Ecco a voi tutti, finalmente, le mie mitiche poesie, scritte in età giovanile (diciamo intorno alla terza liceo...). Vi lascio un piccolo indicino per non dovervele scorrere tutte manualmente...
 aa  
ma ora, largo all'OPERA!!!

 Riccardo Carlesso
     Canzoniere 

Un gatto
(da Il Canzoniere di Riccardo Carlesso, I)
    Una delle prime poesie (e prima del canzoniere) di Riccardo Carlesso, uno dei poeti che più ha caratterizzato la letteratura del fine Novecento, è senza dubbio molto spensierata e gioiosa. Grazie ai settenari, forme metriche tra le più veloci, è riuscito a dare un ritmo particolare a questa poesia, che diviene quasi musicale. Il primo posto dato a questo sonetto nel Canzoniere proverebbe un profondo legame affettivo tra i due. E' un sonetto sperimentale già a partire dalla metrica: le rime sono invertite e stravolte. Protagonista del sonetto è un certo gatto, probabile metafora, secondo le fonti, con cui soleva chiamare un suo amico, Alessandro Buzzoni. Altri critici attesterebbero il nome, invece, a Jacopo Martini, altro amico del Carlesso. Il cursus inizia lentamente, e diviene via via più veloce. Le rime lo assecondano: da un iniziale ABAB, si passa ad un sempre più frenetico e ridondante GGG. Importante è poi il termine "gattata": l' autore ne parla come di una cosa fatta con furbizia ma che si rivela un fallimento: cosa che quindi si dimostra non così furba. Secondo le fonti dell' epoca, un fatto simile era stato fatto da Martini (cosa che sposterebbe le ipotesi sulla metafora del gatto da Buzzoni a lui). Sembra che fosse arrivato a scuola in ritardo per evitare un' interrogazione e che si fosse messo ad origliare per ascoltare quando il professore finiva d' interrogare. Udito che si sarebbe andati avanti a spiegare, sarebbe entrato per poi essere prontamente interrogato dal professore (o prof, come nello slang degli anni 80-90). Altri esempi (meno celeberrimi) di gattata sarebbero un fuoco (vedi note per il significato) di un certo Jonata Costa, visto dal suo professore di matematica e dalla sua preside, mentre aspettava un suo amico dopo l' entrata da scuola.
    Senz' altro composto in età giovanile, rimane uno dei più importanti sonetti del Carlesso, ove si nota una certa erudizione ed un sapere ancora troppo enciclopedico (ovvero nozionistico).
 
1 "Iocava co' compagni": Da notare l' assonanza: ca, co, co.
2 "Non fe' di che mi lagni": Controversa l' interpretazione di questo verso; probabilmente: "Non aveva mai fatto qualcosa di cui mi dovessi dispiacere". Questo verso è l' unico indizio della grande amicizia che doveva esserci tra l' autore e "il gatto".
3 "Quo modo": "In questo modo"; da notare la reminiscenza latineggiante.
4 "Chè": "poiché".
5 "Si ve' ch' era fittizia": "Da ciò si deduce che doveva non essere vera". "Si ve'" è la contrazione di "si vede".
6 "In fuoco fu beccato": "fu colto mentre faceva fuoco". "Fuoco" fa parte dello slang di fine Novecento molto usato dagli studenti. Vuol dire marinare la scuola.
7 "Non pronto interrogato": "interrogato quando non era pronto". Controversa anche l' interpretazione di questo verso. Non si sa se il Carlesso alludesse al fatto che Alessandro Buzzoni non studiasse mai o al fatto che fosse interrogato sempre quando, di rado, non si era preparato. Per la profonda vicinanza tra il Carlesso e l' amico, si è più propensi ad accogliere la seconda ipotesi.
8 "infine rimandato": "alla fine dell' anno fu rimandato a settembre".

