Le interpretazioni razionaliste dei Vangeli

La storia delle ricerche sulla composizione dei Vangeli e della loro verità storica è la storia del tentativo razionale e scientifico di dare risposta ad una duplice domanda: sono veramente autorevoli gli informatori evangelici? I fatti attestati sono veri e obbiettivi? Dimostrano l'autenticità della missione di Gesù?.

Sin dal I sec. d.C., gli antichi scrittori nonché i Padri della Chiesa (Origene, Clemente Alessandrino, Papia di Jerapoli, Ireneo, Eusebio e Policarpo) accettavano i Vangeli come libri sacri ed ispirati senza porvi dubbi sulla loro autenticità storica; perlopiù ne davano una trattazione apologetica quando per mano di scrittori pagani come Celso, Marcione e Porfirio (il discepolo del neoplatonico Plotino) la loro origine veniva posta in discussione.

Con l'avvento della riforma protestante e l'assodato principio del libero esame ecco che si ritornò a porre in dubbio la storicità dei Vangeli. I primi a sferrare poderosi attacchi furono i deisti Inglesi (il deismo è quell'istanza filosofica sorta alla fine del XVI sec. che identifica la rivelazione soprannaturale con la ragione naturale. Condannato dal Vaticani I - DS 3027) tentando di eliminare l'elemento taumaturgico (i miracoli e il trascendente) come mostrano gli scritti di Woolston del 1730 e di Annet del 1744. In Francia, il filosofismo ne seguì le orme con l'enciclopedico Voltaire che con il suo abituale sarcasmo descrisse Gesù come un vanitoso impostore. I risultati del deismo e del filosofismo furono ampiamente superati dall'illuminismo tedesco (aufklarung).  Reimarus, un professore di lingue orientali a Strasburgo, scrisse nel 1768 una "Apologia degli adoratori razionali di Dio" di cui sette ampi estratti furono in seguito pubblicati da Lessing, bibliotecario a Wonfenbuttel. In questi estratti il Remairus sferza un ordinato attacco prima contro ogni idea di soprannaturale, contro la Rivelazione ed infine contro tutta la storia evangelica.

Fallito il suo tentativo di rigettare in massa i fatti miracolosi, fu la volta del Paulus, professore a Heidelberg che con lo storicismo critico accettò l'apparato miracoloso ma tentò di spogliarlo di ogni rimando al soprannaturale dandovi un'interpretazione naturalistica. Nel 1832 lo Schleiermacher pubblicò la sua "vita di Gesù" di indole più filosofica che storica e che rappresentò un compromesso fra l'ortodossia protestante e la negazione del soprannaturale. Tre anni dopo, nel 1835 F.Strauss diede vita alla teoria del "mito" d'ispirazione hegeliana. Cominciano qui la tardodatazione dei Vangeli (oltre al I sec. inoltrato) al fine di far corrispondere i dati alla teoria che altrimenti verrebbe a cadere. Infatti, affinché possa instaurarsi una costruzione "mitologica" occorrono tempi lunghi; ecco allora ancora una volta (come spesso è accaduto ed accadrà nella storia della scienza imbevuta di ideologia) che la manipolazione del "dato" diviene criterio metodologico di ricerca. Dopo lo Strauss con il suo Cristo idealizzato ci furono i lavori del Baur, della scuola di Tubinga, fiducioso seguace della filosofia hegeliana (che come vedremo sancirà il procedere anche della tanto discussa Formgeschichte primeggiante nel nostro secolo!) che diede vita alla "teoria delle tendenze" dove, come nella triade di Hegel, tesi-antitesi e sintesi, la "tendenza petrina" (gli insegnamenti di Pietro) si scontano con la "tendenza paolina" (gli insegnamenti di Paolo) portando (sintesi) alla nascita della Chiesa. Ed ecco che ancora una volta il dato reale viene modificato a beneficio di una congettura! Con A. von Harnack prende il sopravvento la scuola liberale, l'isolato Renan sino al Wrede iniziatore di quella corrente definita "escatologismo conseguente" tanto amata dal Loisy che vede il cristianesimo nato dalla deificazione dell'uomo Gesù.

Il 7Q5

Davide Barzaghi

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