Dal Greco Antico al Greco Moderno

 

 

Il turista che visiti la Grecia e che abbia studiato il Greco antico si trova probabilmente più a suo agio con la lingua scritta che non col Greco parlato. Riconosce sui cartelloni indicatori, sui giornali, qualche parola familiare, un'identica scrittura, delle radici universali.

Ma il Greco moderno non è un'"altra" lingua rispetto al greco antico. È la stessa, che si è semplificata grammaticalmente, ha subìto influenze bizantine, italiane, turche, ma che – nella sua struttura – è quella di quattromila anni fa. Originariamente, i diversi popoli (Ioni, Achei, Dori) parlavano ognuno il proprio dialetto; oggi, infatti, ad Astypalea, a Karpathos, si trovano ancora tracce del linguaggio dorico. Successivamente, con le conquiste di Alessandro Magno, la lingua greca si è unificata.

Migliaia di parole del Greco moderno sono identiche al Greco antico, benché pronunciate e declinate in modo diverso.

Ma allora, perché il pane si chiama ywmi e la panetteria artopwleion, la via dromoV mentre su tutte le targhe è scritto odoV, la montagna si chiama bouno e il monte Athos oroV, la porta si chiama porta ma sull'autobus è scritto qura, e così via? Si potrebbero citare molti altri esempi delle differenze fra la lingua parlata e la lingua scritta o ufficiale.

Effettivamente, in Grecia esistono due lingue: la lingua popolare, usata da tutti, cioè la lingua demotica, h Dhmotikh, lingua viva, in evoluzione, impregnata di storia e la lingua pura, h Kaqareuousa, da kaqaroV, "puro", lingua ufficiale, lingua dell'intellighentsia greca, dell'élite, della Diaspora.

La disputa fra la lingua del popolo e la lingua arcaizzante, imposta nel 1821 come lingua ufficiale, è durata decenni. Fino al 1976, la Kaqareuousa era la lingua ufficiale, amministrativa, universitaria ed un ottimo strumento di selezione per le classi privilegiate, che consentiva di eliminare chi conosceva solo il greco popolare: la riforma compiuta quello stesso anno, però, ha definitivamente optato per la Dhmotikh come lingua ufficiale.

La lingua popolare è molto ricca e piena di termini italiani: porta "porta"; mpalkoni "balcone"; kaltsa "calza". Ma anche di termini turchi: ntoulapi "armadio"; rezili "disonore"; ntahV "duro"; inoltre, tutte le parole che riguardano la musica: mpaglamaV, laouto, tsijteteli, ed anche la cucina: mousakaV, kejtedeV, tzatziki, mpaklabaV, ecc.

La Kaqareuousa è rigida, morta, incomprensibile per il popolo; ma il greco moderno è costituito da una sottile integrazione fra Greco arcaico e Greco vivo, e ciò ne fa una lingua dalle possibilità infinite, complesse, di difficile traduzione, ricca di sfumature.

Nessuno si esprime in Greco "puro" o in demotico "puro". I Greci d'oggi si esprimono in Greco moderno che è un amalgama, il risultato di una cultura. L'eternità della Grecia risiede anche nella sua lingua.



Il seguente brano è tratto dalla pubblicazione "Grecia - Una Introduzione" (a cura dell'Ufficio Stampa dell'Ambasciata di Grecia in Roma):

Dall'epoca di Alessandro Magno e poi per molti secoli successivi, la lingua greca è stata la Koinè, l'idioma comune (quello che per noi è l'inglese), delle civiltà che si affacciavano sul Mediterraneo. Oggi è parlata, nella sua versione demotica (vale a dire "popolare", in contrapposizione alla versione katharèvousa, dotta ed elitaria), da poco più di dodici milioni di persone, ma presenta ancora una straordinaria continuità col suo passato: dopo tremila anni, infatti, i greci continuano ad utilizzare parole antiche come la loro stessa storia, continuano a chiamare il mare qalassa, l'uomo anqropoV, la donna guneka; insomma usano gli stessi termini che usavano Omero o Platone o Sofocle. Il risultato è una lingua fortemente evocativa, ricca di memorie, testimonianza diretta della vitalità di un mondo mai totalmente scomparso.

Anche molte parole italiane hanno radici greche: solo per fare qualche esempio, "biologia" deriva dal greco "bìos" (vita) e lògos (parola, discorso); "alfabeto" viene dalle prime due lettere dell'alfabeto greco, alfa e beta, appunto, mentre l'etimologia del termine "Bibbia" risale a biblìa, che in greco significa "libri", così come "Vangelo" viene da evanghelos, letteralmente, "che annuncia la buona novella". Di seguito, ecco altri termini: economia (oikonomia), architettura (arcitektonikh), dialogo (dialogoV), politica (politikh), energia (energeia), filosofia (jilosojia), storia (istoria), democrazia (dhmokratia), sistema (susthma).

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