PROGETTO ODEP

I. NOME DEL PROGETTO

DIFESA GIURIDICA DI COLORO CHE SONO SOTTOPOSTI A PROCESSO E DI COLORO CHE VENGONO PERSEGUITATI PER MOTIVI POLITICI E PER ALTRI MOTIVI, PROMOZIONE E DIFESA DEI DIRITTI UMANI.

II. ORGANISMO PATROCINANTE

1. Organización de Defensa Popular (ODEP) [Organizzazione di Difesa Popolare]
Responsabli del Progetto: Comitato Direttivo della ODEP
Lorena Astorga O.
Mirna Salamanca A.
Dolores López A.
Daniel Sánchez S.J.
Victoria Torres A.

2. Presentazione della ODEP

La "Organización de Defensa Popular" (ODEP) sorge con il proposito di difendere i diritti fondamentali delle persone e delle organizzazioni sociali e politiche del popolo. Alcune delle organizzazioni che in passato hanno compiuto questa funzione hanno smesso di funzionare (la "Vicaría de la Solidaridad" , ad esempio) mentre altre che ancora susstistono, hanno limitato il loro lavoro, stabilendo discrimnazioni e condizionando il loro intervento d'assistenza. Queste hanno abbandonato completamente il lavoro di defesa legale e solamente prestano una attenzione sommaria alle vittime, mantenendo invcece una attitudine passiva di fronte alle violazioni dei Diritti Umani per ragioni di carattere politico. In questo senso, il caso più evidente è quello dei prigionieri politici incarcerati a partire dal marzo 1990, ai quali dette organizzazioni non hanno riconosciuto lo status di prgionieri politici, ragione per la quale molti di loro sono stati giudicati e condannati senza poter usufruire di una difesa legale, nel mancare di risorse per sostenerne i costi.

Il lavoro sviluppato dalla ODEP dal 1993 si è reso necessario per la situazione di abbandono in cui si dibattono le vittime delle violazioni dei diritti umani. La ODEP è uno dei pochi organismi nazionali che riconosce la qualità di prigionieri politici dei detenuti per motivi politici successivamente all' 11 Marzo del 1990. Tuttavia, la ODEP non si considera unicamente come un organismo di difesa legale per i suddetti prigionieri, ma anche concepisce il proprio lavoro come orientato alla promozione ed alla difesa dei diritti umani e alla denuncia delle violazioni a questi diritti..

Il lavoro della ODEP comprende i seguenti aspetti :

a) Visitare periodicamente i prigionieri politici in Santiago, per verificare le loro condizioni di vita, la loro salute, lo stato dei loro processi e l'assistenza professionistica.

b) Organizzare e partecipare alle attività pubbliche di diffusione e denuncia delle violazioni dei diritti umani fondamentali delle prigioniere e dei prigionieri politici reclusi nei Carceri di Massima Sicurezza (CAS) e in altre prigioni di Santiago, attraverso conferenze stampa, seminari e discussioni all'interno dei sindacati, delle università, delle organizzazioni sociali di base, ecc ...

c) Partecipare ed appoggiare attivamente a mobilitazioni contro i Carceri di Massima Sicurezza e contro i metodi arbitrari imposti ai prigionieri ed ai loro familiari.

d) Mantenere un permanente e stretto contatto con le organizzazioni che si preoccupano dei diritti umani, tanto a livello latinoamericano come a livello internazionale.

e) Denunciare pubblicamente i casi di tortura, morti ed abusi commessi dalle forze di polizia nel nostro paese.

E' necessario sviluppare un sistema globale di difesa, protezione e promozione dei diritti umani, intendendo detti diritti in modo indipendente, tanto dalla contingenza politica come dal governo.

III. LUOGO ED INDIRIZZO

- Indirizzo: Catedral 1029, oficina 508, Santiago de Chile
- Casilla postal Nº 52406, Correo Central, Santiago de Chile
- Telefono-fax: 695.20.13 / E-mail: odep.@.reuna.cl

IV. ANTECEDENTI GENERALI E GIUSTIFICAZIONE DEL PROGETTO

La prolungata esperienza del Cile sotto la dittatura militare (1973-1990) ha suscitato molteplici frustrazioni e ha prodotto enormi aspettative di cambiamento nella società, processo che è culminato nella elezioone del Governo della Concertazione dei Partiti per la Democrazia, con un primo presidente eletto per quattro anni, il militante democristiano Patricio Aylwin, e l'attuale, al governo, Eduardo Frei, dello stesso partito. Per tutti questi anni, la speranza di giustizia, libertà e participazione, esprimeva i desideri di cambiamenti profondi delle consizioni di vita e dello sviluppo di un autentico processo democratico.

Queste aspirazioni popolari comprendevano non solamente aspetti come condizioni di sussistenza degne, ma anche la fondazione di un ordine basato su di un non ristretto rispetto dei diritti umani. Parallelamente a queste domande sociali, si sollevò l'esigenza della liberazione dei prigionieri politici e di giudizio e castigo per le persone compromesse con le violazioni dei diritti fondamentali.

Tuttavia, ancora si è in attesa dei cambiamenti veri e le domande della popolazione continuano insoddisfatte. I Governi della Concertazione non solamente non hanno fatto giustizia, ma anche hanno permesso che si continuino a violare i diritti umani, e imponendo, di fatto, la più assoluta impunità nel nostro paese. Processo che non ha avuto bisogno di dichiarazioni espresse, ma che semplicemente si è imposto attraverso la via dei fatti consumati, come risultato di innumerabili omissioni e tergiversazioni che mostrano cheil governo non ha intenzione di fare giustizia. Con il proposito di proteggere il modello neoliberista che genera profonde disuguaglianze sociali (4 milioni di poveri su una popolazione totale di 14 milioni di persone), il governo e la destra hanno istituzionalizzato uno Stato di polizia con lo scopo di neutralizzare qualsiasi mobilitazione sociale dei cileni per rivendicare i propri diritti.

Ma di più, si è assistito a un inasprimento della repressione da parte delle forze di polizia, di cui alcuni risultati a partire dal 1990 sono la denuncia della applicazione di torture a più di 100 persone e l'eliminazione fisica di circa 70 militanti di sinistra. La maggior espressione di questa politica di sterminio dei potenziali oppositori al sistema, è stata la costruzione di un Carcere di Massima Sicurezza in cui 80 prigionieri politici del centinaio detenuto nel paese, si trovano sottomessi a condizioni carcerarie inumane.

