la nascita delle
religioni, l'affermazione dell'innata divinità dell'uomo, il ritmo coordinato e
confuso, per spostare il baricentro dell'umanità, dal piano puramente
materiale, a quello spirituale. L'Epoca dell'Aquario (di cui, la descrizione
viene data nelle prossime lezioni sui pleniluni) ha fatto nascere la scienza
dell'anima. Che è, semplicemente, la moderna psicologia. Tale scienza è allo
stato embrionale; è come una conchiglia dalle valve serrate; ma, che sta per
mostrare la perla di una rivelazione che lascerà attoniti scienziati e mondo
futuri. Diamo, quindi, qualche accenno a ciò che sarà tale conoscenza; non si
tratta di rivelazioni, o, di profezie. Ma, di semplici, improrogabili
deduzioni, alla base di quanto è stato esposto nel trattato.
L'anima
dell'uomo è dualista, nella sua natura. Questo dualismo non è qualcosa di
antagonistico, anche se, all'inizio dell'evoluzione umana, può sembrar tale. Il
dualismo, quale noi lo intendiamo, è di vibrazione occulta. Se, da una parte,
simile ad una radio emittente, l'anima fa "terra", con il mondo
oggettivo, con la sua personalità, nei suoi tre corpi (eterico denso, astrale,
mentale), essa, contemporaneamente, appartiene ad un reame di energie, per la
maggior parte sconosciute al mondo d'oggi. Possiamo, difatti, paragonare
l'essere umano ad un vulcano. Di tanto in tanto, dalle profondità, nelle
viscere della terra, scaturisce fuori della lava, del fumo, e, di tanto in
tanto, il vulcano è scosso da brontolii e da tremolii, che lo pervadono tutto.
Ma le leggi della natura ritmano l'immensa quantità di fuoco liquido ed equilibrano
il mondo interno del pianeta, mandandone fuori quel tanto che occorre,
attraverso gli squarci esterni che esistono, disseminati nel territorio di
essa. Quindi, ogni vulcano non è una entità a sè stante, ma è sottoposto ad una
legge comune a tutti i vulcani; la "sua anima interiore" è tutt'una
con le anime degli altri vulcani. Così, per l'uomo. Il filo di luce che
vitalizza, come abbiamo visto, il suo aspetto cosciente ed incosciente, dopo
averne controllate le evoluzioni biologiche e psicologiche, durante tutta una
vita, ne causa la morte fisica. Ed è qui che noi ci riallacciamo a quanto
scrivemmo poco prima; cioè, che l'anima è profetica, nella sua natura e recide
i legami definitivi che tengono in vita la personalità. Bisogna, però,
comprendere quali altre forze entrano in azione; a quali cicli essa obbedisce;
a quali Comandi Gerarchici si rifà
A
ondate ben dosate e volute, gruppi di ego entrano in incarnazione. V'è il caso,
come spesso, avviene, che si trovino a contatto ambientale per tutta una vita;
o, si rintraccino, dopo molti anni dalla nascita reciproca nella materia, per
varie, ovvie ragioni; tutte attinenti all'evoluzione reciproca, o, dell'uno a
favore dell'altro, o, viceversa. Spesso, però, ego che hanno passato un lungo
numero di reincarnazioni assieme, non si incontrano nell'ultima. Malgrado
questo, un filo magnetico li unirà per l'intera durata della vita; le
personalità resteranno incoscienti del fatto, ma, "in alto", ambedue
le anime palpiteranno all'unisono, aiutandosi a vicenda. In ciò non entra la
coscienza, quale di solito s'intende. Gli ego sono sottoposti ad una legge di
attrazione, che travalica la normale comprensione. Attrazione costituita da
cause remote personali; ma, anche, di raggio, di Economia Cosmica, ecc.. In
ciò, all'origine, sono attivamente funzionali le tre leggi occulte del nostro
sistema solare: quella di Sintesi
(Primo Raggio), di Attrazione (Secondo Raggio), di Economia (Terzo Raggio).
Per obbedire alla legge di flusso e di riflusso, di attività materiale e di
attività spirituale, molti ego si incontrano, durante la separazione dal corpo
fisico, nel pieno della notte, nei campi sottili dell'esistenza. A titolo di
rilassamento mentale, scriviamo che, spesso, dopo la morte, l'entità, oltre che
i suoi cari, già trapassati, incontra delle anime, a lei molto amiche, con le
quali ebbe rapporti di lavoro occulto, durante il sonno fisico. Quei gruppi di
ego che si incarnano, per karma, assieme, solitamente, e salvo rare eccezioni,
muoiono a breve distanza l'uno dall'altro. E quale grande avventura hanno
passato! Quale grande esperienza! È come se un velo di torpore fosse stato
tolto, improvvisamente, da loro addosso; molte verità appaiono chiare, il Piano
Divino si estende davanti al loro occhio, in tutta la sua maestosa sinfonia. Il
piacere per ciò che è piccolo e per ciò che è grande li invade lentamente.
Inizia l'avventura del dopo morte.
Ma,
ne parleremo più in là, durante la lezione. Ciò che a noi interessa affermare,
adesso, sono due cose: in primo luogo, la natura duale dell'anima; in secondo
luogo, l'immutabilità della stessa, lungo gli eoni, quando si è fusa con la
Monade. Perché dualità dell'anima? Perché essa è un microcosmo, con piena e
completa autonomia; ma, riflette, anche, le più vaste Leggi dell'universo, di cui
è una spirilla luminosa. Il fatto noi lo rileviamo dall'inflessibilità delle
leggi organiche, le quali ritmano la vita biologica di ogni corpo fisico e
dalle leggi spirituali che danno la nota alla sfera psichica. Come fa, l'anima,
anche se di natura divina, a controllare tutti i suoi processi fisiologici,
mentre è incarnata; a guidare il destino della personalità, in funzione
esperimentativa lungo il Sentiero; a collegare questa ultima con gli ego del
proprio gruppo karmico; a dirigerla, in alto, nell'evoluzione; e, finalmente, a
dare la morte fisica, salvo che non si tratti di incidenti violenti (ma, tutti,
determinati da un karma precedente)? Semplicemente perché essa è sottoposta
alla marea della legge di gruppo, sotto il controllo della Gerarchia Bianca. In
seguito, l'Iniziato, raggiunta la piena padronanza del suo destino, unificate
Monade, anima e personalità, decide, di sua propria volontà, la cessazione
della vita. Questo, lo vediamo nelle biografie di molti yoghi e di molte figure
sovrumane, nel campo dello spiritualismo. Ma, come un liquido - versato su di
una serra, ove sono piantati una grande quantità di fiori - si estende,
all'inizio, in modo omogeneo, ma, penetra, poi, in ogni radichetta, secondo la
quantità esatta, e determina la morte dei tessuti vecchi e la crescita di
quelli nuovi, così la legge sovrana dell'Energia, immessa nel mondo della
manifestazione, secondo dei ritmi esatti ed una fissa logica cosmica, dalla
Gerarchia, crea quelle reazioni capillari e insindacabili, che si riflettono -
in un meraviglioso dipanarsi di vita e di morte - nelle anime dei viventi, e
staccano dalla materia i frutti maturi, ammorbidiscono gli acerbi, risvegliano
coloro che non vogliono avanzare. Quest'altro aspetto dell'anima, diafana forma
di vitale elettricità sublime, unita, delicatamente e tenacemente, alle leggi
del mondo occulto, la rende unita e vibrante all'Ordine che pulsa nel centro
del nostro pianeta, da Shamballa; la rende profetica, potente, collaboratrice
al Decreto e al Disegno Superiore. Ecco perché l'anima non fallisce mai, sia
quando è ospitata da una personalità inferiore, sia quando è risvegliata e
sfolgorante di luce.
Ma,
troppo vasto è il mondo delle cause, e noi possiamo dare solo brevi cenni di
esortazione all'intuito dello studente.
Così
come le maree si alzano e si abbassano, secondo un ritmo preordinato, nella
stessa maniera, ondate di ego entrano in manifestazione reincarnativa, e ne
escono. Da tale breve accenno si può risalire al disegno delle ronde, delle
catene, e così via.
Il
fenomeno della morte, quindi, nel suo aspetto tenebroso è una chimera creata
dagli animi sensibili e poco evoluti, che non ne comprendono il vero
significato. Più in là, nell'evoluzione, spesso, la morte è invocata. Ma, anche
qui si cade nell'ignoranza del fenomeno. Come dicemmo, morte e vita, nel loro
aspetto cosmico, sono i protagonisti di quell'entità attuale, immanente, che
vive nell'eterno presente, e che è l'uomo. Desiderare la vita è un errore;
desiderare la morte è un errore. Essere vita e morte, contemporaneamente, è
un'esperienza che solo le Alte Iniziazioni permettono di provare. In tal caso,
l'Iniziato è un "nirvana vivente".
Ha scoperto il segreto di KALA HANSA; cioè, di vivere, contemporaneamente, nel
tempo e nello spazio, e fuori di essi. Egli si crea un corpo di manifestazione,
a volontà; lo adopera, finché è necessario e costituisce un'immensa forza
attiva nell'esecuzione del Piano Gerarchico.
Noi
parleremo della morte: ma, della sua manifestazione esteriore; parleremo della
morte, quale tecnica dell'anima di svincolo graduale dalla materia. Questo
fenomeno riguarderà soltanto ciò che avviene per la media umanità. La morte,
per l'Iniziato, non esiste. Egli ha spezzato il cerchio delle rinascite e
quelle dell'oblio, con la distruzione, alla quarta iniziazione, dell'unico
laccio che lo legava al ciclo reincarnativo: il corpo causale. Unificato alla
Monade, che non muta - come afferma Alice A. Bailey, nel Suo: "Trattato di
Magia Bianca" - attraverso gli eoni.
L'uomo
si è incarnato per due ragioni, quindi. Per proseguire esperienze portate sino
alla precedente incarnazione e per farne delle nuove. Il caso di immersione
nella materia per missione, non ci riguarda, ora. Basti dire che avviene al di
fuori delle normali leggi evolutive. E, durante la vita fisica, due sono gli
effetti che l'uomo crea. Il primo è la trasformazione vera e propria dei suoi
corpi sottili, con l'impronta evolutiva che ne consegue, per l'anima. L'altro,
la creazione di vari "campi magnetici", negli ambienti in cui egli ha
vissuto; campi magnetici che, per la stessa loro natura, si uniscono tra di
essi, nel mondo della quarta dimensione, creando una invincibile rete di cause,
che lega l'uomo ad una nuova manifestazione fisica ed oggettiva. Tali entità,
che formano la struttura geometrica dei vasti campi magnetici, sono quelle che
H.P.Blavatsky chiama i sotto-agenti
del karma e che allentano la morsa sull'uomo, quando il suo spirito si libera
dai lacci della carne. Ma, pronti e puntuali, si presentano a lui, mentre sta
per incarnarsi nuovamente, dopo avergli preparato, per linee generali, la nuova
vita.
Analizziamo,
allora, il caso dell'uomo, di fronte al fenomeno della morte. Non trattiamo di
incidenti violenti, in cui l'io viene sbalzato oltre la quinta dello scenario
della vita relativa, in modo improvviso. Si tratta di cause volute da un karma
antico, e che hanno soddisfazione solo in tal senso. L'anima, quasi avesse
subìto un elettro-shock, si trova in condizioni nuove, dall'"altra
parte" e, dopo un faticoso e, spesso, dolorosa assuefazione, si riassesta
nell'ordine e nell'equilibrio e segue il destino comune ad ognuno.
Tre
sono i tipi di personalità umane, che esistono sul pianeta, al giorno d'oggi.
Furono analizzate, lungamente, nella lezione sulla telepatia: il lemuriano, che ha in funzione
soltanto i chakras sotto il diaframma e, parzialmente, quello del plesso
solare; l'atlantideo, il cui ritmo
biopsichico nasce dalla radice occulta del suo plesso solare, e di cui il
centro del cuore è appena funzionante; l'ariano,
che ha il centro del cuore in movimento ed in fase evolutiva ascendente, ma,
che, già, volge le forze istintive a manifestarsi attraverso i centri del capo.
Questa triplice divisione si rivela della massima importanza all'atto decisivo
della morte. L'anima ha raggiunto il vertice dell'esperienza, avendo immerso
nel lago della vita il remo della personalità ed avendone frugato il fondo.
Ora, sta per riporlo in barca. Il movimento accade, nella maggior parte dei
casi, meccanicamente. Ed ogni morte, nella maggior parte dei casi, può
considerarsi un comando meccanico dell'anima, proprio come, senza cognizione
diretta, essa, durante l'evoluzione, mette in movimento gli organi del corpo e
controlla il subconscio ed il conscio della propria psiche. Ciò non significa
che il fenomeno di cui parliamo non avvenga in maniera mirabile e armoniosa, in
tutti i suoi particolari. È un istinto superiore, quello che guida l'anima, proprio
come un istinto divino guida le api a cercare il polline, la farfalla ad uscir
dal bozzuolo, i castori a costruirsi la casa. Ripetiamo: il fenomeno della
fusione tra il volere dell'anima e la consapevolezza del cerebro fisico, di cui
essa si avvale, avviene soltanto da parte di Iniziati, dal terzo grado in su.
Costoro, abituati ad avere la "continuità di coscienza" per molti
anni, durante la vita, avevano sciolto i legami con il corpo fisico, e, anche
se il fatto era ignorato dagli stessi intimi, nella notte lavoravano,
sapendolo, assieme al Maestro di Raggio, nei mondi invisibili; e, naturalmente,
abbandonavano, a volontà e quando la necessità lo richiedeva, il corpo fisico,
anche durante il giorno. Dopo avere esaurito la missione terrena, essi decidono
di non ritornare più nel loro corpo; avvisano i cari, e l'ultimo volo lascia la
spoglia inerte, sul giaciglio. È il caso di quelli yoghi che hanno dato l'ora
esatta della loromorte ai discepoli.
Solitamente,
l'uomo medio, che muore di morte naturale, o, complicata da malattie (che
servono a rosicchiare, con più celerità, il legame karmico che li lega alla
terra), presagisce la fine.
È
il momento in cui l'anima sta agendo, istintivamente, nella direzione fatale.
Essa, accentuando il diapason del suo ritmo musicale innato, mette in
vibrazione sottilissima i nadis
(vedi la lezione sul corpo eterico) che, a milioni, formano la fitta
intrecciatura energetica del corpo eterico. La vibrazione, allora, si riflette
nella controparte densa degli stessi nadis:il sistema nervoso. Quando questo contatto tra corpo eterico e
aspetto denso è avvenuto, la Scienza Esoterica sa che mancano poche ore, o,
pochi giorni, in genere, alla morte. V'è il caso in cui il fenomeno si
ritragga, alle Origini, e non avvenga. Lo noteremo più in là. Il sistema
nervoso, percorso da una insolita corrente di energia, la trasmette a quello
endocrino che, come abbiamo visto, nelle sette principali ghiandole (pineale,
ipofisi, tiroide, timo, pancreas, surrenale, gonadi) è la solidificazione
obiettiva dei sette chakras maggiori. E nasce un fenomeno, appena intravisto
dalla scienza medica ufficiale, da parte dei suoi più intuitivi membri, ma,
secolarmente conosciuto da quella esoterica: le ghiandole secernono un liquido
biologico e tossico che, attraverso la corrente sanguigna, penetra in tutto
l'organismo. Tale liquido ormonico è venefico ed è il vero generatore del
trauma chiamato "coma". Il corpo eterico intraprende lo sforzo di
distaccarsi da quello fisico denso ed una lotta, chiaramente significata dal
coma, si determina tra le vite sottili che coordinano i corpi invisibili
dell'uomo e la vita della rudimentale coscienza, chiamata l'anima elementale
dell'organismo. Inoltre, quell'altra vasta coscienza misteriosa, l'Elementale
della terra (da non confondersi con il Logos Planetario) tende a riassorbire in
sè la propria particella, esotericamente "prestata" all'uomo, e
costituita dalla sostanza materiale. Il coma è la lotta, quindi, tra tutto ciò
che di fisico esiste nell'uomo ed il comando inflessibile dell'anima. A volte,
come accennammo, tali forze convergenti rimandano al futuro l'opposizione
reciproca. È il caso del coma neutro, che tanto spavento evoca attorno ad un
letto di malato, creduto, lì lì, per andarsene; ma, che cessa, senza
complicazioni. La scienza ufficiale accetta e convalida l'esistenza di questi
due tipi di coma.
Nel
caso del processo letale, il movimento prosegue. I due primi chakras che
vengono corrosi dall'acido della Grande Amica sono quelli dietro gli occhi; gli
ultimi due, sono quelli connessi con i polmoni. Sino a quando questi non
vengono, definitivamente, trattati dalla Natura, l'anima può essere tenuta
ancora in contatto con il mondo delle apparenze. Il massaggio clinico al cuore,
la respirazione artificiale sono metodi allineati, in modo inconscio, ai
chakras dei polmoni. Giunge, però, il momento definitivo. La vibrazione,
scaturita da lontane regioni animiche, raccolta dal mirabile strumento di
ricezione che è il corpo eterico, racchiusa nel sistema nervoso, estesa nel liquido
ormonico venefico e ripercossa in tutto l'organismo, nella lotta tra l'anima
elementale del corpo denso e le forze vive degli organismi sottili, distacca
l'eterico, ridotto ad una coerente sfera luminosa, da ogni sua controparte
solida. L'anima rimane racchiusa in esso. Entra in attività l'evoluzione del
triplice genere umano, che noi conosciamo. Coloro che postulano ogni propria
attività sul piano puramente emotivo, fluiranno nel mondo della quarta
dimensione, esalando se stessi, nel globo eterico, dal plesso solare; coloro
che hanno in funzione il chakra del cuore, useranno lo stesso, come "foro
d'uscita": i più evoluti del genere umano adopereranno la sutura parietale
del capo, per prendere possesso del mondo oltre il velo. Molti veggenti,
davanti ad un letto di morte, hanno veduto (ed i casi sono centinaia) il globo
di luce eterica sollevarsi a pochi metri di altezza, su colui che era appena
morto e, indi, sparire. Impropriamente, lo hanno scambiato per l'anima.
La
morte avviene quando si spezza il filo sottile argenteo che lega il corpo
eterico al corpo denso. Questo filo, di natura quadrimensionale, e, quindi, non
sottoposto ad un computo metrico tridimensionale, è la garanzia, se rimane
saldo ed integro, del ritorno nel corpo di ogni yoghi, mentre egli, durante la
meditazione, va in estasi; è la garanzia del ritorno nel corpo di tutti coloro
che, durante la notte, vanno in quelle regioni che, alla morte, abiteranno
definitivamente. V'è un legame magnetico tra il corpo fisico e la sostanza
eterica. La cremazione, una volta garantita in maniera indiscussa l'effettiva
morte fisica, è il sistema più adatto per far sì che l'anima, spesso
intorpidita, indolenzita, ancora dormiente si stacchi dall'attrazione innata
verso il suo veicolo; nella maggiore, circondato da persone piangenti,
affrante, che immergono il defunto in una atmosfera di tristezza e di
sconforto. Il fuoco distrugge ogni residuo materiale inutile, e non dà,
ovviamente, dolore agli organismi energetici che adopera l'anima, mentre
l'aiuta ad avvicinarsi ad una visione più accosta al Reale.
Il
processo descritto sin qui - cioè quello che riguarda il puro e semplice
distacco dell'anima, ancora racchiusa nei suoi corpi sottili, dal piano della
forma - è chiamato, secondo i termini esoterici, di RESTITUZIONE.
Non solo simbolicamente, ma, anche, materialmente, l'Ego
"restituisce" il corredo fisiologico che il Logos Planetario gli
aveva "prestato", o "per diritto, dato". L'anima, ora, si
trova in un mondo sconosciuto, eppure istintivamente conosciuto.
A
tal punto vogliamo sottolineare un concetto molto importante. Lo studente
comprenderà che l'immensa Luce, con la quale si trova ancora in contatto
indiretto il disincorporato, è di natura, sia personale, da una parte, che
universale, dall'altra. I termini: Luce, Reale, Angelo Solare, Supremo,
Assoluto sono, spesso, ripetuti, dai discepoli, senza una vera cognizione di
cosa significhino. Si ha l'intuito che tali termini rappresentino la meta
ultima dell'evoluzione; rappresentino ciò che di più giusto esiste nella vita,
ciò che spetta a tutti, giunti alla beatitudine universa. Se, da un lato,
l'astratto fa del bene a menti troppo concrete che intraprendono il Sentiero
dell'Evoluzione, a lungo andare, il medesimo diventa una lama a doppio taglio.
Termini come : la Realtà Una, l'Assoluto, la Luce, ostacolano, quando l'anima è
matura, la necessità che lo spirito ha di fondere, in un monismo sostanziale,
ogni binomio e di recuperare l'aureo splendore della perfezione, nella
definizione formale, oggettiva. Ecco perché, raggiunte le migliori condizioni,
dopo la morte, da parte dell'anima, a che essa constati personalmente il vero
Disegno Divino, la medesima si trova di fronte a particolari aurei, a realtà
evidenti e nominali e non più a qualcosa di sfuggente e di astratto. Se essa è
povera di esperienze reincarnative, il colore smorto del primo cerchio che
dovrà superare, nell'al di là, o, il mondo astrale, la deluderà di molto. Essa
dirà, come Oscar Wilde: "Non v'è esperienza più noiosa della morte!
Aiutate Oscar Wilde". È il momento in cui inizia un secondo processo:
quello di ELIMINAZIONE.
Abbiamo
studiato, nella lezione che descriveva l'individualizzazione umana, che la
cosiddetta personalità poggia le basi del suo esistere su tre punti occulti:
gli atomi che formano la triade inferiore dell'io. Cioè, quell'atomo ultimo, che
la Monade scelse nel piano eterico, quando aleggiava sul mondo minerale,
facendo esperienza di "immetallizzazione"; l'atomo astrale, che la
Monade scelse e unì al precedente atomo eterico, quando si trovò ad assorbire
sensazioni nel mondo vegetale; e l'unità mentale, o, atomo ultimo del piano
mentale concreto inferiore, che la Monade preservò, unico ed unito ai due
precedenti, quando si immerse nel mondo animale, preludente a quello umano.
Questi tre atomi ultimi costituiscono un vero miracolo della natura divina.
Uniti assieme, formano il piedistallo inferiore, o, la triade inferiore, tra il corpo causale (anima) e la struttura
superiore dell'io, o, Triade Superiore: formata, a sua volta, da un atomo
ultimo del piano atmico, da uno del piano buddico e da uno del piano mentale
superiore. Quando, con l'aiuto della Gerarchia, l'angolo basso della Triade
Superiore (o, l'atomo ultimo del piano causale) entra in contatto con l'angolo
alto della triade inferiore, o, l'unità mentale, scocca la scintilla dell'individualizzazione
e viene creato il corpo causale, che è il punto intermedio tra la Monade
eterna, e la personalità transitoria. I tre atomi ultimi che formano la triade
inferiore, come scrivemmo, sono un miracolo vero e proprio della natura.
Talmente recettivi e vibranti, formano il "fissaggio" interno, che
unisce corpo fisico, corpo astrale e corpo mentale inferiore, durante ogni
incarnazione, ed assorbono, rapidamente, tutte le esperienze che la personalità
compie, in vita, quasi fossero delle piccole cellule foto-elettriche; alla
morte, quando l'anima si libera dei tre corpi, non potrebbe riallacciarsi ad
una prossima incarnazione, nè potrebbe vivere liberamente nei mondi "oltre
il velo", se non avesse questi tre atomi ultimi, che essa ritira in sé,
abbandonando al serbatoio dei tre piani i suoi tre corpi. Gli atomi ultimi,
infinitamente minimi, sono la sola cosa che resta nel corpo causale, dopo che
si è attuato il processo di restituzione, eliminazione, assorbimento.
L'anima,
nel suo corpo eterico, è, ora, nella Luce, priva di organismo denso. A seconda
della sua evoluzione, sarà, subito, del tutto desta, o, in uno stato letargico,
simile a quello che precede il risveglio mattutino dell'io. Il senso del tempo
e dello spazio iniziano ad allentare i legami e si unificano in un'unica
natura: tempo e spazio si mostrano in qualità di SOSTANZA COSMICA. Secondo le tre linee evolutive principali,
il disincarnato inizia a sfoltire e smaltire la speciale sostanza umida (in
senso occulto) del suo corpo astrale. Prosegue, perciò, il processo di
eliminazione. Tutto quello che di pesante esisteva, nei desideri umani, viene,
dalla Natura, virilmente e decisamente consumato. Ma, tutto nei limiti di un
arco armonioso di durata.
Il
Maestro Tibetano, in uno dei Suoi trattati, asserisce che, per l'ottanta per
cento, le descrizioni dei mondi ove il disincorporato va a stabilirsi, dopo la
sua morte fisica, sono state, in passato, e per lo più, errate. E, questo, per
varie ragioni: una di queste è dovuta al fatto che si è data l'illusione della
persistenza del tempo e dello spazio, in quei luoghi, quale, usualmente, si
considera. Un'altra è dovuta al fatto che si è troppo meticolosamente insistito
a descrivere regni e "cerchi" del mondo astrale, offrendo
l'impressione che quel regno fosse un reame eterno della Natura Ascosa. Ora, i
veri occultisti sanno che il mondo astrale iniziò ad essere creato, durante
l'epoca atlantidea, dai miasmi genetico-emotivi di quella razza. Inoltre, il
mondo astrale è una tappa intermedia che il disincorporato incontra prima di
stabilizzarsi nel piano mentale. Esso è troppo fluido ed umido, esotericamente
parlando, perché lo si possa prendere in considerazione, traducendo la sua
natura nel fisso e secco vocabolario della descrizione umana e verbale. Il mondo
astrale è destinato a scomparire, ed il fatto avverrà, pienamente, durante la
settima razza madre. È un mondo di dolore e di annebbiamento, in cui vagano
quelle anime che sono unite ancora alla terra, ma, non la possono raggiungere,
e vengono attratte dal cielo, che, pure, non possono ancora padroneggiare,
perché non completamente purificate. È da questa cerchia negativa che
provengono tutti quei messaggi di sconforto e di dolore, ospitati nelle sedute
medianiche. È qui che Ulisse vide la madre e i suoi compagni d'avventure, i
quali gli confessarono che il più povero dei mendicanti sulla terra era
invidiato da un Re, nel mondo dell'Ade.
Comunque,
ben presto, il corpo astrale viene eliminato ed il disincorporato possiede
soltanto il corpo mentale. Dovrà distruggere anch'esso, per sentirsi radioso -
ma, pur sempre, limitato - nel corpo causale. Difatti, quest'ultimo, viene,
soltanto, distrutto, per legge, mentre si è in piena e completa incarnazione
sulla terra, tramite la quarta iniziazione. Superato il girone del
"purgatorio", l'io inizia a gioire di una felicità che mai aveva
gustato in terra. Non esiste tempo, nè spazio, che lo imprigionino. Il passato
gli si mostra, nella sua pienezza; recupera i ricordi delle incarnazioni
precedenti e scorge una lunga strada simbolica, davanti a sè, che gli rivela,
per ampie linee, il suo futuro e le vite che lo aspettano. Egli incontra tutti
gli affetti che credeva scomparsi per sempre; si riunisce a coloro che lo
avevano preceduto nel viaggio misterioso; inizia a comprendere la natura dei
meravigliosi mondi angelici, in piena attività creativa, nell'attuazione del
Piano Gerarchico. Ed acquista la facoltà di realizzare che tale visione è
Potere. È interessante constatare che il processo di accostamento e di
realizzazione che si sta attuando in lui è esattamente quello che il discepolo,
o, lo yoghi, conquistano, coscientemente, senza l'aiuto di Sorella Morte, con
le varie tecniche di meditazione. Se l'anima è sviluppata, essa incontra, dopo
la morte, il Maestro ed entra, definitivamente, nell'Ashram, per, mai,
abbandonarlo. Se l'anima non è sviluppata, pur riuscendo ad ottenere un pieno
contatto con il proprio Angelo Solare, dopo aver eliminato - come tutti gli ego
- anche il suo corpo mentale inferiore, rrimarrà in una estatica contemplazione
di una Luce indistinta, il cui mistero potrà penetrare, molto più avanti, sul
Sentiero dell'evoluzione, dopo varie incarnazioni successive. Comunque,
l'evoluzione è sempre una conquista. Ed ogni sensazione provata nel Devachan è
di una tale intensità, che supera ogni lontana immaginazione. Dal testo
"Les premiers Enseignements del Maîtres "- editions Adyar - Paris - 1924
- (datate dal 1881 al 1883) e pubblicate da C. Jinarajadasa, ex presidente
della Società Teosofica mondiale, traduciamo una lettera del Maestro K.H., che
descrive le condizioni post mortem dell'anima. Essa è diretta a Mr. Sinnet,
noto studioso di esoterismo e Direttore dell'allora esistente quotidiano
"Pionier".
"..Perché supporre che
il Devachan sia uno stato monotono, per il solo fatto che un certo momento di
sensazione terrestre viene, indefinitamente, perpetuato - prolungato, per così
dire - attraverso i secoli? Non è, non può essere così: ciò si dimostrerebbe
contrario ad ogni analogia ed in opposizione alla Legge degli Effetti, per la
quale i risultati sono proporzionati alle energie antecedenti. Per ben cogliere
il concetto, tenete presente che le cause hanno due campi di manifestazione:
l'oggettivo ed il soggettivo. Le energie più grossolane, quelle che agiscono negli
strati di materia più pesanti e più densi, si manifestano nella vita fisica; ed
hanno per risultato le nuove personalità di ogni nascita, compresa nel gran
ciclo dell'individualità che evolve.
Le attività morali e
spirituali trovano nel Devachan la loro sfera di effetti. Così, i vizi, le
attrazioni fisiche, ecc., di un filosofo possono avere per risultato la nascita
di un nuovo filosofo, di un re, di un commerciante, di un ricco epicureo, o, di
qualsiasi altra personalità, la cui costituzione era inevitabile, viste le
tendenze preponderanti dell'uomo, nella sua vita precedente. Bacone, per
esempio, chiamato da un poeta: "il più grande, il più saggio, il più vile
degli uomini", potrebbe, nella sua incarnazione prossima, riapparire sotto
aspetto di un arido manipolatore di denaro, dai doni intellettuali
straordinari. Ma le qualità morali e spirituali di Bacone esigerebbero,
egualmente, un campo di espansione per le loro energie. Il Devachan è uno di
questi; e, così, tutti i vasti piani di riforme morali, di ricerche
intellettuali e spirituali nei principi astratti della natura, tutte le
aspirazioni verso il divino, darebbero frutto in Devachan, e l'entità astratta,
conosciuta, in passato, come il grande cancelliere, si occuperebbe, in questo
mondo interiore, della sua preparazione personale, e ci vivrebbe, se non quella
che viene chiamata una esistenza cosciente, almeno un sogno di una intensità
realista, a cui alcuna realtà della vita terrena mai si avvicinerà. E questo
sogno dura sino a che il karma abbia, in quella direzione, ricevuto
soddisfazione; fino a quando l'onda di energia non raggiunga i bordi del bacino
e l'individuo passi ad un nuovo periodo causale. Questo periodo può trovarlo,
sia nello stesso mondo precedente, che in un altro, a seconda del punto
raggiunto dall'uomo, o, dalla donna in questione, nella propria evoluzione,
attraverso i cicli e le ronde necessari allo sviluppo umano.
Quindi, come concepire che
un unico istante di sensazione terrestre sia preso per tema di preparazione? È
verissimo che questo momento si perpetua indefinitamente, ma esso lo fa simile
ad una nota tonica dell'armonia intera, nota voluta, a vibrazione determinata,
attorno a cui si raggruppano e si sviluppano, in variazioni melodiche
progressive, in variazioni inestinguibili, tratte da un tema dato, tutte le
aspirazioni, tutti i desideri, speranze e sogni che hanno potuto, relativamente
a quel ciclo particolare, traversare, durante la vita precedente, la mente del
sognatore, senza mai prendere forma nella materia, e che egli trova, ora,
pienamente realizzati, e nella maniera più intensa, in Devachan, senza poter
dubitare che tale realtà beatifica è, semplicemente, figlia della propria
immaginazione, effetto delle cause mentali, di cui lui stesso è autore. Il
momento unico e preciso che dominerà, con più intensità, tra i pensieri del suo
cervello moribondo, all'attimo della dissoluzione, sarà di fondamentale
importanza; beninteso, lo saranno anche tutti gli altri "momenti";
ma, in minor funzione evolutiva, e troveranno il loro posto assegnato, in tanta
panoramica fantasmagorica di sogni passati, e daranno varietà all'assieme.
Non esiste, sulla terra, un
uomo che non provi una predilezione qualsiasi, una passione dominante; nessuna
persona, per quanto umile e povera sia - e, spesso, proprio per questa ragione
- manca di carezzare sogni e desideri, chhe, mai, riuscì a soddisfare. Questa è
monotonia? Considerate simili variazioni, moltiplicate all'infinito, su un tema
unico (tema che si modella sul gruppo dei desideri più attivi, nati in vita,
prestando loro il proprio colore e la propria forma caratteristica) e lo
chiamereste "la cancellazione di ogni coscienza, nello stato
devachanico"? - fatto, addirittura degradante? Allora, in verità, o, il
mio concetto vi sfugge, o, non mi so spiegare. Certamente, non ho saputo farvi
cogliere il senso esatto del mio pensiero, e debbo riconoscermi incapace di
descrivere l'inesprimibile. Quest'ultimo compito, mio buon amico, diviene
difficile, se le percezioni intuitive non l'aiutano. Le più lunghe descrizioni
- anche le più pittoresche - resteranno vvane. Dirò di più: non esiste parola
capace di esprimere la differenza tra lo stato mentale sulla terra e questo
altro stato, estraneo alla nostra sfera d'azione; alcuna parola inglese, che
equivalga alle nostre; null'altro che idee preconcette e inevitabili (dovute
alla fondamentale educazione occidentale); cioè, delle false direzioni, date
alla mentalità dello studioso - che ci assistono in questa inoculazione di
concetti interamente nuovi. Avete ragione: non soltanto "la gente
ordinaria" (i vostri lettori), ma, anche, degli idealisti e degli uomini
di alta intelligenza non arriveranno a coglierne l'idea esatta, nè, mai,
investigheranno, interamente, la profondità. Forse, comprenderete più tardi, meglio
di oggi, la nostra repugnanza a comunicare le conoscenze che possediamo a dei
candidati europei.
Ed ecco un'altra idea falsa:
il soggiorno in Devachan è tanto più prolungato, quanto il merito è più grande.
"Ma, allora, se ogni sentimento di durata è perso, in Devachan, ed un
minuto è come mille anni, a che serve...", ecc..
Questa osservazione e questa
maniera di pensare potrebbero, però, bene applicarsi all'Eternità finale, al
Nirvana, al Pralaya; a tutto, in fin dei conti. Ditelo, dunque: nel suo assieme,
il sistema dell'essere, dell'esistenza separata e collettiva, il sistema della
natura soggettiva ed oggettiva non rappresentano che dei fatti assurdi e senza
scopo, una frode gigantesca da parte di questi studi che, poco simpatici alla
filosofia occidentale, incontrano, inoltre, la disapprovazione crudele dei suoi
migliori rappresentanti. In tale caso, a quale scopo praticare le nostre
dottrine, imporci un lavoro ingrato e lavorare contro corrente? Perché, dunque,
l'occidente tiene tanto alle lezioni dell'oriente, dal momento che si trova
incapace di assimilare dei princîpi che, mai, risponderanno al carattere
particolare della sua estetica? Triste prospettiva, per noi, poiché voi stesso
non arrivate ad afferrare tutta l'intensità della nostra filosofia. E, neanche,
a distinguere facilmente un semplice angolo - il Devachan - di questi sublimi
orizzonti, che si aprono "oltre il velo". Senza volervi scoraggiare,
desidero soltanto attrarre la vostra attenzione sulle formidabili difficoltà
che noi incontriamo, ogni volta che ci sforziamo di chiarire la nostra
metafisica a degli occidentali, anche ai più intelligenti. No: nessun orologio,
nè pendole, in Devachan - benchè l'universo intero sia, in un certo senso, un
gigantesco cronometro. D'altronde, i mortali stessi non perdono la nozione del
tempo, nei periodi di gioia e di beatitudine, che essi trovano, sempre, troppo
brevi, quaggiù? Questo fatto non ci impedisce, minimamente, quando la felicità
arriva, di gustarla con piacere. Può essere (ci avete mai pensato?) che
l'abitante del Devachan perda ogni senso di durata, perché la felicità riempie
la sua coppa sino al bordo. La cosa è differente per gli abitanti di Avitchi
(n.d.a.: l'ottava sfera), benchè costoro, come quelli del Devachan, non abbiano
la nozione del tempo, cioè, della maniera in cui, sulla terra, noi calcoliamo i
periodi
A tale riguardo io posso
ancora ricordarvi quanto segue: "Il tempo è una cosa di cui noi stessi
siamo i creatori"; per un singolo uomo, un breve secondo di estrema
angoscia può sembrare, anche sulla terra, un'eternità; per un altro, più
felice, le ore, i giorni, e, spesso, gli anni, sembra che volino come un corto
istante. Di tutti gli esseri terreni dotati di sentimento e di coscienza,
l'uomo è il solo animale che possegga la nozione del tempo, benchè non sia nè
più felice, nè saggio. Perciò, come potrei spiegarvi ciò che vi è impossibile
intuire, giacché siete incapace di comprenderlo? Immagini concrete non sono
fatte per esprimere l'astratto e l'infinito: mai, l'oggettivo riuscirà a
riflettere il soggettivo (n.d.a.: separatamente, l'uno dall'altro). Per
rendervi conto della beatitudine provata in Devachan, o delle pene subìte in
Avitchi, voi dovete, come facciamo noi, averle assimilate nella coscienza.
L'idealismo critico occidentale deve ancora comprendere la differenza tra la
vera essenza degli oggetti soprasensibili e la soggettività inconsistente, alla
quale esso li riduce. Il tempo non è un attributo; non può, dunque, venir, nè
provato, nè analizzato, secondo i metodi della filosofia superficiale. A meno
di imparare a reagire contro i risultati negativi ottenuti da tale maniera di
pervenire alle conclusioni, secondo il sistema della ragion pura, come viene
chiamato; - e a distinguere, da una parte, la materia, dall'altra, il metodo
con cui prendiamo conoscenza degli oggetti sensibili - mai riusciremo a
raggiungere delle conclusioni giuste e precise. Il punto di divergenza, che
oppongo alla vostra propria concezione (molto naturale), prova, a fondo, la
superficialità e, anche, la falsità di questo sistema di ragion pura
(materialista). Se, come afferma Kant, lo Spazio ed il Tempo sono, non già il
prodotto, ma i regolatori di sensazioni, ciò è vero solo per quanto riguarda le
nostre sensazioni sulla terra e non per quelle in Devachan. Là, non esiste
alcuna idea a priori di Spazio e Tempo, che s'impongano agli ego, relativamente
agli oggetti vitali. Noi scopriamo, al contrario, che l'abitante stesso del
Devachan ne è, in modo assoluto, alla volta, il creatore ed il distruttore.
Ecco la ragione per cui gli stati cosiddetti "postumi" non potranno
mai essere giudicati correttamente dalla ragione pratica, poiché quest'ultima
esiste ed agisce solo nella sfera delle cause finali o scopi. E non può essere
chiamata (come fa Kant, che, su di una pagina dà alla parola il senso di
"ragione" e, nella seguente, il senso di "volontà") la
facoltà spirituale suprema nell'uomo, che ha per dominio la Volontà..
(continua alla prossima
lezione)
"..Quanto precede non è
stato detto, come potreste credere, in vista ad una argomentazione (forse
troppo prolungata); ma, per servire ad una discussione futura "at
home", per seguire, a quanto dite, gli studenti ed ammiratori di Kant e di
Platone, che potreste incontrare. In termini più semplici, affermerò quanto
segue: se, nuovamente, non riuscirete a comprenderlo pienamente, non sarà per
mia colpa. L'intensità cumulativa dell'esistenza fisica progredisce,
dall'infanzia alla maturità; la sua energia decrescente è destinata, quindi,
all'indebolimento senile ed alla morte. Il sogno vissuto in Devachan si
sviluppa nello stesso modo. Avete, dunque, ragione a dire che
"l'anima" non può mai accorgersi del suo errore e giudicarsi illusa
dalla natura - tanto più che, parlando alla lettera, tutte le vite umane e le
loro vantate realtà di fatto costituiscono, in fin dei conti, una identica
"fantasmagoria". Comunque, avete torto di prestarvi ai pregiudizi ed
alle idee preconcette dei lettori occidentali. Nessun asiatico sarà mai
d'accordo con voi su questo punto. Quando affermate che "tutta la situazione
s'accompagna ad un sentimento d'irrealtà, di cui soffre la nostra mente",
voi siete il primo a divenirne preda; la principale causa di ciò è molto più la
vostra incomprensione perfetta di quel che sia l'esistenza in Devachan, che un
difetto del vostro sistema. Per tale ragione ho pregato un chela (discepolo) di
riprodurre, in appendice al vostro articolo, degli estratti di questa lettera,
con delle spiegazioni destinate a disingannare il lettore ed a togliergli, per
quanto è possibile, la penosa impressione che, certamente, gli faranno provare
le vostre affermazioni.
Credetemi: la natura non
inganna l'abitante del Devachan, più di quanto essa non inganni l'uomo fisico,
durante la vita. La natura gli riserva, "laggiù", molte più
beatitudini e felicità veraci, di quanto non faccia, "qui", ove egli
ha contro di lui il male ed il destino sotto ogni forma. La sua debolezza
innata - quella di un fuscello di paglia, violentemente trasportato, qui e là,
dallo spietato soffio di tutti i venti - ha reso, in terra, completamente
impossibile all'essere umano ogni felicità, qualunque siano le sue possibilità
e la sua condizione. Di conseguenza, chiamate questa vita un triste, un
orribile incubo, e sarete nel giusto.
Considerare l'esistenza
devachanica un sogno, è rinunciare, definitivamente, a conoscere la dottrina
esoterica, sola depositaria della verità
Permettetemi, ancora una
volta, il tentativo di spiegarvi qualcuno dei numerosi stati esistenti in
Devachan ed in Avitchi. Esattamente come per la vita fisica, avviene per l'ego,
in Devachan, un primo tremore di vita fisica, un salire verso l'apogeo, poi,
uno spegnersi graduale dell'energia limitata - attraverso uno stato
semicosciente, attraverso l'amnesia progressiva e il letargo - non verso la
morte, ma, verso la nascita, la nascita di una personalità nuova, il risveglio
dell'attività che, ogni giorno, crea molteplici cause nuove, destinate a
raggiungere un altro stadio devachanico, seguito da un'altra rinascita fisica,
quella di una nuova personalità. Il karma determina come saranno, ogni volta,
rispettivamente, le vite in Devachan e le vite terrestri ed è necessario
seguire questa interminabile successione di nascite, sino a quando l'uomo
raggiunge la fine della settima Ronda, oppure, egli non sia, nell'intervallo,
giunto alla saggezza di Arhat, poi, a quella di un Buddha. In tal caso, egli
conserva la sua libertà, per una, o, due Ronde, poiché ha appreso ad evadere
dai circoli viziosi ed a passare in para-Nirvana.
Ma, supponete che si tratti,
non di Bacone, di un Goethe, di un Shelley, o, di un Howard, ma, di qualche
entità dalla personalità incolore, debole, che non abbia mai agito sul suo
ambiente al punto che ci si sia accorti della sua presenza; che succede,
allora? Semplicemente che il suo stato devachanico è così incolore e così
vuoto, quanto lo fu la sua personalità. E come potrebbe essere altrimenti? La
causa e l'effetto sono eguali. Supponete, ancora, che si tratti di un mostro di
perversità, di ambizione, di avarizia, di orgoglio, di furbizia, ecc., ma che,
nello stesso tempo, possegga il germe, o, i germi delle disponibilità migliori,
con il lucore di una natura più divina: dove andrà? Simile scintilla, in
combustione sotto un mucchio di fango, controbilancerà, malgrado tutto,
l'attrazione dell'Ottava Sfera, ove sono destinate solo le entità del tutto
negative, i falliti della natura, per subire un rimodellamento completo; la
loro Monade Divina si è separata dal quinto principio, durante la vita (o,
anche, nella incarnazione precedente, poiché noi abbiamo registrato questo
caso), ed essi hanno vissuto quali esseri umani sprovvisti d'anima. (Leggete
Iside Svelata, Volume 4, pag. 29. La parola anima significa, beninteso, l'anima
spirituale; è il suo distacco che determina l'attrazione del quinto principio, anima
animale, nella Ottava Sfera). Di tali persone, prive del sesto principio,
mentre il loro settimo, che ha perduto il proprio veicolo non può esistere in
maniera indipendente, il quinto, o anima animale, cade, in modo naturale,
nell'abisso senza fondo. Ciò, forse, vi renderà più intelleggibile quanto dà ad
intendere Eliphas Lévi, se rileggete quel che scrisse, ed il mio commentario
marginale (vedete Theosophist, ottobre 1881, "La morte") e pesate i
termini impiegati, come "calabroni inutili", ecc.. Ebbene, l'entità
considerata, in primo luogo, non può, malgrado tutta la sua perversità, passare
nella Ottava Sfera, perché tale perversità è di natura troppo spirituale,
troppo raffinata. Essa è un mostro, ma, non è un semplice bruto senza anima:
non sarà annichilita; ma, punita. In effetti, l'annichilimento, cioè, l'amnesia
totale, e la definitiva privazione di energia cosciente, in loro medesimi non
costituiscono alcuna punizione. Qui, alcun zeffiro spegnerà il lucignolo; ma,
una potente, positiva e malefica energia, alimentata e sviluppata dalle
circostanze. Per una simile natura, deve esistere uno stato corrispondente al
Devachan. Esso lo trova nell'Avitchi, antitesi perfetta del Devachan, idea
volgarizzata dalle nazioni occidentali sotto il nome di Inferno e di Cielo, che
voi avete completamente lasciato da parte nei vostri FRAMMENTI. Ricordatevene:
per essere immortali nel bene, bisogna identificarsi con il bene (o Dio); e per
essere immortali nel male, identificarsi con il male (o Satana). Erroneamente interpretate,
delle parole come "Spirito", "Anima",
"Individualità", "Personalità" e (particolarmente)
"Immortalità" provocano delle logomachìe tra i numerosi polemizzatori
idealisti. Per completare il vostro FRAMMENTO, ho ritenuto necessario
aggiungere l'Avitchi al Devachan, come suo complemento ed applicargli le stesse
leggi. Ciò è fatto, con vostro permesso, nell'appendice.
Avendo sufficientemente
elucidata le situazione, posso rispondere, adesso, in maniera diretta, alla
vostra domanda numero uno. Sì, certamente, si cambia, senza posa, di
occupazione in Devachan e, ciò, tanto quanto, e anche molto più, nella vita di
un uomo, o, di una donna che consacra la propria esistenza ad una sola
occupazione qualsiasi; con la differenza che, per l'abitante del Devachan, le
sue occupazioni sono sempre gradevoli ed egli fa della propria esperienza una
continua gioia. I mutamenti sono, dunque, necessari, poiché questo sogno
vissuto non è che la maturità, il raccolto dei semi psichici caduti
dall'esistenza fisica, come da un albero che abbia le radici da un ingrato
terreno sociale, ma, i cui frutti fioriscano nei delicati colori dell'alba del
Devachan e maturino sotto l'influenza sempre feconda del suo cielo. Lì, non
esiste alcun insuccesso, alcuna disillusione. Ammettiamo, come voi pensate, che
l'uomo non abbia gustato, durante la sua vita, che un solo ed unico istante la
felicità di esperienze ideali; anche in tal caso, il Devachan non potrà
costituire, come supponete a torto, il prolungamento indefinito di questo "unico
istante"; ma, darà la nascita a degli sviluppi indefiniti, a delle
situazioni differenti ed avvenimenti, che hanno per base, o, per sorgente,
questo unico momento, o, questi momenti, a seconda del caso: in breve, tutto
ciò che si presenterà all'immaginazione del sognatore. Questa unica nota,
emanata dalla lira della nostra vita, non può che servire di tonica allo stato
soggettivo, e darà nascita agli innumerevoli toni e sottotoni della
fantasmagoria psichica.
Là, le speranze, le
aspirazioni, i sogni insoddisfatti si realizzano tutti, in pieno, e i desideri
dell'esistenza oggettiva diventano la realtà dell'esistenza soggettiva. È là,
dietro il velo, che le apparenze vaporose e deludenti di Maya sono trascese
dall'Adepto, che ha saputo apprendere il grande segreto che gli permette di
penetrare così profondamente negli arcani dell'essere."
