Poteva farlo anche lei? Se ne convinse. Tentò di convincersi. Fallì. Credeva di essere brava a parlare ma sapeva di non poter riuscire ad ingannarsi. Ubriacarsi, certo stordirsi per i successivi otto giorni sconnettere il cervello, affogare la sua anima con tutto quello che poteva trovare. Fuggire dalla realtà, ricacciare indietro, anche se per pochi attimi la solitudine.
Si alzò, entrò in bagno si spogliò. Aprì la doccia. L’acqua scese allegra. Era calda rassicurante, avvolgente. Gioiosa. Sperò che quella gioia potesse avvolgerla, portarla con se. Portarla lontano.
Si lavò i capelli, il sapone profumato sulla pelle. Sfiorò la collana e andò oltre.
Poteva anche permettersi di piangere, le lacrime si sarebbero perse nell’acqua. Il vapore copriva lo specchio. Era come una sfida con se stessa, la logica contro l’istinto. Aveva cercato invano di convincersi che a portarla qui era stato l’istinto. Sapeva che non era vero. L’istinto voleva altrimenti, anelava dolci declivi, venti freschi, bevande calde e alcoliche dalla fragranza inebriante. E lui con il quale condividere tutto ciò.
Otto giorni. Poteva fare sesso. Perché no, tra le altre cose era da un po’ che non lo faceva. Era pur sempre ginnastica. Non sarebbe stata la prima volta con l’altro. Solo che ora le cose avevano un significato diverso. Poteva ubriacarsi: prima di farlo, avrebbe avuto la scusante giusta. Per gli altri però. Non certo per se stessa.
E poi cosa? Fare sesso per otto giorni. Perché no. Non poteva giocare ma comunque avrebbe occupato il tempo. E cosa avrebbe detto a lui. Che l’avevano fatto. Be’ certo. La verità fra amici è logica. L’avrebbe ferito. Ne era certa. A che pro? Di allontanarlo, di farlo intestardire ulteriormente. Era una ipotesi. Forse se si fosse impegnata un po’ di più con l’altro avrebbe potuto rimettere le cose a posto.
Alcune frasi di un libro che aveva letto tempo addietro schizzarono veloci di fronte alle sue iridi.
"Quando realmente conosciamo qualcuno? Quando lo perdiamo? Quando lo raggiungiamo?"
Platone e il suo mito delle due metà le passò di fianco. Le due metà. Dov’era l’altra metà.
Forse si sbagliava e nemmeno lui era quello giusto. Pensare a lui era solo una reazione inconscia alle attenzioni che le aveva dato in questo ultimo periodo, lanciato e sicuro aveva cozzato contro la sua anima di cemento armato. E aveva ritentato, invitandola in montagna. Lei aveva rifiutato. Aveva preferito così. Si era chiesta se stava giocando con lui o se ne stava solo prendendo gioco.
Non lo sapeva con esattezza, erano amici di questo ne era certa e poi. Non l’aveva mai considerato altrimenti. Era stato lui a scompaginare tutto. Non si sentiva di dare colpe a nessuno in questo momento. Men che meno a lui. Avrebbe deciso una volta tornata dalla città. Lui sarebbe ancora stato lì? Be certo come poteva andarsene. Forse poteva.
Tornò in camera. L’altro si era svegliato e stava mangiando un croissant.
- Ci prepariamo?-
- Mmm-

19-12-1998

Enrico Verga

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