E' fattibile sottolineare che questa repressione non solamente colpisca i simpatizzanti o i militanti di organizzazioni della sinistra, ma anche e soprattutto a ampi settori della popolazione, coloro che principalmente per ragioni economiche, si trovano in inferiorità di condizioni per affrontare questi abusi delle forze di polizia.

Dal periodo della dittatura militare, il potere giudiziario ha mantenuto una attitudine di totale subordinazione politica al governo di turno. Questo potere giudiziario mai ha posto in questione la legittimità delle norme legali che vennero imposte nel 1980 mediante un plebiscito fraudulento dagli ideologi di Pinochet e dalla giunta militare di governo. Attualmente, il potere giudiziario è composto da vari ministri che rifiutarono tutte le richieste delle famiglie delle vittime delle violazioni dei diritti umani e che perseverano in questo atteggiamento di omissione dell'inchiesta e del chiarimento di detti illeciti; questo dimostra i costanti rifiuti dei tribunali cileni di fare giustizia in questu casi; questo anche quando uno dei ministri della Corte Suprema, Carlos Aburto, ha segnalato che i trattati internazionali e gli accordi firmati e ratificati dallo Stato cileno erano legge della Repubblica. Nella pratica, questi rifiuti alla giustizia continuano.

La repressione si è istituzionalizzata per mezzo di diverse leggi approvate durante il Governo Concertazionista, quelle che permettono, per esempio, perquisire domicilii senza la necessità di presentare un ordine giudiziario (violando l'articolo 12 della Dichiarazione dei Diritti Umani e l'articolo 5 della Dichiarazione Americana dei Diritti dell'uomo). Tra il 1993 ed il 1994 gli arresti per sospetto hanno coinvolto più di 350.000 persone (ciò contraddice l'articolo 9 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani). Coloro che vengono mantenuti senza comunicazione nelle caserme di polizia per più di 5 giorni continuano ad essere torturati, così come lasciano in evidenza le molteplici denunce al riguardo (violando l'articolo 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).

Il Governo e la destra non solamente hanno conservato diverse organizzazioni di polizia caratterizzate dalle loro azioni repressive, ma anche ne hanno create alcune nuove per proteggere l'attuale modello economico; per esempio :

- la Direzione nazionale di informazioni (DINE), responsabile di operazioni di controllo e spionaggio di controllo e spionaggio dei politici di diversi versanti;

- l'Ufficio di Sicurezza Nazionale, organismo che cerca di controllare e vigilare sulle organizzazioni politiche e popolari di ispirazione di sinistra, in coordinamento con i "Carabineros" e la Polizia investigativa. Uno dei suoi direttori, Marcelo Shilling, è attualmente accusato del montaggio di un operativo di infiltrazione di gruppi di sinistra con trasporto di armi, che diede come risultato l'arresto di un insieme di militanti che oggi sono prigionieri politici nel Carcere di Massima Sicurezza;

- la Direzione di Controspionaggio dei "Carabineros" (DIPOLCAR), è un organismo operativo della polizia in uniforme, il cui obiettivo è neutralizzare le attività di gruppi e attività delle persone di sinistra;

- la Brigata Investigativa sulle Organizzazioni Criminali (BIOC), che possiede le stesse funzioni della anteriore, appartiene alla Polizia Investigativa del Cile, ecc.

Il governo ha sviluppato le forze in dorazione alla polizia, da 45 a 63.000 funzionari, strumentalizzando la "sicurezza cittadina" come ragione che giustifichi l'aumento delle azioni repressive contro diversi settori della società. Dall'altra parte, nel centro di Santiago sono state istallate videocamere e microfoni con una portata di 400 metri, progetto sviluppato con l'appoggio dal Dipartimento di Stato nordamericano, che ha inviato funzionari dell'FBI per addestrare gruppi speciali della polizia per quattro mesi. Oggi esiste un ufficio dell'FBI in Cile, con l'obiettivo di investigare e collaborare, nell'ambito di conflitti di bassa intensità, nella disarticolazione di gruppi "sovversivi", partecipando, anche, alla ricera di 4 prigionieri politici che sono recentemente scappati dal Carcere di Massima Sicurezza.

Inoltre, sono state nascosti all'opinione pubblica alcuni casi di morte per tortura per mano delle forze di polizia dei "Carabineros". E' frequente la repressione di manifestazioni pacifiche e ogni volta che ciò succede sono numerose le persone che permangono in stato di detenzione per varie ore nelle caserme di polizia, senza nessuna garanzia legale. Si sono registrati numerosi casi di detenzione e tortura di membri di organizzazioni politiche e sociali di base. Questi fatti, dimostrati e denunciati alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, sono stati smentiti da rappresentanti del governo.

Dopo sette anni di governi "democratici", la disillusione ha rimpiazzato l'euforia dei primi anni di ritorno alla democrazia, una democrazia senza la partecipazione della gente, una democrazia che esclude una ampia maggioranza del paese e difende in modo aperto gli interessi di una minoranza già privilegiata.

IV. OBIETTIVI DEL PROGETTO

Obiettivo generale

Sviluppare su scala nazionale un progetto d'educazione, promozione e difesa dei diritti umani, prestando un servizio di difesa legale gratuita ad ogni persona o gruppo di persone arrestate per motivi politici o i cui diritti siano stati violati.

Obiettivi specifici

a) Promuovere un progetto educativo sistematico dei Diritti Umani a livello delle organizzazioni sociali.

b) Far conoscere nel modo più ampio le violazioni dei Diritti Umani commesse da parte dello Stato o da altri organismi di governo; questo attraverso l'emissione di rapporti periodici delle diverse situazioni di cui si avrebbe rapporto.

c) Promuovere campagne di denuncia di leggi, decreti e regolamenti che violano i diritti delle persone.

d) Appoggiare campagne che promuovano leggi e altre misure destinate a fare giustizia e a garantire i diritti delle persone o dei gruppi.

e) Rafforzare, appoggiare ed orientare attività relazionate con i diritti umani.

f) Offrire difesa legale ai prigionieri politici che lo sollecitaranno, indipendentemente dalle imputazioni di cui siano accusati.

g) Creare e sviluppare un archivio delle denuncie delle violazioni dei Diritti Umani.
 