L'africano
(da Il Canzoniere di Riccardo Carlesso, II)
    Certamente dedicata ad un amico del Carlesso, Francesco Maria Cesari, è senz' altro composta in epoca più tarda e matura rispetto a "Un gatto". Risale certamente alla terza liceo del Carlesso, poiché dice:"Due anni or son conobbi", e lo conobbe in prima liceo. C' è qualche critico che nega la pelle nera del Cesari, considerandola solo una caricatura, ma le fonti dell' epoca sembrano attestare il contrario. Il significato dell' ultimo verso dovrebbe invece essere ironico, data la profonda amicizia tra l' africano e il poeta. Da notare la differenza tra l' articolo usato per identificare gatto e africano. "Un" potrebbe essere stato usato per alludere a più "gatti" (Buzzoni, Martini, ecc.), mentre l' articolo determinativo davanti ad africano potrebbe alludere all' originalità e unicità dell' elemento: forse il Cesari viene dunque alluso come "fenomeno da baraccone".
Questo rimane uno dei più importanti sonetti del Carlesso, ove si nota una certa erudizione ed un sapere ancora troppo enciclopedico (ovvero nozionistico), anche se è molto più scorrevole del primo sonetto.
 
 

Metrica: Sonetto di settenari; rime: ABAB, CDCD, EFE, FEF.
1 "bell'": Quel "bell'" è chiaramente ironico.
2 "di latte paion fatti": Diversamente dalla carnagione del figlio, la loro è bianca: quindi, normale.
3 "mole": è controverso il significato di questa parola. Potrebbe alludere ad un peso esagerato, ma, secondo le fonti, l' obesità è una dei pochi difetti che il Cesari non aveva. Potrebbe dunque alludere alla somiglianza tra il Cesari e il Ghesini, compagno di classe di entrambi (fino alla quarta liceo) che dimostrava proprio questa malformazione. Altri critici pensano invece a "mole" come una parola "rimediata" dal poeta tra le poche che facessero rima con "vuole" e "suole". Dato il così alto livello artistico delle sue opere, preferiamo comunque scartare codesta ipotesi.
4 "sarà gran brutto affare": "se anche il Ku Klux Klan lo trovasse, ci rimetterebbe solamente". Forse il Carlesso allude al fatto che il Cesari fosse un pessimo elemento.

Lo stagno
(da Il Canzoniere di Riccardo Carlesso, III)
    Mai lo sperimentalismo del Carlesso ha raggiunto un culmine più alto: la nuova forma metrica degli "esametri sfortunati" (vedi metrica, sotto), il linguaggio più basso, un forte uso della ridondanza e di un ritmo frenetico, garantito dall' uso dell' esametro al posto del più elegante settenario, l' uso della poesia nella poesia ("Puttana la rana", etc).
    La trama è semplice: una rana, un ranocchio e un girino stavano facendo il bagno in uno stagno. Improvvisamente arriva una famiglia che rompe l' idillio: entra in acqua e disturba la famigliola. La rana decide così di spaventarli e questi, impauriti, scappano via.
    E' un' opera altamente allegorica: pare infatti che la rana, il ranocchio e il girino fossero il simbolo di tre compagni di classe (due del liceo e uno delle medie) del Carlesso: la Chiara Bezzi (così chiamata perché di liberi costumi), Matteo Atti (cosiddetto per le sue tendenze da "altra sponda"), e Marco Malagolini (per quest' ultimo non è l' aggettivo a determinare la persona - nonostante non fosse una cima - bensì l' animale stesso: veniva detto girino perché sembrava una larva, e il girino rende abbastanza l' idea).
    Quest' opera è, inoltre, visibilmente didascalica: il Carlesso tratta temi ormai dimenticati ma sempre attuali come il consumismo, il poco rispetto dell' uomo verso la natura. Allegoricamente, dà anche un segno "apocalittico": se l' uomo non starà attento la natura gli si rivolterà contro (come la famigliola di rane ha fatto con la famigliola di umani).
    Duplice è dunque lo scopo del Carlesso: scherzoso nei confronti degli amici, ma anche critico nelle sue invettive contro l' uomo.

