Recensioni di Concerti A Cappella


I gruppi vocali a cappella, in Italia, non hanno la opportunita' di esibirsi spesso dal vivo, cosi' ho pensato di creare questa pagina per recensire/commentare/riflettere sui concerti che abbiamo la fortuna di vedere. In questo modo spero di incuriosire chi non e' familiare con questo nuovo modo di fare musica e di rendere un servizio a chi non ha avuto la fortuna di trovarsi nello stesso luogoh.
Vi prego di inviarmi commenti e suggerimenti di qualsiasi tipo, grazie.


Elenco dei Concerti 


Flying Pickets, lunedì 23 luglio 2001, Roma

Blue Penguin, martedì 25 maggio 1999, S. Lazzaro di Savena, BO

House Jacks, Malcesine VR agosto 1998 e Monza 28 marzo, 1999

That's All, domenica 7 settembre 1997, S. Bonifacio, VR

L'Una e Cinque, sabato 7 giugno 1997, Bologna

Voci Mania, sabato 7 dicembre 1996, Battipaglia, SA

Jazz'n Jam, domenica 13 ottobre 1996, Inzago, MI

Trio Esperança, giovedi' 18 aprile 1996, Milano

Jazz'n Jam, sabato 27 gennaio 1996, Bologna

King's Singers, sabato 20 gennaio 1996, Modena

Vocalica, venerdi' 8 dicembre 1995, Padova



Flying Pickets

Roma
23 luglio 2001
ore 21:30
Estate Romana - Le Terrazze
Ingresso lit. 25.000

Era parecchio tempo che non si sentiva parlare dei Flying Pickets in Italia, e adesso eccoli ricomparire con una tournée europea che fortunatamente tocca anche alcune città italiane (dopo Roma, saranno in provincia di Pavia ed in Sardegna). Trovandomi a Roma per lavoro, "quasi casualmente", non ho perso l'occasione di ascoltare uno dei rari concerti di uno dei gruppi a cappella più famosi in Europa. La formazione attuale è composta da Gary Howard (che milita nella formazione da piu` di 15 anni), Dylan Foster, Andy Laycock, Henrik Wager e Andrea Figallo (… questo nome non mi è nuovo…). Già dalle prime note del concerto è subito evidente che i F.P. sono dei veri professionisti; sul palco si muovono con naturalezza accennando passi di danza, dialogano e scherzano col pubblico il quale partecipa divertito. Lo spettacolo è un concentrato di ottima musica pop e funky intervallata da alcune ballad che consentano allo spettatore di riprendere fiato. Personalmente non conosco i brani inediti del gruppo quindi ho apprezzato maggiormente le numerose covers eseguite con arrangiamenti semplici ma molto efficaci e di grande impatto sul pubblico. Belle le versioni di Billy Jean, Time after Time, Englishman in New York e di Only You (il brano degli Yazoo che li rese famosi negli anni '80) quest'ultima eseguita come primo bis della serata. Durante il concerto si evidenziano le ottime prestazioni come solisti di Henrik, Dylan e Gary, (Gary si è esibito in un bell'assolo di tromba). Meno convincente è stato a mio avviso Andy che l'ho apprezzato maggiormente negli accompagnamenti. E cosa dire del nostro Andrea Figallo che ha dimostrato di essere perfettamente a suo agio anche in veste di basso e percussionista di una vocal-band molto differente dal suo precedente gruppo (chi ancora non conosce i Jazz'n Jam ?) confermandosi uno dei migliori bassisti vocali attualmente in circolazione. Verso la fine del concerto, il pubblico romano si è lasciato conquistare abbandonandosi a balli e cori, caso piuttosto singolare in Italia per un concerto di un gruppo a cappella. Un ottimo lavoro è stato fatto dal fonico Marco Vallin (…non a caso è anche il fonico dei Blue Penguin, gruppo a cappella in cui canto da baritono e basso…) che ha saputo creare un suono pieno e potente. Insomma, mi sono veramente divertito ascoltando musica pop di alta qualità che non ha niente da invidiare ai sofisticati gruppi vocali di jazz.

