CONVEGNO

"GIOVANNI BATTISTA MONTINI: 

FEDE, UNIVERSITA', CULTURA"

Martedì 21 gennaio e sabato 25 gennaio 2003

Palazzo della Sapienza - Corso del Rinascimento 40 - ROMA

Gli interventi sono stati raccolti nel testo:

Mauro MANTOVANI - Mario TOSO (a cura di), con la collaborazione di Teresa Greco, Giuseppe R.M. Motta e Oliviero Riggi,  Paolo VI: fede, cultura, università = Biblioteca di Scienze Religiose 182, Las, Roma 2003, pp. 328.

Il volume è stato presentato ufficialmente il 3 febbraio 2004 in Sant'Ivo alla Sapienza durante la "Commemorazione di papa Paolo VI" che ha visto la partecipazione dei curatori e di alcuni autori, del Coro Interuniversitario di Roma, e durante la quale si sono tenuti gli interventi del Prof. D. Sabino Palumbieri (L'antropologia "pasquale" di Paolo VI), della Prof.ssa Maria Luisa Paronetto Valier (La dimensione internazionale della missione pastorale di Paolo VI) e dell'On. Giulio Andreotti (Ricordi su Paolo VI) ed il saluto conclusivo da parte del Prof. D. Mario Toso, Rettore magnifico dell'Università Pontificia Salesiana di Roma. 

 

 

Paolo VI: fede, cultura, università

Un nuovo testo per rievocarne la figura, a 25 anni dalla morte

 

La vita mortale, nonostante i suoi travagli, i suoi oscuri misteri, le sue sofferenze, la sua fatale caducità, è un fatto bellissimo, un prodigio sempre originale e commovente, un avvenimento degno d’essere cantato in gaudio e gloria: la vita, la vita dell’uomo!”: con questa espressione così  significativa di Giovanni Battista Montini si chiudono le pagine introduttive (ad opera di T. Greco, G.R.M. Motta e O. Riggi) del nuovo volume Paolo VI. Fede, cultura, università (= Biblioteca di Scienze Religiose - 182, Roma, giugno 2003) pubblicato dall’Editrice LAS.

            I curatori, Mauro Mantovani e Mario Toso, entrambi docenti nella Facoltà di Filosofia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, hanno raccolto i testi gli interventi offerti in occasione di un Convegno su Giovanni Battista Montini svoltosi a Roma nel gennaio 2003 presso l’Archivio di Stato - Sant’Ivo alla Sapienza, luogo che il futuro Papa Paolo VI frequentò negli anni giovanili, caratterizzati dall’impegno pastorale con i giovani universitari (fu infatti dal 1925 al 1933 assistente spirituale della FUCI), e che visitò poi da Pontefice il 12 marzo 1966, pronunciando un discorso - riportato al termine del volume, alle pp. 317-321 - di grande intensità e immutata attualità. Il Convegno si è inserito all’interno delle attività promosse dall’Ufficio di Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma dal Centro Universitario di Sant’Ivo alla Sapienza in occasione del venticinquesimo anniversario della morte di Paolo VI, ed è stato organizzato insieme con l’Università di Roma La Sapienza, l’Università Pontificia Salesiana e l’Istituto Storico dell’Azione Cattolica. Significativa la coincidenza di questa celebrazione con il 7° centenario della fondazione, nel 1303, della stessa Università di Roma, di cui Montini fu studente per due anni nella Facoltà di Lettere.

Quale eredità Paolo Paolo VI, a venticinque anni dalla sua morte, lascia alla Chiesa, al mondo della cultura, all’università? Questa la domanda di fondo che ha accomunato i venti articoli del volume, raccolti secondo tre sezioni (I. Università e cultura; II. Chiesa e modernità; III. Testimonianze e documenti), ed alla cui risposta contribuiscono in queste pagine vari docenti, studiosi e personalità del mondo civile ed ecclesiastico.

Nel 1980, in occasione di una sua visita ai luoghi natali di Giovanni Battista Montini, Giovanni Paolo II espresse questo invito: “Studiate Paolo VI con amore… studiatelo con rigore scientifico. La verità renderà sempre giustizia a quel grande Papa, che di verità e sapienza inondò per quindici anni il mondo intero. Studiatelo con la convinzione che la sua eredità spirituale continua ad arricchire la Chiesa e può alimentare le coscienze degli uomini d’oggi, tanto bisognosi di parole di vita eterna”. Se è difficile poter tracciare un quadro esaustivo di un uomo che ha affrontato con fede e intelligenza “le sfide” del suo tempo, il volume si propone di fornire un ulteriore aiuto per una comprensione “più profonda” della figura di questo Pontefice del XX secolo.

