Oleg
Berlov's method (1992):
From my paper *in Italian* :
"PREPARATI PERMANENTI A SECCO DELL'ENDOFALLO
NEL GENERE CARABUS L. (Coleoptera, Carabidae)."
[Boll. Soc. ent. ital., Genova, 1992, 124(2): 141-143, 4 figs.]
Sturani (1967: 18) mise in evidenza anche iconograficamente i caratteri
diagnostici offerti dall'endofallo totalmente estroflesso e gonfio nel genere Carabus;
egli iniettava aria con una siringa ad ago ipodermico nell'orifizio basale dell'edeago
(previamente ammorbidito per 24 ore in camera umida e poi trattato in potassa
al 10% e successivi passaggi in acido acetico e acqua).
Quasi contemporaneamente Meurgues & Ledoux (1966: 661-669) proposero
un metodo simile utilizzando una miscela di gelatina, glicerina e ossido di zinco
che permette la permanenza in estroflessione per un tempo sufficiente a disegnare
o fotografare l'endofallo stesso.
Io propongo il seguente metodo: la siringa e' alimentata
con pasta dentifricia
a rapida essiccazione; occorre scegliere un ago del calibro
giusto (che dipende
dal calibro dell'orifizio basale dell'edeago); si fissa l'edeago
sull'ago con del
filo sottile (fig. 2), inumidito. Per regolare l'operazione di iniezione
uso uno
strumento apposito (il "sertisseur" usato dai medici nel quale e' contenuta
la siringa carica; girando con cautela la virola del "sertisseur" il pistone della siringa
vien fatto avanzare molto lentamente (fig. 1) e la pasta dentifricia inizia ad
estroflettere l'endofallo; se durante l'operazione (da farsi al binoculare stereoscopico)
si notano bolle d'aria all'interno dell'endofallo occorre rimuovere l'edeago dall'ago e,
premendo sull'endofallo con pinze leggere a punta piatta, far uscire la pasta da dove
e' entrata; l'operazione fa uscire anche le bolle d'aria.
Si riprende poi l'operazione di riempimento sino al limite di resistenza delle
pareti dell'endofallo eliminandone le pliche; in questa fase occorre operare con la
massima cautela per evitare che l'endofallo scoppi.
Fatto cio', si espone l'endofallo totalmente gonfio ed estroflesso al calore di
una lampadina da 60 W; durante tale operazione occorre imprimere ancora qualche
giro alla virola per mantenere al massimo il rigonfiamento.
Una volta consolidatasi la pasta dentifricia il preparato puo' esser conservato
a secco per molti anni senza che si verifichino contrazioni, fissandolo su cartoncino
allo stesso spillo del pertinente maschio (fig. 3).
Il metodo funziona anche per l'allestimento di consimili preparati delle borse
copulatrici delle femmine.
L'operazione ovviamente e' piu' agevole su esemplari freschi o uccisi con
mezzo non irrigidente; su esemplari secchi, il successo e' meno sicuro anche se
l'ammorbidimento e' fatto a regola d'arte.
Le limitazioni del metodo sono determinate dalle dimensioni dell'edeago
e dell'insetto e quindi dai calibri disponibili per l'ago ipodermico; puo' servire anche
per
altri Carabidae (ad es. Nebria, Pterostichus, Chlaenius ecc.) e per Dytiscidae
di
dimensioni non inferiori a quelle di Agabus; con opportune prove puo' usarsi
anche su altri
gruppi con architettura dell'edeago non molto discosta da quella
degli Adephaga.
Pictures of the maximally inflated endophalluses.