Il concerto e' stato visto e recensito da Massimo Borgognoni

Blue Penguin

S. Lazzaro di Savena, BO
25 maggio 1999
ore 22:00
Teatro I.T.C.
ingresso Lit. 12.000

Ecco un concerto di cui mi limiterò a descrivere le cose positive. Perchè ?!? Perchè quello che ho visto ed ho ascoltato stasera è una lezione che tanti gruppi vocali dovrebbero imparare ( Non che, al momento, ce l'abbia con qualcuno.... ma questa sera, la lezione, la ho ricevuta io personalmente ! ). So benissimo quanto la musica sia una cosa personale, e quanto possa essere difficile che due persone abbiano gli stessi gusti musicali. Di una cosa sono però certo: difficilmente si può fare a meno di alcuni piccoli particolari. Particolari che stasera c'erano quasi tutti.
umiltà: che bello arrivare in ritardo ad un concerto (...ecco, è più piacevole arrivare in orario, ma lasciatemi finire) e vedere 9 ragazzi sul palcoscenico dare il meglio di sé e sottoporsi con umiltà al giudizio del pubblico. Ed è bello solo quando c'è vera umiltà: sappiamo ormai riconoscere bene la falsa modestia...
feeling: come è possibile cantare meccanicamente? Stasera mi sono accorto di quante volte ho visto cantanti ripetere, quasi annoiati, lo stesso ritornello. Non stasera, attenzione! Pare proprio che i non-professionisti ( leggi:  per vivere ho un altro lavoro ) diano molto valore alla musica che fanno. Ed è evidente che i Blue Penguin, ultimo arrivato tra i gruppi vocali degni di tale nome, professionisti non sono: i professionisti hanno vestiti sgargianti o scollati (secondo il sesso... ;), i professionisti hanno le battute preparate a tavolino, i professionisti conoscono così bene il loro mestiere che mentre si esibiscono pensano alla pizza che li aspetta più tardi. Se invece vogliamo dare all'aggettivo professionista l'accezione positiva che gli compete, possiamo dire: i professionisti hanno buon gusto. I professionisti fanno musica per il gusto di fare musica, perchè la rispettano. Puoi avere gusti musicali diversi dal mio, ma un vero professionista saprà farti amare la musica che fa, perchè lui per primo la ama, ricambiato.
swing: dove necessario, c'è stato swing. Ed intendo quello vero, non le solite piatte terzine che tutti sanno fare...
sorriso: perchè il gruppo mi ispirava simpatia? Non so. Andateli a vedere e sappiatemi dire se è stato uno di quegli sconsiderati amori a prima vista, o se anche per voi è piacevole stare in loro compagnia.
ritmo/tempo: Chi mi conosce sa quanto io sia difficile... Se una canzone non ha la sua giusta velocità mi innervosisco. Se una canzone non ha il ritmo e gli accenti giusti mi innervosisco. Stasera non mi sono innervosito, e mi capita molto di rado. (grazie anche al percussionista vocale: forse quello che mi ha stupito di più!)
.... e poi, ...
adoro sbirciare nelle conversazioni altrui : "sono ancora un po' ruvidi..." ( ma che cosa vuol dire? ) "sono i primi concerti..." ( e allora ?!? ) ... Alla fine del concerto mi informo e scopro che quello che ho visto è il primo concerto che fanno con un microfono a testa. Che gli arrangiamenti sono tutti di Andrea Rizzi, (rispettoso ma convincente solista in 'Naturally' di Huey Lewis), al quale rinnovo i miei complimenti per la delicatezza ed il buon gusto degli arrangiamenti e delle esecuzioni. Che i componenti del gruppo mi conoscono tutti ( eh?!? ) ma io non conosco loro. (Starò diventando famoso ?!? mah...) Vivissimi complimenti a tutti gli altri del -nonetto-: Silvia Rapino, Massimo Borgognoni, Daniela Cristoni, Roberto Giarratana, Mauro Bochicchio, Cristina Biasin, Alessandra Galassi ed Elena Bassi. Ah, dimenticavo: ora sarebbe giunto il momento di passare a parlare delle stonature, degli errori, delle cose da migliorare.
tsk tsk... Chi di voi ha sentito i Take 6 cantare 'A Quiet Place' con una buona intonazione ( e non  -ottima- come uno si aspetterebbe ) scagli la prima pietra.

(essendo giunto a concerto quasi terminato) Ho ascoltato:
Un bacio a mezzanotte
Java Jive
Naturally ( Huey Lewis & the News )
Take a bow ( Madonna )
I can't give you anything but love
Video killed the radio star ( Buggles )    

Il concerto e' stato visto e recensito da Andrea Figallo

- RIFLESSIONE -

GLI HOUSE JACKS E I CONCERTI DI MALCESINE E MONZA.

