"LOS ANGELES (Chile), 5 marzo 1997.- Todo esta listo para que el Presidente de la Republica, Eduardo Frei, inaugure este mediodía la central hidroeléctrica Pangue, en el río Bío Bío, VIII Región, pese a protestas, críticas y cuestionamientos de grupos ecologistas y pehuenches. Quienes se oponen a las obras, afirman que los informes oficiales de la Corporación Financiera Internacional prueban que Pangue viola disposiciones medioambientales y atropella los derechos, historia y territorio de los pehuenches.
Respecto al incumplimiento de las normas medioambientales, quienes rechazan la obra acusan a Endesa, que financió la construcción de la central, de no cumplir con las exigencias mínimas. Entre los opositores se hallan el diputado socialista Alejandro Navarro, los dirigentes ecologistas Sara Larraín y Manuel Baquedano y representantes de casi un centenar de familias pehuenches."
Il 5 marzo scorso il Presidente cileno Frei ha inaugurato la contestata centrale idroelettrica di Pangue, realizzata mediante una diga sul fiume Bío-Bío con il contributo fondamentale della Banca Mondiale. La costruzione della diga, così come anche l'esecuzione di altri megaprogetti nelle aree mapuche, con le conseguenti inondazioni del bacino del Pangue porterà alla cancellazione degli ultimi insediamenti degli indigeni Mapuche e a quella di un ecosistema selvaggio con molte specie animali e vegetali in via di estinzione.
Il Bío-Bío è considerato uno degli ecosistemi più integri dell'America meridionale. Tra foreste di araucaria e altri alberi pregiati vivono infatti diverse specie di animali protette come puma, cervi, gatti selvatici e uccelli rapaci. Secondo studi effettuati da diversi organismi cileni e internazionali l'impatto ambientale della costruzione della diga consisterà nella sparizione della cultura mapuche dalla regione e nella distruzione dell'ecosistema, anche alla foce del Bío-Bío, che sarebbe interessata da erosione delle spiagge e infiltrazione di acqua salata nelle falde.
Per queste ragioni le organizzazioni dei Mapuche, ecologisti e forze della sinistra cilena avevano dal 1991 opposto una ferma opposizione al progetto, che è stato invece portato avanti ignorando le raccomandazioni di antropologi e studiosi dell'ambiente, perseguendo un'idea dello sviluppo, assolutamente contraria al benessere dei popoli e totalmente supina di fronte all'ideologia del profitto. Sconfitti sono oggi gli indigeni del sud del Cile, costretti in aree sempre più ridotte e progressivamente spogliati della loro cultura e modo di vivere, le forze della sinistra ed ecologiste del Cile e del mondo che in questi anni avevano fortemente lottato contro la realizzazione del progetto e in definitiva tutti gli esseri umani i quali perdono un'altra consistente fetta del patrimonio culturale e naturale del pianeta in nome dello 'sviluppo' capitalista.