 



Metrica: esametri sfortunati (così chiamati perché in 17 versi; secondo le fonti dell' epoca il 17 portava sfortuna); rime: ABAB, ABAB, CDE, CDE, FFF.
1 "Vidi... sola": Questi primi quattro versi vogliono costruire una situazione idilliaca e sottolineare la presa di posizione del poeta a favore degli animali contro l' uomo (vedi introduzione).
2 "con la coca cola": Non vuol tanto dire che andarono a fare il bagno con la lattina. Qui l' autore vuole rappresentare con la coca cola il consumismo dell' uomo (vedi introduzione).
3 "con poco decoro": La famiglia uscì tanto spaventata che si sarebbe fatta compatire se ci fosse stato qualcun altro in giro.

Il buffone
(da Il Canzoniere di Riccardo Carlesso, IV)
    Vengono presi nuovi temi in questo sonetto eccezionale per la sua dinamicità e per i suoi concetti fusi con una tale sapienza narrativa da rasentare la cultura Palumbea (come ci dice l'Autore in frammenti andati perduti). Innanzitutto il tema dell' amarezza, come definita dall'Autore stesso: la descrizione della classe e del suo amico sono tutt' altro che positive. E' facile capire a chi si riferisse l'Autore nel sonetto in chiave ermetica, che segue quel tipo di canto carnascialesco - come precisa l'autore - che non c'entra niente ma fa capire il suo alto livello d'erudizione. E' l'amico Matteo Atti. Molti indizi ci portano a lui: buffone, "uom", l'aria da baro, le due "pale" che fa venir su, la parvenza di coglione, contrapposta ai modi ben educati.
    Importante è l' accenno a "togate" e "palliate", che l'autore sfrutta sapientemente per due motivi: per fare dell'erudizione e per collegare il tema della commedia (ciò che, teoricamente, deve fare ridere) all' Atti.
 
 

Metrica: Sonetto di settenari; rime: ABBA, CDDC, EFG, EFG.
1 "Che circo l' appellaro": Con amarezza, il Carlesso parla delle condizioni non proprio di normalità della propria classe.
2 "Amico a me sì caro": Indica grande vicinanza affettiva tra il Carlesso e l' Atti, probabilmente legata alla speranza di scroccare (cioè chiedere qualcosa ad un altro come per carità) parte delle sue merende (consistenti in pinzoni e pizze). Il Carlesso è infatti tra i pochi Umanisti non disposti a prendere i voti minori per trarre una migliore sussistenza.
3 "A simil rango sale": Assurge a rango di buffone, appunto.
4 "uom": Il Carlesso, con molta amarezza, sottolinea la difficoltà nel distinguere il sesso dell'Atti, per i suoi modi fuorvianti.
5 "Venir fa su due pale": Contestatissima la traduzione di questo verso: secondo filologi e puristi, allora era in uso la frase poco fine: "Far venir su due palle", ove le palle alludono alle gonadi maschili. La frase vuol dire: arrecare fastidio. Con grande sapienza retorica e narrativa l'Autore avrebbe contratto "palle" in "pale" per fare rima con "tale","sale" e "male".
6 "Togate": Commedie di stampo romanizzante.
7 "Palliate": Commedie di stampo grecizzante.
 
Il lupo
(da Il Canzoniere di Riccardo Carlesso, V)
    Altro sonetto ermetico del Carlesso con una nuova sfumatura metrica che denota la sinossi formale nelle poesie che gli permette di adattare rime diverse a diverse esigenze. Il lupo in questione è chiaramente l'amico Costa Jonata del quale l'Autore vuole darci una migliore caratterizzazione. Nella prima quartina comincia col caratterizzare il lupo con melanconia e quasi compassione: è diverso dai colleghi, perché timido: è perciò un emarginato dalla società; si passa da una piccola situazione ad una forte invettiva contro la società dell'epoca. Nella seconda quartina si passa ad una durezza spietata che si ricollega al tema dell'amarezza. Il tono torna spensierato nelle ultime due terzine.
 