Dopo aver ascoltato due concerti dal vivo degli "HOUSE JACKS", il primo l'estate scorsa al Castello di Malcesine, VR e l'altro alla fine di Marzo a Monza, posso con più obiettività esternare le mie impressioni e riflessioni per gli appassionati della musica "rock" a cappella.
Per chiarezza espositiva dividerei la riflessione in tre parti: gli HOUSE JACKS, il concerto di Malcesine, il concerto di Monza.
Ho frequentato lo stage tenuto l'anno scorso a Verona dagli HOUSE JACKS e ho avuto la netta impressione di avere di fronte dei professionisti non solo della voce, ma anche della musica, della creatività, del repertorio, del comportamento, del portamento, del palcoscenico, del rapporto con il pubblico. Sono dei personaggi che provengono da un altro pianeta: si avverte chiaramente che sono vissuti e si sono formati in un "brodo di cultura", l'America appunto, la quale, senza togliere niente alla loro bravura, attraverso le sue molteplici e disparate culture, esperienze e sperimentazioni musicali, ti costruisce un ambiente propizio a quel tipo di disincantata abilità, ripeto, non solo di ordine canoro, ma soprattutto di mentalità globale. Insomma, qualsiasi complesso vocale italiano avrebbe con loro il "complesso" del provinciale, costretto quindi a guardarli dal basso verso l'alto. Li ho comunque vissuti come ragazzi entusiasti ed entusiasmanti, ma anche semplici e molto spontanei e ora con orgoglio li sento anche molto amici. E veniamo ora ai due concerti.
Quello di Malcesine cadeva alla conclusione dello stage di Verona e io, pur dovendo partire prima, ho voluto comunque ascoltarli perché li volevo vedere all'opera dopo tanti preziosi insegnamenti impartiti. Risultato finale? Beh! mi va di dire solo questo: un vero "c a p o l a v o r o": di repertorio, di comportamento, di esilaranza musicale, di intrattenimento, di sfondamento della comunicazione, di strategia e dosaggio dello spettacolo, confezionato in crescendo e a misura di diverse e ininterrotte emozioni. Il mio entusiasmo era alle stelle. Avvertivi che non erano inarrivabili in senso assoluto, ci mancherebbe, ma che avevano fatto centro su tutti gli obiettivi che stanno a cuore a coloro che, attraverso la musica, e soprattutto quella a cappella, cercano di fare spettacolo.
Sono stato quindi soddisfatto dello stage e soddisfattissimo del concerto. Talmente soddisfatto che mi verrebbe voglia di fermarmi qui, e invece devo "purtroppo" parlare anche di Monza. Calmi, amici, non e successo niente di grave, e la mia sembra più la voglia di un "provinciale" di prendersi una piccola rivincita per non sentirsi troppo calpestato da cosi tanta bravura. Anche a Monza tutto confermato il giudizio superpositivo del concerto di Malcesine per quanto concerne i prepotenti ed esaltanti valori musicali vocali, interpretativi, comunicativi, ecc. ecc. A mio parere (ma è un'impressione che ho nettamente avvertito anche fra il pubblico) un neo vistoso ha però disturbato non poco il dosaggio e la strategia dello spettacolo: l'inserimento cioè di un bel tre quarti d'ora di "prova di bravura" nell'improvvisare una concertazione a cappella di qualsiasi canzone suggerita dal pubblico: una sfida semplicemente improbabile, se non impossibile, a meno che fosse preparata e comunque non per tre quarti d'ora. Due errori quindi in una volta sola: una improvvisazione non sempre riuscita e un notevole abbassamento della temperatura emotiva e spettacolare. Si sono poi ripresi magnificamente, perché sono maledettamente bravi, ma lo "stop and go" è stato troppo anche e soprattutto per un gruppo "americano" che a Malcesine mi aveva fatto toccare il cielo con un dito azzeccando tutti gli obiettivi, compreso il dosaggio e la strategia spettacolare. Niente di male, da extraterrestri sono diventati più umani; adesso anch'io mi sento un poco meno provinciale e il dialogo può essere alla pari, naturalmente quando si tratta di riflessioni, di analisi, di parole, di bla bla bla, perché la musica é un'altra cosa e gli HOUSE, JACKS, oltre a sapere cos'è , la sanno veramente fare.
Maledetti extraterrestri!


Riflessione del M° Mario Marelli
(Coordinatore Artistico della CHORUS BAND di Giussano)

That's All
S. Bonifacio (VR)
7 sett. 1997
ore 21:00 Piazza della Costituzione
ingresso gratuito  

Se si vuole quella di domenica 7 non è stata una serata all'insegna della musica a cappella. È stata una serata di grande musica vocale! Sì, perché i presenti hanno sperimentato questo susseguirsi ininterrotto di eventi: una prima parte di acrobatico virtuosismo a cappella, una seconda parte in cui la sorprendente e talentuosa Nicoletta Zanella ha rinfrescato tre standard della tradizione jazz accompagnata da un compatto gruppo strumentale, e una terza parte in cui il gruppo vocale si è unito al quartetto piano batteria sax e contrabbasso in un repertorio trascinante di brani di più facile ascolto. In un contesto all'aperto, in una stupenda piazza attorniata da costruzioni rinascimentali, in una serata ventosa in cui il tecnico del suono ha compiuto miracoli di acustica, due ore sono volate come un istante. Date le difficoltà oggettive, all'inizio del concerto ho sentito nei cantanti un iniziale tentennamento, roba di frazioni di secondo, ma si tratta di quegli istanti che decidono del tenore della serata, che fanno capire che chi canta lo fa per passione: l'energia si è subito moltiplicata e trasmessa agli ascoltatori, e il contatto è stato stabilito. Tutte le interpretazioni sono state di alto livello tecnico, e la prima parte ha alternato saggiamente pezzi melodici e ritmici. In Chili con carne dei Real Group la pulsazione e il tempismo sono stati possenti, grazie anche alla continua presenza anche scenica del M° Gasparato, vero mattatore del palco; in particolare le interpretazioni di provenienza Take 6 (Gold Mine - Spread Love) sono state da brivido. Quanto scritto non esclude momenti di rara delicatezza e armonie scorrevoli, infatti la voce di Nicoletta Zanella è stata miele per le orecchie, le interpretazioni sempre perfettamente intonate anche nei momenti di improvvisazione.  A questo punto, prima della terza parte, una sorpresa: si sono infatti presentati sul palco nientemeno che i Jazz'n Jam, il sestetto vocale bolognese! veri e propri special guests che hanno deliziato l'uditorio con tre brani a cappella: Satin Doll, Joshua fit the Battle of Jericho e, caso più unico che raro in Italia, una canzone scritta e arrangiata dal gruppo, Giorno d'inverno. Non ho per loro che parole di lode, rimando perciò alle recensioni loro dedicate. Mi permetto solo di ricordare lo sbigottimento di fronte alla poliedricità di Andrea nel gestire basso e percussione vocale: da vedere. La terza parte dello spettacolo è stata incentrata sul gruppo dei Manhattan transfer, in cui però il gruppo intesseva spesso polifonie a più di quattro voci, quasi ulteriore sfida alla difficoltà tecnica. Chi ha sentito su disco Route 66 converrà che una realizzazione live del pezzo non è una passeggiata, ma ormai eravamo pronti a ogni impresa, e la prova finale è stata superata con successo, in una conclusiva cascata di applausi. Senza dilungarmi oltre ho tratto dalla serata le seguenti considerazioni che, su invito anche di altre persone, mi appresto a riportare:  
1.) La musica vocale è un fenomeno che va non solo ascoltato, ma anche visto dal vivo: non può essere ridotto a poche righe uno spettacolo che auguro a tutti di non perdere in futuro!
2.) Ho sentito cantare persone che realmente si divertono a fare quello che fanno, e questo spiana molti ostacoli, il gruppo That's All è artisticamente in crescita; una vera bandiera dell' "a cappella way to music".
3.) La presenza dei Jazz'n Jam è segno di un'amicizia e collaborazione non solo possibile, ma anzi auspicabile tra gruppi vocali: non "gruppo di spalla" o "apripista prima del concerto", ma vero e proprio ospite d'onore.
4.) Ho potuto nel tempo apprezzare sempre più la cordialità e la disponibilità di veri colossi come Andrea Figallo e Aronne Gasparato, grazie a cui, pur senza essere cantante in un gruppo jazz o sponsor multimiliardario, non mi sono mai sentito a disagio.
5.) Ultimo ma non meno importante: il successo della musica a cappella può passare anche attraverso cover di canzoni italiane (Neri per caso docent) o meglio ancora attraverso canzoni originali: di questo domenica ne abbiamo avuto ulteriore prova.

