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Adriano Di Giacomo

POLICARBONATI

Testo di

Roberta Gianni

LA CUBA D'ORO

Via della Pelliccia, 10 - 00153 ROMA tel. 06 58320342 - tel./fax 06 5897368


SEME MICROSCOPICO

Nella sua ricerca artistica Adriano Di Giacomo ha adoperato un linguaggio molteplice realizzando installazioni, sculture, pitture e fotografie. Sin dall'inizio egli ha rivolto il suo interesse verso studi sia scientifici quanto artistici per dissetare il proprio desiderio di sapere, di conoscere, di scoprire... cosa? Ciò che ogni uomo ricerca da sempre... in ogni opera, in ogni passaggio, in ogni momento della sua espressione artistica Di Giacomo porta avanti la sua ricerca rivolta a rendere visibile l'invisibile, tangibile l'inafferrabile e attualizzabile l'impossibile.

Le sue opere sono caratterizzate da un continuo divenire, da una trasformazione, una crescita, una metamorfosi dello spazio e del tempo, della città e della nostra quotidianità. Due simboli assoluti dell'universo: la città e l'uomo, contenitore e contenuto, città intesa come "luogo" e uomo inteso come "umanità". Nonostante l'assenza della figura umana le sue opere tendono a instaurare una dialettica tra l'uomo e la città, tra lo spettatore e l'opera; chi la osserva è chiamato a farne parte, a partecipare. Volutamente, in modo premeditato, Adriano crea un percorso obbligato per far osservare l'opera. Grazie all'utilizzo di lastre di policarbonato, che separano/uniscono l'immagine pittorica con lo spazio esterno, è possibile avere una visione chiara e nitida solo raggiungendo una determinata posizione di fronte all'opera. Il tracciato di un percorso ha sempre assunto un valore fondamentale nella conquista di nuovi spazi. In questo caso il tracciato stabilito dall'artista permette allo spettatore di vivere un'attesa spazio temporale per individuare una personale direzione di senso, rispetto all'opera. Una volta raggiunta la posizione ottimale per percepire adeguatamente l'opera si possono rilevare strutture primarie, forme solide, determinate da un'assoluta essenzialità. Esse esprimono una forza dirompente, di struttura minimale/costruttivista, forse edifici simbolo di civiltà passate o future, edifici sacri protesi verso l'alto con l'intento di mettere in contatto l'umano con il divino. Parallelepipedi sghembi che danno l'idea di un mondo sommerso, paesaggio-simbolo di un anelito nostalgico o di una recondita paura, sensazioni che ricordano gli icerberg di Friedrich in Naufragio della speranza, ma questa volta la sublime malinconia non è data da una natura arcana e simbolica, ma da una natura sfruttata e maltrattata dall'uomo. Da sempre l'uomo ha "creato" con lo scopo di migliorare il proprio tenore di vita, ma spesso con fini egoistici, alla ricerca del proprio benessere, un benessere privato e non universale, alimentando una continua "solitudine urbana".

Un ulteriore protagonista delle opere create da Di Giacomo è il policarbonato alveolare, tipico materiale industriale ormai divenuto di uso comune nella città. Le sue applicazioni sono infinite. Il paradosso insito in questo materiale è nella sua composizione: formato dall'unione di potentissimi veleni (l'ossido di carbonio, il cloro e il bisfenolo A) giunge alla genesi di un elemento trasparente, resistente, ma soprattutto atossico . L'artista utilizza questo materiale, simbolo della città industrializzata, che ha in sé caratteristiche positive perché innocuo.

Nella serie dei policarbonati, presenti in mostra, Di Giacomo non utilizza più come sfondo il bianco o il grigio, ma esclusivamente il nero. Lo sfondo nero cela, nella sua oscurità, timore e paura verso il presente proiettando questa paura verso il futuro. Il presente, difatti, è un momento di passaggio in cui fondamentali sono le nostre "scelte" per illuminare questo buio, per far vivere la Speranza.

