Lo spazio del guerrigliero culturale

 

Credere, non credere

di Falco

 

Anche se non esiste una connessione diretta fra una visione politica e cesti gusti letterari, è abbastanza noto che mentre le persone di sinistra, in genere, preferiscono leggere, che so, Pavese, Moravia, Pasolini, a destra c'è invece di solito una predilezione per autori fantastici come John R. R. Tolkien e Michael Ende. Capita talvolta che questi autori siano citati, in maniera a mio parere del tutto impropria, come se fossero degli ideologi. Mi è capitato talvolta di sentir citare una frase che si trova ne La storia infinita di Ende: E' più facile dominare chi non crede in nulla. Personalmente, trovo che il giorno che Ende ha scritto questa frase, ha probabilmente pronunciato la sciocchezza della sua vita. Nessun sistema di potere riesce a dominare a lungo basandosi unicamente sulla forza bruta, deve persuadere i suoi sudditi della propria legittimità; esattamente all'opposto di quanto asseriva Ende, i creduloni sono le persone più facili da dominare, al contrario, lo scettico abituato a filtrare tutte le informazioni, soprattutto quelle che provengono dal potere, abituato a pensare con la propria testa, può essere un oppositore irriducibile delle forme di potere ingiuste, è il tipo di persona che i regimi dittatoriali detestano di più e cercano in ogni modo di sopprimere, è colui che esce dal gregge.

Guardiamoci attorno: l'Italia è un paese di credenti, la maggioranza di coloro che non pensano di esserlo, tutti i devoti del marxismo hanno un atteggiamento ciecamente fideistico che la Chiesa non pretendeva dai propri credenti nemmeno ai tempi della Controriforma, come si spiegherebbe altrimenti che queste persone siano tanto riuscite a corazzarsi contro un minimo di senso della realtà da scambiare per decenni una delle più atroci tirannidi della storia per il "paradiso dei lavoratori"?, e come spiegare altrimenti ad una decina d'anni dalla caduta dei regimi dell'Est, la sopravvivenza e la buona salute delle forze politiche che a quei regimi si richiamavano? Non illudiamoci, è proprio fede insensibile ai richiami dell'esperienza, per quanto grottesco e ridicolo possa essere il suo oggetto, e questo vale anche per molti, moltissimi che sono reputati a torto intellettuali, e di cui spesso si vanta un'inesistente originalità di pensiero.

Il filosofo George E. Moore, amico di Bertrand Russell, sosteneva quella che chiamava "la filosofia del senso comune", cioè riteneva che si debba credere tutto ciò che non c'è una buona ragione per rifiutarsi di credere. Che cosa intendeva? Semplicemente questo: la filosofia non dovrebbe mettere in dubbio ciò che nella vita di tutti i giorni riteniamo vero: l'esistenza di un mondo attorno a noi, il fatto che dietro l'apparenza fisica delle altre persone ci sia una soggettività analoga alla nostra e così via, tutte le cose cercando di confutare o di dimostrare le quali, la filosofia ha prodotto solo inutili astrattezze, e passare ad occuparsi di cose più serie. A questo livello, il punto di vista di Moore mi sembra ineccepibile, ma ci si dovrebbe guardare dall'accettare supinamente le prime cosa che ci vengono proposte in campo politico, ideologico, religioso. Su simili questioni, un ragionato scetticismo mi sembra la più raccomandabile delle virtù.

Onestamente, a questo riguardo, mi sembra preferibile ciò che diceva Konrad Lorenz, riferendolo come un detto del suo maestro Oskar Heinroth: "Ciò che uno crede è perlopiù sbagliato, ma ciò che uno sa, di solito è giusto".

Bene, senza addentrarsi in complicate speculazioni filosofiche, come distinguere tra credere, credere di sapere, sapere? Mi viene in mente un bellissimo esempio che chiarisce subito le cose, inventato dalla fine sensibilità psicologica di quel grande scrittore che era Giovanni Guareschi: Ne Il compagno don Camillo c'è una bellissima scena in cui Peppone che si è scoperto una febbre da cavallo, è terrorizzato all'idea di non poter salire sull'aereo che riporterà in Italia i suoi compagni. Il compagno Giuseppe Bottazzi credeva nel comunismo, con ogni probabilità cercava quotidianamente di persuadersi della sua bontà e della giustezza di servirne la causa, ma sapeva benissimo che era una dittatura sotto le cui unghie non era per nulla piacevole trovarsi.

Io inviterei tutti, se possibile a credere di meno ed a cercare di sapere e di capire di più, in tal modo saremo degli ossi duri per qualsiasi potere oppressivo cerchi di masticarci. Tuttavia, a pensarci bene, c'è un senso in cui la frase di Ende ha un significato tutt'altro che errato: se per credere non s'intende la convinzione circa qualcosa di fattuale, ma avere degli ideali. Si può avere la più grande lucidità intellettuale del mondo, ma se non si è disposti a lottare ed a rischiare per le proprie convinzioni, non si darà mai ombra a nessun potere, per quanto grottesco e bugiardo sia. Ma l'aveva già spiegato ottimamente Ezra Pound: "Se un uomo non è disposto a rischiare per le sue idee, o le sue idee non valgono niente, o non vale niente lui".

 

Falco

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