Minnie Driver



















MINNIE DRIVER: BIO E CURIOSITÀ

Qualcuno l'ha definita “una singolare bellezza da cane bastonato”, eppure il sobrio ed elegante fascino di Minnie Driver ha conquistato il cuore di Matt Damon, uno dei belli più ambiti di Hollywood, e quello di John Cusack, conosciuto durante le riprese di L'ultimo contratto.
Sposata, divorziata, e in procinto di risposarsi (con il collega Josh Brolin), Amelia Driver è diventata Minnie grazie alla difficoltà di pronuncia della sorella Kate, ora modella e socia dell'attrice nella casa di produzione Two Drivers Production. «Mi sarebbe piaciuto essere un'Amelia, ma allora sarei dovuta nascere in Germania e indossare un cappello con le corna». E invece lei, figlia di un finanziere e di una designer d'interni, 29 anni compiuti il 31 gennaio 2000, è cresciuta alle Barbados prima di iniziare la sua carriera a Londra, sul piccolo schermo e sul palco come cantante jazz e chitarrista.
Il cinema: a lei appartiene la silhouette nella danza della sequenza d'apertura di 007 Goldeneye. Ha una rosa tatuata sul fianco destro, ama fare boxing, rilegge volentieri Shakespeare e Yates. Dolce, spiritosa e pungente al tempo stesso come i personaggi-cartoon cui ha prestato la voce (la Principessa Monohoke, la Jane dell'ultimo Tarzan disneyano e Trey Parker nel “famigerato” South Park), l'abbiamo vista per la prima volta al cinema con qualche chilo di troppo in Amiche di Pat O'Connor, nel quale ha iniziato la sua carriera di “fidanzata”. Poi sono arrivati Big Night, Sleepers e finalmente il successo con Will Hunting. Genio Ribelle che le ha fatto guadagnare la nomination all'Oscar come miglior attrice non protagonista. E dopo Un marito ideale la vedremo, con Nigel Hawthorne e Rufus Sewell, in At Sachem Farm, al fianco di James Spader nel thriller Slow Burn, e in Return to Me, con David Duchovny che si innamora della donna alla quale è stato trapiantato il cuore della moglie.





     Il suo volto così lontano dai canoni della bellezza classica era proprio quello che ci voleva per dare a una commedia degli equivoci, scritta da Oscar Wilde oltre 100 anni fa, quel tocco di modernità necessario per renderla più contemporanea possibile. E così non solo Minnie Driver è stata fra i primi reclutati da Oliver Parker per il cast di Un marito ideale, film che ha chiuso l'ultimo Festival di Cannes, ma il suo ruolo è stato notevolmente ampliato rispetto alla pièce originale. Ricca di charme e lesta nelle battute, spesso imbronciata, ma armata nelle schermaglie amorose di pungente umorismo, Minnie Driver con tutta la sua carica di sottile ribellione rappresenta un'ottima sfida per un Rupert Everett sempre più in stato di grazia: il quale nei panni di Lord Goring, maestro di dandysmo e paradossi nonché scapolo impenitente, si trasforma nell'ago della bilancia di questo divertente intreccio politico-sentimentale che è il film di Parker.
     Dopo L'ultimo contratto e, perché no, insieme alla spregiudicata Jane del Tarzan disneyano (anche lei un passo avanti rispetto alla propria epoca, nella versione originale parla con la voce della Driver), questa è un'altra occasione per l'attrice inglese di esplorare e mostrare il suo lato più comico e solare. Nonostante i pizzi e i velluti imposti dall'epoca tardo-vittoriana (e i gioielli che indossa insieme alle altre signore, tutti in stile e firmati John Galliano per Dior), Minnie veste i panni più giovanili e sportivi di Mabel Chilter, innamorata del recalcitrante Lord Goring, e sorella di Sir Robert, brillante membro del Parlamento e felicemente sposato con la bella e virtuosa Lady Gertrude, ma minacciato da uno scomodo passato che rischia di trasformarsi in un pubblico scandalo. «Mi piaccioni quei personaggi apparentemente meccanici o puramente decorativi che in realtà sotto sotto sono ricchi di grande complessità», spiega l'attrice che dice di aver accettato questo ruolo, come tutti gli altri della sua carriera, per la qualità della sceneggiatura e non per il cast o il regista. «Se lo script fa acqua non ci sono Martin Scorsese o Marlon Brando che tengano», spiega.
     E aggiunge: «Un marito ideale è un film per il quale come spettatrice comprerei il biglietto. È una commedia raffinata, ma anche accessibile al grande pubblico perché è divertente, ha la sua morale e anche quel pizzico di anacronismo che non guasta. Per fortuna non viviamo più in una società dove certe cose possono provocare danni irreparabili». Grande fan di Oscar Wilde, Minnie Driver si stupisce per la lucidità mostrata dallo scrittore, vittima dei pregiudizi dei suoi contemporanei. «La tolleranza che traspare dalle sue opere è straordinaria. Avrebbe potuto serbare rancore a tutti quelli che lo perseguitavano, e invece se ne viene fuori con un argomento meraviglioso: nessuno è perfetto. Ci sono grazia, bellezza e amore nell'imperfezione. Questo credo sia la cosa più bella che Wilde potesse dire sul mondo».



Le foto.


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