-------------
Nella
lettera che precede bisogna considerare due fatti; essa parla del Devachan,
raggiunto dall'anima, quando la medesima ha superato i due cicli intermedi: il piano
astrale ed il piano mentale inferiore. Inoltre, si riferisce alle sensazioni
devachaniche della gran massa degli ego. Ripetiamo, definitivamente, che
l'anima evoluta, una volta "oltre il velo", entra in diretto rapporto
con il suo Maestro di Raggio, con la Gerarchia dei poteri Planetari e Solari e
diviene una cosciente forza attiva a favore dell'evoluzione del Piano. La
reincarnazione avviene in modo spontaneo; ma, è voluta, prima del tempo, ed
eseguita ad arte, solo da coloro che abbiano distrutto il corpo causale, alla
quarta Iniziazione. I genitori di una simile anima sono, quasi sempre, degli
Alti Iniziati, che procreano secondo le regole dell'Unione Esoterica.
Per
quanto riguarda un'anima normale, essa segue la normale prassi. Se è
mediocremente evoluta, seguirà gli effetti dell'attrazione verso la materia,
come sono descritti nella lettera del Maestro K.H.. Cioè, l'arco delle energie
dell'attività devachanica essendo esaurito, dopo un lungo soggiorno nel mondo
superiore, essa cadrà lentamente in uno stato di amnesia generale ed, infine,
vi sarà il tuffo nella materia. Se, invece, l'ego è evoluto, sentendo
approssimarsi il periodo di una nuova incarnazione, collaborerà con le forze in
atto della natura, che agiscono, invece, forzando, nel caso precedente;
sceglierà i genitori adatti a lui, il periodo propizio astrologicamente alla
sua incarnazione ed attuerà la "tecnica" dell'anima, per immergersi
nella materia. In risonanza con l'attimo in cui la madre ospita il germe
materno, metterà in movimento vibratorio i tre atomi ultimi che conserva nel
suo corpo causale. Circonderà l'unità mentale di una placenta di energia del
piano mentale concreto; avvolgerà l'atomo astrale di un abbozzo rudimentale di
corpo astrale; e, durante i nove mesi di gravidanza, circonderà l'atomo eterico
ultimo di sostanza eterica. Tra i sette chakra in embrionale costruzione, darà
maggior palpito vibrante a quello che sarà particolarmente attivo, durante la
sua vicina incarnazione e che lo disporrà nel ritmo evolutivo umano che gli
compete. I genitori fisici offrono soltanto il materiale adatto alla
manifestazione, nel piano della materia. A questo proposito, accenniamo,
brevemente, che la responsabilità di una madre e di un padre, in senso occulto,
è vitale nei riguardi dell'ego che essi attraggono nel piano oggettivo, tramite
la loro unione. Un ego comincia a prendere possesso, secondo le conoscenze
esoteriche, della propria personalità, dai dieci anni in poi. E, con cicli che
vanno di dieci anni in dieci anni, accentua, radicalmente, il rapporto con la
materia. Fino ai dieci anni (ma, in particolar modo, quando l'ego crea,
istintivamente, i tre corpi di manifestazione, da poco prima il concepimento
materno), la madre è pienamente, responsabile non solo della costruzione fisica
dell'essere, ma, anche del miglioramento di quella emotiva e mentale.
L'ego,
così, maturato da una lunga esperienza devachanica, riprende a percorrere lo
stesso Sentiero che aveva lasciato alla precedente incarnazione, e dallo stesso
punto.
Continua
il viaggio dell'anima......
Tutto
ciò che circonda l'uomo, sia di materiale, che di spirituale, poggia il proprio
divenire e la propria manifestazione sulla legge che gli indiani chiamano del
"karma", o di causa ed effetto.
In fisica il fenomeno risulta più svelato:"..ad ogni azione corrisponde
una reazione uguale e contraria..". Il karma, nel suo aspetto metafisico,
è la legge di movimento, innata in tutte le cose. Lo studioso entra,
solitamente, nel campo delle conoscenze esoteriche, presumendo che le medesime
gli diano il segreto di potersi liberare da ogni giogo e gli insegnino a
penetrare in uno stato essenziale di una non meno specificata inerzia divina.
Gradualmente, invece, l'occultismo gli mostra, tramite lo studio dei fenomeni
archetipici, che un qualsiasi tipo di staticità cosmica è illusorio; e gli
comunica la gioia sottile e spirituale che l'azione pura dona alle medesime
Vite "oltre il velo". In ciò, adottando il metodo di porlo innanzi
alla constatazione di leggi inflessibili e non originate, che formano il
sub-strato necessario all'Essere. Il karma è la principale di queste leggi.
Tutto
è movimento, quindi. Non esiste separazione ideale tra l'energia e la materia;
o, se volete, tra il cielo e la terra. La materia è spirito cristallizzato; lo
spirito è materia rarefatta. Lo sguardo di un discepolo possiede, quindi, una
qualità che l'occhio comune non ha. Quella della continuità di coscienza.
Per cui, se la sfera di incidenza delle sue esperienze si trova ad essere
circoscritta dal piano solido, egli lo vede quale conseguenza di causali
energetiche precedenti ad esso; oppure, coesistenti, ma ignote. Se, invece, le
sue conquiste spirituali gli permettono di vivere nella sfera "oltre il
velo", egli sa che non solo i suoi atti energetici sbocceranno, nel piano
della vita oggettiva, sotto forma di situazioni fluide, o di cose oggettive, ma
che lo stesso mondo che, ora, considera estremamente raffinato è il risultato
di altri piani più sottili. Questa catena è karma.
Quindi,
noi, dal nostro punto di vista umano, siamo un anello di una intera catena. Il
nostro presente è frutto di un passato e causa di un futuro. Sia l'abitudine
che l'uomo possiede di considerare il karma in funzione parossisticamente sua,
sia l'abitudine a volere antropomorfizzare le Grandi leggi della vita, hanno
creato un'estrema pesantezza di concetti sull'argomento e delle forti
distorsioni della verità.
La
sostanza luminosa della Legge deve essere percepita solo dalla singola anima
degli studenti; i grandi Istruttori si sono sempre rifiutati di dare una
definitiva forma concettuale ad essa. Ciò, perché, a rigor di termini, il karma
è il movimento cosmico e, come dicemmo, non si può fissare in qualunque forma
statica quel che, per propria natura, non vi si adatta. Per comprendere il
karma bisogna studiarlo attraverso i suoi effetti; Parabrahaman si manifesta
solo attraverso le leggi universali, che si enucleano nelle Divinità Cosmiche,
Solari, Planetarie. Ciò che esiste dietro di Esse appare (intraducibile per il
profano) allo sguardo attonito dell'Iniziato.
È,
allora, in tal senso, che studieremo la Legge, fidando nella comprensione
intuitiva dello studente, che noi consideriamo, sempre, un collaboratore.
Inizio
e fine. Terribili parole che sono i chiodi del Cristo-umanità; circolo
concluso, in cui l'aspetto razionale del nostro io continua a volersi
imprigionare. Come vorremmo che tutti coloro che seguono la verità esoterica
spezzassero questa loro tendenza a voler limitare, con il numero delle loro
dieci dita, l'infinito raggio della Trascendenza Universale! Sembrerà paradosso
quanto diremo; ma, il karma, che è la legge della razionalità cosmica, o,
quella di causa ed effetto, può venir compreso soltanto dall'irrazionalità
divina del nostro spirito. Difatti, se noi tentassimo di spiegare al lettore
gli effetti, sia profondamente metafisici (e che lo hanno inserito nella
attualità della vita presente), sia più grossolani, in cui gioca la sua parte
di anima incarnata e, nel farlo, risalissimo a remote cause planetarie, solari,
cosmiche, non faremmo altro che rendere più sottili e più tenaci i legami che
lo avvincono alla sua prigionia mentale. Non è così che il problema del karma va
affrontato. La domanda - "..e prima?"
- continuerebbe a percuotere il cervello del richiedente. Prima delle
esperienze Planetarie? Prima di quelle Solari? Prima di quelle Cosmiche? Dal
presente capitolo speriamo, profondamente, che sprizzi la fiammata, la quale
valga a bruciare, o, a neutralizzare il corpo mentativo dello studente e gli
faccia assaporare, anche per un attimo, il luminoso sorriso dell'Angelo Solare;
il quale gli mostrerà le cose, quali sono; ma, dall'altezza del suo Super-ego.
Nella
vita non v'è un prima; non v'è un dopo. Ma, un eterno presente. L'idea del
tempo e dello spazio, come l'uomo comune è abituato ad accettare, non
appartengono al corredo concettuale di un Iniziato. Questi movimenti -
puramente astratti - acquistano una distorsione ed una pesantezza naturali,
solo quando sono filtrati dal cervello fisico dell'uomo. Portiamo un esempio
che servirà a chiarire la situazione. Immaginiamoci un individuo che si trovi a
vivere la sua vita, inserito in un orario di ufficio, in un orario di famiglia,
nel ritmo inflessibile del giorno e della notte, della veglia e del sonno. Per
lui "l'entità domani" è
qualcosa di certo, di vero e di tangibile. Per lui, adesso, sono le quattro del
pomeriggio e due ore lo separano dalle sei; non v'è dubbio. Per lui, ora si
trova in questa stanza, in questo paese e, per raggiungere un altro ambiente,
di un altro paese, dovrà creare uno sforzo fisico di movimento, in cui il
binomio tempo e spazio si fonderanno e si dimostreranno evidenti, oggettivi, da
sormontarsi. L'uomo medio, in effetti, è invischiato (non ritmato) dal senso
del tempo e dello spazio. Ora, consideriamo un altro uomo. Un montanaro, che si
trovi alle pendici di un'altissima montagna. L'acutezza del suo sguardo gli
permetterà di penetrare le asperità della stessa, fin presso la vetta; se egli
non può guardare più in su, ciò non significa che la cima non esista, in quello
stesso attimo, a portata di mano, assieme alle altre cose che lo circondano.
Così è per colui di cui parlammo prima. Il fenomeno-vita lo circonda,
rappresenta la montagna che si erge davanti a lui, nella regione dell'eterno
presente. Se egli, a causa della sua immaturità animica, della sua miopia
interiore è costretto a starsene sempre con il capo tuffato in un cespuglio, che chiama "ora e qui", mentre palpa, con la
mano brancolante, un altro cespuglio, posto poco più su, e lo chiama "dopo e là", non significa che, teoricamente, non potrebbe
staccarsi dall'illusione e vedere tutta la montagna, in un solo colpo d'occhio.
Intendiamoci
bene. Non vogliamo abolire la realtà del ritmo tempo-spazio; ma, solo, darle
un'altra dimensione. Entrare, cioè, nell'amplesso universale del settimo
Raggio, quello del Cerimoniale, schiavo di nessuno, al di fuori della legge.
Il
fisico Einstein, con la sua scoperta, ha ridotto la massa identica all'energia,
stabilendo che, man mano ci si avvicina alla velocità della luce, i parametri
del tempo e dello spazio vengono deformati.
Da
tal punto di vista, con l'atmosfera resa cristallina e respirabile, si può considerare,
a tutt'agio, il fenomeno del karma. Quale, cioè, una legge che incornici ed
inquadri, in ritmi sempre più ampi, la libertà dell'esistenza universale; non
già che la schiacci e coercisca in fattori minuti, o, vasti, di prigionia
ambientale e spirituale. Ogni azione è karma. E la legge è talmente meticolosa
ed inflessibile che basta la rivelazione di una piccola verità occulta per
darne l'idea. Tutti gli insetti nocivi, ad esempio, che, purtroppo, l'uomo
conosce, e lo tormentano da secoli, a partire dalla cavalletta, che distrugge i
raccolti, sino a giungere alla spietata zanzara delle notti estive, sono
l'immancabile cristallizzazione e materializzazione di meschini pensieri di
critica, di fastidio, di odio che l'umanità emanò, in passato. Si racconta,
ancora, che un giorno un uomo si presentò a Buddha e Gli disse che, durante le
sue meditazioni, vi era sempre qualcuno, o qualcosa che lo veniva a disturbare.
Buddha, allora, gli rivelò che egli, in passato, si era divertito a
interrompere le concentrazioni di alcuni yogi, per leggerezza, ed ora ne pagava
le conseguenze.
Insomma,
pensiamo che lo studente ci verrà in aiuto, intuendo l'intreccio fittissimo che
costituisce la rivelazione della legge del karma. Nulla è dovuto al caso. La
natura aborre il vuoto. Non esiste karma di armonia, oppure di disarmonia; ma,
una legge improrogabile di causa e di effetto, che si perpetua in modo
infinito, generale e capillare.
Le
radici della legge si sperdono nell'immenso mare dell'assolutezza superiore.
Riguardano l'uomo, ma non solo lui. Vi è il karma degli animali, del mondo
vegetale, del mondo minerale; vi è il karma degli angeli, delle razze e delle
nazioni. Una legge inflessibile, necessaria allo sviluppo delle cose e che,
quando la scrutiamo, nel suo aspetto rarefatto, fa emergere una sola natura,
con certezza: la sua razionalità
universale. Quando, invece, la vediamo, nelle sue angolosità più evidenti,
ne estraiamo la rivelazione di minute componenti, ravvicinate alle abitudini
dell'uomo.
Il
nostro stesso Logos Solare ha spalancato le porte all'attuale creato, per
raggiungere una meta karmica, composta dai complessi frammenti di cause che
risalgono a quando Egli Medesimo era Logos Planetario. Lo stesso vale per i
Pianeti Sacri; lo stesso per la nostra Terra. Nessuno sfugge alla legge. Ma,
sia il Dio, che l'uomo hanno addirittura bisogno di essa! Superata la fase
dell'immaturità spirituale, per la quale l'uomo, una volta " morto",
desidera rifugiarsi in un illusorio e caldo giaciglio spirituale, popolato di
angeli, dopo un'oculata educazione alle leggi del ritmo eterno e
dell'esoterismo, egli entra a far parte della Gerarchia Divina del Pianeta.
Come in un alveare dorato, ivi regna la costruzione, la creazione,
l'ispirazione a sempre più vasti piani evolutivi; l'uomo diventa simile al Dio
che l'ha creato; e crea. Non solo: ma, il morso del simbolico serpente dorato,
che già spinse Adamo ed Eva (l'eterno dualismo) a sentirsi, potenzialmente,
simili all'assoluto, gli inocula un dolcissimo ed irresistibile desiderio a manifestarsi,
a realizzare l'incommensurabile che gli arde in cuore. Egli, da allora, non può
farne a meno. Questa è la sete che provano gli stessi Adepti, in tutto simile
alla sete del Logos Solare, che non cessa, per un attimo, l'atto della
manifestazione. E, se, prima, il neofita rifuggiva il karma e cercava di
slacciarsi da esso, ora lo ricerca, lo fissa, lo perfeziona e vi si lega.
A
tal punto, lo studente potrà chiedere:"
Ma, Buddha stesso non venne a liberare l'uomo dalle reincarnazioni?".
No. Buddha venne per liberare l'uomo dal giogo delle reincarnazioni involontarie e di coercizione. Buddha
venne a tramutare l'uomo, da semplice effetto di quella legge, a legge stessa.
Nessuno, neppure Buddha, ha il potere di liberare l'uomo dalla necessità
cosmica a manifestarsi. Dove sarebbe, allora, la meravigliosa sublimità di ogni
Iniziato della Gerarchia Bianca, che suggella, continuamente, il suo supremo
patto d'anima con la terra, rinunciando a secoli di Nirvana, e si inserisce
nella missione finale di rimanere nell'umanità, sino alla salvazione finale? È
evidente che il processo reincarnativo di un Adepto risulta ben differente da
quello di un comune mortale. Per un Adepto, inserirsi in un simile atto di
servizio al mondo è pura gioia, pura necessità, sublime manifestazione; per un
essere umano è il preludio ad una vita di dolore. Quando l'Adepto raggiunse il
rapporto integrale con i tre Signori di Raggio, Egli divenne Uno con Loro! Non
è il caso di parlare di oblio, mentre Egli si immerge nella materia; né di ricordo,
mentre risale la corrente del fiume divino. Cosa deve dimenticare, Lui, se è
divenuto ciò di cui dovrebbe ricordarsi? Quindi, risulta chiara, ora, la
ragione per cui il Maestro Koot Humi disse, una volta (Lettere dei Maestri):
"..la reincarnazione è un fatto improrogabile, nella natura. Lo stesso
Buddha dovrà reincarnarsi, a suo tempo..". Ma - aggiungiamo noi - con
effetti ben diversi da un uomo comune! Perché non sarà soltanto Buddha a
reincarnarsi; ma, il Logos, con Lui...
Ecco,
quindi, perché il piano personale si riallaccia al Piano Cosmico. Ecco perché
la reincarnazione, come la subisce l'uomo, non ha i postulati adatti per
rappresentare la vera rivelazione del karma reincarnativo, quale non solo è
atteso, ma, desiderato dal Dio. Non basta dire che lo spirito, per una
ineluttabile legge ritmica, si immerge, come sostanza monadica, dopo esperienze
molto rarefatte, nei mondi elementali e preludenti il fisico, nel regno
minerale, nel vegetale, nell'animale; e, qui, raggiunge l'individualizzazione, passando
nell'umano. Non basta dire che l'elementare precarietà delle sue conoscenze
primordiali lo spingono a creare una catena di effetti, che lo conducono a fare
esperienze delittuose, per comprendere la virtù; a fare esperienze virtuose,
per incorporare la santità. La legge emerge. Di fronte ad essa, dice Helena
Petrowna Blavatsky, bene e male non esistono; ma, solo l'irrefrenabile potere
dell'espressione.
Possiamo,
però, delineare a sufficienza questa legge, dal punto di vista animico.
Difatti, le Iniziazioni servono a farcela meglio comprendere. Vi è un karma
singolo, che riunì l'uomo alla sua tribù; egli partecipò, allora, al karma
comune. Le tribù formarono le sottorazze; le sottorazze, le razze madri. Le
razze madri, i periodi di globo, ecc.. Quando l'uomo giunge ai bordi del
Sentiero, si distacca, lentamente, dal karma ambientale, di razza, e torna alla
sua primordiale originalità. Questo momento è delicato. I Maestri lo prevedono.
Ed è il momento in cui il richiamo dell'Angelo Solare crea un'acuta nostalgia
nel neofita. Le abitudini della società non lo soddisfano più. La vita delle
cose naturali non lo attrae. Sopravvengono i simbolici quaranta giorni nel
deserto. La solitudine, se non materiale, comunque spirituale, circonda il
discepolo. Ed è una lezione che deve superare; lezione prevista dalle prove del
Sentiero. Frammenti karmici continuano a colpirlo, con forza veemente, finché,
dopo la tempesta, il suo Spirito affiora nel "Regno del Silenzio". La Voce del Silenzio parla. Il karma
personale è esaurito. Ora, egli si accingerà ad innestarsi nel karma
planetario. Gran tripudio, codesto! Meravigliose nuove lezioni egli impara. La
lezione dei "siddhi", o, dei poteri, eredità diretta di Shamballa;
l'esperienza dolcissima del bacio occulto dei Fratelli di Gerarchia. L'amplesso
con il Re del Mondo. L'inizio del secondo Sentiero. Vi è un terzo Sentiero; ma,
è prematuro parlare di esso. Basta accennare che un terzo tipo di karma appare.
Ne
consegue che è illusorio parlare in termini di esaurimento di karma; anche se
gli Istruttori esoterici hanno esortato il discepolo in questa direzione. È
chiaro che le parole di un Adepto vanno comprese; ed è chiaro, anche, che
l'Adepto si rivolge, spesso, a singoli gruppi di studenti che, effettivamente,
debbono esaurire un ciclo karmico, a che, nel sottinteso, possano penetrare in
una sfera di attività superiore. Sfera di attività che, di solito, l'Adepto
lascia intravvedere, senza entrare in particolari, che appesantirebbero di
altre inutili ricerche la mente del discepolo.
Studieremo
il potere dei mantrams, magici veicoli di forza cosmica, in ogni loro dettaglio
e per quanto le possibilità della mente umana permettano di analizzarli. Per
far ciò è necessario andare alle origini delle tradizioni sulla forza del
pensiero umano, sulle tracce storico-esoteriche, risalenti agli antichi Gruppi
Iniziatici del nostro pianeta, sulla costituzione dell'uomo, unito al cosmico,
per sua naturale radice.
La
ricerca di una formula sintetica, che racchiuda le infinite possibilità della
conquista umana, spinge tutti gli investigatori del campo occulto, siano essi
Teosofi, Massoni o Rosacroce. La ricerca di una pace produttiva interiore, di
una comunità d'azione, della capacità di aprire nuovi vasti orizzonti, tinti di
una trascendenza luminosa; la ricerca, in definitiva, di un potere ben preciso
e netto, che stacchi l'uomo stesso dalla sua ansia timorosa di un duro destino,
che lo attanaglia a delle condizioni vitali dolorose. Questa ragione, nobile e
spontanea, senza dubbio, poiché scaturisce dal più profondo strato dell'anima,
è, però, nello stesso tempo, la più prolifica madre di un insieme di
annebbiamenti, di cristallizzazioni mentali, di fanatismi incontrollati, nella
zona degli studiosi esoterici. Essa non tiene conto, spesso, di una ritmica
necessaria, nello sviluppo della propria conoscenza, da seguire,
armoniosamente, lungo tutti gli studi occulti; di uno sviluppo costante di ogni
capacità intellettuale, emotiva e spirituale del discepolo, nè tiene conto che
non esiste argomento più ricco di varianti e di luci interne, anche se
postulato da Leggi fisse ed eterne, degli studi che fa. Accade, quindi, che
l'accenno all'esistenza di un orizzonte di energie, da parte degli Istruttori
Occulti, precedentemente precluse alla coscienza personale, la svelata
possibilità di penetrare in un mondo di pura forza, con dei metodi ben precisi
e antichi quanto la terra, attinenti al potere del pensiero, alla ripetizione
controllata e cosciente di veicoli verbali costituiti, quali sono i mantrams, siano seguiti, da parte degli
studenti, con una innata fretta, con una precipitosa volontà di staccarsi dai
pur sempre logici rapporti con il mondo materiale che li circonda, con
un'immaturità, deleteria a sè ed agli altri.
La
scienza dei mantrams esiste; porta dei risultati definiti ed è, giustamente, un
mezzo per accelerare dei processi evolutivi, personali e cosmici, con risultati
del tutto inimmaginabili da mente mediocre umana. Ciò, però, non significa che
tale sintesi non necessiti di una forte esperienza, in chi l'adopera, e di un
suo diritto pieno a farlo; diritto che nasce dalla causale occulta
reincarnativa. L'uomo che usa, con successo e nelle giuste direzioni, il potere
del pensiero, unito al verbo magico del mantram, ha, nelle passate
reincarnazioni, subìto tutte le prove sul sentiero dell'evoluzione, ha compiuto
tutti gli atti fisici nel mondo materiale, ha duramente lavorato nella sfera
dell'oggettivo, sì che, ora, il profumo scaturito dall'attrito con il reame
delle forme è da lui guidato, con diritto, quale potente energia, capace di dominare
le stesse realtà pesanti che, un tempo, lo opprimevano tanto duramente.
Abbiamo
accennato a questo, per dimostrare che solo un'anima matura per esperienze
passate, può, occultamente, pronunciare
il Verbo Sacro, con riuscita; e non qualsiasi individuo. Purtroppo, molta
moderna letteratura esoterica tende a promettere, leggermente, o, per eccesso
di facili entusiasmi, da parte di chi scrive, il raggiungimento dell'assoluto,
sia nelle vittorie infime, che superiori, con la ripetizione di certe frasi, o,
con la semplice enunciazione che tutto è energia; quindi, tutto è plasmabile,
con lo sforzo della propria immaginazione. Ciò ha creato una enorme confusione
nel campo degli studiosi esoterici. I serii e garanti individui che, con sacro
amore e rispetto per la Verità, hanno, per incarnazioni precedenti, e per anni,
in quest'ultima, studiato le profonde realtà dell'occulto, coscienti di adorare
l'Indefinibile Divinità e di saturarsi della Sua Impersonalità, e solo adesso
vedono germogliare in sè delle ignote possibilità di raggiungimenti cosmici,
assistono ad una specie di danza profana, attorno ad essi, da parte di coloro
che credono che l'esoterismo sia una panacea a tutti i mali e che cercano di
smantellarne la sublime ed aurea levigatezza, con uno studio pervaso, o, da
cosciente, o, da incosciente faciloneria. Ciò è stato registrato dai Maestri
dell'Occulto, ed una delle ragioni per cui poca intimità v'è stata, sinora, da
parte di Essi, nei riguardi del folto numero di studiosi dell'esoterismo, è la
leggerezza con cui venne raccolto il Messaggio di molti Inviati, negli ultimi
tempi, ad educare la massa, sull'Avvento della Nuova Era, e sulle rivelazioni
ben precise di realtà sconosciute a tutti, fuori che, in passato, a pochi
eletti.
In
effetti, l'atto sintetico dei magici poteri mentali può essere raggiunto; ma,
ogni successo, in tal senso, deve venire duramente pagato. Questa è la legge
dell'occulto. La felicità eterna e finale è composta dai numerosissimi
frammenti del dolore di tutte le precedenti reincarnazioni. È la traccia di
tali dolori, impressa, a fondo, nello spirito di chi agisce nell'occulto, è il
rispetto per se stesso e per gli altri discepoli, accomunati nella medesima
esperienza sacra e nella medesima saggezza, è la coscienza che il potere mentale
sviluppato è aroma del dolore, che fa sì che ogni mantram, che ogni proiezione
spirituale di energia dell'iniziato costituiscano, per lui, un effettivo gesto
divino, un arbusto d'amore, un atto di alta devozione. Ecco, allora, la
garanzia dell'avverarsi del potere mentale. Ognuno di tali mantrams,
pronunciati con un senso, assieme, di volontà totale e di pudore divino,
costituisce una forza fremente nel campo della manifestazione, di cui pochi
conoscono la portata.
Nei
mantrams, tradizione e originalità si fondono in una meravigliosa coesistenza
di armonie. E lo vedremo più avanti. Il rapporto energia-materia è il bandolo
che deve venire intimamente scoperto dall'occultista che pratica la sua arte.
L'Energia Cosmica, che riflette le proprie modulazioni d'onda nel piano
materiale dell'esistenza, radunando l'intensità delle sue vibrazioni in atomi e
molecole visibili e creando la piramide di ogni oggettivazione materiale che
circonda l'uomo, non appena entra nel ciclo del manifesto è, a sua volta,
incarnata e ritmata dal polo opposto ad essa; la stessa materia. Il binomio è
legato in una inseparabile unità di rapporti. E, anche se alla maggioranza può
sembrare che l'energia, costituente i vertici sommi dell'esistenza, sia un
fattore libero e fluente, tanto che non la si possa rendere, a sua volta,
strumento di manipolazione, da parte della materia, essa è, comunque, vincolata
alla natura della materia stessa. Qui,
risiede il segreto del mantram.
I
sensi raffinati dell'iniziato gli fanno raggiungere la percezione
dell'esistenza di una sensitività cosmica, ovunque il suo sguardo spirituale
vada a posarsi; sia nei mondi sconosciuti, che sprofondano nell'interna
immensità del proprio io, sia negli oscuri baratri celesti, che si distendono
oltre le galassie conosciute, o, ignote, del cielo stellare. Tutto è sensibile,
tutto è coscienza fremente, tutto è pieno di vita. Non esiste lato
dell'universo, tanto rarefatto possa parere, tanto di natura sottile e
spirituale, che l'uomo abbia il diritto di chiamare vuoto assoluto. Un ritmo,
diluito nell'eternità del Cosmo universale, inserito in ogni aspetto di energia
e di materia, compie, sempre, un movimento di sistole e diastole, e porta
l'energia a tensioni di indescrivibile sottigliezza - e che l'uomo chiama
"vuoto puro" - e, poi, dà una catarsi rinnovellata a quel vuoto,
irradiandolo in uno stato di esistenza ancor più sottile. Lì, dove un ciclo di
forze, dunque, ha raggiunto un sommo grado di raffinatezza, sta per annunciarsi
un altro campo di manifestazione. Ciò vorremmo che il lettore comprendesse ben
chiaramente. Non esiste lo spazio, inteso come omogenea forma vitale, priva di
vita. Ma, invece, una sfera potenziale di esistenze, brulicanti di germi
invisibili, che la Legge, continuamente - sotto la pressione del movimento
universale - porta in manifestazione, e che sono destinati, a lungo andare, ad
entrare in espressione visibile e tangibile ai sensi umani. E l'uomo non ha il
diritto, come spesso fa, di monopolizzare la sfera della sua coscienza
interiore, chiamando il proprio spazio interno un'isola a sè stante e sterile di incidenze verso la comunità. Ogni
pensiero che elettrizza gli altri pensieri dell'uomo nasce e si collega, non
già nello spazio della sua anima, ma, nello spazio universale. Quello che
l'uomo considera come il più intimo sacrario della sua mente, manda le note del
proprio organo musicale a riflettersi su ogni altro sacrario dell'esistenza; lo
SPAZIO
UNO, che è la Coscienza Universale, e che si contrappone all'illusione
dell'esistenza di infiniti rapporti esclusivistici, distanti e convergenti
l'uno dall'altro.
Quindi,
ogni cosa è energia. Ma, quando vogliamo analizzare, profondamente, i
significati dell'energia e la sua natura, giungiamo, per forza di cose, ad
analizzare gli aspetti della materia; quando vogliamo penetrare la struttura
della materia, le diamo delle risonanze energetiche. Ne deriva che l'uomo deve
radunare le radici del proprio io ad una terza costante: l'inesprimibile a
mente umana. Nessuno ha il diritto di dire che l'energia preesiste alla
materia, perché ogni forma di energia è, pur sempre, una forma di materia
rarefatta. Nessuno può dire che la materia faccia nascere l'energia, perché
ogni cosa ha natura fluida e movimentata. La giusta via di mezzo, come affermò
Buddha, è lo stato di estasi razionale che deve controllare e ritmare la
coscienza di ogni occultista. L'uomo, di fronte al binomio energia e materia
deve porre un terzo punto di fulcro; la sua anima. L'anima che nasce
dall'attrito tra lo spirito e gli stati densi. Questo triangolo gira
vorticosamente: si sa che esiste, si sa che è alla base di ogni manifestazione;
ma, è indefinibile, a parole. Definirlo sarebbe dare un alt all'unica cosa
certa che vi sia: il movimento incessante ed eterno degli universi. Dio, inteso
come la più raffinata delle forze di un ciclo, si riflette in tre postulati: il
Padre (Spirito-energia); il Figlio (l'anima, la coscienza); lo Spirito Santo
(la materia primordiale, la madre feconda).
Quindi,
una linea senza condizionamenti e soluzione di continuità. È uno scaturire
costante di linfe squisite, in cui si abbevera l'animo assetato dell'iniziato;
è uno stato di estasi incessante, ma, pur sempre, improntata ad un ritmo di
inflessibile razionalità interna. Egli poggia la base del suo io più vivo sulla
pietra angolare della Legge di manifestazione. Energia, coscienza, materia. Egli stesso è tale Legge. Ne accetta
la realtà immanente e considera lo strato vibrante di ogni cosa come una lastra
omogenea di cristallo guizzante, dalle infinite sfumature e riverberi di luce
dorata. E non appena egli si accinge a studiare dove, in esso, finisca la
materia, cominci la sua coscienza, termini l'energia, il cristallo gli si
spezza tra le mani.
Quando
Pilato chiese a Gesù Cristo dove fosse la Verità - questa verità - l'Uomo Divino tacque. Lo stesso fece Buddha, ad una
simile richiesta.
Nè
si creda che l'incapacità dell'uomo a voler rendere relativa e formale l'onda
infuocata dell'Assoluto, arrivi a sminuirne la comprensione interna, in
proposito. Ogni iniziato sa, sente la completezza dell'Essere in lui; ed agisce
in conseguenza. Ma tace. Ogni iniziato ha il rapporto integrale con un senso
ben preciso dei valori universali: il senso della completezza e dell'armonia in
tutte le cose. Tale conquista spirituale si erge nel suo animo, con una forza
così incisiva e totale, che egli non è turbato se la sua incapacità a
dipingerla verbalmente fa dubitare gli ascoltatori che egli la possegga, o, che
la conquista esista. Lascia che il neofita compia le proprie esperienze, sicuro
che, anche lui, ammutolirà di fronte all'inesprimibile, quando lo raggiungerà,
e quando capirà che l'unico modo per poter imprigionare l'uccello radioso del
divino, nella gabbia dorata della coscienza umana, è quello di chiuderne, in
silenzio, la piccola porticina. Una volta dentro l'animo umano, l'uccello
gorgheggerà, felice, il suo canto d'assoluto; ma, quando la voce del
razionalismo parlerà, esso tacerà immediatamente. Continuerà a gorgheggiare,
dopo che si sarà ripreso il silenzio. Tale canto non sarà sminuito nella sua
natura. Rivelerà il ritmo inflessibile delle leggi, la precisa costruzione
armoniosa degli universi. Ma, solo da un piano superiore alla mente umana, che
non riguarda l'intelletto inferiore dell'uomo.
Colui
che desidera divenire un saggio cultore della scienza degli Iniziati, pur
postulando la struttura del proprio io su di una trascendenza originale,
inconcepibile a mente umana, dovrà penetrare nel ritmo dettagliato di uno
studio razionale sugli effetti della Causa Incausata, avendo Quest'Ultima come
sfondo necessario ad ogni pensiero ed azione. Inutile voler cercare di frenare
l'incessante fluidismo elastico dello sviluppo di ogni regno della natura (dai
visibili agli invisibili) con l'investigare sulla Ragione Prima di tutta la
manifestazione universale; lo sguardo dell'uomo giungerà a scoprire dei Punti
Cosmici a cui il nostro sistema solare è legato, per fondazione occulta e per
assorbimento costante di energie; ma, non
si fisserà, mai, ad un dato originatore, a cui si rifaccia l'intera
responsabilità dell'esistenza di ogni universo. Dovrà studiare l'aspetto
astratto della legge di creatività, latente in ogni schema di espressione
vitale, consapevole che la medesima ritma il proprio pulsare, sia mentre
vivifica la vita di un infusorio, che quella di un sistema solare; e lo fa
sempre nella stessa maniera. Appresa la Legge Unica, egli applicherà,
consapevolmente, tali diagrammi di modulazione, ovunque e quando lo vorrà.
Consideriamo,
quindi, un primo postulato. Esiste un'unica sostanza, madre delle altre, che
gli indiani chiamano mulaprakriti (radice
dell'essere), sin dai tempi dei tempi. Non possiamo definirla come energia, nè
come materia. E lo abbiamo visto nella precedente lezione. Possiamo soltanto
ammettere che tale sostanza si manifesta ai sensi dell'uomo - sia metafisici,
che fisici - in vari stati di sottigliezza. Quando essa ha raggiunto una
massiccia quadratura delle proprie possibilità di manifestazione noi diciamo
che determina il mondo materiale e visibile, qual'è da noi conosciuto; quando,
invece, il suo stato è troppo rarefatto per essere coscientemente percepito
dall'uomo comune noi ci troviamo a che fare con i mondi sottili, di cui tanto
parlare si fa, in seno ad ogni religione mondiale; o, con le forze sconosciute,
eppure potentissime, del pensiero, della magìa, dell' Adeptato. E se, in una
prima analisi, abbiamo diviso il reame del manifesto in due porzioni grossolane
- il visibile e l'invisibile -, ad un ultteriore e più approfondito esame della
situazione, vedremo che sette sono i gradi di sfumatura,
esistenti in seno a questa materia originale: la mulaprakriti degli
indiani. Le letterature teosofiche, o, esoteriche, o, iniziatiche di tutti i
tempi hanno penetrato a fondo il nucleo di tali sette reami. La Kabala parla
dei sette Troni Angelici, dei sette Sephirot; gli occultisti, dei sette piani
di esistenza, ecc.. I cattolici, senza cognizione di causa, affermano
l'esistenza del paradiso, considerando uno tra gli inferiori di tali piani, in
cui si annida la pulsazione spirituale dell'anima umana, dopo avere
oltrepassato il "velo" della morte del corpo fisico. Il lettore ha
conoscenza di tali piani; e sa che il mondo fisico è l'ultimo e più basso di
essi, e che ogni sua incarnazione lo distacca dai mondi superiori, per
immetterlo, nuovamente, nel ritmo della materia, ove la propria anima acquista
l'autocoscienza e una consapevolezza di potere e sapere. Comunque siano le cose
e qualunque visione abbia lo studioso dell'aspetto ignoto dell'essere, un
fattore risulta importante. In tutto questo rapporto tra il metafisico ed il
fisico, non v'è stasi, o, separazione. Una precisa interrelazione si svolge tra
il piano visibile e l'invisibile e lega il primo al secondo (e viceversa), fino
a quando non si è scoperto il nodo comune ad entrambi. Il movimento della
materia universale è sempre in ondulazione. Le forze dei piani superiori a quello
umano sono in costante movimento e mutamento e si annidano nel mondo oggettivo,
non solo senza che quest'ultimo se ne renda conto, ma, addirittura - quando
esse scaturiscono da Intelligenze Supernormali - conducendone la
manifestazione.
Non
si può negare l'esistenza di un controllo superiore alle cose di questa vita.
Tante ragioni, nel recente sviluppo del pensiero umano, si sono rivelate
efficaci all'uopo, che diviene dogmatico negare l'esistenza del metafisico. Si
tratta, solamente, di nutrire l'intelligenza umana, dando una spiegazione
scientifica e razionale al fatto. Il nodo vitale tra l'espressione fisica
solida e quella energetica, la scienza lo ha sciolto con la scoperta della
disgregazione atomica; e continua a dipanarlo, tramutando l'elettricità in
materia, e viceversa. Altrettanto, anche se impropriamente, hanno fatto le
liturgie di ogni tempo, cercando di vincolare l'uomo materiale ad uno sfondo
liberatorio di forze trascendenti e cercando di indicargli l'esistenza di un
fattore di catarsi, fuori dal piano visuale. Ma, l'affermazione di certi dogmi,
la coercizione, da parte della casta sacerdotale, in genere, alla fede, portata
come obbligo, che non ammette discussione e porta alla scomunica colui che non
la esterna, e altre varie ragioni, hanno allontanato molti validi pensatori da
essa, ed hanno creato, dall'altra parte, una schiera di individui che, per
servilità parossistica, negano alla propria ragione un movimento individuale e
si preparano, per le epoche future, a cicli di immobilismo spirituale.
Se
l'occultismo eletto afferma che determinate cose non possono venir manipolate
ancora dalla sfera dell'intelletto concreto, dall'altra soggiunge che esse
verranno percepite da un sottile senso dell'intuito spirituale. Questa non è
fede cieca; è il significato di buddhi,
come in oriente viene chiamato.
Cerchiamo,
dunque, la nobile via di mezzo e perveniamo al secondo postulato della nostra
ricerca. L'unica sostanza, che abbiamo chiamato mulaprakriti, è in eterno
movimento; ripudia la stasi. Se essa, al piano di coscienza a cui è giunto
colui che analizza la situazione, gli si presenta come la radice del proprio
orizzonte ambientale, si rifletterà in un ulteriore aspetto sottile, dal quale
irradia l'ampio mantello della sua natura, e con il quale plasma il medesimo
orizzonte. Tale radice, gli indiani chiamano Parabrahman. Inutile voler fissarci sui termini. Brahman,
dal sanscrito, significa: l'originatore del movimento, nella sfera più aderente
alla coscienza dell'osservatore (da brih = muoversi); Para, significa:
"ciò che è prima". Quindi, ciò che è prima di mulaprakriti. In poche
parole, il secondo postulato afferma che il più pesante deriva dal più sottile
e quest'ultimo - aggiungiamo - determina e conduce il più pesante. Bisogna
andare alle origini ed unire e vivificare l'aspetto di vita che vogliamo
padroneggiare, con le sue più intime radici. Quel che ci appare per
manifestazione visibile è condotto e sorretto dall'invisibile; soltanto
imparando a conoscere tale invisibile potremo controllare il visibile. Ecco,
quindi, la ragione per cui la forza del pensiero è considerata la trionfatrice
di ogni oggettivazione materiale, e, con essa, gli Adepti riescono a guidare il
proprio destino e quello altrui, se necessitanti a farlo. Ma, non si perda,
mai, di vista lo sviluppo armonioso di tale potere. Noi abbiamo parlato di
Adepti. L'uomo comune non può, ancora, con il pensiero, controllare le forze
della natura, come faceva Gesù, come faceva Mosè, ecc.. All'inizio, innaffiando
con le deboli energie che possiede il proprio giardino psichico, imperlerà di
rugiada i germi, che si svilupperanno in saldo potere, un domani; imperlerà di
rugiada l'individuo amato, che fa parte del suo gruppo spirituale. Unirà le
proprie forze al fascio mentale di coloro che, nell'umanità, agiscono nella
medesima direzione, creando un vortice psichico comune, di grande aiuto alla
elevazione del genere intero.
Qualche
ipotetico studente potrebbe obiettare che i termini "mulaprakriti e
parabrahman" si riferiscono, nella letteratura e negli studi sanscriti,
alla materia primordiale, nei suoi aspetti; cioè, alla base di ogni costrutto
fisico ed energetico, di ciò che appare come panorama di universi stellari e
mentali. Che i due termini furono, sempre, adoperati per indicare il primo emergere
di un sistema solare, nelle sue fondamenta originali. A questa obiezione, noi
contrapponiamo i due concetti, insiti nel significato del ciclo e del principio
della legge. Esiste una legge che si apre, meravigliosa e totale, in ogni
frammento dell'espressione, sia in basso che in alto. Esiste un dualismo, che
si riunisce nel trialismo da noi analizzato nel paragrafo precedente, che è
puramente astratto. Chi conosce i termini di tale formula espressiva del
creato, non può - e ciò trapela anche nella più profonda letteratura degli
Adepti dell'Arcano - affermare che mulaprakriti e parabrahman siano prerogativa
delle Origini di un Cosmo e che, identici, non appaiano nelle ulteriori fasi
successive del suo evolversi. Ogni piano ha tre aspetti: la materia densa, (materia), la materia meno densa (spirito) e la coscienza che si
sviluppa in essi, a seconda dei rapporti di attrito che un determinato ciclo
impone a quei poli (anima). Come
disse un Maestro dell'Occulto - K.H. - "Esiste solo la materia, che
perpetua sè medesima, nel ritmo obbligato degli universi".
Focalizziamo,
quindi, l'attenzione nel bandolo che unisce i due opposti alla manifestazione.
Qual'è il terzo vertice del triangolo? Cos'è che dà la libertà di decidere in
che punto esistano i limiti della zona dell'energia e lo strato della materia?
Lo scienziato può chiamare tale incrocio di entità: la macchina. Lo
spiritualista può affermare che si tratta della coscienza. L'iniziato dice
essere la volontà. Il Maestro raduna la coscienza, la strumentalizzazione della
medesima e la volontà, e determina il terzo fattore ai due precedenti - spirito
e materia - chiamandolo: giusta via di
mezzo, ciclo. Non esiste danzatore più armonioso di un Maestro, nel
ritmo sacro dei rapporti; non esiste cantore più delicato dello stesso, il
quale sappia afferrare le note discordanti di ogni opposto, fondendole in un
arpeggio, ove la soluzione è la miscela adatta e trionfante. Tra l'essere ed il
non essere, lo strato dell'io penetra in un'alchimia di liquor-vitae, da
cui scaturisce la linfa della prosecuzione degli infiniti. Lo stato di tensione
del finito, è nell'animo dell'uomo che si allenta e diviene infinito. Il nucleo
di vita primordiale si rinnova, continuamente, nella coscienza dell'iniziato. E
solo un'anima pura, figlia della sua epoca, figlia del retaggio di una lunga
evoluzione reincarnativa precedente, è ricca di ogni sfumatura necessaria per
divenire padrona dell'arcobaleno, che sprizza dalle ali luminose dell'araba
fenice, che rinnova sempre sè medesima dalle proprie ceneri. Questa è la
ragione per cui affermammo che, nella scienza dei mantrams, tradizione ed
originalità si fondono
Cos'è
la coscienza, quindi? Cos'è quella radice mirabile che, quando sviluppata ad un
estremo grado di musicalità vitale, di un materiale statico ed inerte, schiavo
del parassitismo alla natura circostante, ne fa un Adepto di potere? Cos'è quel
mirabile caleidoscopio che, pur sempre fisso e immerso nella medesima struttura
radicale, ad ogni movimento spontaneo travalica il sottile ed il più sottile,
penetrando in un reame che gli iniziati chiamano angelico; carpendo la bellezza
ai cieli interni, radiando nel mondo materiale un profumo di nuove e più
profonde promesse di conquista; producendo, a sua volta, la materia fisica,
essa stessa nata da materia?
A
questo punto, torniamo ad uno degli assiomi prospettati nella precedente
lezione e consideriamo quanto l'energia, non appena scade dalla sua virginale
purezza primordiale, è causa di ogni movimento della materia in cui sgorga; ma,
anche, si trova a pieno petto il sigillo della medesima. Il serpente che si morde
la coda è giusto simbolo a tale verità. Non appena il ciclo appare, energia e
materia si risolvono in un binomio, che assapora ogni riflesso reciproco, nella
reciproca sfera d'azione. Trovandoci nel ciclo, non possiamo più dire che
l'uomo ha la libertà di adoperare energia pura, quale essa satolla gli universi
al di fuori del suo; ma, deve estrarre dalle contingenze una energia educata,
asservita alla durata del medesimo ciclo. La Dottrina segreta di H.P.B. afferma
che, oltre i confini del sistema cosmico, da noi abitato, esiste una barriera
insormontabile, anche dagli stessi Dei del sistema solare, che non valicheranno
se non coloro che si riuniranno in Seno al Padre, al termine di un Maha-manvantara (l'intero ciclo di una
"Incarnazione Solare").
Un
Adepto orientale di saggezza - noto in occidente - aggiunge che il Sistema
Solare possiede una determinata riserva di forze elettromagnetiche, che fluisce
di continuo e secondo un armonioso ritmo di pulsazioni, in ogni zona dello
Stesso, nutrendo il più piccolo abitante, ed il più sublime Potere.
Trovarsi
in un momento esistenziale qual'è il nostro, inseriti in un pianeta vivo qual'è
la terra, in una razza particolare, in un dato ambiente, significa dover
perdere di vista la possibilità di tornare ad adoperare l'energia pura, in sè
stessa, per attingere, invece, al suo addomesticamento, intriso di una
tradizione, di un ritmo manifesto, di una finalità ben precisa. Per noi,
energia pura è sinonimo di negatività. Lo stesso Fuoco Interno di un Sole, la
stessa Sua Coscienza si è ritratta, prima dell'attuale manifestazione, dal buio
gelido di tale energia "di per
sè", per divinizzare, ad oltranza, i confini del proprio sistema, con la
propria manifestazione.
È,
quindi, necessario tener presente lo strato di vibrazioni precedenti l'attuale
esperienza, rintracciarvi l'orma di una vita che, batocchio di una dorata
campana, ha sempre pulsato in essa, e vederne la natura, alla luce di una
tradizione antichissima, che si riallaccia a cicli di espressioni, emanate da
tutto il gruppo umano, per poter capire cosa sia il potere di un mantram e del pensiero proiettati magicamente. In ciò,
l'uomo è obbligato ad accettare sè medesimo come frutto di rapporti integrali.
In ciò, erra la magia nera che, di ogni suo rappresentante, fa un utopista,
alla ricerca del potere e del sapere singolo. Infinite causali hanno dato le
attuali possibilità di vita all'uomo; in special modo, ci riferiamo alle
possibilità dei suoi poteri sottili. Egli non può fare a meno di rintracciarle
in sè medesimo, quando sintetizza in un fascio uniforme la propria volontà, per
concretarla in un suono magico, in un mantram; nè, può isolarsi da loro. Deve
rintracciare la tradizione, deve saper tornare ad assaporare quelle sostanze
sottili che si incisero su di lui, mentre era pietra del regno minerale, fiore
del mondo vegetale, animale tra gli animali, intelligenza umana, tra gli
uomini. È tali essenze che deve imparare a trattare, coscientemente, mentre, a
sua volta, si rivolge, in posizione attiva, al creato, per creare. È tale
sangue celato che deve sentire palpitare in sè, prima di convogliarlo ad
irrorare la terra in cui nacque; l'occulta, ben si intende. È, in poche parole,
il suo rapporto personale con la Fonte di ogni vita che deve riallacciare,
giunto all'autocoscienza. I mistici
chiamano tale rapporto: l'unione con il
divino. Gli esoterici, più semplicemente:
l'unione con la Gerarchia Bianca; o, con il mondo angelico.