V. SVILUPPO DEL PROGETTO

La ODEP ha sviluppato 5 dipartimenti che fino ad ora funzionano con diverse difficoltà per la mancanza di finanziamenti :

A. 1 Dipartimento di difesa giuridica
B. 1 Dipartimento dell'Educazione
C. 1 Dipartimento di Stampa e Informazioni
D. 1 Unità dell'Archivio
E. 1 Unità amministrativa
 

A. Dipartimento di difesa giuridica

I. Presentazione della situazione

Attualmente, ci sono circa ottantasette uomini e donne detenuti nei Carceri di Massima Sicurezza per motivi politici, che affrontano un totale di circa 157 processi o giudizi. Al numero anteriore devono sommarsi i detenuti che si trovano sottoposti a processo, però sotto libertà condizionata, o coloro che hanno un ordine di arresto pendente e, nella pratica, sono latitanti.

In relazione al Carcere di Massima Sicurezza, questo fu creato dal governo di Aylwin nell'anno 1993, con l'obiettivo di isolare i detenuti dalle loro organizzazioni politiche, dalle loro famiglie ed in generale dalla società; non solamente li si priva della libertà come conseguenza della loro carcerazione preventiva, ma anche si castigano le loro idee come forma di sanzione esemplare per il resto della società, per dissuaderla dal fornire appoggio alle organizzazioni dissidenti ed inoltre per sottoscrivere i postulati della trasformazione per queste stabiliti. Questa segregazione colpisce gravemente le familie, per esempio, quando si limitano le visite a due contatti mensili solamente con 5 membri diretti del gruppo familiare.

Detta segregazione è parte centrale della "politica antisovversiva" che sviluppa il governo, quella che, insieme all'Ufficio di Pubblica Sicurezza e ad un insieme di leggi come quella del "pentimento efficace", cercano di piegare le idee antisistemiche dei prigionieri politici e di coloro, in generale, che agiscono in organizzazioni non appartenenti al sistema; in cambio del pentimento e della rinuncia alle loro organizzazioni politiche, viene loro offerta la possibilità di trasferirli ad altri recinti carcerari dove potranno accedere successivamente a benefici ed alla libertà. Il requisito necessario perché il delatore ottenga la propria libertà è ottenere la detenzione di altre persone. Nella pratica questo ha significato legalizzare le azioni che svilupparono, nei fatti, la DINA e la CNI, durante il governo militare.

Queste pratiche eticamente criticabili lasciano in evidenza l'inconstituzionalità del sistema repressivo e, come parte di questo, l'esistenza del Carcere di Massima Sicurezza (CAS). A questo bisogna aggiungere la severità del regolamento interno del CAS, con il suo sistema di visite ristrette ed a scadenza quindicinale. A livello delle relazioni interne, questa segregazione incide in una limitata e quasi nulla possibilità di convivenza tra gli stessi prigionieri, distribuiti in diversi moduli che hanno le proprie sale mensa, bagni e cortili e con orari differenziati, impedendo loro di coincidere in luoghi comuni, ecc... Questo sistema mantiene i reclusi completamente isolati ed incomunicati tanto tra loro come con il mondo esterno. In questo quadro estremamente sfavorevole si sviluppa la lotta dei prigionieri politici per la loto libertà e per i diritti di base di ogni prigioniero, tra gli altri, visite amplie, diritto al lavoro, educazione, salute e trattamento degno.

Questo progetto si giustifica, specialmente, per la necessità di salvaguardare debitamente la garanzia di un giusto e dovuto processo per le persone attualmente poste a giudizio per motivi politici in Cile, diritto contemplato nei patti internazionali dei diritti umani (Patto dei Diritti Civili e Politici delle Nazioni Unite e Convenzione Americana dei Diritti Umani).

Il regime giuridico che si applica ai prigionieri politici

Le persone detenute per motivi politici sono giudicate in applicazione a leggi speciali che fissano un procedimento restrittivo del diritto di difesa e che consacrano figure penali complesse che implicano alte pene; soprattutto si tende a castigare le idee e non necessariamente l'azionare dei militanti, degli aiutanti o simpatizzanti di tali organizzazioni. Detti processi sono soggetti a misure organizzative e legali applicate sotto il regime militare e successivamente perfezionate dal regime democratico cileno per combattere i gruppi politici che rifiutano l'impunità e considerarono che era necesario continuare le loro azioni fino ad ottenere una autentica trasformazione sociale, economica e politica della società.

Il governo cileno applica a detti gruppi o organizzazioni la qualifica di "terroristi", a prescindere dal fatto che in uno stato di diritto detto qualificativo, che in sé implica una punibilità, dovrebbe dichiararlo il potere giudiziario.

Le autorità civili elette nel dicembre del 1989 si fecero carico di un ordine legale essenzialmente diverso da quello che aveva caratterizzato la democrazia esistente fino al settembre del 1973. Sul piano delle garanzie fondamentali delle persone, questo nuovo quadro vulnera tali garanzie.

Il primo governo democratico della post-dittatura, ha passato al Parlamento diversi progetti di legge destinati a modifiare la normativa che restringeva i diritti umani, per "proteggere, in modo migliore, i diritti della persona, specialmente quello relativo al giusto processo" e per "adeguare la legislazione interna a quanto stabilito nei trattati internazionali sui dritti umani". Si proponeva, tra le altre cose, di derogare la pena di morte, di modificare alcuni procedimenti della Legge di Sicurezza Interna dello Stato e della Legge Antiterrorista e di restringir le competenze dei tribunali militari.

Dopo un anno di discussioni parlamentarie e dopo numerose modifiche introdotte dai parlamentari, questi progetti di legge si sono convertiti nelle chiamate "Leggi Dovute" che, lontano dal raggiungere l'obiettivo di salvaguardare i diritti fondamentali delle persone, hanno ratificato i criteri contenuti nella legislazione repressiva della dittatura.

