Questa pubblicazione, nonostante le apparenze, 
E' UN QUOTIDIANO. 

Gerenza: 

Direttore responsabile: 
Prof. Ranarridh Chandrasekar Baracatomolitreh, regolarmente iscritto al Reale Ordine dei giornalisti del Bhutan, con il numero 3. 
Editore: 
The Bhutan International Press - Italian section - Dharam, Bhutan. 

Si ringrazia il dipartimento di italianistica della facoltà di letterature straniere della Reale Università del Bhutan, il lavoro dei cui Docenti ha reso possibile questa pubblicazione. 

 
 

Questo è un giornale su ondulix, clandestino e senza mezzi (e senza mezzi termini). 
Se vi piace, stampatelo e fatene oggetto di volantinaggio. 
Se non vi piace, prendetevela nel culo. 



RUBRICHE - RUBRICHE - RUBRICHE! 
CONCORSI A PREMI PER I LETTORI! 
Scriveteci!
 
La "Posta dei lettori". 
Potete scriverci quello che volete, complimenti (non saranno pubblicati, ma saranno il conforto della redazione), insulti e contumelie purché diretti a noi (pubblicati, se dotati di ésprit de finesse). Insulti a terzi sono invece insindacabilmente riservati alla redazione.  
In ogni caso, anche se non ce lo suggerirete voi, vi affibbieremo un soprannome di fantasia, cosicché resterete tutti nell'anonimato (che è poi una delle cifre di questa pubblicazione). 
ALTRIMENTI LASCIATECI UN MESSAGGIO riempiendo la scheda. Scegliete voi stessi il vostro pseudonimo.  
Qui le prime missive. 

Numeri Arretrati:
 
N. 1 - I fervorini di Scalfari Eugenio 

N. 2 - Blair seduce n volte. 

 
 
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LIMERIKS!  
Ovvero il sale della vita. 
 
    Dallo Sparviero di Sarzana riceviamo un Limerick, da noi arbitrariamente titolato. 
    Non è molto cattivo, non quanto vorremmo, almeno. Ma è l'unico di cui disponiamo. 
    Minaccia di mandarne molti altri, dunque datevi da fare. Mandatecene anche voi!

Insight
 
Un filosofo laico di Merano, 

sdraiato sul suo morbido divano, 

d’un tratto intuì: “la vita è breve! 

Più di quella d'un fiocco di neve.” 

Dopodiché si fece anglicano. 
 

Lo Sparviero di Sarzana
 
 
    (breve commento della redazione: perché poi proprio anglicano? Vogliamo sperare non sia solo per via della rima con divano e Merano!)

LINKS, LINKS, LINKS! 
 

El Pais, lo trovate qui. 
 

Altri link utili (si fa per dire): 

La Repubblica 

La Stampa 

Il Corriere della Sera 

....... 
 

Bestiario della Stampa  

Credevamo di essere cinici. Abbiamo dovuto ricrederci. 

Massacro nel Chiapas 

Ma il Chiapas, è ricco o povero? E Acteal, la cittadina del fatto di sangue, è in un luogo impervio e inaccessibile, oppure è tranquilla meta di escursioni turistiche? La conta dei cadaveri: "an-ghin-ghé io son morto e pure te". Notizie di numerosi "flirt" tra i Maya (che come noto hanno quelle tendenzine) e i "fascinosi" Zapatisti: che la causa di tutto sia nella violenta gelosia tipica degli ambienti omosessuali? Alcuni accusano invece la confusione che regna nei confini tra le diocesi, fomentatrice di invidie e rancori. 