A
tale rapporto non si giunge solo con sforzi emotivi, anche se luminosi, o, con
il puro e semplice misticismo. È necessaria la
visione. Lo studio della struttura interiore del mondo si rivela fondamentale.
Giunge un momento, per ogni santo, per ogni occultista, in cui il reame delle
realtà superiori, che lo richiamava così acutamente, ed a cui egli rispondeva
con una cieca introversione, gli si mostra. Ed, ivi, regna armonia; ivi, la
musica delle sfere si manifesta, così gerarchicamente disposta, che la Scala
assume un significato, non solo di bellezza, ma, di potere. Il santo cessa di
essere un semplice amante; e diviene un
amante-che può. La buona volontà si trasmuta in volontà di bene.
Solitamente,
il comune studioso di cose occulte segue, anche se leggermente, la strada della
mano sinistra, come viene chiamata. Cioè, pur non rendendosene conto, e pur
mescolando, nei suoi studi e ricerche, aneliti di amore, egli vuole
istintivamente recuperare una formula che liberi la sua personalità dalla morsa
del dolore, il quale, indubbiamente, gioca, ancora, la parte di protagonista
nella nostra vita quotidiana. Non ha ancora compreso di essere un punto vivo di
un tessuto elastico, che vibra intensamente e, lo vedremo, ad ogni più piccolo
movimento psichico; un tessuto che collega la sua vita, i suoi successi, la sua
mèta, alla vita, ai successi, alle mète dei suoi simili, e, anche, di coloro
che lo superano di molto sulla strada dell'evoluzione e della vita. Questo è
importante registrare, prima di capire, a fondo, la natura dei mantrams. Prima
di realizzare quanto un mantram sia, alla volta, di appartenenza a chi lo
pronuncia e di appartenenza al resto dell'umanità; sia il frutto di una
evoluzione passata, e, quindi, sottilmente legato alle fonti di energia che
tale evoluzione trattò e manipolò, precedentemente, lungo i millenni trascorsi;
e sia, pure, qualcosa di estremamente originale, poiché da la possibilità a
tutta la vita planetaria di avanzare oltre, nel nuovo, nell'inatteso.
Consideriamo,
quindi, tale evoluzione ed i rapporti che ha con l'uomo; ma, consideriamo, nel
contempo, la ragione per cui l'uomo è simile al dio, figlio di Gea, la terra,
per cui gli deriva un potere mentale e spirituale, un arricchimento di
insperate energie, ogni volta che innesta le proprie radici nella stessa
tradizione, come quel dio vinceva Ercole, ogni volta che i suoi piedi poggiavano
sui sassi. Dobbiamo, però, analizzare il problema, partendo da speciali
presupposti; solo dando alla natura del nostro studio una qualità e una fonte
di nobiltà, quali sono le vere origini magico-spirituali del nostro sistema
solare, e non quelle conosciute dalla media umanità.
E,
mentre, sino ad ora, abbiamo trattato con criteri razionali e scientifici gli
argomenti addotti a dare un primo abbozzo alla scienza dei mantrams, siamo
costretti, per un breve cammino della nostra dissertazione, ad affidarci ai
palpiti intuitivi dello studioso, quando gli delineiamo l'inquadramento della
Gerarchia Bianca. Sta al discepolo, in seguito, venire in rapporto diretto con
la periferia di tale Maestosa Aura, con un mondo interno a tutti gli altri, e
coglierne qualche barlume più accentuato, o, addirittura, permearsi della luce
dei più fulgidi Astri che la caratterizzano. Tutto deve essere inserito nel
quadro di una conoscenza enucleata della scala di valori, legati alla
costruzione ed alla perpetuazione vitale della natura, quale noi la conosciamo,
perché un mantram cominci ad acquistare, agli occhi dell'esoterico, colore e
forma definiti. Al termine della lettura, il potere dei mantrams apparirà,
potenzialmente, sviscerato, mentre noi avremo toccato vari argomenti che lo
studioso può considerare non pertinenti al fatto. Comunque, molto deve agire,
nella stessa lettura, l'intuito dello studioso. Si deve comprendere,
analizzando il tessuto di una seta così fine e artistica qual'è l'occultismo,
che, ad un dato punto, protagonista degli studi in questione diviene l'anima
del discepolo; il suo intuito. Non si può spiegare a parole tutto l'occultismo.
Che questa legge sia ben chiara. E l'istruttore diffida, sia di colui che,
facilonamente, afferma che le Cose Superiori sono tanto semplici da risultare
alla portata del labbro di ognuno, sia di colui che asserisce che non esiste
possibilità alcuna di portare in basso le vibrazioni dei mondi sottili. Vi sono
delle rivelazioni ben precise, in merito all'Universale. Ad esempio, la Scala
Gerarchica delle potenze celesti, i piani della natura, il dipanarsi ritmico e
geometrico del mondo devico, o, angelico; il suo rapporto con ogni regno
manifesto della natura, gli influssi astrologici, ecc.. Il discepolo vede
svelarsi, alla luce della sua coscienza, il Piano dell'evoluzione, a frammenti.
Studi sulla profonda psicologia dell'animo umano, quali è possibile recuperare
nelle biblioteche mediche e nei settori di investigazione filosofica; e studi,
ancora, di alta matematica, di fisica, di chimica, e di ogni altra scienza
umana lo porteranno ad un punto critico in cui gli è necessario farsi delle
domande ben dettagliate. La scienza lo condurrà ad uno studio di acuta
insoddisfazione, avendogli creato il necessario piedistallo ad un ulteriore
approfondimento delle cose. E, qui, interverrà l'occultismo. Quell'occultismo
che non è da confondersi con strani modi di pensare stregoneschi e illividiti
da un'ombra di ricerche psicopatiche, residuo, nell'attuale società, di antiche
sfere interiori, riallacciantisi a ricordi atavici reincarnativi di riti
tribali, ecc.. Quell'occultismo che un Maestro di potere chiama: "La
sintesi di ogni scienza esatta". Se il discepolo di cui parliamo avrà la
fortuna di imbattersi in buoni testi di Magia bianca, che non lo immettano,
improvvisamente, in un mondo fenomenico, ma, gradualmente, gli educhino il
senso dell'intuito, sviluppato da studi concreti e non originali, in seno alla
società che lo allevò, e gli dimostrino, innanzitutto, il nesso che esiste tra il
mondo oggettivo e quello dell'energia, ed il rapporto innato che l'animo
dell'uomo ha con i due, baricentrato degli stessi, prima, o, poi, in ogni caso,
tale discepolo si troverà di fronte ad affermazioni che, per il momento, non
potrà convalidare con la sua esperienza. Affermazioni diverse da quelle
semplici ed iniziali, che sono l' "A B C" dell'arcano. Concetti come
la reincarnazione sono difficili ad accettarsi da un'anima impreparata; e,
anche se essa è talmente musicale, all'interno, da percepire un ritmo
ineluttabile in tutte le note della natura, anche se avrà afferrato il concetto
che lo spirito precede la materia, ma è, sempre, seguito dalla stessa,
bisognerà che il suo subconscio tramuti ogni nozione sulla reincarnazione e ne
veda il sistema educativo in una luce molto ampia, perché, finalmente, un
giorno, si accorga di quanto il fenomeno le sia, non già familiare, ma un fatto
constatato. In ogni nuova esperienza ci vuole il coraggio che emerse, assoluto,
nei primi esploratori che avanzavano in una sconosciuta regione, nell'attesa di
fermarsi alla terra promessa, e che percepivano solo per fiducia nel proprio
intuito e con pochi dati geografici. In ogni nuovo avanzamento spirituale tale
coraggio deve venire diluito, prima negli studi; poi, nelle esperienze
personali. Accetti, quindi, lo studente, quanto la tradizione riporta, da
millenni, e quanto è soggetto di esperienza, per migliaia di persone. Tenga la
sua analisi sospesa, in attesa dell'attimo magico che gli farà istintivamente
ripudiare ciò che non è d'accordo con la propria alta ragione; oppure,
accettare ciò che sentirà, per realtà di fatto. Ma, tenga presente che i più
lucidi e fissi nuclei di dogma iniziatico, da parte dell'occultismo, sono del
tutto razionali ed allineati al più solido buon senso cosmico. E, sovente, è
l'infantile predisposizione al misticismo senza prese volitive, e, quindi,
instabile, che, di fronte ad una pietra angolare quale è la Dottrina Segreta,
fa vacillare le pigre anime dei sognatori e le fa allontanare dal Sentiero.
Di
conseguenza, dopo aver analizzato l'aspetto libero della forza universa,
palpitante e soggiacente al nostro sistema solare, dopo aver affermato che esso
avvicenda le sue più profonde risorse evolutive in un ritmo pendolare, in cui
energia e materia si innestano in un reciproco abbraccio, realizzando il
manifesto quale noi lo conosciamo, entriamo un pò più nel profondo e
consideriamo qual'è la tradizione basilare, non solo all'intera umanità, ma, ai
differenti regni della natura, e che preme e modella, a prescindere dalla
stessa volontà dell'uomo limitato, ogni suo pensiero, ogni sua decisione, ogni
suo atto occulto. Incanaliamo, nelle giuste linfe vitali, le foglie magiche che
sono i mantrams tradizionali, sul ramo sviluppato dell'uomo evoluto.
"In principio era il verbo...."
La
religione cattolica dà l'avvio al vangelo di S. Giovanni, con tali parole. Ed
il Grande Iniziato d'amore, che è Giovanni, secondo la storia spirituale degli
ultimi due millenni occidentali, inizia la sua rivelazione. Verbo è parola
divina. Nel nostro caso, parola divina che crea un universo. Verbo, qui, ha lo
stesso significato di mantram. Con la differenza che, in seguito, l'ignoranza
della classe cattolica occidentale e del suo clero limitò il verbo divino ad
un'unica espressione, l'originale, manipolando ed antropomorfizzando il
principio di movimento universale - che incessantemente crea - in un dio, il
quale, una tantum, modellò tutti gli universi, con il potere magico e ritmico
della sua voce. I più saggi indiani, invece, allineati al vero senso del
concetto, non cristallizzati in un narcisistico e statico orgoglio di classe,
da millenni, avendo capito il vero significato della leggenda, e, più
umilmente, uniti all'Eterno Verbo della Increata Causa, ne perpetuano la natura
ed il ritmo, con la scienza dei mantrams.
Ovvero, per essi, ogni vibrazione ha un potere assoluto. Cosa che la scienza ha
recentemente scoperto. Ogni uomo è Dio e la differenza tra potere e non potere
è la conoscenza. Come disse Cristo: "Voi tutti siete dei", e come
disse Buddha: "L'ignoranza è alla radice di ogni male e, quindi, di ogni
dolore". Non basta, quindi, sapere che ogni vibrazione crea. Bisogna
realizzare che TUTTO VIBRA. Nel movimento incessante, la marèa dell'essere fa
scaturire, da sè medesima, onde sempre vergini di nuove esperienze e di nuovi
contatti. L'uomo vive in un oceano di energie, che non aspettano altro se non
di apparire in manifestazione tangibile. Tutti i regni della natura preesistono
in un aspetto archetipico e caotico, prima di emergere nell'ordine costituito
dall'oggettività. Ma, non solo la panoramica dell'orizzonte esistenziale, quale
ci appare nella sua immensità terrestre, è legata alla legge del divenire,
dall'invisibile al visibile; anche i minuti aspetti della vita, in senso umano
e non umano, scaturiscono da precedenti movimenti interiori ed invisibili. Ciò
lo constatiamo dal fenomeno del potere del pensiero; dal fenomeno del karma;
dal fenomeno della legge che afferma: "all'energia segue la materia";
dal fenomeno dell'elettricità, che si tramuta in solidificazione di atomi, e
viceversa.
Se
tali leggi effettive, a partire dal maestoso universo in espressione, sino a
giungere al movimento luccicante di mille e mille palpitii personali del
pensiero umano, che si dovranno tradurre in carattere ben definito, in
desideri, in acquisizioni, nella società aperta, da parte di colui che le
origina, restassero apertamente disciolte, senza argine, senza un ritmo imposto
da parte di Intelligenze Superiori, o, di poteri angelici, non avremmo, attorno
a noi, l'effettiva solidità e l'omogeneo blocco di una materia ambientale,
colorita da forme minerali, vegetali, animali e umane.
Tre
circoli conclusi bisogna analizzare, prima di procedere, allora, ulteriormente. Ciò che attornia il nostro universo; il
nostro universo; e l'uomo.
Ciò che attornia il nostro universo.
Allontaniamoci
da una visione mistico-astratta delle cose e cerchiamo di inserire i nostri
concetti di studio e di analisi in una ferma utilità pratica. L'uomo va alla
ricerca di una produzione spirituale, di cause ai suoi primordi, che alimentino
il suo potenziale attivo, la sua evoluzione immanente, la sua personale sfera
d'incidenza e quella della comunità. Le idee che le religioni di massa hanno,
sinora, proposto al credente non sono servite allo scopo. Pur avendo, esse, una
radice morale, indiscutibilmente necessaria alla razza, un'esortazione al bene,
all'amore, si sono limitate a questo. Ma la marèa del pensiero umano, ora come
ora, ne è del tutto insoddisfatta. Accetta il dio antropomorfico, o, per
atavica abitudine, o, per inerzia intellettiva, o, per rifiuto di andare oltre.
Nessuno
dei pensatori dei grandi movimenti di pensiero etico-filosofico ha mai parlato
nei termini in uso nella classe di coloro che presumono di seguirne gli
Insegnamenti. Nessuno dei fondatori di religioni note ed antiche, a partire da
Buddha, sino ad arrivare a Gesù, ha parlato di un dio antropomorfico, a cui si
rifaccia la responsabilità totale dell'essere. I buddisti sono nel vero, quando
riconoscono in Buddha un uomo di natura tanto elevata, quanto nessuno mai,
nella nostra terra. Un uomo, dal contenuto divino, a tutti gli effetti; ma, pur
sempre, un uomo. Gli esoterici vanno più in là; essi affermano che Egli fu il
primo, tra i nati di donna, che raggiunse delle mète che altri non avevano mai
raggiunto, in questo ciclo evolutivo; inoltre, gli esoterici sanno che Buddha
ha un raggio smisurato di potere, ma ben preciso e individuabile, tra le Luci-
Guida della nostra Gerarchia. Gesù non disse mai di essere un Dio; ma, un uomo
tra gli uomini. Inoltre, la sua idea circa le origini dell'universo era
categorica e definita. Tale idea gli pervenne da Autorità Esoteriche, che, a
loro volta, la ricevettero da tradizionali fonti precedenti, nei secoli.
La
mente umana, di fronte al graduale dipanarsi delle origini del sistema solare,
si rende conto, man mano che procede nell'evoluzione, che non si può enucleare
l'infinito, che tende, invece, ad espandersi in circoli sempre più ampi, ed in
cicli di evoluzione caratteristici. Non lo si può vincolare in un termine fisso
ed eterno. Essa si limiterà a constatare la verità dell'affermazione di Gotamo
Buddha: "
La Legge sola è eterna. La
legge del ritmo e del movimento universale, che si perpetua, identica, ovunque
e sempre".
Quindi,
ciò che attornia il nostro universo è ignoto. Riporta la tradizione che neppure
la Gerarchia Bianca conosce oltre determinati limiti dello stesso. Sappiamo,
per deduzione, che altri sistemi solari sono abitati come il nostro, e che non
può essere altrimenti. L'idea strana della terra cattolica, unico punto
privilegiato dal dio ebreo, che la scelse fra le stelle tutte del cielo, a patria
di se stesso, unica abitata dall'uomo, comincia ad assumere il suo vero
aspetto. E sappiamo che Cause Eterne collaborarono alla nascita del nostro
sistema solare. Quali furono queste Cause Esterne - lungo i millenni - secondo
la tradizione esoterica del nostro pianeta?
Per
quanto l'uomo possa sforzare la sua mente mentre cerca di penetrare il silenzio
di una zona spirituale originale, dovrà fermarsi sempre all'impersonale.
Comunque, al suo udito interno, una lieve traccia di movimento fisso ed
immutabile apparirà. Un movimento musicale; un fluttuare di energie, tese a
ripetere una nota ben definita: l'ARMONIA
DELLA MUSICA DELLE SFERE. Pitagora la percepì, quando il suo sovrumano
intelletto figgeva lo sguardo in "ciò che sta oltre". Egli affermò
che, latente nell'ovunque, esiste un ritmo, insondabile nella sua completezza;
ma, sgranantesi a cicli. Questa musica delle sfere è ben nota a tutti coloro
che sono immersi, di costante, nella soluzione dei grandi problemi. Non nasce;
è. È la radice di ogni movimento. È l'educatrice e l'impiantatrice di ogni
sistema galattico, di ogni sistema universale, di ogni sistema solare, di ogni
pianeta, di ogni entità umana, di ogni pianta. È latente ovunque vi sia vita.
Quindi, onnipresente. È un assioma. Nessuno l'ha fatta nascere, nessuno
interrompe il suo canto. Gli indiani, gli orientali, la chiamano la Voce del
silenzio. Inutile volerle dare una forma, un viso. Ha tutte le forme, tutti i
visi. È una realtà; l'unica realtà. Nelle sue origini, rimane celata ad ogni
occhio investigatore. Nei suoi effetti, è la modellatrice del creato. Non è
quel dio cattolico, o, religioso di cui si parlava prima; ma, preesiste a tutti
gli dei di cui si possa avere nozione. È creatore impersonale ed è creato. Ma,
appare distinguibile solo quando la si analizza, nel pieno di un ciclo
evolutivo, e secondo autocoscienza. In tal caso, essa estende le sue ali
musicali, sia a sè medesima, che al creato. In tal caso, coesiste con il
creato, ed è creatrice e creato. Ha le leggi ritmiche stabilite. La prima è
quella del dualismo. Colui che ne percepisce l'ovunquità universale sente di
esserne parte; ma, può staccarsene, per perpetuarla, a sua volta. La sua gamma
d'onda è geometrica e matematica. Le sette note, quali noi conosciamo in senso
umano, sono il suo potenziale attivo. I regni della natura sono
l'orchestrazione di tale potenziale. Ed è al numero magico sette che la nostra
attenzione deve fissarsi. Tale musica astratta delle sfere è ciò che precede e
attornia il nostro universo, latente, o, meno. È la protagonista di tutte le
galassie, visibili, o, distanti anni-luce; di tutti i sistemi mentali e
archetipici, esistenti oltre le barriere del nostro campo interiore ed
esteriore. È il dio impersonale dei veri esoterici. E gli orientali non le
danno un nome; la chiamano "CIÒ".
Gli antichi osservatori del divino, usavano - a proposito - tenere, in mezzo ai
templi di pellegrinaggio, una pietra circolare, con cui simboleggiavano simile
assoluto, esistente di per sè; ma, indecifrabile, per sempre, a mente umana
Il nostro Universo
Per
universo, in tal caso, l'insegnamento esoterico intende il nostro sistema
solare. Gli Adepti del sapere e del potere, che hanno incanalato, conosciuti
dalla massa o meno, l'attuale evoluzione, secondo i binari di civiltà che
calca, hanno sempre saputo che ogni religione, ogni pensiero filosofico, ogni
pensiero umano che si interessasse all'origine delle cose e che la insegnasse
si limitava a parlare dell'origine del nostro sistema solare, ed a null'altro.
Quando il grande iniziato d'amore, Giovanni, disse - storicamente: "Al principio era il verbo",
intendeva parlare del principio del nostro sistema solare, non dell'inizio di
tutto l'universale. Quando Helena Petrowna Blavatsky, l'Iniziata venuta, meno
di cento anni fa, ad insegnare al mondo la vera struttura metafisica della vita
scrisse i suoi volumi della Dottrina Segreta, convalidò, pienamente, il fatto
ed affermò, in modo aperto, che il suo dire riguardava solo la nascita occulta
del nostro sistema solare.
Ritrattici,
quindi, dalla grande voragine che si spalanca per ogni dove, nell'universo,
dobbiamo enucleare la nostra attenzione nel sistema che abitiamo e sentire,
teoricamente, all'inizio, cosa affermano i Grandi del pensiero esoterico, in
proposito. Ecco, quindi, una delle affermazioni che lo studente - come
precedentemente scrivemmo - non deve accettare come dato di fatto; ma, come
tradizione. Tenga, comunque, egli, ben presente che tali nozioni gli vengono
impartite, con il presupposto e la speranza che i frutti della sua intuizione
interiore giungano a sfiorare quelli dell'Albero Originale ad ogni realtà, e
che gli andiamo descrivendo.
Secondo
la progressione spontanea ed innata di un fluire energetico incessante, con le
radici nell'universo celeste, la musicalità intrinseca allo Spazio-Uno dell'essere,
si baricentrò - dopo eoni ed eoni di tempo umano - in un sistema di coordinate
vitali, armonizzate in mondi precedenti il nostro. Superò lo stadio umano,
trascese quello spirituale, e si inserì, definitivamente, nel divino (se, per
divino, intendiamo l'autocoscienza portata ad un grado di estrema potenza,
inimmaginabile allo stato attuale delle cose). Questa è la natura delle
Stelle-Madri, che, tuttora, guidano l'evoluzione del nostro sistema solare, e
che, secondo i dettami della scienza esoterica, hanno dato l'origine allo
stesso. Questa è la ragione profonda, per cui esistono gli influssi
astrologici, sulla nostra terra e sull'intero sistema solare; questa è la
ragione del rapporto cruciale, per l'evoluzione terrestre, dei pianeti
dell'intero sistema. Il lettore deve accettare, quindi, l'idea base della
Fraternità Cosmica, come postulato a tutte le evoluzioni concepibili. Altri
cosmi hanno, già, calcato il Sentiero in cui procede il nostro e ne tutelano
l'avvicendarsi delle ere, esattamente quanto essi stessi furono educati da
forze precedenti ed esattamente quanto farà il nostro, giunto ad un livello
simile a chi lo vigila, da tanta altezza. Come avviene tale fenomeno di
incanalamento di energie Superiori verso l'inferiore, vedremo di seguito.
Il
numero sette è protagonista, in tutto ciò. Occultamente, il nostro sistema
solare ha Sette Pianeti Sacri, in seno, che controllano l'evoluzione della
terra; e ne possiede cinque non sacri. I Pianeti Sacri sono: Vulcano, Giove, Saturno, Mercurio, Venere,
Nettuno, Urano. I non sacri sono:
Plutone, la Terra, Marte e due esoterici (uno, celato dalla Luna e, l'altro,
dal Sole). Nello stesso modo, a più alto livello, il sole è allineato ad
altri sei schemi solari, o sistemi, di cui uno, il conduttore maggiore, è Sirio.
Sirio, a sua volta, riceve gli influssi diretti della stella Alcione, centro
occulto del sistema celeste, chiamato: le Pleiadi. Dalle Pleiadi, perciò,
giunge un potente Richiamo-Guida, che, passando da Sirio, tocca i sei ulteriori
sistemi solari, di cui uno è il nostro, e si inserisce fino nella terra,
continuamente ritmandone ogni tipo di evoluzione. Altri poli guida ha il
sistema solare, e sono le dodici (14) costellazioni, una delle stelle dell'Orsa
Maggiore, e Vite Cosmiche. In tutto ciò, la musica emanata da Volontà
Superumane raggiunge ogni scopo evolutivo. Le note delle Sette Sfere si
manifestano, controllate ed asservite, sia dagli alti Cieli, che dai minori.
Queste, sono le nobili origini del mantram. Questo, il potere della Parola
occulta, educata e sapientemente adoperata secondo il potere innato del suono.
È
necessario accettare, allora, la realtà base che, dalla coscienza diluita
nell'etere galattico - sotto forma di musica astratta, ma contenente i
postulati innati di una concretizzazione ad ogni forma manifesta (le idee
archetipe) - tale concretizzazione sia avvenuta, e la coscienza potenziale
nello spazio si sia concentrata in autocoscienza ordinata. D'altronde, il fatto
è costantemente ripetuto lungo tutto l'arco di insegnamenti esoterici. Scopo
dell'evoluzione è il trionfo della ragione, che conosce sè stessa.
Una
volta che la coscienza si scopre e realizza di essere la non nata, ma scaturita
in manifestazione per dare un ritmo, a sua volta, a ciò che la sua stoffa
intima rappresentava un tempo, e che le si mostra sotto forma di altra vita
minore in espressione, destinata al suo medesimo futuro, inizia il viaggio del
Dio. La Legge, da entità astratta, agente di per sè, viene addomesticata;
l'autoconsapevolezza acquisita, da Musica Astratta, realizza il binomio e
diviene musica concreta. L'uomo si accorge che egli è la Musica delle Sfere, ma si accorge, anche, di potersi
staccare, sdoppiare da Essa, ed emanare, a sua volta, il Verbo-Motore-Immoto.
Nasce la volontà, presupposto ad ogni forma mantrica. Nasce l'illuminata
osservazione delle cose della natura; l'udito interno si risveglia e percepisce
il Mantram Universale; inizia lo studio dell'occulto, lo studio per ripetere,
in microcosmo, ciò che avviene nel macrocosmo. Ed è risalendo la scala dei
Suoni Interni all'animo umano, i Suoni della Gerarchia Bianca, collegata ad
altri Suoni ancora superiori, che l'uomo affina i sensi ed i poteri di
riprodurli.
Quali
sono questi suoni?
L'uomo
Tutto
è suono. La parola umana, e quella non umana; il sussurrìo di una fronda e la
musica di un ruscello che gorgoglia; l'idea e la materia; il caos e l'ordine.
Ma, il mantram è qualcosa di più di un suono. È la sintesi di un ciclo precedente dei suoni. Cerchiamo di fare
degli esempi. Di fronte a tutte le opere musicali di un ciclo di tempo, mantram
è l'opera migliore, che racchiude le minori e rivela un nuovo territorio di
ispirazioni. Dentro un campo di fiori, mantram è il fiore più bello, più vivo,
più colorato. Tra i laghi, mantram è il vasto mare. Mantram è il potere che,
pronunciato, lambisce tutte le vite che supera, e proietta in un nuovo arco di
esperienze chi lo pronuncia. C'è differenza quindi, tra suono e verbo. Suono è tutto; irrangiungibile, ma
musicale; verbo è un tutto-sintesi.
È coscienza stabilita, è potere in atto.
Ed
esistono vari gradi di coscienza; dall'inferiore alla maggiore, da quella umana
a quella animale; dalla divina alla terrena. Ciò lo vedremo. Dove un qualsiasi
ordine risulta costituito, in una panoramica di vite, di regni di natura, di
ambienti, di razze, ecc., lì agiscono dei mantrams planetari, pronunziati da
Entità di alto livello evolutivo, che si occupano del principio creatore, in un
sistema di vita, sia esso planetario, solare o cosmico. Dove, invece, esiste
solo vuoto, gas infrastellare, frammenti galattici, la vita è in embrione, e
sta, in futuro, per ospitare la coscienza.
Bisogna,
però, analizzare nel profondo la natura della parola, per comprenderne i poteri
ascosi.
La
parola, come abbiamo visto, è multiforme; è infinita e onniespansa, ma anche
precisa e dettagliata. Può essere pronunciata da chi ne conosca il valore, e da
chi ne sia schiavo. Le vite involute ne sono schiave. Gli Iniziati della
Confraternita Bianca osano e sanno adoperarla.
COLORE E SUONO
Non
esiste suono che non sia accompagnato da colore. Lì dove esiste colore, nella
controparte invisibile della vita, lo stesso si proietta, in linee
squisitamente sottili e potenti, in suoni. Ed ogni suono che viene percepito da
udito umano e non umano si traduce in colore, sempre nei piani invisibili.
Questa è la precisa ragione per cui - secondo una scienza determinata e
secolare - che ha tenuto conto, in tutti i particolari, dei rispettivi colori
occulti di ogni nota, e delle rispettive note musicali di ogni colore, e,
quindi, dei poteri che derivano da tale binomio, gli orientali hanno creato la
scienza dei mandala, che si affianca
a quella dei mantrams. Cioè, conoscono lo schema di composizione dei suoni
archetipici e degli archetipici colori che costituiscono la base strutturale
dell'essere. Dipingendo una determinata armonia geometrica di segni cosmici,
essi fissano, nel tempo e nello spazio, una figura statica, che si perpetua in
movimenti ed in situazioni ritmiche, magiche e sottili, capace di produrre
risultati che l'occidentale chiamerebbe miracolosi. Ma è la scienza che agisce,
nel nostro caso. La scienza dell'occultismo. E i mandala sono di infinita
natura; tutti, però, allineati a quella del Mandala Centrale; il Logos
Terrestre. L'occidente, sia consapevolmente, che inconsapevolmente, ha carpito
il segreto degli orientali. In molti ospedali, al giorno d'oggi - specialmente
nei psichiatrici - è in uso colorare le pareti delle stanze con tinte che hanno
un effetto benefico, per gli ammalati. I quali, per mesi, curati e bagnati, nel
loro corpo, ne escono ristorati.
Quanto
precede abbiamo detto per una sola ragione. Il mantram si lega, immediatamente,
mentre viene pronunciato, ad un mandala ben specifico; le forme-pensiero che lo
stesso mantram crea, nell'atmosfera, mentre viene affermato. Queste forme
pensiero hanno un duplice potere:
a)
costituiscono una carica di energie che - a seconda dell'abilità e del grado
iniziatico dell'operatore - hanno durata più o meno lunga (il potere di un
mantram pronunciato può persistere lungo secoli) ed effetti stabiliti;
b)
collega chi lo pronuncia alla tradizione ed al potere di tutti i mantrams che,
in passato, lungo i millenni, furono costruiti, secondo tale genere di
vibrazioni. Ecco, torniamo a ripetere, perché nel mantrams, tradizione ed
originalità si fondono. Quindi, conoscendo la chiave, l'operatore si innesta in
due forze ben precise: la sua e di tutti
coloro che lo hanno preceduto nel compito.
Una
considerazione essenziale da farsi, in proposito, e che lo studioso non deve
sottovalutare, è l'attività devica o degli angeli costruttori, che si allinea
alla parola pronunciata dall'uomo. E, qui, bisogna fare una pausa per
inquadrare l'argomento. Prima di proseguire, però, affermeremo che, durante
l'Atlantide, da un milione a sette milioni di anni fa, il mondo devico era
talmente a contatto con l'umanità, che la magìa, sviluppatasi fortemente nella
classe sociale di allora, abusò di tale rapporto. Il mondo devico (o angelico)
- e lo abbiamo già accennato in precedenzza - è costituito da due linee, che
convergono verso l'uomo: i deva in
evoluzione di "immersione" nella materia, e quelli in evoluzione
d'ascesi nello spirito. Tutti sono allineati al chiaro senso di un ritmo
generale, armonioso e costruttivo. I deva che si immergono nella materia, sono
privi di autocoscienza. Costituiscono anime-gruppo che alimentano e vivificano
tutti i regni della natura visibile, e i tre regni della materia cosmica, cioè:
l'astrale, il mentale inferiore ed il causale. Essi sono guidati, in panoramica,
da Maestose Potenze Angeliche, sulla strada del Ritorno, che ne controllano
l'attività e la funzione costruttrice. Ogni Raggio ha i suoi deva, ed ogni
Raggio ha le sue attività angeliche specifiche. Nel mondo della subiettività, i
deva costruttori sono molto più vicini all'uomo, di quanto egli non sappia. Nel
minerale, oltre alla fascia sostanziale di essenza devica e vivente, che dà
un'espressione interna a tutto il regno, vi sono delle forze ben precise ed
individuabili, che sono i cosiddetti spiriti di natura: gli gnomi, ecc.. Privi
di una loro propria autocoscienza attiva, ma ricchi di carattere e sentimento,
essi manipolano, sotto il potente influsso degli Arcangeli della forma (il
regno, nel suo assieme), facendone assurgere la piramide dei valori, in quei
fiori mirabili che sono le pietre preziose e la radianza. Nel regno vegetale
abbiamo, ad esempio, le fate, che moltissimi chiaroveggenti hanno spesso visto
danzare nelle campagne assolate, tra i fiori. Esse costituiscono gli elementi
evoluti da un dorato brulichìo di altri spiriti di natura, che sono i
"costruttori" del regno vegetale. Nel liquido, abbiamo le ondine, che
creano, in alchimia occulta, la catarsi dell'elemento acqua. Nello spazio,
appaiono gli elfi. È di questi inferiori spiriti angelici che la magìa nera, in
Atlantide, si servì, sino ad abusarne. Anche adesso, la cosiddetta schiera dei
servitori neri adopera gli elementali, nelle sue funzioni esecrande, puntando
l'attenzione, ad esempio, sulle fate di color bruno-rossiccio, diverse dalle
giocose fate blu, o verdi, per i loro scopi satanici. Simili elementali sono
adoperati con successo dagli stregoni negri, nei riti vudu. E dai tanti
occultisti, miseramente occupati a cercare il potere personale, qui, in
occidente. Tutti costoro si sono inimicati il regno devico; e mai il mondo
delle vite interne dimentica chi ha spezzato lo stelo di un sia pur minuscolo
deva, sporcandone la veste divina per scopi egoistici! Mentre mordete una mela,
voi affondate i denti in una sostanza vivente e luminosa, la sostanza devica
del mondo vegetale, che si unisce alla sostanza devica dei nostri tre corpi,
perpetuando l'alchimia occulta dell'essere.
Ora,
il veicolo eterico di ognuno di noi è in coestensione - come abbiamo veduto -
con tutto il piano eterico, sia del Logos Planetario, che di quello Solare, che
di quello Cosmico. Ciò che dà un "sapore"
occulto agli eteri ed un movimento interiore ad essi, è, appunto, la vita dei
deva. E non esiste veicolo di natura più importante della parola per mettere in
ondulazione il velo dell'etere, che separa forma da forma - sia quella
invisibile, che la visibile - ma che, anche, unisce entrambe. Perciò, ogni
parola (e non solo quelle pronunciate ad alta o bassa voce, ma le mentali, le
emotive, ecc..) si congiunge ai deva ed aumenta, così, il suo potenziale
attivo. Ecco, anche, perché esistono le invocazioni specifiche, per richiamare
le ondine, o i silfi, o le fate, o gli spiriti del fuoco - le salamandre.
Il
mondo devico è presente ovunque; in noi, fuori di noi. Coloro che sono abituati
ad emettere suoni inarticolati, per ogni tipo di emozioni interne, si collegano
ripetutamente con i deva dell'involuzione e vengono trascinati, da essi, verso
il loro terreno, in immersione. L'iniziato,
assuefattosi a padroneggiare la parola, con l'aureo silenzio appreso
nell'anticamera del Tempio, quando era discepolo e neofita, tratta con i Deva
Maggiori, che gli si presentano, quasi sempre, in Gruppo. Di tali Deva è bene
dire che ne esistono di autorità pari ad un Maestro di Saggezza, ad un Logos
Planetario, e più su ancora. Ogni classe di Deva è sotto uno specifico Raggio,
possiede i suoi colori naturali, i suoi suoni, i suoi profumi. Esistono i Deva
Maggiori, che sono a capo di ciaschedun piano dell'essere; quelli che sono a
capo di ogni sottopiano; quelli che sono a capo di gruppi interi, e così via,
sino a che si arriva alle propaggini del mondo angelico, che sono gli
elementali, le fate, le salamandre, gli elfi e i silfi, ecc.. Badi bene un
certo tipo di studioso a non manomettere l'ordine della natura angelica, con
l'abusare delle vite minori, sia con mantrams, che con altro. Dietro alle
spalle di ogni minimo elementale agisce l'immensa forza e l'immenso serbatoio
di tutto il mondo angelico, che lo protegge e lo tutela. E se qualche abuso è
stato, apparentemente, permesso, ciò era dovuto a profonde ragioni, di
carattere karmico, umano e cosmico.
La
parola, quindi, è un mezzo che acquista, pian piano, le sue vere proporzioni di
veicolo di potere e di azione magica. Ogni parola espressa pone in contatto con
due tipi di deva: quelli Superiori, che collaborarono coscientemente
all'attuazione del piano insito nella richiesta verbale; quelli inferiori, che
prestano istintivamente la loro opera. Ogni parola produce effetti nei regni
devici, e, quindi, nella costruzione delle forme; ogni parola si innesta
direttamente nel piano eterico, che è il punto mediano, o "la giusta via
di mezzo" dell'economia universa. Non vi è suono che non produca una
risposta corrispondente nel mondo devico e non stimoli miriadi di vite ad
acquistare forme specifiche. Ed il suono non è solo quello udibile ad orecchio
fisico; ma, anche, quello di ogni altra forma. Ogni piano di vita ha il suo verbo,
il suo suono. Ciascuna parola espressa ha le seguenti caratteristiche:
a) un colore specifico;
b) un tono particolare;
c) una forma speciale;
d) un grado di energia, o, di attività;
e) la natura che lo anima; autocosciente,
cosciente, o inconscia; Dio, uomo, o, deva.
Come
leggiamo nel volume "Iniziazione umana e solare" di A. Bailey":
"...questo
vale anche per un sistema solare, per un pianeta, per un uomo, per una forma
pensiero, animata da una vita elementale e per l'atomo del fisico e del
chimico. Dalla conoscenza di questi fatti e dalla loro realizzazione cosciente
si può valutare il vero occultista. IL Logos Solare fece risuonare una parola e
la forma del nostro sistema solare si manifestò; il suo colore è il blu
(fondo-notte), e la sua nota, un particolare suono cosmico. Il suo grado di
attività corrisponde ad una precisa formula matematica, che la mente umana, al
suo attuale stadio di sviluppo, non può concepire; la natura della Vita
Possente che l'anima - il triplice Logos - è amore intelligente ed attivo...".
Qui,
però, noi parliamo di parole occulte di alto livello cosmico. Da tali parole
prese nascita la tradizione dei mantrams, ed è, appunto, di tali nobili
tradizioni che noi volemmo parlare, iniziando la lezione. Ciò che lo studioso
deve ben comprendere è la necessità, per lui, se vuole ottenere successo
occulto in tale direzione, di allinearsi alle immense e precedenti linee
magnetiche basilari e cosmiche, che formano le radici dell'esistenza. La grande
onda, ad intervalli, spazza via, dalla lastra dei mantrams originali che creano
e sostengono il sistema solare e quello planetario, tutti i ritorti corpuscoli
che un determinato genere di occultisti continua ad emettere; cioè, i mantrams
di magìa nera, di acquisizioni isolate, e non allineate all'afflato
dell'universale.
La
marea si alza e la sua crescente evoluzione, da forme sempre più astratte, si
concentra in nuclei di potere ben definito; l'agire occulto dell'uomo lo mette
a contatto con le Fonti da cui provenne, e la goccia si riflette nel mare da
cui procedette. Tutte le mani nobili e profumate di amore per il prossimo sono
emanatrici inconscie di mantrams. Osservate i luoghi di pellegrinaggio, ove
visse qualche grande santo. Assisi, per esempio. Nessuna civiltà riuscirà mai
ad intaccare il potere che l'orma di Francesco impresse, durante la sua
esistenza, su tutte le pietre, le piante del luogo. Il mantram continua a
perpetuarsi, oltre il tempo e lo spazio. O, Cascia. Chi è stato nel luogo,
attraverso l'aura del paese, si collega, ne sia cosciente, o, meno, alla santa
mirabile, Rita, che, così, è a contatto con tutti coloro che le riversano in
Cuore la propria venerazione. Vi sono i mantrams della chiesa cattolica; ognuno
di essi stabilisce un definitivo rapporto con chi lo emanò: con i fondatori
degli ordini originali, con lo stesso Cristo. Vi sono i mantrams orientali, e
così via. La vita di un uomo, conoscendo il segreto del "fissaggio"
sulla Materia di ogni nobile qualità dell'essere, attraverso l'Energia, può
dare di sè, all'essere, più di quanto non si immagini; anche se egli non ha la
possibilità di radunare le proprie forze fisiche, ed entrare in un tipo di
attività materiale, nella società.
Per
quanto riguarda i mantrams più importanti del nostro pianeta, vogliamo solo
fare brevi cenni
AUM: è la parola di potere che
Alcione, la Stella Centrale da cui dipendono i sette sistemi solari, dei quali
uno è il nostro, dette al nostro Logos, prima che iniziasse la Sua fatica di
Magico Architetto dell'Universo. Sia bene inteso che tale vocabolo esoterico è
il tentativo umano di riprodurre, in scala microcosmica, il Sacro Suono
Originale e Fondamentale del sistema. Allorquando il Logos cesserà di
pronunciarlo, tutto il manifesto sparirà ed i predestinati torneranno nel Suo
seno.
Esistono
35 mantrams segreti, portati ai tempi della Lemuria dai Signori della Fiamma,
sul nostro pianeta; sono le chiavi per aprire completamente i sette sottopiani
dei cinque piani in cui si svolge l'evoluzione umana (fisico, astrale, mentale,
buddico e atmico), oggi.
Ogni
razza madre ha il suo accordo mantrico, su cui arpeggia la dolce mano dei Tre
Signori di Raggio, per modellarne, col potere del suono, le caratteristiche
maggiori, durante il ciclo di espressione, secondo il Piano.
Esistono
sette mantrams sacri, che pongono in contatto la Gerarchia con i Sette Dei
Planetari; sono noti solo ai Tre Signori di Raggio ed ai Capi della Gerarchia.
I
Sette Logoi dispongono di un mantram, per cui comunicano - secondo una ritmica
di necessità - con il triplice Signore del Sistema Solare.
Una
volta all'anno, la Gerarchia usa un potente mantram, cantato all'unisono che,
attraverso i Sette Dei Planetari, collega il Pianeta al Logos Solare. Esiste un
mantram che pone a contatto individuale il Maestro di Raggio con il Logos
Planetario.
Altri
mantrams sono cantati all'unisono dalla Gerarchia, durante le iniziazioni, nei
pleniluni più importanti dell'anno. Altri sono di Raggio; altri, collegano il
discepolo al Maestro, ecc..
I MANTRAMS E
LA MEDITAZIONE
Distogliendo
lo sguardo dalle superne regioni, ove le parole di potere sono adoperate in
senso planetario, solare, cosmico dai Capi della Gerarchia celeste, inseriamo
lo sguardo nella struttura fondamentale occulta dell'uomo e nel corredo dei
corpi interiori, adatto ad agire, in tale direzione, in senso microcosmico.
Noi
sappiamo che l'uomo è una entità più complicata di quanto possa apparire a
prima vista. Le sue funzioni biologiche si perpetuano in altre funzioni più
sottili, di cui, una parte sono oramai dominio della scienza esatta psicologica.
Per ciò che riguarda il suo aspetto fisico, tutte le azioni vengono convogliate
e rese definitive dal suo corpo fisico; ma, per quanto riguarda ogni tipo di
emozione, anche se la medesima può apparire una entità astratta, a prima vista,
essa svolge il suo vivere e prende nascita in un costrutto organismo, e veduto
dai chiaroveggenti, che si chiama - solitamente - corpo astrale. Tale corpo è un'entità energetica, con peso specifico e
con leggi di funzionalità inquadrate. È il corpo dei sentimenti, il corpo
delle sensazioni interiori. Assume un primo ruolo di protagonista, dopo la
morte del veicolo fisico. Altri volumi ne hanno parlato, e non ci dilungheremo
su esso.
Per
quel che riguarda il pensiero razionale, l'uomo possiede un ulteriore corpo: il mentale inferiore. È in tale sfera
che le nozioni precise della vita e dell'essere assumono aspetto intellettuale;
che l'intelligenza si sviluppa e incamera, nel proprio serbatoio, tutte le
sintesi degli attimi consecutivi di esperienza che l'anima fa, in una incarnazione.
Infine, l'uomo vero e proprio, come essere immortale, si accentra
principalmente in un ultimo veicolo alla sua essenza definita: il corpo
causale. Tale corpo è l'unico a restare indistrutto, lungo tutte le
incarnazioni, ed accoglie in sè, vibranti nei loro rispettivi atomi ultimi, le
esperienze fatte dalle loro struttura mentale inferiore, dal corpo astrale, dal
corpo eterico, in ogni tuffo nella materia. Mèta dell'evoluzione umana è dar
modo all'anima di espandere le proprie espressioni potenziali, lungo un grande
arco di immersioni nell'oggettivo, e, infine, di autodissolversi, per dare il
profumo di sè stessa alla Monade, che la vivifica, da sempre. Offriamo un
accenno a questo, solo per delle ragioni che risulteranno più chiare in seguito.
Il corpo causale è destinato a venir distrutto, alla fine dell'evoluzione, per
non trattenere ulteriormente la vita monadica che lo alimentò. È, allora, il
momento in cui l'io individuale si fonde in quello universale; la fine
dell'evoluzione relativa. Il "ritorno in Seno al Padre" di cui
parlava Gesù, il Cristo, prima di essere crocifisso. È la quarta iniziazione.
Ogni
meditazione ha per scopo finale la distruzione del corpo causale. Ogni
meditazione crea un attrito continuo sui chakras dei tre corpi, sì da renderli,
da statici ed inerti, fiammeggianti; sì, da risolverli in un unico fuoco:
quello della Monade.
Fino
a quest'ultimo secolo, tutti coloro che spiccarono tra la massa, come santi, o
geni, violentarono talmente la loro natura, in modo inconscio, da produrre il
risveglio, più o meno completo, dei loro rispettivi chakras. È in quell'attimo
che il santo, martoriato dalle veglie, acceso dall'amore per il Suo Diletto, ha
la visione; è rapito in cielo.
Per
il discepolo, si tratta di una tecnica. Egli sa che, quando entra in
meditazione, fa convergere la natura sottile dei suoi corpi invisibili, verso
l'anima, che entra in rapporto con lo strato eterico del proprio organismo
fisico. È come per il selvaggio, che accende il fuoco, strofinando dei legni,
l'uno contro l'altro. Quel che il mistico, in passato, e con gran dolore,
compiva, ora il discepolo attua, con razionalità e volontà. A seconda del suo
raggio, egli possiede un tipo di meditazione che, maggiormente, gli si confà.
Sa che il cammino non può essere breve; ma, regolare, ritmico. E sa che ogni
sforzo da lui compiuto in tale direzione causa una lacerazione (sia pur
microscopica, ogni volta) nel tessuto protettivo che ripara la propria luce
interna dalla esterna.
Sia
ben chiaro che se un Adepto non avesse già divulgato il segreto intimo della
meditazione, in vista dell'avvento del Settimo Raggio, noi non ne avremmo fatto
parola. Ma è bene che sia così, oramai; considerato lo sviluppo che sta
prendendo l'occultismo regale, in seno alla massa.
Ogni
pensiero, ogni emozione, ogni movimento si riflettono sul corpo eterico
dell'uomo. E non i chakras vengono distrutti, ma, il loro rivestimento. Colui
che medita occultamente crea una tensione nel pur sempre limitato spazio del
proprio organismo eterico, che, a lungo andare, darà una nota unica a tutto il
corpo denso, rifletterà il movimento ai chakras astrali, ai mentali, sino a che
avverrà un primo effetto. Le onde inferiori della personalità si fonderanno con
il ritmo pacato dell'anima, e si produrrà l'unificazione della personalità con
l'anima. In un secondo tempo, la marèa inferiore si alzerà ancora, e schianterà
il corpo causale, proiettando lo spirito liberato a contatto con il Padre nei
cieli: la Monade.
Questo
è il principio occulto della meditazione. Questo, il segreto della
concentrazione.
Esistono
dei mantrams adatti ad accellerare il processo meditativo esoterico, e sono
tutti legati alla natura del discepolo che li pronuncia, al suo grado di
evoluzione, al suo Raggio. Afferma un nostro diletto Fratello Maggiore, un
Maestro, che sta per giungere il momento, portato dal Settimo Raggio in
manifestazione, in cui ogni discepolo, prima di iniziare la quotidiana
meditazione, si inserirà nel ritmo del proprio raggio, con il suo mantram di
raggio; indi, entrerà in rapporto cosciente con il suo Maestro, il Quale, lo
collocherà, in offerta divina, ai Piedi dei Tre Signori di Raggio, che
estenderanno la benedizione delle "Luci che stanno oltre" sul
neofita.
Ma,
la stessa meditazione è un mantram, anche se nessuna parola viene pronunciata,
agli inizi della sua pratica. Esistono, comunque, sette mantrams, ognuno dei
quali riguarda uno dei chakras personali. Ognuno di essi mette in attività il
chakra che gli compete; quando l'uomo riesce a pronunciare i sette mantrams all'unisono,
non è più discepolo; è Maestro di Saggezza.