Abbiamo ascoltato:
Prima Parte (a cappella):

Ain't Misbehavin' - Arr. Kirby Shaw
Gold Mine - arr. Take 6
God only Knows - arr. Real Group
Chili con carne - arr. Real Group
When I Fall in Love - arr. Kirby Shaw
Spread Love - arr. Take 6


Seconda Parte (voce solista con accompagnamento strumentale)
My funny Valentine - standard
You don't know what love is Autumn Leaves
Jazz'n Jam (a cappella)
Satin Doll - arr. S. Centurione
Joshua fit the Battle of Jericho - arr. Swingle Singers
Giorno d'inverno - (Figallo-Menotti) arr. A. Figallo


Terza Parte (That's All con accompagnamento strumentale)
How high the Moon - arr. Manhattan Transfer
The Shadow of your smile - arr. Gene Puerling
Java Jive - arr. Manhattan Transfer
Operator - arr. Manhattan Transfer
Route 66 - arr. Manhattan Transfer

Il concerto è stato visto e recensito da Edoardo Bighin  


L'Una e Cinque
Bologna
7 giu. 1997
ore 21:00
Villa Aldrovandi Mazzacorati
ingresso lit. 8.000
ridotti 6.000

Un concerto nella bella cornice di Villa Mazzacorati, un villa del '700 con annesso uno stupendo teatrino dell'epoca appena ristrutturato che ci e` stato permesso visitare. Stipata la sala dove si tengono i concerti con piu` di 70 persone, tutte molto attente e calorose. Il concerto incomincia con Can't buy me love, un classico dei Beatles nell'arrangiamento dei King's Singers. Subito mi stupisce la voce di Simona, unica donna del gruppo, per la facilita` con cui amalgama il suo timbro a quello dei cinque uomini. Tra i brani seguenti, mi ha molto positivamente stupito l'esecuzione di 'My Lord, what a morning'; un bell'arrangiamento, ottima intonazione, e dinamiche eseguite fin troppo energicamente. Un brano che ha dimostrato le reali possibilita` del sestetto: devo dire che in tutto il concerto non ho sentito un'altra canzone con questi colori e un tale morbido impasto. Da non dimenticare che quasi ogni pezzo era eseguito con una coreografia (i ragazzi hanno cantato con i microfoni in mano per tutta la durata del concerto), cosa che ha reso la serata molto diversa dai soliti concerti di gruppi vocali: coreografie, balletti (o quasi...), mosse e grande padronanza del rapporto con il pubblico che fin dai primi brani, incitato, ha accompagnato la musica con snap e battiti di mani. Hanno proseguito con Lullaby of Birdland, classico standard jazz: ad un arrangiamento molto semplice, si e` aggiunta la mancanza di una voce bassa che accompagnasse, magari imitando un contrabbasso. La stessa mancanza si e` sentita in altri brani che avrebbero necessitato di un tale accompagnamento. Con I'll be seeing you, il gruppo esegue un arrangiamento di uno dei maestri del jazz vocale, Phil Mattson. Da buon maestro, i suoi arrangiamenti sono d'effetto, ma non sono semplici da eseguire: qua e la` le complicate dinamiche richieste mettono in difficolta` gli ascoltatori, che comunque si godono questa chicca di jazz vocale. Termina il primo tempo con Lazy River, dove di nuovo (secondo la mia modesta opinione...) manca un basso che tenga insieme le voci in perfetta armonia. Durante l'intervallo ho la possibilita` di fare la conoscenza dei componenti del sestetto vocale ed ho ulteriore conferma della loro grande passione per questo genere di musica (solo a vederli cantare questa era evidente!), ma soprattutto della loro umilta` nell'eseguire musica cosi` complicata, e nell'ammettere loro piccoli errori d'esecuzione, evidenti solo ad orecchi esperti. Accolgo con piacere l'esecuzione di 2 brani di Luigi Tenco. 'Se stasera sono qui' e 'Vedrai vedrai'. Molto ben accetti, naturalmente, i brani cantati in italiano, ma devo dire che 'Vedrai vedrai' non ha fatto giustizia al compositore: mi sarei aspettato una canzone sofferente, pensante, che invece e` stata cantata ad un tempo veloce, ritornello con ritmo 'latin', in un arrangiamento 'stile' Neri per Caso (evidente anche l'imitazione dei movimenti con gli snap). Ironica la parentesi sulla musica antica, con alcuni noti brani del '500, dove il gruppo si lascia andare a battute sui doppi sensi dei testi, ed instaura definitivamente un caloroso rapporto con il pubblico che non esitera` mai ad accompagnare con i 'clap' le esecuzioni di L'Una e Cinque. Il concerto prosegue in scioltezza con famosi brani come Java Jive, How Deep is Your Love e Don't Worry be Happy. Credevo che il pubblico avrebbe accolto questa gemma di Bobby McFerrin piu` calorosamente di quanto non sia avvenuto: mistero! La serata termina, o almeno dovrebbe, con Mercy, Mercy, Mercy di Zawinul, storico leader dei Weather Report. Il pubblico accompagna tanto calorosamente con due patterns che gli sono stati insegnati dal gruppo, che a fatica si riesce a sentire il pianoforte di Gianluca Savia (tecnico del suono, pianista e contralto) che per l'occasione lascia il mixer e si unisce al gruppo. Naturalmente L'Una e Cinque non viene lasciato tornare a casa senza, almeno, un paio di bis: cosi` avviene. Ripetono Lazy River che accompagnamenta dal pianoforte e` perfetta, e ci lasciano con My Funny Valentine, il brano giusto per concludere una piacevole serata.