In questo modo, la pena di morte non è stata abolita, si è aumentata considerabilmente la punibilità di una serie di reati, non si sono modificati, nella sostanza, i procedimenti delle leggi sulla Sicurezza Interiore dello Stato e la Legge Antiterrorista, conservandosi un insieme di norme che attentano al giusto processo, come si spiega successivamente. Neanche si sono modificate, fondamentalmente, le norme sulla competenza dei tribunali militari e solamente sono stati passati alla giustizia ordinaria una serie di processi già iniziati, lasciando praticamente intatto quanto attribuito alla Giustizia Militare con riferimento al giudizio dei civili per fatti accaduti successivamente all'11 Marzo del 1990. Per esempio, solamente in Santiago, esistono attualmente non meno di ventitrè processi posti in essere da tribunali militari nei quali 55 civili sono sottoposti a processi per motivi politici. Considerando altri motivi, i sottoposti a processo sono varie centinaia (tra gli altri studenti universitari e tifosi di calcio).

Il modo di agire della Giustizia militare nel periodo attuale non è stata diversa a quella che ebbe durante il passato regime. Molti civili continuano ad essere giudicati per fatti che non costituiscono reati militari, in particolare, per l'infrazione dell'articolo 8º della Legge N° 17.798, che applica sanzioni punitive a coloro che "organizzino, appartengano, finanzino, facciano donazioni, istruiscano, incitino o inducano la creazione ed il funzionamento di milizie private, gruppi di combattimento o partiti militarmente organizzati, armati di alcuni degli elementi indicati in questa stessa legge ...", articolo la cui ampiezza vulnera il principio della tipicità, quando permette di sottoporre a processi per una grande varietà di condotte, che molte volte rimangono nel mondo delle mere intenzioni o idee degli individui. Durante il regime militare, questo reato era sanzionato con una condanna di tre anni e un giorno, cinque anni e un giorno e venti anni.

Il livelllo di vulnerazione delle garanzie sul processo è identico a quello che esisteva durante il regime dittatoriale, dal momento che limita gravemente il diritto alla difesa e restringe la concessione della libertà provvisoria. Con relazione a questo, neanche nei periodi più terribili della dittatura si proibiva l'accesso degli avvocati ai carceri nè venivano loro perquisite le loro documentazioni, cosa che succede oggi e molto frequentemente.

Su richiesta della Seconda Procura Militare di Santiago, il tribunale militare ha approvato l'applicazione della pena di morte per cinque persone, e dell'ergastolo per Marcela Rodríguez Valdivieso, donna paraplegica, attualmente in libertà provvisoria.

Norme restrittive al procedimento penale ordinario

Con relazione ai giudizi passati ai giudici della giustizia civile, anche per questi si restringono i diritti fondamentali garantiti da norme nazionali ed internazionali, come il diritto alla difesa, la presunzione d'innocenza e il principio universale del "non bis in idem", che stabilisce che nessuno può essere giudicato nè condannato due volte per uno stesso fatto punibile.

Attualmente, il 61,4% delle cause si basa sul procedimento speciale stabilito dalla Legge 12.927 sulla Sicurezza Interna dello Stato, che regola le istruttorie realizzate in virtù di questa stessa legge e della Legge 18.314 sulle condotte terroriste. Dette norme relative ai processi sono molto più restrittive del procedimento penale ordinario vigente e sono state considerate come trattatiste del diritto penale e come un regresso in materia criminale. Tra queste disposizioni, bisogna evidenziare le seguenti:

1.- I processi si avviano su richiesta del ministro degli Interni, che funge da parte in causa. Però se la polizia chiede al giudice che si ampli il termine in cui un detenuto stia sotto la propria "custodia", detta richiesta è considerata come una denuncia; per conseguenza, questi processi si possono avviare anche in base alla richiesta di una delle due forze di polizia.

A prescindere dal fatto che sono i Tribuanli della Giustizia che devono determinare se un reato è o non è di carattere terrorista, nella pratica, la sola presentazione di una richiesta da parte del ministero degli Interni è sufficiente per considerare che determinati fatti sono terroristi, producendo molte volte la trasformazione di processi già avviati come reati comuni, in procedimenti speciali che restringono le garanzie del processo aggravando, considerabilmente, le pene. Il governo esercita, in questo modo, una pressione politica sui mezzi di comunicazione, cosa che implica la creazione di un pregiudizio sull'opinione pubblica e sulla propria giustizia. A questo si aggiunge il fatto prima menzionato che la polizia può sollecitare una proroga del tempo in un detenuto può rimanere sotto la propria custodia; generalmente, i tribuanli optano per dieci giorni, il massimo tempo che la legge permetta, con le conseguenze ormai abituali in questi casi.

2.- Questi processi sono posti in essere da un ministro della Corte d'Apperllo, designato dalla stessa Corte, costituendosi un tribunale speciale di maggiore gerarchia in cui attua, come parte accusatrice, il ministero Pubblico, oltre al ministero degli interni, che è la parte querelante, si produce, quindi, un effetto discriminatorio che accentua il carattere incolpatorio e sanzionatorio di questi processi. Così, la maggior parte di queste cause ccomporta sentenze con pene privative della libertà, a differenza dei processi penali comuni che, in un alta percentuale, finiscono in una desistenza dalla condanna. Dei processi menzionati, solamente il 7% è stato sospeso o assolto, a differenza dei processi penali ordinari in cui, circa un 70% termina in una sospensione del giudizio. Questo salvo quando a volte questi tribunali civili si dichiarano incompetenti e passano la pratica alla Giustizia Militare.

3.- In questi casi speciali, la tappa istruttoria è più corta di quella di un processo ordinario, essendo prorogabili di 30 giorni in casi giustificati. In questa tappa il tribunale realizza l'investigazione, che, come in ogni processo criminale cileno, è segreta per l'accusato e la sua difesa, salvo che colui che pone in essere il processo non gli conceda la conoscenza paraziale o totale di questa. Nella pratica, nei processi dei prigionieri politici, raramente si concede alla difesa il conoscimento della fase istruttoria, mantenendosi segreto durante tutta la sua durata, ostacolando, in questo modo, la difesa.

4.- Il termine per la difesa vera e propria, una volta conclusa la fase istruttoria, è di sei giorni, prorogabile fino a quindici nel caso ci siano vari accusati, essendo questa l'opportunità in cui l'avvocato difensore prende conoscenza dei precedenti accusatori per presentare lgli scarichi nel termine riferito. In Cile non è obbligatorio far pervenire copia dei precedenti del processo alla difesa; la loro consegna rimane a discrezione del giudice.