L'Invocazione per la Nuova
Era
Dopo
aver riassunto la scienza dei mantrams, è giunta l'ora di poter inquadrare
nella coscienza dello studioso il significato del Mantram della Nuova Era.
Molti sono coloro che già lo pronunciano, creando determinati effetti
nell'atmosfera invisibile del nostro pianeta, pure se inconsciamente. E lo
abbiamo già visto: un mantram può essere potente, anche senza la cognizione
specifica dei suoi valori intimi, da parte di colui che lo pronuncia.
Vitale,
però, risulta sapere ciò che si fa, in campo occulto. Ed una breve spiegazione
del lato tecnico di questo mantram ne renderà gli effetti più incisivi e
potenti, da parte di colui che lo adopera.
Dice
la tradizione che il Mantram della Nuova Era è tanto antico, che pochi possono
fissarne, alla luce della ragione attuale, i primordi. Appartiene, da tempi
incalcolabili, alla Gerarchia ed è valido, ciclo per ciclo, anche se cambiano i
tempi ed i modi di pensare, perchè contiene, in astratto, delle verità eterne,
che nessun fluttuare di tempo e spazio può mutare. Il Re del Mondo lo allaccia
ad un ciclo particolare, con la Sua Universale Saggezza ed il Suo Potere,
vivificandolo, a seconda della necessità.
Per
questo ciclo, quando, nel plenilunio di Asala del 1945, il Cristo, convalidò
alla Gerarchia Bianca la Sua Volontà definitiva di ritornare nel mondo, il Re
del Pianeta concesse all'uomo l'uso del Mantram, in premio ed in aiuto al Sacro
Avvento; sia del ritorno del Cristo, che dell'affermarsi dell'Epoca
dell'Aquario.
Molto
potenziale energetico è racchiuso nell'affermazione. Cerchiamo di recuperarlo,
affermando incisivamente che, ogni volta lo si pronuncia, ci si collega,
coscientemente o meno - secondo la logica scientifica dei mantrams - alla sua
tradizione; cioè alla Gerarchia Bianca, al Suo Re, e più su ancora.
LA GRANDE INVOCAZIONE Dal punto di Luce entro la
Mente di Dio Affluisca la Luce nelle
menti degli uomini. Scenda la Luce sulla
Terra. Dal punto di Amore entro
il Cuore di Dio Affluisca l'Amore nei
cuori degli uomini. Possa Cristo tornare sulla
Terra. Dal Centro ove il Volere
di Dio è conosciuto Un proposito guidi i
piccoli voleri degli uomini: Il proposito che i Grandi
Esseri conoscono e servono. Dal centro che è chiamato
il genere umano Si svolga il Piano di
Amore e di Luce E possa sbarrare la porta
dietro cui il male risiede. Che la Luce, l'Amore e la
Potenza Ristabiliscano il Piano
sulla Terra. |
Tre
aspetti bisogna considerare, che riguardano l'evoluzione umana, in proposito.
Il significato della Luce. Il rapporto che la Luce ha con l'uomo. Il ciclo
evolutivo che la nostra terra sta attraversando.
Da
sempre, una costellazione ha avuto un grande influsso sul sistema solare: la
Costellazione delle Pleiadi. Nel libro di Giobbe, si parla del "dolce influsso delle Pleiadi".
Punto centrale delle Pleiadi è la Stella Alcione, che, in altri termini, è
stata chiamata: "Colui che non si
deve nominare". Nelle Pleiadi, quindi, risiede il Padre Cosmico
dell'uomo, da cui il nostro sistema solare dipende. Narra, ancora, la
tradizione, che, sino a qualche decennio fa, solamente poco più di un centinaio
di Grandi Esseri ne avevano ospitato la Pulsazione Superiore, in animo,
coscientemente. La Costellazione delle Pleiadi è inserita in quella del Toro,
e, per comprenderla, bisogna brevemente studiare il Toro, che la ospita,
all'altezza della sua "spalla". Il Toro è chiamato il segno della
Luce, per antonomasia. Nel trattato di Magia Bianca, il Maestro Tibetano
riporta la descrizione spirituale di colui che ha in sè, pienamente sviluppate,
le caratteristiche del Segno del Toro:
"Sfolgorante Potere, Sapere e Forza,
il Toro Sta. Dal Centro della Sua
Testa, il Diamante Fiammeggia con
Balenìo ultraterreno"
Sia,
quindi, per il suo rapporto con il Centro da dove proviene ogni Luce, al
sistema solare, Le Pleiadi, sia per il suo significato simbolico, il Toro è il
segno dell'evoluto. Il centro ajna, tra i due occhi, è quello che proietta la
Vibrazione Monadica, racchiusa nel centro alla sommità del capo. Solo il centro
ajna lo può fare, e, quando è risvegliato, collega lo Spirito alla Materia. Ed
il risveglio del centro ajna è la mèta di ogni nato sotto il Toro. Notizie
sulla Costellazione del Toro, lo studioso potrà trovarle, in appendice, sui
pleniluni.
Budda
collega la Gerarchia e Shamballa - rappresentando, in grazia alla Sua
evoluzione - l'Illuminato per eccellenza; ed è, appunto, le energie delle
Pleiadi che, ogni anno, nella Cerimonia del Wesak, Egli offre alla richiesta del
Cristo. Significativo è il fatto che Egli sia morto sotto un plenilunio del
Toro; significativo e simbolico. Budda, occultamente parlando, ha un compito
ben preciso, riguardo all'umanità. Portare luce, nell'annebbiamento astrale.
Dice la tradizione, che, 2.500 anni fa, un "Punto di luce sfolgorò - e tuttora permane", nel piano
astrale, iniziando il lavoro di bruciare le scorie che, da millenni, lo
alimentano e di tramutare l'umidità occulta del pianeta, in ardore solare.
Questo "Punto" è Budda. Egli, quindi, collega l'uomo - e lo fa
costantemente, più di quanto non possa crederlo l'umanità - alla Luce di
Alcione; collega l'uomo alla Gerarchia, dando un rapporto preciso alla Luce
"Oltre il Cosmo", e fa
scendere la Luce sulla terra, dissolvendo l'annebbiamento astrale. Dice la
tradizione che ogni discepolo può avere contatti definiti con Budda, ogni volta
segua tali binari di servizio al mondo.
Abbiamo,
quindi, spiegato il primo versetto. Tutto resta all'intuito di chi lo enuncia.
Grandi sono le distanze a cui il mantram può portarlo; ma, comunque, sta a lui
scegliere quale rapporto può instaurare, in questa prima parte del mantram. E`
consigliabile pronunciare tale primo versetto, tenendo in attività il chakra della testa e quello ajna.
Dal punto di amore entro il cuore di Dio
affluisca l'amore nei cuori degli uomini
possa Cristo tornare sulla terra
Nella
rivista "Verso la Luce" - una delle divulgatrici, in Italia, del
Messaggio della Nuova Era - leggemmo, un giorno, un articolo significativo. Chi
scriveva affermava che l'amore avrebbe dovuto essere, al grado di evoluzione
dell'epoca attuale, considerato, non già come sentimento aleatorio e romantico,
ma come una grande forza effettiva; una energia dal chiaro peso specifico,
capace di giungere dove la stessa energia atomica non sapeva e non saprà.
Questo è l'amore occulto di cui parlano gli Adepti. Un Amore-Volontà; un
Amore-Materia cosmica. Un Amore-Vergine Maria.
Nel
primo versetto, per: "Mente di Dio",
si intende parlare di Shamballa, che è il sistema cerebrale del nostro pianeta,
in senso occulto. Nel secondo versetto, parlando del Cuore di Dio, si intende parlare della Gerarchia, in cui "le
correnti spirituali vanno e vengono senza posa". Il mantram della Nuova
Era non è una preghiera, ma un atto di volontà e di partecipazione ad uno
sforzo Spirituale Planetario. Vi sono delle mète che devono raggiungere
l'attuale razza e l'attuale ciclo evolutivo. Ed il discepolo si allinea alla
Gerarchia e mette in movimento, a seconda del suo potenziale energetico e della
sua iniziazione, un flusso cosciente di energie, che hanno delle
caratteristiche potenziali e determinate. Questo versetto pone in contatto il
discepolo con la Gerarchia, come il primo gli dà il rapporto con Shamballa e
con la "Luce che sta oltre".
Infine, come gli creò, prima, il contatto con il Budda, ora lo accorda con il
Cristo. Difatti, due mila anni fa (narra sempre la Rivelazione) Cristo si
inserì nel piano mentale - e, da allora, ivi permane - per dissipare le
illusioni secolari di questa nostra terra, con l'aura amorevolmente cosmica del
Suo Io. E` significativo constatare che, nelle formule pratiche che numerosi
gruppi di iniziati e di discepoli adoperano per dissolvere l'annebbiamento
occulto che opprime gli uomini, sul piano astrale sia protagonista dell'atto la
"luce della propria anima",
proiettata con volontà e capacità; mentre, per dissipare le illusioni del piano
mentale, tali gruppi adoperino la forza
dell'amore, e non quella della luce. E` chiaro che tutto è un procedimento
che si riassomma in un solo scopo, e che non può scindersi l'annebbiamento
dall'illusione; ma, per quanto riguarda il procedere della tecnica occulta, gli
scalini sono successivi. Nel piano mentale v'è il Cristo, che - occultamente
parlando - va incontro al discepolo agente, e collabora con lui. Mentre la Luce
del primo versetto affluisce, dai piani mentali dell'uomo, e viene raccolta dal
Budda, per rischiarare l'annebbiamento astrale, l'Amore del secondo versetto
viene raccolto da Cristo che, dal piano mentale crea un binomio con Budda -
nell'astrale - e dissipa le illusioni dello stesso piano mentale. Con tale
spirito di collaborazione, il mantram acquista un tono ben preciso ed un potere
che non avrebbe avuto, se ripetuto misticamente ed emotivamente. Nel rapporto con
Cristo, inoltre, il discepolo afferma: "Possa Cristo tornare sulla terra". Perchè fa questo? Perchè è
stato spiegato ed è stato detto che, senza il richiamo dal basso, la risposta
dall'alto non può venire. Il Cielo va preso con violenza (volontà). Ed anche se
è certo che - maturati oramai i tempi - Cristo verrà a mostrarsi pubblicamente,
il discepolo glielo torna a chiedere, per accellerare l'Avvento, in modo
personale. E stia certo che il messaggio, per quanto piccolo possa sembrare,
viene raccolto e registrato, in alto. Il
versetto venga ripetuto, dal centro del cuore.
Dal centro ove il Volere di Dio e` conosciuto
un proposito guidi i piccoli voleri degli uomini
il proposito che i Grandi Esseri conoscono e servono
Questo
versetto torna a ripeter la verità che vi è uno stretto legame tra l'umanità ed
un "Centro ove il Volere di Dio è
conosciuto", cioè la Gerarchia Bianca. Ripeterlo e mettersi
coscientemente in contatto con Essa, aprendo il loto della propria anima, per
ospitarne il riverbero, è lo scopo primo del discepolo. Il volere di
"Dio", per questo ciclo, è un contatto definito con Shamballa. Uno
sviluppo della volontà, da parte dell'uomo, e non più del solo amore interiore.
I centri della testa e del cuore, in questo ciclo, devono agire all'unisono. Non più solamente buona volontà, ma volontà
di bene. A tal proposito, molto lavoro, oltre il velo, in questa direzione,
viene fatto dagli Adepti. Gli Ashram di Primo Raggio - della volontà e del
potere - collaborano vivamente con gli Ashram del Secondo Raggio - dell'amore e
saggezza. Il proposito può scaturire soltanto da coloro che hanno volontà
spirituale risvegliata e lucidità d'animo, frutto di una lunga maturazione
reincarnativa. Ed il proposito assume veste definita ed angolature precise.
Ecco la ragione per cui, durante il Plenilunio del Wesak, il Re del Mondo, nei
cinque giorni fatidici, si pone a contatto diretto con l'umanità, cosa mai
fatta prima d'ora; per risvegliare in essa la profonda radice della volontà
spirituale. Solo cinque giorni all'anno dura il Fenomeno, o la stessa umanità
resterebbe incenerita da tanta Luce. Il Proposito del Re del Mondo, è "il Proposito che i Grandi Esseri conoscono e
servono". Proposito inteso come volontà e maturità spirituale, ma
anche come Piano evolutivo dettagliato, già esposto nelle pagine del trattato.
dal centro che e` chiamato il genere umano
si svolga il Piano di Amore e di Luce
e possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede
L'umanità
è il chakra della gola del Logos Planetario; questo versetto acquisterà una
nota spirituale, se il discepolo, meditando, accentrerà la sua essenza
spirituale nel proprio centro della gola.
La Gerarchia, in base all'Avvento della Nuova Era, cerca la collaborazione
dell'umanità, per quattro grandi compiti, che saranno le causali profonde del
"Piano d'Amore e di Luce", delineato nel versetto, e che potranno
sbarrare la porta, "dietro cui il male risiede". Un male di antica
data e che si riallaccia, non tanto alla tradizionale idea che si ha del diavolo,
o dei cosiddetti "fratelli neri", quanto ad un karma solare molto
antico. Mentre pronuncia il versetto, il discepolo terrà presenti le Cause che
deve manifestare l'umanità, per realizzare ciò che il versetto gli chiede. I
compiti sono:
·
il primo e più importante, consiste nello stabilire, per mezzo
dell'umanità, un avamposto della Coscienza del Logos, nel sistema solare. E`,
questa, una corrispondenza - in senso macrocosmico - del rapporto esistente
fra un Maestro ed il Suo gruppo di discepoli; |
·
istituire sulla terra una "Centrale" di energia di tale
potenza ed un punto focale di tale intensità, che l'umanità, nel suo assieme,
possa costituire un centro nel Sistema Solare, il quale produca cambiamenti
ed eventi di natura particolare nella vita e nelle vite del pianeta (e perciò
del sistema solare) e determini anche un'attività interstellare; |
·
sviluppare una "Stazione di Luce", mediante il Quarto Regno
della Natura (l'Umanità), che servirà non soltanto il Pianeta, non soltanto
il nostro sistema solare, ma anche i sette sistemi solari di cui uno è il
nostro; |
·
formare un Centro magnetico nell'universo, in cui il Regno Umano ed
il Regno delle Anime, uniti e coordinati, costituiranno il punto del più
intenso potere, e che servirà le vite evolute entro la sfera di irradiazione
di "Colui di cui nulla può essere
detto" |
Come
si può notare, un profondo significato ha il quarto versetto del Mantram. Ed il
discepolo, probabilmente, sarà tentato a dire: "Ma come posso, nel pronunciare le ultime righe, inserirmi in tale
vastità di visione, o, più ancora, come collaborarvi?" E` un fatto
graduale; ma è anche una profonda verità che ogni frammento di umanità è già "inserita" nel
Piano. Il mantram lo rivela, ed esorta il discepolo a rintracciare, da sè, i
rapporti che ha con il medesimo Piano. Cosa che, senza dubbio, è possibile, ma
di spettanza al suggerimento silente del proprio Sè Superiore.
che la Luce, l'Amore e la Potenza
ristabiliscano il piano sulla terra
Molti
nomi occulti vengono dati al Cristo, in rapporto al Suo compito di ristabilire
l'ordine e imporre un nuovo Ritmo ai Regni della natura planetaria. Egli è
chiamato il Donatore di Acqua. Ciò, a significare che dispenserà l'acqua
spirituale dell'Epoca dell'Aquario, a tutti. Un'Acqua che penetrerà ovunque,
che innaffierà terreni sterili, che alimenterà una visione prettamente
aquariana (vedi lo studio dell'Aquario, in appendice, sui pleniluni) di
sviluppo e di gioia. Egli è chiamato il Protettore
dei "piccoli". Ed in senso occulto, i "piccoli" nati sono coloro che posseggono la seconda iniziazione.
Ciò vuol dire che molti acquisteranno la seconda iniziazione, con il Suo
Avvento; e che, addirittura, essa verrà data pubblicamente. Ciò sia di speranza
e di fiducia a tutti coloro che calcano il Sentiero.
Inoltre,
Egli è chiamato "il Punto al Centro
del Triangolo". Perchè, questo? Tre Grandi Poteri collaborano con
Cristo, nell'instaurare l'Epoca dell'Aquario; ed Egli ne riflette le
conseguenti Energie Universali. Essi sono: Budda, che, nel versetto, è chiamato
"la Luce"; uno dei Sei
Kumara (la Potenza), Discepoli del Re
del Mondo, ed esattamente il Kumara di Primo Raggio, della Volontà e del Potere
(ed ecco, anche, spiegata la ragione per cui l'amore si tramuterà, nella Nuova
Era, in volontà illuminata; la buona volontà, in volontà di bene); ed una
Entità di livello Cosmico (l'Amore),
che incarna l'Amore Puro, il Secondo Raggio Cosmico. Al centro del triangolo,
v'è Cristo. E questo triangolo occulto, aleggiante sul pianeta terra,
ristabilirà il Piano sulla Terra.
Cose
astratte? Utopistiche? Noi sappiamo di no. Noi sappiamo che molti eletti vivono
con la prova di quanto abbiamo detto, e, per loro, non v'è ragione di dubitare
di una realtà che costituisce evidenza per ogni atto quotidiano che esprimono.
Essi hanno disimparato a dire frasi di antico retaggio, come: "Troppo alto per me; impossibile che la
realizzazione cosciente del contatto con Simili Creature riguardi proprio me".
Essi hanno appreso a realizzare che la grandezza di Dio è proprio quella di
farsi piccolo verso i picccoli e di abitare nel cuore di ognuno, sotto il velo
della propria anima. Il rapporto tra il Cristo-principio, in loro, ed il Cristo
storico è oramai stabilito e nessuno potrà mai toglierli dall'atmosfera della
Gerarchia, ove una fede illuminata li ha portati.
Noi
facciamo i più profondi voti a che lo studioso si immerga nella Luce dorata di
questi Sacri Principi e li senta palpitare in lui, di suo diritto definitivo e
dell'umanità.
· Il ritorno del Cristo
L'Avvento
di Cristo è concluso. Egli si manifesta, oggi, pubblicamente, in terra, sotto
le vesti di Sai Baba.
Dal volume "L'uomo
venuto dal cielo" (Giancarlo Rosati Editore - 1991), di Giancarlo Rosati,
uno dei più attenti biografi e commentatori di Sai Baba, riproduciamo dei brani
che indicano le Caratteristiche e la Natura dell'Avatar:
"…Sai
Baba è uno di quei personaggi che compaiono ogni 5.000 anni e incidono
profondamente il destino dell'umanità. La loro comparsa segna sempre una svolta
determinante nel modo di pensare e di agire..
I
rapporti dell'uomo con il suo simile cambiano radicalmente e per 800 anni le
radici di questi cambiamenti sono così ben ancorate al suolo che il mondo vive
il suo millennio d'oro. E' un attimo di respiro che si concede all'uomo in
questa sua disavventura terrena…
…Cinquemila
anni fa fu la volta di Krishna; ora, un altro Maestro del mondo si incarna per
noi.
Sai
Baba nasce a Puttaparti, un piccolo miserabile villaggio dell'India del sud, a
160 chilometri da Bangalore. Il villaggio è completamente isolato dal resto del
mondo..
...La
Sua nascita viene annunciata da strani segni che non vengono bene decifrati dai
familiari. Gli strumenti musicali suonano da soli come volessero annunciare
l'apparizione di un prodigioso condottiero spirituale destinato a capovolgere
il destino dell'umanità. E quando il piccolo Sathya Narayena Raju (questo è il
nome anagrafico del corpo che giunge a Puttaparti) viene alla luce, non c'è
nulla che possa far pensare ad una incarnazione di Dio. Non arriva un angelo ad
annunciare alla madre che sta per partorire un corpo che trasporta il divino.
La nascita è come quella di tutti i bimbi di questo mondo. Per tre anni la
mamma lo alleva con l'amore tipico delle mamme, ma ecco che si scopre una
strana capacità posseduta dal piccolo Sathya. Egli fa apparire dall'aria
oggetti e frutta che dona ai Suoi piccoli amici. E' l'inizio del periodo dei lila, i miracoli che Baba chiama i giochi del divino. E sono proprio i
miracoli che incuriosiscono la gente.
Da
uno stesso albero di tamarindo, che sorge sulla collina di Puttaparti, Sai Baba
fa crescere frutti diversi. Mango, banane, papaie, mele e cocchi nascono da uno
stesso ramo e vanno a gratificare i compagni che oramai riconoscono la divinità
del piccolo Sathya. I bambini, nella loro semplicità ed innocenza, arrivano
sempre prima degli adulti.
Gli
anni della scuola comportano vicissitudini e disagi per il piccolo Narayena (si
pronuncia Naràiena) che deve allontanarsi anche dai genitori, finchè un giorno
del 1940 dichiara di essere Sai Baba, incarnazione di Dio sceso in terra per
risvegliare la divinità che alberga in ogni uomo e per riportare a galla la
verità, l'amore, la giustizia, la rettitudine e diffondere la pace nel mondo.
Sono dichiarazioni drammatiche quelle che fa il piccolo Sathya, soprattutto se
si pensa che ha appena 13 anni.
I
devoti cominciano già ad affollare la misera casa. Chiedono delle prove. Il
piccolo Sai lancia in aria petali di fiori che, cadendo, vanno a disporsi in
maniera tale da formare il nome Sai Baba
in telegu, la lingua locale.
L'incredibile
si spinge oltre i confini della regione dell'Andra Pradesh dove è situato il
villaggio di Puttaparti. In alcuni templi succede uno strano fenomeno. I devoti
che si recano a pregare al tempio, al posto della statua di Dio vedono il volto
sorridente di Sathya.
Inizia
così il pellegrinaggio dei ricercatori spirituali che si spingono, non senza
difficoltà, fino al villaggio che ospita l'Incarnazione Divina. Le notizie si
diffondono e i curiosi, insieme ai devoti, vanno ben presto ad affollare la
casa di Baba. Il piccolo ashram che il giovane ha costruito non è sufficiente
ad ospitare i pellegrini che devono affrontare anche il problema del vitto. E'
Sai Baba che provvede materializzando il cibo per tutti i pellegrini. La
moltiplicazione del cibo fa parte della vita di tutti i grandi personaggi
mistici. Anche in questi anni Sai Baba è stato visto moltiplicare il riso per
sfamare centinaia di persone presenti al suo darshan. Darshan vuol
dire apparizione e fa riferimento al momento in cui il Maestro appare ai
devoti.
Coloro
che hanno avuto la fortuna di venire in contatto con Sai Baba durante i primi
anni del Suo apostolato hanno assistito a miracoli grandiosi, ripetuti,
numerosissimi; hanno assistito alla materializzazione della statua di Shiva
(Dio) dalla sabbia del fiume Citravaty, che costeggia Puttaparti; al
dirottamento delle acque del fiume in piena; all'arresto della pioggia. Fino a
qualche anno fa era possibile avvicinare il Maestro con discreta facilità e
assistere, così, in diretta, a guarigioni miracolose, o a rianimazioni di
cadaveri. Qualcuno, come l'ingegnere nucleare Vemu Mucunda, di Londra e il
dottor Polenghi Francesco, di Milano, è rimasto nell'ashram di Baba per diversi anni e ha avuto l'opportunità di
valutare in maniera scrupolosa l'onniscienza e l'onnipotenza di questo
personaggio.
Sai
Baba dichiara di essere l'Avatar, il Salvatore atteso dalla storia. Gli antichi
testi annunciano che l'Avatar, per potere essere riconosciuto, deve portare con
sé segni ed attributi ben precisi.
L'Avatar
deve avere innazitutto dei segni cutanei.
Questi segni devono necessariamente comparire nella parte sinistra del corpo e
sono rappresentati da un neo sulla
guancia e da un Garuda sull'emitorace
sinistro. Il Garuda è un'aquila e ha un profondo significato spirituale.
"Il Garuda è il simbolo del karma ",
afferma Sai Baba, " e le due ali
simboleggiano la fede (Shradda) e la
devozione (Bhakti).In sanscrito il
volatile prende il nome di Hridaya Vihaga, che significa l'uccello del cuore,
le cui azioni sono il risultato della fede e della devozione. Krishna aveva
questo segno e con Lui tutti i Sai"
Il
segno del Garuda che Baba porta sull'emitorace sinistro venne mostrato al dr.
Fanibunda, negli anni '70.
A
fianco dei segni cutanei l'Avatar deve possedere i 15 Kalas. I Kalas sono gli
attributi divini e comprendono:
· il controllo assoluto sul
corpo fisico,
· il controllo delle facoltà
psichiche,
· il controllo su tutti gli
elementi della natura.
In
termini più precisi questo significa onnipotenza, onniscienza, onnipresenza.
La
cultura orientale, come quella occidentale, attribuisce a Dio alcune
caratteristiche molto precise. Pertanto, secondo lo stesso insegnamento
cristiano, Dio è tale in quanto onnipotente, onnisciente e onnipresente. Nel
momento in cui incontriamo un personaggioo con queste caratteristiche siamo
autorizzati a riconoscere in lui una potenza divina. Non ci sono alternative.
L'insegnamento che ci è stato impartito è molto chiaro. Soltanto Dio possiede
quegli attributi. Ma i testi orientali non si accontentano dei Kalas e
pretendono anche dei segni cutanei.
Noi
ricercatori siamo ancora più esigenti e pretendiamo che il Grande Condottiero
venga anche annunciato dalle profezie che emergono all'interno delle Grande
Religioni. Riconosceremo, quindi, come
potenza divina soltanto quel personaggio che possiede: i kalas, i segni cutanei
divini e viene annunciato dalle profezie.
Sai
Baba possiede i segni cutanei esclusivi di Dio: un neo sulla guancia sinistra e
un Garuda sull'emitorace; ma, non possiamo ovviamente, accontentarci di questi
segni che, incidentalmente, potrebbero apparire sulla pelle di chiunque.
Andremo pertanto a ricercare tra le antiche profezie per stabilire se
l'annuncio della venuta del Grande Condottiero prevedeva una figura ben precisa
in quest'epoca.
Le
profezie che annunciano la discesa del Sai Avatar in questa nostra epoca di
affanni sono numerose e, negli ultimi seimila anni, lo annunciano con ricchezza
di particolari e incredibile precisione.
Nell'interpretare
queste profezie non occorre fare salti mortali come hanno fatto i discepoli
cristiani nell'adattare le profezie di Daniele a Gesù. Sai Baba viene
annunciato in maniera precisa, fotografica; viene specificato il Suo albero
genealogico, il luogo in cui sarebbe nato, l'età che avrebbe raggiunto prima di
lasciare il suo corpo fisico, tutte le tappe della Sua missione e le Sue
conquiste mondiali nel campo della spiritualità.
L'ultimo
annuncio è stato fatto nel 1935, quando Sai Baba aveva appena 9 anni e
l'Occidente non ne conosceva ancora l'esistenza. Sono profezie sconvolgenti che
riempiono il cuore di certezze.
Molte
anime si sono incarnate proprio in questa epoca per avere la visione diretta
del Divino che discende con tutti i poteri e per osservare il modo in cui tira
i fili di questa grande commedia cosmica per dare scacco matto ai funerei
fantasmi del male.
"E' per voi una grande fortuna",
dice Sai Baba" essere presenti a
questa guerra del Divino contro il male che intrappola il mondo. Non perdete
questa occasione di partecipare al più grande scontro della storia della
creazione; partecipate anche voi come combattenti del Divino in difesa dei
valori del Dharma (la Rettitudine); Prema (l'Amore); Shanti (la Pace); Sathya
(la Verità) e infine Aimshi (la Non
Violenza)".
Le
profezie che riguardano Sai Baba partono dall'Estremo Oriente e via via si
avvicinano al nostro mondo. Se le Upanishad sono molto lontane dalla nostra
cultura, non altrettanto di può dire di Maometto, di Nostradamus, di S.
Giovanni Evangelista, di Bab, di Papa Giovanni XXIII e, infine, di Malachia.
Le
profezie delle Upanishad
Gli
antichi testi sacri indù avevano annunciato la discesa di Dio nel villaggio dei coni nel sud dell'India.
Puttaparti significa appunto il villaggio
dei coni, in quanto nel passato era stato invaso dalle termiti, che avevano
costruito termitai in tutta la zona.
Le
profezie avevano anche previsto la famiglia presso la quale si sarebbe
incarnato il Divino; tutte le tappe della Sua Missione spirituale e la sua
morte a 96 anni. Le profezie annunciano che il divino si sarebbe incarnato
all'interno del Kali Yuga. L'Età del Ferro ha inizio 5000 anni fa, subito la
morte di Krishna. Krishna è uno dei grandi Avatar
del passato. Dovrebbe essere morto il 24 febbraio di 5083 anni fa.
Che
cos'è un Avatar?
Avatar
significa letteralmente discesa e sottointende la discesa di Dio sotto una
forma visibile. Avatar, pertanto, va inteso come incarnazione divina.
La
discesa del decimo Avatar doveva avvenire all'interno del Kali Yuga, circa al sesto millennio dopo la morte di Krishna. Sai
Baba è il decimo Avatar, un Purnavatar.
Lui stesso dichiarò ad un monaco buddista di essere l'Avatar che doveva venire
dopo Siddharta.
Sai
Baba è il Kalki Avatar che nelle sacre
scritture Indù viene descritto come un condottiero che cavalca un bianco
destriero. La profezia di S. Giovanni Evangelista è stata attinta forse da
questi stessi testi.
Le
profezie dello Shuka Nadi
Il
libro dello Shuka è un testo sacro che viene tramandato di generazione in
generazione; spesso, di famiglia in famiglia, da migliaia di anni. Il libro è
scritto in sanscrito antico, in un dialetto oramai estinto: il brahmi. L'autore è il saggio Maharishi
Shuka dev., un contemporaneo di Krishna, il purnavatar
comparso sulla terra poco più di 5000 anni fa. La data di stesura del testo
risale ufficialmente al 3.143 prima dell'era cristiana.
Oggi,
il custode del libro è Sri Iyotischarya Ramakrishna Shastri (Shuka Foundation 33, 5th Main
Road. Chamaraipet, Bangalore 560.018), filosofo, ingegnere e ricercatore
della verità. La famiglia del dottor Ramakrishna è entrata in possesso dei
libri sacri circa 800 anni fa.
Queste
le rivelazioni dello Shuka Nadi:
"..la Sua missione è quella di risvegliare la
rettitudine. Darà a ciascuno il suo, nel senso che ogni devoto riceverà in
rapporto al livello di coscienza raggiunto. Così, qualcuno riceverà un certo
numero di oggetti per risanare qualche lacuna fisica o spirituale, qualcun
altro riceverà soltanto un'indicazione per l'autorealizzazione.
Il villaggio in cui
comparirà nella Sua veste terrena diventerà luogo sacro. Potrà assumere
qualunque forma, potrà eliminare qualsiasi pericolo e qualsiasi ostacolo.
Creerà istituti di educazione e mostrerà la Sua onniscienza in mille modi. Se
il devoto si arrenderà al Maestro avrà l'opportunità di riscattare i suoi
peccati e ottenere la liberazione. Molti lo avvicineranno, ma alcuni non
potranno farlo per il comportamento spinoso delle vite passate.
Egli sarà la
personificazione dell'amore e della beatitudine, ma soltanto le menti
illuminate potranno capirne l'essenza. Sai Baba potrà essere sperimentato, ma
non descritto. Egli camminerà nella rettitudine al di là di ogni maldicenza.
Sarà il rappresentante di Shirdi Baba e nascerà come risultato delle preghiere
fatte dai devoti di Shirdi.
Il Maestro si mostrerà a
Whitefield anche dopo la Sua morte.
Sai Baba mostrerà tutti i
Suoi poteri quando il male avrà raggiunto l'apice.
Prima dell'anno 2000
mostrerà soltanto un decimo dei Suoi poteri. Negli anni successivi, tuttavia, i
Suoi sforzi per salvare il mondo verranno centuplicati. Prima della fine di
questo ciclo cosmico dimostrerà che Lui e soltanto Lui sarà in grado di
controllare la furia della natura. Il Maestro pianterà un albero a Bangalore
che diventerà un campo di energia. Nonostante che Egli sia pienamente
consapevole dei poteri che possiede, li rivelerà soltanto quando sarà
strettamente necessario. La Sua grandezza raggiungerà le più sperdute contrade
del mondo, si mostrerà contemporaneamente in più luoghi e produrrà miracoli mai
visti. Ciò che farà potrà sembrare molto semplice agli uomini, ma in realtà
ogni Sua azione avrà un'importanza universale.
Il Suo cuore sarà
perennemente pieno di compassione; non ferirà mai nessuno, né mostrerà
disappunto per gli errori commessi dall'ignoranza.
Ogni Suo gesto ed ogni Sua
parola avranno un significato e i devoti che seguiranno la retta via avranno la
Sua totale protezione. Egli insegnerà che questa nostra realtà è illusoria.
Coloro che riconosceranno la verità di Sai Baba raggiungeranno la salvezza. Le
cose terrene perderanno di significato e il devoto scoprirà che soltanto la
conoscenza di se stesso potrà portarlo alla liberazione finale."
Gli
Shuka riferiscono che Sai Baba avrà
il potere di guarire la gente e guarire se stesso spruzzando acqua sul suo
corpo e che eserciterà questo Suo potere di guarire non soltanto sulla gente
del nostro pianeta, ma anche sugli esseri viventi di altri pianeti e persino
nei piani esistenziali più elevati.
"Si verificheranno
situazioni inspiegabili quando Egli prenderà su di Sé i mali degli uomini per
salvarli da malattie o incidenti. Avrà anche il potere di prolungare la vita e
quando l'influenza del Kali Yuga (questa Era, caratterizzata dalla corruzione e dall'ingiustizia)
raggiungerà il suo apice, la gente vedrà
la Sua grandezza e lo riconoscerà come Potere Assoluto. Allora, l'umanità si
inginocchierà davanti ai Suoi piedi e lo adorerà come il personaggio più grande
che sia mai apparso sulla faccia del nostro pianeta. La Sua essenza è divina.
Non dimenticherà nulla. Non ci sarà nulla che non conosca. Egli avrà grandi
poteri purificatori. Il solo vederlo purificherà l'animo della gente; la
semplice esposizione all'energia irradiata da questo personaggio divino potrà
annullare il karma di ognuno. Avrà tre incarnazioni. Coloro che lo
criticheranno commetteranno peccato. Dal 1979 la corrente del mondo cambierà
direzione: la rettitudine affiorerà gradualmente e l'ateismo comincerà a
diminuire. Da quell'anno Egli compirà miracoli mai visti."
Le
profezie dell'Apocalisse di Giovanni
I
testi sacri indù avevano previsto la discesa di un Avatar, simbolicamente identificato come un condottiero che cavalca
un cavallo bianco. Il cavallo è il simbolo della mente e Colui che lo cavalca
ha il significato di dominarla. La mente è responsabile di tutte le proiezioni
che ci allontanano dalla verità suprema. I testi sacri segnalano che il
Condottiero indosserà una veste color della fiamma, o del sangue, porterà i
segni cutanei tipici degli Avatar, verrà accompagnato dai Kalas e condurrà
l'umanità verso l'Era dell'Oro, che durerà mille anni.
Dice
Giovanni nella sua Apocalisse (cap. IXX):
" Poi vidi il cielo
aprirsi, ed ecco un cavallo bianco e colui che lo cavalcava si chiamava il
Fedele ed il Verace ed egli giudica e guerreggia con la giustizia… Era vestito
di una veste color del sangue ed il Suo nome è la parola di Dio. Gli eserciti
che lo seguivano sopra cavalli bianchi erano vestiti di lino bianco e puro…
…Egli afferrò il dragone del
male e lo legò per mille anni, dopo di che avrà da essere sciolto per un po’ di
tempo".
Il
nome con il quale Sai Baba viene registrato all'anagrafe dai genitori è Sathya Narayena Raju. Raju è il nome
della famiglia. Sathya vuole dire verità e Narayena significa "colui
che rimane fedele nel cuore degli uomini".
In
sintesi, il nome anagrafico di Sai Baba è il Verace e il Fedele.
Giovanni
aveva visto giusto.
Le
profezie di Maometto
Circa
1400 anni fa Maometto si propose al mondo come profeta, o inviato del Signore.
Il profeta dell'Islam aveva attinto la Sua cultura e la Sua preparazione dal
sistema filosofico indiano, come avevano fatto a suo tempo Buddha, Apollonio e
Gesù.
Ne
l' "Oceano della Luce", al
volume XIII, il Profeta consegna al mondo trecento segni che permetteranno al
ricercatore spirituale di individuare la nuova incarnazione di Dio.
L'opera,
scritta circa sette secoli dopo la morte di Maometto, aveva lo scopo di
raccogliere tutto ciò che aveva dichiarato il profeta in vita, affinchè non
andassero perdute le Sue parole. L'Oceano
della Luce è costituito da 25 volumi. Il tredicesimo, che porta il titolo
di "El Mahadi Maoud", che
significa" L'atteso Condottiero",
si riferisce all'apparizione del Grande Maestro del Mondo alla fine di questo
nostro millennio. L'opera, scritta in arabo, è reperibile, non senza
difficoltà, in Persia. Alcuni brani vengono riportati da Lowenberg nel libro
"The heart of Sai " (Sathya Sai pub, Prashanti Nilayam,
Puttaparti, India).
Il
volume XIII parla esclusivamente del Condottiero Spirituale che dovrà
sovvertire l'ordine delle cose, risvegliare la spiritualità e l'amore
nell'uomo. La Sua comparsa avverrà, riferisce l'Opera, nel momento in cui
l'umanità avrà toccato il fondo. Così scorre il racconto:
Alcuni discepoli musulmani
domandarono al profeta: "Sei tu El Mahadi Maoud, il Grande Maestro?"
Rispose
Maometto:
"Nessun profeta e
nessun messia potrà mai avere i poteri con i quali discenderà il Maestro del
Mondo. Nessun profeta sarà grande quanto il Maestro, in quanto il potere che
possiede il Messaggero non è sufficiente per risolvere i guai di una nazione, o
salvargli la vita. Per quanto riguarda il Maestro del Mondo, tuttavia, nessun
potere del mondo riuscirà a conquistarLo, nessuna potenza potrà ucciderLo"
I
discepoli domandarono ancora:
"Come potremo
riconoscere il Signore dei Signori?"
"Voi" disse allora Maometto "non potrete riconoscerLo perché quando
il Maestro verrà voi sarete così spinosi che non avrete la possibilità di
trovarLo. I cristiani e i popoli di altre religioni avranno invece questa
possibilità. Lo troveranno e Lo adoreranno, ma i musulmani non potranno farlo.
Vi fornirò, comunque, i segni che consentiranno di riconoscerLo e di
distinguerLo dai falsi profeti che in quell'epoca discenderanno numerosi"
I
segni che fornisce Maometto sono così precisi che è possibile persino tracciare
un identikit del Condottiero. Ascoltiamo il Profeta nella sua descrizione.
" La sua chioma sarà
come una corona, la fronte sarà larga, la radice del naso ampia, i denti
centrali saranno separati. Il Suo viso sarà sempre ben rasato. Il Maestro del
Mondo non porterà mai la barba. Avrà un neo sulla guancia e indosserà due abiti
color della fiamma. Il Suo corpo sarà minuto, ma lo stomaco ampio nell'età
matura. Le gambe saranno come quelle di un adolescente. Egli porterà con sé la
sapienza e la conoscenza di tutte le religioni del mondo. Tutte le scienze e la
cultura del mondo alloggeranno nella Sua mente fin dalla nascita. Qualunque
cosa chiederete Egli ve la donerà. Tutti i tesori del mondo saranno sotto i
Suoi piedi. A tutti farà piccoli doni e materializzerà oggetti anche dalla
bocca. Benedirà i devoti toccandoli con la mano. Coloro che lo vedranno saranno
felici e le stesse anime disincarnate godranno della Sua visione. I devoti
allungheranno il collo per vederLo. Il Maestro vivrà sino a 95-96 anni. Negli
ultimi venti anni della Sua vita Egli verrà riconosciuto come il Re dei Re,
anche se per quel periodo soltanto due terzi dell'umanità crederà in Lui. I
musulmani lo riconosceranno soltanto nove anni prima che Egli lasci il Suo
corpo. Voi avreste potuto stringerGli la mano, ma avrete perduto questa grande
occasione. Il Maestro vivrà in collina e i Suoi devoti si riuniranno sotto un
grande albero. A quei tempi voi spenderete molto denaro per abbellire le vostre
moschee, ma nessuno di voi andrà là a pregare. Pubblicherete bellissimi libri
del Corano, ma nessuno di voi comprenderà ciò che vi sta scritto. I veri
insegnamenti di Mosè sono nascosti in una grotta dell'Antiochia, ma il Re del
mondo, l'incarnazione di Dio, sarà l'unico che fornirà all'umanità un
insegnamento di verità".
La
descrizione fatta da Maometto è fotografica. Tutti i segni forniti dal Profeta
dell'Islam calzano alla perfezione al personaggio Sai Baba. Lui stesso ha
annunciato che morirà all'età di 95 anni.
La
posizione dei pianeti al momento della nascita di Sai Baba
Sri
Ganapati, nel suo pregevole lavoro "Swami
", introdotto dal biografo ufficiale di Sai Baba, N. Kasturi, fornisce la
seguente posizione dei pianeti al momento della nascita dell'Avatar:
Luogo
di nascita |
Puttaparti |
Data
di nascita |
23
novembre 1926 |
Ora
di nascita |
ore
5, minuti 6 |
Fase
lunare |
4
giorno dopo la luna piena |
Stella |
Orione |
Longitudine |
77
gradi, 47' Est |
Latitudine |
14
gradi, 10' Nord |
Tempo
siderale |
8,
51', 54" |
Corso
del sole |
22
gradi, 50', 9" |
Forza
di equilibrio sulla data di nascita |
Rahu,
2° anno, 1° mese, 14° giorno |
Sai
Baba morirà nel 2021 e rinascerà nel distretto di Karnataka nel 2029. Per
vent'anni, tuttavia, la nuova incarnazione divina che prenderà il nome di Prema Sai non si manifesterà
pubblicamente. Comparirà intorno al 2050 a Mysore dove eleggerà il Suo quartier
generale.
Nel
2050 l'uomo assisterà alla trasformazione del mondo. La giustizia regnerà sul
pianeta. Non vi saranno più religioni diverse, ma un'unica religione: quella
del Divino Amore. L'umanità sarà riunita sotto un'unica bandiera spirituale che
adorerà Dio Uno e riconoscerà il Sé interiore al di là dei falsi edifici
costruiti da solerti seguaci di questa o quella religione.
"L'intera umanità è la
mia famiglia. Non esiste nessuno su questo pianeta che non mi appartenga. Sono
tutti miei, ed Io sono loro", dice Sai Baba, "Essi
possono anche ignorarmi, ma sono egualmente miei. Io non rinuncerò a voi,
nemmeno se mi terrete lontano. Non dimenticherò nemmeno coloro che mi negano.
Sono venuto per tutti. Coloro che se ne stanno lontani verranno egualmente
chiamati vicino a me e saranno salvati"
Le
profezie di Nostradamus
Nel
sedicesimo secolo il medico francese Nostradamus scrisse le sue Centurie; circa
2500 predizioni in stanze. Tra le tante previsioni, alcune sono di importanza
internazionale e coprono un periodo di diversi secoli. Circa 800 predizioni si
riferiscono agli ultimi 400 anni e sembrano essersi realizzate. Le profezie più
significative riguardano l'Afganistan e la Persia del 1727; la rivoluzione
francese del 1792; le due guerre mondiali; l'ascesa di Hitler, che il veggente
chiama Hilter, anagrammandone il nome; l'ascesa e la capitolazione di Mussolini
e delle sue camicie nere.
Una
profezia ha un interesse drammatico per tutta l'umanità e si riferisce a questi
decenni quando un condottiero immortale nato
in India, dotato di sapienza e di poteri
eccezionali, parlerà alle genti e condurrà l'umanità sotto l'unica bandiera
di una religione universale fondata sulla verità, unificando i popoli in una
sola casta di fratelli.
La
profezia annunciata da Nostradamus ricalca quella dei maestri himalaiani, di
Maometto, delle Upanishad e di Papa Giovanni.
Le
profezie del profeta Bab
Bab
è il profeta della religione Bahai. La religione Bahai non è molto conosciuta
in quanto i suoi seguaci non fanno del proselitismo.
Bahai
si nasce, affermano i maestri di questa fede. Il ricercatore della verità viene
incontrato al momento opportuno.
Il
profeta Bab venne giustiziato sulla pubblica piazza, proprio nel paese in cui
nacque e predicò (la Persia), attorno al 1845. Un seguace, Bahahullah, fondò
una religione sul Suo insegnamento.
Bab
profetizzò la discesa di un grande
Maestro, che avrebbe unito tutte le religioni del mondo, in quanto Dio è uno
solo ed è perfettamente inutile e sciocco mantenere certe divisioni. L'unico
sentiero che conduce a Dio, sosteneva il Profeta, è l'amore ed il servizio agli
altri.
L'annuncio
profetico di Aurobindo
Aurobindo,
maestro spirituale indiano, ha avuto un ruolo importante nella stessa politica
del suo paese, tracciando indelebili segni sociali sulla matrice di quella
terra. L'annuncio che egli fece il 24 novembre 1926 è, a dir poco, drammatico.
Si tratta di un annuncio impressionante perché, pur non essendo così preciso e
fotografico come la profezia di Maometto, è tuttavia così vivo da scuotere
l'animo di chiunque.
Il
giorno dopo la nascita di Sai Baba, Aurobindo chiamò a raccolta i suoi
discepoli. I devoti meditarono per circa 45 minuti. Quel giorno Aurobindo
ritenne di aver raggiunto la perfezione spirituale (siddhi). Benedì ogni
singolo presente ed avvertì che Dio si era incarnato. "Il divino è sceso sulla terra. Dio si è
incarnato, portando con sé tutti i poteri della divinità: l'onnipotenza,
l'onniscienza e l'onnipresenza". Da quel giorno Aurobindo visse in
solitudine, comparendo raramente tra i discepoli. Il 24 novembre divenne uno
dei quattro giorni dell'anno in cui Aurobindo offriva il suo darshan ai devoti, mentre la gestione
dell'ashram venne affidata ad una discepola francese. Aurobindo morì nel 1950.
L'unica grande mistico nato il giorno annunciato da Aurobindo è Sai Baba.
"Il 24 novembre 1926
Krishna "
aveva ribadito Aurobindo ("Sri
Aurobindo, uomo e profeta", edizioni Galeati, pagg. 330-331. "The
godman", di Gocak, Puttaparti) "è
sceso sotto vesti umane. Un potere infallibile guiderà le menti, e nel cuore
delle genti arderà la fiamma immortale. Le moltitudini ascolteranno la sua
voce".
Sai
Baba nasce il 23 novembre 1926, mentre Aurobindo parla del 24. La differenza di
24 ore è legata al fatto che Aurobindo percepì la nascita dell'Avatar soltanto
nel momento in cui raggiunse i siddhi,
i poteri sovrannaturali. Aurobindo raggiunse la capacità di espletare poteri
sovrannaturali, infatti, soltanto quel giorno.
Le
profezie di Papa Roncalli
Angelio
Roncalli, il papa buono, sembra essere l'autore di profezie sconvolgenti, che,
oggi, anno 1998, vediamo già in parte realizzate. Le profezie vennero fatte nel
1935, quando Roncalli ricopriva il ruolo di delegato apostolico in Turchia. A
quel tempo Roncalli venne introdotto in una società segreta iniziatica dove
dettò le sue profezie. Queste profezie, trascritte dal Cancelliere della
società segreta, vennero gelosamente custodite ed apparirono nel 1976 in un
libro di Pier Carpi dal titolo ("Le
profezie di Papa Giovanni" - Edizioni Mediterranee - Roma). L'autore
cercò di interpretare le dichiarazioni di Papa Giovanni, lasciando tuttavia
alcune profezie non decifrate per mancanza di elementi. Mi pare che oggi
possiamo interpretare meglio quei passi, usando una chiave esoterica.
Le
profezie annunciano tempi duri per la chiesa romana e, proprio in quel periodo
di terrorismo e di sangue, ecco comparire sulla scena il Santo Scalzo.
"Nella tua casa
riceverai un santo a piedi nudi. E farai attendere i potenti, le mani
disarmate, a pregarti. Il santo parlerà anche per te in ogni contrada e dal
mondo ecco i bianchi fiori ti avvolgeranno. Tuo sarà il viaggio del coraggio,
la grande sfida al mondo ed all'immondo principe del mondo… E ti farai scalzo,
e camminerai col santo scalzo…"
Chi
conosce Sai Baba comincia già ad intravedere la possibilità che Egli sia il Santo Scalzo di cui parla Giovanni. E'
il Santo che predica l'amore universale e tiene viva la fiaccola della
spiritualità nel mondo.