L'Una e Cinque sono:

Brani eseguiti:
-Can't buy me love
-Wake up little Suzie
-Sweetheart
-Satin Doll
-(give me that) Old time religion
-My Lord what a morning
-Lullaby of Birdland
-I'll be seeing you
-Lazy river

Secondo tempo:

-Se stasera sono qui
-Vedrai vedrai
-El grillo e` buon cantore
-Chi la gagliarda
-Matona mia cara
-An old fashioned love song
-Stardust (con pianoforte) -Java Jive
-How deep is your love
-Don't worry be happy
-Mercy, mercy, mercy (con pianoforte)
bis: -Lazy River (con pianoforte)
-My funny Valentine

Il concerto e' stato visto e recensito da Andrea Figallo.

 

Voci Mania
Salerno
7 dic. 1996
Teatro Garofalo

Invitato con il mio gruppo vocale alla rassegna Spiritual Cori che da 12 anni si tiene a Battipaglia (SA), ho avuto la opportunità di conoscere Voci Mania. Il coro di Firenze, in formazione ridotta, mi ha colpito molto fin dalle prove dei suoni. (dovendo esibirmi anch'io ho avuto l'opportunità di ascoltarli più volte, anche a porte chiuse!): intonazione, delicatezza e gusto sono le prime parole che mi vengono in mente quando ripenso alla loro esibizione. Un po' in difficoltà per la difficile acustica del Teatro Garofalo, hanno comunque saputo dare al pubblico un assaggio del loro vasto repertorio: jazz, pop, gospel, e...la Cucaracha! Con l'aiuto di alcune percussioni e di Stefano, un tenore dall'infallibile e potente falsetto, hanno sorpreso la platea con una tale carica di simpatia a cui è stato impossibile resistere. Che piacere! ascoltare i soprani sussurrare le note acute, cosa non comune nei cori numerosi. Con Goodnight, Sweetheart, Goodnight, uno dei classici brani americani, sono riusciti a farmi rivivere l'atmosfera dei lontani anni '50 di Happy Days! Non posso ancora dimenticare l'esecuzione di Mood Indigo: aiutati da una sapiente direzione (assente il loro maestro Mja Fracassini, sono stati diretti da un loro 'collega'), e capaci di un ottimo swing, non facile in un brano così lento, l'hanno eseguito in maniera impeccabile. Francesca Agosta, dotata di un timbro stupendo e di una grande sensibilità ha contribuito ad arricchire questo classico standard jazz di tanta dolcezza con:"...in the evening when lights are low, I'm so lonesome I could cry...". Voci Mania ha eseguito soltanto 9 brani, ma spero di avere presto occasione di sentirli in un concerto completo. Pur eseguendo brani di così vario genere non esito a definirlo un coro jazz, soprattutto per la delicatezza e lo humor nell'uso di quello strumento così particolare che è la voce umana. Perciò, se amate la voce, lo swing ed il buon gusto, non andate a sentire Voci Mania...correte!!!

Elenco dei brani eseguiti :
-He's got the whole world in his hands
-Poor Man Laz'rus
-Go Down Moses
-Goodnight, Sweetheart, Goodnight
-La Cucaracha
-Coffe Grows on White Oak Trees
-I Can Tell The World
-Mood Indigo
-Good News

Il concerto e' stato visto e recensito da Andrea Figallo.  

