Contratti d’area e piani dei parchi

 

 

 

Mentre assistiamo a oltre due anni dalla istituzione dei parchi regionali con una lentezza esasperante alla elaborazione dei piani dei parchi e mentre si profila tra alcuni mesi o una proroga o un commissariamento ad acta da parte della Regione ,arriva ad attuazione la normativa sui così detti contratti d’area che consentirà in tempi molto brevi non solo di semplificare ma anche di derogare alle procedure amministrative .Tutto ciò avviene tramite un accordo capestro tra le amministrazioni pubbliche e gli investitori privati che avranno un interlocutore unico e appunto procedure semplificate cui si accompagnano intese sindacali a garanzia della flessibilità del lavoro.

Orbene tutti sanno che ultimamente sono cresciuti profitti e rendite da capitale e che la ricerca di investimenti lucrosi è cresciuta a dismisura, con una attenzione al mercato immobiliare e allo sfruttamento o meglio "valorizzazione "delle risorse naturali a fini turistici. Tutti sanno che ciò ha comportato in passato in Liguria interventi di grave impatto ambientale con modeste ricadute occupazionali .

Orbene la legge 662/96 e la successiva delibera Cipe del marzo 97 individuano varie forme di accordo tra privati e pubblica amministrazione: " Programmazione negoziata", "Intesa istituzionale di programma", Accordo di programma quadro","Patto territoriale" ,"Contratto di programma" e infine "contratti d’area" che interessano direttamente il parco delle 5 terre perchè una parte almeno del suo territorio ricade nelle così dette "aree di crisi" definite ai sensi del DCPM 15/4/98.

E quì sta la prima stranezza,non si capisce come mai siano esclusi due comuni su tre delle 5 terre (Vernazza e Riomaggiore) ma anche Framura,Portovenere e altri comuni.

Tali "contratti d’area" vogliono essere lo strumento per la realizzazione di un ambiente economico favorevole alla attuazione di nuove iniziative imprenditoriali …….in presenza di investimenti qualificatida "validità tecnica ,economica e finanziaria" senza nessun accenno ,dunque, ai problemi di compatibilità ambientale .

La finalità dichiarata è quella dell’occupazione ma in realtà la normativa è diretta solo a favorire investimenti a condizioni di flessibilità del lavoro ritenute convenienti per gli investitori privati per progetti che non mancheranno di avere pesanti ricadute sulle risorse naturali e ambientali.Un sacrificio che ricade sull’ambiente come sui lavoratori che dovranno accontentarsi di precarietà ,flessibilità e moderazione salariale. L’esatto contrario di quel progetto occupazione- ambiente che era alla base di quell’intesa ,che non esito a definire storica, tra associazioni ambientaliste e sindacato e che corrisponde all’unica strategia intelligente per gli anni 2000 volta a tutelare insieme diritto al lavoro e ambiente.

Nel protocollo di intesa che si sta definendo in questi giorni ( che affida un ruolo di gestore alla Provincia de La Spezia e individua il soggetto intermediario per la valutazione dei progertrti nella società SPEDIA spa ) si prevede un preventivo esame per i progetti che comportano l’esigenza di variare il piano paesistico (ma è noto il carattere agevolato delle modifiche del PTCP) e ,qualora richiesto, si procede per ottenere l’autorizzazione di Via (valutazione di impatto ambientale) quasi fosse una cosa scontata , un non derogabile ma inopportuno passaggio burocratico e non ,come dovrebbe essere , una indispensabile verifica del consumo di risorse non riproducibili .Quali l’alterazione di un tratto di costa ,la copertura di un torrente ,la modifica dell’assetto vegetazionale e geomorfologico che accompagnano i nuovi progetti di porti turistici,campi golf,residence-alberghi etc............e che rientreranno,non ci vuole molta fantasia ad immaginarlo, nei così detti "contratti d’area".

Nel protocollo di intesa non si fa cenno ovviamente ai singoli progetti ma è di tutta evidenza che i progetti che avranno ottenuto giudizio di idoneità per le procedure agevolate e i finanziamenti molto difficilmente potranno essere bocciati dai singoli comuni e dallo stesso Ente parco che ,in assenza di un piano, si vede costretto a valutare i nulla- osta urbanistici in base alla normativa ,del tutto inadeguata e superata ,del 1985. Si capovolge una logica : anzichè essere i Parchi a individuare i progetti ambientalmente validi (dagli incendi alla prevenzione del rischio geologico,dalla tutela alla valorizzazione delle emergenze naturali storiche e artistiche ) con il contributo dei privati certo ma in base ad una preventiva , seria conoscenza del territorio,della identità dei luoghi e dei suoi valori; si troverà l’Ente parco a dover valutare progetti che piovono dall’alto ,nati sotto il segno di altre logiche che noin hanno nulla a che vedere con le finalità di un parco .Per il Parco delle 5 terre il tutto è aggravato dal fatto che i così detti nulla-osta urbanistici sono normalmente sottratti all’esame del consiglio direttivo e c’è solo da sperare nella sensibilità del presidente che questo avvenga ma con tempi di esame "impossibili" per un giudizio sereno e approfondito.

Per quanto riguarda la Via (valutazione di impatto ambientale) il rischio è che salti l’opzione zero che prevede appunto che un progetto non solo possa essere realizzato a determinate condizioni ma che non sia affatto realizzato per i possibili danni irreversibili all’ambiente.

Enti Parco ,Via ,Autorità di bacino non avranno un ruolo incidente nella valutazione della compatibilità dei progetti.Si affaccia un dubbio di costituzionalità della normativa soprarichiamata ,non tanto per il carattere contrattualistico tra privati e pa ,che offusca il carattere generale e astratto della norma e la finalità di pubblico interesse quanto per una conflittualità con la prevalenza che la legge assegna ai piani dei parchi su ogni altro strumento urbanistico anche di livello regionale .

La proposta che le associazioni ambientaliste dovrebbero avanzare è quella, a mio giudizio ,non solo di accelerare i tempi per la elaborazione e approvazione dei piani dei parchi ma di varare in tempi stretti delle norme stralcio di salvaguardia con una prima individuazione delle emergenze dentro l’area parco che non dovranno ,a nessun costo,essere alterate.

 

RinoVaccaro

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