"Due fratellli e
nessuno sarà Padre vero. La Madre sarà vedova. I fratelli d'Oriente e
d'Occidente si uccideranno e nell'assalto uccideranno i loro figli. Allora
scenderà dal monte il santo scalzo e scuoterà il regno, dinnanzi alla tomba
dello scalzo…Ascoltate le sue parole…"
Il
Santo scalzo scende simbolicamente dal suo piedestallo per soccorrere
un'umanità affranta dalla lotta e dal sangue. Il monte di cui si parla va
interpretato, o si riferisce alla collina di Puttaparthi?
"Nella terra di Brahma
una voce disarmata. E' la coscienza del mondo, che non morirà mai. Da lui verrà
al mondo un nuovo ordine di cose".
Le
armi costruite in gran segreto da diverse nazioni portano il lutto sul pianeta,
ma di nuovo il Santo Scalzo agirà attraverso diversi accorgimenti proprio com'è
lo stile di Baba, il quale ha affermato: "Dal
mio sessantesimo anno, io agirò all'interno dei cuori, attraverso il pensiero e
raggiungerò il mondo".
"I due capi russi si
scontrano nel nome dell'umanità. Nella terra celeste sta la voce di chi ama il
mondo e parla per i deboli….
Roma, accetta le rovine, non
stendere fiori o sete per i piedi nudi di chi viene. Questi piedi amano il
dolore".
Ci
sarà un tempo in cui un papa avrà l'ardire di recarsi in pellegrinaggio dal
Maestro del mondo e di camminare al Suo fianco a piedi nudi, così come nudi
sono i piedi del Santo. Verrà anche il tempo in cui il Santo Scalzo verrà a
Roma e verrà nel momento in cui la Chesa romana avrà maggiormente bisogno. Il
messaggio di Dio non verrà abbandonato. Sarà il Santo Scalzo a tenerlo vivo
anche quando la violenza, l'odio e il sangue soffocheranno ogni barlume di
spiritualità. Sarà il Santo dei Santi, colui che cammina a piedi scalzi, che
ristabilirà nel mondo la giustizia, la pace e l'amore.
Le
profezie di Malachia
Le
profezie di Papa Giovanni si ricollegano a quelle di Nostradamus, ma,
soprattutto, a quelle di Malachia.
San
Malachia, Maelmaedhog Us Morgair, nacque nel 1074 e morì nel 1148. La sua
storia è alquanto insolita.
Viene
nominato prima vescovo e poi arcivescovo e primate d'Irlanda ad Armagh, sua
città natale; ma, nel 1132 rinuncia alla sua carica e torna monaco, un semplice
monaco per dedicarsi meglio alla sua devozione ed alla sua missione, che l'alto
incarico evidentemente gli impediva di espletare. Proprio in quegli anni egli
scrive le sue profezie. Si trova a viaggiare verso Roma e durante la visita
all'abbazia di Clairvaux fa amicizia con San Bernardo, che diventerà il suo
biografo. E' forse S. Bernardo che raccoglie le sue profezie sui sommi
pontefici (Prophetia de summi pontefici).
Nel 1590 le profezie vengono ritrovate nella biblioteca di Clairvaux da un
monaco benedettino, che le dà alle stampe.
La
profezia consiste semplicemente di 112 motti simbolici latini con i quali
Malachia preconizza altrettanti pontefici. Stranamente tutti i motti si
applicano alla perfezione ai pontefici e alle situazioni che questi hanno
dovuto affrontare nel tempo. Negli anni '60, per esempio, quando muore Giovanni
XXIII, il successore viene identificato nel motto Flos florum (Paolo VI).
Dopo
Paolo VI i papi dovrebbero essere ancora tre o quattro. Papa Luciani muore dopo
qualche settimana di pontificato. Appare Woytila. Dopo di lui ci dovrebbero
essere ancora due papi, o, forse, soltanto uno: l'ultimo. De gloria olivae. Nella basilica
di S. Paolo fuori dalle Mura, dove si
trova tutta la serie dei medaglioni di pontefici, da S. Pietro in avanti, i
conti tornano. I tempi stringono. La grande piramide e Nostradamus confermano
le profezie di papa Giovanni. Roma resterà senza papa. Il papa se ne andrà da
Roma e troverà conforto nel Santo Scalzo nella terra di Brahma, presso Colui
che predica anche per il capo dei
cristiani.
La
fine del papato corrisponderà all'inizio dell'Età dell'Oro, durante la quale
tutti gli uomini cominceranno ad unirsi sotto un unico credo, senza religioni,
senza dogmi, senza campanilismi, tutti uniti sotto l'unica bandiera dell'amore
e della devozione per Dio-Uno. Si avvererà quello che Sai Baba ha annunciato.
Nel 2030 si vedranno i frutti della missione intrapresa dal Kalki Avatar, che
verrà completata dalla sua prossima incarnazione, sotto il nome di Prema Sai.
Qualcosa
di terribile e di esaltante si sta muovendo e forgiando all'ombra del piccolo uomo scalzo. L'Avatar porterà
l'umanità fuori dalla crisi, al di là di questa terrificante dimensione fatta
di ingiustizia, violenza ed egoismo. "Da
Lui" , ribadisce papa Giovanni
"verrà al mondo un nuovo ordine di cose".
Nota aggiunta
Il
Gayatri Mantra
Il Gayatri
Mantra è il mantra più sacro, e, mentre prima era conosciuto e cantato soltanto
dagli iniziati indù, oggi tutti hanno il permesso di cantarlo, per volontà di
Sai Baba.
Il Gayatri Mantra è
l'essenza di tutti i Mantra; vale a dire, l'Essenza di tutti i sacri Nomi di Dio.
La
Gayatri è una preghiera volta solo ad ottenere l'illuminazione dell'intelletto.
E'
un'invocazione rivolta alla Dea che non ha un nome speciale, ma che trascende
tutti i Nomi.
Essa
è diretta alla Madre Universale, senza alcun nome restrittivo: Essa è la Madre
di tutte le genti, di tutti i tempi e di tutte le religioni.
E'
di validità universale.
Il
suo testo è il seguente:
OM BHUR BHUVAH SVAH
TAT SAVITUR VARENYAM
BHARGO DEVASYA DIMAHI
DHIYO YO NAH PRACHODAYAT
"O
Madre, che sussisti in tutti i tre Kala, nei tre Loka e nei tre Guna, Ti
prego,
illumina il mio intelletto e dissolvi la mia ignoranza come il
fulgido
sole disperde ogni tenebra.
Ti
prego, rendi sereno, acuto ed illuminato il mio intelletto!"
Il
Gayatri Mantra contiene una descrizione e una lode, una preghiera e una Dhyana:
" Om Bhur Bhuvan Svah, Tat Savitur
Varenyam, Bargo Devasya": queste parole sono la descrizione e la lode
rivolte alla Madre Universale: "Dimahi
" (io sto meditando) è la Dhyana; " Dhiyo Yo Nah Prachodayat" è la preghiera perché si arricchisca
e si illumini l'intelletto di colui che prega.
Il
Gayatri Mantra è la Madre dei Veda ed il suo canto elargisce gli stessi
benefici effetti del canto di tutti i Nomi di Dio.
(Potete trovare questi ed
altri Bahjan nel libro BHAJAN VALI [il Libro dei Bhajan], edito dalle
"Edizioni Sathya" - Strada Ponte Verde, 11/4 -Torino. Tel.:
011/650.68.16 - 650.69.16)
Ricordiamo che è possibile
avere altre notizie sull'Avatar visitando il sito web dell'Organizzazione Sathya Sai Baba Italia
(http://www.osssbi.org) che riporta anche gli indirizzi dei Centri italiani e
molti Discorsi di Sai Baba liberamente scaricabili.
Si consiglia altresì una
visita al sito delle Edizioni Milesi
(http://www.edizionimilesi.com), casa editrice specializzata nelle opere di e
su Sai Baba.
L'indirizzo dell'Organizzazione Sri Sathya Sai Baba
in Italia è il seguente:
CONSIGLIO CENTRALE SATHYA SAI - ITALIA UFFICIO STAMPA V. SAVONA 10 - 20144 MILANO Tel.: (0039) - 02/58.10.69.96 Responsabile: Alida Parkes
|
-
· Preliminari alla tecnica occulta della meditazione.
· La scienza del controllo
dell'emotività, tramite il volere personale.
· Il dominio dei pensieri.
· Il meditante come un arco
teso.
· Cos'è la meditazione?
· Quali effetti produce nella
vita quotidiana?
In
una sintesi della natura di questo Trattato è necessario inserire anche un
capitolo sulla meditazione. Ma, saremmo dei vandali del pensiero se ritenessimo
di poter sviscerare l'intera problematica della meditazione, in poche pagine.
E, ciò, per varie ragioni. Innanzi tutto i veri frutti della meditazione arcana
rappresentano quel che di più genuino, di più potente e di più sostanziale
esiste nella natura occulta del mondo: quindi, l'argomento della meditazione può
venir trattato coerentemente soltanto nel comune linguaggio dello "Spirito Santo", tra Iniziati. In
secondo luogo, la vera meditazione è qualcosa di diverso da quanto il mondo
conosce; e, per penetrare il suo segreto, bisogna conoscere a fondo il segreto
dei Raggi, il segreto dei cicli evolutivi, il segreto di ogni razza madre.
Perchè ogni Raggio ha la sua meditazione; ogni ciclo evolutivo medita a seconda
della natura che gli si confà, ogni razza madre giunge ad un punto di potenza
interiore, che prosegue nella presente. Lo sforzo titanico che l'uomo deve
compiere per bruciare in sè ogni limitazione di tempo e di spazio e comprendere
il principio latente nel processo della meditazione lo porta a venir iniziato e
ad avere, della stessa, una visione molto più coerente e precisa di quel che
fosse precedentemente.
Come
al solito, una Legge agisce nel nostro caso: quella dell'interpolazione dell'energia e della materia. Si è
voluto, spesso, portare degli esempi alla generalità del fenomeno, rendendolo
ancora più incomprenso. Si è detto che la vita pulsa, secondo un ritmo
preordinato, ovunque; nelle vie lattee e nei microbi. Che tutto vibra, seguendo
un naturale processo di meditazione naturale. Che lo stesso Logos Solare apre
le Sue ali evolutive e crea un sistema, iniziando una profonda meditazione e,
allorquando la cessa, raccoglie i frutti della medesima. Ma, lasciamo che i
Maestri diano simili indicazioni. Ciò è necessario, per mettere le radici ad
una problematica che, da par Loro, deve svelarsi sin nelle più profonde regole.
Il ripetere, da parte dei discepoli, che il Logos Solare, o il Logos
Planetario, sono in meditazione, durante l'arco del Grande Manvantara, e la
cessano, al termine, è assolutamente inutile; poichè, salvo che in un
fluidissimo principio, la meditazione del Logos Solare e quella dell'uomo sono
di natura molto lontane. Ciò che importa, invece, è comprendere - in grandi
linee - il problema e, quindi, trattarlo unicamente dal punto di vista umano e
secondo le giuste direzioni.
Vogliamo,
in primo luogo, sottolineare vivamente un fatto molto importante. Per il vero
discepolo la meditazione è un'attività creativa estremamente superiore, per
intensità, ad ogni sua altra attività. Non si tratta del "riposino" tra le attività
quotidiane, ad ore fisse. Non si tratta di uno stato di estasi catalettica,
che, nell'illusione di essere graditi a Dio, o ai Maestri, oppure al Sè
Superiore narcotizza i sensi mentali e spirituali, facendo uscire il soggetto
dalla propria camera, con occhi sognanti e profumo di santità... La vera
meditazione presuppone una volontà di ferro e una tecnica profonda
dell'occulto; e, mentre, in un primo tempo, il discepolo sceglieva dei momenti
adatti per la meditazione, in un secondo tempo, egli la regge
continuativamente, durante il giorno, e sono i momenti adatti a venir da lui.
Secondo noi, è molto importante che si capisca la vera natura di questo
processo. Abbiamo conosciuto molte persone che, lungo gli anni, erano ubriachi
di teorie e si paralizzavano l'intelletto e le funzioni cerebrali, comprese le
spirituali, con una crisi mattutina, che chiamavano meditazione.
Vi
sono tre elementi da considerare, nell'evoluzione occulta dell'uomo: la
Materia, l'Anima, lo Spirito. La Legge del movimento universale mette in
rapporto l'oggettività esteriore (la materia), con la soggettività interna (lo
Spirito) e dal rapporto che ne nasce l'Anima diventa radiante e fa da ponte e
da equilibrio ad ogni polo degli opposti. Meta dell'evoluzione, per questo
nostro sistema solare, è lo sviluppo completo dell'Anima; a ciò servono le
catene e le ronde, i periodi di globo e le razze. Le potenzialità che trova
l'uomo lungo il Sentiero, dopo avergli donato l'autocoscienza, gliela
sviluppano in maniera tale da far sembrare quasi incredibile la meta a cui è diretto.
Quindi, se per meditazione consideriamo un processo alchemico, che è la
costante fissa dell'evoluzione in cui si trova l'uomo, processo continuo,
serrato, inarrestabile per la natura stessa delle cose, vedremo che essa non è
un fatto nuovo per l'Ego. Durante l'epoca lemurica, l'uomo acquistò la
padronanza del suo strumento fisico: il corpo. Per lui, non esistevano Spirito,
nè mète ideali. La sua attenzione era concentrata alle funzioni biologiche, che
ne rappresentavano il massimo diapason evolutivo. Fu in tale periodo che la
Gerarchia Bianca dette ai migliori della razza le regole di educazione occulta,
o di meditazione, riguardanti la sfera fisica, e che sono chiamate di Hata Yoga. In Oriente si seguita
a praticare tale arte, per una tradizione ed un ricordo atavico. In Occidente,
imitando gli orientali e, per lo più, senza la cognizione profonda delle regole
esoteriche, continuano a prolificare gli istituti che insegnano le varie
posizioni yoga, per acquistare la libertà dell'Assoluto, ecc...
Quando
la razza si incarnò nuovamente in Atlantide, essa possedeva, quale meta
evolutiva, un corpo astrale da vivificare e da controllare: il corpo delle
emozioni. Entrò in funzione un nuovo tipo di meditazione: quello del controllo
dei sentimenti. Tutt'oggi, noi incontriamo dei discepoli che rischiano di
cadere in uno spietato isolamento, sinceramente convinti che provare sentimenti
e calore verso qualcosa o qualcuno sia offesa alla Gerarchia. Poveri fratelli,
che non hanno capito il vero messaggio dell'amore; si tengono guardinghi, sul
loro vacillante ponte, nel timore di tuffarsi nel grande mare dell'amore
universale. Ed è bene che comprendano quando tutto ciò che di archetipico
esiste nell'uomo, come affetti, sani desideri, sincero entusiasmo sia frutto di
una lunga, oculata evoluzione. Riteniamo, a tal proposito, significativo
riportare la frase del Maestro K.H., il Quale, per difendersi dall'immagine
sbagliata che si aveva (e si ha tuttora) degli Adepti, scrisse, in passato: "Noi siamo tutt'altra cosa di una
viola, disseccata tra le pagine di un libro". Ogni grande Autore di
occultismo, a partire dalla Blavatsky, sino a giungere alla Bailey, ha avuto
qualcuno e qualcosa, nella sua vita, che egli amava profondamente e che gli
dava la possibilità di manifestare un lato della natura che, solitamente, dai
discepoli è trascurato: quello dell'affettuosità, quello del calore, quello
della semplicità.
Dunque,
durante l'epoca atlantidea, la Gerarchia dette all'umanità un nuovo tipo di
meditazione, che si allacciava alla sfera astrale: quello del controllo dei sentimenti, tramite la volontà.
Nell'epoca
ariana, un terzo tipo di meditazione viene rivelato: il dominio dei pensieri, del corpo mentale. Al giorno d'oggi, i
tre sistemi si fondono in uno. Il discepolo che, d'abitudine, inizia la sua
meditazione, assume una posizione corporale di armoniosa linea funzionale (e
sintetizza la vittoria sugli elementi raggiunta in Lemuria); quindi, definisce
il rutilante vibrare dei suoi sentimenti, rendendo il corpo emotivo limpido ed
incolore, con uno sforzo di volontà; infine, fa divenire coerente e vuoto lo
spazio interno del suo corpo mentale, acquietando ogni pensiero inutile e
divenendo il "Padrone del cocchio".
I
più, a questo punto, si fermano; paghi di un certo senso di dominio su sè
stessi e nulla più. Pensano che angeli invisibili accorrano non appena abbiano
calmato i tre corpi, o che il Maestro si affretti a inserire, nella loro borsa
aperta, le monete d'oro della Sua saggezza. Ed è chiaro che il peso occulto che
la Gerarchia porta sulle Sue spalle, per quanto dura quella meditazione, si è
arricchito di qualche pietra in più.
Dobbiamo,
invece, raffigurarci il meditante come un arco. Durante la giornata la corda
dell'arma è lenta, ma, nell'esercizio occulto, essa deve venir tesa all'estremo
e il dardo del proposito, scagliato, secondo ogni più viva possibilità
personale, nella direzione adatta. Risulta chiaro, quindi, che varie componenti
entrano in questione, in tale attività. L'evoluzione del discepolo è la
principale: la sua cultura, la sua conoscenza dei colori occulti e del potere
magico del suono, della tecnica di ogni Raggio, della direzione verso cui
scagliare il dardo. Ma, in primo luogo, è necessario uno sforzo attivo e
completo, in tutto il processo, ed una sovrannaturale limpidezza di mente.
Ecco
la ragion per cui, pur non negando al discepolo il suo diritto a meditare
quotidianamente, i Maestri suggeriscono che egli si formi una salda cultura
delle condizioni storiche della sua razza, perchè, durante la meditazione, egli
si collochi "nel punto occulto"
giusto e adatto alla sua personalità; che studi accuratamente il metodo che la
Gerarchia ha dato all'umanità, per questa razza, riguardo alla meditazione
esoterica; che controlli il suo strumento fisico, quello astrale e quello
mentale, in modo che, durante la funzione creatrice suddetta, l'arco sia ben
pulito, vibrante e capace di una lunga gittata; che viva una vita di servizio,
per creare, attorno a sè, un'aura armoniosa che, contemporaneamente, lo unisca,
dal lato invisibile delle cose, all'Aura della Gerarchia e lo protegga dai
rischi dell'esercizio esoterico. Lo studio accademico è necessario perchè,
finalmente, il discepolo raggiunga qualcosa di personale, di nuovo, da offrire
al Luminoso Archivio della Gerarchia.
L'interpolazione
dell'energia e della materia è il ritmo primo delle cose. Dall'immanifesto si
inquadrano, nel tempo e nello spazio, tutte le cose che formano il panorama del
mondo oggettivo. L'energia, secondo schemi coordinati e sublimi, si tramuta in materia.
Una volta che il baricentro del ciclo materiale ha acquistato una tensione
massima, la materia si spiritualizza, si assottiglia, ritorna nella sorgente da
cui emanò. Non ha perso il senso della coscienza (sia minerale, che vegetale,
che animale, che umana), ma acquistato una colorazione vitale che, prima
dell'esperienza, le mancava. In tutto ciò, la meditazione e la concentrazione
hanno peso da protagonisti. L'intero mondo minerale, ad esempio, è tenuto nel
suo stato di cristallizzazione, da
una Gerarchia di Poteri Angelici, che si occupa della sua evoluzione; nel mondo
vegetale "la concentrazione occulta" allenta la presa, ma sussiste;
lo stesso è nell'animale. Nel regno umano, gli Angeli Solari, che lo avevano
accompagnato nelle tre precedenti grandi esperienze attendono che l'uomo si
accorga di Essi e porga loro la mano, fluendo nel quinto regno: quello
dell'Anima. La meditazione è la maniera diretta per raggiungere una radianza
sublimale, identica, per natura, a quella del mondo devico. Con la meditazione,
si riconosce l'identità dell'energia e della materia e si è liberi dal
complesso di inferiorità verso l'energia e da quello coercitivo verso la
materia. È chiaro che ciò che diciamo può sembrare a molti pura teoria;
sottolineiamo, però, che, una volta penetrati nell'atmosfera del Reale, codesta
appare come l'unica forma di esistenza degna di venir vissuta. Afferma il
Maestro Tibetano che, quando l'uomo ha raggiunto il contatto con il proprio
Angelo Solare, ogni allettamento esteriore cessa di gettare l' incantesimo su
di lui. Egli si rende conto che l'Angelo Solare è Nucleolo di Amore, Sapere,
Potere.
All'inizio,
il discepolo va a tastoni, lungo l'esperienza della meditazione. Egli si trova,
ovviamente, sempre a compierla da solo. Anche se ne ha lungamente discusso con
i confratelli di gruppo, o ha studiato l'argomento fino in fondo. Il momento è
del tutto creativo ed è l'attimo in cui la mummia viene sfasciata dai bendoni
che rappresentano cognizioni acquisite, forme concettuali esterne, affinchè essa
possa compiere i primi passi, da sola, nel nuovo regno. Ogni vera meditazione
muta radicalmente la sostanza viva del proprio io; ogni vera meditazione
rigenera l'uomo e lo completa; ogni vera meditazione è una sintesi di
esperienze vitali, animiche, spirituali.
È
durante la meditazione che lo sguardo del Maestro si intensifica sul discepolo
ed Egli trova la via sgombra per poter trattare l'Anima del fratello minore,
secondo i Suoi propositi. Il fatto è significativo, poichè racchiude un accenno
occulto. Quanti chilometri, quante emozioni disordinate, quanto cammino e
quanta delusione si sarebbero risparmiati coloro che, in passato, vollero
andare a raggiungere il loro Guru, nelle montagne orientali, o fra i deserti.
Salvo rarissime eccezioni, tutti furono rimandati indietro. E v'è ancora chi
crede che molta fatica gli verrà alleviata, se soltanto potesse vedere
fisicamente il Maestro. Al giorno d'oggi, la mèta per la razza ariana è la
conquista del territorio mentale;
soltanto durante la meditazione si deve trovare la porta segreta di Iside.
Il resto è contrario all'evoluzione naturale dei tempi.
Come
dicevamo, il discepolo, ingiustamente sentendosi solo e abbandonato, all'inizio
brancola, scarta, uno dopo l'altro, vari metodi di meditazione; e, ciò, serve
di primo, sommario esame, da parte dei Maestri, che non conoscono distanze e
tempi, per sottoporlo alla prova della persistenza, della tenacia, della
nascita del volere magico. Lo sviluppo dell'intuizione cresce, man mano, tra le
delusioni. Il discepolo viene a sapere che la teoria dei Raggi è vitale per
ogni occultista. Che sei Raggi esistono in lui ed uno solo di essi è
fondamentale ed eterno. Si rende conto che accelererebbe di molto la sua
evoluzione, se scoprisse quali sono i Raggi che si intrecciano a formare la
propria entità-uomo. Forse, qualche impreparato spiritualista si divertirà a
profetizzargli che egli appartiene a questo, o a quel Raggio. Ma, il vero
discepolo non gli crederà, se la rivelazione non collimerà col proprio animo.
Ed ecco, persistente, una vibrazione che inizierà a pulsargli nel cuore
animico; egli si convincerà che il Raggio del suo corpo causale è il Primo, o
il Secondo, o il Terzo. Ed allora, incerto, inizierà la meditazione quotidiana,
indirizzandosi al metodo del Primo o del Secondo o del Terzo Raggio. Questa, è
la nascita del dinamismo spirituale. Non importa se egli sbaglierà
sinceramente; basta che egli tenga ben conto degli errori che fa. Se soltanto
riuscirà ad avere il dominio su sè stesso e intuire i suoi Raggi, a lungo
andare intuirà i Raggi non solo di chi gli verrà posto accanto dal Maestro, ma
anche nella loro azione generale, in natura. E la constatazione personale del
potere dei Raggi, nell'universo, fa, di un uomo, un Adepto.
Necessarie precisazioni
Prima
di proseguire nell'opera e trattare in modo sintetico e particolareggiato i
dodici (14) pleniluni annuali; prima di ampliare il discorso sui Raggi, dal
punto di vista planetario e non soltanto umano; prima di parlare dei dodici
(14) segni astrologici, riteniamo necessaria una breve pausa, per chiarire
alcune questioni al lettore. Il presente Corso di lezioni è rivolto a due tipi
di studenti. A coloro i quali hanno già una specifica preparazione nel campo,
ed hanno letto e studiato numerosi libri che trattino l'argomento a fondo.
Questa sintesi, alcune precisazioni mai fatte sino ad ora; delle correzioni su punti
di vista ritenuti fondamentali sull'argomento, di conseguenza, saranno loro di
valido aiuto per riordinare il bagaglio delle cognizioni che possiedono e per
fare un ulteriore passo avanti sul Sentiero. Il Corso potrà andare, e lo
speriamo fermamente, anche in mano a coloro che non hanno compiuto diretti
studi sull'argomento. Non sarà un caso, visto che il karma, o la legge di causa
ed effetto, regna sovrana ovunque. Leggere attentamente quanto scriviamo ed
applicare il proprio intuito risvegliato alla ricerca di prove individuali che
convalidino la teorica sin qui esposta renderebbe questi ultimi lettori
vibranti, nei valori esoterici, al livello dei primi. Essi avrebbero avuto la
grande fortuna d'iniziare il cammino sul Sentiero, in modo diretto e inequivocabile,
senza giri tortuosi e spreco di letture e di studi inutili.
Le
prime domande che sorgono spontanee in chi entra in contatto con l'elevato
occultismo sono le seguenti: "Da
dove viene tutto ciò? Chi ha rivelato queste verità? Chi ci dà la prova che
esse siano vere?". Domande giuste, e che dimostrano uno spirito sano e
razionale. Cercheremo di dare una risposta ad esse, sforzandoci di mostrarci
esaurienti.
Il
campo in cui, lettori e studiosi, vi siete inoltrati, come avrete potuto
capire, appartiene al dominio di una sfera, con delle leggi e caratteristiche
al di fuori dei normali cinque sensi posseduti da ognuno di noi. Sarebbe
ipocrita, da parte nostra, tergiversare a lungo con l'interlocutore che non
volesse cedere di un palmo e smuoversi dal terreno dei suoi cinque sensi, e
desiderare di dargli, su di esso, soddisfazioni. Premettiamo, quindi, che,
lungo tutto il suo andare reincarnativo, le più disparate condizioni ambientali
in cui l'Anima si trova a fare esperienza hanno come scopo di maturare in essa
un determinato quantitativo di luce radiante, immerso, all'inizio, nel profondo
strato del subconscio, che serva a rischiararla sulla genuinità di quanto le
viene, al termine della propria evoluzione, rivelato dagli Istruttori Occulti.
Tale quantitativo di luce, al chiaroveggente, appare simile al crepuscolare
riverbero della luna, all'altezza del suo chakra brahmarandra. È 'chiamato:
"La luce nella testa del discepolo".
Non dilunghiamoci sulla spiegazione tecnica di questo fenomeno. Ci porterebbe troppo
lontani. Diciamo soltanto che l'Adepto, prima di accettare per discepolo
riconosciuto un individuo, dopo avere esaminata la sua situazione ambientale e
controllato se egli può essere utile all'umanità, se il suo karma gli permette
una certa libertà, da "colare" nel servizio al mondo, quale ultima e
definitiva garanzia usa il suo potere chiaroveggente nel constatare se questi
ha, brillante nel capo, la Luce di cui parlammo. Senza tale vibrare animico un
uomo non offre le capacità necessarie ad avere successo in campo occulto. Tale
Luce può essere una semplice stilla
luminosa; può, invece, apparire come un vasto alone solare. Ma, non è la
dimensione che importa. Ciò che importa è, invece, che essa esista. Penserà,
poi, l'Adepto, anche se distante mille miglia e molti secoli dal luogo in cui
vive il discepolo, ad arricchirgli la gemma preziosa.
Perché
tanta disgressione sulla "luce nella
testa"? È semplice. La prova che il lettore chiede sulle asserzioni
che noi facciamo gli può e gli deve essere data; ma, soltanto su di una
lunghezza d'onda differente da quella in cui si trova l'uomo materialistico,
abitudinariamente. Soltanto quando i chakras sono risvegliati il discepolo è in
grado di ricevere le determinate Impressioni Superiori che gli faranno toccare
con mano il Costato di Cristo. All'inizio, quando la luce nella testa è appena
visibile e percettibile, la certezza sulle cose sovrannaturali che l'esoterismo
gli porge, sarà, per lo più, intuitiva. Quando qualche estraneo chiederà,
allora, al discepolo di garantirgli la veridicità di quanto dice, questi non
saprà dargli altro che un rigurgito d'animo, impreciso e inesatto, nascente dal
piano dell'emozionalità mistica. Forse, il lettore, ora, capirà perché il
silenzio, all'inizio, è così importante per chi intraprende la strada del
discepolato. Negli insegnamenti esoterici di Pitagora, gli studenti, prima di
entrare nel nucleo interiore della Scuola, passavano tre anni nella più piena
ed impersonale delle attività. Erano chiamati: "i corvi". Quello che noi possiamo dire, sulle prime cause
della letteratura esoterica, riguarda le sue fonti storiche. Nè, ci è permesso,
per rispettare la libertà di pensiero dello studioso, dare garanzie, o prove
personali su quanto gli diciamo. Quando il discepolo entra in rapporto diretto
e personale con il proprio Maestro il circolo magnetico che tale contatto
sublimale crea diviene il cristallino schermo su cui, automaticamente, è
dipinta la situazione reale dei fatti universali. Allora, il discepolo tocca la
libertà pura. Allora, egli riesce a localizzare la verità che il suo Maestro
non è, esotericamente parlando, più grande di lui e lui non è inferiore al
Maestro; ma che, nel rapporto, si ripete il ritmo eterno dell'Assoluto e del
Relativo, parificati ed unificati nel monismo sostanziale dell'atto immanente.
Prima di raggiungere, però, tali cognizioni di cause il neofita, tramite il
processo del preordinato ritmo di vita qualificata, che tutti i discepoli
intraprendono lungo il Sentiero, dovrà molto faticare. Diversi sono i gradi di
rapporto che si susseguono, tra l'Adepto di Raggio e il Suo discepolo, prima di
giungere alla tanto auspicata "fusione
delle luci"; lì, ove, i chakras dell'uno sono fusi con i chakras
dell'altro. Enumeriamoli brevemente:
- Primo stadio: in cui un discepolo
entra in unione col Maestro, attraverso un discepolo anziano, sul piano fisico.
Tale stadio si chiama: "grado di chela minore".
- Secondo stadio: nel quale il
discepolo viene diretto da un istruttore, dal livello dell'Ego: il nome di
questo stadio è: "grado di chela nella luce".
- Terzo stadio: durante
il quale il maestro entra in rapporto col discepolo mediante:
a) l'esperienza di un sogno vivido
b) un insegnamento simbolico
c) l'uso di una forma-pensiero del Maestro
d) un contatto in meditazione
e) un definito ricordo d'incontro nell'Ashram del
Maestro
Questo
è lo stadio del "discepolo accettato"
- Quarto stadio: in cui, avendo
mostrato saggezza nel proprio lavoro e giusta comprensione del problema del
Maestro, il discepolo è istruito sul modo di attrarre, in caso di seria
emergenza, l'attenzione del Maestro, attingendo, così, alla Sua forza, alla Sua
sapienza, al Suo consiglio. È un avvenimento istantaneo che, praticamente, non
sottrae alcun tempo al Maestro. Tale stadio è conosciuto con il nome peculiare
di "chela (discepolo) sul Filo, o, Sutratma".
- Quinto stadio: in cui è
permesso conoscere con quale mezzo egli può stabilire una vibrazione e un
appello che gli dia diritto ad un colloquio con il Maestro. Ciò è concesso
soltanto ai Chela provati e fidati, sui quali si può fare completo
assegnamento, nella certezza che non abuseranno di tale conoscenza, eccettuato
che si tratti di una impellente necessità di lavoro. A questo stadio, il
discepolo è chiamato: "Colui che è
dentro l'Aura".
- Sesto stadio: in cui
il discepolo può ottenere d'essere ascoltato dal Maestro in qualsiasi momento,
essendo con lui in intimo e costante contatto. È lo stadio durante il quale il
discepolo viene definitivamente preparato per un'immediata iniziazione, o,
avendo preso l'iniziazione, viene addestrato ad un particolare lavoro da fare,
in collaborazione con il suo Maestro. È lo stadio chiamato "del discepolo entro il Cuore del
Maestro".
- Settimo stadio: è quello in cui avviene la "fusione delle Luci". Ma non
esiste perifrasi adatta a spiegarlo sul piano della materia.
A
questo punto l'Adepto è il discepolo, e il discepolo è lo Adepto. Meraviglioso
mistero che sarebbe profanazione spiegare. La materia e la divinità si sono
riuniti e il discepolo (nel nostro caso
specifico, simbolo della vergine Maria), è assurto in cielo, immacolato e
candido. Da simile altezza Egli sa, Egli vede, ed ogni cosa gli appare in un
circolo chiuso e definito. Il Linguaggio Angelico si sgrana davanti al suo
sguardo attonito; passato, presente e futuro costituiscono la regione, senza
discontinuità, che i bordi del suo spirito abbracciano in sè; il linguaggio di
queste Alte Sfere non è più annunciazione: ma, presentazione categorica. Non
esiste più differenza tra la parola e ciò che essa vuole annunciare. E, mentre
sul piano materiale la parola è il preludio a qualcosa che essa indica, sui
Piani Superiori, la medesima è anche l'oggetto di ciò che vuole dimostrare. Il
Verbo è Cristo incarnato. Volere materialisticamente abbassare le alte
vibrazioni di tali Sfere Musicali e Altissime, significa, allora, spezzarne il
delicato calice. È ben comprensibile, quindi, che il Maestro non possa e non
voglia dare "la prova" di ciò che Egli vede e vive; perché scostarsi
per un attimo da tale sublime Realtà interiore significherebbe spezzarne
l'incanto. A prescindere dalla Volontà dello stesso Maestro.
Crediamo
di avere delineato a sufficienza l'atmosfera in cui vivono, rigogliose, le
Realtà dei piani superiori; e possiamo, senza indugi, introdurci nella seconda
fase di risposta alle domande che facemmo esprimere a dubbiosi, ipotetici
studenti.
A
riguardo delle esperienze pratiche che lo studente deve intraprendere per
riuscire, con successo, a stabilire ed a sfruttare un rapporto integrale con le
forze solari, che gli provengono dai Signori Planetari, e quelle cosmiche, che
gli provengono dai Dodici (14) Segni Zodiacali, la comprensione piena del
formidabile potere costituito da ogni plenilunio mensile gli è necessaria.
Ha
mai provato lo studente, profano di conoscenze esoteriche, a fare una lunga
passeggiata serale, in un luogo isolato, in campagna, ove esiste soltanto il
fruscìo delle fronde d'albero, ove il canto dei grilli gli carezzi l'animo, e
la luna piena impolveri di bianco, cielo e terra, abbracciando il silenzio
generale? Non si è sentito, allora, egli, preda di un incanto, eguale per tutti
coloro, indistintamente, che si trovavano nelle medesime condizioni?
Quanta
letteratura è stata creata su tali note lunari! Quanti poeti debbono a lei lo
struggente sprazzo dell'arte infuocata che li rese tali! Quanti amanti videro
corrodersi la fune che li legava alla impurità materiale, al mondo di un
meschino vivere quotidiano, ed elevarono i loro animi nella simbiosi di una
rapsodia, che li avvinse all'assoluto loro dio di amore?
E
quante leggende, quante storie di stregoneria, quale sfondo creò la luna ai
maghi dell'antichità, agli alchimisti, ai ricercatori della pietra filosofale e
dell'elisir dell'eterna felicità!
Leggenda?
Verità?..
Indubbiamente,
la Luna è protagonista di un ben definito settore misterioso, che suggella
l'evoluzione della "psiche planetaria". Per poter comprendere a fondo
gli influssi lunari, sia allo scopo di avvalersi del miracoloso aiuto che se ne
può trarre, sia per sfuggire al periodo dei suoi "raggi neri", bisogna, innanzitutto, partire da una premessa
generale. Premessa, che faremo precedere da un esempio significativo. Mettiamo
conto che un alchimista abbia studiato, per anni, le proprietà di ogni sorta di
liquidi della natura, per arrivare alla scoperta dell'unico fondamentale, da
cui tutti essi derivano; l'elisir di vita. Ed, in ciò, abbia adoperato, per i
lunghi anni, un medesimo crogiuolo, mescolando, in esso, sostanze velenose e
sostanze vitali. Finalmente, davanti ai propri occhi, ecco, smeraldino e
luminoso, l'unguento benedetto! Felice, l'alchimista lo cola in un altro
vasello, già da tempo pronto per raccogliere la sua scoperta e sfruttarla, e getta,
da una parte, il crogiuolo, ancora impregnato di tutte le essenze velenose e
vitali dei liquidi che, in precedenza, aveva ospitato; ma, pur sempre,
inebriato dalla lieve traccia dell'elisir appena scoperto..... Il gatto si
avvicina, lecca quello strumento, assorbe un pò dei fluidi negativi e si
tramuta in orrida bestia; il cane segue l'esempio del gatto, e, per caso, lecca
i fludi benefici. E si tramuta in una leggendaria figura alata.....
Lasciamo,
per un attimo, la storia e parliamo della nostra catena planetaria e della
luna. Come gli occultisti sanno, la terra può essere considerata il crogiuolo,
ove un Alchimista Divino, il Logos Planetario, riversa varie sostanze (i regni della natura), e geometrizza su
di esse, per trarne fuori il capitolo definitivo della genesi: per raggiungere
il risultato finale di quella che, da ogni tempo, è stata chiamata la
"GRANDE OPERA". La Luna era
il pianeta dove il medesimo Alchimista esercitava la Sua arte, nella
"incarnazione precedente". La Luna è il crogiuolo impregnato dei Suoi
esperimenti e successi passati, e sta lì, in un angolo del Tempio Solare, in
attesa di venir dissolta completamente. È, tuttora, il ricettacolo spugnoso di
ogni effluvio negativo che circola nello spazio; li raccoglie e fa sì che non
vengano dispersi. In ciò, vediamo la Saggezza Logoica ed il perché ancora
questo corpo celeste non sia stato consumato. I Maestri di Saggezza si
riferiscono ad essa (nel suo aspetto occulto), quando parlano dell'ottava
sfera, ove gli ego di quegli uomini particolarmente malvagi vanno a finire
l'esistenza. Questa mèta aspetta tutti i maghi neri e i seguaci della strada
della mano sinistra, che insistano nel loro proposito. La Luna è anche, però,
la conservatrice di un successo planetario; e, quindi, sulle sottili linee
magnetiche, le quali, ancora, ne rappresentano la traccia, il sistema solare
inserisce, per la legge della convibrazione, ogni sorta di correnti benefiche.
Questo,
il mistero degli influssi negativi e positivi della luna. Conoscere le regole
con cui si manifestano gli influssi lunari, per tramutare i negativi e
approfittare al massimo dei positivi, è sempre stata una fondamentale necessità
per ogni discepolo, serio e onesto negli intenti di essere un utile lavoratore
magico.
Il
periodo dell'anno è diviso in dodici (14) frazioni, o, mesi (vedremo, più
avanti, che non è, poi, tanto vero..). Ogni mese è il messaggero delle forze di
una figura zodiacale. Esiste un piano predestinato, per ogni anima che
costituisce una cellula dell'intera umanità, ed anche per l'intera umanità,
considerata un'unica Entità, e nessuno sfugge dalla porta iniziatoria dello
Zodiaco. La catena planetaria comincia la sua incarnazione, in quanto tale,
sotto gli influssi di un segno specifico astrologico, sempre seguendo la Legge,
e raggiunge l'iniziazione ultima al segno opposto, nel cerchio zodiacale, a
quello della sua nascita. È lo stesso per ogni Razza Madre. Lo stesso è per
ogni individuo umano, il quale, durante la millenaria sua evoluzione, s'incarna
a cicli di vite, preceduti e seguiti da cicli di riposo, nei Piani Celesti, ed
ogni incarnazione sboccia sotto la specifica signorìa di un segno astrologico.
La cosa importante da considerare, per l'uomo, è che, in linea generale, ogni
incarnazione novella avviene sotto il segno astrologico successivo alla
precedente.
A
prescindere, quindi, dall'aiuto in energie ben definite e qualificate che il
discepolo può ottenere, tutte le volte che localizza e individua la struttura
occulta delle forze di ogni determinato plenilunio (considerando che lo stesso plenilunio è, fondamentalmente, la linea di
minore resistenza che gli influssi zodiacali del segno in auge, durante quel
mese, adoperano, per inserirsi e dominare la vita planetaria), v'è un'altra
importantissima informazione sulla quale lo studente deve meditare. Egli sa
che, durante ogni anno, quattordici costellazioni dominano l'intera evoluzione
del pianeta; e lo fanno al ritmo di ventisei giorni circa ciascheduna. Se egli
sfrutta al massimo il momento del plenilunio, ove la concentrazione di tali
forze è imponente, stabilirà in lui degli effetti concentrati e degli impulsi
soprannaturali, per cui raggiungerà il successo di vivere, durante ogni anno,
quattordici sue incarnazioni in miniatura, ed avrà la possibilità di
abbreviarsi il faticoso andare reincarnativo, come anima.
NOTE SUL
DEVACHAN (leggi devacian). Riteniamo opportuno, a
questo punto, dare un accenno a ciò che la letteratura esoterica chiama
Devachan. Durante la sua evoluzione, l'anima perviene a dei momenti-sintesi, in
cui risaltano, davanti ad essa, chiare e luminose, le realizzazioni che
enucleano l'intero processo evolutivo che seguì, sino ad allora. Oggi, il
fenomeno della morte è considerato qualcosa di "staccato" dalla lenta
progressione evolutiva del ciclo vitale, ove l'umanità si trova immersa, a
causa dell'immaturo grado intrinseco e spirituale raggiunto dalla stessa ed a
causa, anche, del dualismo che impera in ogni campo del pensiero. Nelle future
epoche, l'uomo coesisterà con i Piani Superiori e con quelli inferiori, tanto
che il suo organismo eterico-denso, chiamato corpo fisico, costituirà il
necessario ponte al cielo ed alla terra, ed avrà una natura talmente plastica e
radiante, da non essere più l'ostruzione di adesso alla visione delle cose che
si trovano "oltre il cielo". La frattura improvvisa che strappa
l'uomo ai suoi cari, al suo ambiente materiale d'abitudine, a tutto ciò che è
chiamato vita terrena assume un aspetto tragico, appunto perché l'uomo, privo
della conoscenza di cosa sia il corpo eterico, e coagulato egli stesso in una
staticità inerte nel proprio corpo denso, non ha creato la continuità di
coscienza, tra il piano materiale e lo spirituale. Cristo disse che veramente
benedetto sarà il giorno in cui la sfavillante creatura umana, che avrà creato
la capacità di vivere nel meraviglioso stato in cui il corpo denso, divenuto
radiante, ospiterà lo splendore dei regni superiori, nella malleabile materia
ascesa, vivrà sulla terra.
Ma,
ora, l'uomo è dualista; sia nel pensiero, che nei poteri ascosi. Tale dualismo
fa nascere la piaga crudele chiamata Devachan. Infatti, con il suddetto termine
si intende parlare dello stato d'animo illusorio in cui si trovano i
disincorporati, dopo la morte. Ma, si intende, anche, descrivere i momenti di
luce intermittente che i discepoli non iniziati ottengono, durante la
meditazione. L'iniziato possiede la continuità di coscienza. Ed è uno stato
indescrivibile a parole: l'unica perifrasi che può mostrarne alquanto le
caratteristiche è che la sua coscienza, totale e completa, non ospita alcuna
opposizione intrinseca di; prima e dopo, euforia e dolore, bello e brutto.
L'"Uno", è la costante visione dell'iniziato. Come egli realizzi
l'Uno dipende dal Raggio, dalla potenza e dalla qualità dello stesso iniziato.
Ma, in definitiva, è la Potenza che fa capo all'Ordine Solare, personale
all'iniziato. È l'Angelo Solare che i Maestri chiamano: il Padre nei Cieli.
Questo, è il vero devachan accettato e chiesto dai Maestri, ai propri
discepoli. Il rapporto, cioè, ispiratore e costruttore, con il Potere
Gerarchico Spirituale.
Tralasciando
di parlare di una possibilità di raggiungimento simile, nel piano materiale,
possibilità che comporta lo sforzo delle iniziazioni, è un fatto risaputo, e,
spesso, dagli stessi Maestri, ripetuto, che, nel devachan tra vita e vita, le
anime, pur prive di ogni ostacolo dovuto al peso della materia, a tuttora, solo
molto raramente riescono a trovare il tanto auspicato rapporto divino
integrale; esse rimangono in una egoica e personalistica estasi, dovuta alla
creazione colorata di propri concetti e di propri stati d'animo, che, in simili
regioni diafane, acquistano una dimensione e una sottigliezza che non possono
essere riferite con termini materiali, e perdono di vista la possibilità di
entrare in rapporto con le Potenze Gerarchiche, che li toglierebbero dalla
prigionìa dualistica, sia della Materia, che dello Spirito. È nota una lettera
dello stesso Maha Chohan, il Quale parla del problema ed afferma che gli Adepti
sono occupati a togliere le illusioni, oltre che ai viventi in corpo fisico,
alle anime in attesa di incarnazione (Lettere di Maestri di Saggezza -
1881/1888 - tradotte dall'inglese e riunite da C. Jinarajadasa - Edizioni Ruiz
- Roma). Lo stesso dice, in alcune Sue leettere, il Maestro Kut Humi.
La
breve dissertazione è stata da noi portata per sottolineare che l'argomento
esoterico, da noi studiato sino ad ora, oltre che rappresentare un'utilità
preziosa per chi è prigioniero nella carne, è necessario agli stessi
disincarnati. I Segni dello Zodiaco, i Raggi dei Pianeti, nel loro amplesso
ritmico, anche se con forma più rarefatta e più acuta, agiscono fin nei
campi-Luce "oltre il velo"
Oltre
che il gradevole compito di stabilire un colloquio sulle nostre stupende verità
con lo studente, a noi tocca anche lo sgradevole incarico di correggere degli
errori pesanti compiuti dalla generazione passata sull'argomento esoterico, e
alimentati anche dalla presente.
L'errore
di cui, ora, parleremo è talmente grave e talmente seguito da tutti coloro che
praticano l'astrologia, che diviene rivelatore diretto e inconfutabile di
quanto, al giorno d'oggi, sia deleterio il dilettantesimo, in una scienza per
la quale è necessaria una seria e matura conoscenza. Attualmente, ogni mese
solare non corrisponde più al segno astrologico che, in generale, gli astrologi
non preparati e il semplice profano unisce ad esso. Poco male, fino a quando
chi è succube di questo errore segue l'astrologia sulle rubriche dei quotidiani
o di alcune riviste femminili. La sua intelligenza non verrebbe arricchita
neppure se quelle rubriche fossero fatte in modo serio. Ma, quando si tratta di
persone che, d'abitudine, interpellano astrologi professionali, o, addirittura,
di discepoli, che hanno bisogno di inserirsi nelle correnti planetarie e
cosmiche e di riconoscere ogni plenilunio mensile, in modo esatto, allora il
fatto diviene più drammatico. Costoro, invece di vivificare il proprio corpo
eterico, con nuove correnti, con il nuovo messaggio del segno astrologico, con
la giusta conoscenza della loro natura, in base alla giusta rivelazione di un
astrologo non dilettante, si pongono in contatto con le forme-pensiero, ormai
cristallizzate, create dalla generazione passata degli studiosi nel campo,
vecchie di duemila anni. Scopo dell'astrologia è, indiscutibilmente, di
determinare il puro e semplice trapasso dal piano teorico dello studio delle
leggi cosmiche, al riconoscimento immediato e diretto di tali forze, da parte
dello studioso, latenti in lui e attorno a lui. Il discepolo dovrà studiare le
Leggi dell'astrologia, dei Raggi e delle correnti eteriche planetarie; dovrà
raggiungere una profonda conoscenza tecnica e teorica sulle loro ragioni di
essere, sulle loro origini prime, sul movimento astronomico, stellare, sulla
fisica dei corpi celesti, sulla teoria delle particelle; e, in costante
contatto con il proprio Maestro di Raggio (anche se, da lui, per lo più non è
percepito e riconosciuto), gradualmente, giungerà a possedere una qualità
nuova: saprà riconoscere, tramite un sesto senso acutizzato e raffinato, le
medesime forze che studiava, indirettamente, sui libri, in modo diretto,
ovunque, nell'ambito intra ed extra-planetario.