5.- In quanto alla prova degli scarichi, il tribunale non è obbligato a questa e solamente viene presentata se il giudice lo considera pertinente; in questo caso, si apre un breve termine di venti giorni per farlo. In cambio, nel processo penale ordinario la prova è obbligatoria, salvo che la propria difesa rinunci a questa. In questo modo, l'impossibilità di intervenire nella fase istruttoria, la non obbligatorietà della recezione della prova e il brevissimo lasso per renderla, incidono gravemente nella limitazione dei mezzi di difesa del sottoposto a processo.

6.- Alcuni di questi procedimenti restringono, ugualmente, i mezzi di impugnazione delle risoluzioni giudiziarie. Solamente ci si può appellare all'ordinanza di procedimento giudiziario, al rifiuto od alla concessione della libertà provvisoria, alla sospensione a procedere ed alla sentenza definitiva. In questo ultimo caso, il termine per appelarsi è solamente di ventiquattro ore (nel caso del procedimento segnalato dalla Legge della Sicurezza Interna dello Stato) dal momento in cui il sottoposto a processo riceve la notifica, impendendogli di fatto di comunicare con il proprio avvocato. Nel processo comune, invece, il termine è di cinque giorni.

In questi processi non si procede al ricorso in cassazione, unica impugnazione che esiste in Cile per le sentenze dettate in giudizi contrari alla legge o che sono caratterizzati da vizi processuali.

7.- Questi giudizi si allontanano dalla norma generale vigente in Cile que esige una convinzione giuridica del giudice, basata su prove legali per condannare in materia criminale; a parte del fatto che queste disrminazioni violano il diritto alla uguaglianza, consacrato dalla stessa Costituzione del 1980.

Secondo quanto disposto dalla Legge 12.927, la prova prende valore nella coscienza ed anche l'errore si determina in coscienza. Vale a dire che il giudice non è obbligato a sbagliare in merito al processo, bastandogli solamente una convinzione "morale o personale"per emettere una condanna.

8.- Nei processi per reati qualificati come "terroristi", la disposizione contenuta nel articolo 15 della Legge 18.314 restringe ugualmente il diritto alla difesa stabilendo che: "quando a discrezione del tribunale risulta conveniente per il successo della investigazione mantenere in segreto le dichiarazioni e la individualizzazione dei testimoni, di coloro che hanno esposto denuncie o qualsiasi persona che debba comparire nel processo, o nel caso che qualsiasi di queste persone lo richieda, il tribunale farà costatare detti precedenti in un registro separato che avrà carattere confidenziale. Questi precedenti solamente verranno portati a conoscienza dell'accusato al momento di notificargli la accusa e solamente nel caso che si pretenda farli valere contro di lui col fine di condannarlo".

Altra garanzia fondamentale del processo penale che si vulnera evidentemente in queste istruttorie è la presunzione di innocenza, precetto consacrato in diverse norme internazionali vincolanti per il nostro paese. Tant'è così che coloro che esercitano la difesa nei giudizi di carattere politico, si vedono obbligati molte volte a smontare una presunzione di colpevolezza che è stata imputata fuori dall'ambito giurisdizionale.

Questo ha relazione con le ampie attribuzioni della polizia, dato che in Cile non esiste una polizia giudiziaria. Questi lavori vengono disimpegnati dalle forze di polizia dei "Carabineros" e dalla Polizia Investigativa, che formano parte delle Forze dell'Ordine e di Sicurezza.

La forza dei "Carabineros" è una istituzione che sotto la dittatura militare è passata a formare parte delle Forze Armate e che dipende direttamente dal Ministero della Difesa. In cambio, la Polizia Investigativa dipende ancora dal Ministero degli Interni.

Questi organismi di polizia, in virtù di una disposizione introdotta dalla Legge 19.077 del ventotto d'agosto del 1991, sono abilitati a perquisire qualsiasi luogo ed arrestare persone semplicemente per sospetto di reato, senza la necessità di esibire un ordine giudiziario previo; in generale, questi organismi eseguono detenzioni di massa, specialmente di giovani, come parte del normale esercizio delle funzioni repressive, soppiantando la presunzione di innocenza delle persone per quella, infondata o presumibile, di colpevolezza.

Una delle ultime modifiche introdotte dalla dittatura militare alla procedura penale, è l'articolo 272 bis, che amplia il termine stabilito perchè la polizia metta a disposizione del giudice le persone detenute: 5 giorni nel caso di reati comuni e fino a 10 giorni nei casi di reati "terroristi". Durante questo tempo, gli arrestati permangono privati di comunicazioni nelle caserme di polizia, autorizzandosi solamente la visita del proprio avvocato per mezz'ora giornaliera. Durante le detenzioni per motivi politici la polizia usa indefettibilmente questa facoltà, interrogando gli arrestati senza nessun controllo giurisdizionale e sottomettendoli, come è stato denunciato in tutti i casi di detenzioni per motivi politici, a torture e trattamenti inumani, crudeli o degradanti; e dette condotte deplorabilmente si estendono ai famigliari dei sottoposti allo stato d'arresto.

La polizia, inoltre, esercita una grande influenza nel corso del processo, a tal punto che molte volte il tribunale si limita a processare in base alle sue dichiarazioni e attuazioni, senza procedere a realizzare una investigazione criminale; per ciò, tanto l'orientamento del processo penale come i suoi risultati sono conseguenza dell'attività di polizia e non di un organo giurisdizionale. Il processo diviene un mero meccanismo repressivo che attenta le garanzie giudiziarie elementari e molto lontano dai suoi veri obiettivi giurisdizionali.

Attenta anche contro la presunzione di innocenza la forma con cui si applica la carcerazione preventiva e la libertà provvisoria. Nonostante il fatto che il diritto alla libertà provvisoria sia sancito a rango costituzionale come una garanzia basica del processo, il regolamento legale lo restringe, trasformando la prigione preventiva in una sentenza anticipata di colpevolezza e rifutando la libertà provvisoria. Questo risulta a maggior ragione a partire dal 5 Giugno del 1997, quando si è promulgata una nuova legge che torna a restringere la concessione della libertà provvisoria, legge che è stata promossa dai settori della destra ed ha contato sul pieno e totale appoggio del governo.