Jazz'n Jam
13 ott. 1996
21:00
Parco di Villa Facheris
Inzago, Milano
ingresso libero

Nell'ambito della manifestazione"Intorno al Jazz", ottimamente organizzata dal meritevole centro diffusione cultura Extra Muros, si e' esibito il gruppo vocale bolognese dei Jazz'n Jam, richiamato in Lombardia dagli organizzatori che lo avevano ascoltato ed apprezzato durante il Clusone Jazz Festival questa estate. E bisogna dire che la scelta e' stata felicissima, a giudicare dal successo ottenuto dalla esibizione di Inzago, dove, a fatica il pubblico ha lasciato tornare a casa il gruppo, non prima di avergli spremuto ben 5 bis! Fin dalle prime note, il sestetto (tre ragazzi e tre ragazze) ha dato la sensazione al pubblico di avere di fronte un gruppo dalla grande professionalita', con un impasto vocale ben amalgamato: e pensare che c'erano stati dei gravi problemi all'impianto di amplificazione,(poi risolti), e che il tenore e' di recente entrato in formazione. Il concerto si e' aperto con un'ottimo MISTY, seguito dal famoso R&B I NEED YOU, eseguito con un punteggio ritmico ben calibrato, e vibrante. Con HARK, il gruppo ha dato prova di spaziare molto onorevolmente anche nel repetorio "classico", come dara' anche prova in pezzi successivi, ad esempio il famoso brano, arrangiato dagli Swingle Singers, PASTIME IN GOOD COMPANY di Enrico VIII. Sempre dagli Swingle Singers un brano "biblico" JOSHUA..anche questo ottimamente riarrangiato per sei voci. Ineccepibili, oltre alla simpaticissima presenza scenica, le voci delle tre ragazze, che hanno eseguito come soliste a turno vari brani, tra cui la classicissima FEVER,e le meno conosciute, ma forse piu' apprezzate dagli esperti TWISTED,e SWEET MISERY, ambedue eseguite senza risparmiare la voce. Alcuni brani sono stati eseguiti dal gruppo al completo, altri solo da alcuni elementi, con varie combinazioni, ma sempre dando prova di ottima fusione, per non parlare della imitazione degli strumenti percussivi e non (in Pastime..c'erano degli strumenti medioevali!), che e' stata sempre piu' che soddisfacente. Nel secondo tempo del concerto abbiamo potuto godere di un'ottima versione di MICHELLE dei Beatles, nell'arrangiamento dei King Singers, ma con qualcosa in piu', di GEORGIA ON MY MIND, richiesta di nuovo, come bis, alla fine dello spettacolo, dello spiritual WHEN I JOIN THE JUBILEE, della classica e ben eseguita ROUTE 66, e ultimo, ma non come qualita', del simpatico ZOMBIE JAMBOREE dei Rockapella che, come si poteva prevedere,ha strappato al pubblico una lunga ovazione. Da qui in poi, assordanti applausi, richieste di bis, esaudite fino allo sfinimento dei poveri Jazz'n Jam, che, speriamo, tornino presto dalle nostre parti, in modo da regalarci un'altra bella serata come questa!

Il concerto e' stato visto e recensito da Massimo Rossi.  

 Trio Esperança - Baden Powell
18 apr. 1996
21:00
Teatro Orfeo, Milano

Il pubblico che era intervenuto al concerto di Baden Powell, e che in gran parte non conosceva il Trio Esperança, e' rimasto piacevolmente stupito dalla bravura di queste simpatiche artiste, a giudicare dall'entusiasmo e dagli applausi ad esse tributati. Iniziando con il celeberrimo "Acquarela do Brazil". il trio, in un italiano perfetto, ha graziosamente introdotto i successivi pezzi, tutti eseguiti con stile impeccabile, dando prova di grande padronanza della tecnica, acquisita in anni di attivita' coristica, in sala di registrazione, con tutti i piu' grandi artisti brasiliani. In circa un'ora, sono stati eseguiti una quindicina di brani, quasi tutti a cappella (in uno accompagnate al pianoforte dal loro bravissimo arrangiatore Gerard Gambus), coinvolgendo spesso, con grande simpatia, tutto il pubblico. Da segnalare, per l'originalita', il brano "Watashi", in giapponese, con musica che sfuma gradualmente, ma inevitabilmente dal rigido stile giapponese al brasiliano. Le tre sorelle Eva, Mariza e Regina hanno terminato la loro prima apparizione italiana, salutate da un lunghissimo applauso, lasciando nell'animo di tutti, un po' di quella tipica allegria brazileira, e la "Esperança" di rivederle presto in Italia.

Il concerto e' stato visto e recensito da Massimo Rossi.  

Jazz'n Jam
Sab. 27 gen. 1996
22:00
Teatro S. Martino, Bologna
Biglietti: £ 12000, £ 10000