È noto l'impegno sociale e ambientale dell'artista nella partecipazione attiva a eventi di solidarietà organizzati da varie associazioni. La mag­gior parte delle sue creazioni sono collegate da un cavo rosso, conduttore che consente la trasmissione di messaggi. Il rosso del cavo, circondato da tinte fredde, stimola nel nostro organismo un'alterazione della pressione sanguigna, accelera il polso e aumenta la frequenza respiratoria. Simbolo della presenza umana, questo filo rosso ha una doppia valenza, negativa e positiva. Nella sua connotazione negativa è identificato come aggressione, ostilità. Nella sua connotazione positiva, invece, è energia in movimento, calore che da vita, che da Speranza, cuore che continua a battere, simbolo dell'uomo del suo flusso continuo... appendice di questo cavo è lo spettatore che può con la sua vita modificare le cose. Il filo rosso è il simbolo metaforico della dualità, negativa/positiva, che l'uomo può esprimere con le sue azioni nel corso della vita.

In mostra sono presenti anche foto, ingrandite su forex, di installazioni che Di Giacomo ha realizzato in siti tipicamente urbani, in antichi centri storici, o immerse nella natura. Sono strutture di legno che riproducono gli stessi parallelepipedi sghembi presenti in tutte le sue opere, ma questa volta doppiamente rappresentati, sia nella forma delle strutture quanto dipinti sui lati di queste. Ricordano fossili di un passato ormai lontano o meteoriti cadute dal cielo che portano una realtà estranea e diversa dalla nostra. Queste installazioni suscitano un "silenzio riflessivo"; nella pulizia della forma e nell'essenzialità dei materiali si distinguono da ciò che le circonda, ma allo stesso tempo ne fanno parte.

In conclusione si può affermare che l'operato di Di Giacomo è il risultato di un "fare". Essere attivi, ci fa scoprire simili al mondo, ci permette di conoscere e di muoverci in modo produttivo, scoprendoci parte del tutto. È un'esperienza individuale, ma riassuntiva dell'esperienza collettiva. L'arte di Adriano è una denuncia verso comportamenti che stanno causando situazioni gravose dal punto di vista ambientale, ma non solo. L'intento è cercare di modificare lo sguardo dello spettatore grazie all'esperienza dell'incontro con l'opera d'arte, suscitando un dubbio, un interrogativo, affinché questa continua ricerca - espressione di vita - non sia solo presente nell'artista, ma in ognuno di noi. In tutto l'arco della sua attività artistica ritroviamo un seme microscopico di Speranza per vedere l'invisibile, per toccare l'intangibile e raggiungere l'impossibile.

Roberta Gianni


 
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"Fortilizi", 1996
installazione su Torre di Perna, Roma (particolare)
policarbonato, acrilici, quarzoplastico, legno
 

 

 
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"Ultimo turno di guardia", 1999
installazione su fortificazioni di Sermoneta (particolare)
policarbonato, acrilici, quarzoplastico, legno, cavi
"Memory box", 2000
installazione su pensilina del Teatro del Vascello, Roma - rassegna "Orizzonte Rosso"
(particolare) acrilici, quarzoplastico, legno


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"policarbonato/passaggio al nero 1",2004
cm 100x100x4 policarbonato, pvc,acrilici,cavi
"policarbonato/passaggio al nero 2", 2004
cm 100x100x4 policarbonato, pvc,acrilici,cavi


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"policarbonato/passaggio al nero 3", 2004
cm 100x100x4 policarbonato, pvc,acrilici,cavi

Adriano Di Giacomo, nato in Lucania nel 1948, vive e lavora tra Roma e Ancona. Dopo l'Istituto d'Arte di Ancona, diretto da Edgardo Mannucci, si diploma presso la Scuola Superiore di Disegno Anatomico della Facoltà di Medicina dell'Università di Bologna e, successivamente, con­segue l'Alta Formazione presso l'Accademia di Belle Arti di Roma nella Sezione di Pericle Fazzini discutendo la tesi con Vivaldi. Ordinario di Di­segno e Storia dell'Arte nei licei di Stato consegue diversi Perfezionamenti presso l'Università di Firenze, nella Facoltà di Scienze della Formazione, ed il recente Perfezionamento in Didattica Museale presso l'Università RomaTre. Ha collaborato con istituzioni universitarie e in pubblicazioni con la FAO. È fondatore di Associazioni Culturali per l'Arte Contemporanea e promotore di eventi artistici e culturali. Espone da giovanissimo, già nel '68 al Premio Sassoferrato (AN) e nel '69 a Bologna è presente al Museo Civico nell'ambito di "Proposta per una Manifestazione/Incontro", nel corso degli anni è stato costantemente presente in oltre duecento mostre collettive e personali in Italia ed all' estero.