La libertà provvisoria può essere rifiutata ogni volta che si mantga la carcerazione preventiva, ogni volta che il giudice stimi che esistino precedenti che permettano di stabilire che la sua concessione è pericolosa per la sicurezza della società, circostanza che non è regolata esattamente dalla legge. Nella pratica, questo significa che si nega la libertà provvisoria sulla base del carattere e della tipologia dei reati per i quali una persona è sottoposta a processo, permanendo privata della libertà per questa sola circostanza, a prescidnere dal risultato che, alla fine, avrà l'investigazione. Adesso bene, data la durata che in Cile sono soliti avere i processi penali, il fatto di mantenere una persona in stato di carcerazione preventiva significa, nella pratica, un ampliamento anticipato della condanna, cosa che attenta alla presunzione d'innocenza che protegge ogni sottoposto a processo.

Questa situazione affetta particolarmente le persone processate per motivi politici, coloro che, normalmente, solamente per la natura dei reati per i quali vengono sottoposti a processo, si nega loro la libertà, indipendentemente dalla loro situazione personale.

Queste norme restrittive della libertà provvisoria si accentuano anche di più nel caso di procedimento giudiziario per la legge antiterrorista; quì, la libertà deve essere concessa non solamente dal giudice incaricato dell'istruzione del processo, ma anche con l'approvazione ad unanimità dei ministri facenti parte di uno dei tribaunali della Corte d'Appello rispettiva, cosa che rende praticamente impossibile la sua concessione.

Altro principio universale del diritto penale che è consacrato dai patti internazionali e che vieme violato nei processi dei prigionieri politici, è il "non bis in idem", in virtù del quale una persona non può essere processata né condannata due volte per lo stesso reato.

Nella legislazione penale esistono diverse norme che applicano sanzioni punitive nel caso della formazione di gruppi o milizie armate. La Legge 12.927 li sanziona quando si suppone che qeusti pretendono attentare contro i poteri legalemente costituiti; la Legge 18.314 punisce le associazioni illecite quando queste sono qualificate come terroriste e la Legge 17.798 sul controllo di armi ed esplosivi applica sanzioni punitive alle milizie o ai gruppi da combattimento quando questi sono in possesso di alcuni degli elementi che questa legge menziona. Quando un membro di un gruppo aramato è arrestato, abitualmente i tribunali militari usano la loro facoltà di giudicare i civili, processandolo in base alla Legge 17.798; dall'altra parte, anche la giustizia ordinaria apre un processo in base alle notificazioni per infrazione della Legge 12.927 o della Legge 18.314, presentate dal ministero degli Interni, verificandosi nella pratica un doppio procedimento giudiziario per gli stessi fatti sanzionabili e senza che nessuno dei tribunali declini le proprie facoltà in favore dell'altro, situazione che apertamente attenta al principio del "non bis in idem".

Quanto anteriormente esposto dimostra che oggi, in Cile, a prescindere dalle nuove condizioni politiche, non esiste la sufficiente salvaguardia per i diritti umani né le garanzie di base del processo, in particolare per coloro che sono sottoposti a processi per motivi politici. Ancora di più, nel attuale periodo, quando si sono promulgate norme oppugnate da giuristi prestigiosi e da ampi settori della cittadinanza, dal momento che sono lesive dei diritti umani. Così, ad esempio, la polizia è stata autorizzata a realiazare perquisizioni senza un ordine giudiziario previo, si è ampliato il concetto di legittima difesa "presumendosi legalmente" che si attua per questa nell'impedire la consumazione, tra altri, dei reati di furto con intimidazione o violenza.

II.- Descrizione del lavoro

1. Prima attenzione: Assistere le persone arrestate durante la loro permanenza nelle caserme, usando la facoltà di comunicare con loro una volta al giorno per un tempo di 30 minuti, in conformità a quanto disposto dall'articolo 5 Nº 4 della Legge 10.047.

2. Ricorso di difesa: Interposizione di questo ricorso nei casi di detenzioni arbitrarie ed illegali. Nel caso di fondate minacce contro la libertà personale e/o la sicurezza individuale, il ricorso sarà presentato con carattere preventivo.

3. Ricorso di protezione: Interposizione di questo ricorso quando si tratta di altre violazioni o infrazioni di garanzie costituzionali, come la garanzia di uguaglianza davanti alla legge, garanzia di un giusto processo giudiziario, ecc..., che conivolgono i processi politici.

4. Rappresentazione nel giudizio: Assumere la rappresentazione dei detenuti e dei processati politici messi in causa per la legge della Sicurezza Interna dello Stato, la legge antiterrorista, la legge sul controllo delle armi, ecc..., che sia attraverso tribunali ordinari o militari, dal momento stesso dell'ordinanza di procedimento giudiziario, fino a che non si detti la sentenza definitiva quede a firme o ejecutoria.

5. Assistenza di seconda istanza: Dibattimento dei ricorsi in appello in seconda istanza, di conoscenza delle Corti d'Appello e della Corte Marziale.

6. Interposizione di querele: Interposizione di querele per torture, intimazioni illegittime e detenzioni illegali.
 

Riassumendo, in ordine strettamente giudiziario, assumere la rappresentazione di coloro che sono sottoposti a processi e dei prigionieri politici nei loro rispettivi processi implica:

a) Presentare davanti al tribunale rispettivo, competente a processare il prigioniero politico o altro, uno scritto in cui si assunme il patrocinio di rappresentazione dello stesso nella causa. Nel caso in cui il sottoposto a processo presenti segni visibili di applicazione di trattamenti crudeli, inumani o degradanti o che denunci all'avvocato di essere stato oggetto di questi, avendosi timori per la sua salute ed integrità fisica, si sollecita a livello giudiziario che sia esaminato da un medico giurista con il proposito di costatare le lesioni e interporre una querela criminale.

b) Nel caso in cui il sottoposto a processo si trovi sottomesso a un regime di isolamento, si sollecita a livello giudiziario il diritto a colloquiare con il detenuto in presenza del giudice istruttore della causa, comprovando in forma personale, la integrità del detenuto.

c) Presentazione di querele criminali contro coloro che provvedono agli arresti e contro coloro che sono responsabili degli interrogatori dei prigionieri politici nei casi di tortura, intimazioni illegittime, applicazione di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, perquisizioni e detenzioni illegali, ecc...

