Ad Eríce, sulla vetta del monte, si sale per una via che passa nell'ombra di folte pinete, interrotte spesso dalla vista del mare sempre più ampia. La cittadina, cinta di mura ciclopiche, ha palazzi e case di pietra. Su queste altezze c'era nei tempi eroici un santuario dedicato a una Dea genitrice. Del celebre tempio a Venere Ericina, che Virgilio chiama Idalia, forse dal monte Idalío in Cípro, e che sorgeva sulla rupe dell'estremo lembo orientale della vetta, resta qualche rudere più immaginario che reale: frantumi conservati dentro la cinta merlata di un castello Normanno. Si pensava che Enea fosse salito fin qui per elevare un tempio alla madre, Dea dell'amore; e c'e' ancora oggi tra le rovine un frammento di ara per sacrificio. Alto tempio materno sotto le stelle. Se un canto lungo e mesto di fanciulla ivi si ode, modulato su antiche arie di cadenze siciliane, restituisce la notte alle memorie sacre. E discende ancora, dalle tracce disperse del tempo, una attesa d'amore.

 

Tum vicina astris Erycino in vertice sedes fundator Veneri Idaliae

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