Sul massacro nel Chiapas, chissà perché, La Bestia si è scatenata. Notizie assenti, informazioni contraddittore e uso incongruo della lingua "l'hanno fatta da padrone del vapore" (come scriverebbe un giornalista). Come risultato, il bottino è stato pingue. Ci limitiamo all'essenziale. 
Veniamo ai fatti: come noto, un commando armato ha circondato e freddamente trucidato 45 indios disarmati, tra cui una quindicina di bambini, mentre assistevano alla messa. Il fatto è così agghiacciante da invitare quanto meno alla sobrietà, se non alla correttezza, dell'esposizione. Così è stato per la stampa di altri paesi (In particolare "El Pais", di lingua spagnola, ha ovviamente dedicato molto spazio, senza mai debordare dalla asciutta narrazione e da commenti appropriati). Non così  purtroppo per la vostra stampa (se così vogliamo chiamarla). 
Iniziamo dal Corriere: il 24/12, un anonimo estensore nel titolo definisce le vittime "zapatisti", lasciando così al lettore frettoloso l'impressione che si sia trattato dell'esito di uno scontro tra milizie armate. Nel testo invece non si fa parola di zapatisti, ma piuttosto, e correttamente, di "decine di indios". Il villaggio di Acteal, luogo dell'eccidio, viene definito "una zona del Chiapas che i turisti attraversano con tranquillità". 
In un servizio da New York su La Stampa, Franco Pantarelli, in proposito di opinione diametralmente opposta, riferisce invece che "data l'inaccessibilità dei luoghi una 'conta' precisa nessuno è riuscito a farla". Chissà perché "un conto" (o conteggio) dei morti è diventato una "conta" (tra virgolette), ovvero quella cosa che fanno i ragazzini per scegliere chi esce nei giochi. Pantarelli ha un dizionario della lingua italiana diverso dal nostro, o semplicemente parla (anzi, scrive) a vanvera? 
Più avanti, ancòra inspiegabilmente, il Nostro ci riferisce come la zona dell'eccidio dipenda "in teoria" dalla diocesi di Samuel Ruiz, vescovo di San Cristobal. E in pratica? Dipende di fatto, per caso, dalla diocesi di un altro Vescovo? I fedeli del Chiapas non rispettano forse la geografia politica diocesana? Non si sa. Il Nostro non ce lo dice, e così, cosa intenda con quel "in teoria", nessun lo saprà mai. 
Ma il meglio deve ancora venire. La Repubblica dello stesso giorno affida ad un ignoto cronista l'incarico di darci la notizia. Da come scrive deve trattarsi di un adolescente pieno di turbamenti sessuali, o giù di lì. La narrazione del fatto non c'è, se non in un inciso. Il tono brioso e puerile e la struttura del pezzo sono del tutto incongrui, da "pezzo di colore". 
In compenso l'incipit riferisce che "il Vescovo Samuel Ruiz è amareggiato". Con 45 morti, di cui una quindicina di bambini, ammazzati in quel modo, c'è da supporre che il Vescovo fosse qualcosa di più che amareggiato. Che sia invece un uomo dal cuore duro? Ma da cosa sarebbe poi amareggiato il Vescovo? Ma da questa "tragedia annunciata", che diamine! Più sotto si riferisce che "la cronaca di una strage annunciata inzia a settembre". Il nostro giovinetto imberbe vuol farci sapere che anche lui va a vedere i film che contano, e che ne ricorda i titoli, e così non esita ad ammannirci due volte lo stesso luogo comune nel giro dello stesso pezzo. 
Ma il sublime lo raggiunge nel descrivere come - secondo lui - i "pistoleros", i commandos di assassini, vedrebbero le cose: "quegli straccioni dei Maya" ... "flirtano con gli zapatisti". Ehe! care signore, lo si immagina facilmente come questi zapatisti, giovanotti in divisa, armati, misteriosi e incappucciati, romantici personaggi, abbiano potuto far cadere innamorati quei culattoni dei Maya! Devono essere sbocciati flirt come rose a primavera. Che il massacro sia una vendetta per ragioni di gelosia? Che i pistoleri li volessero tutti per loro, i bei zapatisti? 
