Questo comportamento così
umano nei riguardi del mulo non deve stupire e sono sicuro
non stupisce certamente gli alpini che per oltre 120 anni
hanno vissuto una simbiosi irripetibile con lui. Fino a
qualche anno fa il mulo era l'unico mezzo da trasporto per
muovere in alta montagna; al mulo era legata in buona parte
la sopravvivenza dei reparti che operavano in zone impervie
sprovviste di strade.
La sua resistenza, la sua
agilità, la sua grande generosità, ma anche la
sua spiccata sensibilità resteranno nella
storia.
Vi sono molti episodi che
narrano di conducenti che hanno diviso la "pagnotta"
con i muli, del mulo che protegge l'alpino, dell'alpino che
parla col suo mulo. Tra le battute che circolavano nelle
caserme degli alpini una è singolare. Correva voce
che "Dove il mulo non arriva, l'artigliere era capace di
portarselo in spalla". Ma la scena più commovente
si aveva quando il conducente. con il foglio di congedo in
mano andava a salutare il suo mulo.
Purtroppo oggi il mulo non
c'è più nell'Esercito Italiano, schiacciato
sotto il peso del progresso, è stato mandato in
pensione. La difficoltà di reperimento di giovani
capaci di governare il mulo, il sempre più
sfavorevole rapporto costo-efficacia. e l'avvento di nuovi
materiali e sistemi d'arma. hanno determinato la fine del
mulo nei reparti alpini. Al presente nei reparti alpini il
successore del mulo è un mezzo ruotato da montagna in
possesso di una buona mobilità fuori strada e in
grado di soddisfare le esigenze operative delle truppe
alpine. Certamente questo veicolo non sarà mai in
grado di sostituire il mulo in quanto sarà
impossibile, nonostante gli enormi progressi della
tecnologia, realizzare un mezzo capace di percorrere gli
impervi sentieri dell'alta montagna con l'agilità e
la bravura del mulo.
Durante il mio servizio ai
reparti alpini ho visto molte volte muli che percorrevano un
sentiero - affacciato sul vuoto - largo appena 50 centimetri
senza la minima difficoltà. Il mulo mancherà
tanto ai reparti alpini, specialmente ai Quadri più
anziani, che lo consideravano un protagonista importante di
ogni attività.
Questi buoni, pazienti muli con
le stellette, in tante guerre e in pace, hanno diviso tutto
con gli alpini e moltissime volte hanno determinato la
salvezza di migliaia di "Penne Nere". Con loro si
chiude un'epoca. Gli Alpini lo ricorderanno sempre con
affetto, orgoglio e rimpianto. Addio muli, addio
"sconci" indimenticabili.
Gen. Tullio
Vidulich - ex Pres. Museo Nazionale degli
Alpini
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