Non
v'è ragione che egli ritenga di non poter arrivare alla vittoria
sull'oscurantismo sensitivo che, attualmente, lo circonda, perché molti
discepoli, con la pratica delle meditazioni e delle ricerche durante i
pleniluni, hanno raggiunto il dominio di determinate forze, da loro mai
sospettato, ed hanno arricchito, con le loro qualità novelle, il Gruppo
Cristico dell'attuale umanità.
Questa,
la ragione per cui riteniamo essenziale riproporre l'introduzione ad ogni tema
astrologico che il Centro Studi Kriya propone.
- ASTROLOGIA 14 -
-
Attenzione!
il vostro segno zodiacale non corrisponde più, quasi certamente, a quello che
credevate fosse il vostro. Leggetene, qui di seguito, le ragioni.
******
La
cosa più vera che si puòdire dell'universo è che nulla, in esso, rimane fermo.
La nostra epoca, in particolare, è un'epoca di flusso, di costanti cambiamenti.
Come dobbiamo affrontare questa sfida? Èda stupidi fare lo struzzo, cercando di
ignorare che il mondo sta cambiando. Anche l'Astrologia deve cambiare, se si
vuole che persone intelligenti continuino a credere nelle sue leggi.
Molte
istituzioni del passato sono cambiate con i tempi, e saggiamente, perché una
legge fondamentale della natura vuole che quello che non continua a crescere ed
a svilupparsi, si atrofizza e muore.
Gli astrologi, oggi,
lavorano ancora utilizzando gli stessi strumenti dei loro colleghi
assiro-babilonesi.
Perché,
questo? Non vi sono stati, forse, dei cambiamenti nei cieli, negli ultimi 20
secoli?
Ai
tempi di Cristo e dei Cesari, il primo giorno della primavera si trovava in
Ariete. Cioè, l'equinozio primaverile, il primo giorno di primavera, cadeva
quando il sole entrava nella costellazione dell'Ariete.
Oggi
non è piùcosi. L'inizio della primavera è, ora, nei Pesci; un intero segno più avanti. Le stelle, anche se, una volta,
erano conosciute come stelle "fisse", non stanno ferme. Un movimento
lento, ma costante, conosciuto come "PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI", ha
cambiato l'aspetto dei cieli "eterni". Conseguentemente, ormai, nel
primo giorno della primavera, il Sole entra nella costellazione dei Pesci, non
più in quella dell'Ariete. Perciò, se siete nati in quel tale periodo, sarà più
che naturale indicare che il vostro segno zodiacale siano i Pesci.
Eppure,
gli astrologi continuano a sostenere che siete nati nell'Ariete!
Perché
essi devono continuare ad insistere con le vecchie date?
Il
vostro carattere (e le vostre tendenze) sono fissate al momento della vostra
nascita. E dipendono, non solo dalle posizioni del Sole, della Luna e dei
pianeti, ma, anche, dal vostro segno solare: la costellazione in cui si trova
il Sole, al momento della vostra nascita.
L'astrologia
moderna è arretrata di circa 2.000 anni; vuol dire che gli astrologi,
coscientemente o no, prendono in giro i loro clienti (e, forse, anche sé
stessi); vuol dire che tutti i dati astrologici, oggi in uso, sono
grossolanamente sbagliati! Queste affermazioni sono pesanti, ma l'Associazione
Kriya intende dimostrarle.
Prima
di farlo, tuttavia, ricordiamo che l'Astrologia indiana (patria delle Verità
Esoteriche) segue, nella sua millenaria stesura dell'Oroscopo, e da sempre,
quella Precessione degli Equinozi che noi stiamo evidenziando.
Jung,
il noto discepolo dello psichiatra Freud, in un saggio sul
"sincronismo", dichiara:
"..la qualificazione
delle Case, di grande importanza nell'oroscopo, crea una complicazione, dal
momento che lo Zodiaco astrologico, anche se in accordo con il calendario, non
coincide con le costellazione stesse. Queste si sono spostate circa di un
"mese platonico", a causa della precessione degli equinozi, da quando
il punto della primavera era in zero gradi dell'Ariete, quasi all'inizio della nostra
era. Perciò, chi è nato, secondo il calendario, nell'Ariete, in realtà è nato
nei Pesci. La sua nascita è avvenuta nel momento chiamato Ariete 2.000 anni fa.."
Possibile
che gli astrologi non si siano accorti dei cambiamenti sorti nelle costellazioni,
negli ultimi 2.000 anni? Ne dubitiamo, perché gli astrologi - qualunque cosa si
possa dire di loro - non sostengono di essere pratici in magia. Sostengono,
invece, che l'astrologia è un'espressione delle leggi naturali dell'universo e
che la loro scienza è esatta, quanto la sua primogenita, l'astronomia. Come gli
astronomi, anche gli astrologi usano effemeridi per calcolare le posizioni
esatte dei corpi celesti, al momento della nascita, al fine di compilare una
carta natale.
E,
nell'Enciclopedia Larousse, in riferimento allo spostamento delle costellazioni
zodiacali, è scritto:
"..questa nomenclatura è durata per secoli, ma
adesso è superata, in quanto i segni non corrispondono più alle costellazioni
zodiacali, da cui hanno preso il nome. Questo perché, per secoli, la
precessione degli equinozi ha retrocesso l'equinozio primaverile di 50,26"
all'anno; dal momento che lo zodiaco comincia, ancora, dall'equinozio
primaverile e che questo punto si è spostato, rispetto alle stelle, le
divisioni arbitrarie dello Zodiaco sono scivolate, rispetto alle costellazioni,
con cui non coincidono più. Perciò, anche se il sole entra nel segno
dell'Ariete, durante l'equinozio primaverile, in realtà si trova nella
costellazione dei Pesci, che era l'ultima del ciclo. Quindi, pur se gli
almanacchi sostengono che l'equinozio primaverile è nell'Ariete, il solstizio
estivo nel Cancro, l'equinozio autunnale nella Bilancia ed il solstizio
d'inverno nel Capricorno, va ricordato che questi sono solo i nomi dei segni,
da non confondersi con le costellazioni omonime.."
Dal
momento che le stelle che costituiscono le costellazioni zodiacali si sono
spostate di un segno dalle posizioni tradizionali la soluzione del problema
sembrerebbe abbastanza semplice. Basterebbe spostare i Pesci dal loro 12° posto
nello zodiaco, al posto occupato dall'Ariete; l'Ariete sarebbe al 2° segno, il
Toro al 3°, ecc., sino all'Aquario, che prenderebbe il posto prima occupato dai
Pesci.
Ma,
le cose sono più complesse. Non vi sono
solo i 12 segni tradizionali ad occupare la fascia dello Zodiaco: ve ne sono
14. La Costellazione della Balena spunta tra l'Ariete ed il Toro; ed il
Serpentario si inserisce tra lo Scorpione ed il Sagittario. Possiamo,
semplicisticamente, trascurare questi nuovi segni (di fatto non sono più nuovi
delle altre costellazioni; sono stati, in effetti, ignorati, come il
cambiamento delle date, dalla astrologia "tradizionale")?
Astrologia 14, quindi.
Il numero rappresenta le costellazioni che sono, in realtà, nella fascia dello
Zodiaco. Significa che, adesso, ci sono 14 case, invece delle solite 12 (ciò
non sarà una sorpresa per gli studiosi di storia dell'Astrologia che sanno
come, una volta, essa contasse solo 10 case, prima dell'entrata in vigore del
sistema attuale).
Ed
ecco le conseguenze di questi cambiamenti; ossia, a seconda delle date che
indichiamo, il vostro segno esatto:
ARIETE: |
16/4-11/5 |
BALENA: |
12/5-6/6 |
TORO: |
7/6-2/7 |
GEMELLI: |
3/7-28/7 |
CANCRO: |
29/7-23/8 |
LEONE: |
24/8-18/9 |
VERGINE: |
19/9-14/10 |
BILANCIA: |
15/10-9/11 |
SCORPIONE: |
10/11-5/12 |
SERPENTARIO: |
6/12-31/12 |
SAGITTARIO: |
1/1-26/1 |
CAPRICORNO: |
27/1-21/2 |
AQUARIO: |
22/2-20/3 |
PESCI: |
21/3-15/4 |
Questo elenco dei segni
zodiacali è il disegno della giusta carta oroscopica, che comprende i segni
solari della Balena e del Serpentario, oltre alla 13a. e 14a. Casa.
Osservate
le date: un segno non abbraccia più 30 gradi dello zodiaco, come nel vecchio
sistema; abbraccia, ora, un angolo poco inferiore ai 26 gradi e le date sono
state spostate di conseguenza.
Ma,
i segni solari non sono cambiati per tutti. Ad esempio, chi è nato il 20
novembre era Scorpione. Dal momento che Astrologia 14 assegna meno gradi a
ciascun simbolo, costui/ei resta uno Scorpione, nonostante il cambiamento di
costellazione; e, così, tutti i nati tra il 10 novembre ed il 5 dicembre.
Per maggiori informazioni su quanto sin qui esposto,
leggete il volume "Astrologia 14",
di Steven Schmidt, Arcana Editrice.
La
spiegazione dei pleniluni non sarebbe completa se non sottolineassimo il fatto
che essi hanno come sfondo l'evoluzione di una combaciante ondata spirituale,
che è l'evoluzione del nostro Logos Solare. Come ogni mese, per quanto concerne
gli influssi lunari, è diviso in due parti, quella positiva, che va dal
novilunio al plenilunio, e quella negativa, che va dal plenilunio al novilunio,
così l'anno solare è anch'esso diviso in due parti: il periodo che va dal
solstizio d'inverno a quello d'estate, ed è il momento prolungato dell'alta
marea favorevole, ed il periodo che, dal solstizio d'estate ritorna al solstizio
d'inverno, ed è il momento in cui i semi, prodotti dai primi sei mesi,
fruttificano e germogliano. Possiamo, in linee generali, quindi, affermare che
l'anno, tale dal nostro punto di vista, è, invece, dal punto di vista del Logos
Solare, un Suo mese. Ogni movimento di gruppo, ogni attività intesa a
proiettarsi, in piena misura, in un arco di valori mondiali, è legge che la
Gerarchia li intraprenda all'inizio del solstizio d'inverno. Gesù nacque,
appunto, all'inizio di un solstizio d'inverno; Egli, che era il Messaggero di
un compito prettamente solare.
Ci
siamo prefissi, con il nostro Corso di lezioni, di essere sintetici e di
offrire al lettore soltanto la linea indicativa delle leggi teoriche e pratiche
dell'esoterismo universale. Speriamo, quindi, che egli tragga spunto da quanto
brevemente tracciamo e coordiniamo, e vada ad arricchire la propria cultura
sulla didattica che esiste, in commercio. Quando si tratterà, per lui, di
cominciare delle attività di interesse a largo raggio, di servizio al mondo,
agirà nel periodo che va dal solstizio vernale a quello estivo (manvantara); mentre, nei successivi sei
mesi, baderà a far maturare nel silenzio del "pralaya" ciò che avrà
creato in precedenza. Tenuto, poi, conto del proprio Segno astrologico (badando
a quanto abbiamo scritto, in proposito alla precessione ed ai quattordici
segni) saprà che, nella marea del plenilunio mensile corrispondente a tal Segno
zodiacale, la propria natura, per quanto riguarda la sua vita individuale,
collaborerà ad inserirlo in una zona magnetica favorevole più di tutte le altre
quattordici.
I
primi sei mesi dell'anno, e che possiamo considerare il plenilunio solare, sono
favorevoli alle attività che hanno natura mondiale; il periodo mensile che va
dal novilunio al plenilunio ha un carattere di natura personale e riguarda
strettamente l'individuo, inserito nel gruppo. Con ciò, non vogliamo dire che
il plenilunio debba essere utilizzato a scopo egocentrico e individualistico.
Come afferma il Maestro Tibetano, anche se il concetto può, a prima vista,
sembrare distante da quanto diciamo: "L'Iniziazione
è un fatto strettamente personale, a carattere universale". Così, il
plenilunio è il puntello su cui poggerà la mano del discepolo, per fare
sprigionare le energie che saranno utili all'intero gruppo umano.
Solitamente,
i calendari portano segnate le fasi lunari. Noi, consigliamo, però, di munirsi
di una buona effemeride (che è molto facile rintracciare nelle librerie), per
essere sicuri di possedere tutte le fasi lunari dell'anno, senza alcun errore.
Cos'è
il plenilunio, dal punto di vista tecnico?
La
luna, satellite della terra, le gira attorno a circa 384 mila chilometri e
presenta un diametro circolare ampio oltre mezzo grado, che corrisponde a 3.480
chilometri, cioè a poco più di un quarto (0,27) del diametro terrestre. Si
chiamano fasi della luna i diversi aspetti sotto i quali la luna ci appare, e
che dipendono dalle posizioni relative del sole e della luna, rispetto alla
terra. Il tempo impiegato dalla luna a compiere un giro completo intorno alla
terra si chiama rivoluzione siderea ed equivale a poco più di ventisette giorni
solari medi. Inoltre, specialmente per effetto dell'attrazione solare,
l'ellisse del nostro pianeta si sposta e deforma continuamente, per cui i suoi
punti non giacciono in uno stesso piano. Si ha il novilunio, quando luna e sole
sono in congiunzione eclittica: hanno, cioè, la stessa longitudine eclittica.
La luna è, allora, invisibile perché rivolge alla terra l'emisfero non
illuminato. Il movimento della luna continua attorno alla terra, poiché essa ha
un movimento proprio giornaliero, nel senso diretto, di circa 13°, mentre il
sole lo ha di circa 1°. Essa si sposta, passando ad est del sole, di circa 12°
ogni giorno, e due o tre giorni dopo il novilunio, appare verso il tramonto del
sole, sotto forma di falce sottilissima, o di una "D". Si dice che essa sia bugiarda, perché, ora che sta
crescendo, scrive sui cieli un "Decresco".
Mentre, quando la falce è contraria alla posizione attuale, ed essa inizia a
scomparire, dipinge una "C" sui
cieli; cioè dice: "Cresco". Ma torniamo a noi. Mano a mano che la luna si allontana dal sole,
la fase luminosa aumenta. Essa è osservabile, sempre a occidente, dopo il
tramonto del sole, ma presenta, di continuo, altezze maggiori sull'orizzonte.
Circa una settimana dopo il novilunio si ha il primo quarto. Nei giorni
successivi, la fase luminosa aumenta, e, dopo circa due settimane dal
novilunio, si ha il plenilunio. La luna non è più tra la terra e il sole; ma è
la terra che si trova tra la luna e il sole. La faccia illuminata del satellite
è ora chiaramente visibile da noi, non più celata verso il sole. Dopo il
plenilunio, la luna continua a spostarsi, ancora nel senso diretto, e la fase
luminosa va gradatamente diminuendo, sino a scomparire: la luna si dice
decrescente o calante. Dopo circa tre settimane dal novilunio si ha l'ultimo
quarto: la luna si presenta come un semicerchio che rivolge la sua convessità
(gobba) a levante. Il processo la farà infine scomparire. Dall'ora esatta del
plenilunio, inizia la cosiddetta "luna
nera"; o il flusso di forze negative, ma che l'occultista chiama: di
maturazione. Dall'ora esatta del novilunio inizia il periodo dell'alta marea, o
il crescere dei momenti favorevoli. Ma, il periodo negativo non comincia
subito. Il vero e più fruttifero momento del plenilunio, è quello che va da due
giorni prima del plenilunio, abbraccia il giorno centrale in cui avviene, e
prosegue nei due giorni dopo. Sono questi i cinque giorni magici che il
discepolo può sfruttare al massimo, preparandosi ad essi dal momento in cui
termina il novilunio; cioè, una quindicina di giorni prima del plenilunio (i
giorni in questione, si intende, variano da mese a mese). Durante questi cinque
giorni, la Gerarchia pone in movimento uno specifico ritmo di energie Cosmiche,
Solari e Planetarie, delle quali inonda l'umanità, invitandola a salire verso
l'alto. Lo studente tenga presente che la meditazione occulta, o creativa,
dovrà essere fatta nei quindici giorni che vanno dal novilunio al plenilunio;
mentre, il periodo che va dal plenilunio al novilunio dovrà essere adoperato
per trasmutare in qualità d'animo, i frutti della precedente meditazione.
È
durante il periodo fruttuoso del mese che le prove psichiche e le realtà
sublimali avranno i migliori vantaggi per imporsi al senso critico della sua
razionalità inferiore.
Noi
auguriamo al lettore che egli rintracci il segreto meccanismo del plenilunio,
sino a quando, aiutato da tali binari, non ne avrà più necessità, ma li
adopererà soltanto a volontà e decisione libera.
I MOVIMENTI E
LE FASI DELLA LUNA
La
Luna compie tre movimenti: di rotazione attorno al proprio asse; di
rivoluzione, intorno alla Terra; di traslazione, con la Terra, intorno al Sole.
La durata della rotazione coincide con quella di rivoluzione, per cui la Luna
mostra a noi sempre lo stesso emisfero. La parte dell'emisfero illuminato che
possiamo vedere a una certa ora dipende dalla posizione della Luna nella sua
orbita. Nell'emisfero boreale (nord) l'osservatore vede la Luna crescere da
destra a sinistra. Nell'emisfero australe (sud) cresce da sinistra a destra. Il
ciclo completo avviene in 29 giorni, 12 ore e 44 minuti.
Diamo
delle linee indicatrici alle qualità dei quattordici pleniluni, senza
soffermarci a spiegare più ampiamente la loro natura e i dettagli. Desideriamo
che lo studente basi il proprio intuito su dei brevi, ma essenziali formulari;
che amplierà, in seguito, con la propria pratica.
Sottolineiamo,
inoltre, che le date che leggerete sotto ogni specifico plenilunio riguardano
il periodo degli influssi zodiacali di quel segno, e non i cicli lunari che vi
si svolgono. Per potere conoscere questi ultimi vi sarà sufficiente munirvi di
un semplice calendario ove siano indicate le fasi della luna.
Plenilunio
dell'Ariete
(dal 16 aprile all'11
maggio)
È
il plenilunio dei Raggi dispari, dell'organizzazione, della nascita. È il
plenilunio della ricerca intellettuale, nel piano mentale concreto. In questo
periodo, molta potenza generatrice è latente nell'atmosfera. Il Segno in
questione ha affinità con l'elemento fuoco,
o, con il primo dei quattro Eteri Cosmici; il campo astratto e delle
conquiste universali incombe. Il fuoco dilaga, vuole affermarsi, non desidera
opposizioni, critiche. La luna dona energie per imprese eccezionali; ma,
abbisogna, da parte del discepolo, di una conoscenza del dettaglio, di un'acqua
moderatrice, che freni il ruggito e l'impetuosità del Segno dell'Ariete.
Attenzione alla sovraeccitazione mentale, alle delusioni dovute alla mancanza
di coerenza tra l'ideale suggerito dal Segno Astrologico e la minuta realtà
delle cose che inquadrano la vita quotidiana. L'Ariete è il Segno delle grandi
conquiste solari, è il Segno del vero paladino della Tavola Rotonda, è il Segno
del Primo, del Terzo, del Quinto e del Settimo Raggio, che tutti sintetizza
nell'affermazione della Divinità Una. Ecco le ispirazioni e le possibilità del
plenilunio attuale; Marte, pianeta non sacro del Sesto Raggio, dà anche una
devozione potente agli ideali. Ma, stia attento il discepolo a saper adoperare
gli influssi che percepisce; se egli diventa schiavo della loro potenza, invece
di giocare la parte meravigliosa di cavaliere della Tavola Rotonda, correrà il
rischio di divenire, agli occhi della gente, un qualunque Don Chisciotte.
Invece di un combattente che possiede l'oculata visione generale di un
capitano, e dei piani di battaglia, potrebbe divenire un irascibile soldato,
facinoroso e violento. La volontà creatrice e indomita ci è donata dalla luna;
ma, dietro allo sprazzo di tanta energia divina, il vero messaggio dell'Ariete
è: la ragion pura, elemento indefettibile ad ogni volontà. Cerchi il discepolo
di rintracciare il messaggio.
Il
centro che deve essere adoperato, fruttuosamente, durante le meditazioni di
questo mese, sia quello della testa; che batte in accordo con quello tra gli
occhi, quello della gola e quello sacrale. (Primo
Raggio: brahmarandra; Quinto Raggio: ajna; Terzo Raggio: chakra della gola;
Settimo Raggio: chakra sacrale).
Si
raccomanda di usare soltanto il chakra della testa, che, comunque, dovrebbe essere
vivificato e utilizzato in modo costante, in ogni attività peculiare dello
studente. Vulcano è il pianeta (occulto)
del mese.
Questo
plenilunio è misteriosamente collegato al mondo minerale che, come si sa, è
frutto della collaborazione del Signore del Primo Raggio e del Signore del
Settimo Raggio.
La
dolce e forte influenza del Manu Vaivasvata è particolarmente latente, durante
il plenilunio dell'Ariete.
Il
Chohan (Iniziato di 6° grado) Morya è il Maestro del Primo Raggio.
Plenilunio
della Balena (Cetus)
(dal 12 maggio al 6 giugno)
(Per
forza di cose si hanno poche statistiche sul plenilunio della Balena. Quindi,
di seguito, diamo solo una traccia di questo segno "solare).
Il
terzo segno dello zodiaco è Cetus: la Balena. Questo segno non è compreso nel
tradizionale sistema astrologico, ma la sua coda appare chiaramente fra
l'Ariete ed il Toro.
Cosa
sappiamo di Cetus? Nell'Enciclopedia Britannica Cetus è: "..una costellazione dell'emisfero meridionale
e, secondo le leggende greche, era il mostro mandato da Nettuno a divorare
Andromeda, che fu ucciso da Perseo..". La Universal World Reference
Encyclopedia sostiene che "..era una delle 48 costellazioni originali di
Tolomeo.."; fatto che ne attesta la antichità. L'esistenza di Cetus non
ci deve sorprendere: è sempre stata lì; è "nuova" solo per gli
astrologi che, fino adesso, l'hanno trascurata.
Cetus
è il segno solare dei nati fra il 12 maggio ed il 6 giugno.
Prendiamo
in esame l'elenco delle persone nate sotto Cetus per vedere quali ne siano le
caratteristiche.
Questo
non è il segno dei politici. Solo un presidente americano è nato sotto questo
segno: John F.Kennedy (29 maggio).
È
un presidente ricordato, però, non solo per la sua tragica fine, ma per
l'atmosfera di cultura e di arte che ha portato alla Casa Bianca. Rammentiamo
tutti il poeta Robert Frost alle cerimonie di inaugurazione, e molti grandi
artisti, come il violoncellista Pablo Casals vennero alla Casa Bianca durante
il periodo kennediano.
Effettivamente,
Cetus sembra essere un ottimo segno per gli artisti; in particolare, per gli
attori. Molti dei nati sotto di esso hanno raggiunto una fama notevole.
Lawrence Olivier (22 maggio), Arthur Conan Doyle (22 maggio) e Margot Fonteyn
(18 maggio) hanno ricevuto l'onoreficenza di cavaliere; e Bertrand Russel (18
maggio), il grande filosofo e matematico, l'avrebbe senz'altro ottenuta se
fosse stato meno impegnato politicamente (cioè, fastidioso per
l'establishment); John Masefield (1°giugno) è stato, per molti anni, Poeta
Laureato d'Inghilterra. Morris Evans ebbe grande successo nella carriera; molti
ex combattenti ricorderanno la sua interpretazione (militare) di Amleto. Anche
Bob Hope (29 maggio) ha ricevuto i sentiti ringraziamenti di più di un
presidente per i suoi splendidi spettacoli per le truppe americane all'estero.
I
figli di Cetus sembrano, spesso, non avere sicurezza in sé stessi (ma,
osservate gli altri aspetti dell'oroscopo!); molti hanno un grande fascino,
anche se sono impulsivi. Se date loro qualche consiglio vi ascolteranno
educatamente e, in genere, senza dissentire; ma, continueranno a fare quello
che facevano prima..
In
genere, i figli di Cetus sono un poco narcisisti e molto consci del proprio
fascino e del loro effetto sugli altri; inoltre, non sembrano influenzati
dall'ambiente. A differenza dello Scorpione, Cetus riesce a funzionare con
efficenza, nonostante il rumore, la confusione e la mancanza di tempo. In
questa maniera, mantiene un certo distacco, non entrando troppo a contatto con
gli altri ed i loro problemi. D'altro canto, sono nel loro elemento, se
circondati da gente interessante ed amano trovarsi al centro dell'attenzione.
Cetus
è un segno nuovo per l'astrologia e ci vorrà molto lavoro per stabilire la sua
vera importanza nella gerarchia dello Zodiaco.
Perciò,
le conclusioni alle quali siamo arrivati qui sono solo sperimentali.
Riassumendo,
i figli di Cetus hanno una tendenza naturale per le arti e la cultura (specie,
per il teatro ed il cinema) e non sembrano esservi limiti ai risultati cui
possono giungere, una volta intrapresa una di queste carriere; la politica,
invece, non sembra essere il loro campo.
I
nati sotto Cetus hanno ottimi rapporti con i nati entro i dieci giorni che
precedono, o seguono, la loro data, e con quasi tutti i nati sotto i Pesci, i
Gemelli, la Vergine, il Sagittario e l'Aquario
Non
vanno d'accordo con il Cancro, il Leone, lo Scorpione ed il Capricorno.
Plenilunio del
Toro (Wesak)
(dal 7 giugno al 2 luglio)
Come
il precedente plenilunio è servito a vivificare la sfera mentale del discepolo,
frammento dell'Elemento Cosmico FUOCO, così, l'attuale plenilunio serve a
spiritualizzare la sfera del suo organismo eterico-denso, frammento
dell'Elemento Cosmico terra. Il Toro è un
segno di terra. E, dalle alte lande celesti, la Costellazione invia un
profumo radiante ed inflessibile sul pianeta che, inserendosi nell'uomo, ha,
per scopo, di fargli comprendere la suggestiva melodia che scaturisce dal
Cristo incarnato; infatti, Dio sarebbe ben debole e minuscolo se fosse schiavo
del suo cielo. Gli è necessario unificarsi alla natura materiale, per
integrarla alla divina. È un messaggio, quello del Toro, che tutti i discepoli
dovrebbero comprendere. Stia bene attento, il praticante, alle energie del
presente mese. Se la sua saggezza non è ferma ed equilibrata, invece di
alimentare la natura divina del suo corpo eterico-denso si accentueranno i
difetti prettamente di desiderio. Invece di un'arca di fermo potere, dalla
quadrata penetrazione della massa materiale, dal dominio sublime della roccia
realistica, (qualità che il Segno del Toro offre), nascerà il disincanto di
un'anima ottusa, amante dei piaceri erotici, ostinata e testarda, per puro
rantolo involutivo, pigra e simile alle bestie omonime che trascinano i carri
dei contadini nelle campagne. La materia dell'ambiente quotidiano, durante
l'attuale plenilunio, gli è più cedevole che negli altri mesi; stia, però,
attento, il discepolo, a non impaniarsi in tale argilla. Il messaggio del
plenilunio è il seguente: si riconosca che ogni frammento del piano solido ha una
controparte eterica e, quindi, si applichi l'arte di girare le chiavi occulte
negli eteri-densi, sì da pervenire a rintracciare le Infinite Ali dei Piani
Eterico-Cosmici, di cui i primi sono un semplice risvolto. Venere è il pianeta
che canta le melodie del Toro, durante il presente plenilunio. Venere è il
pianeta del Quinto Raggio, che si inserisce nell'uomo, direttamente nel suo
chakra eterico, chiamato ajna, posto tra le sopracciglia. Una delle fatiche di
Ercole fu la cattura del Toro, che simboleggiò il corretto uso della forza
creativa. Ercole trascinò, fin dentro la città dei Ciclopi, l'animale. I
Ciclopi, come ben si sa, erano giganti con un occhio solo, nel mezzo della
fronte. H.P.Blavatsky afferma che i
giganti esistettero realmente, al tempo della Lemuria, e la loro natura era
eterica-densa: l'occhio in mezzo alla fronte si riferisce al centro ajna, che
tali creature avevano sviluppato. In contatto con essi, Ercole acquista gli
attributi della visione spirituale.
Ecco,
quindi, simbolizzata la fatica del nostro plenilunio mensile. Il discepolo si
occupi, durante il mese, a trasumanare, con criterio, la sua natura inferiore.
La meditazione venga fatta portando le energie inferiori al centro del capo e,
da lì, ad enuclearsi nel centro posto tra gli occhi. Si ricordi, il praticante,
che il centro ajna è congiunto direttamente a Venere e che ha una grande
importanza, il pianeta, in tutti i processi iniziatici che si svolgono sulla
terra.
Il
plenilunio può dare determinate intuizioni, che faranno capire al discepolo il
rapporto che intercorre tra la creazione fisica e la spirituale.
Maestro
del Quinto Raggio è il Maestro Hilarion, che fu Paolo di Tarso.
Appendice al
plenilunio del Toro
Esistono
tre pleniluni fondamentali in tutto l'anno: quello del Toro, altrimenti detto del Wesak;
quello dei Gemelli, altrimenti detto
di Asala, e quello del Leone. Sono tre momenti in cui le
potenze che agiscono vengono rafforzate in modo peculiare dalla volontà del
nostro Logos Planetario, che si avvale, in tale attività, della collaborazione
attiva di tutti i maggiori componenti la Gerarchia. I pleniluni del Toro e dei
Gemelli sono di natura peculiare, perché diverranno, durante l'Epoca
dell'Aquario, le due Cerimonie magiche ufficiali più importanti di tutto
l'anno.
Parliamo
brevemente del plenilunio del Toro. Chi leggerà il fatto per la prima volta,
sarà, forse, portato a credere che si tratti di una leggenda. Noi cogliamo
l'occasione per ribadire, fortemente, che, invece, il fenomeno che descriveremo
è uno tra i più veri e poderosi che la terra abbia mai avuto occasione di
osservare. Si tratta soltanto di essere divenuti padroni del concetto che il
tanto nominato "cielo" non
è una ipotetica assemblea di angeli e di santi, immersi nella luminosa e arida
atmosfera di un divino far nulla; ma, invece, la coordinata fusione di una
Architettura di Poteri Celesti, costantemente occupati a sviluppare il seme
della manifestazione planetaria, tramite dei metodi qualificati ed iniziatici,
facenti capo al ritmo del Settimo Raggio: il Raggio del cerimoniale. Lì, ove
esiste una cerimonia di gruppo a carattere iniziatico ed universale, v'è
l'impronta della decisione e della partecipazione del nostro Logos, il quale si
avvale del sacerdozio dei più alti membri dell'umanità, per fare in modo che
l'umanità, anche se inconsapevole, si trovi permeata della aurea luce della Sua
Immanenza.
Quando
Buddha morì, fece un voto: di non lasciare il mondo privo degli incalcolabili
benefici che il Suo potere di Iniziato di ottavo grado gli permetteva di dargli.
Egli depose la spoglia fisica, quella astrale e quella mentale, durante un
plenilunio del Toro di duemila e seicento anni fa, circa.
Decise,
allora, che, in tale ricorrenza mensile, ogni anno Egli si sarebbe offerto
all'umanità e l'avrebbe collegata alle Energie Cosmiche che aveva raggiunto,
fino a quando il Suo posto non fosse stato preso da Cristo. Nel plenilunio
menzionato, tutti i discepoli consapevoli del fatto si riuniscono alla
Gerarchia e la Gerarchia a Shamballa, sia con meditazioni, sia con mantrams,
sia, per chi ne è capace, con l'abbandonare, momentaneamente, la spoglia fisica
e raggiungere una vallata dell'Himalaya, ove la festa del Wesak ha luogo, sul
piano fisico. Migliaia sono i pellegrini che raggiungono, durante il
plenilunio, quel luogo. Anche i Tre Signori di Raggio, gli Adepti, e gli
Iniziati (il più delle volte invisibili) sono presenti. Quattro minuti prima
dell'ora esatta del plenilunio, la figura del Buddha appare nel cielo, ben
visibile alla vista chiaroveggente, nella Sua nota posizione benedicente, e
resta, Loto Fiammeggiante nei cieli, fino a quattro minuti dopo l'acme del
plenilunio. Le potenze inimmaginabili che Egli fa defluire sulla terra, in tale
corto periodo, sono raccolte dal Cristo, e, durante tutto l'anno, Egli le fa
defluire, a seconda delle necessità e delle richieste, sull'intero globo.
Questo,
è uno dei quattro pleniluni in cui vengono iniziati i più meritevoli figli
degli uomini; è l'unico dei pleniluni in cui il discepolo, fino a quanto non ha
raggiunto il costante contatto con il suo Maestro, aspetta di poter ottenere un
colloquio trascendentale con il Medesimo.
Plenilunio dei
Gemelli (Asala)
(dal 3 luglio al 28 luglio)
Plenilunio
che ha un'importanza fondamentale e lo rende molto prezioso per chi sappia
riconoscere il mistero delle forze che porta alla terra. Precedentemente, nella
lezione sulla telepatia, abbiamo parlato delle fonti di Impressioni Superiori
che guidano i Maestri nell'effettuazione del Piano Divino. Abbiamo detto che
Shamballa, tra le altre, si avvale del frutto di collaborazione che intercorre
tra Mercurio, Venere e la Terra. Questo triangolo di forze è una delle fonti di
impressione divina e di intuizioni che guidano gli stessi Signori del Mondo.
Mercurio è il pianeta che conduce, durante il mese, le energie del segno dei
Gemelli, sino alla terra. Diverrebbe un benemerito colui che riuscisse ad
aumentare il novero dei discepoli che sanno riconoscere le onde suggestive che
Mercurio ci invia, ora. Accenniamo, in breve, al fatto che, come un Iniziato di
quarto grado ha, tra gli altri compiti, di riconoscere l'effetto, in lui e
attorno a lui, del pianeta Venere, che provoca e fa nascere (in consonanza al
suo opposto: la Terra), ogni dualismo che conosciamo (e, ciò, l'Iniziato lo fa
con metodi e pratiche esoteriche che gli sono propri e che verranno rivelati,
più in là, al neofita), così il Maestro, o, l'Iniziato di quinto grado, ha, per
scopo, di comprendere i significati, l'attualità, e gli effetti che l'azione
del pianeta Mercurio determina, inserendosi nel dualismo Terra-Venere, e
formando il triangolo di potere di cui abbiamo parlato.
Il
Plenilunio dei Gemelli ha, quale elemento occulto, l'aria. Tale elemento, da
non confondersi con l'aria atmosferica che tutti conosciamo, è il vasto campo
cosmico che si spalanca agli occhi stupiti del discepolo, una volta che il
medesimo si è spogliato del proprio corpo causale. Di tale aria occulta è
composto il Piano Buddico, e, quindi, il quarto dei corpi di ognuno di noi: il
corpo delle intuizioni. Difatti, sia Mercurio, che il segno astrologico dei
Gemelli sono i simboli della ragion pura, o, dell'intelletto che si è
trasformato in intuizione. Lo studente dovrebbe cercare di sintonizzarsi con il
pianeta Mercurio, durante il plenilunio e col Segno dei Gemelli, afferrando le
intuizioni che gli baleneranno nell'ambito della sua sfera spirituale. Ma, si
ricordi, anche, dell'ammonimento che le due figure che simboleggiano il segno
in questione - i gemelli Castore e Polluce - danno all'umanità, con il
significato della loro leggenda. Polluce e Castore rappresentano, uno, la
personalità mortale, nei suoi aspetti esteriori; l'altro, l'anima immortale,
nella sua natura divina. Il mito greco narra che, quando Polluce morì, Castore
desiderava seguirlo; ma, non potè, perché era immortale; si rivolse, allora,
supplichevole, agli Dei, che, apprezzando il suo grande amore, gli permisero di
passare, alternativamente, un giorno, con sua natura, nei Cieli, e un giorno
con suo fratello, nell'Ade. Grande insegnamento, e che dovremmo capire. Il
dualismo che dilania il discepolo, lungo il Sentiero, è interamente espresso in
questa parabola. Cos'è che lo incanta, continuamente, mentre si trova impaniato
nella incarnazione? Da dove proviene la musica di un territorio ignoto, che
ipnotizza i suoi movimenti quotidiani, mentre agisce nella materia? È l'Anima,
la sua controparte divina, desiderosa di averlo con sè. Noi esoterici sappiamo
che il richiamo non è un sogno, o, una immaginazione. Ma, un fatto ben concreto
e realistico, da non sottovalutare. E l'anelito a scavalcare la linea che lo
divide dalla propria radice divina, e i balzi che l'uomo inferiore compie verso
la Città d'Oro, ove abita il suo Sè Superiore, provocano, spesso, crudeli
ricadute; egli deve, allora, unificare, con criterio e con saggezza, le due
nature in una. Mercurio viene in aiuto e si pone a perno della bilancia,
creando il triangolo adatto ad un equilibrio fondamentale. Non sottovaluti, il
lettore, l'aiuto dei pianeti! Non si creda troppo superiore a quelle che
potrebbe chiamare leggende! Torni, egli, al ricordo ed alla venerazione antica
degli Dei Planetari, gli unici a cui credono i Maestri di Saggezza. Colga
l'occasione che tale plenilunio gli offre. Ricerchi, in sè, il suggerimento di
Mercurio:, l'equilibrio, l'intelletto che non cessa di essere tale, pur
tramutandosi in intuizione. Non rinunci, egli, inorridito, alla sua natura
inferiore, massacrandola con cilici e brutalità. Sappia che la personalità è
necessaria all'anima, come l'anima è necessaria alla personalità. La
personalità deve divenire eterna, come eterna è l'anima. E l'anima dovrà
divenire tangibile e concreta, come tangibile e concreta è la personalità. Si
ricordi, il praticante, che, durante il mese, l'ossigeno eccitante
dell'elemento occulto "aria", può renderlo ciarliero,
"gasato", instabile e presuntuoso. La parola di Mercurio, invece di
essere un unguento, che cura e amorevolmente corregge, invece di essere il
Logos che, per antonomasia, crea, può divenire nociva, può ferire, può
allontanare molti dalla strada maestra, può distruggere. La luce del Sole non
sarà da lui raggiunta; ma, la luce, invece, pallida e lunare. L'arte e il
messaggio del bello sono ciò che ha da offrire il Quarto Raggio, il Raggio di
Mercurio. Ricerchi l'arte, il discepolo, durante il plenilunio. Si sforzi di
comprendere quanto Dio sia latente nel sorriso della bellezza universale; non
vincoli, egli, l'arte, in ciò che è palesemente bello. L'arte non appartiene
solo all'anima, allo spirito; appartiene, anche, alla personalità, alla materia.
L'arte non appartiene soltanto al bello: appartiene, anche, al brutto. L'arte
non appartiene solo alla giovinezza; appartiene, anche alla vecchiaia. Ecco, il
messaggio del Quarto Raggio.
Non
consigliamo di adoperare, se non sotto la guida di un Istruttore, il chakra
alla base della spina dorsale, che collega, direttamente, ogni individuo al
Pianeta in questione. Adoperi, egli, piuttosto, il chakra del cuore, unito a
quello della testa. I due fori occulti, in ognuno di noi, che ci unificano, il
primo, al Signore del Secondo Raggio, Cristo, ed il secondo, al Signore del
Primo Raggio, il Manu Vaivasvata.
Maestro
di Quarto Raggio, è il Maestro Serapide.
Appendice al
plenilunio dei Gemelli.
Esattamente
come accade per il plenilunio del Toro, per quanto riguarda la manifestazione
all'umanità da parte di Buddha, lo stesso accade durante questo plenilunio, di
Asala, nei riguardi di Cristo, il quale offre la possibilità, diretta e
indiretta, ad ogni uomo, di entrare in contatto con Lui. Egli, da che venne sulla
terra, duemila anni fa, non ha mai abbandonato l'umanità. È rimasto, nel Suo
riparo montano, nell'Himalaya, a costituire la forza ispiratrice e plasmatrice
del Secondo Raggio, qui, sul pianeta. Nelle ore del plenilunio, Egli presenzia
al raduno delle anime non iniziate, che conoscono e sfruttano la possibilità, e
di quelle iniziate, e, tramite tale vasto gruppo, serra, nel Suo amplesso
vivificatore, l'intero mondo. Egli ripete, nella melodia del Suo canto, il
significato delle quattro Verità di Buddha e dell'Ottuplice Sentiero.
Questo,
è il plenilunio del Cristo, e tutti possono, in qualunque luogo si trovino,
usufruire delle Sue energie, che vengono, in simili istanti, a satollare le
aride labbra della terra; degli uomini, consapevoli, o meno, di quanto sta
accadendo; degli angeli, dei santi, nei Piani Superiori.
Plenilunio del
Cancro
(dal 29 luglio al 23 agosto)
Il
presente plenilunio deve essere particolarmente studiato perché, in modo
spiccato, è quello peculiare della Luna.
Il Segno astrologico del Leone è il Segno, per antonomasia, del Sole; questo
che studiamo, lo è del nostro satellite (o, se vogliamo, del pianeta occulto
che la Luna simboleggia).
Per
comprendere e saper utilizzare gli influssi del Cancro occorre abbinare tale
segno a due importanti funzionalità e causali. Il Cancro è il quarto segno
dello Zodiaco, e, secondo la conoscenza esoterica, è collegato, sia alla
presente nostra quarta catena, sia alla presente nostra quarta ronda. Difatti,
l'attuale umanità, dell'attuale ronda, è nata sotto il Segno del Cancro; essa
raggiungerà l'ultima iniziazione sotto il Segno del Capricorno, che è in
opposizione al Cancro. Nella letteratura esoterica si fa una distinzione ben
precisa tra coloro che vengono chiamati gli Angeli
Solari e gli Angeli Lunari. Il cultore riconoscerà, in Essi, i due tipi di
schiere angeliche: l'una, che rappresenta il polo positivo dei cieli; l'altra,
il polo negativo. Nell'uomo singolo, ogni suo organismo non solo è considerato
come possedente una propria rudimentale e tenace coscienza. È, anche, risaputo
che ogni corpo dell'uomo è il frammento di una Gerarchia Angelica. Comprendere
il fatto ed agire nella giusta direzione significa raggiungere la tanto
auspicata fusione sulla terra (profetizzata per l'Epoca dell'Aquario) del regno
Angelico con l'umano. Il corpo mentale concreto, il corpo astrale e il corpo
eterico-denso, quando non sono integrati in un'armoniosa personalità, unificata
all'anima, vengono chiamati "gli angeli lunari" dell'uomo; mentre, il
suo corpo causale, o, anima, è chiamata l'Angelo Solare. Benchè il corpo
mentale concreto appartenga più alla sfera dell'anima, che alla sfera della
personalità, fino a quanto l'integrazione con il divino e la psicosintesi
individuale, non siano stati raggiunti, esso, quale strumento dell'uomo, tende
più ad appartenere agli Angeli Lunari che ai Solari. Fino a che l'uomo non
incomincia ad ascoltare i suggerimenti della sua Anima, egli, istintivamente e
golosamente, si inserisce nell'amplesso placentale dei suoi tre corpi inferiori,
con tutte le attività che ne derivano e, tramite loro, si àncora al mondo del
materialismo. Per quanto riguarda gli Angeli Lunari, attecchendo Essi ai tre
regni elementali, nelle proprie radici vitali (che abbiamo descritto in
precedenza, nelle prime lezioni del Corso), loro scopo evolutivo è di
immergersi nella materia, per trarne quanta più esperienza possono. Gli
esoteristi sanno che i regni devici, o, angelici si sviluppano tramite la
sensazione; sensazione, che tramuteranno, alla fine, in intelletto ed in amore.
Non
esiste chakra che corrisponda alla Luna. La meditazione da compiersi sia quella
di trovare il segreto della trasmutazione dell'emotività in amore.
Plenilunio del
Leone
(dal 24 agosto al 18
settembre)
Questo
plenilunio ha una caratteristica del tutto peculiare. È l'unica finestra, tra
le quattordici, dietro alla quale non appare un pianeta; ma, il Sole. Il Segno
del Leone è la Costellazione che ha, per Messaggero, il nostro Logos Solare. Se
accettate l'ipotesi che ogni plenilunio sia il raccoglitore ed il proiettore,
sul pianeta, di determinate energie cosmiche, che adoperano, per ponte, uno dei
corpi gravitanti attorno alla Stella Fissa del nostro pianeta, quale intuizione
di energie superiori, in qualità e quantità, ne verrà alla mente dello
studioso, quando considera che, stavolta, il ponte è la medesima Stella Fissa
(rappresentata da un pianeta occulto)! Questo plenilunio è anche più potente
dei pleniluni di Wesak e di Asala; ma, per un'altra ragione. Durante il mese
che gli appartiene, e, in modo spiccato, dal novilunio in poi, la Stella Fissa
Sirio, che è l'Onda sottostante alla Gerarchia Bianca, raccoglie gli
inesplicabili influssi del Raggio Cosmico, del Quale il ciclo di Sette Sistemi
Solari a cui appartiene il nostro, sono i Sette Sottoraggi; tale Accesa Face
viene, allora, introdotta sin nelle intime fibre del pianeta, e provoca dei
risultati che solo l'iniziato di Alto Grado può seguire da presso; ma, non
descrivere. Il Raggio Monadico del nostro Logos Solare è il Secondo. Mentre
quello della Sua Personalità è il Sesto. L'Amore-Saggezza si pone, durante il
presente plenilunio, su tutte le scoscese asperità del nostro pianeta, e,
unguento balsamico, lenisce ogni ferita, soddisfa le richieste delle coorti
angeliche che presiedono alle evoluzioni dei quattro regni inferiori e propone
rinnovellati avanzamenti nei tre regni superiori. La Saggezza e l'Amore del
nostro Logos Solare non si trovano soltanto cristallizzati nelle parole dei
volumi e negli accenti sovrumani dei Maestri di Saggezza. Colorano, invece, i
petali dei fiori, s'aprono nei significati reconditi delle tempeste marine,
danzano nelle minuscole vite che levitano, gelide, nei fiocchi di neve; si
mascherano nello stesso colpo di spada che il peccatore immerge nel corpo del
nemico. Il messaggio dell'Amore e della Saggezza, durante il plenilunio, si
unisce al messaggio del Potere; ed è, lì, attorno al discepolo, accentuato,
durante il mese, più di ogni altro. Mediti su di esso, il praticante, e
adoperi, durante l'esercizio occulto, il chakra
del cuore, che è del Secondo Raggio. Si chieda, egli, perché l'antica
tradizione vuole che le immagini di Cristo, Incarnazione sublime di tale
Raggio, portino il cuore scoperto sul petto, radiante splendore e luminosità.
Se praticherà tale meditazione, con criterio e con una buona visualizzazione
mentale, riuscirà a sentire il fremito del Dio-Sole congiungersi al suo cuore
eterico, tra le scapole. Il Maestro Tibetano auspica che tutti gli astrologi
abbiano il centro del cuore risvegliato, senza di che non è possibile pervenire
alle celate conoscenze dell'astrologia esoterica.
Il
Signore del Secondo Raggio è Cristo; il Chohan (Iniziato di Sesto Grado) di
Secondo Raggio è il Maestro Koot Humi. Il Maestro di Secondo Raggio è il
Maestro Djwal Kul, chiamato il Tibetano.
Plenilunio
della Vergine
(dal 19 settembre al 14
ottobre)
La
piramide è stata, da sempre, il "segno occulto", per antonomasia.
Essa rappresenta l'evoluzione, nei suoi caratteri geometrici. Analizziamo
soltanto la caratteristica che possiede la piramide, di cominciare da una
radice ampia, che si assottiglia sempre più, sino a toccare il vertice, che è
un semplice punto. Gli esoteristi sanno che i quattordici segni dello Zodiaco
sono altrettante doti, o, caratteristiche di una Vita Cosmica individuale. Ed i
Segni, nella loro successione, hanno, per scopo, di affinare, nell'oggetto dei
loro influssi, le qualità che le precedenti figure zodiacali imposero su
essi. Abbiamo visto quanto i precedenti pleniluni iniziarono il loro arco evolutivo
sotto l'impronta del puro astrattismo; mano a mano che procediamo, notiamo la
necessità, da parte dei Signori Zodiacali, di pervenire a dei risultati
concreti, minuti: alla conquista del dettaglio. È il caso del Segno della
Vergine. Signore di questa figura astrologica è, ancora, Mercurio. Ma, mentre
nel plenilunio dei Gemelli Mercurio era in auge e Castore si occupava di
trasportare il suo fratello inferiore nei regni della pura astrazione
celestiale, qui, Mercurio è "depresso"; Polluce, la personalità, è
ancora nella fase in cui si vede occupato ad innestare i mille e mille
filamenti della propria radice, nella terra dell'esistenza materiale. Non ha
ancora sentito il richiamo dell'anima; o, se lo sente, è troppo occupato nel
suo lavoro. La Vergine è il Segno del particolare, dell'analisi; l'operaio ha
in mano il frammento colorato e lo soppesa. Non si è ancora voltato verso il
mosaico che riempie la facciata del Tempio. Durante questo plenilunio il
discepolo badi bene a che le forze della Vergine non lo distraggano, con la
profumata corteccia di un solo albero, facendogli perdere di vista l'intera
foresta. Trovi egli il segreto messaggio che il singolo cela in sè: l'Uno è,
agli occhi del Maestro, fuso con il molteplice. Non v'è differenza tra i due. Ma,
per comprendere tale verità, è necessario che la goccia del pianeta Mercurio,
in ognuno di noi, venga portata a giusta temperatura e segni la gradazione
esatta, che è il punto d'incontro tra il calore dell'anima e quello della
personalità. Dell'Assoluto e del Relativo.