 

Metrica: Sonetto di settenari; rime: ABAB, CDCD, EFE, FEF.
1 "Difficil che vi spieghi": E' tanto timido che è difficile darne un'idea. Questa è una chiarissima invettiva contro lo Stilnovo, che predicava l' ineffabilità della donna (cioè l'incapacità di descrivere le sue qualità).
2 "(Ma non che me ne freghi)": ma ciò non m'interessa. Qui l'Autore con abile sapienza narrativa cerca di distaccarsi e di prendere le distanze dall'oggetto del discorso, in modo da dirlo in maniera più oggettiva.
3 "Che qui si fosse rotto": Che si fosse stancato di stare a scuola.
4 "Ma non che non lo neghi: Ma, nonostante sia un pensiero, lo nego. Difficilissimo verso di cui solo il Carlesso poteva avere un'idea, date le sue eccezionali doti matematiche, umanistiche, musicali, intellettive, sinottiche, misogine, introspettive, ineffabili, quantistiche, annichilistiche e dialettiche (come ci perviene da un autocommento dell'Autore contenuto in uno dei suoi tanti frammenti).
5 "amuleto": nel petto il Costa pare avere un insieme di peli della forma simile ad un amuleto.
 
La mongolfiera
(da Il Canzoniere di Riccardo Carlesso, VI)
    E' con questo capolavoro che l'Autore comincia a fare suoi gl'insegnamenti dei grandi maestri del passato e a tentare un eccezionale e ben riuscito sperimentalismo: l'indovinello carlessiano. Si tratta di un numero variabile di quintine (generalmente tre) ove la rima è di tipo ABBAX, dove A e B diventano cambiano, mentre la X rimane costante: essa fa rima con il nome da indovinare.
    E' semplice intuire la soluzione: trattasi di Gheso, soprannome di Alessandro Ghesini, di cui già si è parlato ne "L' africano". Il paragone con la mongolfiera, la gabbia più molle della gomma (la pancia), il fatto che praticasse nuoto (che ci è confermato dalle fonti dell' epoca) non lasciano dubbi.
 
 

Metrica: Indovinello Carlessiano. Forma: ABBAX,CDDCX,EFFEX, dove X fa rima col nome da indovinare.
1 "Sicché in balena muta": Quando lo fa sembra una balena o, più letteralmente, si tramuta in essa.
2 "Cap'rete": forma contratta di "capirete".
 
La suocera
(da Il Canzoniere di Riccardo Carlesso, VII)
    Il sarcasmo del Carlesso sfiora vette massime in questo capolavoro formale e concettuale, ove erudizione e satira sono fuse sapientemente come solo l'Autore sa fare. Non v'è più la minima traccia di nozionismo, indice della maturazione dell'arte e del genio carlessiano. E' facile capire la soluzione dell'indovinello carlessiano, ma non possiamo pubblicarlo per motivi di censura: se questo arrivasse ad orecchie sbagliate il Carlesso teme che peggiorerebbe ulteriormente il suo rapporto con questa "proff.essa", già non troppo buono", come leggiamo in un frammento dell'epoca.
 
 

Metrica: Indovinello Carlessiano. Forma: ABBAX,CDDCX,EFFEX, dove X fa rima col nome da indovinare.
1 "proff.essa": Forma contratta di professoressa, in cui è stata raddoppiata la F per enfatizzare il neologismo. Esso è particolarmente astuto in quanto avvicina la parola a "prof fessa", che è suo omofono (fesso, nello slang degli anni 80-90, voleva dire stupido).
2 "Non balla questa qua": Allude ad una star del momento che ballava all'epoca e di cui la persona da indovinare dev'essere omonima.
3 "E parla e urla e parla": E con estrema facilità passa da un umore all'altro.
4 "La testa par 'na pigna": La testa è dura come una pigna, o forse è vuota come una pigna.
5 "Vad'al paese là": Modo elegantemente poetico per dire "Che vada a quel paese", ovvero: "Stia zitta".
6 "'bbligocci ad osservalli": "Ci obbligò ad osservarli".
7 "Parlando di metalli": Allude probabilmente alla professione della "proff.essa".
8 "Fececci dir: Son Belli!": Ci fece dire: "Sono belli!" Questo è il verso più rispecchiante l' amarezza carlessiana. Con esso il Carlesso sottolinea come spesso i professori usino gli studenti per scopi puramente egoistici, e come li spingano a non avere idee loro proprie, bensì le impongono ("Fececci dir: Son belli!). Quest'ipocrisia è sapientemente enfatizzata dal punto esclamativo.