Prima della enigmatica chiusa del suo incongruo temino (eccola, la chiusa: il presidente Zedillo "Se oltre ad annunciare, come ha fatto ieri, 'un'inchiesta completa e approfondita sugli avvenimenti di Acteal', passasse ai fatti, alla ripresa del dialogo, dimostrerebbe così che la violenza paga, ma solo per le vittime", punto e fine. Concorso a premi: cosa avrà mai voluto dire?), prima di finire, dunque, l'ignoto Nostro trova il modo di definire il Chiapas "lo Stato più povero del Messico". Dato che almeno questa l'ha grosso modo imbroccata (evitando perfino quelle frivole infiorettature e ammiccamenti che ama tanto), la circostanza non sarebbe degna di nota. Il 28, però, sempre su La Repubblica, il preclaro Andrea Manzella ci sottopone una sua smorta narrazione di ricordi sul Chiapas, assieme a delle assai contorte (anche se per la verità non inesatte) precisazioni sulla storia relativa alla vicenda. Anche lui non resiste alla tentazione della aggettivazione a cazzo di cane, e definisce "fascinosa" la Chiesa di San Andrès. Dato che "fascinosa" evoca piuttosto una bella donna, e un tipo di richiamo piuttosto sessuale, non sarebbe stato più semplice, più immediato e più appropriato dire "ricca di fascino", visto che si parla di una Chiesa? 
Anche per lui, naturalmente la strage è "annunciata", e per di più è "degli innocenti". Ma fin qui si tratta di stile (o di mancanza di stile, se volete), mentre la vera questione è di contenuto. Lui, infatti, che sedicentemente ci è stato, non esita a definire il Chiapas "quella zona, estrema e ricca e bella, del paese". Ricca? Ma il soggiorno in Messico, l'ha passato in stato di ubriachezza da mezcal? La rivolta zapatista sarebbe dunque la rivolta di un paese ricco? 
Oltre alla smaccata inesattezza, badate bene, non si dice qui "lontana, ricca e bella", come direbbe chiunque, ma "estrema e ricca e bella". Forse, parlando del Messico, finiscono per sentirsi tutti dei Marquez, e così gli piglia l'afflato poetico - dio ci scampi! 
Il 28 nuovamente su La Repubblica: un ignoto estensore (Titolo: "Strage in Chiapas i giudici messicani accusano gli indios") ignora evidentemente che è proprio per indicazione di scampati al massacro che sono stati arrestati altri indios di comunità vicine, (tra i quali anche probabili parenti di alcune vittime). Circa quindici di loro sono sfuggiti ad un sicuro linciaggio, dopo essere stati riconosciuti mentre passavano in camion, proprio grazie all'arresto. 
Il pezzo finisce così per fornire degli arresti un resconto tale da far dubitare della loro fondatezza. Critica, è vero, il tentativo della magistratura di celare il movente politico, ma omette la notizia a supporto della tesi, e cioè che molti degli arrestati hanno ammesso di essere membri del partito governativo PRI (al potere dal 1929). 
Domanda: ma i giornalisti leggono i giornali? 
Ma forse le cose sono troppo complicate per la mente puerile dell'ignoto redattore (Ma come? Gli Indios non erano i buoni?). Proviamo allora a fargliele spiegare dal Comandante Marcos (il "tombeur de Maya", come lo definirebbe La Repubblica), dalle pagine della Stampa del 28 dicembre. Finalmente, un articolo scritto da un vero giornalista! E finalmente, si sia o meno d'accordo con lui, in poche parole il succo della questione: 
"C'è un piano anti-insurrezionale ordito dall'esercito federale. Il progetto in questione punta a far degenerare la guerra zapatista in un conflitto fra indios, sfruttando differenze religiose, politiche ed etniche. 
Per fare questo, l'esercito si è impegnato a rifornire di materiale e di armi (con i fondi della Segreteria dello sviluppo sociale) e ad addestrare militarmente (sotto la direzione di ufficiali dell'armata federale) indios reclutati dal partito rivoluzionario istituzionale". 
 

Articolo non firmato
 
 
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