d) Presentazione di testimonianze della condotta (di almeno due testimonianze), per accreditare l'irreprensibile condotta anteriore del sottoposto a processo. Questa informazione sommaria di testimonianze è un requisito previo alla sollecitudine di scarcerazione sotto fiducia quando proceda.

e) Apportare nella tappa investigativa segreta (denominata sommario) tutti gli elementi pprobatori che servano alla difesa.

f) Una volta chiuso il sommario, rispondere alla accusa che il procuratore possa dedurre contro il sottoposto a processo. In questa tapp del processo, l'investigazione già si è resa pubblica (tappa del sommario). Quì si può esercitare con maggior propietà il diritto alla difesa, con la produzione di prove in favore del sottoposto a processo. Deve farsi presente che nei processi per le leggi speciali (sicurezza dello stato, antiterrorista .. ), la prova dela difesa solamente può formularsi se il giudice la considera pertinente, aprendosi un termine di 6 giorni per la sua presentazione. E' necessario segnalare che nel processo penale ordinario la prova è obbligatoria e il termine per fornirla è di venti giorni.

g) Presentazione dei ricorsi giudiziari, in particolare contro la sentenza di prima istanza, quando sia aggravante per il difeso.

h) Per ultimo, presentazione di ogni altro tipo di ricorso giudiziario, fondamentalmente, ricorsi di querela quando i giudici incorrono in mancanze o abusi nella trafila dei processi ed in quanto queste possono essere emendate per questa via legale.

Estragiudiziariamente, la difesa dei sottoposti a processo implica:

A. Visitare i luoghi di detenzione dei colpiti prima che siano posti a disposizione del tribunale competente, come un modo non processuale di salvaguardare la loro integrità fisica e psicologica, visita che si realizza immediatamente nel prendere conoscienza della detenzione nei recinti carcerari.

B. Rappresentare il sottoposto a processo privato della libertà davanti alle autorità carcerarie (gendarmeria), in gestioni amministrative o giudiziarie, quando si proceda.

C. Visitare almeno una volta alla settimana i prigionieri politici nei recinti di reclusione: Sezione Speciale di Alta Sicurezza - S.E.A.S. - COF (per le donne) e Unità Speciale di Alta Sicurezza, U.E.A.S. (per gli uomini).

D. Provvedere ad un servizio legale di emergenza quando le circostanze lo richiedano, in caso di repressiome indiscriminata, durante dimostrazioni di strada o similari.

E. Assistenza legale ad organizzazioni popolari che lo richiedano e ottimizzare le loro strutture. Questo dipartimento deve coordinarsi con il dipartimento d'educazione ed informazione, offrendo aiuto tecnico e materiale, disponibile per la preparazione.

Il dipartimento della difesa giuridica è una delle cinque principali aree di lavoro della ODEP. Questo dipartimento sarà costituito principalmente da quattro avvocati i cui redditi e principali funzioni saranno:
 

AVVOCATI MENSILE ANNUALE

1 avvocato 1.500 18.000
Incaricato della assistenza carceraria,
delle visite ai prigionieri ed interposizione dei ricorsi
di protezione o difesa e querele
relative ad abusi all'interno dei carceri
3 avvocati 1.500 c/u 54.000
1 segretaria 400 4.800
1 coordinatorr di area 1.000 12.000

Documenti e Costi giudiziari /copie 125 1.500
autorizzate
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
TOTALE ANNUALE DIPARTIMENTO GIURIDICO 123.550 DOLLARI

ANNESSI _

APPENDICE I : PIANO DEL PERSONALE DELL'UFFICIO GIURIDICO

Un avvocato realizzarà una visita settimanale ai centri pernitenziari della Regione, senza pregiudizio che egli si renda presente ogni volta che si producano emergenze, per esempio: perquisizioni di massa, pestaggi a singoli prigionieri o collettivi, punizioni eccessive, scioperi della fame, ecc... Queste visite hanno come obiettivo quello di vigilare, costantemente, il trattamento ai detenuti, per cercare di limitare, con la presenza, le attitudini violente dei funzionari dei carceri e, a loro volta, per risolvere sul campo le difficoltà nell'ambito giuridico. Anche si svilupperanno le azioni legali come le querele, i ricorsi di protezione, ecc...

Inoltre, si ha bisogno di tre avvocati, che riuniscano i precedenti destinati alla difesa dei prigionieri politici, realizzeranno azioni per abusi di potere contro la popolazione civile e promuoveranno, in generale, la difesa dei Diritti Umani. Data la complessità delle difese dei prigionieri politici, non è consigliabile si sommino più di 6 difese per ogni professionista.

Si rendono necessari, anche, due procuratori che avranno il compito di inoltrare le cause, specialmente nei tribuali, offrire la prima assistenza alle persone che denuncino situazioni che minacciano i diritti più essenziali, ecc...

Tutti questo professionisti svolgeranno mezza giornata di lavoro nella ODEP, dal lunedì al venerdì. Si creerà un turno che permetta di accogliere situazioni fuori d'orario e la cui gravità renda meritevole andare nel luogo in cui li si richieda. Dette situazioni impreviste possono essere arresti durante manifestazioni di strada, arresti di membri di organizzazioni sociali e di persone non organizzate, quando tali privazioni di libertà abbiano un carattere politico. Sebben lavoreranno presso la ODEP mezza giornata, non saranno obbligati a permanere alle dipendenze istituzionali durante tuttp questo tempo, pero si organizzerà un orario che assicuri che uno di questi professionisti compia un turno presso la ODEP, per intervenire in imprevisti e consulte.

Sviluppo Appendice I

4 avvocati 6.000 dollari
2 procuratori 1.000 dollari
1 segretaria 400 dollari
1 coordinatore 1.000 dollari
--------------------------------------------------
TOTALE MENSILE 8.400

TOTALE ANNUALE: 100.800 dollari
 

APPENDICE II : LETTERATURA GIURIDICA

E' indispensable contare con il materiale giuridico tanto legale come dottrinale per sviluppare adeguatamente i compiti proposti. Perciò, si ha bisogno di un paio di ognuno dei codici più consultati, leggi, regolamenti e dottrina nell'ambito dei Diritti Umani e delle difese giuridiche. Andrebbe rinnovato ogni tre anni.