Plenilunio
della Bilancia
(dal 15 ottobre al 9
novembre)
Non
si dimentichi, lo studente che gli effetti astrologici abbracciano, con i loro
poderosi influssi, tutti i regni della natura; e non solo l'uomo. Osservando,
difatti, le limitate capacità creative dell'uomo, il limitato numero, di fronte
alla vasta massa, di coloro che possiamo considerare esempi e geni
dell'evoluzione, sorge imperiosa la domanda di conoscere da dove provenga la
vasta genealogia di tipi, di tendenze innate interiori, di nature che
qualificano l'umanità. Noi, non riteniamo di riuscire a far comprendere allo
studente la vera ed intrinseca Natura Cosmica delle archetipiche qualità,
latenti nel cuore e nel nucleo rarefatto degli Dei Planetari, Veicoli delle
Costellazioni, soltanto limitandoci a descrivere le medesime qualità che si
riflettono, in basso, nell'essere individuale. Le due distanze sono così
accentuate, che si correrebbe il rischio di antropomorfizzare la Divinità,
facendola simile all'uomo. Diciamo solo che quanto è estrinseco, deve essere
emanato da qualcosa di intrinseco ad esso; l'anima ha quelle qualità, quelle
tendenze, quelle nature, perché è simile al Dio Planetario che l'ha
manifestata. Nel nostro caso, lo sforzo sta nel pulire tale anima da tutto il
terriccio che la circonda, sino a che, divenuta limpida come cristallo, ci farà
vedere, nel suo tralucere, il Volto del Potere Planetario, e poi Solare, e poi
Cosmico da cui proviene. Sono i momenti in cui ogni chiaroveggente riesce ad
afferrare la visione degli Angeli, delle Gerarchie Creatrici, degli abitanti
dei Piani Superiori.
Dopo
tale breve digressione, torniamo a noi. È importante che lo studente inizi ad
aprire gli occhi sugli influssi Cosmici che gli provengono dalla misteriosa
atmosfera occulta del pianeta. Egli vedrà quanto, ancora, sia inerme e
indifeso, sia di fronte agli influssi negativi, che di fronte ai positivi.
Anche
il nostro Logos Planetario viene sottoposto, nella fattispecie, agli influssi
zodiacali di ogni plenilunio mensile; cosicché, per il praticante, è molto
facile raggiungere il vibrare del determinato aroma che invade tutta la terra,
durante il plenilunio, a prescindere dal Segno Zodiacale sotto cui è nato.
La
Bilancia è un Segno molto importante, tra i quattordici, e, ciò, perché è il
Segno del riposo conquistato; ma, anche il Segno della resa dei conti. Saturno,
l'inflessibile giudice planetario, è il Pianeta sovrano della Bilancia. E
Venere, il Pianeta padrone della definita acquisizione d'ogni particolare,
porge a Saturno, in tale Segno, il frutto della sua opera.
Quale
sublime protagonista è Saturno, nel campo dell'Evoluzione Superiore! Viene
chiamato il Precettore, il Tentatore, il Grande Limitatore. I Suoi influssi
obbligano il discepolo a lavorare a piccole cose, fino a tanto che egli non
abbia appreso l'umiltà, la pazienza, la modestia, la gentilezza, la precisione
e l'assenza di egoismo. Quale Tentatore, accorda poteri e responsabilità, e
osserva se vengono usati bene, o, se se ne abusa. Quale Limitatore, crea
impedimenti alle Anime più altamente evolute. Studiando, infatti, ogni
individuo che è sul Sentiero ascendente, osserveremo che, malgrado i ricchi
doni di cui è adorno nello Spirito, è, sovente, dal punto di vista esteriore e
terreno, un essere dai parziali successi.
Saturno
si trova sempre in azione. Ma, per comprendere bene il Suo messaggio e per
raggiungere il gran dono che offre a tutti - cioè, la garanzia di una creazione
insoluta e impeccabile, di una forza d'animo inflessibile, di una giusta azione
- bisogna sottoporsi di buon grado ai Suooi interventi. È simbolico constatare
quanto Saturno sia incarnato, in profondità, nelle Anime degli Adepti. Il
Rappresentante di Saturno, Pianeta del Terzo Raggio, è, qui, sulla Terra, il
Grande e Misericordioso Spirito, chiamato: Ecco, il messaggio di Saturno.
Durante il presente plenilunio si osserveranno, latenti in aria, gli effetti
che Venere porta al pianeta. La gioia delle piccole cose; la scoperta delle
grandi cose, nelle piccole; la grazia esistente nel mondo relativo; la reale
dimostrazione che l'ultimo è, contemporaneamente, il Mondo Assoluto. Un
desiderio di giustizia pervaderà la psiche nascosta del globo; e la rivelazione
di come ottenere la giustizia, sia nel mondo materiale, sia nel mondo
spirituale, sarà a portata di mano, nell'atmosfera della terra.
Il
potere del Terzo Raggio, nell'aspetto più conosciuto, o di creatore dei
rapporti tra vita e forma e, quindi, costruttore degli scambi commerciali,
degli scambi tra nazione e nazione, tra individuo e individuo, tra mente e
mente (contatti telepatici), si accentuerà. Colga l'occasione, il praticante,
di avvantaggiarsene. Aggiungiamo, tra l'altro, che il nostro Logos Planetario
ha la Personalità di Terzo Raggio.
Il
messaggio del plenilunio considerato è che, dietro ad ogni azione dell'uomo, vi
è un karma inflessibile; ogni nostro pensiero, ogni nostro atto, ogni nostro
desiderio intreccia, man mano, nel tempo e nello spazio, una rete che sta a noi
costruire flessibile e armoniosa, e non intricata e portatrice di prigionìa. La
resa dei conti non viene da parte di un Dio irato e minaccioso; essa è
costituita dall'agglomerato totale degli effetti di cause da noi seminate, e
che ritroviamo alla fine di ogni ciclo personale e generale.
Durante
il plenilunio, il discepolo si sforzi di sentire (facilitata dall'accentuazione
di possibilità telepatiche che Saturno gli porta) la Sublime Presenza
Onni-espansa di Colui che rappresenta il Terzo Raggio: il Maha Chohan, e di
percepirne e manifestarne il Messaggio.
La
meditazione venga fatta inserendo ogni effluvio vitale dell'essere, nel chakra
della gola, punto eterico da cui defluiscono, all'esterno, le energie del Terzo
Raggio.
Plenilunio
dello Scorpione
(dal 10 novembre al 5
dicembre)
L'attuale
plenilunio possiede delle forze che è necessario, per il praticante, conoscere a fondo, se vuole ottenere
uno stabile successo ed una affermazione soggettiva, nei valori e vibrazioni di
"oltre il velo". Lo Scorpione è il Segno specifico della magìa e
dell'occultismo. Forse, un domani, si scoprirà che esiste uno stretto contatto
tra questo Segno ed Urano (il pianeta del cerimoniale magico e del centro
sacrale); pianeta che non è annoverato, di solito, nella zona astrologica di
cui ci interessiamo. L'ambivalenza degli influssi scorpioniani è
caratteristica. L'elemento acqueo, in cui vive la Costellazione, alimenta, sia
nei pleniluni specifici, sia nell'individuo nato sotto di essa, la sfera
astrale ed emotiva. L'acqua, intesa nel significato alchemico, influisce sulla
Costellazione. Non siate indotti in errore, credendo che tutte le Vite
Universali che si avvalgono, nelle proprie manifestazioni,
dell'"Acqua", siano deprecabili, perché, all'origine del loro ciclo
evolutivo, appare, sempre in evidenza, l'astralismo e l'annebbiamento. Questi,
sono gli effetti di dissoluzione, che precedono gli effetti di catarsi. a Anche
il loto, simbolo della perfezione, affonda le radici nel fango della palude,
eleva lo stelo nel liquido elemento; eppure, apre il boccio ai raggi solari.
Così, va considerato l'intimo mistero del plenilunio scorpioniano. Per una
necessità evolutiva, la Costellazione inserisce le proprie forze in ciò che è
afoso, all'inizio; in ciò che tende verso il "fondo". Chi è nato
nello Scorpione è particolarmente attratto verso la magia. Spesso, per le
caratteristiche che abbiamo menzionato, imbocca il sentiero della mano
sinistra, o, delle pratiche nere. Vuole investigare, sa essere diplomatico,
diffida; e, con giusta ragione, fa in modo che gli altri diffidino di lui. Ma,
si ricordi, il praticante, che il Segno dello Scorpione è, anche, collegato con
la preziosa Costellazione dell'Aquila, situata verso l'Equatore Celeste, in
piena via lattea. E sta, qui, la possibilità che lo Scorpione possiede di elevarsi
dalla polvere in cui striscia e di acquistare gli attributi della universalità.
Abbiamo
detto che il presente plenilunio va bene studiato, da parte del discepolo,
perché il Segno esaminato, per il rapporto che ha con il plesso solare
dell'umanità è, attualmente, (a causa della media involuzione generale), più a
contatto con le forze che si trovano sotto il diaframma, che con quelle sopra
di esso. Ne deriverà che un individuo di tal genere, di medio valore, esalterà,
d'abitudine e di preferenza, la propria sfera materialistica ed erotica. In tal
senso, lo Scorpione è, pure, chiamato il Segno del sesso incompreso e del
materialismo. Qui giunti, esortiamo il discepolo a rileggere il capitolo sul
sesso, nel presente Trattato.
Due,
sono gli effetti del presente plenilunio: una tendenza verso il basso, alla
ricerca di acute sensazioni, di materialismi raffinati, di possibilità magiche,
che diano una ipotetica ed illusoria penetrazione nel campo dell'erotismo; ed
una tendenza verso l'alto, a tramutare i livelli inferiori di tali vibrazioni,
nella catarsi del binomio: uomo - Costellazione Aquila.
Non
sarà certo tramite l'accontentarsi delle semplici indicazioni che diamo nel
nostro Corso di lezioni che lo studioso riuscirà a localizzare e a riconoscere,
soggettivamente, e nella sfera delle sue possibilità Eterico-Cosmiche, gli
influssi delle Costellazioni e dei Raggi. Gli è necessario mettere in pratica
l'investigazione diretta di quanto diciamo, anche se gli sembra cosa
impossibile e incredibile. Il Maestro Tibetano, tra le altre qualità che rivela
dovrebbe possedere un discepolo, aggiunge quella di credere nell'impossibile,
con tanta forza, quanto l'uomo mediocre è schiavo delle cose
"possibili". Il Maestro Kooth Humi dà le caratteristiche interiori
del discepolo, racchiudendo e sintetizzando, in quattro parole, le sue qualità:
"Osare, volere, sapere, tacere".
Il Maestro Morya affermò che, sino a quando non si sono applicate,
nell'esercizio quotidiano e nella sperimentazione pratica, le leggi teoriche dell'esoterismo, non si può raggiungere
alcun successo. Non solo; ma, tali conoscenze teoriche rappresentano un veleno
acuto nella vita interiore dello studioso. Tanto vale, allora, lasciare gli
studi iniziatici.
Non
v'è età che valga per chi voglia intraprendere il cammino sul Sentiero. L'Anima
non ha età, e, permeata d'Assoluto, sigilla ogni proprio atto d'un valore
definitivo. Non v'è cultura precedente, esperienze precedenti che servano a
cristallizzare l'uomo in un assenteismo e in un abbandono di quanto la Gerarchia
gli suggerisce, ai limiti dell'Ego, di fare. Il karma è avido di realizzazioni.
Ed i più piccoli sforzi, fatti in una nuova direzione, hanno molto più effetto
del più grande sforzo, compiuto nell'ambito di ciò che siamo abituati ad
esprimere.
Estragga,
dal plenilunio, il discepolo, ciò che di buono e di positivo esiste nel campo
delle emozioni; nel campo della magia, ed in quello delle sensazioni materiali.
La Magia Cosmica ha creato gli universi, ed ora gli universi si rivolgono alla
propria creatura, per rivelarle i segreti dell'Essere; li scopra, nel presente
plenilunio, il praticante.
Marte è il Pianeta dello
Scorpione.
Un Pianeta cosiddetto non Sacro, emanatore del Sesto Raggio, o, del
devozionalismo al Principio. La devozione diviene fanatismo, quando è portata a
cose concrete, o, ad un essere singolo. Ma, se nella cosa concreta e nel
singolo essere, noi riconosciamo il Principio, giusta è la devozione.
Mediti
su ciò, lo studente.
Maestro
del Sesto Raggio è Gesù.
Plenilunio del
Serpentario
(dal 6 dicembre al 31
dicembre)
(Anche nel caso del
Serpentario, si hanno poche statistiche sugli effetti del suo plenilunio.
Diamo, quindi, solo una traccia della sua natura "solare").
L'undecimo
segno dello Zodiaco è quello del Serpentario, l'uccisore dei serpenti. Come la
Balena, questo è un segno "nuovo",
introdotto da Astrologia 14 (naturalmente, non nuovo, ma solo trascurato dagli
astrologi tradizionali).
Consultando
la Enciclopedia Astronomica Larousse si trova il seguente paragrafo:
"..vi sono dodici
costellazioni intorno all'ellittica, che hanno dato i loro nomi ai segni dello
Zodiaco; ma, a causa della precessione degli Equinozi, le costellazioni ed i
segni omonimi non coincidono più. Parte della costellazione Ophiucus si è
introdotta fra lo Scorpione ed il Sagittario..."
..Ed
anche la coda della Balena "sporge" fra due segni zodiacali
tradizionali, portandone il numero a quattordici.
Il
Serpentario, dunque, è il segno solare delle persone nate in dicembre, dal
sesto giorno, sino alla fine del mese. Nel vecchio sistema, i nati in questo
mese appartenevano al Sagittario (6-21 dicembre), o al Capricorno (22-31
dicembre).
Dal
momento che questo segno è nuovo per l'astrologia, vediamo cosa dice di esso
l'Enciclopedia Britannica:
"..il Serpentario, in astronomia una
costellazione dell'emisfero settentrionale, chiamata anticamente Esculapio; di
essa parla Eudosso (IV secolo a.C.) ed Arato (III secolo a.C.). Secondo le
favole greche, rappresenta Carnabone, re dei Geti, che uccide uno dei draghi di
Triptolemo; oppure, Ercole, che uccide il serpente presso il fiume Sangarius
(o, Sagari); o, ancora, il medico Asclepio (Esculapio), famoso per la sua
abilità nel curare il morso dei serpenti. Come l'adiacente Sagittario,
comprende una regione del cielo ricca di gruppi globulari e di nebulose
diffuse."
Perciò,
anche se il simbolo prescelto per il Serpentario è la stilizzazione di un uomo e
di un serpente, rappresenta in realtà un uomo (o, un eroe) che uccide un
serpente (o, un drago); di conseguenza, è un segno umano, ed anche un segno
molto positivo, dal momento che rappresenta l'uomo vittorioso sulle forze del
male.
Parlando
ad un gruppo di dottori, a Londra, nel '35, Jung disse: "..il Leone è il segno zodiacale del sole estivo, mentre il
Serpentario rappresenta l'inverno.."
Solo
due presidenti (Wilson [28 dicembre] ed Andrew Johnson [29 dicembre]) sono nati
sotto questo segno, che non sembra favorire il potere politico.
I
nati in questa costellazione sembrano avere un particolare successo nel mondo
dello spettacolo e, particolarmente, in quello musicale.
Un'altra
caratteristica di questi è la versatilità. È più facile chiamare, ad esempio,
Sammy Davis Jr. (8 dicembre): "signor
tuttofare", che elencare ogni cosa che è capace di esprimere. Anche
Frank Sinatra (12 dicembre) è un personaggio versatile; mentre, Noel Coward (16
dicembre), anche se sarà ricordato per le sue commedie, è anche un paroliere, un attore, un regista teatrale e
cinematografico. Steve Allen (26 dicembre) è un altro individuo poliedrico:
comico, pianista, compositore, scrittore, attore.
Naturalmente,
si possono raggiungere solo conclusioni parziali, riguardo ai nati sotto il
Serpentario, come per la Balena. Sono necessarie molte ricerche per stabilire
la natura di questa costellazione e le sue influenze sui destini dei nati
quando il sole era in quella parte dello zodiaco.
I
figli del Serpentario nascono per essere al centro dell'attenzione. Sono ottimi
interpreti e tendono alla versatilità, più che alla specializzazione.
Naturalmente,
non tutti i nati in questo segno potranno entrare nel mondo dello spettacolo;
ma, questa caratteristica dice qualcosa sugli altri: quelli destinati ad essere
impiegati, o casalinghe. Difatti, i nati sotto il Serpentario sono molto
sensibili; e, ciò, spiega il loro successo nelle arti recitative; e, pure, il
fatto che la loro esistenza divenga un inferno, se non è loro possibile
esprimere i propri talento e sensibilità naturali. In tal caso vi saranno
rapporti negativi coi genitori ed amici.
Perciò,
a quei figli del Serpentario che trovano frustrante la loro esistenza,
consigliamo di scegliersi un hobby fra le attività artistiche.
I
nati nel Serpentario stabiliranno ottimi rapporti con l'Ariete, il Cancro, la
Bilancia, il Capricorno e con le persone nate nei dieci giorni precedenti, o
seguenti la loro data di nascita. Meno buoni i rapporti con i Pesci, il Toro,
il Leone, la Vergine e l'Acquario.
Plenilunio del
Sagittario
(dall'1 gennaio al 26
gennaio)
Il
plenilunio del Sagittario porta una particolare eccitazione nel campo di ogni
attività che precorre i tempi, di ogni pensiero nuovo, di ogni formula
di vita che non solo trascenda l'usuale e l'abitudinario, ma, sintetizzi in sè
la capacità del "massimo rendimento, con la più rarefatta formula
d'atto". La quinta Razza Madre, l'attuale, è nata e si sviluppa sotto gli
influssi dello Scorpione, le cui caratteristiche abbiamo appena delineato. La
sesta Razza, la prossima, progredirà e nascerà sotto la signorìa del Segno del
Sagittario e si avvarrà delle caratteristiche di tale Segno e dei suoi poteri.
Altro fatto interessante da considerare è che l'attuale sottorazza (ogni razza
è divisa in sette parti) è la quinta. Due, perciò, sono le ragioni per cui tale
plenilunio è importante: la prima è che il Sagittario prepara la presente
Razza, alla prossima; la seconda, che prepara, pure, l'attuale Quinta
sottorazza, alla sesta sottorazza, che forgerà l'intero gruppo umano per il
grande passo. È un plenilunio di rinnovamento, è un plenilunio di intuizioni
universali, è un plenilunio che saggia e sceglie coloro i quali saranno i
fondatori del prossimo ceppo di vita.
A
tal punto vogliamo fare una breve digressione, che sarà molto utile allo
studioso. Spiegheremo la natura e i significati esoterici di ciò che è
conosciuto come: "il Giudizio
Universale".
Vi
è una credenza generale, nell'ambito della religione cattolica, a pensare che
un piccolo dio abbia creato un piccolo uomo, si sia divertito a proiettarlo in
un mondo fatto di pura e semplice ingiustizia sociale, ve lo abbia imprigionato
dai settanta ai cento anni e, non tenendo conto delle enormi difficoltà
dell'esistenza che, spesso, spingono a peccare, più che per deliberata scelta,
per forza di cose, lo abbia posto, al termine della sua vita, in una condizione
spirituale aleatoria, sino a quando, con "il Giudizio Universale", non si farà una scelta tra buoni e
cattivi e si scaraventeranno, gli ultimi, in un inferno eterno; i primi, in un
altrettanto eterno paradiso. Grazie al cielo, l'epoca dell'Acquario spazzerà
ben presto simili idiozie e ammonirà, con dati di fatto improrogabili, coloro
che si divertono a biascicarle.
Il
Giudizio Universale è tutt'altra cosa. Parliamone.
Abbiamo
veduto quale importanza abbia il numero sette, nell'ambito dell'evoluzione
eterna. E, cosa più importante, abbiamo veduto che una evoluzione intelligente,
saggia, misericordiosa esiste! Giungono dei momenti, in seno alla medesima, in
cui la Gerarchia applica una legge specifica che è, assieme, la resa dei conti
(sana e pulita) e l'attribuzione dei premi. Nessuno sfugge a tale processo. È
la Legge che agisce. Il numero cinque rappresenta la chiave per comprendere il
processo. Difatti, al quinto periodo di ogni ciclo interno, che sappiamo essere
composto di sette periodi, il fenomeno avviene. Cominciamo dalle sue origini.
Sette Sottorazze nascono e fioriscono, sino a comporre la struttura integrale
di una Razza Madre; sette Razze Madri limano e cesellano l'umanità, per tutta
la loro durata, sino a comporre il Periodo di un Globo; Sette Periodi di Globo
si susseguono, lenti e maestosi, e costruiscono una Ronda; Sette Ronde
rappresentano una Catena; e Sette Catene, il frammento di una evoluzione ancora
più ampia. Al quinto periodo di ogni ciclo, osserviamo sempre l'applicazione di
un particolare giudizio.
Per
comporre una successiva Razza Madre, i Signori del Karma, nel quinto periodo
della Razza in auge, scelgono i più meritevoli e "scartano" i disadatti; per comporre un nuovo Periodo di Globo,
Essi fanno lo stesso lavoro nell'ambito della Quinta Razza del Periodo di Globo
in auge. I migliori saranno i primi del prossimo periodo di globo. Per comporre
una Ronda, i Signori del karma scelgono, ancora, i migliori del quinto Periodo
di Globo, della Ronda in auge, che, sempre, saranno all'avanguardia della
prossima Ronda. Lo stesso accade per la quinta Ronda di ogni Catena; ove si
scelgono i frutti della futura Catena.
Per
tornare al nostro plenilunio, rammentiamoci che, la presente, è la Quinta
Razza, nel suo periodo di quinta Sottorazza. Vi si scelgono gli elementi, sia
della prossima Razza, sia del prossimo Periodo di Globo. E, poiché la prossima
Razza sarà quella del Sagittario, ecco la ragione per cui è necessario che il
discepolo ne rintracci le energie durante il plenilunio che trattiamo; impari
ad abituarsi ad esse, a trattarle, a unificarvisi. Così, si porrà sotto la
benevola irradiazione dei Signori del Karma e sarà scelto tra i primi del prossimo
Periodo di Globo. Il Sagittario, simbolizzato in un arciere, metà uomo e metà
animale, che scocca la freccia, è simbolo significativo dell'energia intuitiva.
L'uomo non è ancora libero; difatti, ciò viene dimostrato dal suo corpo
animale. Ma, la freccia dell'intuizione, già, scocca. La ghiandola pineale
funziona e stimola il suo cervello a compiere sforzi creativi su un livello più
alto. La Luce Spirituale affluisce nella sua coscienza, dalla misteriosa
"Porta del Nord", che gli permette di scorgere la Casa del Padre,
lasciata da eoni, quando si trovava in un stato di coscienza non
individualizzata. Annotiamo che la prossima Razza sarà quella dell'intuizione,
o, del corpo buddico sviluppato. Il Pianeta Giove, Signore del Secondo Raggio
(dell'Amore-Saggezza), che i trattati esoterici considerano l'"Ananda" del nostro Logos Solare -
il Quale, tra tutti i Discepoli Planetari, (i Sette Pianeti Sacri), ha un
particolare legame con Lui, come Gesù Cristo lo aveva con Giovanni - fortifica
il Sagittario e ne è il Pianeta dominante. E facilita, a colui che lo possiede
in posizione favorevole nel proprio oroscopo di nascita, o, a colui che sa
sintonizzarsi con i poteri che, specialmente nel plenilunio, porge
all'atmosfera terrestre, la conquista della pace, della tranquillità, della
caratteristica felicità superiore. A torto, è stato detto che Giove è il
Pianeta del benessere fisico, della fama, della risonanza. Cogliamo l'occasione
di riportare il concetto che il Maestro Tibetano ebbe occasione di scrivere,
spiegando la natura di colui che ha raggiunto la pace spirituale:.. " Come
un uomo, il quale non manchi di nulla, riguardo a beni materiali, prova una
soddisfazione ed una sicurezza sul piano fisico, la stessa soddisfazione e
sicurezza, ben più elevati di tono, prova colui che ha raggiunto il contatto
con il Reale". Tale sicurezza può darla, e la dà, l'influsso del Pianeta
Giove. Occorre che lo studente (sapendo che il Sagittario è un Segno
precursore, particolarmente radiante,
poiché si trova alle soglie di una prossima affermazione di Razza, e, quindi,
eleva al piano della pura intuizione tutti noi) si sforzi, durante il
plenilunio, di unirsi alla coscienza buddica. Il Sagittario è, usualmente, teso
alla sfera mentale. Possiede il segreto della sintesi, poiché la sfera
intuitiva gli sta dinanzi. Lì, ove un altro raggruma parole e parole, concetti
e concetti, per descrivere una realtà, il Sagittariano ha bisogno di una, o, di
poche definizioni. Durante il plenilunio, lo studente si sforzerà di arrivare
alla descritta capacità intuitiva; dovrà superare la sfera dell'intelletto
razionale, con ogni sforzo, e penetrare nel campo della lampeggiante
affermazione intuitiva.
Chakra
del Sagittario è del cuore, unificato al Pianeta Giove, di Secondo Raggio. La
meditazione venga portata in tale punto del suo organismo eterico e, lì,
mantenuta, fermamente, per l'intero plenilunio.
Il
Signore di Secondo Raggio è Cristo; Gotamo Buddha è la Divinità-uomo di Secondo
Raggio. Chohan di Secondo Raggio è Koot Humi. Maestro di Secondo Raggio è Djwal
Kul.
Plenilunio del
Capricorno
(dal 27 gennaio al 21
febbraio)
Il
plenilunio del Capricorno è importante perché non soltanto simboleggia due
fatti fondamentali dell'evoluzione; esso, ora, accentua le forze dell'anno a
realizzarli, nella manifestazione pratica. L'attuale quarta Ronda, e lo abbiamo
veduto, inizia il suo giro sotto gli influssi del Cancro e dovrà raggiungere la
mèta sotto il Segno del Capricorno. Saturno è il Pianeta, per antonomasia, che,
nell'ambito del sistema solare, controlla le energie del Segno astrologico che
studiamo. Già abbiamo avuto occasione di vederne una traccia del potere in
attività durante il plenilunio della Bilancia. Nel Capricorno, Saturno trionfa.
Il secondo fatto che dobbiamo considerare è il seguente: Saturno, Pianeta molto
distante dal Sole, rappresenta il polo opposto delle qualità del nostro Logos.
Come Giove è una Vita che, grazie ai Suoi rapporti con il Logos, ed essendone
sotto il Riverbero diretto, dà luce, calore, speranza e soddisfazioni, così Saturno,
il glaciale Pianeta, dà freddo, delusioni, sofferenza. Per capirne il
meraviglioso compito evolutivo dobbiamo considerare che ogni atto vitale è
strutturato, per essere perfetto, in due polarità dall'identico valore:
l'Essere e il non Essere, il caldo e il freddo, il desiderio e l'affermazione
(riconoscete gli Yinn e Yang del Libro dei Mutamenti, dell'antica Cina?..).
Ecco perché Saturno, all'inizio, può sembrare una Vita nociva; in seguito,
diventa il polo equilibratore di ogni affermazione. Ricordiamo che il Maha
Chohan, o, il Signore del Terzo Raggio, è l'Incarnazione del Terzo Logos, sulla
Terra, ed è il rappresentante di Saturno. Egli ha lo scopo di equilibrare le
forze in antitesi del Primo Raggio (retto dal Manu Vaivasvata), o, della
Volontà Originaria, con le forze del Secondo Raggio (rette e coordinate dal
Cristo), o, del Desiderio Cosmico. Senza la presenza del Maha Chohan, la
Divinità che regge le evoluzioni umane e non umane sulla terra, si giungerebbe
ben presto ad una catastrofe.
Noi
esortiamo il lettore a familiarizzarsi, per lo meno, con i principi teorici di
questa psicologia della vita, se ancora non è capace di immaginare che essi
risiedano, in modo perfetto e sovrannaturale, nell'atto sovrumano di Entità
Gerarchiche, che guidano l'evoluzione. Rintracciando in sè i Princìpi della
Ragion Pura, perverrà, attraverso il "corridoio
del suo corpo eterico e dei suoi chakras" alla Visione definitiva.
Il
segreto di Saturno, quindi, è di contenere il bandolo interiore del polo
opposto di ogni nucleo vitale. Se un individuo possedesse solo entusiasmo,
speranza, eccitazioni euforiche rappresenterebbe una mutilazione nella società;
Saturno molcisce e inquadra le energie prorompenti, le utilizza, le raffredda,
le rassoda.
Ecco,
la ragione per cui, in Capricorno, il nato, sovente, vede accanirsi contro di
lui ogni sorta di avversità del destino; vive isolato, per il carattere
taciturno e per indole; è, anche, implacabile nella direzione della giustizia e
della Verità. Verità, il cui trionfo e la cui conquista sono la mèta di ogni
capricorniano. Figura simbolica del
Capricorno è Gesù, che nacque sotto tale Segno. L'antitesi a tale esempio
di perfezione la vediamo nei tipi che assomigliano al satiro mitologico:
celibi, perché troppo freddi, o, egoisti per cercare l'intimità della vita
domestica; o, anche, mariti che non si curano delle necessità della vita
coniugale. Mangiano voracemente, prediligono vivande piccanti e, tra gli
ubriaconi, si dice siano i peggiori dello Zodiaco. Desiderano il possesso; non amano.
Convenzionalisti all'estremo. Dovrebbero raggiungere la qualità (emergenti
durante il plenilunio, dai riflessi lunari) che sono le virtù dei capricorniani
evoluti: coscienza, lealtà, pazienza, invincibilità, profondità e nobiltà.
Un
mese, quindi, freddo, ma che, per uno strano paradosso, permette di acquistare,
più di ogni altro, qualità solari.
Signore di questo plenilunio
è il Maha Chohan.
La
meditazione venga portata al centro della
gola
Plenilunio
dell'Acquario
(dal 22 febbraio al 20
marzo)
Il
presente plenilunio, da certi punti di vista, può essere considerato il più
importante fra i quattordici. Non già perché l'Acquario sia migliore degli
altri Segni. Ma perché l'Epoca di duemila anni che ci sta davanti, già
incominciata, sarà la sua. Per poter parlare di Essa, sufficientemente, dovremo
farne un confronto con quella dei Pesci, appena trascorsa; e tra il Pianeta, o, Raggio, dei Pesci, che è Nettuno ed il Pianeta
dell'Acquario, che è Urano. Il Sesto Raggio, in rapporto al Settimo. Per
quanto riguarda i Pesci, le caratteristiche che daremo al prossimo plenilunio
delinearono i duemila anni passati. Esortiamo lo studente a leggere la
descrizione dei due pleniluni, in rapporto tra di loro. Oltre che una lotta,
che avviene all'inizio di ogni ciclo, per spezzare e frantumare le superate
abitudini del passato, l'Epoca dell'Acquario affermerà delle note qualificanti
che le sono proprie. Urano, il Pianeta del Settimo Raggio, o, del ritmo
cerimoniale della natura, è sempre stato latente, ovunque. L'organizzazione
degli uomini, in gruppi sociali, ne è un esempio. Le caratteristiche del Raggio
cerimoniale le rintracciamo, sia nei segni della natura, che in quello umano. I
minerali si raggruppano, secondo delle determinate comunità (apparentemente)
inerti; gli animali, in branchi, o, greggi, alveari, o, nidi, e tutti seguono
la volontà degli Ordini Angelici, che dipendono dal Signore del Settimo Raggio.
I vegetali fanno lo stesso. Per quanto riguarda l'umanità, in passato, l'ordine
del Settimo Raggio, ed i Suoi poteri in atto, salvo sporadiche eccezioni esterne,
si sono limitati a organizzare la vita delle cellule dei corpi fisici, la
biologia, e null'altro. Consideriamo, infatti, la struttura sociale, negli
ultimi duemila anni. Praticamente essa non esistette, in tutto il mondo, fino
al 1700-1800. I sindacati, le frazioni politiche, le comunità nazionali sono
nate tutte negli ultimi due secoli. Fatto che dimostra gli indiscutibili Poteri
ed influssi di Urano, in fase di attuale accostamento all'umanità. Oggi, questo
Raggio guida quasi ogni cosa. Gli orari delle
fabbriche, degli uffici, il ritmo disciplinare delle forze armate, ecc..
Un'altra particolarità del Pianeta, unito agli influssi del Segno Zodiacale che
trattiamo, è la stretta inerenza dei frutti evolutivi all'automatismo della
natura. L'universalizzazione e l'ampiezza di ala che l'Acquario impone ad ogni
Spirito sta divinizzando l'uomo e lo distacca dalla schiavitù alla natura ed al
lavoro cieco. L'Acquario corrode le catene alla maledizione che legò l'uomo,
per tutti i secoli passati, di lavorare e di sopravvivere alla materia con il
sudore della propria fronte. I Poteri magici del Settimo Raggio stanno
affiorando; l'uomo comanda alla natura, la inserisce e la inquadra nei
macchinari che disgregano gli atomi, suoi cuori segreti. Tende le braccia alla
conquista dei cieli. La parola "gruppo" acquista un nuovo
significato. La parola Nuova Era falcia spietatamente ogni schiavitù a qualche
capo singolo e monopolistico, e all'ignoto buio che sempre circondò la mente
dell'uomo. Anche l'Acquario è un Segno precursore; ma, a più largo raggio.
Difatti, la quinta Ronda, la prossima, inizierà sotto il Segno del Leone e
terminerà sotto il Segno dell'Acquario. Durante questo plenilunio, le nuove
leggi incidono fortemente sull'umanità, sussurrate ed affermate dallo Zodiaco.
Il termine cooperazione, mistica parola d'ordine che ci darà ammissione
all'Era Nuova e mistico concetto che rivela la necessità di capire il
cerimoniale del Settimo Raggio, risuonerà nella mente di colui che la sentirà
vibrare attraverso i raggi lunari. Dal Trattato dei Sette Raggi (di Alice A.
Bailey), traiamo le caratteristiche che saranno proprie alla prossima Era, o,
prossimo Mese Cosmico.
a) Il Sesto Raggio alimentò
la visione.
Il Settimo materializzerà
ciò che si è visto.
b)
Il Sesto Raggio produsse il mistico, fiore del suo genere di aspirazione.
Il Settimo evolverà il mago,
operante nel reame della magia bianca.
c) Il Sesto Raggio, secondo
il disegno evolutivo, condusse alle separazioni, al nazionalismo, allo spirito
di setta, per via della natura selettiva della mente ed alla tendenza sua
propria a dividere e disgiungere.
Il Settimo porterà alla
fusione e alla sintesi, poiché la sua energia fonde assieme spirito e materia.
d) Il Sesto Raggio indusse
la formazione di congregazioni di discepoli, agenti in gruppo, ma in modo
alquanto sciolto e soggette a dissensi interni, basati su reazioni personali.
Il Settimo preparerà e
presenterà gruppi di iniziati, operanti all'unisono, sia con il Piano che fra
di loro.
e) Il Sesto Raggio
introdusse un dualismo nell'umanità, che si considerava come un'unità fisica.
Gli psicologi accademici materialisti sono esponenti di quest'attitudine.
Il Settimo inaugurerà il
senso di un'unità superiore; dapprima, quella della personalità integrata, per
le masse; poi, quella della fusione di anima e corpo per gli aspiranti.
f) Il Sesto Raggio
differenziò quell'aspetto dell'energia elettrica universale che i moderni
conoscono come elettricità, prodotta ai fini materiali umani.
Il Settimo familiarizzerà
l'uomo con quel tipo di fenomeni elettronici che determinano la coordinazione
di ogni forma.
g) Il Sesto Raggio fece
emergere nella mente dell'uomo queste conoscenze:
1) La luce e
l'elettricità fisiche.
2) Tra gli
esoteristi e gli spiritualisti, la luce astrale.
3) Un
desiderio di illuminazione, sia fisica che mentale.
4) L'astro-fisica
e le ultime scoperte astronomiche.
Il Settimo muterà le teorie
dei pensatori d'avanguardia nei fatti dei futuri sistemi educativi.
L'educazione, e la crescente illuminazione in tutti i campi finiranno per
essere considerate come ideali sinonimi.
h) Il Sesto Raggio insegnò
il significato del sacrificio; l'emblema principale ne fu la crocifissione, per
gli iniziati. Lo stesso insegnamento, per l'umanità progredita, si tradusse
nella filantropia. L'ideale alquanto vago d'essere semplicemente
"gentile" è lo stesso movente, applicato alle moltitudini dei
non-pensanti.
Il Settimo recherà alla
coscienza dei futuri iniziati il concetto di servizio e di sacrificio di
gruppo. Ciò inaugurerà l'epoca del "servizio divino". L'ideale di
donarsi, come individuo, in sacrificio e in servizio, nell'ambito del gruppo e
per l'ideale di gruppo, sarà la meta dei pensatori d'avanguardia nella Nuova
Era, e, per il resto dell'umanità sarà fratellanza. Queste parole rivestono un
senso ed un intendimento più vasti di quanto oggi si possa sapere e conoscere.
i)
Il Sesto Raggio promosse lo spirito d'individualismo. I gruppi esistono, ma sono composti di individui
raccolti attorno ad un altro.
Il Settimo alimenterà lo
spirito di gruppo, ed i fenomeni principali saranno il ritmo, lo scopo,
l'azione rituale del gruppo.
l) Il Sesto Raggio portò
agli uomini la capacità di riconoscere il Cristo storico, di evolgere la
struttura della fede cristiana, colorata dalla visione di un grande Figlio
dell'Amore; ma, troppo militante e separativa, per via di un idealismo
ristretto.
Il Settimo trasmetterà la
facoltà di riconoscere il Cristo cosmico e di produrre quella futura religione
scientifica della Luce, che consentirà di adempiere i precetti del Cristo
storico e ne farà splendere la luce.
m) Il Sesto Raggio produsse
le grandi religioni idealistiche, con le loro visioni e le loro ristrettezze -
pur necessarie - per proteggere le anime appena nate.
Il Settimo libererà queste
ultime dalla fase infantile e darà inizio a quella comprensione scientifica del
proposito divino che seconderà la prossima sintesi religiosa.
n) Effetto del Sesto Raggio
fu di alimentare gli istinti separativi - religioni dogmatiche, accuratezza
scientifica basata sui fatti, scuole di pensiero irte di barriere dottrinali e
di esclusività, culto della patria.
Il Settimo spianerà la via a
riconoscere le visioni più ampie che si paleseranno nella nuova religione
mondiale, basata sull'unità, senza uniformità; preparerà quella tecnica
scientifica che mostrerà la luce universale velata e racchiusa in tutte le
forme, e quell'internazionalismo che si esprimerà come fratellanza pratica,
pace e buona volontà fra i popoli.
Esortiamo
lo studioso a leggere attentamente quanto è stato appena scritto; si rammenti,
che la Nuova Epoca avrà le caratteristiche su notate. Il plenilunio le accentua
in maniera efficace. Adoperi, egli, la sua facoltà discriminatrice, nel vedere
tra gli uomini, durante il breve periodo lunare che trattiamo, l'effervescenza
di una Nuova Luce, di una nuova luminosità negli animi, nelle cose, nei luoghi
di lavoro, nelle strade.
Chakra del Settimo Raggio è
quello sacrale;
non è da usarsi, immaturamente, nelle meditazioni. Maestro del Settimo Raggio
(anche se, momentaneamente, poiché la Sua Natura è di Terzo Raggio) è Rakoczy,
che fu il Conte di S. Germain.
Plenilunio dei
Pesci
(dal 21 marzo al 15 aprile)
Questo
plenilunio appartiene all'ultimo segno dello Zodiaco. Appare una sintesi di
forze, e un'estrazione di nuove energie. Forse è il più difficile da
analizzare. Il messaggio del plenilunio è: evoluzione soddisfatta, radianza,
conoscenza di ogni tipo zodiacale precedente, dolcezza, emanazione di luce
calma e tranquilla, magnetismo, attrazione, compassione, amorevolezza, talento
di potere persuasivo e fiducia interiore. Alla conquista di queste qualità
mirava, difatti, l'Epoca. Nettuno, il Pianeta emanatore del Sesto Raggio, è
chiamato il Pianeta della devozione. Ma, noi sappiamo a quale devozione ci si
riferisce. Non alle profondità vitali oscure, non alla cristallizzazione,
attorno ad un individuo singolo: ma, all'Assoluto, identificato con ogni cosa e
unificato al relativo. Nettuno, durante il plenilunio, può dare volontà
inflessibile alla conquista dell'ideale; può anche dare un diretto e misterioso
rapporto con il nostro Logos Solare, la cui Personalità è di Sesto Raggio, come
la Monade lo è di Secondo. Attenti, tuttavia, a non cadere nel baratro. Nettuno
è padrone dell'elemento acqua. L'oceano dell'emotività è vasto e pericoloso. Vi
sono forze in agguato, durante il plenilunio, che favoriscono l'annebbiamento e
il materialismo. Il mistico può arrivare ad offendere il proprio concetto di
Dio (come succede, oggi, per la maggiore), uccidendolo nella staticità e nella
cattiveria istintiva del fanatismo; il politico può ferire la massa, con
l'ignoranza, e l'illusione del proprio individualismo; lo scienziato, smorzare
gli slanci della propria divinità interiore, con una prudenza ed una troppa
lentezza a non districarsi dalle vecchie teorie conosciute.
Questi,
i difetti dei Pesci involuti. Pigrizia, poiché essi si abbandonano all'elemento
acqueo, incapaci di emergerne: non lasciano la oscura grotta che li ripara
dalla luce della superficie, per timore di avventurarsi al di fuori; avvelenano
ed inquinano lo smeraldo del mare, con lo smuovere il fango sul fondale.
Colga
il messaggio dell'attuale plenilunio, lo studente; si sforzi di dissolvere gli
annebbiamenti dell'epoca passata e di dissipare le illusioni delle generazioni
trascorse; ora, più che mai, acuite. E non dimentichi che questo plenilunio è
messaggero di un termine ciclico; la devozione agli alti ideali, offerta dal
Segno dei Pesci, è necessario conquistarla. Si avvalga, in tal senso, dei raggi
lunari.
Chakra
da educare è il plesso solare. Non lo
adoperi, il discepolo, sino a quando egli non possiederà un corpo astrale
incolore e cristallino.
Maestro
di Sesto Raggio è Gesù.
AVVERTENZA
IMPORTANTE
Poiché
i pleniluni avvengono ogni 29 giorni, 12 ore e 44 minuti (anche se il mese
lunare dura 27 giorni), a causa del moto di traslazione della terra, assieme
alla luna, intorno al sole, e poiché ogni mese solare è di circa 30 giorni (a
volte 28, a volte 30, a volte 31), la somma dei residui dei periodi dei
pleniluni, che non collimano, quindi, con la totalità dei 12 mesi solari,
creerà, ogni 3 anni, un tredicesimo plenilunio. Perciò, ogni 3 anni, uno tra i
12 Segni Astrologici avrà due pleniluni che lo riguarderanno. Lo studioso se ne
accorgerà, facendo attenzione alle date di incidenza di ogni plenilunio, con
quelle di ogni Costellazione
Quantitativi
enormi di cosiddette opere esoteriche esistono ovunque. Sono frutto del
processo di sviluppo mentale, che si arricchì lungo gli ultimi pochi secoli,
alimentato dagli alchimisti, dai maghi del medio evo e dalla moderna
superstizione. Chiunque entri in una libreria pubblica troverà centinaia di
tali volumi. Qui e là, vi è del buono. Ma, in tale filone specifico letterario,
salvo a non essere degli intuitivi spasmodici, sì da comprendere quanto, ad
esempio, veli il simbolismo della Kabala, quello delle religioni orientali,
ecc., si perde soltanto del tempo; lo studioso crea forme pensiero ed
annebbiamenti astrali, che appesantiscono la nostra povera terra di ulteriori
difficoltà generali.
La
Gerarchia Bianca inviò, come abbiamo già scritto nell’introduzione al corso di
lezioni, Helena Petrowna Blavatsky, alla fine del secolo passato, per costruire
una pietra miliare che mettesse luce nel caos della conoscenza sulle origini
magiche dell’universo, e indirizzasse l’attuale società verso una limpida
visione del reale. Vedremo, più in là, che ella era semplicemente l’iniziatrice
di un’opera che sarebbe stata completata da qualcun’altro. La "Dottrina
Segreta" , nei suoi volumi originali, è la monumentale opera che
costituisce le basi di una penetrazione fondamentale sulle leggi esoteriche.
Quando
H.P.B. dette inizio alla sua fatica di rivelatrice, l’umanità non era preparata
a ciò. Sarebbe veramente interessante per lo studente cercare i brani che
narrano la storia e gli episodi più importanti di questa grande anima. Una
propria e vera autobiografia non esiste, a nostra conoscenza. H.P.B. fu una
grande Iniziata che aveva, secondo noi, un unico, fondamentale pregio:
l’obiettività ed il razionalismo spirituali. La sua, fu veramente un’arte:
l’arte di raggruppare, in una panoramica oggettiva, tutta la cultura, la
scienza e le religioni passate e presenti, e di estrarne, davanti agli occhi del
lettore, i significati più evidenti, facendolo pervenire al riconoscimento
immediato delle verità celate che presiedono ai destini dell’uomo. Essa era a
contatto diretto coi Maestri della Gerarchia. Inoltre, possedeva, sviluppata al
massimo, la vera chiaroveggenza iniziatica; per cui, riusciva a decifrare,
quasi perfettamente, nei livelli del piano mentale, i rapidi ed infuocati
geroglifici che il Maestro le proiettava, mentre lei esauriva la propria salute
e le proprie energie personali nello scrivere la Dottrina Segreta. La stessa
facoltà le permise di decifrare i simboli vergati su di un antichissimo testo,
da cui estrasse buona parte della didattica che forma la ragion d’essere della
Dottrina Segreta. In tale lavoro sovrannaturale (povera anima, malgrado tutto,
indifesa), si avvalse di numerosi collaboratori; i quali, per lo più, non solo
non la compresero, ma, addirittura, le ferirono l’animo con dubbi, velate
ipocrisie, prese di posizione ostacolanti. E, ciò, fu dovuto alla differente
natura della sua evoluzione da quella di tutti costoro.
Dunque,
una prima base storica per le informazioni che lo studente trova nel presente
trattato è dovuta alla nostra analisi, alla riscoperta degli scritti della
Blavatsky.
Due
figure emergono nella letteratura esoterica, dopo Blavatsky. Sono Annie Besant
e C.W. Leadbeater. Ci soffermeremo a parlare di loro perché, a rigor di termini
e dell’evidenza dei fatti, vengono più studiati dell’autrice della Dottrina
Segreta. Questo è dovuto a due ragioni: il livello inferiore della loro
spiritualità si adatta meglio a combaciare con quello del particolare tipo di
umanità a cui si rivolgeva la Blavatsky; l’accentuata tendenza di essi,
inoltre, per un determinato misticismo patriarcale, per delle investigazioni, a
volta errate (e lo dimostreremo), nel campo della chiaroveggenza nei tre mondi,
piacque ed ingolosì la massa, facendo perdere di vista la garante completezza
delle rivelazioni blavatskyane. Non avremmo parlato di essi se non fossimo
fermamente convinti che i loro errori hanno inciso in profondità nello strato
spirituale dell’umanità; la medesima umanità a cui si rivolge, ora, il
messaggio del Cristo, Portatore dell’epoca dell’Aquario e Rivelatore della vera
magia universale, incarnata nel settimo Raggio, in attuale ascesi.