Un uomo che, pronto fin da giovane a donare la sua vita alla Chiesa, verso la quale sempre nutrì un grande amore, ha saputo chiaramente rendere la propria vita autentica. Un pastore consapevole che, come espresse nella Evangelii Nuntiandi “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (n. 41). E che ben oltre ha colto quello spirito capace di agire ed interagire con il mondo, attraverso il dialogo, luogo dove la parola si fa messaggio ed apre un contatto ricco di significato e di senso. Il coraggio mostrato nel condurre avanti l’opera di rinnovamento e di pace ha portato a vincere l’indifferenza e la diffidenza della Chiesa per il mondo: “Nessuno è estraneo al suo cuore. Nessuno è indifferente per il suo ministero. Nessuno le é nemico, che non voglia egli stesso esserlo” (Ecclesiam Suam, n. 47).

Il testo offre studi e testimonianze per sostanziare e verificare dal vivo questi elementi, a partire dal tempo della animazione fucina fino agli anni del pontificato, segnati da gesti profondi di comunione con la chiesa Ortodossa, dal Pellegrinaggio in Terra Santa e in India, dall’attenzione per i problemi sociali, indice di una forte e costante sensibilità nei confronti delle problematiche degli uomini del nostro tempo. Sino al dolore ed all’affetto mostrato il giorno dell’esequie dell’amico Aldo Moro. Episodi emblematici cui, in vario modo, fa riferimento il volume, che prende avvio con due preziosi interventi di carattere storico.

Maria Cristina Giuntella (Università di Perugia) traccia anzitutto (La FUCI prima di Montini) un preciso quadro storico dei primi decenni del ‘900 visti attraverso le vicende della Fuci, dagli anni delle origini sino a quando Giovanni Battista Montini, per volere del Papa, ne divenne l’assistente ecclesiastico. Renato Moro (Università di Roma Tre; La FUCI di Giovanni Battista Montini) offre un saggio storico molto interessante sui quasi cinque anni in cui Montini fu assistente ecclesiastico centrale della FUCI, - evidenziando la dimensione politica, culturale e formativa di questo suo impegno -, un incarico difficile e travagliato che, com’è noto, si concluse con le dimissioni impostegli dai superiori.

            Seguono due interventi sul rapporto diretto tra Montini e la cultura universitaria. Ernesto Preziosi (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Giovanni Battista Montini e la cultura universitaria) bene evidenzia le note specifiche che caratterizzano l’attenzione di Montini per il mondo universitario: la testimonianza della verità, intesa come ricerca e via alla santità, mai disgiunta dall’intelligenza della fede, che nel dialogo trova la strada privilegiata perché si realizzi l’incontro tra fede e cultura. Thierry Bonaventura (Federazione Universitari Cattolici Italiani; Montini, un’eredità per la pastorale universitaria) si concentra su alcuni peculiari aspetti della “pedagogia montiniana”. Un’impostazione dove la formazione è vista in modo integrale, tutto l’uomo è coinvolto, la vita e lo studio del giovane universitario sono una palestra che prepara alla vita.

I successivi tre interventi evidenziano il rapporto (anche di profonda amicizia) tra Montini e alcuni personaggi particolarmente significativi nel suo itinerario culturale e filosofico. Giorgio Campanini (Università di Parma) si dedica allo studio de Gli influssi di J. Maritain su G.B. Montini – Paolo VI, evidenziando come sia centrale la “questione della modernità” nello sviluppo delle tappe del quarantennale sodalizio intellettuale che si instaura a partire dal 1926 fra Montini e il filosofo francese, e che si conclude idealmente con la consegna a Maritain del Messaggio agli intellettuali del Concilio Vaticano II. Francesca Giordano (Università di Roma La Sapienza; Giovanni Battista Montini e Igino Giordani) nel suo contributo racconta le vicende vissute di Igino Giordani, fondatore dei focolarini e parlamentare della prima legislatura della repubblica, con Paolo VI. L vicenda storica si intreccia con la vicenda narrativa del romanzo di Giordani La città murata. L’ideale tracciato nel romanzo è lo stesso che ha maturato l’esperienza antifascista dell’autore e di Giovanni Battista Montini: pace, giustizia sociale e libertà del popolo. Mauro Mantovani (Giovanni Battista Montini e la filosofia), in riferimento diretto ai testi degli Insegnamenti di Paolo VI, analizza la presenza della filosofia e di alcuni particolari filosofi e correnti di pensiero nei testi montiniani.