101010
(da Il Canzoniere di Riccardo Carlesso, VIII)
    Quanto a sperimentalismo, dovremmo forse annoverare questa lirica tra le più riuscite dell'Autore, che ha osato spingersi in là ben sapendo i rischi che correva; la fortuna di quest'opera stupì invece l'autore stesso... che per la prima volta spinge i temi ad una dimensione cosmica. Così come a Dante fu caro il 3 e con esso il 9, l'autore predilige un altro numero che pare essere risposta ad ogni domanda sulla "Vita, l'Universo e Tutto", come ci ricorda l'Autore da un frammento dell'epoca. Viste le grandi doti matematiche del Carlesso, era da aspettarsi una poesia che unisse - come da più grande sogno dell'Autore - umanismo e scienza. Sebbene 'Meno bi fratto due a' fosse sicuramente un gran poema che veniva insegnato a memoria ai bambini fin dalle medie, vista la portata artistica (ma anche l'utilità) della poesia, 101010 si spinge oltre, toccando vette inaudite. Le parole si fanno quasi musicali, in un simbolismo che assurge a Boole stesso. 'Completa ma essenziale, non potrebbe esistere poema al mondo che con meno mattoni potesse costruire un sì mirabile castello formale', questo un commento lasciatoci dal grande DeSanctis. Questa poesia miscela sapientemente nuove vie (che il carlesso ha spesso aperto da bravo pioniere) e vecchie certezze: si va dall'invenzione del ternario bittico all'uso della ridondanza e dell'ironia, da citazioni falliche all'uso di un simbolismo cosmico...
 

Metrica: Sonetto di 'ternari bittici'; rime: ABBA, ABBA, BAB, ABC,.
1 "11010011 ": Già dal primo verso scorgiamo l'incalzante critica dell'Autore verso le destre, la TV, la Microsoft (ricordiamo che alla fine del '900 vi era la libertà di pensiero e di stampa sul Grande Colosso), l'aumento dell'entropia e la fine del mondo, proponendo velatamente un nesso tra i fenomeni .
2 "101110 101010 110010": Da notare la ripetizione del verso, certo posta ad enftizzare il senso delle parole.
3 "000000": E' chiaramente allusivo ad un amico di Università, il Biondini.
4 "10": In questo contesto, è chiaramente ironico, sebbene l'Autore difficlmente scherzi su questi temi.
5 "1111111111111111111": pare infatti che il Biondini fosse particolarmente 'dotato'.
6 "... x3!": più che controversa l'interpretazione di quest'ultimo verso... molti studiosi accrediterebbero quest'ultimo verso al simbolismo dell'Autore che mai come in questo poema era stato toccato; matematici e filologi una volta tanto insieme porrebbero questo 'x3' come chiave della soluzione del problema cosmico: chi siamo? da dove veniamo? Il problema sussiste: cosa va moltiplicato per il numero così caro a Dante, uno dei pochi poeti italiani ad essere ancora all'altezza col grande Carlesso (nonostante la scoperta del vero motivo del rifiuto di Beatrice)? Certamente un numero insito nella metrica: chi sospetterebbe il numero di sillabe, chi un anagramma dell'età a cui è morto Lyapunov (per la prima volta davvero stabilmente), ma la domanda è ancora aperta.

State ascoltando   Winds of Change degli Scorpions
in cima
a casa!!!