Annie
Besant. Considerando tale figura dal punto di vista storico, personalmente
l’ammiriamo per il bene sociale e filantropico che fece al mondo. Tale opera è
notoria: l’India deve la propria indipendenza anche alle sue lotte qualitative
e quantitative. L’Inghilterra l’ebbe a promotrice di vasti movimenti, che
risolvettero delle crudeli piaghe sociali e crearono utilissimi inquadramenti
sindacali. L’addebito che le portiamo inizia nel campo delle sue ricerche
chiaroveggenti. E non lo inquadra totalmente, ché molte di esse sono
giustificate ed utili.
Abbiamo
tentato di ripristinare e ordinare l’argomento che un Maestro chiama:
"L’arte dei chakras". Abbiamo cercato di dimostrare allo studente
quanto la Magia Universale abbia prodotto il mondo delle cose statiche ed
animate attornianti. In ciò, seguendo da vicino la nostra sorella spirituale
H.P.B, la quale fece risalire l’origine del mondo, e non solo codesta, ma anche
la continuità degli infiniti frammenti vitali che lo compongono, ad un Ceppo
unico: i sette Dei planetari. L’armonia tra le sette Sfere di vita ed il
diretto rapporto sincrono che hanno con l’uomo, trovando sbocco ed aggancio nei
suoi sette chakras principali, è il segreto meccanismo che, scoperto, rende
l’uomo simile a Dio. E lo rende, a sua volta, creatore, quand’egli ripeta,
nelle linee della propria aura, ciò che attualmente fanno gli Dei planetari. E’
un lieve accenno che dimostra quanto sia essenziale ed importante, su questo
punto, non lasciarsi andare a confusioni di sorta. Le antiche religioni
orientali hanno sempre parlato dei sette Arcangeli davanti al Torno di Dio, o
dei sette Poteri creatori del sistema solare. Non basta, però, localizzarne gli
immani poteri, vividi e realistici come il morso affamato di un bambino su di
una pesca, ma importa allinearli, individualmente e con arte, nella sfera
dell’aura umana, vedendone il riflesso accurato nei propri chakras, sì da
pervenire, con il tempo, all’apoteosi della creazione assoluta.
Ecco,
dunque, il momento di parlare dell’opera di Leadbeater, congiuntamente a quanto
egli fece con la Besant, nello specifico campo delle ricerche chiaroveggenti.
Non dimentichiamoci – nel frattempo – che le due personalità in oggetto sono
state seguite, e lo sono tuttora, forse da decine e decine di migliaia di
studiosi. L’Europa e l’America si rifanno ad esse, quali luminosi
chiaroveggenti da studiare, in ogni ricerca ed esperienza occulta. Purtroppo,
tanti sforzi sono destinati a fallire, se non si prende in considerazione uno
dei fondamentali errori che incrinano la costruzione esoterica che essi
costruirono.
In
una fondamentale opera di Leadbeater, scritta in collaborazione con Annie
Besant, e intitolata:"Man, Fragments of a Forgotten History", costui
fonda la struttura occulta del sistema solare, segue lo sviluppo delle
precedenti catene e ronde della terra, delinea i costumi delle razze passate,
affermando che tutto la rivelazione è dovuta alla propria chiaroveggenza ed a
quella della Besant. E, esattamente nel citato trattato, parlando delle catene
planetarie del nostro sistema solare, dà informazioni categoriche, le quali
contrastano con gli insegnamenti della Blavatsky e, per l’importanza stessa
della loro natura, in seguito proibiranno allo studente di divenire padrone dei
poteri delle Correnti Universali. In primo luogo, l’autore afferma che ogni
catena è composta di materiale, a partire dal piano Atma (cioè, dal terzo piano
eterico-cosmico, a partire dall’alto), sino a finire al piano fisico. In
definitiva, egli salta due importanti piani di Vita Cosmica. Ma, non è qui il
punto che interessa. Egli dispone i globi della catena terrestre in maniera
tale che la sua chiaroveggenza glieli fa vedere così: due globi di materia
atmica, due di materia buddica, due di materia mentale superiore, uno di
materia mentale inferiore costituiscono la prima catena. Per seguire – come
egli continua ad affermare – la fase di immersione nella materia, che precede
quella in ascensione nello spirito, la seconda catena, invece, possederà due
globi di materia buddica, due mentali superiori, due mentali inferiori ed uno
astrale. La terza catena avrà, invece, due globi di materia mentale superiore,
due di mentale inferiore, due astrali ed uno fisico; come globo fisico, aveva
la Luna. La quarta catena, secondo l’autore, sarebbe formata da due globi di
materia mentale inferiore, due globi di materia astrale e tre di materia
fisica. Di conseguenza, secondo lui, la terra non sarebbe un pianeta a sé
stante, ma uno dei tre elementi fisici di un’unica catena, i cui due altri
indica come Marte (pianeta non sacro) e Mercurio (pianeta sacro). Egli afferma
che la quinta catena – la prossima – inizierà la sua fase ascensionale con
soltanto un globo fisico, due astrali, due mentali inferiori e due mentali
superiori. La sesta avrà, invece, un globo astrale, due mentali inferiori, due
mentali superiori, due buddici. La settima catena sarà eguale alla prima
catena, con un globo mentale inferiore, due mentali superiori, due buddici, due
atmici.
Noi
non sappiamo – e non vogliamo ragionarci sopra – il perché Leadbeater abbia
compiuto questi errori così accentuati, anche dal punto di vista razionale. Sta
di fatto, però, che il neofita, quando necessariamente vorrà porsi in
condizioni tali da sentire fluire nel suo corpo eterico, attraverso i corrispondenti
chakras, le energie dei sette Pianeti sacri, si troverà ben presto di fronte ad
una confusione di forze tale che ne deluderà, ben presto, la necessità di
constatare personalmente il potere dei raggi.
Dal
canto suo, H.P.Blavatsky lesse:" Man, Fragments of a Forgotten
History" e noi riportiamo alcuni brani che criticano il libro ed anche il
potere veggente di questi suoi due collaboratori; ma, in particolar modo,
indichiamo quanto un Adepto di Saggezza ebbe a dire sulla questione dele catene
planetarie, per correggere l’errore di Leadbeater e della Besant.
Nella
traduzione francese del volume della Dottrina segreta, che tratta della
Cosmogenesi (prima parte: Evoluzione Cosmica – Le stanze di Dzyan - Librerie de
l’Arte Indipendente – 10, Rue Saint –Lazare, 1899 – pag. 147) H.P. Blavatsky
scrive:"…. L’altro libro – Man, Fragments of a Forgotten History – che
apparve più tardi, aveva, come scopo, di presentare la dottrina arcaica sotto
un punto di vista ideale, di tradurre qualche tavoletta impressa nella Luce
Astrale, di riprodurre qualche insegnamento tratto, in parte, dai pensieri di
un Maestro e sfortunatamente incompreso. Questa opera parla anche
dell’evoluzione delle prime razze umane sulla terra, e contiene dei capitoli
eccellenti, di carattere altamente filosofico. Ma essa non è altro, malgrado
tutto, che un piccolo romanzo mistico interessante. Non ha raggiunto il suo
scopo, perché le condizioni necessarie alla traduzione di queste tavolette
astrali non esistevano in chi lo faceva. Il lettore, di conseguenza, non dovrà
stupirsi se i volumi attuali contraddicono in parecchi punti queste prime
descrizioni…."
Ma,
l’affermazione veramente importante (perché, appunto, contiene la correzione
definitiva della stessa Gerarchia Bianca, nei riguardi dell’errore sulle
catene) si trova a pagina 142 dello libro in questione. La Blavatsky
scrive:" …Quando la presente opera fu intrapresa (n.d.r.: il volume su
citato della Dottrina Segreta), l’autore, convinto che la speculazione al
soggetto di Marte e di Mercurio fosse errata, domandò, per lettera, agli
Istruttori, una spiegazione, una specie di versione autorizzata. Essa ricevette
soddisfazione su tutti i punti, e dà qui degli estratti testuali delle risposte
ricevute"
Dalla
lettera, noi stralciamo soltanto la frase che, scritta con umorismo amabile,
non per questo risulta men che lapidaria ed esauriente. Tale lettera è a
portata di mano di chiunque volesse aprire il libro menzionato, a pag. 151.
Dice il Maestro (Morya):" …inoltre (Marte e Mercurio) sono delle catene
settenarie, tanto indipendenti dai Signori e Superiori Siderali della terra,
quanto voi stessa siete indipendente dai <principi> di DAUMLING (Tom
Pouce), che erano forse i suoi sei fratelli, con o senza berretto da
notte…"
Più
avanti, a pag. 153, i Maestri, in un’altra lettera, sottolineano l’importanza
di comprendere e "sentire", a fondo, il numero sette planetario, e
noi estraiamo un altro brano significativo:
"
…..Conducete la vita necessaria all’acquisizione di una tale conoscenza, e
questi poteri e la saggezza verranno a voi del tutto naturalmente. Appena
riuscirete a mettere la vostra coscienza in risonanza con una qualsiasi delle
sette corde della "Coscienza Universale" – corde che si estendono sul
clavicembalo del cosmico e vibrano da un’Eternità all’altra - , quando avrete
studiato a fondo "la Musica delle Sfere", allora solamente avrete
ogni libertà di far parte della vostra conoscenza a coloro con i quali è
prudente farlo. Nel frattempo, siate prudenti. Non divulgate alla nostra
attuale generazione (n.d.r.: quella passata) le Grandi verità che sono il
retaggio delle razze future. Non sforzavi di svelare i segreti dell’Essere e
del non Essere a coloro che sono incapaci di comprendere il significato celato
dell’Eptacorde di Apollo, la lira del Dio radioso, in ognuna delle cui sette
corde abitano lo Spirito, l’Anima e il corpo astrale di questo Cosmo, e la cui
scorza esterna è caduta nelle mani della scienza moderna….Siate prudenti, vi
diciamo; prudenti e saggi e, innanzitutto, abbiate cura di sapere ciò che hanno
capito coloro che ricevono le vostre lezioni, per paura che, sbagliando essi,
non portino in errore anche gli altri…poiché tale è il destino di ogni verità
che non è divenuta famigliare agli uomini…Lasciate piuttosto le catene
planetarie ed altri misteri super e infra-cosmici nel paese dei sogni, per
coloro che non possono vedere, né credere ciò che vedono gli altri.."
Evidentemente,
il Leadbeater e la Besant non si posero in risonanza con la Musica delle Sfere
di cui parla il Maestro, e non compresero l’armonia dei sette Pianeti sacri,
determinando così una confusione sull’argomento, e portando anche altri in
errore.
Nell’opera
dei due autori vi sono varie imprecisioni ed errori, che cercheremo di
indicare; ma, lo ripetiamo, solo per riportare le convergenze della nuda verità
tradizionale in un giusto riassetto dei propri parametri.
Leadbeater
e Besant descrissero con dovizia di particolari le loro investigazioni
paranormali su quanto le <tavolette astrali> riferivano ad essi della
vita ospitata dalla catena di Marte, che si svolge – a quanto asserivano -
parallelamente a quella terrestre. Essi indicarono le vallate ed i panorami di
quel pianeta; la civiltà che vi si sviluppa; gli abitanti, le abitudini locali,
i tipi di piante, le case, ed ogni altro componente di esistenza che si può
trovare in un pianeta simile al nostro. Descrissero minuziosamente le varie
incarnazioni avute in quella catena da molti discepoli che li circondavano, a
Madras (sede della Società Teosofica), oppure fuori da quella sede.
Evidentemente, ciò serviva ad avvalora le affermazioni da essi fatte a
proposito dei tre pianeti fisici (e contemporanei) <della catena
terrestre>: Terra, Marte e Mercurio.
Sta
di fatto che la sonda americana che si è posata sul rosso corpo celeste del nostro
sistema solare ha trovato soltanto delle brulle distese di pietrisco millenario
e rocce immerse nella loro spettrale ed antica morte planetaria…
Per
quanto riguarda le mete di ogni catena, essi affermano – in riferimento alla
quarta – che l’uomo vi ha il compito di raggiungere la quinta iniziazione.
Questo è un equivoco. Noi ci troviamo alla quarta catena, quarta ronda, quarto
periodo di globo, quinta razza, quinta sottorazza della quinta razza. A rigor
di termini, l’uomo che ha raggiunto la prima iniziazione durante la terza razza
(la Lemuriana), raggiunge la seconda alla quarta razza (l’Atlantidea), la terza
all’attuale razza (l’Ariana), la quarta alla sesta razza – ancora da venire -,
e la quinta alla settima razza. Ciò, perché la terza razza, o la Lemuriana, è
quella dell’etere denso, dominato il quale, l’uomo riceve la prima iniziazione
di massa; la quarta razza è quella del corpo emotivo, dominato il quale, l’uomo
riceve la seconda iniziazione; la quinta razza è la razza del corpo mentale,
dominato il quale, l’uomo raggiunge la terza iniziazione; la sesta, e prossima,
razza e quella dell’intuizione, o del corpo buddico, dominato il quale, l’uomo
perviene alla quarta iniziazione; la settima razza è quella di atma, o della
volontà spirituale, raggiunta la quale, l’uomo è un Adepto, e possiede la
quinta iniziazione. Dunque, la quinta iniziazione è la meta per il nostro
attuale periodo di globo (ogni periodo di globo ha sette razze madri che si
sviluppano in esso); per giungere al termine della nostra quarta catena abbiamo
ancora tre periodi di globo, e concluderemo la quarta ronda (ogni ronda è
composta da sette periodi di globo). Resteranno, allora, tre intere ronde, in
questo periodo <catenario> ( e si tratta di periodi di una lunghezza
temporale vastissima; ma, anche, seguiti e preceduti da epoche di riposo
cosmico altrettanto lunghe). L’uomo può giungere molto più avanti di quanto
affermi Leadbeater. E’ il nostro Logos solare che, secondo le rivelazioni
superiori, ha, come meta finale del Suo manvantara, quella di conquistare la
quinta iniziazione cosmica. Ciò ha fatto dire a molti che il ciclo solare sarà
adempiuto quando, di riflesso, tutti gli uomini avranno raggiunto la quinta
iniziazione. Si deve, però, capire che, nel calcolo e nel rapporto con lo
sforzo che compie il nostro Logos entra di mezzo la qualità intrinseca e la
necessarietà del nostro Logos planetario; e che, dire:" ..quando tutti gli
uomini avranno raggiunto la quinta iniziazione il Logos solare sarà Iniziato
cosmico di quinto grado…" – significa tenere presente che ancora numerose
umanità non sono apparse alla luce, perché contenute nel serbatoio della vita
elementale del sistema.
Leadbeater
e la Besant affermano, ancora, che sul nostro globo esiste un’alta Personalità,
chiamata: "Re del Mondo". E che ogni ronda ha un differente re del
Mondo che tutela il globo, facendosi tramite dell’Autorità solare. Gli antichi
trattati esoterici, invece, parlano del Sanat Kumara, o Re del Mondo, che si
proiettò a Shamballa, da Venere, Primo ed Assoluto, facendo voto di restare
sulla terra:" …sino a quando l’ultimo stanco pellegrino (gli atomi fisici
e metafisici [anu] passati, presenti e futuri del pianeta) non fosse arrivato
in seno al Padre". Il che contrasta con l’assunto dei due autori. Essi, ancora,
affermano che il Dolce Giovinetto dalle sedici primavere è il terzo Re del
Mondo; ed aggiungono che, dal tempo dell’insediamento sulla terra, all’epoca
lemurica, del nucleo della Gerarchia Bianca, Egli è aiutato da tre Kumaras,
Suoi Discepoli, che:" …Gli fungono da Luogotenenti, o Assistenti"; -
"…Essi – aggiungono – dovranno divenire i nostri tre Signori del Mondo,
quando l’umanità sarà sul pianeta Mercurio".
I
Discepoli del Re del Mondo furono, sono e saranno sei! Tre exoterici, e tre
occulti; ognuno dei quali collegato con uno dei sei Pianeti sacri ed al Re del
Mondo (a sua volta, tramite del settimo Pianeta sacro). Questa armoniosa
concezione è necessaria viverla profondamente e profondamente comprenderla, per
raggiungere la sintonia occulta con i sette Pianeti sacri.
Gli
autori parlano, ancora, di un altro "Augusto essere, ancora superiore al
Sanat Kumara". Essi dicono che si sa ben poco di Lui e delle Sue funzioni.
Questo augusto Essere è il Logos planetario medesimo, che ogni discepolo
dovrebbe, invece, amare come il più puro e caro degli Dei, e sentire quale
sintetizzatore di ogni forma planetaria interna ed esterna, quale profumo del
fiore ed alito di ogni bimbo, verbo dell’Adepto e richiesta del discepolo,
nuvola e radice d’albero.
E’
significativo constatare, a titolo di semplice ammonimento, quanto uno dei
Maestri avesse profetizzato a Leadbeater il suo futuro errore, a riguardo dello
schema delle catene e della unificazione indebita in un solo ceppo vitale di
due Pianeti non sacri (Marte: sesto Raggio – Terra: primo Raggio) con un
Pianeta sacro (Mercurio: quarto raggio).
Nel
volume:" I Maestri ed il Sentiero", scritto da Leadbeater, questi
riporta, in proposito, un episodio significativo. L’edizione dell’opera che
esaminiamo è della Società Anonima Cooperativa Editrice: Prometeo, Torino, anno
1928, traduzione di O. Boggiani. L’episodio è a pagina 307 ed è
intitolato:" Tabella del maestro Djwal Kul". Noi lo sintetizziamo.
Scrive
Leadbeater che, con il signor Cooper-Oakley ed un confratello indù, si trovava
a discorrere sui terrazzi della Sede centrale di Adyar, nucleo della Società
Teosofica mondiale. Improvvisamente, si avvicinò a loro il Maestro Tibetano, o
D.K., che, in quell’epoca, era il discepolo principale del Maestro K.H.. Nei
giorni precedenti. Egli aveva dato ai tre un gran numero di istruzioni e fu
sempre molto gentile e paziente con loro. Il signor Cooper Oakley volle, a
proposito, chiedergli:" Fateci il piacere, Maestro, di dirci tutto a
proposito dei Raggi."
Riportiamo
fedelmente il brano che segue, traendolo dal libro citato:
"
….Con un sottile sorriso, il nostro Istruttore rispose:<Veramente, non posso
dirvi tutto sul loro conto, se prima non avete raggiunto una Iniziazione molto
elevata. Volete sentire quel poco che posso dirvi, che, per la sua pochezza, vi
indurrà inevitabilmente in errore, o volete aspettare fino a quando vi si potrà
dire tutto?>. Pensammo, come è ben naturale, che un boccone di pane era
meglio che nulla, e perciò dicemmo che ci saremmo accontentati di quel poco che
potevamo avere. Le informazioni che ci diede furono interessantissime, ma, come
Egli aveva predetto, per una gran parte ci risultarono incomprensibili…"
Non
solo – aggiungiamo noi – riuscirono incomprensibili a Leadbeater, ma lo
spinsero a creare, sotto l’illusione di una mal diretta chiaroveggenza, il
confuso sistema delle ronde e delle catene che abbiamo appena analizzato, e che
è una derivazione molto stretta dell’azione dei Raggi nel cosmo.
Non
vorremmo che lo studente ci fraintendesse. Con la critica analitica all’operato
del Leadbeater e della Besant (la quale è corresponsabile di moltissime
affermazioni fatte da Leadbeater, perché i due lavoravano strettamente uniti
nel campo delle loro ricerche chiaroveggenti) noi intendiamo solo ed unicamente
far fede all’impegno della verità, innanzitutto, e della lotta ad ogni
annebbiamento che il discepolo deve assumere di fronte al proprio al suo
Maestro di Raggio. Impegno che egli ha il dovere di assolvere quando lo ritenga
necessario, amorevole, vero.
Ma,
a tal punto, occorre parlare dell’opera di un’altra figura eccezionale, che
venne a completare l’opera iniziata dalla Blavatsky: Alice A. Bailey.
Molti
addebiti sono stati portati a questa iniziata, sin da quando la medesima riferì
di essere entrata in contatto diretto con il Maestro Tibetano e di avere un
compito di divulgazione ben preciso e qualificato, nel campo dell’esoterismo,
verso l’umanità. Molti neofiti, a tutt’oggi, si rifiutano di studiare le
numerose opere esoteriche che la medesima ha scritte, e, ciò, per varie
ragioni. Cercheremo di enunciarle, ricordando, purtroppo (non certo a vantaggio
dei meriti intuitivi della nostra attuale umanità), che il comportamento di una
vasta zona di individui verso Alice A. Bailey ha aggiunto una spina alla corona
di Cristo.
La
vita di Alice Bailey fu dolorosa, come la vita di ogni discepolo sulla soglia
della libertà assoluta. Ella conobbe Annie Besant e, addirittura, non solo si
iscrisse alla Società Teosofica, retta dalla Besant, ma entrò nella Sezione
esoterica, fondata in seno alla medesima. Fu allora che lo sviluppo delle
qualità occulte della donna iniziò a germogliare. Cominciarono dei suggestivi
suoni a venir percepiti dal suo udito interiore, a varie riprese. Ella
intravedeva un mondo di luce e di vite sublimali, che sfuggiva ai sensi comuni
dell’ambiente circostante. Il Maestro Tibetano l’aveva già scelta per fare di
lei il calice in cui avrebbe riversato nuove rivelazioni all’umanità, proprio
come si comportò nei riguardi di H.P.B.. Il Maestro Koot Humi apparve, dolce e
suggestivo al suo solito, alla visione attonita di Annie e le annunciò il
desiderio che la Gerarchia aveva di avvalersi della sua collaborazione. Ma, fu
tutto inutile. Ciò serviva ad impaurire la nostra veggente e, a più riprese, la
medesima rifiutò ogni rapporto con gli Adepti. Ma, esattamente come il fiore si
eleva, con tutti i suoi mezzi a disposizione, verso il sole, fino a quando non
ne tramuta i raggi in arbusti e foglie e profumo, così il sole si protende
verso di lui e non è sazio, sin quando non lo contiene in sé. I Maestri
resistettero, armoniosi, ed infine convinsero la donna ad iniziare il suo
lavoro. Nacquero diciotto titoli dalla collaborazione con il Tibetano (altri,
furono il frutto del talento autonomo di Annie).
Però,
Annie Besant non credette ad A.A. Bailey, condannandola, da allora, in tal
modo, all’ostracismo automatico e fideistico di tutti i suoi <devoti>
seguaci. Era il tempo in cui stava lavorando all’educazione spirituale di un
giovane indiano, che voleva, in futuro, presentare al mondo come l’attesa
reincarnazione di Cristo: Krishnamurti. Ed aveva creato un Ordine con il
compito di preparare al giovane tutte quelle adatte condizioni a compiere la
missione di cui lo credeva solo ed unico rappresentante. Krishnamurti vive
tuttora e predica a migliaia di persone, avvalendosi della televisione, dei
suoi scritti, di continui viaggi, della radio, di numerosissime conferenze.
Fattosi
adulto, Krishnamurti di ribellò all’imposizione mistica, dichiarò pubblicamente
di non essere affatto quello che Annie Besant e Leadbeater avevano deciso che
fosse, e se ne andò per il mondo a predicare la Verità: la sua Verità.
Annoveriamo
anche questo, tra gli errori di una presunta veggenza dei due leader teosofici.
Nota
aggiunta
Inseriamo,
nel presente capitolo, per coloro che conoscono l’opera di Krishnamurti, la
nostra analisi introduttiva al suo pensiero, scritta nell’eventualità di
pubblicarne alcuni dei più significativi discorsi. Il brano può tornare utile
allo studente, per delle ragioni che gli risulteranno evidenti durante la
lettura.
"
La meta dell’uomo. Essa è indefinibile, a parole. La meta dell’uomo è un fatto
puramente spirituale, e solo l’anima individuale, identificata a quella
universale può percepire i profondi significati della base comune al Dio ed
all’uomo. La <nobile via di mezzo>, per noi, è l’eterna strada su cui si
incanalò, si incanala e si incanalerà la coscienza nella ricerca dei ritmi
universali. Erra chi fissa e cristallizza le proprie essenze interiori attorno ad
una figura simbolica individualizzata che, secondo lui, rappresenta un ideale
assoluto di verità. Ma, erra anche colui il quale voglia staccare la Vita dalla
Forma ed intenda liberarsi da qualsiasi germoglio che sboccia sulla Quercia
Cosmica. Ad occhio di monista, quercia e germoglio sono la medesima cosa. E,
secondo la ritmica di determinati cicli, sia individuali che di gruppo, il
fremente raggio dell’assoluto – che tutti cercano di fissare in modo definitivo
nel proprio animo – può apparire al mondo e desiderare di essere sintetizzato
solo sotto forma di un uomo, che lo rappresenti compiutamente; come può, pure,
desiderare di venir carpito ai cieli interiori nella cruda e adamantina sua
nudità.
Krishnamurti
ha fatto e fa molto bene all’umanità; tuttavia, onestamente, non possiamo non
sottolineare che la meta a cui indirizza gli uomini – cioè, la pura e semplice
libertà da ogni quadro formale – può divenire una lama a doppio taglio. Se
consideriamo il modo di manifestarsi della Vita Assoluta, sia attraverso la
sostanza che attraverso la forma, in un imprescindibile binomio unitario mai
scisso da sé medesimo, vedremo che la libertà assoluta, di per se stessa, non
può esistere. Il ciclo è il ponte necessario alla divinità. E, ciclo, è una
personalità, una dottrina, un’era, ecc.. H.P.Blavatsky, facendosi portatrice di
una eterna verità, afferma che Parabrahman, o l’Assoluto privo di veli, non
potrà mai essere raggiunto di per se stesso, essendo movimento puro e privo di
un inizio. Raggiungerlo significherebbe por fine all’eternità dell’essere, alla
sua condizione prima di incessante manifestazione. Parabrahman si manifesta
solo attraverso le Divinità Planetarie, o i sette Raggi. I Quali, durante le
epoche, ci inviano aspetti di loro medesimi, o i divini Avatar. E’, l’Avatar,
l’essenza più originale delle nostre anime; non qualcosa di distaccato da noi;
è, l’Avatar, Parabrahman stesso. E’, l’Avatar, la ciclica reincarnazione
divina.
Riteniamo,
di conseguenza, che l’opera di Krishnamurti, intesa a spezzare ogni schema
fisso, ogni <gabbia oscura, o dorata>, a sbriciolare la cristallizzazione
di numerosissime menti paralizzate dal dogma, dal complesso del gregge, sia
veramente utile. Ma, riteniamo, nello stesso tempo, che egli medesimo debba
inchinarsi davanti al ritmo ineluttabile della Gerarchia Bianca, e del
principio che incarna. Le parole: realtà, assoluto, libertà hanno un loro
significato solo quando servono a indicare libertà da qualche cosa di separato,
o di negativo; sono prive di significato quando vengono poste davanti alla
mente della gente come qualcosa di astratto, o di anarchico. Esse debbono
ammantarsi di qualche forma. Sta alle epoche avvenire, ed a quella presente,
dare forma alla cornice. Lo studio delle caratteristiche della Nuova Era, o
dell’epoca dell’Aquario; lo studio dei sette Raggi, come postulatori
dell’ordine della Gerarchia Bianca, che – da sempre – guida le evoluzioni sul
nostro pianeta; lo studio della psicologia del divino, come trapela dalle leggi
esoteriche, completerà, in chi studia Krishnamurti, l’opera da lui varata.
L’aver, cioè, liberato le menti di una parte dell’umanità da ogni
sovrastruttura del passato, ed averle rese limpide ad accogliere il Messaggio
della Nuova Era.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Intanto,
Alice Bailey aveva già cominciato a lavorare. Dobbiamo a lei i volumi:" Il
ritorno del Cristo", ove sono spiegati, in modo lucido e totale, il
mistero e le modalità dell’Avvento; "Iniziazione umana e solare",
Astrologia esoterica", "Guarigione esoterica", "Trattato di
Magia Bianca", "Lettere sulla meditazione occulta", Telepatia ed
il veicolo eterico", " L’illusione, quale problema mondiale",
"Il trattato dei Sette Raggi", ecc.… Questi titoli non diranno nulla
a chi non abbia letto i libri citati. Ma, senza averne approfondito il
contenuto, non si potrà comprendere a fondo il messaggio di H.P.B.; né,
eliminare gli errori di Annie Besant e di Leadbeater.
Com’era
da prevedersi, quindi, Annie Besant allontanò Alice Bailey dalla Scuola
Esoterica Teosofica. E non solo; tolse anche ogni mezzo di sussistenza
materiale a lei ed al suo compagno, privandoli del lavoro e dell’asilo nella
sede della Società Teosofica a Madras.
L’atto
fu l’inizio della fine. Migliaia e migliaia di teosofi – come già dicemmo –
seguirono la loro leader, nel giudicare, da allora, Alice Bailey. Nel mondo
spirituale – grazie al comportamento della Besant – parlare della Bailey ad un
particolare tipo di teosofo è, quasi, nominare la peste. Né esageriamo!
Migliaia
di persone potrebbero giungere sino alla Stanza centrale del Tempio se soltanto
proseguissero il discorso formativo da loro intrapreso sui testi della
Blavatsky, in quelli della Bailey.
Quattro
sono gli addebiti che vengono portati alla nostra piccola, cara eroina, A.A.B.:
quattro addebiti che vogliono giustificare la diffidenza e l’ostracismo a cui
ella viene sottoposta.
Il
primo è che l’autrice trascorse un periodo in una casa di cura per problemi
psichici; il secondo è che tentò il suicidio; il terzo, che fu radiata dalla
Scuola esoterica Teosofica, da Annie Besant; il quarto, che le sue opere, a
parere di alcuni, sono un <rimasticamento> di quelle del Leadbeater e di
Annie Besant.
Come
può - si afferma - una donna che è stata in una casa di cura per mali mentali,
che ha tentato il suicidio, che è stata radiata dalla Scuola Esoterica della
Società Teosofica dalla <massima chiaroveggente> dell’ultimo secolo, dare
garanzia di veridicità su quanto dice?
E’,
chiaramente, un discorso di poveri uomini, codesto. In qualunque ospedale
esistono numerosi individui che vi si trovano per cure di nervi e ne escono
ristorati definitivamente. L’incubo che il dolore psichico (sfera ancora
sconosciuta, per la maggiore, all’uomo) crea nella società fa considerare,
tuttora, coloro che hanno frequentata, da pazienti, una casa di cura mentale,
degli essere potenzialmente pericolosi ed inaffidabili. Tuttavia, grazie al
cielo, le cose stanno cambiando.
I
fautori di tale critica alla Bailey dimenticano le crisi di nervi che, spesso,
scuotevano la stessa H.P.Blavatsky, oggetto indifeso di forze più vaste del suo
sistema biologico; e dimenticano che, quando l’uomo si avvicina alla Gerarchia
Bianca, il suo <voltaggio> interno è sottoposto ad una tensione
indescrivibile. Un Maestro afferma che, il più delle volte, non c’è nulla da
fare per simili ondate, che scuotono il discepolo e l’iniziato. I detrattori
della Bailey dimenticano (ed il fatto viene riportato nell’autobiografia di
Annie Besant, con ricchezza di particolari) che la stessa Besant rasentò la
pazzia, in un certo periodo della sua vita, maciullata da ansie e da dubbi, ed
alla ricerca di una direzione spirituale che non sapeva trovare; e che lei
stessa, per miracolo, sfuggì al suicidio, quando le morì la piccola figlia.
Per
quanto, poi, riguarda il terzo punto della questione, cioè l’autorità
chiaroveggente della Besant, <che non le avrebbe permesso di sbagliare nel
giudicare la Bailey>, mentre la radiava dalla Scuola Esoterica Teosofica, e
dalla Casa Madre di Madras, abbiamo dimostrato più che sufficientemente di
quale tempra fosse tale veggenza.
Ma,
arriviamo al punto più vacillante della presa di posizione negativa e pubblica
nei confronti della Bailey. Viene detto che ella ha manipolato materiale dei
due autori, senza sfogo alcuno di originalità.
Questo,
ci rende semplicemente attoniti. Perché non è vero!
Difatti,
per approfondire lo studio di tutto il materiale che l’Adepto Tibetano ha
dettato telepaticamente alla nostra sorella, bisogna studiare, per lo meno, le
opere che appartengono a tale dettatura, e sono circa la metà dei diciotto
titoli; gli altri furono il frutto del talento dell’autrice.
Ora,
risulta evidente, penetrata la struttura intera dei volumi menzionati, che,
negli stessi, vi è una tale ricchezza di novità, di informazioni esclusive, di
ridimensionamenti e correzioni della vecchia letteratura esoterica, che ogni
accusa di non originalità non solo suona ridicola, ma addirittura delittuosa ed
immorale. Perché dimostra che, chi critica, lo fa senza alcuna ragion veduta,
senza essersi documentato a fondo ed onestamente sull’opera della Bailey, e
sotto la spinta di fanatismi di parte e di impulsi provenienti dal lato oscuro
dell’essere.
Cosa
dire, a questo punto? Noi esortiamo lo studente a munirsi di una propria
attività investigatrice; di leggere i volumi dell’autrice, e di giudicare, una
volta completato integralmente il loro sforzo, quanto ha studiato.
A
tali volumi attinge parte del costrutto del nostro corso di lezioni. Che non
solo sono servite a dare una panoramica completa della Verità esoterica allo
studente, ma hanno anche cancellato dei gravi errori didattici di coloro che
avversarono la Bailey.
E,
questo, è karma.
STUDIO DEL VEGETARIANISMO, DAL PUNTO DI VISTA
ESOTERICO
Ci
siamo prefissi, in questo Corso di Lezioni, di porgere allo studente la
conoscenza dei tradizionali concetti che formano il quadro fondamentale della
saggezza esoterica, come è stata tramandata, attraverso i millenni, e come,
tuttora, viene studiata dai seguaci della Loggia bianca. Il nostro punto di
vista, quindi, è sempre rimasto analitico, poiché siamo convinti che
l’obiettiva presa di posizione di un individuo, di fronte allo studio
dell’esoterismo, non gli proibisca, nello stesso tempo, di alimentare in lui la
dolcezza di un impersonale amore, caldo e vivo, per la verità.
Toccando
un argomento come il vegetarianismo e dandone le sue reali ragioni di
esistenza, molto diverse da quelle che gli stessi vegetariani suppongono –
secondo le tradizioni segrete della Magia Iniziatica – forse creeremo delle
polemiche. Ma, tant’è. Il nostro dovere è di riportare, secondo le esperienze
che possediamo, e i lunghi studi che abbiamo fatto sull’argomento, l’occultismo
nei suoi giusti binari, cercando di battere via la polvere del logoro tappeto
di quel che la gente pensa che esso sia, estirpando ogni fanatismo in
proposito, ogni agire emotivo, ogni violenza di pensiero, nata da stretti punti
di vista personalistici.
Per
il momento, non consideriamo le molte ragioni morali che hanno fatto nascere il
vegetarianismo nel mondo. Non consideriamo, cioè, il fatto della crudeltà verso
gli animali, in se stessa, che spinge i vegetariani a non nutrirsi della loro
carne; né lo squilibrio che, secondo essi, porta all’organismo umano
l’ingestione della carne.
Due
ragioni fondamentali – come viene sottolineato dal Maestro Tibetano, nel
"Trattato dei sette Raggi" (Alice A. Bailey – Edizioni Lucis) – sono
le vere cause che hanno creato il fenomeno del vegetarianismo, lungo i tempi.
La prima riguarda la sfera educativa e volitiva del neofita, che intraprende il
sentiero del discepolato; la seconda ha delle ragioni occulte molto profonde e
che delineeremo più avanti.
Grazie
all’attrazione magnetica e luminosa, silente e suggestiva della Fratellanza
Bianca, da sempre il finito si è allacciato ad una forma più alta di esistenza,
lungo i secoli. Esseri umani avanzati hanno percepito il Messaggio che
scaturiva dalle Alte Cime dell’esistenza e si sono incamminati verso il mondo
interiore dell’esistenza intensificata. Sia per ragioni karmiche, quanto per il
loro movimento disordinato di vita, fu necessario – e continua ad esserlo – che
quegli individui – chiamati neofiti, e discepoli – dessero un severo ritmo di
nuova educazione alle proprie facoltà vitali. Infatti, la loro aura, le loro
vibrazioni, i loro pensieri avrebbero contrastato con potenza materiale
negativa l’Aura pacata della Gerarchia Bianca. Quindi, non solo il neofita si
trova nella necessità di staccarsi da forme di vita esteriori deleterie, ma di
crearsi un carattere ed una volontà occulti, necessari ad ogni mago bianco.
Poiché l’unico ponte che il neofita, al grado di evoluzione in cui si trova,
deve e può adoperare, agli inizi, è il corpo fisico, ecco la ragione per cui
tanta importanza ha, per lui, un’educazione del tutto biologica. Gradualmente,
egli penetra nella sfera emotiva, in quella mentale, e tocca gli Eteri Cosmici,
se la continuità di proposito risulta coerente. Cessa di eccitare il suo
sistema nervoso con l’alcool, di inquinarlo con la nicotina, di scuoterlo con
prodotti chimici che agiscano sul simpatico e sul cerebro spinale. Capita
sempre una vita, nel suo arco reincarnativo, in cui il discepolo imponga a se
stesso una vita di celibato e segua la dottrina vegetariana. Pochi, però, ne
sanno le ragioni. Per quanto riguarda il celibato, ne abbiamo esposto le
ragioni nel capitolo:" Studio del sesso, dal punto di vista occulto
". Ma, per il vegetarianismo, siamo convinti che pochi, di fronte alla
massa, ne conoscano le vere ragioni. Essi, certamente, ne portano diverse, a
favore. E tutti sappiamo quali siano. L’amore per gli animali, il rispetto per
un regno di vita inferiore, la necessità di ribellarsi ala crudeltà generale,
nei loro riguardi, e il deleterio effetto di tale nutrimento alla salute
fisica.
Tutto
ciò, però, non si allinea con l’obiettivo punto di vista esoterico; e con
l’evoluzione graduale della vita planetaria. Spesso, il vegetariano si mostra
un emotivo, un fanatico, ricco di complessi di superiorità verso la massa e, in
fin dei conti, un individuo che non ha capito a fondo il problema della vita.
Difatti, le sue ragioni non possiedono quel senso realistico e tempestivo che
pretendono di avere.
Chi
scrive ama molto gli animali. Vederne soffrire uno gli comunica un senso di
dolore fisico; e, sempre, si è sforzato, non solo di amarli, ma di educarli
secondo le necessità evolutive, sapendo che la loro meta è
l’individualizzazione nel regno umano. E ciò diciamo per dimostrare al lettore
che il nostro punto di vista non è quello di un arido intellettuale, in
materia, o di un cinico teorico.
Ciò
nondimeno, pur con le dovute eccezioni, dopo aver frequentato per anni
l’ambiente esoterico italiano, e continuando a farlo adesso, per ragioni di
servizio, quasi mai ha incontrato un’armoniosa coerenza sull’argomento. Mai, si
è imbattuto nella "giusta via di mezzo". Da una parte, i vegetariani;
dall’altra, coloro che non lo erano. I vegetariani, spesso inariditi dal loro
metodo, egoisticamente seguito per ragioni di salute personale, spirituale, o
per una falsa emotività; coloro che non lo erano, alla ricerca di mille causali
e di mille giustificazioni per spiegarne la ragione; oppure, nettamente ostili
a chi lo fosse. Ben si intende che gli onesti vegetariani riescono, tuttavia, a
dare prova di superiorità sull’umanità. Ma, solo per quanto riguarda la loro
dolcezza, la loro filantropia, la loro benevolenza. Non per la valida
comprensione del problema.
Durante
l’epoca dell’Atlantide, come afferma il Maestro Tibetano, si sviluppò il
sistema vegetariano. Era seguito negli Ordini Iniziatici. La vera ragione del
metodo aveva, e continua ad avere radici occulte. Difatti, per poter acquistare
(armoniosamente e con grande delicatezza di sviluppi) la chiaroveggenza, la
capacità di scavalcare il presente e fissare diritto lo sguardo nel futuro, i
neofiti cercavano di sintonizzarsi con le "tavolette astrali", che
contengono passato, presente e futuro, e che formano le scaglie dorate
dell’Akasha. L’Akasha è la radice del tempo e dello spazio, il gomitolo
intessuto, dall’origine dei tempi, che si dipana, durante i cicli evolutivi,
portando alla luce il Disegno Logoico. Tutti gli iniziati, sviluppando il
chakra alla sommità del capo, riescono a raggiungere il riverbero costituito
dalle "arie eteriche", vibranti nella controparte invisibile del
cervello; quindi, possiedono il dono della preveggenza, collegati, come si
trovano, al grande mare dell’Etere Cosmico, in cui sono incisi tutti i fatti,
dal più grande al più piccolo, che costituiscono la linea di minor resistenza,
architettata, dall’origine dei tempi, dal nostro Logos Planetario, prima che
Egli colasse nel crogiolo del mondo obiettivo il Suo Proposito. Ora, l’Akasha
vibra intensamente sotto il dominio del secondo Raggio. Sia – da una parte –
perché Giove, l’Emanatore del secondo Raggio, è il Discepolo planetario più
"vicino" al nostro Logos solare, e ne cela, più di ogni altro, i
Progetti sublimi, sia perché il secondo raggio è l’assorbitore per eccellenza;
quindi, rappresenta l’aspetto femminino della natura. Il Logos ne fissa la
Volontà originaria sul Corpo, come su di una matrice di cera, rendendolo il
depositario di Essa. Analizzando il mondo vegetale – sempre secondo le
conoscenze esoteriche – noi veniamo a sapere che la Vita che ne costituisce
l’anima è un’apoteosi del secondo raggio. Difatti, sul nostro pianeta, essa ha
il secondo, il quarto ed il sesto Raggio completamente sviluppati in lei. Tutte
le qualità del secondo Raggio – di conseguenza – vengono intensificate dalla
vibrazione dualistica del quarto e del secondo. Sintonizzarsi con il regno
vegetale, abolendo la carne e nutrendosi dei suoi frutti, significa assorbirne
il potere e la natura. Significa vibrare sulla fortissima e radicale lunghezza
d’onda del secondo Raggio; significa raggiungere, a lungo andare, la padronanza
dell’Akasha.
Queste
sono le vere ragioni del vegetarianismo. E se qualcuno obietta che è
impossibile che la Gerarchia non accetti, come valide e principali, le ragioni
filantropiche che seguono la maggioranza dei vegetariani, riguardo alla ragion
d’essere della loro disciplina, noi risponderemo che, da che mondo è mondo, la
Gerarchia è stata, sempre, esempio di bontà, di amore e di fratellanza non solo
tra uomo ed uomo, ma tra regno di natura e regno di natura. Però, tiene conto
anche di altre profonde ragioni, che non si possono svellere dalla realtà dei
fatti. Il regime vegetariano deve essere sovente seguito, come dicemmo, ed
almeno per una vita, da parte del discepolo. E’ una regola. Ma, per ragioni ancor
più profonde, che non siano soltanto quelle emotive. Il discepolo consideri che
il karma non tiene conto di alcun regno della natura. Nei passati tempi, in cui
l’umanità prese a nascere sul nostro pianeta e, per ragioni naturali, viveva
senza difesa, senza intelletto, con una costituzione fisica pressoché uguale a
quella animale – ma, tuttavia, più debole – le belve, a ricordo di Gerarchia,
rappresentarono uno dei flagelli più spaventosi che siano mai esistiti.
L’umanità veniva spaventosamente dilaniata, divorata, falcidiata dalla ferocia
e dalla forza del regno animale. Il karma è la molla irreversibile che, ora,
spinge l’uomo a nutrirsi della vita animale.
C’è
ancora un’altra considerazione che desideriamo fare, per concludere
l’argomento.
Non
si confonda quanto detto sinora con la vivisezione. Non stiamo parlando di
essa. Questa pratica è una delle maggiori vergogne dell’umanità cosiddetta
scientifica, e molte prove sono state portate, da chi vi si oppone, a
dimostrazione che essa, oltre a rappresentare l’immorale crudeltà che è, non ha
che una debolissima validità tecnica riguardo ai risultati che ottiene.
Il
mondo vegetale possiede una sua sensibilità invisibile, altrettanto consapevole
di quella animale.
In
un capitolo del famoso libro "Autobiografia di uno Yoghi"
(Paramahansa Yogananda – Astrolabio Editore) il suo mistico autore dimostra
come nulla, in natura, sia privo di una sua coscienza e di una sua sensibilità.
Ciò avvalora le ragioni per cui il vegetariano erra nel credere che quanto di sofferenza
possa venire arrecato al regno animale, nutrendosene, si possa dirottare sul
regno vegetale, che non ha una coscienza, e quindi non subisce alcun danno,
costituendo la fonte nuova di cibo per l’umanità.
Paramahansa
Yogananda descrive l’incontro che fece con il famoso scienziato indiano Jagadis
Chandra Bose, dell’Università di Presidency e fondatore dell’istituto di
ricerca Bose, a Calcutta.
Il
grande scienziato possedeva anche una sbalorditiva capacità inventiva e
tecnica, che gli permetteva di costruire strumenti di grandissima utilità ed
interesse scientifico. Il crescografo Bose consentì (quando ancora non era
stato inventato il microscopio elettronico) un ingrandimento di dieci milioni
di volte.
Riportiamo
un brano del capitolo VIII del libro ("Il grande scienziato indiano
J.C.Bose") per dimostrare come le piante abbiano una sensibilità ed una
coscienza altrettanto vivide – anche se non complesse – di quella del regno
animale.
"….Visitai
di nuovo il Centro di Ricerche (n.d.r. – Bose) qualche giorno dopo
l’inaugurazione. Il grande botanico, rammentando la promessa fattami, mi
condusse nel suo tranquillo laboratorio.
<Applicherò
il crescografo a questa felce; essa diventerà enorme. Se lo strisciare di una
lumaca venisse amplificato nelle stesse proporzioni, ci sembrerebbe di vederla
filare come un treno espresso.>
Il
mio sguardo era fisso sullo schermo che rifletteva l’ombra ingigantita della
felce. Ora si vedevano chiaramente i minutissimi movimenti vitali; lo
scienziato ne toccò la cima con una piccola sbarra di ferro: la pantomima che
si stava svolgendo si arrestò bruscamente, e riprese il suo ritmo eloquente non
appena la sbarra venne ritirata.
<Avete
visto come la più piccola interferenza esterna è nociva ai sensibilissimi
tessuti> mi fece rilevare Bose. <Osservate: ora somministrerò alla pianta
del cloroformio, e poi un antidoto.>
L’effetto
del cloroformio arrestò la crescita; l’antidoto la riattivò. L’andamento dello
sviluppo che appariva sullo schermo mi teneva avvinto più di un film dal
complicato intreccio. Il mio compagno (che ora aveva assunto la parte
"dell’uomo cattivo") inferse alla felce un colpo con uno strumento
tagliente. Spasmodiche contrazioni indicarono il dolore. Quando egli infilò un
rasoio nel grembo, l’ombra si agitò con violenza, poi si arrestò con i sobbalzi
finali della morte"
Non
vorrei deludere i miei fratelli vegetariani. Ma la descrizione appena data
delle sofferenze del regno vegetale, altrettanto vive – se non maggiori – di
quello animale non giustificano i loro assunti, o la loro coscienza, quando
affermano che nutrirsi di esso elimina dalla responsabilità del dolore e della
violenza l’uomo che se ne nutre, e che evita, così, di cibarsi del regno
animale.
Desideriamo
che lo studioso ci venga incontro. La disciplina del celibato e del
vegetarianismo, una volta lungamente provata, può, per varie e molteplici
cause, essere abolita. Ciò non significa che, di rimbalzo, molti possano
affermare – sic et simpliciter – che la nostra asserzioni riguardi proprio
loro! In ogni caso, il Verbo Gerarchico desidera che il vegetariano e colui che
frena i suoi desideri sessuali sappiano, profondamente, perché lo fanno.
Si
lasci, quindi, secondo una spirituale ampiezza di vedute, esaurire il karma che
contrappone il regno umano a quello animale, in linee generali. Ci si sforzi di
amare, in tutto e per tutto, i nostri fratelli minori; si abolisca dagli
ospedali e dalle università il crudele esperimento della vivisezione; si
abolisca l’arido e criminale istinto della caccia; ci si faccia un tutt’uno con
la missione di educare gli animali, perché trapassino nel regno umano, senza
difetti e tare che porterebbero con sé. Grazie a tali propositi, il Piano si
inserirà, più armoniosamente e dolcemente, nel mondo dell’oggettività e l’uomo
ne sarà, in realtà, un collaboratore divino ed intelligente
Centro Studi Esoterici Kriya - Via
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