            Gli interventi della seconda sezione si dedicano ad alcuni ambiti specifici e particolarmente significativi. Mario Toso (Paolo VI e la costruzione della civiltà dell’amore) rivisita alcuni dei principali documenti del pontefice alla luce di questa famosa espressione del Pontefice, di cui ne evidenzia non solo la valenza teologica ed ecclesiologica ma anche lo spessore antropologico ed etico. Agostino Giovagnoli (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, L’Europa nella visione di Paolo VI) mostra quanto Giovanni Battista Montini fosse profondamente radicato nella cultura del continente e amasse con intensità l’Europa, nella consapevolezza che la Chiesa cattolica è una realtà universale e il papa è al servizio di tutto il mondo. Impegno per la pace, dignità della vita umana, rispetto della libertà degli individui, a partire dalla libertà religiosa, reciproca tolleranza, solidarietà all’interno del corpo sociale: questi i pilastri richiamati da Montini nel suo magistero, insieme con il frequente stimolo all’Europa affinché si faccia carico dei Paesi più poveri. L’apertura “universale” di Montini viene sottolineata dall’intervento di Scaria Thuruthiyil, (Università Pontificia Salesiana, Paolo VI e il suo viaggio in India) che ripercorre la storica visita di Paolo VI in India, dal 2 al 5 dicembre 1964. Un Paese multi-etnico, multi-culturale e multi-religioso come l’India accolse il pontefice in maniera così calorosa che alla sua partenza il Santo Padre esclamò: “ Qui lasciamo il nostro cuore”.

            Carlo Chenis (Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa) si dedica nel suo intervento (Giovanni Battista Montini e l’arte) ad evidenziare, con abbondanza di documentazione, come la modernità di papa Montini emerga anche dal suo rapporto con l’arte. La particolare sensibilità del Pontefice per il tema della bellezza non nasce da ragioni meramente estetiche, si inserisce piuttosto nella dialettica tra fede e cultura, in cui “l’arte è servizio alla carità e alla verità”. L’Autore commenta il Manifesto conciliare agli artisti consegnato da Paolo VI a Giuseppe Ungaretti. Papa Montini ha posto anche le basi per l’attuale strategia di gestione dei beni culturali ecclesiastici, profondamente convinto poiché l’annuncio del Vangelo “attraverso l’inculturazione della fede si avvale anche di questo patrimonio”. Massimo Palombella (Pontificio Istituto di Musica Sacra; Giovanni Battista Montini, la riforma liturgica e la musica), a sua volta, analizza il decisivo ruolo di Paolo VI nel rinnovamento della liturgia, e in particolare della musica sacra. Maria Andreina Alfero (Centro Culturale Universitario “Paolo VI” di Roma; Giovanni Battista Montini e il suo magistero sulla gioia) commenta nel suo intervento, mostrandone la immutata attualità e pregnanza, l’insegnamento sulla la gioia espresso da Paolo VI nella Lettera Enciclica giubilare (1975) Gaudete in Domino. Parole pienamente corrispondenti, come mostra l’Autrice, alla sua stessa esperienza e testimonianza di vita.

            Chiudono la sezione due interventi che evidenziano il profilo ecclesiologico del Pontefice. Cleto Pavanetto (Università Pontificia Salesiana, Paolo VI tra amore alla Chiesa e coscienza dei gravi problemi della sua epoca) analizza, con questa chiave di lettura, i principali documenti del suo magistero, a cominciare dalla Enciclica Ecclesiam suam, che rivelano questa sua particolare ansia di Pastore. S. Ecc. Mons. Tarcisio Bertone, Arcivescovo Metropolita di Genova  descrive il Pontefice nel suo testo (Il profilo ecclesiologico di Paolo VI) come “un cantore appassionato della Chiesa”, mostrando come già la prima enciclica montiniana indichi chiaramente lo stile che la Chiesa deve infondere nella sua attività quotidiana, nel triplice compito spirituale, morale e apostolico.  Tesi che costituiscono tuttora un insegnamento per tutta la comunità cristiana, chiamata oggi ad una nuova e coraggiosa evangelizzazione. In particolare, annota l’Autore, Paolo VI ha intuito l’importanza del dialogo - che da allora è diventato parte della missione -, dialogo che non sostituisce l’annuncio della fede ma ad esso si accompagna, fondandosi sulla convinzione che tutto ciò che è umano è patrimonio comune, è “il terreno sul quale incontrare l’altro”.

