I MAPUCHES

La valle del Bío-Bío è uno degli ultimi rifugi delle comunità degli indigeni Mapuches (o Pehuenches). Il loro strettissimo legame con la terra, comune anche a numerosi altri popoli nativi d'America, è testimoniato pure dal significato stesso del loro nome: Mapu=terra, Che=gente. Proprio perché ha un significato religioso, la terra è considerata un diritto inscindibilmente legato alla sopravvivenza economica, culturale e spirituale di questo popolo; un diritto comunitario, visto che per i Mapuche la gestione della terra è collettiva e non una proprietà privata. I Mapuche cominciarono ad essere spogliati delle loro terre a partire dal secolo scorso, quando il governo cileno decise di annettere definitivamente i territori del sud per creare nuove zone di produzione agricola. Malgrado la resistenza del popolo Mapuche, nel 1883 il governo cileno inflisse una dura sconfitta agli indigeni. La repressione dimezzò il numero dei Mapuches, fu rubato loro il bestiame, furono espropriate il 95% delle terre su cui avevano sempre vissuto e furono oggetto di un offensiva culturale violenta. A differenza della conquista spagnola del 1500, quella cilena non aveva come obiettivo la colonizzazione degli abitanti, ma lo sfruttamento delle terre. Per questo i Mapuches furono costretti ad occupare territori equivalenti al 5% delle loro terre originali, in vere e proprie riserve (reducciones). Successivamente, negli anni '30, lo stato cileno distribuì titoli di proprietà sui territori dell'area, con una media di circa 6 ettari a persona per le popolazioni Mapuches e da 50 a 500 ettari a persona per i coloni cileni ed europei. Si cercò di dividere le comunità Mapuche, trasformando gli indigeni in proprietari individuali e tentando così di regolamentare le questioni delle terre trattando tra singoli e stato (divide et impera!) Per i Mapuches la terra è collettiva ed è alla base della loro concezione del mondo, della propria organizzazione sociale e della propria cultura. Durante il governo di Salvador Allende, la riforma agraria fece recuperare agli indigeni importanti estensioni di terre usurpate. Putroppo il governo di Allende fu rapidamente spazzato via, e la dittatura di Pinochet cancellò tutti i beneficî precedenti promulgando decreti che divisero la proprietà indigena favorendone la vendita a privati, spesso effettuata mediante l'apposizione di firme sotto documenti incomprensibili per gli indigeni. Questa situazione comportò migrazioni forzate, generalmente verso i sobborghi di Santiago, dove i Mapuches, spogliati della terra e del proprio modo di vivere, cercavano opportunità di lavoro. Nelle città i mapuches sono tuttora trattati con razzismo, ricevono stipendi inferiori ai cileni e non godono di alcuna protezione sociale. Attualmente gli indigeni in Cile sono stati ridotti a meno del 5% della popolazione totale, e i Mapuches sono circa 500.000. L'occupazione delle ultime terre rimaste al popolo Mapuche, da parte di multinazionali del legname e il sistema di dighe della regione del Bío-Bío con le annesse centrali idroelettriche, rischiano di cancellare definitivamente i Mapuches dalla faccia della terra. Nella valle del Bío-Bío però vivono ancora diverse comunità Mapuches che seguono ancora i propri costumi e conservano la propria cultura; per ironia della sorte, senza utilizzare energia elettrica.


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