"Repetita juvant" dicevano i latini ed e' cio' che ho pensato alla mia seconda esperienza di ascolto dal vivo dei Jazz 'n' Jam, sestetto vocale a cappella di origine divisa tra Bologna e Reggio Emilia. Proprio a Reggio ho assistito, l'estate scorsa, per la prima volta ad un concerto di questo "combo" vocale a voci miste, riportandone una grande emozione. A sfatare il dubbio che fosse solo l'emozione della "prima volta" (!!) e' venuto lo spettacolo tenuto presso il Teatro S. Martino, in centro a Bologna, il 27 gennaio di quest'anno. Una bella sala, il pubblico delle grandi occasioni, un ottimo impianto P.A. ... condizioni ideali. La serata e' divisa in due parti: il primo tempo a disposizione di un trio jazz molto particolare (voce, clarinetto basso/sax, batteria), gli 'Homage to a dream', che hanno proposto brani di Nino Rota, tratti dalle colonne sonore di alcuni tra i piu' famosi film di F. Fellini, presi come spunto per lunghe improvvisazioni vocali e strumentali di ottima fattura. Una nota di merito in particolare alla cantante Diana Torto che ha dimostrato grandi doti tecniche e interpretative e un timbro tanto ricco da mettere quasi in crisi, a volte, l'impianto di amplificazione! Dopo un breve intervallo ecco sul palco i Jazz 'n Jam, tre ragazzi e tre ragazze dall'ottima presenza scenica; gli applausi di benvenuto si attenuano e inizia il primo brano in scaletta. - Route 66: annunciato da finger-snaps, si parte con questo standard seguito con grande convinzine ritmica e armonica; percussioni vocali swinganti, modulazioni, vibrati a piu' voci: se il buon giorno si vede dal mattino... - I need you: si entra nel r 'n' b con un brano dal gran tiro affidato alle voci piu' "nere" del gruppo, quelle di Francesca e Dindo. - You really got a hold on me: rimaniamo nella stessa atmosfera con un pezzo di S. Robinson eseguito con un arrangiamento dei Bobs che vede impegnati solo i tre ragazzi: ottimo blending. - Sweet misery: e' il turno delle ragazze con la parte solista affidata alla voce calda di Nicoletta; il brano, sempre dal sapore r 'n' b, viene arricchito nel finale dal gruppo al completo. Da segnalare il controllo di voce del basso sulle note acute: una bella estensione, non c'e' che dire. - Joshua fought the battle of Jericho: uno dei pezzi forti del gruppo; l'arrangiamento e' tratto dagli Swingle Singers (ridotto da Marco a 6 voci) ed e' particolarmente complesso; il fatto che il risultato sia cosi' convincente e' indicativo delle doti sia individuali che di fusione dei Jazz 'n Jam; in evidenza le note stratosferiche raggiunte con precisione da Fabiola. - Walking: brano da virtuosi che ricade sulle spalle di Andrea e Dindo con grande interplay, spunti di improvvisazione; Dindo alle percussioni vocali, Andrea solista, basso, accompagnamento... contemporaneamente! -Wee b. dooin' it: bellissima canzone del maestro Quincy Jones, coinvolgente, ottimi solisti molto in condizione, prima Marco, poi Fabiola; costante supporto delle percussioni vocali, accompagnamento fantastico... gran pezzo. - Past time with good company: cambio di atmosfera con un brano del XVI sec., addirittura di Enrico VIII; la nuova vocalita' e' affrontata con padronanza, segno di versatilita', ed e' bella l'imitazione di strumenti a fiato d'epoca. - Satin doll: in questo standard di Duke Ellington i Jazz 'n Jam si trasformano in una big band degli anni quaranta, eseguendo in scioltezza passaggi armonici prettamente strumentali: bell'interpretazione solista di Andrea. - Silence of time: rimaniamo in atmosfera jazz con un brano dalla melodia toccante e dall'arrangiamento estremamente complesso, affrontato con grande sicurezza; in risalto la voce notevole del tenore Dindo. - When I join the jubilee: l'atmosfera si alleggerisce con questo spiritual, introdotto dall'esilarante presentazione di Dindo in vesti ecclesiastiche... sembra di stare nei Blues Brothers. -Encores: in un clima di entusiasmo e complicita' col pubblico ecco i bis, facilmente concessi: in rapida successione "Don't let your heart", la universalmente nota "When the saints go marchin' in" proposta in vari stili musicali e per concludere il classico dei Rockapella "Zombie Jamboree" che fa saltare il pubblico sulle sedie: standing ovation! In conclusione, abbiamo trascorso una serata in compagnia di belle voci, belle canzoni, sempre eseguite con grande sicurezza e un po' di sana ironia; tornando all'incipit: non c'e' che dire... Se vi capita un concerto del Jazz 'n Jam a portata d'orecchio, mi raccomando, non perdetelo!

Il concerto e' stato visto e recensito da Andrea Beghi.

King's Singers
Sab. 20 gen. 1996
21:00
Teatro Comunale di Modena
Bilglietti: £30000 - £25000 - £20000

