C'è nell'aria greve odore di morte. Sento l'odore di morte, lo stesso di quella volta con l'altra donna lapidata. Lo sente anche la folla che ormai quasi mi tocca le vesti, tanto si è avvicinata. Non ho un filo di fiato quando, davanti alla porta del tempio cado ancora duramente a terra. Per l'ultima volta, l'ultima della mia vita. Cado davanti a una veste di porpora che calza poveri sandali. La veste di porpora si china in ginocchio al mio fianco, i suoi occhi sono fiamme di fuoco dolce, immensi come il deserto e il cielo insieme. Non parla: guarda me e scruta la folla, poi di nuovo me. Il vociare diventa sussurro, le grida sospiri, l'ansimare del mio petto è adesso l'urlo più forte. La veste di porpora afferra una grossa pietra, la più grossa e si allontana da me. Lancerà lui la prima pietra? Forse è un nuovo scriba? Ma non ho più paura. Non capisco, ma non ho paura. Guardo la pietra offerta a mille mani, ma mille mani vengono ritirate indietro, impaurite... "Chi è senza peccato...." La pietra viene con dolcezza posata davanti a me, senza colpirmi. Sono salva! Oddio, davvero salva. La canea s'è dispersa, ormai ognuno è dentro casa, credo terrorizzato dagli occhi di Veste di Porpora. Ma ora siamo solo noi. Non sono in questa vita, non è di questa vita la voce che parla, non è di nessun'altra vita immaginabile. Forse non è neppure voce. Sarò già morta, saranno le sensazioni della morte quelle che provo? Veste di Porpora mi porge il braccio per rialzarmi da terra. Lo faccio. Mi rialzo, tento vanamente di guardarlo di nuovo negli occhi. Sento che se riuscirò ancora a guardarlo negli occhi, potrò anche morire senza soffrire. Ho bisogno dei suoi occhi ancora. Ma i suoi occhi sono ormai lontani, irraggiungibili. Inseguono dimensioni disumane. "Vai, non peccare più!" Ma, allora è tutto come prima. Di nuovo schiava. Ancora un padrone per la mia anima? Natale Pace
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