Sue opere sono presenti in musei e collezioni di importanza regionale e nazionale:

Collezione Comunale d'Arte Contemporanea, Sabaudia, (LT); -Mysti-que Museum, Malta; -Museo della Grafica di Bagnacavallo (RA); -Galleria Comunale di Spello (PG); -Museo della Carta di Fabriano (AN); -Collezione Cafe Mozart, Milano; -Galleria Comunale Arte ModernaContem-poranea Spoleto (PG); -Collezione Banca Popolare di Milano; -Collezione Civica di Stato Città di Gyòr, Ungheria; -Collezione Cazzavillan,Storico Ristorante "La Colomba", (VE); -Museo Provinciale "Parco S. Mar­gherita" CERP, (PG); -Museo Comunale dell'Informazione Città di Senigallia (AN); -Museo Comunale di Praia a Mare (CS); -Collezione Imagery, Bari; -Collezione Dobfar, Anagni (FR)/Milano; -Collezione Civica Museo di Termoli; -Collezione Centro Doc. "Lavatoio Contumaciale", Roma; -Galleria Comunale d'Arte Cassino (FR) (Biennale del Libro); Collezione Albornoz/Tulli, Spoleto (PG); -Collezione Artehotel, Perugia; -Museo Artisti Italiani a Durazzo (in preparazione), Albania; -Museo Bargellini, Pieve di Cento (BO); -Museo d'arte contemporanea di Lipizza (Croazia); -Museo all'aperto di Olevano Romano (RM); Fondazione Lagostina, Omegna (VA); Museo Civico, Casacalenda (CB); Collezione Centro "II Campo", Campomarino (CB); -MUDITAC, Museo Didattico Territoriale d'Arte Contemporanea Majorana, Roma. Documentazione è reperibile negli archivi di rilevanti istituzioni del settore come L'Archivio della Biennale di Venezia, del Comune di Roma, del Pecci di Prato, in Ungheria, Germania (Kassel), Francia, Inghilterra (Tate), ecc. Numerosi gli scritti, le note critiche, le segnalazioni di studiosi e storici dell'Arte sul suo operato: Fulvio Abbate, Carla Antolini, Vito Apuleo, Enzo Battarra, Mirella Bentivoglio, Berenice, Giorgio Bonomi, Marco Bottelli, Valentina Cagliani, Michele Caldarelli, Maurizio Calvesi, Grazia Chiesa, Anna Cochetti, M. Cristina Coccoluto, Marcella Cossu, Claudio Crescentini, Gabriella Dalesio, Emidio de Albentiis, Mario de Candia, Carla De Cherchi, Simonetta Dezi, Claudio Di Biagio, Arianna Di Genova, Giorgio Di Genova, Manuela Filippi, Massimo Garritano, Giulio Gasparotti, Karis Gasparri, Roberta Gianni, Guglielmo Gigliotti, Matteo Gorlaghetti, Francesca Incardona, Mariella Lestingi, Mario Lunetta, Teresa Macrì, Mario Manini, Giuseppe Maradei, Antonella Marino, Barbara Martusciello, Alessandro Masi, Julia Mészàros, Dario Micacchi, Anto­nella Micaletti, Giuseppe Neri, Rita Olivieri, Francesca Paci, Mara Pancheri, Giusy Petruzzelli, Lidia Reghini di Pontremoli, Ludovico Pratesi, Claudio Rendina, Miro Renzaglia, Natale A. Rossi, Marilyn Russel, Giu­seppe Salerno, Secondo Sannipoli, Jasminka Poklecki Stosic, Ivan Simonini, Viviana Tessitore, Mario Tornello, Elda Torres, Mario Ursino, Emilio Villa, Maria Vinella.


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