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La crisi dell' intelettuale tra fine Ottocento e Novecento
tesina scolastica presentata da Margarita M.Cristina al nuovo esame di Stato '99
Potete prendere spunto per una ricerca

Crisi della scienza e rifiuto della società contemporanea Gli intellettuali dei Positivismo avevano largamente predicato di utilizzare la scienza per cogliere le leggi della natura e della società e una volta conosciutele avrebbero agito su di esse per modificare gli squilibri sociali e biologici. Non aveva forse detto Zola che quando si possederanno le leggi basterà agire sugli individui e sugli ambienti per arrivare al miglior stato sociale e che sulla base di queste leggi si poteva essere padroni del bene e del male, regolare la vita, regolare la società, risolvere a lungo andare tutti i problemi del socialismo, soprattutto offrire solide basi alla giustizia risolvendo con l'esperimento i problemi di criminalità? Ma di fronte alla fabbrica che accresceva sempre più io sfruttamento l' alienazione e allargava le disuguaglianze sociali, di fronte alla selvaggia urbanizzazione che aumentava la criminalità, la prostituzione la nevrosi, di fronte a nuove ricerche che mettevano in dubbio tutti i presupposti su cui si era retta la scienza fino ad allora, di fronte a tutto ciò il mito della scienza, che era stato il tratto più caratteristico dell'Ottocento positivista, a fine secolo si incrinava irreversibilmente. Nel 1893 Gabriele D' Annunzio, in un articolo su Zola, scriveva: "La scienza è incapace di ripopolare il disertato cielo. di rendere la felicità alle anime in cui ella ha distrutto l'ingenua pace, è finito il tempo del suo trionfo ingannevole, bisogna ch'ella si faccia umile, già che non può tutto sapere, tutto guarire. E Giovanni Pascoli in un discorso letto a Messina nel 1898:" La scienza ha fallito! A morte dunque la scienza!" Più netta non poteva essere. a fine secolo. la sfiducia con cui si guardava alla scienza e ai suoi miti Gli intellettuali avvertivano di essere alle soglie di un nuovo mondo. Tutti quelli che erano già scomparsi e quelli che come !o Zola vivevano avendo già toccato il cinquantesimo anno, tutti appartengono a un ciclo d'arte ormai compiuto a un mondo già distaccato interamente dal nostro. "Essi non sono in grado di conoscere il gran flutto d'idee, di sensazioni e di sentimenti nuovi che si agita alla soglia del nuovo mondo (G. D' Annunzio)" E i tempi nuovi a molti incutevano un angoscioso senso di paura e di smarrimento. la paura della «fine» e di una prossima «catastrofe».

Crisi del liberalismo e avvento dell' imperialismo Alla crisi della mentalità positivista e della scienza. si accompagnava, negli ultimi decenni del secolo XIX, il tramonto dell'economia e della borghesia liberale Dal 1870 in poi veniva maturando una profonda svolta nei rapporti sociali sotto la pressione di grandi vicende storiche Da un lato l'ascesa del «quarto stato» metteva paura alla sicurezza della borghesia, sempre più gretta e retriva a difesa dell'egemonia appena conquistata D'altrolato la «grande depressione» rendeva agonizzante sia l'ordine economico sia la cultura della borghesia liberale e veniva affermandosi una nuova organizzazione sociale, basata su un gigantesco processo di concentrazione industriale-finanziaria. Sul protezionismo e sulla ricerca di nuovi mercati coloniali. Nella nuova organizzazione sociale di tipo imperialistico iniziava la lunga crisi dei «ceti medi» e il loro progressivo schiacciamento tra le grandi forze dell' alta borghesia imperialistica e del proletariato Gli intellettuali, provenienti in genere dal ceto medio, perdevano così il loro retroterra sociale, prima legato alla borghesia in ascesa. Si sentivano spiazzati, sradicati, spesso incapaci di aderire all'una o all'altra delle grandi forze antagoniste della nuova storia, e la fuga dalla società diventava la soluzione di molti artisti alla loro alienazione. Era dunque nel passaggio dall'economia liberale all'economia imperialistica, con tutte le sue conseguenze, che maturava negli intellettuali il senso di una profonda crisi storica, e il Decadentismo fu la risposta degli intellettuali, artisti e letterati al tramonto della borghesia liberale.

tratto dal sito "Poeti Maledetti" t

 

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