"L'individuo, prendendo coscienza delle ragioni delle proprie scelte e del proprio lavoro, si inserisce nei processi della cultura come processo del lavoro e diviene, nel contempo, creatore di una nuova cultura. L'arte, quando è tale, può dare un valido contributo con l'indicazione di metodi operativi e di scelte morali. " (Achille Pace, 1975) Cinque opere - dall'Itinerario 109 del 1963 all'Itinerario costruttivo del 1974, dall'Incontro del 1978 (Biennale di Venezia, 1982) all'Itinerario rosso degli anni '90, agli Itìnerari paralleli del 2002 - costituiscono il corpus di questa mostra romana, scelte a significare per exempla le tappe di un percorso di ricerca che si è venuto snodando a partire da una fondativa affermazione di poetica mai smentita, che ha orientato la traccia di un andare al tempo stesso determinato ed imprevedibile, lungo il quale, per Argan, "i sinuosi ma esatti percorsi del filo tessono lo spazio sul rapporto da uno a infinito... ".
"Poetica del filo" è definizione efficace per tenere insieme il lessico, i procedimenti linguistico-formali, il sistema segnico, lo statuto stesso del codice della comunicazione estetica in Achille Pace, nel corpo di un contesto, di un tempo e di uno spazio storicamente dato, che tende ad istituire linguaggi, ruoli e fini dominanti della stessa pratica dell'arte, cui un "tecnico delle immagini" deve opporre "sempre che voglia conservare l'autonomia della propria disciplina,...immagini che non siano mercificabili e che si sottraggano ai normali circuiti del consumo " laddove "l'autonomia di una disciplina consiste nell'impegno a praticarla nell'interesse di una società intera" (Argan, 1970). Proprio a partire da Argan fino ai più recenti esegeti, il "filo" di Achille Pace è stato indagato nella complessità delle sue tensioni di segno linguistico, significato concettualmente pregnante e significante intenzionalmente connotato di valenze semantiche, in grado di dare corpo "momento per momento, nel tempo e nello spazio operativo ", attraverso il suo essere materia oggettiva, alla realtà, fino ad attingere valore di simbolo, che tiene insieme gli opposti razionale-irrazionale, concettuale-materiale, logico-emozionale, vita-morte "La guerra aveva distrutto le case, ma anche i linguaggi. Prima che le immagini si doveva ricominciare a formare lo spazio e la forma, partendo dagli elementi primari della formazione" (A. Pace, Gruppo Uno, 1998). Stabilite le relazioni di somiglianzà, continuità, contiguità, differenza e opposizione all'interno del Novecento, si trattava di procedere con coerenza alla costruzione di valore fondata sulla metodologia della forma, come processo di formazione e pedagogia artistica, e pertanto sul procedimento linguistico che lo struttura, la cui eticità sta nella scelta compiuta dall'artista in grado di rifondare principi e processi dell'operare nonché modalità e valore della percezione-fruizione Al fine di affermare, nel contesto storico della modernizzazione, il concetto e la pratica della socialità dell 'arte. Proficuo ci sembra, per l'oggi, insistere sulla complessità di senso che l'Itinerario di Achille Pace, da intendersi come un continuum, descrizione e rappresentazione di un percorso ad uso di chi lo può compiere, può suggerire: se è vero che nell'etimologia stessa del vocabolo sono contenuti sia il viaggio che la sosta, sia l'andare verso che la misura del cammino percorso, e infine il concetto operativo di metodo e procedimento. Servendoci di uno sguardo ancipite, in grado di comprendere l'incipit e la tappa più recente, e misurare (e misura è termine che s'addice a quell'autobiografia aniconica che è l'opera omnia di Achille Pace) sia la distanza che la speculare coincidenza tra i due estremi, in funzione della validazione di un metodo la cui applicabilità può essere estesa ad altri contesti storici. Cosi, se l'iniziale rigore del procedimento linguistico ha portato Pace ad una "poesia del pensiero" attinta mediante un processo di scarnificazione del linguaggio visivo operata con l'espulsione degli elementi ridondanti nell'ipertrofia dell'immagine insignificante, oggi, "la lotta dell'arte contemporanea deve in primo luogo affrontare l'onnipresenza dell'immagine... mettere in discussione direttamente o indirettamente le evidenze dell'immagine" (M. Augè, Finzioni di fine secolo, 2001). Così, quarant'anni e più dopo, nel contesto della globalizzazione, di nuovo la guerra distrugge le case, ma anche i linguaggi E di nuovo la scelta, come etica dell'operare artistico, deve dare forma al linguaggio in un razionale e rigoroso procedimento di costruzione di senso e di valore, in una rinnovata socialità dell'arte.
"L'arte contemporanea deve restituire alla relazione sociale il suo posto al principio e alla fine dell'opera...perché l'interrogazione sul reale ha senso solo se è condivisa, solo se l'opera è nello stesso tempo appello, atto sociale e creazione sociale "( Augè, cit.. 2001 )
Anna Cochetti 2002