Dal programma di sala: I King's Singers sono considerati tra i piu' ricercati ed applauditi ensemble corali. Fin dalla loro costituzione, avvenuta al King's College nel 1968, i sei cantanti hanno sviluppato un ampio e vario repertorio. Oltre a composizioni commissionate a famosi autori contemporanei, i King's Singers eseguono musiche sia classiche che popolari, sacre e profane che vanno dal Rinascimento ai nostri giorni. Soprattutto su brani di matrice classica i King's Singers hanno impostato il loro concerto, ritagliando un piccolo spazio alla fine per brani di musica pop e jazz. Il concerto e' incominciato alle 21:05, in perfetto orario. Sul palco si trovavano i sei leggii e nessuno microfono. I sei cantanti, accolti da un pubblico di circa duecento persone (meta' sala ?) hanno cominciato con un brano composto per l'occasione di una visita del Papa in Polonia alla fine degli anni '80. Abbiamo subito potuto apprezzare le loro qualita' vocali, la precisione nell'intonazione ed il feeling delle loro esecuzioni. Sono rimasto piacevolmente colpito dal loro controtenore per la brillantezza, pulizia e forza del suo suono. (I controtenori sono cantanti uomini che, usando il falsetto, possono raggiungere le stesse note di un soprano!) Hanno proseguito con una serie di brani composti da T. Ravenscroft nel diciassettesimo secolo. Man mano che scorrevano i brani, ho potuto ascoltare ed apprezzare le loro singole voci: sono rimasto colpito dal calore della voce di basso di Stephen Connolly il quale, senza microfoni, ha concluso un brano facendo ascoltare a tutto il teatro un Do basso con un suono caldo e piacevole! Quello che io stavo aspettando era la parentesi moderna del loro repertorio, ma a giudicare dall'applauso che ha salutato l'esecuzione di 'Just one of those things' non ero il solo. Anche il gruppo mi e' sembrato contento del cambiamento di genere...i sei cantanti sono passati davanti ai loro leggî ed hanno cantato gli ultimi brani sul bordo del palcoscenico, quasi a contatto con le prime file di spettatori. Fino a questo momento le coreografie sono state praticamente inesistenti (come 'deve' essere per un concerto di musica antica), e sono stati sufficienti alcuni piccoli movimenti del corpo eseguiti dal gruppo all'unisono per scatenare le risate del pubblico. Quando hanno intonato 'Chitarra d'amor' non ho potuto trattenere le risate di fronte ad un gruppo di veri Englishmen che con il loro particolare umorismo si sono accattivati la simpatia di tutto il pubblico presente. E' stato interessante notare come il gruppo si sia trovato perfettamente a proprio agio anche con armonie di tipo jazzistico, che sono ben lontane dal loro repertorio classico, e con ritmi swinganti: tutto questo, naturalmente con uno stile che e' solo loro, e che permetterebbe di individuarli tra centinaia. Per concludere devo ammettere che non e' stato un concerto accattivante come quelli dei Swingle Singers o dei Take 6, ma piuttosto una parentesi riflessiva su quello che la musica a cappella e' stata in passato e su cio' (molto) che di essa ancora rimane nel presente ed in tutti i gruppi vocali cosiddetti 'moderni': sono proprio l'originalita' e la particolarita' di questi gruppi a renderli unici. Naturalmente non posso rendere l'idea di un concerto vocale a cappella con quattro righe via Internet, ma se siete interessati a vederne uno dal vivo, contattatemi per i prossimi concerti a cappella. I King's Singers sono:

Il concerto e' stato visto e recensito da Andrea Figallo.  

Vocalica
Ven. 8 dic. 1995
21:30 "Il Porto"
Padova

Piu' di 50 persone in una sala che ne puo' contenere 35 per assistere al concerto dei Vocalica nel locale Arci di Padova "Il Porto". Introducendo il concerto con 'Barbara Ann' i cinque ragazzi hanno subito creato un'atmosfera familiare a cui il pubblico ha risposto con calorosi applausi. Il sistema di amplificazione non ha reso giustizia al gruppo che avrebbe meritato un tecnico del suono a tempo pieno. Comunque, sia il volume che l'insieme delle voci erano adatti al locale. Dopo alcuni brani e' stato chiaro che i principali modelli del quintetto di Padova sono i King's Singers, al cui suono riescono ad avvicinarsi con facilita' anche grazie al timbro singolare del loro sopranista Fabio Romandini. Giunti al brano di Gershwin 'Somebody Loves Me' hanno affrontato in scioltezza le armonie jazz e lo swing che sprizzava da tutti i pori. Hanno chiuso il primo tempo con l'arrangiamento della musica di sottofondo dell'Almanacco del giorno dopo, cosa che il pubblico ha gradito moltissimo, data anche l'ironia e la simpatia con cui e' stato eseguito il brano. Hanno ripreso il concerto con un classico di Sam Cooke 'What A Wonderful World' ed hanno poi voluto rendere omaggio ai Manhattan Transfer ed a Gene Puerling con 'A Nightingale Sang In Berkelee Square'. Si sono trovati un po' in difficolta' per quanto riguarda l'intonazione, ma l'hanno comunque portato a termine con energia e senza perdere nulla del ritmo interno del brano: prima di giudicarli, chiediamoci perche' i Manhattan Transfer non l'hanno mai eseguito dal vivo... Merita una menzione particolare l'esecuzione di Moanin': conosciuta da tutti nella versione di Lambert, Hendricks & Ross. Nella parte centrale, abbiamo sentito il secondo tenore (ed 'arrangiatore, procuratore di note, ristoratore etc.' dell'ensemble) Alberto Schiavinato lanciarsi in un lungo solo imitando il suono di una tromba, mentre gli altri lo accompagnavano citando 'materiali' di altri gruppi vocali. C'e' stata poi una breve parentesi di Rhapsody in Blue che ha portato al chorus conclusivo; davvero un arrangiamento ricco! Hanno continuato il concerto in un crescendo di simpatia, cantandoci un brano di Natale, 'M.L.K.' degli U2 e 'Crazy Little Thing Called Love' dei Queen, con la quale hanno trasmesso al pubblico tutta l'energia di un brano ben cantato e con ritmo ed accenti tutti al loro posto (non e' una qualita' facile da trovare in un gruppo vocale a cappella!). Per concludere, e' stata una serata piacevolmente coinvolgente; abbiamo sentito delle belle voci e, cosa piu' importante, apprezzato l'ironia e la voglia di cantare di questo quintetto maschile che speriamo abbia, in futuro, occasione di essere ascoltato in molte altre citta' italiane.  

I Vocalica sono:

Il concerto e' stato visto e recensito da Andrea Figallo e Diana Torto.  

Copyright 1995-6-7-8-9-2000, The Contemporary A Cappella Society - Italy  

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