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Preghiera del mulo al suo conducente

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Non ridere, o mio conducente, ma ascolta questa mia preghiera:

Accarezzami spesso e parlami, imparerò così a conoscere la tua voce, ti vorrò bene e lavorerò più tranquillo.

Tienimi sempre pulito! Un giorno ho sentito dire dal capitano che " un buon governo vale metà razione ". È vero: quando ho gli occhi, la pelle e gli zoccoli puliti, mi sento meglio, mangio con maggiore appetito e lavoro con più lena.

Quando sono in scuderia lasciami legato lungo, specie di notte, affinché io possa giacere e riposare. Va bene che sono capace di dormire anche stando in piedi ma, credimi, riposo e dormo meglio quando sono sdraiato.

Se quando mi metti il basto e ne stringi le cinghie divento irrequieto, non credere che lo faccia con cattiveria, non trattarmi male e mettimi il basto e regolane le cinghie con delicatezza.

Quando andiamo in discesa ed io vado più adagio di te, pensa che lo faccio perché voglio ben vedere dove metto i piedi; non incitarmi quindi a procedere più celermente, ma allungami il pettorale ed accorcia la braca affinché il carico non mi scenda sul collo e mi spinga a cadere.

E quando in salita io vado più in fretta non mi trattenere con strattonate e non ti attaccare alla coda perché io ho bisogno di essere libero nei movimenti per meglio superare i tratti più liberi e più difficili del percorso.

Accorciami il pettorale ed allunga la braca in modo che il carico non mi vada sulle reni procurandomi ferite e piaghe.

Se inciampo, abbi pazienza, sorreggimi ed aiutami. E se lungo le rotabili passano quelle macchinacce che col loro rumore mi fanno tanta paura, non tirarmi per le redini per non farmi innervosire. Accarezzami invece, parlami e vedrai che rimarrò tranquillo.

Quando rientriamo in caserma o nell'accampamento non abbandonarmi subito anche se sei stanco, ma pensa che

anch'io ho lavorato e sono più stanco di te.

Se sono sudato, strofinami subito con un po' di paglia; per te sarà una fatica ben lieve e basterà ad evitarmi dolori reumatici, tosse, coliche.

Fammi bere spesso acqua fresca e pulita; se bevo troppo in fretta distaccami pure dall'acqua perché mi farebbe male; ma non agire con strattonate.

Quando poi sei di guardiascuderia non dimenticare di passare la biada al setaccio per toglierne polvere e terra; mi eviterai così riscaldamenti e dolori viscerali.

Ricordati che io capisco benissimo quando il conducente mi vuol bene.

Se ha cura di me sono contento quando mi è vicino e lavoro volentieri; quando invece mi tratta male o mi fa dei dispetti, divento nervoso e posso anche essere costretto a tirar calci.

Allorché starai per andare in congedo e dovrai passarmi in consegna al conducente della classe più giovane, spiegagli bene i miei pregi e difetti e raccomandagli come mi deve trattare. Mi risparmierai un periodo di sofferenza e, al dispiacere di vederti andar via, non dovrò aggiungere quello di capitare in mano ad un conducente poco pratico o cattivo.

Sii sempre buono, comprensivo e paziente, pensando che anche noi muli siamo di carne ed ossa. E ricorda anche che migliaia di miei fratelli, per portare ai reparti armi e munizioni, viveri e mezzi, sono morti straziati dai proiettili e dalle bombe, travolti dalla tormenta o dalle valanghe, annegati nei torrenti e nel fango, esauriti dalle fatiche, dalla sete, dalla fame e dal gelo.

Ricordati, mio caro conducente, che come tu hai bisogno di me io non posso fare a meno di te. Dobbiamo quindi scambievolmente conoscerci, comprenderci, e volerci bene per formare una coppia perfetta.

Solo così il buon Dio ci aiuterà e ci benedirà.

(È quanto lessi, inizialmente sbalordito, e che poi riportai in miei "ricordi" di naja. Tratto dal Manuale del graduato di Fanteria e sue specialità - pag. 716/18 - edizione marzo 1940).

Questa preghiera è un ultimo omaggio al compagno Mulo, del quale non rimarrà alcun ricordo ma che nella Storia delle Truppe Alpine, assieme allo Sconcio, ha scritto tante pagine belle, determinanti e di vera commozione.

EROS URBANI *

*Figlio del Capitano degli Alpini Mario Urbani, combattente sul fronte Montenegro, (collaboratore di Aristide Sartorio nella realizzazione degli affreschi dell'aula parlamentare di Montecitorio). Architetto e arredatore del palazzo di Giustizia di Roma.

 

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