THE PANAMA DECEPTION
di
Barbara Trent
(versione italiana a cura del Comitato Centro-America, Napoli 1996)
VHS
durata: 90'
Premio Oscar 1992 come miglior documentario
2° premio Riminicinema 1993
Il film è doppiato interamente in italiano da attori non professionisti
Una fonte indispensabile per la ricerca della verità sull'invasione di Panamá è il film-documentario della regista statunitense Barbara Trent, che illustra la strategia della disinformazione messa in atto durante l'invasione e smaschera le bugie sul numero delle vittime dell'operazione "Giusta Causa": non un centinaio o poco più, come ha sostenuto la Casa Bianca, ma alcune migliaia (forse 4.000). Il film mostra immagini inedite di Ciudad de Panamá durante l'invasione, il ritrovamento di cadaveri in fosse comuni, l'allontamento dei giornalisti dalle aree colpite, l'autocensura dei mezzi d'informazione di massa degli USA e riporta i commenti di numerosi testimoni e intellettuali panamensi e statunitensi. E' da rilevare che negli Stati Uniti il premio Oscar come miglior documentario (1992), ricevuto tra le polemiche scatenate dai settori militari e governativi degli USA, non è bastato perché questo film ottenesse la diffusione che avrebbe meritato. Infatti, mentre nelle sale cinematografiche di tutte le maggiori città degli Stati Uniti il film è rimasto in proiezione anche per 10 giorni consecutivi, ottenendo un discreto successo, i circuiti televisivi, anche quelli statali, lo hanno palesemente boicottato e in alcuni casi mandato in onda con vistosi tagli. Inoltre, nonostante il suo straordinario interesse, questo film non ha avuto alcuna distribuzione in Italia, al contrario della maggior parte dei paesi europei. La visione di questo film, che riguarda tragici avvenimenti accaduti diversi anni orsono in un paese del terzo mondo, lontano migliaia di chilometri dall'Italia, dà allo spettatore italiano di oggi numerosi spunti di riflessione che vanno oltre la pur drammatica e "shockante" constatazione della violenza subìta da un popolo inerme da parte della più grande potenza mondiale. Infatti, inqiuetante per tutti i cittadini del mondo è la forte denuncia della capacità da parte degli USA di controllare pienamente i mezzi d'informazione sia al loro interno sia all'estero, quando per non fare filtrare alcuna notizia incontrollata i marines sono stati disposti ad eliminare fisicamente giornalisti e reporters che avevano visitato autonomamente le aree di conflitto; decisamente grave sarà (ci auguriamo) la riflessione degli spettatori sul ruolo dell'ONU, del suo consiglio di sicurezza e delle leggi internazionali che sono sistematicamente ignorate dagli USA quando lo ritengono necessario (senza che nesuna voce dei paesi ricchi si levi a denuncia di ciò). E' chiaro che quella raccontata nel film è una storia paradigmatica che mostra una politica mondiale assoggettata alle leggi del profitto e della forza militare, indifferente di fronte all'evidente disastro sociale di più due terzi dell'umanità e impegnata solo a dominare con sempre maggiore efficacia e violenza le situazioni politiche e sociali "anomale", al di fuori del "New World Order", e che potrebbero rappresentare un pericoloso esempio per altri popoli sfruttati del mondo. Inoltre le connessioni con traffico di droga (al quale come si vedrà gli USA oppongono una lotta senza quartiere solo di facciata) e di armi, completano il fosco quadro delle relazioni internazionali degli USA dipinto da questo film, senz'altro molto duro da accettare per il cittadino italiano medio, cui i mass media offrono un'immagine della superpotenza americana totalmente acritica e anzi sempre allineata alla sua politica (si veda l'ultima crisi in Iraq, per esempio).