Dentro l' Ilva, subito dietro la Biblioteca comunale, c'è sempre la piccola piramide, ma il percorso che invariabilmente facevo io da bambino è un altro, dalla parte opposta.
Dopo il cancello di ghisa, c'è il palazzo della Forestale: andando avanti, sulla destra, scorreva un piccolo corso d' acqua, dove ho pescato cavedani e addirittura dei grossi muggini in transito dal mare.
La strada disegna poi un ampio semicerchio, e là c'erano parecchi orti e dei terreni coltivati, dove si andava a portare le lucertole, uccise con la strombola nelle nostre scorribande, ai proprietari, quasi tutti cacciatori, che le davano da mangiare alle civette.
Subito dopo la piramide, si fa una breve salitella; sulla sinistra, tra pollai e orti, c'era una specie di piccola cateratta, con acqua corrente, dove si pescavano, con Aldo Mei, lasche, scalbatre e barbi, e delle piante di fico.
Poco lontano, c'erano le abitazioni del Bartaletti e di Duilio Riparbelli, amici di mio nonno Cherubino Pierini ( il Piccino ), che faceva il muratore e che andavo a trovare al lavoro nello stabilimento , per giocare con mestole, calcina e cemento.
Siamo così in cima all'Ilva: a sinistra, davanti alla casa che fu di Ilio e Talite Signorini, dove ho trascorso tante favolose giornate della mia infanzia, c'è un cancello verde, chiuso:non si può entrare. Seguitando, si arrivava, in fondo alla strada, alla casa del Cardelloni, un vecchio che, in gioventù aveva fatto gare di lotta e di pugilato, e che era fiero di mostrare i suoi trofei, foto e articoli di giornale. Da casa di Talite, si vede la Torre subito accanto a RDF; continuando, sella destra c'è il muro sotto al quale scorreva il Gorone,ricco di acqua e vegetazione. Ora è un mare di erbacce e di rovi.
Più nell'interno, un miracoloso orto, poi, sulla sinistra, un'abitazione e, più avanti, uno spiazzo libero con un albero in fiore e un pollaio all'aperto.
Una volta c' erano le casette e gli orti di Gellipe, la nonna di Aldo Mei, e della nonna di Marcello Ricceri, con i fiori, i fichi e le fresie.
Alla fine del percorso, e dell' Ilva, il cancellone evocava un mondo misterioso: di fuori, ora c'è la strada che porta a via Europa, mentre una volta scorreva ancora il Gorone, nel primo tratto placido e ben incanalato tra prode e margini, poi sempre più impetuoso e libero tra due sponde erbose, che continuava il suo corso fino alle grandi cateratte, dove a marzo e d' estate si faceva il bagno nudi nell'acqua gelata e profonda.
Dalla sponda di sinistra, oltrepassato un bosco di betulle e di eucaliptus, si scendeva direttamente nell' anello del campo sportivo ( dove ora c'è l' ippodromo), per giocare a pallone attraversando, per fare prima, un piccolo orto e il proprietario, un vecchiettino, ci sgridava dicendo: Cosa volete?Andate via, andate al mare: c'è scoscio!
1)Brillante giocatore di scacchi, Giancarlo è cultore di studi classici e autore di racconti e poesie, alcune delle quali apparse anche nel quinto numero della rivista.