Il volume si chiude con una terza più breve sezione, ove si offrono i testi di alcune testimonianze scritti e presentate da profondi conoscitori di Paolo VI, che oltre alla loro competenza scientifica e professionale associano la ricchezza di un vissuto e di una “memoria viva” dell’“uomo (e papa) Montini”.

Il senatore Giulio Andreotti mette particolarmente in luce nella sua testimonianza (Montini, un uomo di governo) il rapporto di Paolo VI con il mondo della politica, intesa da lui stesso come “la più alta forma di carità”. L’urgenza di creare un laicato cattolico culturalmente attrezzato era ben viva in Montini; di qui “le insistenti direttive alla FUCI e ai Laureati cattolici, affinché venisse posta molta cura nella formazione dei futuri professionisti, in particolare nei campi della medicina, della fisica e della filosofia”. Montini - Paolo VI ebbe una vivissima sensibilità politica, seguì con grande attenzione i lavori della Costituente, il processo di integrazione europea, la sicurezza e la cooperazione internazionale. L’Autore rievoca anche alcuni “momenti drammatici” del pontificato montiniano, quali la stagione del terrorismo e l’approvazione delle leggi sul divorzio e l’aborto. Il giornalista Nuccio Fava nel suo testo (Evangelizzatore dell’«universo mondo») ricorda la propria esperienza alla FUCI e all’interno del mondo universitario, e rievoca la drammatica vicenda di Aldo Moro. In questo contesto storico, caratterizzato da forti tensioni verso il cambiamento e da altrettante spinte conservatrici, Paolo VI si trovò nella doppia difficoltà di chi sa di dover procedere in avanti e di dover anche conservare l’essenziale. Proprio nella capacità di salvaguardare la fede e di difenderla in ogni modo si rivela il grandissimo significato del pontificato di Paolo VI, attento agli interrogativi e alle attese, alla gioia e alla speranza dell’uomo contemporaneo.

S. Ecc. Mons. Angelo Amato (Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede; Paolo VI mariano ed ecumenico) si sofferma sul rapporto che Paolo VI volle instaurare con le altre religioni, facendo riferimento ad un episodio che vide protagonista il Pontefice e il metropolita Atenagora Il Piccolo. Quest’ultimo accettò l’invito in Vaticano, precisando che non avrebbe baciato il piede del pontefice. Arrivato a Roma, Atenagora fu accolto con tutti gli onori e colpito dall’umiltà di Paolo VI ne rese testimonianza in tutta la chiesa ortodossa d’Oriente. Chiude il volume la preziosa testimonianza di S. Ecc. Mons. Pasquale Macchi, Arcivescovo prelato Emerito di Loreto e segretario personale di Papa Montini. Egli rievoca, anche facendo riferimenti ad alcuni particolari rimasti finora inediti, la “straordinaria umanità” di Montini, confermando ancora una volta la necessità di smentire i luoghi comuni sull’immagine di un “Paolo VI mesto e angosciato”: “Paolo VI viveva nella serenità, non è mai stato angosciato. Gli si accreditavano queste attitudini, ma io posso testimoniare che nei momenti in cui in Vaticano, per qualche motivo, tutti «erano per aria», dal segretario di Stato al sostituto agli altri collaboratori, era sempre lui che riportava la serenità e l’equilibrio”.

Una ricca e variegata rassegna, dunque, per evidenziare ancora una volta la preziosità della testimonianza, anche “culturale”, di Paolo VI. “Uomo moderno”, capace di dialogare con la modernità senza perdere la coscienza della responsabilità ecclesiale della “traditio apostolica”. Uomo sereno, di grande umanità, che anche di fronte alle ore più tristi non si è abbandonato nell’angoscia, ma che ha accettato sempre di fare della propria vita un dono agli altri, anche nel suo ministero petrino.  Già il 30 dicembre 1921 il giovane Montini scriveva: “Il tempo è un cammino, gli anni le sue tappe, i giorni le sue marce. Nessun giorno più triste di quest’ultimo (fine dell’anno) per chi non spera: la lampada che si consuma fa temere per chi non aspetta l’alba. Noi l’aspettiamo. Io mi sento già preso nella corsa di quegli anni che sembrano volare: bisogna che la speranza cresca in ragione del tempo che diminuisce”. Un “appassionato della vita”, vita che – come dirà nel suo testamento spirituale -  rimane sempre un mistero “drammatico e stupendo” che affascina e insieme coinvolge.

 

Si ringraziano:   Vicariato di Roma - Ufficio per la pastorale Universitaria

                        Credito Artigiano

                        Advenia (Gruppo Wintherthur) 

                        Ditta Cusinato Giuseppe (Moncalieri – Torino)

 

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