Sviluppo Appendice II

Codici (una volta) 750 dollari
Altra letteratura giuridica (mensile)150 dollari
Documenti e costi giudiziari 125 dollari
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Totale annuale 4.050 dollari

APPENDICE III : SVILUPPI DELL'UFFICIO

E' fondamentale avere un luogo in cui funzionino le dipendenze giuridiche. Stimiamo che il reddito mensile per sostenere i costi di affitto, telefono, costi comuni, acqua e luce siano di 800 dollari per un adeguato funzionamento.

Per gli elementi dell'ufficio tali come: mobili, scaffali, sedie, scrivanie ecc... si richiederà una quantità approssimativa di 200 dollari.

Sviluppo Appendice III

Affitto 500 dollari aprox.
Costi comuni 300 dollari
Mobilio di base 1.500 dollari
Altri costi 300 dollari
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Totale annuale 14.700 dollari

APPENDICE IV : FONDO D'EMERGENZA

Data la mancanza di esperienza nel mantenimento di un dipartimento giuridico, questo fondo è destinato a coprire circostanze e costi imprevisti. Per esempio, vi è la possibilità che cileni residenti all'estero si offrzano di donare computers per l'ufficio. Però se questo non si concretizza, si dovranno acquistare detti elementi. Alcuni di questi imprevisti potrebbero essere:

- Viaggi fuori Santiago.
- Participazione a seminari o eventi relazionati con i Diritti Umani
- Contrattazione eventuale di periti.
- Eventualmente, contrattazione di un altro professionista per compiti specifici, come l'emissione di relazioni.
- Piccola cassa.

Nel caso in cui non si occupi la totalità del denaro prevista nell altre appendici, questi soldi verranno incorporati, automaticamente, al fondo d'emergenza. A sua volta, se manchi denaro per le stesse appendici, si ricorrerà a detto fondo per supplirr alle carenze. Se al termine del periodo di funzionamiento rimane un saldo nel fondo d'emergenza, questo si aggregherà al bilancio preventivo dell'anno seguente.

TOTALE APPENDICE IV 5.000 dollari

TOTALE ANNUALE DEL DIPARTIMENTO GIURIDICO 124.550 dollari

B. Dipartimento dell'Educazione

I cileni hanno preso coscienza della importanza dei Diritti Umani dal momento che questi sono stati brutalmente violati durante la dittatura militare. Oggi, in un regime democratico, è ancora più importante capire il concetto dei Diritti Umani. Il potere oggi come oggi è basato su una legislazione che è stata rifiutata dalle forze d'opposizione durante la dittatura di Pinochet. Solamente nella misura in cui la nuova istituzionalità non creda nè moltiplichi un macchinario repressivo e autoritario il popolo potrà prendere coscienza dei suoi diritti umani e esigerà il loro rispetto.

Il Dipartimento d'Educazione avrà come compiti:

a) Creare una banca dati di informazione legale che faciliti l'educazione dei cileni al rispetto dei Diritti Umani e sviluppino azioni concrete per proteggere i loro diritti.

b) Organizzare seminari di formazione intorno ad interessi di persone o gruppi di persone i cui diritti siano stati o siano minacciati.

Questo dipartimento sarà responsabile di coordinare i programmi educativi, strettamente vincolato agli avvocati del Dipartimento di difesa legale.

Risorse umane: 1 persona (a tempo pieno).
Totale mensile 1.000 dollari
Totale annuale 12.000 dollari

Risorse materiali:
Total mensile 500 dollari
Totale annuale 6.000 dollari

TOTALE DIPARTIMENTO D'EDUCAZIONE 18.000 dollari
 
 

C. Dipartimento stampa ed informazione

Sono molti gli analisti stranieri che identificano le votazioni con la democrazia e vedono nel Cile attuale una nuova società. Questa percezione è sostenuta dalle campagne delle relazioni pubbliche sviluppate dal governo cileno con il fine di proiettare una immagine di democrazia normale, con progresso e sviluppo economico.

Per la magigoranza dei cileni che lottano per la loro sussistenza, questa immagine è molto distante dall'essere realtà. Dall'altra parte, i 18 anni di dittatura, durante la quale si considerava sovversiva ogni forma di partecipazione, hanno creato un gran temore e sfiducia nella popolazione rispetto alla possibilità di incontrare una soluzione alle sue richieste.

Per questa ragione, è fondamentale per la ODEP mantenere debitamente informate le organizzazioni internazionali e le organizzazioni sociali del paese su quanto stà succedendo in Cile e motivare la participazione nella soluzione dei problemi e delle difficoltà.

Un obiettivo importante di questo gruppo sarà quelo di realizzare valuatazioni trimestrali della situazione dei diritti umani in Cile. La ODEP insieme a altre organizzazioni, editerà un bollettino ed organizzerà conferenze stampa per far conoscere questi rapporti.

Risorse umane: 1 persona (a tempo pieno)
Totale mensile 1.000 dollari
Totale annuale 12.000 dollari

Risorse materiali:
Totale mensile 500 dollari
Totale annuale 6.000 dollari

TOTALE DIPARTIMENTO STAMPA ED INFORMAZIONE 18.000 dollari
 

D. Unità degli archivi

E' l'unità interna responsabile di riunire, classificare e archiviare informazioni rilevanti tanto dell'organizzazione come di altre. Al tempo stesso offrirà l'informazione che gli altri dipartimenti necessiteranno.

Risorse umane: 1 persona (a tempo pieno)
Totale mensile 800 dollari
Totale annuale 9.600 dollari

Risorse materiali:
Totale mensile 500 dollari
Totale annuale 6.000 dollari

TOTALE UNITA' DEGLI ARCHIVI 15.600 dollari
 

E. Unità amministrativa

E' anch'essa una unità interna il cui fine è ottimizzare il lavoro degli altri dipartamenti della organizzazione. I suoi obiettivi si dividono in due aree :

- CONTABILITA': elaborazione dei bilanci preventivi, approvazione dei rapporti finanziari, amministrazione dei conti correnti, pagamento di salari ecc..

- COMPITI AMMINISTRATIVI.

Risorse umane: 1 persona (a tempo pieno)
Totale mensile 800 dollari
Totale annuale 9.600 dollari

Risorse materiali:
Totale mensile 500 dollari
Totale annuale 6.000 dollari

TOTALE UNITA' AMMINISTRATIVA 15.600 dollari
 

Santiago del Cile, Giugno 1997.