La parte alta di Sampierdarena può essere suddivisa in due zone distinte: Promontorio e Belvedere.
Per
raggiungere Promontorio bisogna salire Via San Bartolomeo del Fossato, nella
zona compresa tra la Porta degli Angeli, dove si conclude la cinta muraria del
XVII secolo, e il Belvedere. In passato questa zona era celebre per essere un
punto fortificato fondamentale in difesa della città contro gli eserciti
provenienti dalla val Polcevera. In cima al colle si erge la chiesa Vicaria Abbaziale di San Bartolomeo di Promontorio. Questo è,
certamente, uno dei tempi sacri più antichi di Sampierdarena; infatti, le sue
origini si fanno risalire alla seconda metà dell’XI secolo, quando i monaci
Vallombrosani si sistemarono in quella zona costruendo due monasteri, uno a
fondo valle, detto Fossato, e l’altro appunto in cima al colle, detto di
Promontorio o della Costa. Affinità nella struttura architettonica delle due
chiese evidenziano un analogo periodo costruttivo, assegnando all’Abbazia di
Promontorio una fondazione più recente di circa un ventennio rispetto a quella
di San Bartolomeo del Fossato. La chiesa di Promontorio fu, quindi, una
succursale di San Bartolomeo del Fossato per la cura delle anime nella
circoscrizione, raccogliendo i fedeli impossibilitati a frequentare la
sottostante Abazia. La chiesa sorse secondo un disegno insolito a croce latina
commissa, con una sola navata, la torre campanaria appoggia sulla crocera
centrale del transetto, mentre due archi obliqui raccordano l'esagono che serve
da cella ed è coperto da una piramide ottagonale in mattoni. Nel punto in cui
il campanile emerge dai tetti fu creato un basamento di pietra
squadrata per proteggere il
campanile dalle intemperie e dalla violenza del vento, particolarmente intenso
nella zona. Nel 1580 vennero apportate all'edificio modifiche a cura di
Bartolomeo Centurione. Mutamenti più sostanziali ci furono tra la fine del
Settecento ed i primi decenni dell'Ottocento,
quando nel 1844 furono
ultimati il presbiterio e l'attuale sacrestia dal rettore Francesco Rivara. Tra
i motivi architettonici di maggior rilievo è il passaggio dalla forma esagonale
a quella ottagonale nel campanile, ottenuto con genialità di accorgimenti.
Scrostamenti operati in alcune zone dell'interno hanno rivelato le superstiti
strutture medioevali, favorendo una ricostruzione ideale della chiesa secondo i
caratteri originari. Certamente la navata era coperta da un tetto con falde a
capanna e la volta a botte, oggi esistente, fu aggiunta nel secolo XVI. Presso
la chiesa di San Bartolomeo di Promontorio sono conservati due pregevoli
Crocefissi: in particolare quello detto "moro"
è notevole per la qualità dell'intaglio e per le grandi dimensioni. La chiesa
ospitò, durante il periodo napoleonico, molte opere d'arte di
appartenenza ecclesiastica, raccolte per esser salvaguardate dalle
spogliazioni operate nei maggiori centri religiosi.
Discendendo dal Promontorio, dopo aver attraversato Via Mura degli Angeli e il Piazzale del Cimitero della Castagna, ci si ritrova in Corso Martinetti, dal quale si risale sulla destra al Belvedere.
(Nella foto una veduta di Sampierdarena da Belvedere)
Gli antichi genovesi denominarono questa località “Belovidere” dal momento che ospitava una ridente vegetazione con ville e giardini in cui i cittadini erano soliti trascorrere le ore di libertà. Tuttavia non mancò di essere funestata dalle lotte tra le fazioni Guelfe e Ghibelline del XIV secolo e, lungo il corso dei secoli successivi, dai molteplici passaggi delle truppe straniere. Su questa altura, nel 1507, si difese vanamente Leonardo Monteacuto dall'assalto delle truppe di Luigi XII e finì col ritirarsi dando fuoco alle polveri. Nel 1746 vennero piazzati sul colle dodici cannoni, la cui presenza pesò sulla decisione dello Schulemburg di desistere da ulteriori attacchi e di lasciare definitivamente libero il suolo di Genova. Nel 1797 gli insorti che si erano asserragliati nel forte Tenaglia furono qui decimati e debellati dalle truppe francesi del Dophot. Ancora nel 1819, nel programma di rafforzamento del sistema difensivo della città, venne costruita una fortezza: il forte di Belvedere. Nel 1848 entro queste mura si difesero a lungo i rivoluzionari genovesi contro le truppe del Lamarmora, stanziate in San Benigno.
Sulla piazza in cima al corso si trova la chiesa di N. S. di Belvedere. Alla fine del XIII secolo alcune suore Agostiniane decisero di erigere il loro convento con accanto una piccola chiesa le cui modeste proporzioni rivelavano lo stato di umiltà nel quale si erano ritirate pur appartenendo a famiglie della più alta aristocrazia. Un antico documento ci mostra che già nel 1285 l'edificio era indicato col nome di Sancte Marie de Bervei de Janua. A causa delle ripetute lotte, che spesso turbarono la serena quiete del convento, le suore decisero, verso la metà del secolo successivo, di trasferirsi nel monastero della Consolata, nei pressi di S. Giovanni di Prè vendendo il cenobio di Belvedere al patrizio Leonardo Cattaneo il quale, dopo averlo provvisto degli arredi sacri, lo diede in dono ai frati di Sant’Agostino. La chiesa, composta di una unica navata, subì una serie di rifacimenti e nel 1665 venne completamente ristrutturata ed arricchita dei due altari laterali. Le pareti del presbiterio sono ornate da due grandi tele: “Sant’Agostino ed altri santi” di Gio Raffaele Badaracco e “Martirio di Sant'Orsola” di Anton Maria Piola. Nell'altare di sinistra si ammirano la “Madonna degli angeli” di Simone Bambino e un “San Giuseppe” di autore ignoto; nelle pareti laterali i “Quattro Evangelisti” dipinti su tondi da un autore genovese del XVII secolo ed un altro dipinto di autore sconosciuto, raffigurante la Madonna (probabilmente di scuola pisana del XIV secolo). La natività della Vergine, che cade l'8 Settembre fu particolarmente celebrata a Genova dopo la vittoria di Curzola (7 Settembre 1298) per cui il Senato stabilì che ogni anno, in occasione di tale ricorrenza, i governatori di Genova deponessero sull'altare della Madonna, nella chiesa di San Matteo, un pallio d'oro a perenne ringraziamento. La chiesa di Belvedere divenne Santuario e ad ogni visitatore, per speciale concessione del Papa Pio IV (XVI secolo), veniva accordata un'indulgenza in perpetuo ed assunse tale importanza che per la festività, venivano rilasciati dal governo, speciali salvacondotti di sei giorni a quei fuoriusciti che intendevano parteciparvi. Molte erano le famiglie che avevano nella chiesa le proprie tombe le cui lapidi, che coprivano il pavimento rifatto in marmo nel 1908, vennero rimosse per essere poi infisse sulle pareti del contiguo Oratorio.